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«S ono risorto, e sono sem- pre con te». È l’annuncio pasquale del Signore risorto al- l’assemblea eucaristica per rafforzarne la fede, sostenerne la speranza, dare senso all’esperienza di sofferenza e di morte legata alla croce. Ma è un annuncio coinvolgente per tutti? È una certezza che cambia l’esistenza? È l’esplosione di vita capace di vincere tutte le angosce che straziano il cuore di tanti? Il Cristo che ha ribaltato la pie- tra pesante del sepolcro chiede ai suoi discepoli di rovesciare le pietre che tengono prigionieri della morte tanti uomini, donne, anziani, gio- vani e bambini del nostro tempo. Senza la compagnia di questi nuovi risorti la nostra Pa- squa non sarà vera e piena. Se la fede resta estranea alla vita è destinata a inaridire e mo- rire. Cristo risorto ci chiede, perciò, di parte- cipare alla sua vittoria sulla morte attraverso la condivisione del dolore e delle tribolazioni per farcene carico e alleviarle nel suo nome. Apriamo il cuore al grido di disperazione del povero, del disoccupato di cui nessuno si cura. Chiniamoci sul malato, stanco e sconsolato, e su chi gli sta accanto avvilito. Non disprez- ziamo il tossicodipendente, vittima di se stesso e torturatore dei familiari. Non chiudiamo la porta del cuore a chi è comunemente consi- derato un seccatore, un intruso o uno relegato ai margini della società. Non difendiamo coi denti il nostro benessere come se fosse un di- ritto esclusivo. Pasqua significa passaggio da morte a vita; dal non vedere al vedere attra- verso lo sguardo profondo della fede. Pasqua significa guardare l’altro, accorgersi dell’altro, andare incontro all’altro nella luce del Cristo Risorto, vincendo ogni esitazione, ogni ti- more, ogni riluttanza, ogni forma di morte. «Se hai paura della morte, ama la resurre- zione!» (S. AGOSTINO, Sermone 124). CON DIVI DERE Quindicinale della Diocesi di Mazara del Vallo Anno XI n. 06 del 26 marzo 2013 distribuzione gratuita Sono risorto e sono con te pag. 4 e 5 EDITORIALE di monsignor Domenico Mogavero L’intervista aVincenzo Italia: «Non mi piego, vado avanti» pag. 2 SOMMARIO Nella foto: il cero, simbolo liturgico del Cristo Risorto, la palma dell’ingresso glorioso in Gerusalemme e sullo sfondo il Crocifisso. (foto Bono) www.diocesimazara.it più notizie, approfondimenti, forum scrivi alla redazione: [email protected] diocesi Mazara del Vallo Se hai paura della morte, ama la resurrezione e vai incontro a Cristo luce Il nuovo Papa Piccoli segni di grandi cambiamenti pag. 3 Fotocronache Gli eventi in Diocesi degli ultimi 15 giorni pag. 6 Le rubriche/1 Grani di Vangelo pag. 7 Le rubriche/2 Concilio Vivo pag. 7

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«Sono risorto,e sono sem-pre con te».

È l’annuncio pasqualedel Signore risorto al-l’assemblea eucaristica

per rafforzarne la fede, sostenerne la speranza,dare senso all’esperienza di sofferenza e dimorte legata alla croce. Ma è un annunciocoinvolgente per tutti? È una certezza checambia l’esistenza? È l’esplosione di vita capacedi vincere tutte le angosce che straziano ilcuore di tanti? Il Cristo che ha ribaltato la pie-tra pesante del sepolcro chiede ai suoi discepolidi rovesciare le pietre che tengono prigionieridella morte tanti uomini, donne, anziani, gio-vani e bambini del nostro tempo. Senza lacompagnia di questi nuovi risorti la nostra Pa-squa non sarà vera e piena. Se la fede restaestranea alla vita è destinata a inaridire e mo-rire. Cristo risorto ci chiede, perciò, di parte-cipare alla sua vittoria sulla morte attraverso lacondivisione del dolore e delle tribolazioni per

farcene carico e alleviarle nel suo nome.Apriamo il cuore al grido di disperazione delpovero, del disoccupato di cui nessuno si cura.Chiniamoci sul malato, stanco e sconsolato, esu chi gli sta accanto avvilito. Non disprez-ziamo il tossicodipendente, vittima di se stessoe torturatore dei familiari. Non chiudiamo laporta del cuore a chi è comunemente consi-derato un seccatore, un intruso o uno relegatoai margini della società. Non difendiamo coi

denti il nostro benessere come se fosse un di-ritto esclusivo. Pasqua significa passaggio damorte a vita; dal non vedere al vedere attra-verso lo sguardo profondo della fede. Pasquasignifica guardare l’altro, accorgersi dell’altro,andare incontro all’altro nella luce del CristoRisorto, vincendo ogni esitazione, ogni ti-more, ogni riluttanza, ogni forma di morte.«Se hai paura della morte, ama la resurre-zione!» (S. AGoStINo, Sermone 124).

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Quindicinale della Diocesi di Mazara del Vallo

Anno XIn. 06 del 26 marzo 2013

distribuzione gratuita

Sono risortoe sono con te

pag. 4 e 5

EDITORIALEdi monsignorDomenico Mogavero

L’intervistaa VincenzoItalia: «Non mipiego, vadoavanti»

pag. 2

SOMMARIO

Nella foto: il cero, simbololiturgico del Cristo Risorto, lapalma dell’ingresso glorioso inGerusalemme e sullo sfondo

il Crocifisso. (foto Bono)

www.diocesimazara.itpiù notizie, approfondimenti, forum

scriv

i alla

reda

zione

:con

divid

ere@

dioc

esim

azar

a.it

diocesi Mazara del Vallo

Se hai paura della morte, ama la resurrezione e vai incontro a Cristo luce

Il nuovo PapaPiccoli segnidi grandicambiamenti

pag. 3

FotocronacheGli eventiin Diocesidegli ultimi15 giorni

pag. 6

Le rubriche/1Grani diVangelo

pag. 7

Le rubriche/2ConcilioVivo

pag. 7

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2 n. 06/26marzo2013

Da anni, insieme ad un gruppodi giovani di Castelvetrano, ètestimone di una Sicilia che

può cambiare. Coraggio, determina-zione, schiena dritta nonostante la suacittà, Castelvetrano, è la stessa del primolatitante d’Italia, Matteo Messina De-naro. Lui è stato fondatore di “I love le-galità”, un movimento che oggi metteinsieme trenta giovani pronti a scendereogni anno in piazza e gridare contro lamafia. Una settimana addietro qual-cuno lo ha “avvertito” per zittirlo, ta-gliando seicento piante di melograno neitre ettari di terreno in contrada Brescianaa Castelvetrano. Vincenzo Italia, con-clusi gli studi liceali, ha deciso di dedi-carsi alla campagna. È diventato unimprenditore agricolo, ha messo su“terre in fiore”, un’azienda che oggi pro-duce olio, olive e vino. tra qualche annosarebbero arrivati anche i melograni...E invece?«Invece tutto è finito in una notte.Quando sono arrivato quella mattina incampagna e ho visto gli alberi recisi misi è spento il cuore, perché investi soldie fatica, metti impegno e passione e poiqualche balordo ti taglia le gambe. Siprova tantissima rabbia che è difficilespiegare a parole. Ma non ti arrendi, per-ché sennò è finita. E ora bisogna ripar-tire».Si tagliano gli alberi, simbolo della vitae se qualcuno ha visto preferisce nonparlare. L’omertà, secondo lei, ha an-cora il sopravvento?«L’albero è simbolo della vita e non puòparlare. E, proprio in questo vile atto neimiei confronti, ci sono coincidenze dav-vero strane che non escludono la matricemafiosa. Intanto, le piantine che sonostate ammucchiate sono trenta, lo stessonumero dei giovani che facciamo partedi “I love legalità”. E poi, le piantine sra-

dicate sono appena due, i pali poggiatisul terreno altrettanto due, mentre sonostati tagliati tutti i fili della spalliera. E sututte la coincidenza del 21 marzo: quelgiorno a Castelvetrano si celebrava lagiornata della memoria per le vittimedella mafia. Un ulteriore elemento è ne-cessario evidenziarlo: chi ha compiuto ilvile atto è scappato in fretta e furia conla macchina, al punto tale che, in unamanovra su un dosso, ha perso un’ab-bondante quantità di olio. Ciò lasciapresumere che qualcuno li avrebbe vistie loro sarebbero scappati. Ecco, se c’è untestimone perchè non parla e aiuta gliinvestigatori? L’omertà c’è, eccome, masoprattutto tra gli adulti. I giovani alcunipassi importanti li abbiamo fatti».Signor Italia, verrà meno ora il suo im-pegno nel movimento da lei fondato?«Assolutamente no. Credo di essere nelgiusto. Se mi hanno attaccato mi te-mono. Ma soprattutto c’è chi teme ilcambiamento, teme i giovani che gri-dano contro la mafia. I cortei da noi or-ganizzati sono stati partecipatissimi ehanno respirato la freschezza dei giovani,dei volti sorridenti, di chi con la crimi-nalità mafiosa non vuole avere a che fare.torneremo in piazza, nelle strade, il no-stro impegno continuerà».Castelvetrano anche città di MatteoMessina Denaro. Quanto, secondo lei,incide tutto questo nel vivere quoti-diano?«Castelvetrano è anche la mia città, cosìcome di altri 30 mila miei concittadini.Il super latitante per me incide nulla, maritengo che per altri ha una funzione diequilibrio. Non si spiegherebbero altri-menti le inchieste della magistratura, gliarresti e le condanne. Lui trova largoconsenso o perché nessuno paga il pizzoo perché è un pizzo pagato in manieradiversa, col silenzio e la compiacenza. Iorimarrò in Sicilia, nella mia città. E daquegli alberi recisi da vigliacchi ripartirò,chiedendo aiuto alle istituzioni e allebanche».

oooL’intervista

Il giovanevive nella cittàdi Castelvetranola stessa delsuperlatitanteMatteoMessina Denaro

di MaxFirrerinostro inviatoa Castelvetrano

In prima linea contro la mafiae quell’attentato in campagnaItalia: «Temono i giovani e il cambiamento, io non mi piego»

il profilo____________

Vincenzo Italia ha 21 anni ed èun giovane imprenditore agri-colo di Castelvetrano che ha

scelto, completati gli studi liceali, dicreare l’azienda agricola “Terre in fiore”per la produzione di olio extravergined’oliva, vino e olive da mensa. il 15 Set-tembre 2011, nella ricorrenza dell’ucci-sione di don Pino Puglisi, VincenzoItalia insieme ad altri giovani liceali hafondato il movimento “I love legalità”.

CONDIVIDEREQuindicinale d’informazione della Diocesi di Mazara del ValloRegistrazione Tribunale di Marsala n. 140/7 -2003

EDITORE: Associazione culturale “Orizzonti Mediterranei”, piazza della Repubblica, 6 - 91026 Mazara del Vallo (TP). REDAZIONE: telefono 0923902737,[email protected] EDITORIALE: monsignor Domenico Mogavero. DIRETTORE RESPONSABILE: don Francesco Fiorino. COORDI-NATORE DI REDAZIONE: Max Firreri. HANNO COLLABORATO: Erina Ferlito, don Vito Saladino, Mariano Pace, Valeria Trapani, Gaetano Basile, Orazio LaRocca, Francesco Saverio Calcara, Dora Polizzi. IMPAGINAZIONE, GRAFICA ESTAMPA: Grafiche Napoli - Campobello di Mazara. Questo numero è statochiuso in redazione il 25 marzo 2013. Èvietata la riproduzione integrale o parziale di testi e foto pubblicati su questo giornale.

In questa foto: Vincenzo Italia, 21 anni, diCastelvetrano, il giovane imprenditorefondatore di “I love legalità”. (foto Leone)

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In principio fu il nome, Francesco.Una scelta rivoluzionaria, carica disignificato, in grado da sola di indi-

care la rotta lungo la quale la Chiesa cat-tolica si orienterà nel prossimo futuro.Un nome, Francesco, che da oltre 800anni evoca uno dei santi più amati dellaChiesa cattolica. Ma non solo. Quandoil cardinale Jorge Maria Bergoglio, alquinto scrutinio svolto dai cardinali elet-tori rinchiusi in Conclave nella CappellaSistina la sera del 13 marzo scorso, dopoaver centrato l’ambito obiettivo di su-perare largamente il quorum dei 77 votinecessari per essere eletto Papa di SantaRomana Chiesa, accettò di ascendere alSoglio di Pietro con il nome del Pove-rello di Assisi, la sorpresa fu grande. Nes-suno, in verità, si aspettava che ilsuccessore di Benedetto XVI sarebbe ar-rivato dalla lontana Argentina, dove ilcardinale Bergoglio da anni era allaguida della diocesi di Buenos Aires ac-canto agli ultimi ed ai poveri tra i piùpoveri. Lo stesso Bergoglio, del resto,aveva indotto gli osservatori di cose va-ticane a non considerarlo un papabileperchè nel Conclave del 2005 avevafatto confluire i suoi voti su Joseph Rat-zinger, dando l’impressione di non sen-tirsi all'altezza di assumere la guidaspirituale di un miliardo e 200 milionidi cattolici sparsi in tutto il mondo. Manel giro di pochi minuti la sera del 13marzo scorso tutte le previsioni sono sal-tate. Dopo quasi un’ora dalla fumatabianca, Jorge Maria Bergoglio, tutto ve-stito di bianco, si è presentato dalla Log-gia delle Benedizioni della BasilicaVaticana con uno spiazzante «cari sorellee fratelli, buona sera!», entrando imme-diatamente nel cuore di quanti – inpiazza San Pietro o collegati in mondovisione tv – erano in attesa di conoscere

il nuovo Papa. E fu subito amore aprima vista, cementato anche dal fattoche Jorge Mario Bergoglio aveva sceltodi chiamarsi Francesco. Mai nella storiadella Chiesa c’era stato un papa di nomeFrancesco. Se l’ormai ex arcivescovo diBuenos Aires aveva deciso di chiamarsicome il Santo di Assisi, c’era sicura-mente un motivo. San Francesco, in-fatti, da sempre è sinonimo di amoreper tutto il creato, amore per la natura,scelta radicale della povertà, dialogo in-terreligioso, ripudio della violenza e dellaguerra, amore incondizionato per tutto

quanto richiama il pensiero di Dio e latotale obbedienza a Cristo e alla suaChiesa. Scontato, quindi, immaginareche il pontificato di papa Bergoglio siidentificherà in tutto e per tutto negliinsegnamenti di San Francesco d’Assisi.Ed i suoi primi gesti vanno proprio inquesta direzione, come la rinuncia allacroce pettorale d’oro, sostituita dallacroce di ferro ricevuta per l’ordinazioneepiscopale; o la scelta di optare per unanello del Pescatore non d’oro, ma d’ar-gento. Piccoli segnali in vista di grandicambiamenti.

ooo Il nuovo Papa

oooRicordi

3 n. 06/26marzo2013

Nei giorni scorsi è venuto a mancare donPietro Alagna (nella foto), parroco diSant’Antonio di Padova,

nel quartiere Mazara Due. Le condi-zioni di salute di don Alagna nelle ul-time settimane si erano aggravate, poiil ricovero in ospedale a Castelvetranoe la prematura scomparsa. Alagna era

anche responsabile dell’Ufficio amministrativodella Curia. I funerali sono stati celebrati nella

chiesa parrocchiale di Mazara Due gra-mita di fedeli e amici. La celebrazione,alla quale hanno partecipato numerosiconfratelli, è stata presieduta dal Ve-scovo. tantissimi i messaggi di solida-rietà sui siti web.

Chiesa a lutto, morto don Pietro Alagna parroco di S. Antonio di Padova

Il Pontificatonella lucedegli insegnamentidi SanFrancesco

di OrazioLa Roccavaticanistadel quotidianoLa Repubblica

Il nome Francesco, la croce di ferro e l’impegno per i poveriPiccoli segnali, preludio di grandi cambiamenti nella Chiesa

www.vatican.va

In questa foto:Papa Francescobacia un bambinoin piazza San Pie-tro. (foto Repub-blica web)

Nuova sessione di restauro a cantiereaperto al Museo diocesano di Mazaradel Vallo, nel contesto di una conven-

zione con lo IAL di Marsala. Sono previsti il mi-nimo restauro su alcune opere d’arte e il recuperodell’originaria qualità della statua del SacroCuore di Gesù, proveniente dalla chiesa dell’Ad-dolorata di Santa Ninfa.

Museo, nuova sessione di restaurooooFlash

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Pasqua è festa chesi dilata: le Normegenerali per l’ordi-

namento dell’Anno Litur-gico e del Calendario dicono che «…i cinquanta giorni che si succedonodalla domenica di Risurrezione alladomenica di Pentecoste, si celebranonell’esultanza e nella gioia come inun sol giorno di festa, anzi come laGrande Domenica». Una volta que-sta “Grande Domenica” pasquale sichiamava “Pasqua d’Uovo” perché sifesteggiava regalando (e mangiando)uova sode colorate, benedette inchiesa. Ecco, dunque, da dove civengono le costosissime uova dicioccolato che dalla pasticceria nonci arrivano certo benedette. Ancora

oggi nei comuni siciliani di originialbanesi, si regalano uova colorate;con un sorriso di gioia vi dirannoche «Cristo è risorto». Una emo-zione da provare. L’uovo è simbolodi nascita. Omne vivum ex ovo dice-vano i latini, cioè ogni cosa che viveviene da un uovo. Anche se di bio-logia ne sapevano poco. Secondol’usanza ebraica, alla fine del pastopasquale si mangiava l’agnello, ecce-zionalmente il capretto, Agnus Dei.Dalle numerose comunità ebraichedi Sicilia abbiamo tratto questausanza gastronomica rituale, sottoli-neata anche dalla “pecorella” di pastadi mandorle che, come sapete, perdevozione si mangia a tavola per il“pranzo pasquale”. Mai prima. Nelle

comunità ebraiche c’era pure un cu-rioso dolce pasquale a forma di co-lomba che finì con il simboleggiaresia il Cristo sia lo Spirito Santo. Cri-sto, infatti, è l’innocente colombasacrificata per i nostri peccati. Perquanto, invece, riguarda lo SpiritoSanto bisogna rifarsi all’evangelistaGiovanni che scrisse: «ho visto loSpirito scendere come una colombadal cielo e posarsi sopra di lui». IlCristo, Agnus Dei, colomba e uovosulle mense, diventa in chiesa“fuoco-luce”. Spente tutte le luci, in-fatti, si accende lo stoppino del ceropasquale: «Io sono la luce delmondo» (Gv 8,12).

(Per gentile concessionedella casa editrice Kalòs - Palermo).

Che un restauro nonpiaccia a qualcuno,non è certo una no-

vità. Successe per gli affreschi diMichelangelo nella Cappella Si-stina e, più vicino a noi, per i Mi-steri di trapani. Non sicondividono le scelte, le tecnicheusate, ma spesso alle critichemanca una motivazione storicae, ancor di più, scientifica. Anchealla statua dell’Addolorata diMarsala, recentemente restau-rata, è toccato un simile destino.Polemiche nate all’indomanidella presentazione al pubblicodi questa bellissima Madonnasulla quale ha messo le mani ilprofessor Lorenzo Casamenti,direttore del dipartimento di re-stauro dell’Istituto d’arte e cultura“Lorenzo De Medici” di Firenze,allestendo il laboratorio nei localidella Confraternita. Il tempo e imancati restauri di quella statuane avevano danneggiato la tela inpiù parti, compromettendo ilvalore di questa immagine sacraa cui tutti i marsalesi sono devoti.Questo Venerdì Santo, per la

prima volta, la statua sarà portatain processione mostrando inuovi colori (coperti in parte dalmanto nero di velluto) che sonoemersi nelle diverse fasi del re-stauro. Una sorpresa per i tecniciall’opera ma anche per i fedelimarsalesi, che in questi mesihanno potuto apprezzare la Ver-gine nella bellezza di sempre macon i colori riportati all’originaledel vestito (rosso) e del mantello(azzurro). A dispetto di quantiinsinuano ipotesi su colorazioniaggiuntive proprio in fase di re-stauro, quello che è venuto fuoridalla pulitura è stato ampia-mente documentato e verificatodalla Soprintendenza ai beni cul-turali di trapani. Quei colorisono riemersi dallo strato di ver-nice nera che qualcuno spen-nellò, probabilmente nel primoottocento, forse pensando direndere meglio l’idea del dolore.La statua, secondo le fonti stori-che, fu scolpita su un tronco dicipresso da un sottufficiale in ser-vizio nel quartiere Spagnolo.L’assemblaggio dei vari pezzi, la

colorazione del volto e degli arti,la vestizione della statua sono, in-vece, opera di Giuseppe Donato(o Donati), un sacerdote e pit-tore marsalese, che nacque nel1743 e morì nel 1826. Questosacerdote realizzò in tela e collal’abito della Madonna col sa-piente panneggio. Scelse i coloridelle vesti, attenendosi alla tradi-zione liturgica: il vestito rosso nelcolore simbolo del sangue diCristo; il manto azzurro, il coloredel cielo e del Paradiso. Dal re-stauro del professor Casamenti èvenuta fuori un’ulteriore sor-presa: il volto dell’Addoloratacambia espressione secondo l’an-golatura di osservazione. Difronte si osserva l’espressione didolore della Madre; dal lato de-stro appare un volto sorridentegioioso per la Resurrezione delFiglio; guardando da sinistra sievidenziano i tratti di una donnain estasi per l’ascesa al Cielo delCristo. Questi ulteriori singolarielementi, fanno di questa statuaun vero capolavoro artistico,unico e originale.

oooLa Settimana Santa/1

La statuaportata inprocessioneil VenerdìSanto

di MaxFirreri

le tradizioni___________________________________________________________

4 n. 06/26marzo2013

Vestito rosso e manto azzurro riapparsi sotto la vernice neraIl restauroe le critiche, così risplende l’Addoloratadi Marsala

www.edizionikalos.com

Quando si regalavano uovasode, colorate e benedette

www.santuariomarias-saddolorata.it

L’uovosimbolo di vita, oggiprivilegiail prodottodi cioccolato

di GaetanoBasile

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Se la processione del Venerdì santo ac-comuna Castelvetrano a tanti altricentri siciliani, l’evento dell’Aurora, che

si tiene la mattina di Pasqua, costituisce unospecifico e quasi una sorta di prerogativa diCastelvetrano, anche se, per la verità, in moltialtri centri della Sicilia si celebra l’incontro frail Cristo Risorto e la Vergine Maria. La parti-colarità, oltre nel nome di Aurora - che di làdal connotare l’ora mattutina in cui si svolge,ha un evidente significato propiziatorio rela-tivo al senso cristiano della Pasqua -, consisteanche nel ruolo di messaggero ricoperto quida un angelo, e al volo di colombe che al mo-mento dell’incontro, liberate da un mecca-nismo che fa scivolare il mantello nero diMaria, si scioglie nel cielo primaverile. La sacrarappresentazione, che si inserisce nel quadrodi quella spettacolarizzazione liturgica tipicadei paesi che gravitavano nell’orbita della Spa-gna, fu introdotta a Castelvetrano, verso il1660, dai padri Carmelitani scalzi di Santateresa, il cui convento, oggi distrutto, era an-nesso, alla chiesa di San Giuseppe. La Con-fraternita dei falegnami e bottai curaval’addobbo e il trasporto del simulacro del Cri-

sto Risorto, mentre la Compagnia del Rosa-rio si occupava della Vergine Maria. Scom-parsa quest’ultima, è la Confraternita di SanGiuseppe, ancora esistente, a curare l’annualeappuntamento dell’Aurora, ricorrenza di cuiCastelvetrano è tanto gelosa da far nascere,non si sa bene su quale base, la convinzioneche se l’ Aurora non si fa si la pigghia Trapani.Circostanza che, almeno una volta, fu seria-mente temuta, nella Pasqua del 1717, allor-quando, come narra il Ferrigno, perl’accidentale mancato rispetto della preroga-tiva della chiesa matrice di dare i tocchi della

Risurrezione, il burbero arciprete Giglio lan-ciò l’interdetto alla chiesa conventuale di SanGiuseppe. Il rischio che non si tenesse l’Au-rora fu comunque evitato grazie al provvi-denziale intervento di monsignorBartolomeo Castelli, Vescovo di Mazara, che,in extremis, ne autorizzò lo svolgimento. L’Au-rora costituisce un appuntamento in cui lacomunità ritrova e rinsalda i vincoli della suamemoria storica, il senso della sua identità edella sua dignità di popolo. Valori di cui, oggicome non mai, Castelvetrano ha bisogno.(foto di Vincenzo Agate)

5 n. 06/26marzo2013

La celebrazione della risurrezione diCristo si gusta in tutta la sua ric-chezza nella liturgia della notte di

Pasqua, nella quale è racchiusa la sintesi eil cuore della fede cristiana. Uno dei testipiù espressivi della fede della Chiesa è l’an-nuncio pasquale, contenuto nel preconiopasquale della Veglia (l’Exultet, dalle parolecon cui inizia): «Esulti il coro degli angeli,esulti l'assemblea celeste...»,canta solennemente il dia-cono o un cantore dall’am-bone. È certamente un inno dilode ricco di contenuti dottrinali, cheha ancora tanto da dire all'uomo dioggi, anche se la densità di alcuneespressioni non ne facilita l’ascolto. Inparticolare, sottolinea che, di fronteal buio che invade a volte le nostrevite, Cristo è la «luce che mai si spe-gne». È, pertanto, un invito allasperanza per chi oggi non sa piùsperare: perché ha perso il la-voro; perché è difficile affermare

la propria identità di cristiani senza esserelasciati ai margini della società; perché cisi sente schiacciati dai potenti e dalle lorologiche di governo che non rispettano lavita nel suo inizio e nemmeno alla fine deisuoi giorni. Invita anche a considerare chePasqua «è la notte che salva su tutta la terrai credenti nel Cristo dall’oscurità del pec-cato e dalla corruzione del mondo». Cri-

sto, infatti, con la sua mortee la sua risurrezione «scon-figge il male, lava le colpe, re-

stituisce l’innocenza aipeccatori, la gioia agli afflitti. Dissipal’odio, piega la durezza dei potenti,promuove la concordia e la pace». Inbreve, la celebrazione della Pasquaha un potenza rigeneratrice, orien-tata dall’«immensità del suo amore(di Dio) per noi», che attende sol-tanto la nostra adesione al suo pro-getto salvifico, perché Cristo

«ricongiunga la terra al cielo el'uomo al suo creatore!».

oooLa Settimana Santa/2

Pasqua: Cristo Risorto, annuncio di gioia per il cristiano

La lucedel Risortonel buiodella storia

di ValeriaTrapani

www.diocesimazara.it

l’Aurora______________________________________________________________

Il FiglioRisorto incontra la Madree le colombe volano in cielo

le curiosità___________

Da martedì 26 marzo sul sito www.dio-cesimazara.it si potrà consultare lo spe-ciale con l’elenco completo dei riti più

importanti della Settimana Santa nei tredici paesidella Diocesi. La sacra rappresentazione del Gio-vedì Santo a Marsala, la processione dell’Addolo-rata a Marsala, l’Aurora a Castelvetrano, Mazaradel Vallo e Salaparuta.

I riti, dove e quando sul sito web

L’eventosi svolgeal Sistemadelle piazzedi Castelvetrano

di FrancescoSaverioCalcara

Il cero pasquale che illuminerà la notte di Pa-squa in Cattedrale è stato fatto in cerad’api sul monte Athos in Grecia. La

materia, diversa dalla comune e usuale pa-raffina, rispetta il canto del preconio pa-squale: «In questa notte di grazie accogli,Padre santo, il sacrificio di lode... nella so-lenne liturgia del cero, frutto del lavoro delleapi, simbolo della nuova luce... pur divisoin tante fiammelle non estingue il suo vivosplendore, ma si accresce nel consumarsidella cera che l’ape madre ha prodotto peralimentare questa preziosa lampada».

Il cero, frutto del lavoro delle api

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Il Comune di Castelvetrano istituirà ilregistro pubblico per assistenti e ba-danti, nell’ambito del progetto “Home

Care Premium”, a cui l’Amministrazionecomunale ha partecipato con esito positivo,nell’ambito di una progettazione nazionaleinnovativa all’interno dei percorsi Inps, ri-volta a soggetti non autosufficienti. L’iscri-zione al Registro ha validità permanente,mentre il documento verrà aggiornato duevolte l’anno, il 1° gennaio e il 1° luglio. Ilmodulo per l’iscrizione si può scaricare dalsito www.comune.castelvetrano.tp.it.

Il Santuario Madonna della Libera di Partanna ha ospitato quest’anno l’in-contro di Quaresima che il Vescovo anima coi giovani della Diocesi (nellafoto), su iniziativa del Servizio diocesano di Pastorale giovanile. Sono state

celebrate le Lodi, un momento di riflessione sul percorso di Pietro, la santamessa, il pranzo e, infine, il momento di confronto finale. Presso l’istituto dellesuore Figlie della Misericordia e della croce di Vita il Vescovo ha incontrato gliamministratori locali provenienti da tutti i paesi della Diocesi, per offrireun’esperienza di ascolto, di riflessione e di confronto in preparazione alla Pasqua.

L’albo d’oro dei cittadini ai quali è stata conferita la cittadinanza ono-raria di Poggioreale si è arricchito di un ulteriore prezioso tassello. Ilsindaco Leonardo Salvaggio ha conferito l’ambito riconoscimento a

don onesimus Kamau Kariba (nella foto col sindaco Salvaggio), originariodel Kenia. Il sacerdote per sei anni ha esercitato il suo ministero pastoralepresso la parrocchia Maria Santissima Immacolata, facendosi apprezzare daifedeli per le sue doti spirituali e umane. «Il sindaco Leonardo Salvaggio - silegge nella pergamena - conferisce la cittadinanza onoraria di questo co-mune al sacerdote don onesimus Kamau Kariba per la sua particolare opera reli-giosa-pastorale e sociale a favore di questa comunità». Adesso don onesimus è

impegnato presso l’unità pastorale delle parrocchie Maria Ss. Annunziata e MariaSs. della Salute di Castelvetrano. (mariano pace)

La comunità della parrocchia San Francesco da Paola di Marsala, in occasionedella festività di San Giuseppe, ha preparato il tipico altare di pani. Per realiz-zare l’altare si sono impegnate catechiste e parrocchiane nel preparare i “pa-

nuzzi” impiegando circa 30 kg di farina. Il lavoro è stato svolto in parrocchia, conl’aiuto di moltissimi fedeli. (Nella foto: i fedeli davanti all’altare)

Poggioreale, conferita dal sindaco la cittadinanzaonoraria al sacerdote don Onesimus Kamau

Marsala, altare di San Giuseppenella parrocchia San Francesco da Paola

Partanna, incontro di Quaresima coi giovanie a Vita il confronto con gli amministratori locali

oooFotocronache6 n.06/26marzo2013

oooAttualità

Sulla tomba di Rita Atria, la testimone di giustizia che si suicidò nel‘92 a Roma, da poche settimane è stata collocata una lapide conla foto. A volere questo segno di riconoscimento nel cimitero di

Partanna è stata la sorella Anna per ricordare la propria madre, GiovannaCannova (morta nel novembre scorso) e la sorella Rita. Il testo recita così:«Alla mia famiglia, condannata, speculata, calunniata, marchiata, violata,abusata, usurpata, umiliata, giudicata, incriminata, che ha lottato, creduto,sperato, amato, sopportato, sofferto. Nel mio cuore sarà sempre vivo ilricordo di coloro che vissero unicamente per amore della famiglia». Laprima lapide, venti anni addietro, venne distrutta dalla madre a colpi dibastone, perchè rinnegò la scelta della figlia di collaborare con la giustizia.

Registro pubblico per badanti

Un gruppo di volontari del movimento “Campobello comunevirtuoso” hanno ripulito in due giorni il parco Rocca del Galloa Campobello di Mazara, che da anni era stato abbandonato.

L’intervento è stato patrocinato in forma gratuita dal Comune. Sono statirimossi rifiuti di ogni genere, ripuliti gli alberi e resi nuovamente percor-ribili i sentieri pedonali.

Campobello, volontari ripuliscono Rocca del Gallo

Iscrizionitutto l’annocol moduloon line

IL FATTO

Sulla tombadi Rita Atria è comparsauna lapide

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7 n.06/26marzo2013

oooCosa c’è

«Camminate se-condo lo Spirito»(Gal 5,16) è l’ac-

corata esortazione che Paolo ri-volge ai Galati. «Se viviamodello Spirito, camminiamosecondo lo Spirito» (Gal5,25) è l’inequivocabile con-siderazione dell’Apostolo. Latraduzione italiana però

sfuma un’espressione che, nell’originale greco, èdi gran lunga più intensa: camminate, non “se-condo”, ma “nello” Spirito, perché lo Spirito nonè semplicemente colui che traccia la strada, mal’Amore che ci cattura e nel quale si fonda ognirespiro della nostra esistenza. Bisogna annotarecome la medesima frase sia posta in cima e infondo al testo: si tratta di un accorgimento for-male, che ha lo scopo di enfatizzare l’insegna-mento paolino e di conferirgli una particolare

forza, rendendolo decisivo per il discepolo del Si-gnore. La vita cristiana è dinamismo: non ci si puòfermare o sedere; fermarsi significa resistere alvento impetuoso dello Spirito (cfr At 2,2). E se lastrada è talvolta lastricata di sassi aguzzi, se il cam-mino è faticoso, la stanchezza non prevarrà perchécammineremo nello Spirito. Nel v. 16 del cap. 5si compone il dittico “Spirito” – “carne”, ma soloriguardo allo Spirito viene usato il suggestivo ter-mine “cammino” che, nella seconda parte del dit-tico, si scolora in uno sbiadito “soddisfare” ildesiderio della carne. E ancora: il desiderio dellacarne si concretizza in una serie di “opere” (cfr Gal5,19); lo Spirito invece genera un unico “frutto”,quello di una vita del tutto nuova (cfr Gal 5,22).Così il discepolo che si lascia guidare dallo Spirito(cfr Gal 5,18) vive di lui (cfr Gal 5,25); è per que-sto che la sua esistenza non realizza un elenco diazioni buone, ma diviene terra feconda, dove ognigesto esprime il “fare del cuore”.

Cinquecento milioni di liree sei mesi di lavori eranostati necessari per siste-

mare la Basilica di San Pietro ed istallarvi le tribune su cuisi sarebbero disposti, rivestiti di paramenti solenni, gli oltre

duemila padri conciliari. Uno spiacevole incidente, tutta-via, segnò l’inizio dei lavori: collocati i Cardinali nellaprima tribuna, i patriarchi orientali erano stati sistematidopo, suscitando la plateale protesta del patriarca melchitaMaximos IV e la loro ricollocazione di fronte alla tribunacardinalizia. ogni giorno, dal lunedì al venerdì, celebratala messa delle nove, un vescovo accompagnato da due ac-coliti apriva solennemente le congregazioni generali conl’intronizzazione del santo Vangelo sull’altare della Con-fessione mentre i padri intonavano il Christus vincit o ilCredo e il segretario generale pronunciava l’Extra omnes(exceptis observatoribus et peritis). L’uso di microfoni ren-deva ottimale la diffusione del suono nell’aula, mentrel’obbligo del latino rendeva difficile a non pochi padri se-guire i lavori conciliari. I testi dei singoli schemi, inviati inanticipo a tutti i padri e presentati in congregazione dalpresidente della commissione competente e da un relatore,erano sottoposti ai padri che, iscritti al dibattito con al-meno tre giorni di anticipo, avrebbero potuto intervenire,per un tempo massimo di dieci minuti, seguendo l’ordinedelle precedenze ecclesiastiche. Per ottimizzare i lavori pre-valse l’uso di parlare a nome di un gruppo così che i car-dinali, che avevano la precedenza, finirono colmonopolizzare gran parte del dibattito. Gli eventualiemendamenti, proposti verbalmente o per iscritto, esami-nati e riformulati dalle commissioni, venivano presentatiall’assemblea. Introdotti quegli emendamenti che eranostati approvati da una maggioranza dei due terzi, lo schemaveniva sottoposto al placet, non placet o, qualora si voles-sero proporre nuovi emendamenti, al placet iuxta modum,dei padri. Il testo così emendato veniva sottoposto a nuovavotazione. Le procedure di voto occupavano gran partedel tempo a discapito del dibattito, del confronto e del-l’approfondimento che, però, trovavano largo spazio nelleore pomeridiane, appositamente lasciate a disposizione deipadri.

(Le precedenti puntate sono online sul sito www.diocesimazara.it)

La parola shahada significa professione, letteralmente“testimonianza” di fede, espressione di una verità fon-

damentale per il musulmano, atto legale della formula:«Professo che non vi è divinità al-l’infuori di Allah e che Muham-mad è l’inviato di Dio». Conquesta formula, non contenuta nelCorano, il credente che la pronun-cia davanti al qâdhî entra a pienotitolo nella comunità e si impegnaa riconoscere Allah, unico signoree padrone di tutto. (dora polizzi)

6 mesi di lavorie 500 milioni:così nacquel’aula in Basilica

GRANI DIVANGELOdi Erina Ferlito

PAROLE CHIAVEdell’Islam

professionecometestimonianza

oooLe rubriche

29 marzoPantelleria, Via Crucisaspettando Giovaninfesta

Venerdì 29 marzo, con inizioalle ore 15 dalla chiesa

madre, si terrà a Pantelleria la ViaCrucis aspettando Giovaninfesta.

8 aprileMazara del Vallo, incontrodi formazione per catechisti

Lunedì 8 aprile, alle ore 16,presso l’aula magna del Se-

minario vescovile di Mazara delVallo, si terrà il quarto incontrodel corso di formazione per ca-techisti sul Credo, nel contestodell’Anno della Fede. temadell’incontro: «Credo nello Spi-rito Signore e Datore di vita».

8 aprileMarsala, incontrocon Calogero Caltagirone

Lunedì 8 aprile, alle ore 21,presso l’auditorium Santa

Cecilia di Marsala, si terrà l’in-contro sul tema «Gaudium etspes: l’uomo via fondamentaledella Chiesa» con Calogero Cal-tagirone della Libera UniversitàMaria Santissima Assunta. L’in-contro rientra nell’ambito delciclo «I lunedì di Santa Cecilia».

ooo15 giorniin agenda

Elenco completo sul sitowww.diocesimazara.it

PAROLE CHIAVE DELL’ISLAM

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CONCILIOVIVOdi don Vito Saladino

Èdisponibile una mostra vocazio-nale, sul tema «Si, ma verso dove»,

che ripropone l’itinerario spirituale didon Pino Puglisi. Si compone di diciottopannelli, adatti per incontri e confronticon scolaresche, gruppi parrocchiali e dicatechesi. Informazioni: 3382372766.

Mostra vocazionale

La comunità diocesana accompa-gna con la preghiera il sesto anni-

versario dell’inizio del ministeropastorale del Vescovo, che ricorre ilprossimo 1° aprile. Monsignor Mo-gavero ha ricevuto l’ordinazione epi-scopale il 24 marzo 2007 nellaCattedrale di Palermo, per l’imposi-zione delle mani del cardinale CamilloRuini.

Sesto anno di Episcopato

Adesioni aperte per partecipare al ra-duno diocesano dei ministranti che

si terrà il 25 aprile presso il Santuario SantoPadre delle Perriere a Marsala. Iscrizionientro il 4 aprile al numero 3382372766.

Radunodei ministranti

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8 n.06/26marzo2013

I l concorso è organizzato dal Serviz io C.E.I . per la promozione del sostegno economico al la Chiesa cattol icain co l laboraz ione con l ’Uff ic io Naz iona le C.E. I . per l ’educaz ione, la scuola e l ’un ivers i tà e con i Caf Ac l i .

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