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Sonia Bertolini,
Giangiacomo Bravo
DIMENSIONI DEL CAPITALE SOCIALE
DSS PAPERS SOC 4-00
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INDICE
Introduzione: capitale sociale? .......................................... Pag. 5
Dimensioni e livelli del capitale sociale ......................................9
Dimensioni e livelli nel rapporto micro-macro .......................20
Forme di capitale sociale ...........................................................27
Forme di capitale sociale nel rapporto micro-macro .............30
Conclusioni: perché usare il concetto di capitale sociale e
perché proporre delle distinzioni? ...........................................36
Riferimenti bibliografici ............................................................40
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Dimensioni del capitale sociale 5
Introduzione: capitale sociale?
Pochi concetti negli ultimi anni hanno suscitato tante discussioni, critiche,
interesse in ambito sociologico - e, specie, in sociologia economica - quanto
quello di capitale sociale (CS) pionieri del quale sono stati i lavori di Loury
(1977), di Bourdieu (1980), di Flap e de Graaf (1986) e, soprattutto, di
Coleman (1988 e 1990). Nonostante dubbi e attacchi espressi da più parti,
rimane la sensazione che esso colga alcuni aspetti importanti del modo in
cui funziona la società, aspetti che meglio permettono di comprendere le
dinamiche di interazione tra individui - specie, ma non solo, in vista di un
obiettivo di carattere economico. Non a caso, pur negandone la natura di
"capitale" (rifiutando quindi l'analogia con i capitali fisico e finanziario)
Solow in una recente "nota" lo vede quale tentativo di cogliere qualcosa di
"difficile, complicato, ma importante" (1999, 7).
La sua complessità e i molteplici punti di vista con cui è stato affrontato
(Dasgupta e Serageldin, 1999) lo rendono, a tratti, ambiguo e, sempre,
difficile da gestire. Ciò appare purtroppo diretta conseguenza dell'originale
impostazione teorica di Coleman (1990, 300-321), nella quale il concetto
viene utilizzato per identificare le funzioni non di un solo aspetto, ma di
svariate dimensioni e diverse forme dell’organizzazione sociale. Egli
riunisce sotto la medesima etichetta "fenomeni eterogenei, che hanno in
comune il fatto di essere configurazioni di relazioni capaci di aumentare
l’efficienza dell’azione collettiva o individuale" (Bianco e Eve, 1999, 169-
170). Tale caratteristica costituisce la ricchezza dell'idea di CS, ma al tempo
stesso il suo limite, in quanto capace di dar luogo a studi in ambiti molto
diversi, ma anche interpretazioni molto differenziate, quando non
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6 Dimensioni del capitale sociale
contrastanti, alcune delle quali basate su un modello di attore non
coincidente con quello prospettato da Coleman.
Riteniamo, quindi, che un’operazione centrale per un suo corretto utilizzo
sia pensare il CS come un concetto a più livelli analitici, che, insieme,
colgono l'idea che la "società" (i.e., relazioni, norme, modelli di
comportamento, etc.) conta: in economia e non solo. In altri termini, esso
ribadisce la compenetrazione tra la sfera economica e quella sociale;
sottolinea l’importanza di non guardare solo allo stato ed all’economia per
spiegare i fenomeni empiricamente riscontrati, ma di tenere presente anche
il livello della società, di considerare anche la capacità auto-organizzativa
della società (Bagnasco, 1999).
Coleman ha aperto la strada a un concetto che, se usato correttamente, ha
una straordinaria potenzialità. La sua applicazione nella ricerca sociale
richiede però un ulteriore affinamento dello strumento che permetta, in un
primo momento, di analizzare separatamente le parti che lo compongono e,
in seguito, di rimetterle insieme in una struttura complessiva che ne evidenzi
le reciproche relazioni. Il presente lavoro vuole essere un contributo in tale
direzione: il concetto di CS verrà prima separato in dimensioni distinte,
successivamente riprese e legate tra loro tenendo conto del fondamentale
schema "metateorico" proposto da Coleman (1990, 6-23) rispetto al rapporto
tra funzionamento di un sistema sociale e azioni degli attori che lo
compongono.
Per potere analizzare il concetto di capitale sociale (e, in particolare per
poter effettuare la distinzione tra CS individuale e collettivo) non è possibile
prescindere dal modello teorico Coleman (1990), in quanto esso deriva e
trae il proprio significato da quella prospettiva. Il modello di Coleman si
situa all’interno della teoria della scelta razionale nella sua versione
Dimensioni del capitale sociale 7
sociologica. Essa prevede un attore razionale, ma non miope e isolato1. Si
tratta di un individuo che vuole massimizzare i propri benefici, ma che per
farlo tiene conto delle relazioni con gli altri, delle norme e che si muove in
una prospettiva di lungo periodo, di possibili ritorni futuri di investimenti
presenti (Flap, 1999).Tale paradigma è nato in economia e presuppone degli
attori capaci di scegliere, sulla base delle loro preferenze, tra combinazioni
di mezzi alternativi quello che permette loro di massimizzare la loro
funzione di utilità. Occorre notare che si tratta di un modello in cui la
struttura delle preferenze è interamente spiegata in base al principio del self-
interest e nel quale gli attori sono atomizzati. Coleman ritiene però che, per
adottare la teoria della scelta razionale in sociologia, sia necessario
modificarne alcune assunzioni. Prima di tutto i fini degli attori, per quanto
dettati dal self-interest, tengono conto degli elementi della struttura sociale
(relazioni, obbligazioni, norme, etc.); in questo senso si tratta di un attore
individualista, ma non atomizzato (Boudon, 1999, 135), dotato di razionalità
di lungo periodo. In secondo luogo, gli interessi e i fini degli attori possono
stare in relazioni diverse gli uni con gli altri, aggregandosi in modo non
univoco per produrre distinte configurazioni macro, variabili di caso in caso.
In particolare, Coleman (1990, 20-21) identifica, anche se in maniera
dichiaratamente non esaustiva, sei diverse modalità di aggregazione delle
azioni individuali in risultati macro (transizione micro-macro): il caso in cui
l'azione indipendente di un attore "impone" esternalità (positive o negative)
su un secondo attore; lo scambio bilaterale tra due individui; il mercato,
estensione del caso precedente a più attori; le decisioni collettive (o scelta
sociale), strutturate tramite voto o altri meccanismi di espressione di
1 Si potrebbero qui utilizzare le parole di Boudon (1999, 135) che parla di attore
individualista, ma non atomizzato.
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8 Dimensioni del capitale sociale
preferenza da parte degli individui e risultanti nella selezione di
un'alternativa da parte di un gruppo; il caso di azioni interdipendenti in
un'organizzazione formale con lo scopo di realizzare un prodotto;
l'istituzione di un diritto collettivo di esercitare controllo sulle azioni di
determinati attori tramite norme sostenute da sanzionamento.
In sintesi, gli attori di Coleman sono razionali, ma anche interdipendenti.
Essi possiedono risorse distinte e sono interessati in eventi che sono, del
tutto o parzialmente, sotto il controllo altrui; per questo motivo essi
intraprendono scambi di beni materiali ed immateriali che li portano alla
costruzione di relazioni sociali. A tale proposito, Swedberg sostiene: "il
motivo per cui gli individui entrano in contatto (nel modello colemiano) è
che uno ha interesse per qualcosa e l’altro ne ha il controllo" (Swedberg,
1994, 241).
L’attore di Coleman è allora un attore razionale inserito all’interno di una
struttura sociale dove si confronta con l’interazione, le relazioni, le norme e
i valori, cioè gli elementi che la compongono. Date queste premesse viene
introdotto il concetto di capitale sociale: quando gli aspetti della struttura
sociale costituiscono una risorsa produttiva per uno o più attori, essi
possono essere considerati una forma di capitale (un capital asset) per
l'individuo (Coleman 1990 e 1994). Capitale, afferma Coleman (1994,
175), attiene al fatto che si tratta di risorse che rendono possibile la
produzione, ma non vengono consumate nel processo produttivo, e nelle
quali gli individui possono razionalmente investire al fine di conseguire
obiettivi che altrimenti non sarebbero raggiungibili o lo sarebbero solo a
costi troppo elevati. Sociale si riferisce all’azione combinata di più
persone, ad aspetti formali e informali dell’organizzazione sociale che
Dimensioni del capitale sociale 9
vengono stabiliti perlopiù per fini non economici, ma hanno conseguenze
anche economiche (Coleman, 1994, 175).
Dimensioni e livelli del capitale sociale
La definizione di capitale sociale data da Coleman (1990, 305) ("la
funzione identificata dal concetto di 'capitale sociale' si riferisce al valore di
quegli aspetti della struttura sociale che gli attori possono utilizzare quali
risorse per realizzare i propri interessi") ha costituito e costituisce tuttora il
punto di partenza per la maggior parte delle discussioni sull'argomento.
Centrali in essa sono gli attori, con interessi propri, che cercano di
raggiungere, utilizzando le risorse rappresentate da determinati aspetti della
struttura sociale. La definizione è in sé sufficientemente elastica per essere
utilizzata in riferimento a un numero variabile di individui, dal singolo, che
sfrutta il CS a sua disposizione per fini propri, a gruppi di attori più o meno
ampi, al limite un'intera società. Nelle pagine seguenti distinguerò il
capitale sociale in riferimento al numero di individui che lo utilizzano
tramite il termine dimensione, definendolo CS individuale nel caso di un
singolo attore che sfrutta le proprie risorse per fini propri2 e CS collettivo
quando gli attori coinvolti nel suo utilizzo sono in numero maggiore3.
2 Occorre notare che il punto di vista è qui posto sugli utilizzatori più che sugli elementi
che compongono il CS. Nel caso di CS individuale l'utilizzatore è singolo, ma il CS, inquanto risorsa "incorporata nelle relazioni tra persone" (Coleman, 1990, 304)comprende comunque, per definizione, un numero di persone > 1.
3 Si utilizzano le stesse espressioni, capitale sociale "individuale" e "collettivo" giàpresenti in Bianco e Eve (1999). I due autori si riferiscono però a esse come ai livelli diCS, termine che in questa sede viene utilizzato per operare una diversa classificazionedei caratteri del CS. La distinzione tra CS individuale e collettivo è qui caratterizzatacome dimensione del CS.
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10 Dimensioni del capitale sociale
Il momento centrale dell'analisi riguarda fini con cui viene utilizzato il CS
disponibile e sulle scelte compiute per utilizzarlo. Nel caso del singolo
esistono tanto un interesse personale, quanto la possibilità di operare scelte
rispetto alle strategie migliori per raggiungerlo (i.e. su come sfruttare il CS
disponibile). Il caso di un numero di attori maggiore è reso più
problematico dal fatto che non necessariamente il gruppo risultante è
strutturato in modo tale da poter compiere delle scelte quale attore
collettivo. Inoltre, non è detto che i suoi membri condividano gli stessi
interessi e la definizione di un interesse collettivo non può essere data per
scontata. In questo secondo caso occorre quindi effettuare tre precisazioni:
(1) Il CS può apportare benefici sia che venga utilizzato con scopi espliciti
in seguito a un "output decisionale"4 del gruppo, sia che favorisca in modo
spontaneo attività di interesse più o meno generale. In altri termini, il CS
collettivo può essere coscientemente utilizzato, in maniera simile al quello
individuale, ma può anche generare degli effetti spontanei, non
necessariamente nella direzione degli interessi del gruppo o, per lo meno,
di tutti i suoi membri.
(2) Il CS non è indifferente rispetto al fine, di conseguenza di volta in volta
è necessario esaminarne gli effetti rispetto a un obiettivo. Esso può essere
scelto dal gruppo ovvero stabilito dai ricercatori - esterni al gruppo - in
base ai loro interessi scientifici. Non è detto che il fine espresso dai
ricercatori sia congruente con quello espresso dal gruppo, . è però in ogni
caso necessario rendere esplicito l'obiettivo rispetto a cui viene utilizzato o
analizzato il CS, perché esso acquista valore solo rispetto a uno scopo.
4 Con "output decisionale" definisco il risultato di un processo, di qualsiasi genere, che
porti esplicitamente il gruppo a compiere una scelta, prendere una posizione, fissare unobiettivo, etc.
Dimensioni del capitale sociale 11
Gli obiettivi rispetto a cui è stato studiato il CS sono molteplici, tanto per la
dimensione individuale, quanto per quella collettiva. Pur rinunciando a una
pur incompleta enunciazione, riteniamo interessante notare come, rispetto
alla dimensione collettiva, in molti casi l'immagine corrente del CS tenda
ad enfatizzare la sua opera nell'elevare i livelli di coordinamento e di
cooperazione tra gli attori, permettendo così di ottenere dei benefici di
gruppo più elevati in presenza di situazioni caratterizzate da dilemmi
sociali potenziali quali, ad esempio, la produzione di beni pubblici o lo
sfruttamento di risorse comuni. In questa direzione, centrata sugli effetti, si
muovono molte delle più recenti definizioni di CS rispetto alla sua
dimensione collettiva, tra le altre quella Putnam (1995a), Ostrom (1995),
Uphoff (1999), Serageldin e Grootaert (1999). Con riguardo alla
dimensione individuale, nonostante l'abbondanza di articoli teorici e di
ricerche empiriche, la tendenza generale è di mantenere o, comunque, di
rimanere vicini all'originale concetto descritto da Coleman. In entrambi i
casi, rimane comunque centrale l'idea di uno o più attori, con uno scopo da
raggiungere e con delle risorse da utilizzare la cui origine è frutto delle
relazioni tra persone o, in generale, della struttura sociale in cui essi si
muovono.
Un primo momento di allargamento del discorso teorico riguarda il fatto
che anche il CS individuale non è per intero "proprietà privata" dell'attore
di riferimento, ma è comunque parte del contesto sociale circostante: ad
esempio le reti di relazioni costituiscono in senso stretto il CS individuale,
mentre istituzioni, fiducia generalizzata e conoscenze condivise sono
risorse presenti nel gruppo (con carattere di bene pubblico) che possono
essere utilizzate dall'individuo e, in questo senso, fare parte del suo capitale
sociale. Viceversa, le norme interiorizzate dall'individuo (ad ex. reciprocità,
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12 Dimensioni del capitale sociale
obbligo di rispettare i patti, etc.) possono costituire un vincolo alla sua
azione, ma essere vantaggiose per il gruppo nel suo insieme elevando i
livelli di cooperazione e i benefici collettivi5.
Prima di proseguire il discorso sulle relazioni tra CS individuale e
collettivo è necessario introdurre una seconda distinzione, questa volta
relativa alle diverse forme che lo compongono, in altre parole alle
"componenti della struttura sociale" che costituiscono risorse per l'attore o
per gli attori.
A grandi linee, è possibile far rientrare gli elementi che costituiscono i
diversi aspetti del CS in cinque grandi categorie:
1. Relazionale: riguarda l'insieme di rapporti di relazione e di scambio,
variabili per stabilità, valore e contenuto dello scambio, che legano tra di
loro i diversi individui nel contesto di riferimento.
2. Normativa: riguarda l'insieme delle norme di comportamento e dei valori
interiorizzati dagli attori analizzati. Si tratta qui non tanto di regole esplicite
di comportamento, quanto di "valutazioni" interne, positive o negative, che
l'individuo lega a determinati comportamenti o azioni (Ostrom, 1998, 9). Il
processo di internalizzazione di determinate norme inizia probabilmente fin
dai primi stadi della vita e prosegue attraverso i diversi aspetti della vita
sociale, la costruzione di ruoli, l'educazione e i diversi sanzionamenti dei
comportamenti considerati appropriati o meno operati dagli individui con
cui l'attore entra a contatto (Dasgupta, 1999, 338-339). Alcune ricerche
pregne di nuove prospettive nel campo della psicologia evoluzionistica
suggeriscono che gli esseri umani abbiano sviluppato durante i milioni di
anni della loro evoluzione le capacità e gli strumenti per riconoscere e per
apprendere norme sociali quali strumenti per facilitare il superamento dei 5 Vedi, al proposito, Flap (1999) e Snijders (1999).
Dimensioni del capitale sociale 13
problemi derivanti dallo "scambio sociale". Ciò non significa che gli esseri
umani ereditino una o una serie di norme particolari, ciò che viene
trasmesso è solo un'accentuata capacità di individuare e di elaborare norme
in grado di incrementare i benefici a lungo termine in presenza di problemi
di azione collettiva (Cosmides e Tooby, 1992; Ostrom, 1998, 10).
In ogni caso le norme interiorizzate non rappresentano tanto dei comandi
univoci e inflessibili in grado di determinare le azioni degli attori, quanto
una componente della costruzione della percezione individuale di costi e
benefici percepiti relativamente a una determinata azione, componente che
si aggiunge ai costi e ai benefici oggettivi durante il processo di scelta6.
3. Cognitiva: riguarda l'insieme di conoscenze condivise e di informazioni
possedute riguardo i problemi che l'attore o il gruppo di riferimento si
trovano a dover affrontare. In questa categoria sono incluse le euristiche
possedute dai singoli, che permettono di superare problemi nuovi
utilizzando l'esperienza accumulata, e la condivisione di significati comuni
rispetto a determinate istituzioni e comportamenti. Essi permettono di
ridurre l'ambiguità intrinseca in ogni regola, ambiguità causata dall'essere
espressa in linguaggio umano, un sistema di simboli che si presta a carenze
di precisione e quindi, in assenza di significati comuni, a potenziali
interpretazioni alternative (V. Ostrom, 1980).
4. Affidabilità ambientale: riguarda la fiducia generica rispetto ai
comportamenti degli individui presenti in un dato sistema. Un elevato
livello di affidabilità ambientale permette di ridurre l'incertezza riguardo le
6 La costruzione del valore percepito di una determinata azione tramite il confronto tra
valori oggettivi e costi o benefici prodotti dall'azione di norme e di regole è stataformalizzata tramite l'uso di complessi "parametri delta" che vengono di volta in voltasommati o sottratti ai benefici presunti, quali percepiti dall'attore di riferimento(Crawford e Ostrom, 1995).
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14 Dimensioni del capitale sociale
possibili azioni e la volontà di cooperare degli altri membri del gruppo,
diminuendo in questo modo i costi di transazione e incrementando le
possibilità di collaborazione.
5. Istituzionale (comprende istituzioni sia informali sia formali): per
"istituzione" intendiamo, secondo la definizione di North (1990, 384), dei
complessi di "costruzioni informali, di regole formali e di meccanismi che
permettono di sostenerle", che costituiscono così "le regole del gioco
dell'azione umana". Così definite le istituzioni, se efficienti nel loro
funzionamento, sono in grado contemporaneamente di ridurre l'incertezza
del comportamento degli attori e di incentivarli verso livelli maggiori di
coordinamento e di cooperazione. Esse rappresentano una delle forze
principali in grado di influenzare il comportamento umano e; non a caso la
determinazione di sistemi di regole, da parte dei partecipanti o di
un'autorità esterna, costituisce una delle strade principali di risoluzione di
problemi di azione collettiva7.
E' possibile tracciare una distinzione tra le prime tre e le ultime due
categorie presentate. Relazioni, norme interiorizzate e conoscenze
rappresentano elementi di capitale sociale "vicini" all'individuo, nel senso
che varieranno almeno in parte al variare dell'individuo di riferimento. Al
contrario, affidabilità ambientale e istituzioni comprendono e esplicano la
loro azione su un numero maggiore di attori. Inoltre, e la distinzione è
fondamentale, gli elementi componenti questo secondo gruppo presentano
forti caratteri di bene pubblico per tutto il gruppo di riferimento. Ad
esempio, una regola R che proibisca (e sanzioni negativamente) un'azione
7 Particolare attenzione alla creazione di istituzioni quale soluzione a problemi di azione
collettiva è stata dedicata nello studio delle risorse comuni (common-pool resources).Vedi Ostrom, 1990 e 1999, Ostrom-Gardner-Walker, 1994.
Dimensioni del capitale sociale 15
A, che offre un beneficio a all'individuo I1 appartenente al gruppo G, ma
presenta esternalità negative per gli altri membri (I2, I3, …, In) del
medesimo gruppo, costituisce un bene per tutti i membri di G,
indipendentemente dal fatto che si impegnino o meno nel sostenerla e,
quindi, nel sanzionare gli eventuali trasgressori. Ammettendo che R
rappresenti un deterrente efficace rispetto ad A e che I1 decida di
conseguenza di astenersi dal compierla, essa non verrà compiuta e
l'esternalità negativa non occorrerà; tutti i membri di G godranno quindi del
beneficio prodotto (la mancata produzione dell'esternalità negativa
connessa con A) a prescindere dal fatto che abbiano contribuito al sostegno
di R (cioè a sanzionare i trasgressori). In altri termini, non è possibile
escludere dal godimento di R ogni individuo Ik (con k <= n) che non si
impegni a sostenerla. Poiché la R costituisce un bene non escludibile per
tutti i membri di G e il suo impiego non ne causa l'indebolimento (in altre
parole il consumo) - anzi è probabile che tanto più essa verrà applicata con
successo tanto più si rafforzerà nella percezione di I1, … , In - essa
costituisce un bene pubblico per i membri di G. Di conseguenza, come
mostrato nella classica trattazione di Olson (1986 [1965]), ogni individuo
Ik, che non può essere escluso dal godimento del beneficio causato da R,
avrà interesse a sfruttarne i vantaggi senza pagarne i costi (sanzionamento
dei trasgressori), con la conseguenza che il bene pubblico "regola R"
tenderà a non essere fornito (non viene stabilita alcuna R) o a essere fornito
in maniera inadeguata (R viene stabilita, ma non fatta rispettare
sufficientemente da costituire un incentivo adeguato per evitare A). Per
ovviare al problema, è' possibile pensare a una regola R' che imponga ai
membri di G di sanzionare ogni Ik, che non si impegni a sanzionare coloro
che compiono A. Anche R' avrà però valore di bene pubblico per il gruppo
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16 Dimensioni del capitale sociale
G e, quindi, anche la sua fornitura rappresenterà un problema di azione
collettiva analogo al precedente, non costituendo quindi una soluzione
efficace al problema originario. In sintesi, la creazione e il mantenimento di
istituzioni rappresenta un problema di azione collettiva da affrontare e
superare per i membri di G prima che esse possano produrre i loro effetti.
E' possibile condurre un'argomentazione simile anche per l'affidabilità
ambientale, la quale presenta valore di bene pubblico per il gruppo di
riferimento e la cui fornitura costituisce altresì un problema di azione
collettiva. Di conseguenza definiamo la distinzione tra capitale sociale di
primo livello (CS1) e capitale sociale di secondo livello (CS2) in base al
fatto che la sua produzione e il suo mantenimento rispettivamente non
presentino e presentino un problema di azione collettiva.
Posta tale distinzione, è plausibile che spinte verso la risoluzione dei
problemi caratterizzanti produzione e mantenimento del CS2 possano
essere trovate entro le categorie incluse nel CS1. Esse svolgono infatti una
funzione rilevante nel ridurre i costi di transazione relativi ai processi di
creazione e di mantenimento di istituzioni, nonché nell'incrementare i
livelli di fiducia nel gruppo. Ad esempio, relazioni stabili, molteplici (i.e.
con contenuti diversi) e dirette nonché la condivisione di credenze, valori e
preferenze sono state presentate quale "risorsa transazionale" in grado di far
fronte ai costi di ricerca di contrattazione e di successivo mantenimento8
rispetto ad accordi tra attori in vista della risoluzione di una questione
comune implicante uno o più problemi di azione collettiva (Taylor e
Singleton, 1993).
8 Rispettivamente, search, bargaining e monitoring and enforcement costs (Taylor e
Singleton, 1993).
Dimensioni del capitale sociale 17
Il CS1 svolge quindi un ruolo centrale di sostegno rispetto al CS2, nello
stesso tempo però quest'ultimo è in grado di ridurre l'incertezza delle azioni
degli attori che lo condividono e di creare incentivi verso azioni
cooperative, rendendo così più vantaggioso l'investimento in relazioni e
incrementando l'ampiezza e la solidità dei significati condivisi all'interno
del gruppo. Nella migliore delle ipotesi, si crea quindi un circolo virtuoso
che tende a rafforzare entrambi i livelli di CS9; qualora, però, uno dei
fattori inclusi nella catena presentasse i primi segni di debolezza, seguendo
lo stesso meccanismo essi verrebbero trasmessi anche agli altri elementi del
ciclo, causando così una pericolosa valanga di effetti negativi.
L'azione reciproca dei due livelli di CS appare rilevante soprattutto rispetto
alla sua dimensione collettiva, specie in quei casi in cui l'obiettivo può
essere raggiunto attraverso livelli più elevati di coordinamento e di
cooperazione. Gli elementi che compongono il CS1 contribuiscono
direttamente all'azione collettiva nel sistema e indirettamente attraverso
l'azione positiva svolta sul CS2 che, a sua volta, attraverso la sua opera di
incentivo sulle azioni degli attori coinvolti nel sistema, rappresenta uno
stimolo per il raggiungimento di più elevati benefici comuni (linee a, b e c
della figura 1).
In termini di analisi dell'azione collettiva, l'effetto congiunto dei due livelli
del CS costituisce quindi una "risorsa" per gli attori coinvolti in un
dilemma sociale10, ciascuno dei quali potrà, grazie a essa, aspettarsi
9 Da notare che un embrione della distinzione tra i due livelli di CS è già presente in
Krishna (1999). L'autore distingue infatti tra CS "relazionale" e "istituzionale" eafferma che "ciascuna delle forme di capitale sociale necessita di essere integrata(complemented) dall'altra" (Krishna, 1999, 79).
10 Un esempio classico di dilemma sociale analizzato nella letteratura è rappresentatodalla "Tragedia dei commons" di Hardin (1968), successivamente formalizzatoattraverso il dilemma del prigioniero (Dawes, 1973; Ostrom, 1990). Un caso "più
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ragionevolmente atteggiamenti cooperativi da parte degli altri. Agendo di
conseguenza, cooperando cioè in previsione di un comportamento
cooperativo degli altri, potranno essere raggiunti risultati collettivamente (e
spesso anche individualmente) migliori e il dilemma originario potrà quindi
essere superato.
Figura 1: i due livelli di capitale sociale e i loro effetti sulle prestazioni del
sistema
Nella figura 1 le
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dei vantaggi per i partecipanti.
dai consorzi per l'esportazione della questo caso, lo strumento del gioco
Dimensioni del capitale sociale 19
Il primo, costituito nella figura dai tratti a e d, riguarda strettamente i due
livelli di capitale sociale che tendono a rafforzarsi tra loro; il secondo è
costituito da a, c e b', cioè dal più generale effetto congiunto del capitale
sociale e dell'incremento dell'azione collettiva.
Per meglio esemplificare lo schema proposto, può essere utile considerare
una ricerca compiuta recentemente su alcuni consorzi per l'irrigazione in
Valle d'Aosta (Bravo, 2000, 57-110). Il problema consiste qui nella
suddivisione di una risorsa scarsa - l'acqua - soprattutto durante estate e
nella distribuzione dei costi, monetari o in lavoro, per la manutenzione
delle infrastrutture irrigue tra i membri dei consorzi11. Il CS1 è costituito da
caratteri relazionali e culturali che "legano" tra loro i partecipanti,
costituendo la base per un'interpretazione comune della situazione e
offrendo possibilità di sanzionamento negativo informale per azioni non
cooperative. Il CS2 è invece formato dalle istituzioni endogene, formali e
informali, deputate alla gestione dei consorzi. Presi singolarmente il CS1 e
il CS2 non rappresentano una spiegazione forte delle prestazioni (misurate
in base alla disponibilità di acqua per le colture, al rispetto delle regole
interne e ai livelli di manutenzione delle infrastrutture) dei consorzi.
Studiando l'interazione tra i due livelli del CS è stato invece possibile
raggiungere una comprensione migliore del funzionamento dei sistemi,
grazie anche alla chiave di analisi costituita dall'azione delle regole
informali di comportamento. In questo caso le sanzioni sono più sul piano
sociale che su quello monetario e il monitoraggio è effettuato
reciprocamente tra tutti i partecipanti. E' stato osservato come le istituzioni
11 Lo studio dei sistemi di irrigazione e dei problemi di azione collettiva derivanti dalla
loro utilizzazione costituisce uno dei campi più sviluppati nell'ambito dell'analisi dirisorse comuni (common-pool resources). Vedi, ad esempio: Lam, 1998; Ostrom,1990; Tang, 1992.
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20 Dimensioni del capitale sociale
formali e informali (i.e. il CS2), pur svolgendo un effetto importante sulle
prestazioni del sistema, riescano a funzionare al meglio solo in presenza di
un adeguato CS1 e come l'effetto congiunto CS1 + CS2 + prestazioni del
sistema possa costituire una struttura in grado di mantenersi nel tempo e, in
qualche caso, di adattarsi ai cambiamenti dell'ambiente esterno (la
trasformazione da un'economia essenzialmente agricola a una centrata su
industria e terziario).
La distinzione tra dimensioni e livelli può quindi aiutare a "mettere ordine"
in un concetto importante come il CS, ma, fin da Coleman, vago e aperto a
diverse interpretazioni. Occorre però analizzare più in profondità il loro
rapporto e situarli in uno schema di interazioni micro-macro.
Dimensioni e livelli nel rapporto micro-macro
Dimensioni e livelli del capitale sociale rappresentano categorie di analisi
che possono rivelarsi utili per meglio delimitare un concetto vasto e per
molti versi sfuggente, ma il cui valore aggiunto potrebbe apparire limitato
se non fosse possibile descrivere un modello complessivo capace di
integrarle.
Nel descrivere un determinato sistema sociale è possibile distinguere un
livello macro - "la struttura del gioco" - da uno micro - "i giocatori". Questi
ultimi "contains within themselves some principle of action", mentre il
gioco "comprises the structures which sets in motion these actions and
combines them to produce behavior of the system" (Coleman, 1990, 11).
Coleman identifica così uno schema a tre componenti: gli elementi della
struttura sociale producono incentivi all'azione individuale (transizione
macro - micro); gli attori in base al proprio principio di azione (razionale e
Dimensioni del capitale sociale 21
massimizzatore di utilità) e agli incentivi prodotti dal livello macro
decidono quali azioni compiere (livello micro); il combinarsi, secondo
modelli variabili, delle azioni degli attori considerati producono infine delle
conseguenze sulla struttura sociale di partenza (transizione micro-macro).
L'intero schema offre quindi una chiave interpretativa (una "metateoria" nei
termini dell'autore) a tre componenti sul funzionamento di un determinato
sistema sociale e su come esso sia influenzato dalle azioni degli attori che
ne fanno parte (Coleman, 1990, 6-23).
Il capitale sociale può essere esaminato in quest'ottica nelle sue dimensioni
sia individuale sia collettiva. Dal primo punto di vista, esso rappresenta
l'insieme di vincoli e risorse (macro) di cui l'attore dovrà tener conto nel
scegliere la propria condotta in vista della realizzazione di un fine
personale (macro ! micro); le scelte compiute (micro ! micro) andranno
poi a influenzare in maniera più o meno sensibile il CS originario (micro !
macro). Anche dal punto di vista della dimensione collettiva lo schema non
cambia, l'analisi sarà però centrata non tanto sull'effettivo raggiungimento
degli obiettivi dei singoli attori componenti il gruppo, quanto sui loro
effetti aggregati rispetto al fine (esplicito o meno) collettivo individuato12.
Riprendendo il già proposto esempio dei consorzi irrigui valdostani, il
livello macro è dato dalle caratteristiche sociali e istituzionali della
comunità degli agricoltori riuniti in consorzio, che, si è ipotizzato, influenzi
(insieme ad altri fattori, ad esempio di ordine fisico)le loro azioni (macro
! micro), costituite dalle modalità di prelievo dell'acqua dai canali
collettivi (micro ! micro), l'effetto aggregato delle quali determinerà le
12 In altri termini, il punto di vista adottato è ora macro ! macro. L'analisi è però
condotta attraverso lo studio degli effetti aggregati di n cicli macro ! micro ! macro,dove n è il numero di attori componenti il gruppo di riferimento.
\
22 Dimensioni del capitale sociale
prestazioni del sistema (obiettivo dell'analisi e, presumibilmente, anche dei
consorzi intesi quale attore collettivo) e influenzerà il rinnovarsi - o il
trasformarsi - del capitale sociale originario (micro ! macro).
Data la definizione dei punti di vista macro e micro, gran parte del CS in
quanto sociale non può che essere collocato nel primo ambito, cioè
assumere un carattere essenzialmente sovra-individuale. In effetti, esso fa
parte di quelle "regole del gioco" che influenzano, tramite la creazione di
opportunità e di vincoli le scelte e le azioni dei giocatori. In questo senso la
distinzione tra micro e macro non coincide strettamente con quella tra le
dimensioni né tra i livelli del CS, anche se è indubbio che il CS collettivo
non può che essere riferito al livello macro. Viceversa, almeno una parte
del CS individuale si modifica al variare dell'individuo di riferimento (in
altri termini, è "di sua proprietà"): cambia, cioè, con l'attore e dipende dalla
sua posizione nel gruppo e dalle sue azioni passate, assumendo così
caratteri prevalentemente micro. Parte del CS individuale rimane invece
costante al cambiare dell'attore di riferimento, almeno fintanto che si
rimane all'interno dello stesso gruppo13, ed è quindi più vicina al punto di
vista macro dell'analisi.
Come mostra la tavola 1, le categorie relazionale, normativa e cognitiva
sono dipendenti dall'individuo di riferimento, mentre l'affidabilità
ambientale e le istituzioni variano piuttosto al variare del gruppo e tendono
a essere simili per tutti gli attori al suo interno. Le reti costruite da ciascun
individuo sono in parte "ereditate" dalla famiglia di origine e in parte
13 Naturalmente si tratta qui di un'astrazione teorica, in pratica è estremamente
improbabile che i confini del CS utilizzabile per qualsivoglia obiettivo sianoesattamente congruenti con quelli del gruppo. Inoltre tanto i primi che i secondi sono,nella maggior parte dei casi, estremamente difficili se non impossibili da tracciare e daanalizzare.
Dimensioni del capitale sociale 23
acquisite volontariamente (un investimento cosciente in CS sotto la forma
di relazioni) o involontariamente (come sottoprodotto di azioni con fini
diversi), di conseguenza esse varieranno a seconda della "storia"
individuale e non coincideranno mai perfettamente nemmeno nei gruppi
più ristretti. Ad esempio, marito e moglie sposati da lungo tempo
condivideranno verosimilmente i parenti e la maggior parte degli amici, è
però probabile che le loro conoscenze passate, i loro colleghi di lavoro e/o,
eventualmente, i compagni dei loro hobbies preferiti siano diversi e, quindi,
il loro CS relazionale sarà almeno in parte diverso14. Analoghe
considerazioni possono essere effettuate per le categorie normativa e
cognitiva, mai esattamente coincidenti al variare dell'individuo di
riferimento (a meno di negare ogni capacità individuale di valutazione e
scelta e considerare gli attori come puri recettori di valori e conoscenze
sociali e uniformemente diffuse).
Considerazioni diverse possono essere fatte per l'affidabilità ambientale e
per le istituzioni che tendono a rimanere invariate all'interno del gruppo di
riferimento, cioè a essere uguali per tutti gli individui che lo compongono.
Riprendendo l'esempio dei consorzi irrigui valdostani, la regola che in
alcuni di essi stabilisce un prelievo di acqua dal canale comune
proporzionale alla superficie dei campi posseduti15 si applica a tutti i loro
membri e, quando operante, incentiva tutti i membri a utilizzare la giusta
quantità di acqua evitando sprechi e prevedendo sanzioni per i trasgressori.
14 Si potrebbe obiettare che il marito potrebbe usare per i suoi fini il CS della moglie e
viceversa, da notare però che in questo caso il CS considerato non è più strettamenteindividuale, ma piuttosto "famigliare", cioè CS collettivo il cui gruppo di riferimento èla famiglia analizzata.
15 Tale regola rappresenta CS in quanto permette di organizzare l'azione collettivafavorendo l'adeguatezza dell'acqua ai fabbisogni dei coltivi e innalzando diconseguenza i benefici comuni.
\
24 Dimensioni del capitale sociale
Analogamente, nell'esempio proposto da Coleman (1990, 306-307 -
originariamente tratto da Geertz, 1962) riguardo le associazioni di credito a
rotazione diffuse nel Sud-Est asiatico, dove ciascun membro fornisce ogni
mese a una cassa comune un piccolo ammontare di denaro che viene, a
rotazione, messo a disposizione di uno dei partecipanti per investimenti o
acquisti personali, viene mostrato come il meccanismo descritto possa
funzionare solo in presenza di elevati livelli di affidabilità ambientale
(trustworthiness of the social environement) che permettano a ciascuno
degli individui coinvolti di aspettarsi ragionevolmente che, raggiunto il
proprio turno, potrà beneficiare del capitale accumulato grazie al contributo
di tutti gli atri partecipanti. Dal nostro punto di vista ciò che è rilevante è
che l'affidabilità ambientale presente in ciascuna delle associazioni è
analoga e agisce in maniera simile su tutti i suoi membri, non variando al
variare dell'individuo di riferimento (vedi tavola 1).
Non è sorprendente che la distinzione tra categorie di CS variabili al mutare
dell'individuo di riferimento e categorie variabili solo al mutare del gruppo
coincida con quella proposta tra i due livelli di CS, in quanto analogamente
a quest'ultima anch'essa si basa, in ultima analisi, sul concetto di azione
collettiva. Mentre il singolo può decidere di "investire" in nuove relazioni o
scegliere di rompere alcune delle relazioni esistenti, operare per reperire
conoscenze e informazioni e, entro limiti più ristretti, cambiare le proprie
norme di riferimento (in questo caso in maniera per lo più non cosciente),
istituzioni e affidabilità ambientale sono infatti in qualche modo per lui
"date". Per cambiare, ad esempio, una regola come quella che stabilisce i
turni di irrigazione egli deve coinvolgere gli altri membri del gruppo in un
processo di individuazione delle alternative realizzabili e di successiva
contrattazione su quale tra esse effettivamente impiegare, in sintesi iniziare
Dimensioni del capitale sociale 25
un processo di azione collettiva con l'obiettivo di un mutamento
istituzionale. Ma proprio il fatto di essere o meno il frutto di un processo di
azione collettiva costituisce il nucleo della nostra distinzione tra i due
livelli di capitale sociale.
Tavola 1: dimensioni e livelli del capitale socialeDIMENSIONECAPITALE
SOCIALE Individuale CollettivoRelazionale: rete personale direlazioni
Relazionale: densità e tipi direlazioni esistenti nel gruppo
Normativo: norme interiorizzate dicomportamento
Normativo: distribuzione dellenorme di comportamento nelgruppo
Primo
Cognitivo: parte reperibile delleconoscenze condivise
Cognitivo: conoscenze condivise
Affidabilità ambientale (nel gruppodi riferimento)
Affidabilità ambientale (nel gruppodi riferimento)
LIV
EL
LO
Secondo Istituzioni (esistenti nel gruppo diriferimento)
Istituzioni (esistenti nel gruppo diriferimento)
Rispetto all'interazione tra dimensioni e livelli del CS è possibile operare la
seguente formalizzazione:
Dato un individuo Ii membro di un gruppo G, il capitale sociale di primo
livello da lui posseduto (CS1i) sarà quindi quella parte del capitale sociale
di primo livello del gruppo (CS1G) da lui utilizzabile direttamente con
riferimento a un obiettivo qualsivoglia. Al variare dell'individuo di
riferimento I1, …, In si ha:
CS11 ≠ CS12 ≠ … ≠ CS1n ; dove (CS11 ; CS12 ; … ; CS1n) ∈ CS1G;
dove, come mostrato in precedenza, il CS1 è diverso per ogni I membro di
G. Al contrario, in riferimento al capitale sociale di secondo livello:
CS21 = CS22 = … = CS2n = CS2G
\
26 Dimensioni del capitale sociale
Il capitale sociale totale a disposizione dell'individuo Ii, membro del gruppo
G, è quindi:
CSi = CS1i + CS2i = CS1i + CS2G
Il capitale sociale posseduto dal gruppo G (in altre parole, il CS di
dimensione collettiva riferito a G) i cui membri sono I1, I2, …, In, è invece:
CSG = CS1G + CS2G = (CS11 ∪ CS12 ∪ … ∪ CS1n) + CS2G ;
in quanto il CS1G è dato dall'unione del CS1 di tutti gli individui
componenti il gruppo16.
In altri termini, l'individuo è in grado di utilizzare solo una parte del CS del
gruppo di appartenenza, mentre il gruppo ha a disposizione almeno
potenzialmente - nella maggior parte dei casi non sarà, di fatto, in grado di
mobilitarlo interamente - l'intero CS posseduto dai suoi membri.
Riferendosi all'incrocio tra dimensioni e livelli riportato nella tavola 1,
l'unico CS che è possibile considerare realmente micro, nel senso non è mai
del tutto coincidente al variare dell'individuo di riferimento, si pone al
primo livello e con dimensione individuale (quadrante in alto a sinistra
nella tavola). Tutti gli altri quadranti della tavola includono categorie di CS
che incentivano in maniera analoga le azioni di tutti i membri del gruppo di
riferimento e, in questo senso, costituiscono il punto di vista macro
dell'analisi. Da notare che, poiché CS2G = CS1i dove 1<= i >= n, quando si
analizza il CS2 cade la distinzione tra dimensione individuale e collettiva,
come mostrato dalla tavola 2 dove sono stati raggruppati i due quadranti
corrispondenti al secondo livello. Il punto di vista macro include quindi il
capitale sociale di secondo livello e la dimensione collettiva di quello di
16 Attenzione, non dalla loro somma, in quanto con ogni probabilità esiste
sovrapposizione almeno parziale tra i CS1 individuali degli attori membri delmedesimo gruppo.
Dimensioni del capitale sociale 27
primo livello; il punto di vista micro comprende invece il solo capitale
sociale di primo livello di dimensione individuale.
Tavola 2: dimensioni e livelli del capitale sociale nel rapporto micro-
macroDIMENSIONECAPITALE
SOCIALE Individuale Collettivo
Primo- Relazionale- Normativo MICRO- Cognitivo
- Relazionale- Normativo MACRO- Cognitivo
LIV
ELLO
Secondo- Affidabilità ambientale
MACRO- Istituzioni
Forme di capitale sociale
Coleman (1990) distingue diverse forme di capitale sociale in quanto
elementi differenti della strutturale sociale, come le reti, le norme, le
obbligazioni possono servire a raggiungere un determinato fine, in una
determinata situazione e non in un’altra, e quindi rappresentare una forma
di capitale sociale. Egli nel suo elenco non pretende volutamente di essere
esaustivo, in quanto "qualsiasi elemento della struttura sociale" può essere
una forma di capitale sociale a seconda dell’obiettivo che si vuole
raggiungere. Egli esamina: "le caratteristiche delle relazioni sociali che
possono costituire risorse di capitale utili per gli individui" (Coleman,
1990, 306).
Possiamo distinguere tra le forme di capitale sociale:
- "Obligations and Expectations". Essa deriva dalle relazioni fiduciarie che
un individuo possiede. “Se A fa qualcosa per B e si fida che B ricambierà
\
28 Dimensioni del capitale sociale
in futuro, questo fatto stabilisce un’aspettativa per A e un’obbligazione da
parte di B a mantenere la fiducia” (Coleman, 1990, 306). Questa
obbligazione può essere concepita come una credit slip posseduto da A,
che deve essere riscattato da qualche performance di B.
Coleman precisa, inoltre che: “Due elementi sono critici in questa forma di
capitale sociale: il livello di affidabilità dell’ambiente sociale, che significa
che le obbligazioni saranno rispettate e l’attuale estensione delle
obbligazioni sospese ”(Coleman, 1990, 306). La struttura sociale differisce
in entrambe queste dimensioni, e gli attori dentro una particolare struttura
differiscono nella seconda. Riprenderemo questo punto più avanti perché ci
permette di fare importanti considerazioni sui due livelli del capitale
sociale.
-"Norms and Effectives Sanctions". In una prospettiva di teoria della scelta
razionale Coleman intende per norme: aspettative circa l’azione, propria o
altrui o di entrambi, che esprimono quali azioni sono giuste e quali sono
sbagliate (Coleman, 1987 (a), 135). Esse sono delle entità sovra individuali
che influiscono sul calcolo costi e benefici degli attori in quanto rendono la
defezione più costosa per l’attore. Quando sono effettive, cioè quando
effettivamente guidano l’interazione, esse permettono di ottenere un
risultato efficiente a livello sociale, in quanto l’individuo nell’azione non è
guidato solo dal proprio interesse. In questo caso le norme sociali
permettono di raggiungere dei fini altrimenti non raggiungibili, come la
produzione del bene pubblico, sono cioè forme di capitale sociale.
-"Information Potential". E’ il potenziale informativo che può derivare da
diversi tipi di relazioni sociali: fiduciarie, di autorità, etc. A questo riguardo
occorre ricordare la teoria di Granovetter a proposito della forza dei legami
deboli: l’informazione è un bene costoso.
Dimensioni del capitale sociale 29
-"Authority Relations". Se un attore A ha trasferito il controllo di certe
azioni a un altro attore, B, allora B ha a sua disposizione capitale sociale
nella forma di diritti di controllo. Relazioni di autorità condivise rendono
disponibili risorse per il raggiungimento di scopi che singolarmente gli
individui non potrebbero raggiungere.
-"Appropriable Social Organization" e "Intentional Organization". La
prima si riferisce ad organizzazioni nate per un fine che possono essere
utilizzate per altri obbiettivi ed in questo senso costituiscono un capitale
sociale disponibile per l`uso; nel secondo caso si tratta di capitale sociale
frutto di investimenti intenzionali.
Ciascuna delle categorie presentate nel paragrafo precedente può
comprendere al suo interno alcune forme di capitale sociale. La forma
norms and effective sanctions, ad esempio, rientra nella categoria
normativa; information potential in quella cognitiva, obbligations and
expectations, authorithy relations, appropriable social organizations e
intentional organizations fanno parte della categoria relazionale, in quanto
si riferiscono a particolari tipi di relazioni sociali. Occorre precisare che
appropriable social organizations e intentional organizations fanno
riferimento a relazioni sociali più strutturate delle precedenti forme ed in
qualche modo si avvicinano alla categoria istituzionale.
\
30 Dimensioni del capitale sociale
Forme di capitale sociale nel rapporto micro-macro.
La connessione macro-micro-micro-macro del modello di Coleman può
essere applicata alle singole forme di capitale sociale e ci permette di fare
un ulteriore passo in avanti nel collegare i due livelli del capitale sociale.
Rispetto alla forma obligations and expectations Coleman afferma che:
“Due elementi sono critici in questa forma di capitale sociale: il livello di
affidabilità dell’ambiente sociale, che significa che le obbligazioni saranno
rispettate e l’attuale estensione delle obbligazioni in sospeso”
(Coleman,1990, 306). Egli sostiene che la struttura sociale differisce in
entrambe queste dimensioni, e che gli attori dentro una particolare struttura
differiscono nella seconda.
Questo significa che ogni struttura sociale presenta un certo livello di
affidabilità ed un certa estensione di obbligazioni in sospeso, che è
l’insieme delle obbligazioni in sospeso di ogni individuo che fa parte di
quella struttura, mentre attori dentro la medesima struttura agiscono in
presenza dello stesso livello di affidabilità, ma possiedono ognuno
un’estensione diversa di obbligazioni in sospeso.
Il fatto che in una determinata comunità vi sia un alto livello di affidabilità
presente sul territorio, o meglio essere inseriti in una comunità basata su un
fondato confidare reciproco (confidare comporta un'evidenza maggiore di
fidarsi17), cioè su un’elevata affidabilità ambientale, implica che il rischio
che le obbligazioni non saranno restituite è molto basso. L'esistenza del
17 Per la distinzione tra fiducia e confidare si veda Gambetta (1989), in particolare saggi
di Luhmann e Hart e Dunn.
Dimensioni del capitale sociale 31
confidare è, quindi, un capitale sociale a disposizione delle persone inserite
in quella struttura sociale. Si tratta in particolare di capitale sociale di
secondo livello. Il fidarsi è, invece, una azione intrapresa dall'attore, che
costituisce per lui capitale sociale in quanto, ad esempio, riduce
drasticamente i costi di transazione ed i costi di monitoraggio.
E’ importante, inoltre, notare che attori diversi inseriti nella medesima
struttura sociale, e quindi in presenza del medesimo livello di “confidare”,
possono decidere di costruirsi e possono possedere un diverso numero di
crediti di obbligazioni.
Un esempio di sfruttamento di questa forma di capitale sociale può essere
fatto riguardo alle forme di lavoro semiautonome, come i Collaboratori
Coordinati e Continuativi. Per essi si pone spesso il problema della
discontinuità lavorativa. Questi, infatti, rispetto ai liberi professionisti,
spesso possiedono un minor grado di specializzazione professionale ed una
minore estensione del proprio network di clientela e di relazioni (Reyneri,
1998). Tali caratteristiche li espongono ai cicli economici negativi del
mercato. La ricerca (Ires Lombardia, 1999, Luciano, 1989) mostra, però,
che se i lavoratori semiautonomi sono riusciti a costruire una comunità
professionale informale riescono a superare il problema del rischio
lavorativo. Infatti, nelle comunità professionali informali si sviluppa un
meccanismo di scambio di commesse che permette di regolarizzare il flusso
del lavoro. Il lavoratore invece di rinunciare ad una commessa che in quel
momento non ha tempo di svolgere, la propone ad un collega. Tale
comportamento è apparentemente non razionale, in quanto il collega è un
potenziale concorrente. In realtà, il lavoratore in questo modo si costruisce
una credit slip poiché confida nel fatto che in un momento di poco lavoro il
suo collega gli passi un’altra commessa, cioè gli restituisca la sua credit
\
32 Dimensioni del capitale sociale
slip. Occorre notare che questo meccanismo funziona solo però in presenza
di un’elevata affidabilità ambientale. In tale situazione saranno
avvantaggiati i soggetti che hanno investito di più in capitale sociale,
perché avranno a disposizione un numero maggiore di credit slips.
Il rischio di discontinuità lavorativa varia quindi in funzione di:
- il livello di affidabilità ambientale;
- il numero di obbligazioni che il singolo possiede e che può utilizzare.
Alla luce del concetto di capitale sociale, quindi, diventa razionale per un
attore razionale orientato egoisticamente creare obbligazioni e relazioni
fiduciarie. Coleman precisa che anche un attore razionale ha interesse nel
creare intenzionalmente delle obbligazioni, poiché ritiene che i benefici
(futuri) attesi dalle sue obbligazioni in sospeso (reciprocazione
dell’obbligazione) siano maggiori dei costi (presenti) di costruzione
dell’obbligazione. Anzi in determinati casi può essere razionale rifiutarsi di
accettare un favore, in modo da non avere un’obbligazione da restituire
(Coleman, 1990).
La relazione tra il capitale sociale collettivo e individuale è duplice. Da una
parte il livello di affidabilità ambientale, il confidare di quella società,
permette il funzionamento del meccanismo di reciprocità generalizzata e
rende conveniente per i singoli investire in credit slips, influendo sul
numero di obbligazioni che ogni individuo si costruisce. Esso, infatti,
definisce l’aspettativa collettiva che le obbligazioni saranno restituite. A
sua volta, però, il numero complessivo delle obbligazioni dei singoli,
appartenenti ad una data struttura sociale, incide sull’aspettativa che le
obbligazioni vengano riparate.
Dimensioni del capitale sociale 33
Rispetto alla decisione individuale di investire o meno in CS nella forma di
obligations, la relazione macro-micro-micro-macro può essere
sinteticamente descritta nei seguenti termini (vedi figura 2):
1) Il primo passaggio (macro ! micro) mostra che il livello di affidabilità
ambientale (CS2), composto dalla probabilità oggettiva che le obbligazioni
vengano restituite e dal numero totale delle obbligazioni in sospeso di una
data struttura sociale, influenza la credenza individuale degli individui
inseriti in quella struttura sulla probabilità che l’obbligazione venga
reciprocata.
2) Tale credenza condiziona, nel secondo passaggio (micro ! micro), il
calcolo individuale costo benefici. La costruzione dell’obbligazione
dipende dal fatto che l’individuo ritenga che i benefici attesi siano
maggiori dei costi attuali. Il valore del beneficio atteso dipende dalla
probabilità che l’obbligazione venga reciprocata. Quindi, se tale probabilità
aumenta, i benefici attesi aumentano e con essi aumenta l’estensione delle
obbligazioni che l’individuo decide di costruirsi (CS1). Ogni individuo
dentro la stessa struttura deciderà di costruirsi un differente numero di
obbligazioni in relazione a quella ritiene che ne sia l’utilità.
3) Il livello di estensione di obbligazioni che ogni singolo decide di
costruirsi influenza, a sua volta, la dimensione collettiva: sia la probabilità
oggettiva di reciprocazione, sia l’estensione totale delle obbligazioni in
sospeso (CS2).
Dalla figura 2 si nota come sia possibile che si creino circoli virtuosi o
viziosi. Da una parte l’individuo può sfruttare per i propri fini parte del
capitale sociale collettivo, per esempio la propensione alla reciprocazione,
e dall’altra il suo investimento in capitale sociale individuale crea delle
esternalità e produce del capitale sociale collettivo che ha carattere di bene
\
34 Dimensioni del capitale sociale
pubblico; infatti, il circolo virtuoso che ogni singolo contribuisce ad
alimentare crea capitale relazionale di cui si possono appropriare anche gli
altri.
Tale meccanismo mostra anche, però, che individui che si trovano in
presenza di un basso livello di affidabilità ambientale saranno scoraggiati a
costruirsi obbligazioni, poiché esse rischiano di non essere reciprocate. Se
più individui si accordassero potrebbero però modificare il livello di
affidabilità ambientale. In pratica, il singolo può incidere sulla dimensione
collettiva del capitale sociale, ma ciò pone dei problemi di azione
collettiva. Esiste probabilmente una soglia critica oltre la quale i circoli
viziosi si possono trasformare in virtuosi (e viceversa).
Non bisogna, comunque, trascurare il fatto che occorre considerare il
capitale sociale ponendolo in relazione ad altri elementi economici e
istituzionali di quella data struttura sociale.
Ragionare su questa forma di capitale sociale mostra, inoltre, che un
individuo può essere inserito, anche senza volerlo, in un sistema di
reciproche obbligazioni che non gli permette di agire come vorrebbe. In
una comunità ad alta affidabilità ambientale il singolo potrebbe essere
quasi obbligato ad accettare dei favori e, quindi, a trovarsi in debito con
obbligazioni da restituire, che lo spingono ad agire in modo non
necessariamente congruente con le proprie preferenze.
Dimensioni del capitale sociale 35
Figura 2: dimensioni e livelli del capitale sociale nella forma obligations
and expectations.
CS2/Dim. collettiva
Grado di affidabilitàambientale
-Probabilità oggettiva che le obbligazioni venganorestituite-Estensione complessiva delle obbligazioni in sospeso
-Variazione probabilitàoggettiva che le obbligazionivengano restituite-Variazione estensionecomples-siva obbligazioni insospeso
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CS1/Dim. individuale
Estensione delleobbligazioni dell'attore -Credenza individuale
utilità obbligazioni-Estensione individuale obbligazioni costruite
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\
36 Dimensioni del capitale sociale
Conclusioni: perché usare il concetto di capitale sociale e perché
proporre delle distinzioni?
La tentazione è spesso quella di abbandonare questo concetto per utilizzare
strumenti interpretativi più classici, come le reti, le norme, la fiducia. E la
domanda più comune è “ma cosa aggiunge di nuovo questo concetto?”. In
effetti l’idea di capitale sociale era già presente in molti lavori di sociologia,
e come sostiene Trigilia (1999) ha origini che risalgono ai primi sviluppi di
questa disciplina. Già Weber considerava le conseguenze di una comunità
non economica, come quella religiosa, sull’agire economico:
“L’appartenenza alla setta…garantiva l’onorabilità e la fiducia negli affari e
questa a sua volta determinava il successo (economico)”(Weber, 1923, 366).
Coleman stesso sa che il concetto non è completamente innovativo e fa
esplicitamente riferimento ad autori come Granovetter, Lin, Flap e De
Graaf, che hanno mostrato come i legami personali possano essere sfruttati
per ottenere diversi obiettivi (trovare lavoro, aumentare la propria mobilità
occupazionale…) dicendo che l’idea di capitale sociale si inserisce in questo
filone di pensiero. Il suo carattere sociale si riferisce all’azione combinata di
più attori, ad entità della struttura sociale come le norme, le relazioni sociali,
i reticoli etc. Tali elementi possono costituire un vincolo per l’attore, in
quanto meccanismi di regolazione che per esempio distribuiscono
l’informazione, ma al tempo stesso possono essere considerate come risorse
a disposizione dell’attore (Granovetter 1973, Follis, 1998, Mutti, 1998). Il
capitale sociale ha a che vedere con questa prospettiva: i legami sociali e più
in generale qualsiasi entità della struttura sociale sono potenziale capitale nel
Dimensioni del capitale sociale 37
momento il cui facilitano determinate azioni degli individui che fanno parte
della struttura sociale.
Riteniamo, tuttavia, che tale concetto presenti dei vantaggi per i quali vale la
pena di essere considerato. Essi derivano essenzialmente dal fatto che il
concetto di capitale sociale "mette un’etichetta" agli elementi sociali, che
permettono il raggiungimento di obbiettivi altrimenti non facilmente
conseguibili, rendendo più maneggevole un’idea che implicitamente era già
presente in sociologia. Coleman identifica, infatti, il capitale sociale in base
alle sue funzioni: come il concetto di "sedia", egli dice, è definito in base
alla funzione che svolge, ma può assumere caratteristiche molto differenti,
così quello di capitale sociale può essere riferito a qualsiasi elemento della
struttura sociale, se si dimostra produttivo per uno o più attori. Se è vero,
prosegue l’autore, che con altre finalità si può volere investigare le
caratteristiche di queste risorse organizzative, il concetto di capitale sociale
permette di individuarle e di mostrare in che modo esse possono essere
combinate con risorse di tipo diverso per produrre differenti rendimenti a
livello di sistema o, in altri casi, differenti risultati individuali (Coleman,
1999, 305).
In questo senso, si tratta di un concetto sintetico, che si pone ad un livello
analitico abbastanza generale da poter essere applicato a vari problemi, in
ambiti diversi tra loro (mercato del lavoro, risorse comuni, beni pubblici,
sviluppo locale, etc.) e che permette comparazioni tra studi in settori
differenti. Per esempio, in base al concetto di capitale sociale strutture
organizzative diverse, con origini e caratteristiche differenti, possono essere
raggruppate nella stessa categoria se svolgono la funzione di permettere agli
individui di raggiungere la stessa finalità, in contesti diversi. Coleman fa
l’esempio dei circoli di studio clandestini degli studenti radicali della Corea
\
38 Dimensioni del capitale sociale
del Sud, che sono serviti anche per scopi rivoluzionari, così come i comitati
d’azione liceale degli studenti francesi che sono successivamente stati
utilizzati per la rivolta studentesca.
Due ulteriori caratteristiche del concetto di capitale sociale costituiscono,
inoltre, i suoi punti di forza. Prima di tutto, essendo definito in base alle
funzioni che svolge, permette di considerare la transizione micro-macro,
senza elaborare i dettagli della struttura sociale attraverso i quali essa
avviene (Coleman, 1990, 305). Il secondo aspetto interessante del capitale
sociale deriva fatto che in larga misura esso presenta caratteristiche di bene
pubblico. Coleman non ha approfondito più di tanto la relazione tra la parte
privata e quella pubblica del capitale sociale. Si tratta di una relazione
complessa poiché non coincide completamente con la distinzione tra
dimensione micro e macro. Ogni attore individuale investendo in capitale
sociale o sfruttando il capitale sociale esistente crea delle esternalità e
produce un bene pubblico. In questo senso il concetto può essere utile allo
studio dei problemi di produzione e conservazione di beni pubblici o di
risorse comuni e, in generale, di qualsiasi situazione in cui si pongano
dilemmi di azione collettiva e di sviluppo della cooperazione.
Un'ultima caratteristica del concetto di capitale sociale, che non è stata
trattata in questa sede, ma che merita comunque di essere citata, è il fatto
che esso si propone di considerare forma e contenuto delle relazioni, di
tenere insieme aspetti sostanziali e strutturali dei reticoli sociali. Coleman,
infatti, considera le forme di capitale sociale e, allo stesso tempo, le
caratteristiche della struttura sociale che generano più facilmente
determinate forme di capitale sociale. "Il capitale sociale dipende dalle
proprietà della struttura sociale, in particolare la chiusura dei reticoli sociali,
Dimensioni del capitale sociale 39
la continuità delle relazioni sociali e la molteplicità18 delle relazioni"
(Coleman, 1994)
La sua indicazione è quella di guardare anche all’aspetto morfologico della
struttura sociale, in relazione alle forme di capitale sociale. Cioè alcuni
aspetti morfologici della struttura sociale la rendono più o meno produttiva,
in relazione al fine da raggiungere. Per esempio, i legami multipli generano
più facilmente forme di solidarietà e norme condivise che possono facilitare,
ad esempio, lo sviluppo economico in alcuni casi, ma inibirlo in altri.
Occorre però prestare attenzione al fatto che lo strumento offerto dal
capitale sociale, proprio per la sua estrema flessibilità, rischia di diventare
un concetto "pigliatutto" se non usato in modo appropriato. Riteniamo sia
necessario specificarlo meglio e distinguere i vari livelli e le diverse
dimensioni presenti al suo interno. Per questo motivo, il nostro lavoro ha
voluto proporre distinzioni tra livelli e dimensioni che possano, in linea con
la teorizzazione di Coleman, essere applicate ad ambiti di ricerca differenti
ed allo studio di diversi problemi.
18 Esiste una relazione molteplice tra due persone quando queste persone hanno relazioni
in due o più attività o ruoli.
\
40 Dimensioni del capitale sociale
Riferimenti bibliografici
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