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FONDAZIONE TEATRO LA FENICE DI VENEZIA

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Sophisticated Ladies, New York Harlem Production 1999.

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LA FONDAZIONE TEATRO LA FENICE DI VENEZIA

presenta

DEE DEE BRIDGEWATERe NEW YORK HARLEM PRODUCTIONS

in

ideato da DONALD MCKAYLE

su musiche di DUKE ELLINGTON

PALAFENICE AL TRONCHETTOGiovedì 2 dicembre 1999, ore 20.00, turno AVenerdì 3 dicembre 1999, ore 20.00, turno ESabato 4 dicembre 1999, ore 15.30, turno C

Sabato 4 dicembre 1999, ore 20.30, fuori abb.Domenica 5 dicembre 1999, ore 15.30, turno B

Domenica 5 dicembre 1999, ore 20.30, fuori abb.Martedì 7 dicembre 1999, ore 20.00, turno D

FONDAZIONE TEATRO LA FENICE DI VENEZIA

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Duke Ellington in un celebre ritratto fotografico.

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SOMMARIO

7CLAUDIO DONÀ

SOPHISTICATED LADIES OVVERO LA STORIA DEL DUCA

11CLAUDIO DONÀ

UN MAESTRO DEL JAZZ

19DEE DEE BRIDGEWATER

21UN PIANISTA DA RISCOPRIRE

23FRANCO FAYENZ

QUELLA VOLTA IL DUCA ALLA FENICE

26WWW.DUKE ELLINGTON

27LA LOCANDINA

31LE SCENE E GLI INTERPRETI DELLO SPETTACOLO

35BIOGRAFIE

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Duke Ellington e la sua Orchestra ritratti nel 1933 nel corso di un concerto al Palladium di Londra.

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Sophisticated Ladies nasce tre anni dopo lamorte di Duke Ellington da un’idea di Do-nald McKayle, trovando la sua prima ela-borazione in un musical che debutta aBroadway il 6 marzo 1978 con il titolo di“Duke”. Vengono quindi apportati piccolima continui cambiamenti, sino ad arrivareallo spettacolo che conosciamo oggi con iltitolo di Sophisticated Ladies. Il nuovo alle-stimento va per la prima volta in scena l’u-no marzo ’81 con ancora maggiore succes-so. A dirigere l’orchestra viene chiamatoMercer Ellington, figlio di Duke. Coreogra-fie sfarzose, ballerini, cantanti, attori masoprattutto le inimitabili musiche ellingto-niane costituiscono le basi del perdurantesuccesso di un musical che è in fondo an-che un doveroso omaggio rivolto, a uno deigeni musicali del secolo, da Broadway. Unmondo questo, che non gli è poi così estra-neo – si pensi per esempio al periodo delCotton Club – anche se non riesce mai acoinvolgerlo pienamente. Questo soprattut-to perché al Duca interessa soltanto la suaprodigiosa big-band, il suo strumento digran lunga preferito, forse più dello stessopianoforte.Per trovare nella sua pur nutrita produ-zione qualcosa di simile a una commediamusicale, bisogna risalire al 1965, quandola Century of Negro Progress Exhibition diChicago gli commissiona, per il centesi-mo anniversario dell’emancipazione dallaschiavitù dei neroamericani, uno spettaco-lo musicale che va in scena in agosto e vie-ne poi replicato più volte nel corso dell’an-no. Intitolata My People, l’opera pensata daEllington comprende musica, balli e canti.L’orchestra rinforzata da molti solisti ag-giunti è diretta da Jimmy Jones con la su-

pervisione di Billy Strayhorn. Si tratta indefinitiva di un insieme di composizionicelebri, fra cui estratti dalla Black, Brownand Beige, e di altri brani composti per l’oc-casione. Un lavoro quindi molto simile adun musical, che riflette la vulcanica creati-vità del Duca.Sophisticated Ladies, dopo il fortunato de-butto del 1981, viene replicato a lungo neiteatri di Broadway e quindi portato in giro,prima per tutti gli Stati Uniti, poi nel Vec-chio Continente. È proprio durante unalunga sosta parigina che una delle sue piùcelebri e fortunate interpreti, Dee Dee Brid-gewater, matura la decisione di lasciare lacompagnia per stabilirsi definitivamentenella capitale francese.Sophisticated Ladies è divisa in due atti cheriflettono, simbolicamente, due aspetti del-la poliedrica personalità ellingtoniana. Nelprimo si raccontano gli anni dell’afferma-zione e del successo, a partire dai fasti delCotton Club. Si ascolteranno quindi alcunegemme della sua prima produzione musi-cale, da The Mooche a It don’t Mean aThing, da Solitude alla finale Rockin’inRhythm, che chiude con un avvincente cre-scendo di suoni e di luci la prima parte. Manel primo atto si parla anche dell’Ellingtonpiù maturo, di quello che non a torto molticritici considerano il suo periodo d’oro(1939/1942). E così, passando attraverso le suggestivenote della di poco precedente Caravan,sentiremo alcune pietre miliari di quellaproduzione, da Cotton Tail a Don’t GetAround Much Anymore, da Something toLive For alla celeberrima Take the “A”Train, brano di Strayhorn che dal 1941, an-no della sua composizione, rimarrà per

CLAUDIO DONÀ

SOPHISTICATED LADIESOVVERO LA STORIA DEL DUCA

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sempre la sigla dell’orchestra.Il secondo atto cerca invece di esplorare ilmondo più personale di Ellington, tentandodi catturarne i segreti attraverso la musica.In fondo è anche un omaggio all’universofemminile del Duca, così importante esempre presente nella sua scrittura musi-cale. La sensualità, la grazia e la dolcezzadi molte sue composizioni non fanno altroche riflettere il suo modo di intendere l’a-more verso la donna, offrendo diverse im-magini, spesso complementari, delle suemuse ispiratrici. Qui troviamo quindi lan-guide ballad come In a Sentimental Mood eDancers in Love, Do Nothing ’til You Hear

From Me e soprattutto quella che ha ispira-to il titolo del musical, la celeberrimaSophisticated Lady, che verrà proposta pro-prio alla fine dello spettacolo. Ma il secon-do atto offre anche molte altre preziosegemme della produzione ellingtoniana. Ba-sterà qui ricordare, fra tutte, Duke’s Place eSatin Doll, Ko-Ko e Echoes of Harlem, JustSqueeze Me e I Got it Bad And That Ain’tGood.Sophisticated Ladies ha vinto ben due TonyAwards - il premio più prestigioso assegna-to nel mondo teatrale americano - dopoaver ricevuto otto “nomination” nello stes-so concorso.

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Sophisticated Ladies, New York Harlem Production 1999.

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Nelle foto due scene di Sophisticated Ladies, New York Harlem Production 1999.

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Duke Ellington ritratto al tavolo di lavoro.

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“Tutti i musicisti dovrebbero un giorno riu-nirsi per mettersi in ginocchio e dirti gra-zie”. Questa frase di Miles Davis esprimemeglio di qualsiasi altra il debito di gratitu-dine che dovrebbe avere verso di lui nonsolo il mondo del jazz, ma tutta la culturamusicale americana. Nato a Washington il29 aprile 1899, il Duca – questo il sopran-nome che venne dato a Edward KennedyEllington all’età di 13/14 anni da un amicopiuttosto aristocratico, secondo cui anchelui doveva avere un titolo degno della suaraffinata e “nobile” compagnia – è statosenza dubbio il più grande jazzista di tutti itempi, un musicista davvero completo, poi-ché le sue attività di compositore, pianista,arrangiatore e direttore d’orchestra sono difatto inscindibili. Egli non fu solo, comemolti celebri compositori americani, in-ventore di temi che altri hanno poi fattopropri – anche se alcune versioni di suoibrani da parte di Charles Mingus, Ella Fitz-gerald e Archie Shepp rimangono memora-bili – ed ancor meno arrangiatore al servi-zio di altre orchestre. La sua big-band di-venne invece – anche quando cambiaronogiocoforza alcune delle sue più importantivoci strumentali – essa stessa uno stru-mento, il suo principale anche se non l’uni-co – l’altro era il pianoforte – mezzo d’e-spressione. In questo Duke fu davvero ungeniale compositore jazz, se non l’unicocertamente e di gran lunga il più grande.Dopo aver abbandonato gli studi senzaneppure diplomarsi nel 1917, Ellington la-vorò come fattorino e come cartellonista –aveva sempre mostrato una spiccata pro-pensione verso il disegno e la pittura – masoprattutto si dette da fare per introdursinel mondo dello spettacolo, dimostrando

sin da allora notevoli qualità manageriali eriuscendo presto a formare un propriogruppo, che ben presto cominciò a trovarelavoro non solo in città e dintorni, ma an-che nel Maryland e in Virginia. Nell’estatedel 1923, dopo un primo sfortunato ten-tativo effettuato qualche mese prima, Dukeriuscì a stabilirsi a New York, formando unnuovo complesso chiamato The Washing-tonians.Messo a punto in quattro proficui anni dilavoro (dal 1923 al 1927) al Kentucky Clubdi New York, lo stile della big-band di El-lington si sarebbe affinato ulteriormente alCotton Club, il celebre locale di Harlem chelo vide protagonista sino al 1931. Quelloche fu definito lo stile giungla, per i suoi ca-ratteri esotici dovuti all’uso della sordinawah-wah da parte delle trombe (primaBubber Miley, poi Cootie Williams) e deitromboni (Joe Tricky Sam Nanton), trovònel sax baritono di Harry Carney, nell’altodi Johnny Hodges e nel clarino di BarneyBigard le sue voci più autorevoli e persona-li. Un altro fatto molto più importante, cheavrebbe influenzato profondamente gli svi-luppi della sua carriera, fu l’incontro conIrving Mills, un impresario ed editore mu-sicale assai influente, avvenuto nel 1926.Divenuto suo agente esclusivo, Mills conn-vinse Ellington ad ampliare ulteriormentel’organico del gruppo e a eseguire il piùpossibile proprie composizioni. Fu inoltreil principale artefice della sua scrittura nelcelebre Cotton Club, grazie alla quale la po-polarità dell’orchestra crebbe a dismisura,soprattuttutto grazie alla diffusione in di-retta via radio dei suoi concerti in tutti gliStati Uniti.In questo primo periodo il Duca compose

CLAUDIO DONÀ

UN MAESTRO DEL JAZZ

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Duke Ellington e la sua Orchestra fotografati nel 1934 all’Oriental Theatre di Chicago.

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già vari capolavori, da Black and Tan Fan-tasy a Sophisticated Lady, da Creole LoveCall a The Mooche, da Rockin’ in Rhythm aMood Indigo. Fu proprio l’ultimo suo annodi attività al Cotton Club che vide nascereCreole Rhapsody, la sua prima composizio-ne di ampio respiro, che dimostrava comeil minutaggio di un normale disco a 78 girigli andasse sempre più stretto. La fama del-l’orchestra di Ellington cresceva mese do-po mese, e molti importanti musicisti or-mai venivano appositamente al CottonClub per ascoltarla. Non nascosero la loroammirazione Igor Stravinskij che, appenasbarcarto in terra americana, volle correread ascoltare “quelle magnifiche sinfoniejazz di Ellington”, o Leopold Stokowskyche, dopo aver parlato di musica con lui, loinvitò ad un suo concerto la sera dopo allaCarnegie Hall. Suoi fans erano anche Geor-ge Gershwin – anni dopo confessò cheavrebbe voluto esser l’autore dell’inciso diSophisticated Lady – ed anche Paul White-man, che ha più volte cercato di rubarglidelle idee. Nel 1932 l’orchestra fece altredue importanti acquisizioni: il tromboneelegante di Lawrence Brown e il canto raf-finato di Ivie Anderson, cantante che si ri-velò come poche altre adatta alla scritturaellingtoniana.La big-band era ormai pronta per sbarcarenel Vecchio Continente, dove i suoi dischiavevano già ottenuto un largo successo.Nel 1933 l’orchestra di Duke si imbarcòquindi al completo sul piroscafo Olympicper raggiungere l’Inghilterra (solo moltianni più tardi Ellington riuscirà a vincerela sua terribile paura dell’aereo). Suonò perdue settimane a Londra, quindi in Olandaed in Francia, dove ottenne un clamorososuccesso alla Salle Pleyel di Parigi. Neglianni successivi l’incisione di dischi di suc-cesso come Solitude, Caravan, Prelude to aKiss e In a Sentimental Mood accrebbe an-cor più la sua fama in piena “swing era”. Seuna composizione in quattro parti e lungaben dodici minuti, Reminiscin’ in Tempo(1935) aveva segnato l’inizio della carrieradi Ellington come fecondo compositore disuite, Concerto for Cootie, del 1940, rappre-sentò il più luminoso esempio di brano

concepito – e ne compose davvero molti –per mettere in risalto le doti strumentali diun singolo solista. Si trattava in pratica dibrevi concerti per questo o quel musicistadella sua formazione. Oltre allo storicoconcerto per Cootie Williams, meritano divenire ricordati almeno Clarinet Lament,composto per Barney Bigard, Yearning forLove, per Lawrence Brown, Trumpet inSpades, scritto per la tromba di RexStewart, nonchè Echoes of Harlem, ancoraper Cootie Williams.Il 1939 fu un anno cruciale, forse decisivo,per la carriera di Duke Ellington. Vi fu in-nanzitutto una seconda, ancora più trionfa-le, tournée europea. Ma ben altri furono ifatti salienti. Se da una parte si sciolse con-sensualmente il rapporto con Irving Mills –che era stato così importante negli annidella sua affermazione – dall’altra il Ducasi assicurò la collaborazione del composi-tore, arrangiatore e pianista BillyStrayhorn, musicista di solida formazioneclassica che divenne una sorta di suo alterego, regalandogli subito tre capolavori co-me Lush Life, Chelsea Bridge e Take the“A” Train, quest’ultima rimasta per semprela sigla della big-band. Swee’ Pea, comevenne soprannominato dal batteristaSonny Greer per il suo sorridente musettoda topo e la minuscola statura, divenne inbreve il braccio destro di Ellington, l’amicofraterno, il consigliere, il co-autore, colla-boratore onnipresente ed insostituibile, esarebbe stato al suo fianco ininterrotta-mente sino alla sua morte, avvenuta nel’67.L’inizio degli anni ’40 rappresentò quindiun altro periodo di vitalità straordinariaper l’orchestra, rinforzatasi con l’arrivo delsax tenore di Ben Webster e di Jimmy Blan-ton, il primo vero contrabbassista della sto-ria del jazz. Il trombettista Cootie Williamsvenne inoltre sostituito dal versatile RayNance, abile anche come violinista. Il trien-nio 1940-1942 viene unanimamente consi-derato il periodo d’oro dell’orchestra, cheaveva ormai raggiunto una perfetta coesio-ne fra le sezioni di fiati, disponeva di incre-dibili solisti, si avvaleva di arrangiamenticuratissimi – come forse nessun altra big-

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Duke Ellington con Billy Strayhorn, suo arrangiatore e pianista per ventotto anni.

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band jazzistica poteva avere – ma soprat-tutto aveva dalla sua un repertorio di qua-lità assolutamente superiore. Basterà quiricordare brani come Ko-Ko, Conga Brava,Cotton Tail, Blue Serge, Sepia Panorama,Jack the Bear, solo per citare qualche titolo.Duke era ormai pronto per imprese ancorapiù impegnative, come fu senza dubbio lascrittura di Black, Brown and Beige, suitedi un’ora eseguita nel gennaio ’43 alla Car-negie Hall, fra i suoi capolavori assoluti,ma non solo, forse una delle opere musica-li più significative dell’intero secolo. Incisesolo alcuni estratti della suite in studio diregistrazione, nel 1944 e nel 1958, in que-st’ultima occasione con l’importante con-tributo della voce di Mahalia Jackson,mentre ci è rimasta la registrazione, anchese di mediocre qualità, effettuata dal vivoproprio nel 1943. La suite si proponeva diillustrare la storia drammatica del negro inAmerica, che è black negli anni della schia-vitù, diventando poi brown ed infine beigenei decenni successivi, via via che si proce-deva nel faticoso cammino verso l’integra-zione, peraltro, negli anni della sua compo-sizione, ancora largamente incompiuta.Dopo di allora le opere estese di Ellington simoltiplicarono, al punto da raggiungere al-la fine della sua lunghissima carriera la cin-quantina. Gran parte delle suite furono co-munque scritte con il decisivo apporto diBilly Strayhorn. Ricordiamo fra queste laPerfume Suite del 1944, The Liberian Suitedel 1947, la Harlem Suite del 1950, quindinel 1956 A Drum is a Woman e nel 1957 Su-ch Sweet Thunder, due delle opere più si-gnificative della produzione Ellington-Strayhorn. La prima delle due suite, che haun carattere decisamente spettacolare, rac-conta in chiave allegorica la storia del jazzattraverso le vicende di Madame Zaji, untamburo-donna che personifica simbolica-mente questa musica. Ancor maggior pre-gio ha la Such Sweet Thunder, commissio-nata dal Festival di Stratford, nel Canada,dedicato a Shakespeare, che è composta dadodici bozzetti dedicati a vari personaggidell’universo scespiriano, brani autonomied allo stesso tempo caratterizzati da un’in-consueta unità di ispirazione.

A metà degli anni ’50 l’orchestra si erarinforzata con l’acquisizione di altri impor-tanti solisti. Ai sassofoni si distinsero i nuo-vi venuti Russell Procope e Paul Golsalves– quest’ultimo, che aveva ereditato il ruolodi Ben Webster, fu protagonista di un me-morabile lunghissimo assolo nel brano Di-minuendo and Crescendo in Blue, eseguitoal Festival di Newport del ’56 e fissato pernostra fortuna su disco – alla tromba si mi-se in luce il duttile Clark Terry. Interessan-te fu quindi nel ’59 la colonna sonora com-posta per il film di Otto Preminger Ana-tomy of a Murder, cui seguì nel 1961 il cu-rioso lavoro eseguito per il film Paris Blues,per cui scrisse alcune musiche originali masoprattutto riesumò qualche vecchio pezzo.Sul set di questo film ebbe inoltre occasionedi reincontrare Louis Armstrong, cheavrebbe chiamato qualche mese dopo instudio di registrazione per uno dei più riu-sciti e divertenti incontri discografici dellasua carriera. Ma riusciti furono anche quel-li con Coleman Hawkins e John Coltrane,maestri del sassofono tenore separati dadue generazioni, eppure per niente a disa-gio a fianco di Ellington. Un’ulteriore di-mostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno,dell’estrema apertura e della sorprendentemodernità della musica ellingtoniana. Van-no inoltre ricordati i numerosi incontri conla splendida voce di Ella Fitzgerald, piùvolte ospitata all’interno della sua orche-stra, soprattutto in occasione di importantifestival e concerti.La simbiosi fra Duke Ellington e BillyStrayhorn produsse ancora nell’aprile del’66 una splendida suite, La Plus Belle Afri-caine, composta in occasione della sua par-tecipazione al Festival Mondiale delle ArtiNegre, organizzato a Dakar, nel Senegal. Laloro collaborazione raggiunse forse il suopunto più alto nello stesso anno, con lacomposizione della Far East Suite, ricca deipiù diversi umori e colori, allo stesso tempofestosa e raffinata, per interrompersi bru-scamente nel maggio del 1967 con l’im-provvisa morte del suo fedele collaborato-re, che aveva dovuto soccombere ad unmale incurabile. Ma nonostante tutte le av-versità l’idea del ritiro non sfiorò mai l’in-

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stancabile Duke. Forse nessun altro jazzi-sta ha avuto una vita così strettamente le-gata ed intrecciata alla propria musica co-me lui. Si può forse dire che, superata l’a-dolescenza, Ellington non abbia trascorsoun giorno senza suonare. Si è fermato sol-tanto per sottoporsi ad interventi chirurgi-ci. Il 16 settembre 1965 Ellington aveva pre-sentato il suo primo concerto di musica sa-cra a San Francisco. Il concerto, pur dan-neggiato dall’acustica della chiesa, ebbemomenti di grande bellezza, che poteronoessere pienamente apprezzati dopo che furegistrato su disco. All’orchestra, rinforzataper l’occasione dalla batteria di Louie Bell-son, vennero affiancati un poderoso coro,molti cantanti solisti ed un celebre balleri-no di tip-tap. Le polemiche naturalmente,da parte dell’ufficialità ecclesiastica, non sifecero attendere, ma il primo Concerto Sa-cro venne egualmente replicato in una cin-quantina di chiese americane ed in due oc-casioni, nel 1966 e 1967, anche in Inghilter-ra. Nel 1968, dopo la morte di Strayhorn,Duke Ellington diresse il suo secondo Con-certo Sacro a St. John the Divine, la piùgrande chiesa newyorkese, davanti a quasi8.000 persone. Questa volta non vi furonoriserve da parte delle autorità ecclesiasti-che. Anche in questo caso Duke ricorse al-l’ausilio di un coro, di molte voci soliste e didiversi ballerini. La musica era di ottimaqualità e venne registrata in studio soloqualche giorno dopo la sua prima esecuzio-ne. La pur grave perdita di Strayhorn nonebbe quindi subito pesanti ripercussionisulla musica di Ellington, che anzi scrissenello stesso anno un altro lavoro notevole,Latin America Suite, composta durante unatournée in Sudamerica.Ci fu ancora, nel 1970, la suggestiva NewOrleans Suite, dov’erano stati inseriti alcu-ni riusciti ritratti di importanti musicistiafroamericani, fra cui quelli di MahaliaJackson, Louis Armstrong e Sidney Bechet.Nell’ottobre del 1973 il terzo Concerto Sa-cro ellingtoniano viene rappresentato, sottoil patrocinio dell’ONU, nell’Abbazia di We-stminster a Londra, all’inizio dell’ennesi-ma tournée che avrebbe poi toccato nume-

rose città europee ed africane.Uomo forse egocentrico ma generoso – «Ilove you madly» («Vi amo alla follìa»), erasolito ripetere al pubblico nei suoi concerti– Ellington lavorò sino a quando ebbe fiato.Ma per la prima volta, proprio durante iltour europeo del ’73, si cominciava a levarequalche timida voce di dissenso. Il grandemusicista in verità era stanco e malato e,pur conservando una mirabile vena com-positiva, denunciava qualche debolezzanegli arrangiamenti e nella esecuzione deibrani. Ma il Duca – non tutti lo sapevano –era ormai condannato da un tumore ai pol-moni. Lavorò fino a quando ebbe fiato, conammirabile ostinazione, anche contro ilparere dei medici.Nel gennaio del 1974 venne ricoveratod’urgenza, operato alla tiroide e quindi di-messo. Ma il tumore, diagnosticatogli dueanni prima, si era esteso e non lasciava piùsperanze. Venne nuovamente ricoverato al-la fine di marzo al Columbia PresbyterianHospital di New York, e da lì non sarebbepiù uscito. Trovò la forza, nonostante tutto,di finire nel letto d’ospedale, aiutato da unpiano elettrico, Queenie Pie un’opera comi-ca iniziata prima del ricovero, e di iniziarela stesura dell’ultima sua suite Three BlackKings, che verrà poi ultimata dal figlio Mer-cer, già trombettista della sua orchestra, eche la stessa cercò poi di tenere in vita perqualche anno ancora.Duke Ellington festeggiò il suo settantacin-quesimo compleanno, ricevendo gli affet-tuosi messaggi augurali di migliaia di am-miratori da ogni parte del mondo, in quellostesso letto d’ospedale dove sarebbe morto,quietamente e senza troppe sofferenze, lanotte del 24 maggio 1974. Il servizio funebresi tenne nella cattedrale di St. John the Divi-ne, zeppa come non mai. C’erano più di die-cimila persone, e molti non riuscirono adentrare, fermandosi a seguire la funzionefuori della chiesa.

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Duke Ellington con il trombettista Charles Cootie Williams, uno dei suoi più celebri solisti.

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Dee Dee Bridgewater.

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Non sembra affatto esagerato considerareDenise “Dee Dee” Bridgewater una dellemigliori cantanti di jazz oggi in attivit‡; disicuro, almeno qui in Europa, la pi× popo-lare presso il grande pubblico. Professio-nalmente attiva sin dal 1971, l’istrionica vo-calist di colore, originaria di Memphis – mada ormai quindici anni vive stabilmente aParigi - canta fra il 1972 e il 1974 nella big-band di Thad Jones e Mel Lewis, dove suo-na anche il trombettista Cecil Bridgewater,il suo primo marito, di cui conserva ancorail cognome.Ad appena venticinque anni, nel 1975, vin-ce un Tony Award per la sua brillante in-terpretazione nel musical di Broadway“The Wiz”. Non possiede infatti soltanto su-blimi doti vocali, ma anche un grande ta-lento interpretativo. Collabora con jazzistidel calibro di Max Roach, in un rifacimentodella “Freedom Now Suite”, Dizzy Gille-spie, Sonny Rollins e Dexter Gordon, ma sidedica soprattutto al teatro musicale, trion-fando con la rivista “Sophisticated Ladies”,basata su musiche di Duke Ellington. Conquesto spettacolo gira anche in Europa enel 1984 si ferma a lungo a Parigi, dove al-la fine decider‡ di stabilirsi. Nel 1986 inter-preta la difficile parte di Billie Holiday nel-la commedia musicale “Lady Day”, primanella capitale francese, poi a Londra. Parte-cipa quindi ad Amburgo, nel 1988, allacreazione di “Cosmopolitan Greetings”,opera nata dalla collaborazione fra GeorgeGruntz e Allen Ginsberg. A Parigi, citt‡ da cui non vorr‡ pi× separar-si, completa nel corso del successivo de-cennio una vertiginosa scalata al successo.Nel 1989 duetta con Ray Charles nel branoPrecious Thing al Festival di Sanremo,

competizione canora che vincer‡ l’annosuccessivo a fianco dei Pooh con Angel ofthe Night. Nel 1991 partecipa al film “BlackBallad”, di Frank Cassenti, ma sono duesplendidi dischi, “Dee Dee in Montreux”(Polygram 1991) e “Keeping Tradition”(Verve 1993), a consacrarla interprete vo-cale di prima grandezza. Inizia in questoperiodo una proficua collaborazione con ilpianista Thierry Eliez e il batterista AndrÈCeccarelli.Nel 1995 si conferma ottima interprete dicommedie musicali, recitando nel ruolo diSally in “Cabaret”, che rimane a lungo inscena a Parigi. Nel 1996 esce un suo nuovolavoro discografico dedicato a Horace Sil-ver, “Love and Peace”, sempre per la Verve,e nel 1998 Ë quindi la volta di “Dear Ella” ,primo importante tributo di una cantante aElla Fitzgerald, dove brani di Duke Elling-ton e Count Basie sono interpretati con gu-sto e travolgente senso dello swing.Questo Ë ancor oggi lo spettacolo che DeeDee porta in tournÈe, anche se nell’annodelle celebrazioni ellingtoniane non potevamancare la ripresa della rivista costruita sualcune delle pi× celebri composizioni delDuca, quella “Sophisticated Ladies” che laBridgewater ha gi‡ pi× volte magnifica-mente interpretato e che rimane uno deisuoi maggiori cavalli di battaglia.“Cantante-musicista”, come lei stessa amadefinirsi, la Bridgewater si mostra disinvol-ta sia davanti a un trio che a una grande or-chestra. La sua voce oscilla senza contrastifra le pi× tenui sonorit‡ e l’esclamazionepi× potente, riuscendo ad essere convin-cente sia quando improvvisa avvalendosidi uno “scat” particolarmente inventivo,che quando urla, in linea con la migliore

CLAUDIO DONÀ

DEE DEE BRIDGEWATER

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tradizione popolare neroamericana, i suoiblues, spesso arricchendoli di coloriturefunky. Il tutto viene sempre tenuto sottocontrollo da un’efficace e sempre sicurasensibilit‡ ritmica. Consumato “animale dapalcoscenico”, Dee Dee sa coinvolgere co-me poche altre cantanti gli spettatori. Sonoesibizioni al fulmicotone, quasi sempre inapnea, le sue, ma qualche volta non immu-ni da un eccessivo e autocompiaciuto vir-tuosismo.

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Duke Ellington non fu soltanto un genialedirettore d’orchestra e compositore, proba-bilmente, insieme a George Gershwin. ilpi× grande musicista americano del secolo.E’ stato anche un importantissimo pianista,capace di influenzare le generazioni suc-cessive, primo fra tutti il geniale Thelo-nious Monk. I suoi primi maestri, i musici-sti che maggiormente lo influenzaronoquando non ancora ventenne girava perWashington, furono soprattutto pianisti diragtime e di stride piano. A colpirlo in par-ticolare fu il grande James P.Johnson, dicui il giovane Duke imparÚ a memoria unbrano, il celebre Carolina Shout. Il suo stes-so modo di comporre prevedeva lunghe se-dute al pianoforte, ed anche la messa apunto degli arrangiamenti con l’orchestraal completo, prima dell’esecuzione definiti-va, assegnava ampi spazi alla sua tastiera.BenchË il suo stile derivasse chiaramentedallo stride piano dei pionieri di Harlem, alcui fianco all’inizio della carriera spessoamava esibirsi, Ellington fu pianista origi-nale ed interessante, sia per la sua fervidacreativit‡ che per la sua grande duttilit‡. Visono poche ma luminose perle pianistichedella sua prolifica produzione che merita-no di venire ricordate. Storici e memorabilisono stati prima di tutto Mr. J.B. Blues,Sophisticated Lady, Body and Soul e PitterPanther Patter, quattro duetti realizzatinell’ottobre del 1940 in coppia con JimmyBlanton, che consentono di apprezzare, ol-tre al gi‡ maturo e personale pianoforte diDuke, la maestrÏa del giovane e purtroppoprematuramente scomparso contrabbassi-sta neroamericano, il primo ad affrancarequesto strumento dal ruolo rigido e subal-terno in cui nella storia del jazz era prima

sempre stato relegato.Molto importante fu anche un disco di pia-no-solo registrato da Ellington nel 1953,che dimostrÚ definitivamente quantoinfondato e superficiale fosse stato sino adallora il giudizio di alcuni critici sulle suecapacit‡ di pianista. Nel 1962 infine sfidÚanche i pi× scettici mettendo il suo pia-noforte al servizio di altrettanti maestri deljazz moderno. Prima in un delizioso incon-tro discografico con l’allora emergenteJohn Coltrane – al cui interno di trova unabellissima In a Sentimental Mood – e quin-di in un disco a suo nome, “Money Jungle”,uno dei suoi capolavori, realizzato in triocon Charles Mingus al contrabbasso e MaxRoach alla batteria. Riascoltandolo sar‡ pi×facile capire perchÈ Thelonious Monk loabbia indicato come uno dei suoi principa-li ispiratori.

CLAUDIO DONÀ

IL PIANOFORTE DECONDO DUKE

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Ho avuto il privilegio di incontrare DukeEllington parecchie volte: le prime due,guarda caso, proprio a Venezia. Accaddenel lontano 1950, ai primi di maggio, quan-do il maestro fu ospitato con la sua orche-stra al Lido, sul palcoscenico del Palazzodel Cinema. Ma allora io ero un ragazzoche aveva appena cominciato a scrivere suqualche giornale minore. Non mi passònemmeno per la mente di avvicinare un si-mile personaggio che intimidiva critici ecultori del jazz ben più anziani ed esperti dime. Ricordo soltanto che riuscii a stabilireun minimo di dialogo con i sassofonistiHarry Carney ed Alva McCain – quest’ulti-mo poi scomparso dalla circolazione – cheerano i più disponibili dell’orchestra.Molto diversamente andarono le cosequando il 14 novembre 1969, un venerdì,Duke Ellington tenne il suo unico recital alTeatro La Fenice, inaugurando una lunga eapplauditissima serie di concerti di jazz(per secondo arrivò il quartetto di Thelo-nious Monk, il 5 dicembre successivo) chesi interruppe alla fine del 1973. Tutto fu di-verso, allora, perché Ellington lo portai iocome consulente del Teatro, e perché riu-scii a parlare con lui.Mi sia permesso di riproporre, con la stessacommozione di allora – anzi di più, date leattuali circostanze – alcune righe di ciò chescrissi qualche giorno più tardi: «Non homai avuto simpatia per la retorica, le cele-brazioni, le ricorrenze, le date importanti.Ma sento di dover fare un’eccezione per loscorso 14 novembre, il giorno in cui, perl’esattezza alle ore 16.30, Duke Ellington ècomparso con la sua orchestra sul palco-scenico del Teatro La Fenice di Venezia,portandovi ufficialmente il jazz per la pri-

ma volta. C’è stata un po’ di commozione,era inevitabile. Per i veneti di buon sangue,compresi gli emigrati come me, la Fenice èun simbolo analogo a quello che la Scala èper i milanesi. Non sono soltanto la bellez-za della sala, l’oro irripetibile degli stucchi,il rosa delle poltrone settecentesche, a ispi-rare affetto e ammirazione; ci sono ancheun certo clima, lo stesso modo di arrivarci –a piedi, o per acqua – che ricordano losplendore e la saggezza, ahimé quanto lon-tani, della Serenissima Repubblica».Ebbi poi altri incontri con il maestro a Mi-lano, a Verona e l’ultimo, drammatico, nelnovembre 1973 a Bologna, quando fu chia-ro che Ellington stava male e che i senatoridella sua orchestra erano quasi alla deriva,tanto è vero che ci fu perfino qualche fi-schio. Ma il colloquio, in un certo senso,poté proseguire anche dopo la sua scom-parsa, perché nel 1994 mi venne affidato daFuorithema editore in Bologna l’incarico diritradurre la sua autobiografia Music is myMistress, che in italiano volli rendere comeLa musica è la mia donna. Lì ritrovai El-lington tale e quale mi era apparso quellasera nel camerino della Fenice. Aveva ter-minato il libro nel 1973, e quindi il bilanciopoteva considerarsi definitivo, consapevoledi tutto.È stato un uomo fortunato, Duke Ellington.Lo sapeva e me lo disse. Sentite come iniziala sua autobiografia: «C’era una volta unabella ragazza e c’era un bel ragazzo. Si in-namorarono e si sposarono. Erano propriouna bella coppia, andavano d’accordo e Diobenedisse la loro unione con un bell’omet-to di quattro chili. Amavano molto il lorobambino, lo crescevano, lo nutrivano, lococcolavano e lo viziavano. Lo portavano

FRANCO FAYENZ

QUELLA VOLTA IL DUCA ALLA FENICE

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in palma di mano, pronti a soddisfare ognisuo desiderio. Infine, quando ebbe sette odotto anni, lo misero coi piedi per terra. Laprima cosa che feci fu scappar fuori nelcortile e attraversare il cancello. Qui trovaiqualcuno che mi disse: Vai avanti, Edward!Va bene laggiù. Quando arrivai sul lato op-posto della strada, incontrai qualcun altroche mi diede via libera per svoltare a sini-stra, e qui qualcuno mi raccomandò: Gira adestra, poi vai dritto, non puoi sbagliare.Per me è sempre stato così. Ogni volta chearrivavo a un punto dove mi occorrevaun’indicazione, trovavo un amico, un con-sigliere che mi spiegava la via giusta perandare dove volevo o per avere quello chedesideravo».Quando lo incontrai alla Fenice, il maestroaveva già scritto queste cose (o le avevadettate a Stanley Dance, come qualcuno so-stiene). Aveva compiuto settant’anni nell’a-prile precedente, ed era già tempo di tiraremolte somme. Mi parlò con tono affabile egentile, anche se poco prima, quando apri-vo la porta del camerino e lui era ancorasudato, mi aveva urlato: «Chiudi subitoquella porta! Quante volte devo dire cheuno spiffero d’aria può uccidere?».«Sì» mi disse «a conti fatti mi è andata bene,anche nei momenti peggiori, e ho intenzio-ne di continuare finché ce la farò».Per stabilire un clima un po’ confidenzialegli raccontai di Johnny Hodges che avevasuonato per tutto il concerto con il sassofo-no allusivamente rivolto verso due prege-voli signore sedute in un palco basso diproscenio della Fenice. Il direttore non sen’era accorto, ma a sua volta mi chiese se siera capito che Paul Gonsalves, tanto percambiare, aveva bevuto troppo prima diandare in scena. Certo che si era capito, maaveva suonato così bene che nessuno ciaveva fatto troppo caso.Parlava spontaneamente, anche senza chegli facessi delle domande. Da mille segnitrapelava che l’uomo Ellington, oltre ad es-sere un po’ ipocondriaco, era stato viziatocome pochi. Lo riconosceva anche lui, nonsoltanto fin dall’inizio del libro. «Sai, miasorella Ruth ha sedici anni meno di me.Quindi io per tutto quel tempo sono stato

un figlio unico». Era chiaro che non amavanessuno, sebbene dicesse sempre al pub-blico “I love you madly” fatta eccezione perse stesso, per la musica e forse per BillyStrayhorn, il suo meraviglioso alter ego cheaveva perduto due anni prima, al qualeaveva dedicato uno dei suoi album più bel-li, ...And his mother called him Bill.Parlava, Ellington, e mi accorgevo che ognitanto negava senza avvedersene quello cheaveva detto poco prima: e a me veniva inmente Arrigo Polillo che lo aveva definito«un adorabile bugiardo». Venticinque annidopo avrei trovato la conferma nell’auto-biografia, dove non è difficile imbattersinella smentita involontaria di qualche af-fermazione fatta poche pagine prima. Par-lava da uomo religioso fino al bigottismo,disposto ai compromessi e all’adulazionedei potenti. Anche di questo avrei letto laprova.Ma dall’altro lato sentivo, anzi subivo il fa-scino di un personaggio meraviglioso, uni-co. Pur senza alcuna vanteria, sapeva di es-sere uno dei grandi musicisti del Novecen-to senza distinzione di generi. Detestava iltermine jazz che, almeno nel suo caso, rite-neva limitante. «Questa parola, io l’ho rifiu-tata fin dal 1943, quando eseguii per la pri-ma volta la mia suite Black, Brown andBeige alla Carnegie Hall» precisò. Poi ag-giunse sorridendo: «D’altra parte, qualchecritico aveva già provveduto a buttarmifuori dal jazz molti anni prima, all’epocadella Creole Rhapsody».Mi azzardai, a questo punto, a toccare l’ar-gomento delicato di lui come pianista, damolti storditamente giudicato mediocre.Sorrise ancora: «Ho la tecnica che mi bastaper quello che voglio e devo fare. Sai, io hoimparato a suonare il pianoforte ascoltan-do gli altri, come si usava una volta. Ho tra-scorso ore su ore appoggiato ai pianofortidi James P. Johnson, di Willie The LionSmith e di tanti virtuosi di ragtime. Me nesono staccato quando mi è sembrato di po-ter volare da solo». Ma chissà se era veramodestia.Avrei voluto continuare il colloquio ancoraper ore, tanto più che il maestro sembravaben disposto, cosa che non accadeva spes-

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so. Gli argomenti erano infiniti: il suo me-todo compositivo, la scoperta di tanti talen-ti, la fedeltà dei musicisti all’orchestra, ilsuo polso di direttore (questo sì, forse, unpo’ debole), l’atteggiamento conciliante sot-to il profilo politico e razziale. Ma fuori delcamerino della Fenice premeva una folla dicacciatori di autografi (ne approfittai an-

ch’io, naturalmente), e qualcuno addirittu-ra bussava vigorosamente. Perciò mi con-gedai, e fu tutto.

Duke Ellington in un’intensa immagine ripresa a conclusione di un concerto a fine carriera mentre, comeera solito fare, presenta i solisti della sua band.

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WWW.DUKE ELLINGTON

Questa nuova rubrica propone al lettoreuna serie di siti e collegamenti, visitati na-vigando nella rete, attinenti alle opere incartellone nella Stagione 2000; per questaprima puntata lo spunto è offerto dallospettacolo Sophisticated Ladies e i siti re-censiti sono ovviamente dedicati a DukeEllington.Il primo: A Duke Ellington Panoramahttp://nicom.com/~machare/ell/index.htm. ha un taglio principalmente discografi-co ed è un’eccellente guida all’acquisto del-la musica del Duca. Il cuore del lavoro delcuratore Peter Machare è la lista cronologi-ca delle incisioni al momento disponibili suCd ad essa si accede dal link Ellington Ses-sions. Degni d’attenzione anche i seguentilink: Ellington Titles (elenco dei titoli incisidal Duca); Ellington Vocalists (indice alfa-betico dei cantanti dell’orchestra); Elling-ton By Composers (i titoli incisi da Elling-ton divisi per compositore); Ellington Mu-sicians (elenco di tutti i musicisti che han-no suonato alla corte del Duca).Ellington & Strayhorn Compositions:http://www2.Meshnet.or.jp/~sog-book/Ellington-strayhorn/index.html ma-

stodontico lavoro del giapponese YoshiokaToshika che ha indicizzato tutte le compo-sizioni del songbook di Ellington eStrayhorn. Sulla schermata iniziale com-pare una tabella con le lettere dell’alfabeto:cliccandone una apparirà la lista dellecomposizioni il cui titolo inizia con quellalettera. Si può anche cliccare il link Compo-sition List in cui sono riportati i titolo dellecomposizioni, l’anno di incisione e glieventuali co-compositori: 1275 brani, 38suites e 3 concerti sacri! Il sito è aggiornatocon regolarità.Rude interlude. A Duke Ellington Home pa-ge:http://www.ilinks.net/~holmesr/duke.htm.Tra i vari link del sito segnaliamo: I livewith music saggio introduttivo di Robb Hol-mes sulla figura dell’uomo e musicista El-lington; Duke Ellington on compact discuna selezione dei cento fondamentali delDuca, ognuno con una breve descrizione,utile per chiunque voglia accostarsi allamusica di Ellington acquistando a colpo si-curo; Searching for Duke, collezione di 32link sul Duca; una decina riguarda siticon file audio. Duke Ellington Society:http://duke.fuse.net/. Ottimo come introdu-zione per neofiti all’universo ellingtoniano.Sono descritti per sommi capi la vita e lamusica del Duca, le collaborazioni illustri,ecc. Notevole il link Sing a song of Elling-ton: undici tra i maggiori vocalist della cor-te ducale si cimentano nei loro più riuscitisuccessi in RealAudio. Molto suggestivo ilricordo del funerale di Strayhorn racconta-to dalla viva voce (RealAudio) del pianistaBilly Taylor.

Si ringrazia la rivista Musica Jazz per la gentile

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LA LOCANDINA

LA FONDAZIONE TEATRO LA FENICE DI VENEZIA

presenta

DEE DEE BRIDGEWATERe NEW YORK HARLEM PRODUCTIONS

in

ideato da DONALD MCKAYLE

su musiche di DUKE ELLINGTON

interpreti

RAUN RUFFINKIMBERLY HESTER

e

ANGELO ADKINS

CHARLES MALIK LEWIS

KEITH MAHONEY

CHRISTY PAYSEN

RENEÉ HOWARD stand by per Ms. BRIDGEWATER

direttore coreografia

BRUCE HEATHdirettore musicale

WILLIAM FOSTER MCDANIELdirettore artistico e maestro concertatore e direttore

WILLIAM BARKHYMER

costumi scene luci

WILLA KIM WALTER SPEER, TONY WALTON JOHN MCLAIN

assistente coreografo direttore palcoscenico

CHERYL BAXTER ADRIAN QUINN

Musical and Dance Arrangements Vocal Arrangements Original Musical Direction

LLOYD MAYERS MALCOLM DODDS MERCER ELLINGTONe LLOYD MAYERS

ORCHESTRA NEW YORK HARLEM THEATRE

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INTERPRETI(in ordine di apparizione)

RRAAUUNN RRUUFFFFIINNKKIIMMBBEERRLLYY HHEESSTTEERR

CCHHAARRLLEESS MMAALLIIKK LLEEWWIISSCCHHRRIISSTTYY PPAAYYSSEENNAANNGGEELLOO AADDKKIINNSSKKEEIITTHH MMAAHHOONNEEYY

DDEEEE DDEEEE BBRRIIDDGGEEWWAATTEERR

SSOOPPHHIISSTTIICCAATTEEDD LLAADDIIEESS......RReebbeeccccaa BBrraannccaattoo MMeelliissssaa HHaaiizzlliipp KKoolliinnaa JJaannnneecckk

LLiissaa MMaarriiee PPaannaaggooss JJeessssiiccaa PPoollsskkyy

......ee GGeennttlleemmeennRRaapphhaaeell BBaarrrraaggáánn EErriicc DDyySSaarrtt LLaarrrryy SStteepphheenn HHiinneess

LLaawwrreennccee TThhoommppssoonn SStteevveenn WWeennssllaawwsskkii BBrriiaann WWiigghhttmmaann

DOPPI(I doppi non subentrano mai agli attori in cartellone salvo previo annuncio

specifico, a voce o sulle locandine, all’ora dello spettacolo.)Larry Stephen Hines, Eric DySart per Mr. Ruffin; Melissa Haizlip per Ms. Hester;

Eric DySart, Lawrence Thompson, Brian Wightman per Mr. Lewis; Lisa Marie Panagos, Kolina Janneck per Ms. Paysen;

Larry Stephen Hines, Raphael Barragán per Mr. Adkins; Brian Wightman, Steven Wenslawski per Mr. Mahoney;

Reneé Howard, Melissa Haizlip, Rebecca Brancato per Ms. Bridgewater.

MMUUSSIICCIISSTTIIDirettore: WWiilllliiaamm FFoosstteerr MMccDDaanniieell;; Pianista e Aiuto Direttore: TTeerreennccee CCoonnlleeyy;;Grancassa: MMiicchhaaeell PPoouunnccyy;; Tamburi: EEllmmaarr SScchhmmiiddtt:: Percussione: KKaahhlliill BBeellll;;

Sassofoni /Clarinetti contralti: EEddddiiee AAlleexx,, BBeerrnnaarrdd WWaatttt;;Sassofoni /Clarinetti tenori: RRoobbeerrtt EE.. CCaarrtteenn,, JJaacckk MMuurrrraayy;;

Sassofono baritono: BBoobbbbyy EEllddrriiddggee;; Trombe: DDaavvee OOllssoonn ((pprriimmaa ttrroommbbaa)),,TTaannyyaa DDaarrbbyy ((ssoolliissttaa)),, BBaarrbbaarraa LLaarroonnggaa,, AArrtt FFaallbbuusshh;;

Tromboni tenori: GGaarryy GGrriimmaallddii,, RReexx RRaatthhggeebbeerr;; Trombone basso: RRiicckk BBllaanncc

SSeerrvviizzii

Acustica di Audio Concepts;Cartelli e fondali forniti dai produttori originali di Broadway di Duke Ellington’s Sophisticated Ladies;

Scene costruite da Sander Gossard & Associates, Inc. e Steinberg Buehnendekoration;Costumi confezionati da Grace Costumes, Inc., Vincent Costumes, Inc. e Parsons Meares Costumes;

Scarpe di Capezio, Calzemaglie di S. and S. Hosiery;Cilindri di Jay Lord Hatters Ltd.;

Tessuti forniti da Gladstone Fabrics, Inc. e I S W of Beverly Hills;Perline di Jack Goldman Embroidery;

Trasporti di Fame Travel, Coach Service, Cologne and Trucking Service, Cologne;Fotografia di Gerth van Roden, Olanda;

Assicurazione: Great Northern Brokerage Corp., Kathy England e Oliver Dirks.

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TEATRO LA FENICE

direttore degli allestimenti scenici LAURO CRISMAN direttore musicale di palcoscenico GIUSEPPE MAROTTA

direttore di palcoscenico PAOLO CUCCHImaestri di sala STEFANO GIBELLATO E ROBERTA FERRARI

maestro di palcoscenico SILVANO ZABEOassistente allestimenti scenici MASSIMO CHECCHETTO

capo macchinista VALTER MARCANZINcapo elettricista VILMO FURIAN capo attrezzista ROBERTO FIORI capo sarta MARIA TRAMAROLLO

NEW YORK HARLEM THEATRE

direttore artistico WILLIAM BARKHYMER; direttore generale ROGER SPIVY; direttore della compagnia EMMANUEL THIERY; coordinatore amministrativo AYESHA POWELL;

assistenti direttore di palcoscenico SARAH FREEMAN, ERIC DYSART; capo coreografo BRIAN WIGHTMAN;

aggiunto capo coreografo LISA MARIE PANAGOS, CRYSTAL WILLIAMS; bibliotecario e responsabile archivio RICK BLANC; coordinatore di produzione TIM MCKANIC;

capo falegname JOSÉ GARCIA; aiuto falegname/operatore luci TIM O’NEIL; capo elettricista PAUL GIBSON; aiuto elettricista/operatore luci DAVE HARE;

tecnico del suono TORSTEN CLEMENS; aiuto tecnico del suono ZACH ZIEGLER; responsabile dei costumi PATRICIA ECHOLS;

responsabile parrucche/guardaroba KIM THURSTON; aiuto responsabile guardaroba BLYTHE COLOMBO, BETH NOWAK;

Originally Produced on Broadway by ROGER S. BERLIND, MANHEIM FOX, SONDRA GILMAN,

BURTON LITWIN & LOUISE WESTERGAARD

in Association with Belwin Mills Publishing Corp. & Norzar Productions, Inc.

DUKE ELLINGTON’S SOPHISTICATED LADIES è presentata in collaborazione

con

RODGERS & HAMMERSTEIN THEATRE LIBRARY 1065 Avenue of theAmericas, Suite 2400, New York, NY 10018

Tournée italiana organizzata da MODENA INTERNATIONAL MUSIC

Un particolare ringraziamento a Tom Briggs,ai produttori originali di Broadway, a Happy Arsel e a Lynn Utstein.

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Duke Ellington con Harry Carney, in orchestra dal 1926.

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OOvveerrttuurree OOrrcchheessttrraa

II’’vvee ggoott ttoo bbee aa rruugg ccuutttteerr ((11993377)) SSoopphhiissttiiccaatteedd GGeennttlleemmeenn:: LLaarrrryy SStteepphheenn HHiinneess,,Musica e testi di Duke Ellington LLaawwrreennccee TThhoommppssoonn,, SStteevveenn WWeennssllaawwsskkii,,

BBrriiaann WWiigghhttmmaann

MMuussiicc iiss aa WWoommaann KKiimmbbeerrllyy HHeesstteerr,, RRaauunn RRuuffffiinn((BBaasseedd oonn JJuubbiilleeee SSttoommpp 11992288))Musica di Duke Ellington e testi di John Guare

TThhee MMoooocchhee ((11992299)) CChhaarrlleess MMaalliikk LLeewwiiss aanndd SSoopphhiissttiiccaatteedd LLaaddiieess::Musica di Duke Ellington e Irving Mills RReebbeeccccaa BBrraannccaattoo,, MMeelliissssaa HHaaiizzlliipp,,

KKoolliinnaa JJaannnneecckk,, UUrrssuullaa LLaawwssoonn,, CCrryyssttaall WWiilllliiaammss

HHiitt mmee wwiitthh aa hhoott nnoottee aanndd wwaattcchh CChhrriissttyy PPaayysseennmmee bboouunnccee ((11994455))Musica di Duke Ellington. Testi di Don George

LLoovvee yyoouu mmaaddllyy ((11995500)) // PPeerrddiiddoo ((11997711)) KKiimmbbeerrllyy HHeesstteerr,, CChhaarrlleess MMaalliikk LLeewwiiss,,Musica e testi di Duke Ellington AAnnggeelloo AAddkkiinnssMusica e testi di Juan Tizol, Ervin Drake e Hans Lengsfelder

EEvveerryytthhiinngg bbuutt yyoouu ((11994455)) KKeeiitthh MMaahhoonneeyyMusica e testi di Duke Ellington, Harry James e Don George

IItt ddoonn’’tt MMeeaann aa TThhiinngg ((11992299)) DDeeee DDeeee BBrriiddggeewwaatteerr,, CChhaarrlleess MMaalliikk LLeewwiiss,,Musica di Duke Ellington e testi di Irving Mills AAnnggeelloo AAddkkiinnss,, SSoopphhiissttiiccaatteedd GGeennttlleemmeenn

BBllii--BBlliipp ((11994411)) KKeeiitthh MMaahhoonneeyy,, CChhrriissttyy PPaayysseennMusica di Duke Ellington. Testi di Duke Ellington e Sid Kuller

CCoottttoonn TTaaiill ((11994400)) SSoopphhiissttiiccaatteedd LLaaddiieess aanndd GGeennttlleemmeennMusica di Duke Ellington

TTaakkee tthhee ‘‘AA’’ TTrraaiinn ((11994411)) DDeeee DDeeee BBrriiddggeewwaatteerr,, RRaauunn RRuuffffiinn,, EEddddiiee AAlleexxMusica di Billy Strayhorn e testi di Betty Roché

LE SCENE E GLI INTERPRETI DELLO SPETTACOLO

Scene Interpreti

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SSoolliittuuddee ((11993344)) KKiimmbbeerrllyy HHeesstteerr,, DDeeee DDeeee BBrriiddggeewwaatteerrMusica di Duke Ellington. Testi di Eddie DeLange e Irving Mills

DDoonn’’tt GGeett AArroouunndd MMuucchh AAnnyymmoorree ((11994422)) RRaauunn RRuuffffiinnMusica di Duke Ellington e testi di Bob Russell

II lleett aa ssoonngg ggoo oouutt ooff mmyy hheeaarrtt ((11993388)) KKiimmbbeerrllyy HHeesstteerrMusica di Duke Ellington. Testi di Irving Mills, John Redmond e Henry Nemo

CCaarraavvaann ((11993377)) CChhaarrlleess MMaalliikk LLeewwiiss,, SSoopphhiissttiiccaatteedd Musica di Duke Ellington e Juan Tizol. LLaaddiieess aanndd GGeennttlleemmeennTesti di Irving Mills

SSoommeetthhiinngg ttoo LLiivvee FFoorr ((11993399)) RRaauunn RRuuffffiinnMusica e testi di Duke Ellington e Billy Strayhorn

RRoocckkiinn’’ iinn RRhhyytthhmm ((11993333)) TThhee CCoommppaannyyMusica di Duke Ellington, Irving Mills e Harry Carney

IINNTTEERRVVAALLLLOO

DDuukkee’’ss PPllaaccee ((11997755)) RRaauunn RRuuffffiinnMusica di Duke Ellington. Testi di Bill Katz, R. Thiele e Ruth Roberts

IInn aa SSeennttiimmeennttaall MMoooodd ((11993355)) DDeeee DDeeee BBrriiddggeewwaatteerrMusica di Duke Ellington. Testi di Manny Kurtz e Irving Mills

II’’mm bbeeggiinnnniinngg ttoo sseeee tthhee lliigghhtt ((11994444)) RRaauunn RRuuffffiinn,, KKiimmbbeerrllyy HHeesstteerrMusica e testi di Duke Ellington, Don George, Johnnie Hodges e Harry James

SSaattiinn DDoollll ((11995588)) KKeeiitthh MMaahhoonneeyyMusica di Duke Ellington. Testi di Billy Strayhorn e Johnny Mercer

JJuusstt SSqquueeeezzee MMee ((11994466)) CChhrriissttyy PPaayysseennMusica di Duke Ellington e testi di Lee Gains

DDaanncceerrss iinn LLoovvee ((11994455)) CChhaarrlleess MMaalliikk LLeewwiiss,, AAnnggeelloo AAddkkiinnss,,Musica di Duke Ellington CCrryyssttaall WWiilllliiaammss

EEcchhooeess ooff HHaarrlleemm ((11993366)) CChhaarrlleess MMaalliikk LLeewwiiss,, AAnnggeelloo AAddkkiinnss,,Musica di Duke Ellington SSoopphhiissttiiccaatteedd LLaaddiieess

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II’’mm jjuusstt aa lluucchhyy SSoo--AAnndd--SSoo ((11994455)) RRaauunn RRuuffffiinn,, SSoopphhiissttiiccaatteedd GGeennttlleemmeennMusica di Duke Ellington*. Testi di Mack David* (used with permission of Paramount Musica Corp.

e Harry Von Tilzer Musica Publishing Co.)

IImmaaggiinnee mmyy ffrruussttrraattiioonn ((11996666)) CChhrriissttyy PPaayysseenn,, AAnnggeelloo AAddkkiinnss,, Musica e testi di Duke Ellington, SSoopphhiissttiiccaatteedd LLaaddiieess aanndd GGeennttlleemmeennBilly Strayhorn e Gerald Wilson

KKiinnddaa DDuukkiisshh ((11995555)) CChhaarrlleess MMaalliikk LLeewwiissMusica di Duke Ellington

KKoo KKoo ((11993399)) RRaauunn RRuuffffiinn,, SSoopphhiissttiiccaatteedd LLaaddiieess Musica di Duke Ellington aanndd GGeennttlleemmeenn

II’’mm cchheecckkiinngg oouutt GGoooommbbyyee ((11993399)) DDeeee DDeeee BBrriiddggeewwaatteerrMusica e testi di Duke Ellingtone Billy Strayhorn

DDoo NNootthhiinngg ’’ttiill YYoouu HHeeaarr FFrroomm MMee ((11994433)) RRaauunn RRuuffffiinnMusica di Duke Ellington e testi di Bob Russell

II GGoott iitt BBaadd AAnndd TThhaatt AAiinn’’tt GGoooodd ((11994411)) DDeeee DDeeee BBrriiddggeewwaatteerrMusica di Duke Ellington e testi di Paul Francis Webster

MMoooodd IInnddiiggoo ((11993311)) CChhrriissttyy PPaayysseenn,, DDeeee DDeeee BBrriiddggeewwaatteerrMusica e testi di Duke Ellington, Irving Mills e Albany Barney Bigard

SSoopphhiissttiiccaatteedd LLaaddyy ((11993333)) RRaauunn RRuuffffiinn,, KKiimmbbeerrllyy HHeesstteerr,,SSoopphhiissttiiccaatteedd LLaaddiieess aanndd GGeennttlleemmeenn

IItt ddoonn’’tt MMeeaann aa TThhiinngg ((rreepprriissee)) TThhee CCoommppaannyyMusica di Duke Ellington. Testi di Irving Mills

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Duke Ellington ritratto in un altro dei suoi classici atteggiamenti, mentre incita i suoi musicisti durante gliassolo, qui tenore sassofonista Harold Asby.

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WILLIAM BARKHYMER

Ha svolto gli studi alla Carnegie MellonUniversity a Pittsburgh, all’Indiana Univer-sity a Bloomington, e all’Hochschule fürMusik und Darstellende Kunst a Vienna,dove si è perfezionato in direzione d’orche-stra sotto la guida di Hans Swarowsky. Do-po un periodo di studio con Franco Ferrara,William Barkhymer ha intrapreso l’attivitàprofessionale dapprima ad Aachen in Ger-mania dove per sei anni ha diretto produ-zioni operistiche e quindi negli Usa. A que-sto periodo risale la collaborazione con laHouston Grand Opera per Porgy and Bess,lavoro proposto anche a Parigi, Monaco edin varie città italiane, che in seguitoBarkhymer ha prodotto e diretto anche nel-la produzione del New York Harlem Thea-tre. Recentemente ha collaborato alle mes-se in scena di Show Boat e Carmen Jones.

BRUCE HEATH

Coreografo di numerose produzioni aBroadway, Los Angeles, Las Vegas e LongBeach, Bruce Heath ha iniziato a danzarealla Gloria Jackson School of Dance di NewYork e successivamente si è diplomato allaHigh School of the Performing Arts. Dopoaver impersonato alcuni ruoli in composi-zioni di Bernstein (Mass e Dr. Jazz), si tra-sferisce a Los Angeles e incomincia a lavo-rare in circuiti cinematografici, televisivi edi night club. È apparso in diversi show te-levisivi al fianco di star quali Debbie Allen,Bob Hope, Lola Falana, Shirley McLaine edha curato le coreografie per Natalie Cole,The O’Jays, Leslie Uggams, The Gap Bande Smokey Robinson. Attualmente fa partedel corpo docente della California StateUniversity e dell’University of Riverside.

WILLIAM FOSTER MCDANIELL

Ha incominciato la carriera nel teatro mu-sicale come direttore e pianista di uno spet-tacolo di gran successo, intitolato The Fan-tasticks. In seguito ha collaborato con variecompagnie per Big River, Dream Girls,Guys and Dolls, Hello Dolly!, Showboat, e,in qualità di direttore, per Timbuktu, Bub-blin’ Brown Sugar ed Ain’t Misbehavin’. AlCrossroads Theater di New Brunswick(New Jersey) ha diretto la produzione diSophisticated Ladies, circuitata in Europanel 1990/91, e di recente a Off-BroadwayDinah Was, tributo teatrale alla cantantejazz Dinah Washington. Oltre ad arrangia-re brani per vari famosi interpreti, WilliamFoster McDaniell ha composto diversi la-vori, eseguiti dalla Mozart Society Orche-stra ad Harvard e dalla Brooklyn Philhar-monic.

RAUN RUFFIN

Nel corso della carriera ha preso parte a di-versi spettacoli: ha infatti interpretato Fre-deric Douglas nel suo debutto a Broadwayin The Civil War, The Duke nello spettaco-lo Play On! su musiche di Duke Ellington(trasmesso anche in televisione per il cicloGreat Performances Series), Judah in Jo-seph and the Amazing Technicolor Dream-coat al fianco di Donny Osmond, Nomax inFive Guys Named Moe.

KIMBERLY HESTER

Accanto agli impegni in Broadway (Aubertin Titanic, Margie in Crazy for You, Zieg-field’s Favorite in The Will Rogers Follies),Kimberly Hester ha partecipato a diverseproduzioni circuitate negli USA e in tutto il

BIOGRAFIEa cura di PIERANGELO CONTE

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mondo (Hands in the Mirror, Play On!,Blackbirds of Broadway, Crazy for You), siè esibita da solista con The Duke EllingtonOrchestra a Milano e New York ed è appar-sa in numerosi video e film.

ANGELO ADKINS

La sua attività artistica si fonda principal-mente su numerose tournée: si è esibito inFive Guys Named Moe, Play On!, Shades ofHarlem, Struttin’, Fiorello, Crazy for You,My One and Only, Singin’ in the Rain, Ok-lahoma!, Hello Dolly!, West Side Story edHair (quest’ultime due presentate anche inEuropa). Recentemente impegnato nel42nd Street al Westchester BroadwayTheatre, Angelo Adkins vanta apparizioniin trasmissioni televisive ed in film (Lawand Order, The Minnie Pearl Special e Car-lito’s Way).

CHARLES MALIK LEWIS

Conclusi gli studi di recitazione alla DukeEllington School for the Performing Arts edi danza all’Università di New York, Char-les Malik Lewis ha ballato con molte com-pagnie, quali The Fred Benjamin DanceCompany, Dyanne McIntyre’s Sounds inMotion e Mike Malone’s Workshop. Negliultimi cinque anni si è dedicato al balletto,all’insegnamento ed alla coreografia inFrancia ed in Europa.

KEITH MAHONEY

Terminata la preparazione all’Università diCincinnati, ha preso parte a Singin’ in theRain (nei panni di Don Lockwood), TapDogs, Forever Plaid, The Most Happy Fella,Falsettos e Jesus Christ Superstar e si è esi-bito in Germania, Bulgaria, Svizzera ed inCroazia (al Festival di Dubrovnik).

CHRISTY PAYSEN

Recentemente impegnata in Bye Bye Birdieal fianco di Troy Donahue in una lungatournée negli Stati Uniti ed in Canada, Ch-risty Paysen è stata una delle «Bartlettes» esi è esibita con Rob Bartlet nello show ra-diofonico nazionale Imus in the Morning.Ha interpretato diversi ruoli teatrali (Bon-nie in Anything Goes e Maria in The sound

of Music) e televisivi (in Sex in the City edin Law and Order).

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Sophisticated Ladies, New York Harlem Produc-tion 1999.

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Duke Ellington con alle spalle il figlio Mercer, trombettista e poi leader dell’Orchestra alla morte delpadre, e primo direttore dello spettacolo Sophisticated Ladies.

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Sophisticated Ladies, New York Harlem Production 1999.

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FONDAZIONE TEATRO LA FENICE DI VENEZIA

, sovrintendente Mario Messinis, sovrintendente

Paolo Pinamonti, direttore artistico Isaac Karabtchevsky, direttore musicale

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

presidente Massimo Cacciari

consiglieri: Giorgio Brunetti, vicepresidente

Giorgio Pressburger

Pietro Marzotto

Angelo Montanaro

,,sovrintendente Mario Messinis, sovrintendente

segretario Tito Menegazzo segretario

COLLEGIO REVISORI DEI CONTI

presidente Angelo Di Mico

Adriano Olivetti

Maurizia Zuanich Fischer

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segretario generaleTito Menegazzo

direttore del personalePaolo Libettoni

direttore di produzioneDino Squizzato

direttore dei servizi scenici e tecniciLauro Crisman

segretario artisticoFrancesco Sanna

capo ufficio stampa e relazioni esterneCristiano Chiarot

Pubblicazione a cura dell’Ufficio Stampa del Teatro La Fenice

fotocomposizione e scansioni immagini Texto - Venezia

stampa Grafiche Zoppelli - Dosson di Casier (TV)

Supplemento a: LLAA FFEENNIICCEENotiziario di informazione musicale e avvenimenti culturali della Fondazione Teatro La Fenice di Venezia

dir. resp. C. CHIAROT, aut. Trib. di Ve 10.4.1997, iscr. n. 1252, Reg. stampa

finito di stampare nel mese di novembre 1999