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Segreteria telefonica e fax 0431 35233 e-mail [email protected] Direttore Responsabile Andrea Doncovio Redattori Manuela Fraioli, Simone Bearzot, Norman Rusin, Giuseppe Ancona, Lorenzo Maricchio, don Moris Tonso, don Silvano Cocolin, Sandro Campisi, Alberto Titotto, Silvia Lunardo, Vanni Veronesi, Andrea Folla, Sofia Balducci, Christian Franetovich, Giovanni Stocco, Marco Simeon, Alessandro Morlacco, Marc Puntel Progetto grafico, impianti e stampa: Graphic 2 - Cervignano Sondaggio scolastico - p. 3 Orsola Venturini - p. 4 Paola Milocco - p. 4 Luca Carboni - p. 5 Gabriele Scolaro - p. 8 Il bar di Betty - p. 8 Viaggio a Cervignano - p. 10 Segreteria telefonica e fax 0431 35233 e-mail [email protected] Direttore Responsabile Andrea Doncovio Redattori Manuela Fraioli, Simone Bearzot, Norman Rusin, Giuseppe Ancona, Lorenzo Maricchio, don Moris Tonso, don Silvano Cocolin, Sandro Campisi, Alberto Titotto, Silvia Lunardo, Vanni Veronesi, Andrea Folla, Sofia Balducci, Christian Franetovich, Giovanni Stocco, Marco Simeon, Alessandro Morlacco, Marc Puntel Progetto grafico, impianti e stampa: Graphic 2 - Cervignano Anno 4 Numero 19 Marzo - Aprile 2008 Periodico bimestrale gratuito - Tiratura 1.000 copie - Autorizzazione Tribunale di Udine n. 15 del 15 marzo 2005 VEDI I DETTAGLI A PAGINA 6 Centro Giovanile di Cultura e Ricreazione “Ricreatorio San Michele” via Mercato, 1 - 33052 Cervignano del Friuli (UD) www.ricreatoriosanmichele.org SIAMO UNA S Q UOLA FORTISSIMI! Insegnanti con le mani legate Studenti arroganti Genitori accondiscendenti Quale società ci aspetta? Disegno di Luca Di Palma Scuola ai margini di Norman Rusin Dal 1960 al 2000 il numero degli studenti nel nostro Paese è diminuito del 37 per cento. Gli insegnanti sono cresciuti del 40 per cento nello stesso periodo. Eppure due milioni di studenti delle superiori, negli scrutini del febbraio scorso, hanno accumulato otto milioni di debiti formativi. I due rapporti Pisa-Ocse del 2004 e poi del 2007 hanno fotografato una realtà della nostra scuola ai margini europei: negli ultimi vent’anni sono stati diplomati 8 milioni di studenti sulla cui preparazione è lecito nutrire qualche dubbio. Ma questi numeri non bastano a descrivere un mondo complesso come quello della scuola e degli studenti. E allora mi sono rivolto al grande oracolo del 21esimo secolo: Google. Dal quale è emersa la storia di una ragazza, stefy3ms, che sul suo blog si è chiesta: «Perché studiare? Io non ho la minima voglia, però sono costretta». Questa sconosciuta teenager ha trovato risposta alla propria angoscia, la stessa di gran parte degli studenti, da un’altra sventata digitale, Chrisantema T_T: «Perchè al giorno d’oggi se non hai la laurea non fai neanche il benzinaio. Dubito che tu voglia finire per strada, poco vestita, rischiando di prendere l’aids e le... continua a pag. 3 Ritorna CROSSROADS!!! I dettagli a pag. 5

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Anno 4 Numero 19 Marzo - Aprile 2008 Periodico bimestrale gratuito - Tiratura 1.000 copie - Autorizzazione Tribunale di Udine n. 15 del 15 marzo 2005

VEDI I DETTAGLI A PAGINA 6

Centro Giovanile di Cultura e Ricreazione “Ricreatorio San Michele” via Mercato, 1 - 33052 Cervignano del Friuli (UD) www.ricreatoriosanmichele.org

SIAMO UNA SQUOLA

FORTISSIMI!Insegnanti con le mani legate

Studenti arrogantiGenitori accondiscendenti

Quale società ci aspetta?

Disegno di Luca Di Palma

Scuola ai margini di Norman Rusin

Dal 1960 al 2000 il numero degli studenti nel nostro Paese è diminuito del 37 per cento. Gli insegnanti sono cresciuti del 40 per cento nello stesso periodo. Eppure due milioni di studenti delle superiori, negli scrutini del febbraio scorso, hanno accumulato otto milioni di debiti formativi. I due rapporti Pisa-Ocse del 2004 e poi del 2007 hanno fotografato una realtà della nostra scuola ai margini europei: negli ultimi vent’anni sono stati diplomati 8 milioni di studenti sulla cui preparazione è lecito nutrire qualche dubbio.Ma questi numeri non bastano a descrivere un mondo complesso come quello della scuola e degli studenti. E allora mi sono rivolto al grande oracolo del 21esimo secolo: Google. Dal quale è emersa la storia di una ragazza, stefy3ms, che sul suo blog si è chiesta: «Perché studiare? Io non ho la minima voglia, però sono costretta». Questa sconosciuta teenager ha trovato risposta alla propria angoscia, la stessa di gran parte degli studenti, da un’altra sventata digitale, Chrisantema T_T: «Perchè al giorno d’oggi se non hai la laurea non fai neanche il benzinaio. Dubito che tu voglia finire per strada, poco vestita, rischiando di prendere l’aids e le...

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IL PUNTO SU...SCUOLA E FORMAZIONE

Una fotografia impietosaÈ il 27 gennaio 2008: il Giorno della memoria per le vittime dell’Olocausto. A Domenica in, Massimo Giletti tratta inevitabilmente il tema e a un certo punto presenta un servizio: un’intervista ad alcuni studenti dell’Università La Sapienza di Roma, saliti alla ribalta per la loro protesta contro l’intervento che il Papa avrebbe dovuto tenere nel giorno d’apertura dell’Anno Accademico. Alla domanda «Sapete cos’è la Shoah?», le affermazioni sono le più disparate: «Un qualcosa di islamico», «Qualcosa dell’Estremo Oriente», «La liberazione degli ebrei», «Il giorno santo per gli ebrei», «L’olocausto nucleare». Come commentare un simile episodio? Se poi si può davvero parlare di ‘episodio’. Tre mesi fa, a Roma, si sono presentati al concorso nazionale per l’accesso alla magistratura 4000 candidati, per soli 380 posti. Ebbene, sappiate che ne sono rimasti scoperti 58, per il semplice fatto che molti candidati, come minimo laureati, hanno presentato delle prove mostruosamente sgrammaticate! Come se non bastasse, appare sconfortante il Rapporto 2007 sulla scuola dell’Università di Pisa e dell’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico dell’ONU), la cui indagine è stata condotta su un campione di quindicenni in tutti e 30 i Paesi dell’Ocse più altri 17 paesi del resto del mondo (47 in tutto); 21.773 i ragazzi italiani di quindici anni e 803 le scuole, tra medie inferiori, superiori e centri di formazione professionale. Vediamo nel dettaglio i dati:

DATI GENERALI - L'Italia totalizza 475 punti, contro una media Ocse di 500 e una media UE di 497. Ai primi posti, come sempre, Finlandia (563), Hong Kong (542) e Canada (534); peggio di noi, in Europa, solo Grecia, Portogallo, Bulgaria e Romania. Il 25,3% dei ragazzi si colloca sotto il livello 2, quello delle competenze di base. MATEMATICA - L'Italia è al 38° posto (con 462 punti), contro una media Ocse di 498. Il 32,8% degli studenti - un numero altissimo - si colloca sotto la sufficienza.CULTURA SCIENTIFICA - Nel 2003 i quindicenni italiani figuravano al 27° posto per le loro competenze nelle materie scientifiche: nel 2006 sono slittati al 36° posto, preceduti da Croazia, Slovacchia, Lituania, Norvegia. In cima alla lista figura la Finlandia, paese che vede tutti i suoi alunni raggiungere livelli di buon rendimento. LETTURA E SCRITTURA - L’Italia si posiziona al 33° posto, totalizzando 469 punti, dunque al di sotto della media Ocse nella classifica che vede ai primi posti Corea del Sud (556), Finlandia (547), Hong Kong (536) e Canada (527).

Non vi basta? Sappiate, allora, che alla domanda «Perché esiste l’alternanza fra il giorno e la notte?», il 62% non ha saputo rispondere. Giudicate voi...

Grandi contrasti nelle scuole...Si dice sempre che l’Italia è un paese diviso: Nord e Sud, è opinione comune, viaggiano su binari differenti. Almeno sulla scuola, l’affermazione è vera. In questi mesi di dibattito lo si è sottolineato poco: nel rapporto Ocse-Pisa 2007 le statistiche sono tutte a favore del Settentrione, e del nostro Nord-Est in particolare, che totalizza 520 punti contro i miseri 432 di Sud e isole. Notevole anche la disparità fra i licei (518 punti) e gli istituti professionali (414), nonché fra ragazze e ragazzi, questi ultimi indietro di ben 41 punti. I contrasti, però, non finiscono qui. È notizia di alcuni mesi fa che gli alunni delle scuole elementari del Friuli-Venezia Giulia sono i più preparati d’Europa assieme ai Finlandesi: un bel risultato, senza dubbio. Del resto, è cosa nota: l’Italia tutta ha sempre avuto delle ottime scuole elementari. Tutti i dati dimostrano che il crollo vertiginoso avviene alle medie, per poi proseguire, con una parziale risalita, alle superiori. In tutto il mondo, inoltre, le scuole private sono, nella maggior parte dei casi, molto più prestigiose di quelle pubbliche; solo il Regno Unito, ad esempio, vede un distacco globale addirittura di 75 punti. In Italia accade esattamente il contrario: proprio il rapporto Ocse-Pisa

evidenzia come la scuola privata italiana sia la peggiore d’Europa e una delle ultime al mondo. Impressionante la distanza nel settore scientifico (462 contro 476): con tutto il rispetto, nelle scuole private ci sorpassano, per cultura scientifica, Uruguay, Azerbaijan e Giordania.

... e grandi contrasti nell’UniversitàDal fronte delle università, una volta tanto, arriva invece una notizia positiva. Il settimanale tedesco Die Zeit (chissà perché, quando parliamo di testate estere, noi italiani diciamo sempre l’‘autorevole’...), alla fine dello scorso novembre, ha diffuso i dati di un’indagine recente: ebbene, «nella classifica dei programmi europei di eccellenza per laureati in Scienze naturali e Matematica 2007 [...] compaiono sei atenei tricolori, che permettono all’Italia di essere terza in Europa, preceduta da Germania e Gran Bretagna, rispettivamente con tredici e dodici eccellenze. Dopo di noi, con cinque università di punta, Francia e Svezia» (www.nonprofitonline.it). Fa piacere vedere, nella lista delle migliori università europee per l’ambito scientifico, i nomi di Trieste e Udine.Una boccata d’ossigeno? Non illudiamoci: le statistiche negative sono sempre in agguato. Nella famosa classifica dei 500 migliori atenei mondiali stilata dall’Università di Shangai e guidata dalle solite Harvard, Cambridge, Stanford e via via tutte le principali università statunitensi ed europee, i nostri istituti sono pochi e in posizioni arretrate (la prima, al centesimo posto, è La Sapienza di Roma; nell’elenco c’è anche Trieste, assente Udine); a livello di brevetti, infine, siamo ultimi in Europa. Viene

da chiedersi, a questo punto, in che cosa siamo i primi. La risposta è: nell’inventare nuovi corsi di laurea. Salvatore Casillo, Sabato Aliberti e Vincenzo Moretti, docenti all’Università di Salerno, li hanno raccolti tutti in un libro del 2007 dal titolo che è tutto un programma: Come ti erudisco il pupo (Ediesse editore). Ebbene, sappiate che la Facoltà di Lettere di Cagliari propone progetti per ‘presentatori e annunciatori’, la Statale di Milano si segnala per la Facoltà di ‘Scienza della produzione e della trasformazione del latte’, Pisa per l’ineffabile ‘Scienze per la pace’, Pavia invece per ‘Scienze del fiore e del verde’. Che dire, poi, di ‘Scienze e tecnologie del fitness’ di Camerino? O di ‘Scienze e tecniche equine’ a Parma? Si può solo rispondere con la strepitosa ‘Scienze dell’allevamento, igiene e benessere del cane e del gatto’ dell’Università di Bari. Superlativa Teramo che, negli obiettivi della facoltà di ‘Tutela e benessere dell’animale’, prevede la formazione - è scritto nei documenti ufficiali - di «un professionista dalle approfondite competenze teoriche, pratiche e tecniche, capace di mettere in atto e divulgare un corretto management dell’animale e una corretta comunicazione uomo-animale». Capito che roba? Per avere un cane ci vorrà la laurea, oltre ad un inglese impeccabile...

Segnali inquietanti: quando tutto è in discussioneA questo punto, abbiamo le idee un po’ confuse: qual è lo stato dell’istruzione italiana? In realtà, ripercorrendo i dati proposti, ci accorgiamo che le disparità riguardano solo ambiti diversi, ma la somma è chiara e la risposta

semplice: molto negativo, pur con forti differenze al suo interno. Detto questo, occorre cercare le cause di tale degrado. Un anno e mezzo fa, il n. 26 di Focus Extra uscì in edicola con il titolo Come s’impara e come s’insegna; all’interno, numerosi interventi di ‘esperti’, sostanzialmente d’accordo nel richiedere insegnamenti ‘alternativi’ e scuole ‘democratiche’ dove poter scegliere ogni mattina quali materie seguire e quali no: tutto questo per porre un freno a tale declino. Voi cosa ne pensate? Perdonatemi se mi sbilancio, ma io credo che lo sfascio della nostra scuola sia imputabile proprio a teorie del genere, sostenute da chi bolla la “precisione’ e il ‘rigore’ sotto la categoria del ‘nozionismo’ e da chi crede in una formazione appiattita verso il basso e svuotata di quegli unici parametri che, invece, la sostengono: la selezione e la meritocrazia. A tal proposito, fanno rabbrividire le parole, apparse il 14 dicembre 2007 sulle pagine di Repubblica, di un preside, tale dott. Zampaglione: «Gli studenti italiani si trovano a disagio nel problem solving; questo avviene perché la scuola non è finalizzata alla formazione ma alla selezione e, tra l’altro, svolge male anche questa funzione, rilasciando titoli di studio, diciamo, virtuali. Siamo ancora legati ad un modello obsoleto, quello della lezione e dell’interrogazione, ambedue espressione di una concezione del sapere depositaria, enciclopedica, che non corrisponde più a nessuna concezione psicopedagogica aggiornata». A parte il fatto che l’aggettivo ‘depositario’ richiede un complemento di specificazione - anche il vocabolario è obsoleto, dott. Zampaglione? -, penso che ridurre la scuola ad una mera questione di problem solving sia quantomeno offensivo. Su questa linea si colloca anche quell’istituzione che dovrebbe preparare gli insegnanti del domani: la cosiddetta SSIS (Scuola di Specializzazioni per l’Insegnamento Secondario). Si tratta di un biennio in cui il laureato, dopo 5 anni di Università, deve pagare più di 3000 euro, frequentare le lezioni con un obbligo di presenze minime molto alto, produrre delle tesine e sostenere degli esami. Nei corsi di formazione sono molte le direttive fornite ai futuri insegnanti. Ed ecco di quale tenore (ho fonti dirette e sicure). Gli errori nei compiti scritti? Evidenziarli con il rosso troppo acceso impressiona i ragazzi. Le bocciature e le insufficienze? Strumenti di punizione ormai reazionari. Le nozioni? Inutile sfoggio di erudizione: molto meglio che il ragazzo acquisisca una «visione critica» del mondo, che dia libero sfogo alla sua creatività, «che si sviluppi armonicamente attraverso un approccio dinamico alla lezione». I risultati di questo approccio? Sono sotto gli occhi di tutti. Solo per fare un esempio, sul sito internet www.atuttoscuola.it uno studente di liceo scientifico così scrive: «Io considero il latino, nelle scuole a indirizzo scientifico, una materia superflua e, priva di frutto nel futuro di chi è costretto a studiarlo. [...] Il Latino è una lingua morta che non si usa più e ormai la si può trovare solo in testi antichi o nei nomi scientifici di medicine, specie animali, dinosauri... [...] Infatti anche se sia uno Spagnolo sia un Italiano hanno studiato Latino non gli verrebbe mai in mente di utilizzare questa lingua conosciuta da entrambi come mezzo di comunicazione». Tralascio per pietà la sintassi e la punteggiatura raccapriccianti di queste righe e mi soffermo sulla contraddizione: perchè il latino sarebbe inutile nei licei scientifici se, per stessa ammissione dell’autore, proprio i nomi scientifici sono in latino? Alla faccia della visione critica...

Qualcosa sta cambiando?Le ultime disposizioni ministeriali, tuttavia, hanno tentato di mettere la parola fine a tutto ciò, e riecco allora la buona, vecchia analisi logica alle elementari, gli esami di riparazione a settembre, la commissione mista - metà interna e metà esterna - agli esami di matura, il ripristino del voto di condotta ‘pesante’. In mezza Italia è già caos per ripetizioni e corsi di recupero: gli studenti sembrano aver capito che, ormai, non si scherza più. Speriamo solo che, dietro ai bei proclami, non si celi il solito pasticciaccio all’italiana.

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Se l’argomento è la cultura, c’è da mettersi le mani nei capelli. Si sente ripetere spesso quanto il nostro sistema educativo sia carente sotto tutti i punti di vista e quanto gli studenti italiani siano insufficientemente preparati. Neanche fossimo un paese del Terzo Mondo.Eccessivo allarmismo? Per valutare quale sia effettiva-mente la situazione a livello cittadino siamo andati a par-lare direttamente con i ragazzi, per vedere come se la ca-vano messi alla prova con domande di cultura generale. Vediamo dunque come hanno risposto gli interrogati, tutti studenti delle scuole superiori, cittadine e non, in materia di geografia, italiano, scienze, educazione civica e storia. Di chi sia poi la responsabilità, a chi debba essere im-putata un’eventuale conferma dell’opinione corrente sull’incompetenza dei nostri studenti, sarà tutto da ve-rificare. Se la colpa dovrà essere attribuita alla carenza del sistema formativo o alla svogliatezza degli studenti, andrà stabilito in altra sede.

Domanda 1: Qual è il capoluogo di regione della Basilicata? (Potenza)

Domanda 2: Che cos’era un gulag? (Campo di prigionia sovietico)

Domanda 3: In che secolo è ambientato il romanzo I Promessi Sposi? (Diciassettesimo secolo)

Domanda 4: Quali sono e come si chiamano i moti principali della Terra? (Rotazione e Rivoluzione)

Domanda 5: In che anno è entrata in vigore la Costituzione della Repubblica italiana ? (1948)

Dopo un rapido sguardo ai dati appare evidente che la situazione non è delle più rosee. Se andiamo infatti ad analizzare quanto emerso, notiamo che solo a due delle cinque domande proposte hanno ri-sposto correttamente oltre il 50% degli interrogati. Non vuol dire che sia per forza un asino chi non sa che Po-tenza è in Basilicata, ma vorrete essere benevoli nei con-fronti di noi poveri intervistatori, costretti a condensare in una domanda il contenuto della parola ‘geografia’ e a cercare di riassumere in un numero il sunto dell’intervi-sta. Sappiamo che si tratta solo di un gioco, di un quiz nozionistico: non abbiamo certo la presunzione di rite-nere scientifico questo sondaggio, né crediamo di poter dare un voto alla cultura dei ragazzi basandoci su cinque domandine. Ci è sembrato, questo, un modo per offrire ai nostri lettori qualche numero, qualche dato tangibile che serva a renderci più vicini all’argomento trattato.Al di là della facile ironia che si può fare, le risposte emerse fotografano infatti una situazione reale che, pur con i debiti distinguo, può essere esemplificativa di un fenomeno che va tenuto in considerazione.Partiamo dall’inizio. La prima domanda, quella di geo-grafia, ha fatto registrare gaffe varie quanto prevedibili

GLI SVARIONI DEI MONELLICULTURA GENERALE: IL TEST DI ALTA QUOTA

continua da pag. 1

(si trattava forse della più difficile delle 5). Gettonatissi-ma è Campobasso, peraltro forse l’errore meno grave, ma vanno forte anche Matera e L’Aquila, con Napoli in coda che non demorde. Un riconoscimento speciale va però anche alla sublime e arditissima assurdità di La Spezia e Firenze, anche se si tratta di risposte singole.Discreti risultati si registrano invece per la domanda di storia: ammettiamo come valide risposte del tipo «come un lager» o «campo di concentramento» e possiamo dire che i gulag li conoscono in tanti. D’altro canto non pos-siamo fare a meno di citare affermazioni del tipo «una specie di igloo», «un animale», «una trincea della prima guerra mondiale», o la ricercatissima «abitazione della Repubblica Ceca» come esempio di risposte, per così dire, erronee. Ma proseguiamo con l’italiano. Imperdonabile, ma com-prensibile, l’eccidio qui compiuto da studenti che, co-stretti a sorbirsi per anni le vicende di Renzo e Lucia, risultano così succubi di «Quel ramo del lago di Como» da non poterne più neanche sentire parlare. È forse pro-prio per questo che tanti di loro hanno fatto il vuoto in testa in merito all’opera del povero Manzoni. E appunto il vivace spaziare della collocazione dei Promessi Sposi fra il Tredicesimo e un poco probabile Diciottesimo se-colo (ma c’è anche chi ha avuto l’ardore di spingersi fino al 1100) avrà magari reso inquieto il suo sonno eterno. Sarà ancora lì che si rivolta come una trottola nella tom-ba, come si suol dire.Lasciando le paludi infide della letteratura, gli studenti si trovano più a loro agio con la speculazione scientifica, riuscendo a totalizzare un buon 65% di risposte esatte. Guardando gli errori, però, come non si fa a rimanere per lo meno perplessi di fronte a esordi del tipo: «I moti della Terra? Quello circolare e l’altro boh»? «Altro boh» che qualcuno chiama con sicurezza «ellittico», qualcun altro, senza pensarci due volte, definisce come il sublime «moto rettilineo della Terra». Piuttosto condivisa è anche la tesi che identifica i moti della Terra con i moti delle placche, propugnata dagli affiliati al club ‘Complichia-moci la vita andando a cercare la risposta a cui nessuno aveva pensato’. Giunti alla fine di uno snervante test, gli studenti, affranti, sbagliano l’ultima domanda senza dubbio per stanchezza e mancanza di lucidità. Sulla Costituzione, infatti, cado-no in tantissimi, la maggior parte con un laconico «non so». Si spazia poi da un patologico 1460, a dei risorgi-mentali 1860, 1861, 1870, per avvicinarsi ai ‘fuochino’ del Novecento, con tanti 1946, diverse date degli anni Cinquanta e un solitario 1965. Chissà se siamo riusciti a far rivoltare anche De Gasperi nella sua, di tomba.

Marco SiMeon

Via Marcuzzi Montes �7Telefono 04�1 ��505Cervignano del Friuli (UD)

...botte dal pappone perchè non gli porti i soldi, no? Studia, studia». Storia vecchia, del 2006. Nella rete il mondo corre alla velocità della luce e così le tendenze. E il 2 gennaio 2007 scopriamo, con un’inchiesta del Corriere della Sera, che a Parigi molte studentesse sono costrette a prostituirsi per pagarsi gli studi. Il fenomeno è radicato anche da noi. Tanto che l’11 febbraio scorso lo stesso giornale ci ha informato che un quarto delle prostitute italiane ha una laurea, un terzo è diplomata mentre una su dieci conosce almeno una lingua straniera. Perché? «Più soldi e più tempo libero da dedicare al proprio spirito», replicano. E allora? Che ne è stato di quella scuola che, secondo lo Statuto degli Studenti e delle Studentesse della Repubblica Italiana, art. 1 comma 1, «è luogo di formazione e di educazione mediante lo studio, l’acquisizione delle conoscenze e lo sviluppo della coscienza critica»? Lo studio serve soltanto per esercitare la professione ai piani alti? Dove recuperare quel ruolo di ‘coscienza critica’ che aiuta a muoversi nel mondo? Una risposta arriva dal mondo anglosassone e si chiama homeschooling, la scuola a casa. Genitori impegnati nell’insegnare ai figli letteratura e matematica, storia e geografia. A organizzare gite d’istruzione nei luoghi dell’arte e della cultura nazionali. E tenere i figli al riparo da droga, bullismo, parolacce e volgarità. Un’iniziativa, impossibile nel nostro Paese, che negli Stati Uniti riunisce più di un milione di bambini (secondo i dati del National Center for Education Statistics – Nces) ed è diffuso anche in Australia e Nuova Zelanda, 26.500 bambini, in Canada, 80mila, e nel Regno Unito, 50mila. Un metodo che ha i suoi limiti, certo. Che costa fatica e impegno. E che in un’epoca in cui anche il formaggio si vende già grattugiato e l’insalata condita, in cui tutti siamo alla ricerca della soluzione più semplice, sembra inaudito. Ma che rivela un aspetto importante: un rinnovato interesse della famiglia nell’educazione e nella crescita dei figli. E un recupero della dimensione dello studio come tempo libero da trascorrere con i figli. Una dimensione che, come ha sottolineato anche don Silvano, è stata persa anche nella nostra città.

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Risposte corrette

Risposte sbagliate

Nessuna risposta

Dom. 1 47% 17% 35%

Dom. 2 62% 5% 31%

Dom. 3 37% 43% 19%

Dom. 4 64% 15% 20%

Dom. 5 42% 25% 31%

“Ricordo il moto rettilineo della

Terra...„

“Un gulag è

un’abitazione della

Repubblica Ceca„

“I Promessi Sposi

sono ambientati nel

1100„

“La Costituzione italiana? Penso sia del 1400„

“Capoluogo della Basilicata? Firenze„

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� INSEGNANTI... ...STudENTI...

«LA CuLTuRA? È FuORI MOdA»

Intervista alla professoressa Orsola Venturini

Solo l’autorevolezza degli insegnanti ed il sostegno delle famiglie permetterà alla scuola di essere ancora luogo di cultura, educazione e formazione.Con trentasei anni di insegnamento alle scuole medie di Cervignano, la professoressa Orsola Venturini, da un anno in pensione, è fra le più indicate per parlare di educazione e cultura. A lei vogliamo sottoporre i dati ottenuti con i nostri questionari, usandoli come punto di partenza per una discussione ben più generale ed interessante.

- Professoressa, come commentiamo i dati di questa piccola inchiesta?«Al di là del valore statistico, è chiaro che ci sia un decadimento della cultura di base. Nei miei ultimi anni di insegnamento, nonostante la mia attività si svolgesse in un corso sperimentale, e quindi in un certo senso privilegiato, ho notato una diminuzione di attenzione da parte delle famiglie. Non esiste più alcun filtro alle elementari, fermare un ragazzo in quegli anni è diventato politicamente scorretto. Questo, è chiaro, va a discapito dell’alunno, perché l’intento non sarebbe tanto quello di selezionare, quanto di offrire un’opportunità di apprendimento in più. Cosa ancor più grave, nella scuola media si è perso il valore del fare e dell’imparare, in favore di un supposto benessere dello studente, che deve essere accontentato in ogni suo bisogno. Questo, bisogna dirlo, accade sulla scia di principi pedagogici e psicologici, spesso sostenuti da persone che con la scuola ed i ragazzi hanno poco o nulla a che fare. In un simile clima, parlare di sacrificio, di regole, di impegno, è fuori moda. Ma questo è un grosso inganno: come si dice spesso, se la scuola non fa il suo compito, sarà la vita a

presentare il conto ai ragazzi, prima o poi…».- Quali responsabilità si possono individuare?«Si parla spesso della crisi della società in generale e della famiglia in particolare. Io dico che questa crisi, negli anni, ha caricato la scuola di responsabilità a cui non era preparata. Dopo le giuste battaglie del ’68 contro il nozionismo e l’autoritarismo, si è gradualmente persa la visione della scuola come luogo di sapere. Ne ha guadagnato la concezione di una scuola di aiuto, dove il ragazzo deve sempre ‘essere a suo agio’, per risolvere i suoi problemi, anche esterni all’ambiente scolastico e non pertinenti al lavoro dell’insegnante. La maggior cura del corpo docente sembra diventata quella di mettere in atto strategie di sostegno, recupero, supporto, trascurando quello che io ritengo fondamentale, cioè l’insegnamento e l’educazione. Bisognerebbe, oggi, che la scuola fosse più scuola».- Si dice spesso che, in questa situazione, gli insegnanti hanno le mani legate. Cosa ne pensa?«In un certo senso è vero, soprattutto perché, in sede di consiglio di classe, tutte le materie contano allo stesso modo. In generale questo non sarebbe un male, ma quando si vedono promuovere ragazzi con insufficienze in italiano, storia, geografia, inglese, e sufficienze solo in educazione fisica, tecnica e artistica, sorge qualche legittimo dubbio. Parte del corpo insegnante ha perso la capacità di far maturare i ragazzi con l’insegnamento e lo studio. In più, ci sono spesso interventi indebiti della famiglia nella vita della scuola. A molte famiglie non importa che il figlio impari qualcosa, ma piuttosto che venga protetto, giustificato e promosso ad ogni costo. Ma così si fa solo il male dei ragazzi, un danno educativo e culturale».- Vogliamo parlare dell’educazione, allora?«Spesso i ragazzini arrivano alle medie con un’educazione scarsa o assente. Diventa compito del docente, quindi, insegnare le norme basilari del rispetto, dall’abitudine al dare del ‘lei’ agli insegnanti alla cura per le proprie cose ed il proprio vestiario. Al contrario di quanto si potrebbe pensare, i ragazzi accettano di buon grado le regole, un modello di giustizia e di coerenza al quale ispirarsi, e sono attenti e critici nel cogliere le contraddizioni negli adulti e negli stessi compagni. Spiace dirlo, ma anche in questo si nota scarsa attenzione da parte delle famiglie, che crescono i ragazzi con tanti ‘sì’ e pochissimi ‘no’. La scuola dovrebbe avere invece il compito di inculcare nei ragazzi la consapevolezza dei loro diritti, ma soprattutto dei loro doveri imprescindibili».- E la cultura, professoressa?«Ai ragazzi mancano spesso competenze di base: leggere, capire un brano, saperlo riassumere. Come molti miei colleghi, sono contraria al nozionismo, alla lezione imparata a memoria, ma sono convinta che la conoscenza dei nostri studenti debba basarsi su basi solide, costruite con un costante ragionamento e un uso di ciò che si

apprende. È impensabile pretendere di rispondere alle domande su un brano senza averlo analizzato a fondo, così come sarebbe assurdo studiare geografia senza avere di fronte la carta geografica. Certamente questo richiede del tempo, ma i risultati non tarderanno ad arrivare. I ragazzi di oggi, invece, studiano poco e male, perché sono occupati in mille attività extrascolastiche, ma soprattutto per un senso di sfiducia nei confronti della scuola e dello stesso insegnante, e leggono poco, perché si sentono poco partecipi di quello che fanno. Bisogna proclamare con forza un’idea: solo quello che si apprende con un coinvolgimento personale, con una scelta ed un sacrificio, sarà veramente rielaborato ed assorbito ed entrerà a far parte del bagaglio culturale dei nostri ragazzi».- Per far questo, secondo lei, ci vuole autorità o autorevolezza?«Sono contraria all’autorità in ambito scolastico. L’autorevolezza, invece, è un valore prezioso che l’insegnante dovrebbe conquistare con la sua preparazione e la sua motivazione, meritandosi il rispetto delle famiglie e degli alunni. Come dicevo prima, bisogna prestare particolare attenzione a come ci presenta ai ragazzi, giudici spesso implacabili, ed essere all’altezza delle loro aspettative. È chiaro che solo chi dà molto alla propria professione - ed è stato preparato adeguatamente - può poi essere in grado di rivendicare la dignità e l’importanza del proprio ruolo. La formazione degli insegnanti è cruciale, perché i cattivi studenti di oggi saranno i cattivi insegnanti di domani».- Fin qui siamo andati in cerca di colpe. Vogliamo provare a proporre qualche soluzione, rivolgendoci in particolare alle famiglie?«Si parla spesso di crisi della società, addossando a questa tutte le colpe. Ma la società, in fin dei conti, siamo noi. La soluzione, secondo me, deve partire dalla famiglia, da madri e padri in grado di prendersi le giuste responsabilità. I genitori devono ascoltare i figli, insegnando ed esigendo il rispetto, e rendendoli capaci di guadagnarsi le cose. Bisogna far capire ai bambini il valore del lavoro ed essere capaci di agire assieme alle altre forze educative, prima fra tutte la scuola. Solo seguendo adeguatamente i figli, però, si può pretendere di discutere e confrontarsi con l’insegnante. La scuola, giova ripeterlo, deve necessariamente essere diversa dalla famiglia, deve costituire un luogo dove il ragazzino possa crescere confrontandosi per la prima volta con il mondo esterno, anche attraverso le difficoltà. Questa distinzione tra scuola e famiglia, che oggi si sta perdendo, meriterebbe di essere sostenuta anche dalle famiglie. I problemi di un ragazzo poco formato, dopo tutto, ricadranno sempre più sulla famiglia che sulla scuola: dopo tre anni di medie e cinque di superiori, gli insegnanti possono anche smettere di preoccuparsi di un ragazzo, ma le famiglie certamente no!».

ALESSANDRO MORLACCO

«AVEVAMO LA MIGLIORE SCuOLA EuROPEA,AdESSO NON PIÙ»

Intervista alla professoressa Paola Milocco

Parlare di calo progressivo sarebbe riduttivo. Il termine ‘crollo’ fotografa il processo di decadimento, immiserimento, declino che affligge oggi il mondo della scuola e il bagaglio culturale medio degli studenti. Il raffronto con le generazioni passate è impietoso. Questo è quanto emerge da un colloquio con la professoressa Paola Milocco, per quasi 30 anni docente alla ‘Randaccio’, ricordata con stima e rispetto dai suoi studenti. L’insegnante di lettere analizza il mondo dell’istruzione. E non tratteggia un quadro confortante.

- Il livello medio di preparazione degli studenti si è abbassato negli ultimi anni. Verità o luogo comune?«È vero, eccome. Nella mia carriera ho visto la soglia della conoscenza e delle abilità affievolirsi. Oggi le basi non sono consolidate. Prendiamo come esempio la lingua italiana, materia veicolare per tutte le altre, eppure oggi poco conosciuta. Questo è anche un retaggio della decisione di eliminare il latino. Come insegnante sono sempre stata consapevole della necessità di coniugare il patrimonio culturale del passato con le esigenze del presente. Oggi la scuola è in crisi. E i ragazzi ne risentono».- di chi è la colpa? «Alla base c’è la mancanza di serio interesse da parte della politica, ma anche l’educazione famigliare. Laddove il clima è sereno e stimolante, i risultati arrivano, ma ci vuole il rispetto delle regole. I ragazzi sono pronti a dedicarsi allo studio, ammesso che sia percepito come un valore per la famiglia. Chi considera la scuola un mezzo per ottenere un pezzo di carta è fuori strada. Alcuni pensano che sia un parcheggio in cui scaricare i figli. La scuola deve invece essere una palestra di avviamento al lavoro di domani. Il lavoro è la chiave: ogni risultato raggiunto con la fatica assume un valore molto più

profondo. Gli insegnanti devono essere bravi a estrarre dagli studenti le potenzialità, mettendoli nelle condizioni di dare il meglio». - Maieuticamente? «Certo, esattamente». - Gli insegnanti analizzano la situazione in modo omogeneo?«Anche all’interno del corpo docenti ci sono punti di vista diversi. A mio modo di vedere, i ragazzi vanno aiutati ma senza lassismo. Devono trovare le risorse per camminare con le loro gambe».- Quale ruolo ha giocato il ’68?«La maggior parte del corpo insegnanti e dei genitori di oggi è figlia del ’68, che vaticinava un orizzonte in cui non esistesse l’autorità e in cui tutto potesse essere raggiunto facilmente. Il risultato? Avevamo la miglior scuola europea, adesso non più». - L’eterogeneità degli alunni crea disagi?«È un bene, ma anche un limite. In ogni classe ci sono livelli di preparazione diversa e l’insegnamento tende purtroppo a penalizzare i migliori. Le classi di eccellenza oggi sono impensabili». - C’è un problema geografico?Certamente chi proviene da altre zone e non conosce bene la lingua trova più problemi. - Tra Nord e Sud c’è un divario?«Mediamente, chi viene dal Sud è meno preparato. Naturalmente ci sono eccezioni. Ho avuto ragazzi eccellenti quando alle loro spalle c’era una famiglia che interagiva con la scuola». - In termini percentuali, quanto hanno perso gli studenti sul piano della preparazione negli ultimi 20 anni?«Una buona metà».- Messa così sembra una sentenza...«Non voglio generalizzare. Ho trovato ragazzi meravigliosi che hanno ottenuto risultati ottimi anche in condizioni non idilliache». - È vero che per bocciare alla scuola dell’obbligo bisogna chiedere il permesso ai genitori?«Per diversi anni è stato più o meno così. Adesso stiamo

assistendo a un’inversione di tendenza. Per i ragazzi che si impegnavano, tale lassismo era un disincentivo». - Esiste un problema di rispetto per gli insegnanti da parte degli studenti?«Ogni insegnante deve conquistare il rispetto delle sue classi. Chi non è in grado di farlo, farebbe forse meglio a scegliere un altro lavoro. Se sai dare un’impronta alla classe, il rispetto è la logica conseguenza». - Bullismo: piaga o invenzione giornalistica?«È un problema di non facile soluzione. Famiglie e scuola devono trasmettere fiducia ai ragazzi, che devono sentirsi investiti di responsabilità. Sarebbe opportuno adottare anche la psicologia, rendendo i più turbolenti partecipi di progetti ad hoc, magari anche di recupero per studenti in difficoltà». - Altri preferiscono nascondere la testa sotto la sabbia, ostinandosi a negare l’evidenza...«È la cosa peggiore: le difficoltà vanno sempre affrontate».

A qualcuno fischieranno le orecchie?

GIOVANNI STOCCO

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INSEGNANTI... ...STudENTI... �limitativo e noioso, specialmente se trattato in una tradizionale lezione frontale. In realtà, con gli stimoli giusti e richiami al mondo di oggi, ci si può rendere conto della sua utilità e delle analogie che lo studio degli autori classici può evidenziare».- Come miglioreresti la situazione attuale?«Penso alla politica: si arriva alla maggiore età senza sapere niente su chi e cosa bisogna votare, non abbiamo elementi che ci diano indipendenza da questo punto di vista. Mi viene in mente anche un altro esempio: la geografia. Viene affrontata solo fino alle medie, e quindi spesso dimenticata: questo sicuramente è un difetto grave del nostro sistema scolastico. Anch’io credo che i professori dovrebbero essere selezionati, per garantire un buon livello. Inoltre penso che gli studenti dovrebbero essere incentivati e gratificati, premiando la loro costanza, nel momento in cui se lo meritano; chi dimostra menefreghismo e superficialità, invece, dovrebbe avere le giuste conseguenze».

interviste di SOFIA BALDUCCI

«FRA PROFESSORI VECCHI E NuOVI LA dIFFERENZA

SI VEdE SuBITO»

Intervista a Luca Carboni, rappresentante d’istituto

al Liceo scientifico ‘Einstein’

- Perché hai deciso di diventare rappresentante?«Mi sono candidato perché volevo cambiare alcune

cose che non andavano bene nella realtà della mia scuola, e desideravo mettermi al servizio degli studenti per essere vicino a tutte le classi. In particolare ho ritenuto importante ricostruire un buon rapporto tra professori, preside e studenti, inoltre ho cercato di vivacizzare e rendere più seri momenti come le assemblee d’istituto, ascoltando tutte le classi».- da studente, come vedi il mondo degli insegnanti?«Credo che la mia scuola stia vivendo ora un momento di passaggio. Noto, infatti, una compresenza fra una decina di professori ‘storici’, di vecchio stampo, e insegnanti appena laureati: la differenza si avverte subito».- Quali sono pregi e difetti di un approccio più ‘tradizionale’ e di tecniche più innovative?«Di sicuro, il rapporto con i professori più anziani è più rispettoso. Parlando di difetti, alcuni metodi sono ormai superati, non più attuabili: penso per esempio alla matematica non affiancata all’informatica, o alla fisica senza esperimenti. Con gli insegnanti giovani è certo positivo il clima di coinvolgimento e di familiarità che si crea, ma forse a volte è fin troppo amichevole...».- Quindi pensi che, talvolta, gli studenti esagerino?«Spesso si vede strafottenza, e mancano il senso del dovere e la serietà. Spesso si supera il limite del rispetto e si passa alla maleducazione, e questo influisce negativamente

...E dON SILVANO!

anche sui rendimenti e sull’apprendimento».- Credi che la responsabilità di questo calo culturale sia ben precisa? «Credo che la motivazione dipenda dal modo in cui il professore presenta una materia, ma anche dal modo in cui lo studente si pone nei suoi confronti». - Come si può migliorare la situazione attuale?«La cultura generale dei giovani è sicuramente in calo, come si legge anche sui giornali. Inoltre secondo me manca il collegamento tra nozioni imparate sui banchi di scuola e vita reale. Dibattiti, ma anche semplici informazioni su politica ed etica sono rarissimi: manca la possibilità di crescere come persone e di sviluppare una coscienza sociale. Inoltre, dovrebbero esistere degli organi di controllo nei confronti dei professori, che dovrebbero restare solo per merito e frequentare corsi di aggiornamento con esami finali. Se la cultura è in calo, basta alzare i parametri di insegnamento: chi è interessato dovrà adeguarsi suo malgrado!»

«PuNIRE MENEFREGHISMO E SuPERFICIALITÀ»

Intervista a Sara Castrovinci, rappresentante di classe V – Liceo scientifico ‘Einstein’

- Come mai hai voluto diventare rappresentante?«Sono stata spinta dai miei compagni, ma mi è sempre piaciuto parlare con i professori e discutere portando il dovuto rispetto, ma senza peli sulla lingua».- Come vedi il mondo della scuola, da studentessa?«La tecnologia ha cambiato l’approccio allo studio e adeguarsi ai nuovi metodi non è sempre facile. Spesso si rischia che il computer e l’informatica portino a maggiore superficialità e conseguente ignoranza».- Credi che la colpa sia solo degli insegnanti?«No, credo anzi che la responsabilità sia al 50%. Di sicuro gli studenti hanno un’influenza: penso per esempio allo studio del latino. A prima vista può sembrare inutile,

EPPuRE MANCA QuALCuNO! AH SÌ, L’EduCAZIONE.

Si sa tutto, si è informati su ogni cosa, si conosce l’altra faccia della luna e, se hai qualche problema, in pochi minuti lo vieni a conoscere e a sviscerare da internet. Ma questa non è educazione! Mai la nostra gente è andata tanti anni a scuola. Si parla di allungare ancora di più questo tempo: si è fatta la scelta di non prepararsi più ad un mestiere, perché si è deciso che è ‘umiliante’ praticare un lavoro manuale! Tutti vogliono essere grandi artisti (!) o presidenti di grandi opere (senza far nulla per prepararsi adeguatamente). E tutti dicono che oggi la scuola non riesce ad educare più. La scuola riempie gli zainetti dei bambini di voluminosi libri, di tante, tantissime nozioni. Ma anche questa non è educazione!Ma cos’è allora l’educazione?

È amare la vita, imparare a conoscerla bene in tutti i suoi aspetti, rispettarla. È avere relazioni cordiali e fortemente umane con “tutti” e con tutto. È desiderare “sempre” il bene di tutti, specialmente di chi ti è vicino e amico. È aprirsi ai problemi e alle speranze di ogni uomo e costruire un mondo più degno dell’uomo. Baden-Powell, fondatore dello scoutismo, diceva: «Cerca di lasciare il mondo un po’ migliore di come l’hai trovato!». E questa è ‘educazione’!

Ti accorgi che manca l’educazione quando incontri un adolescente in cimitero. È stato probabilmente trascinato dai genitori o dai nonni ed è lì: non sa dove mettere le mani, non sa cosa dire, si guarda in giro. È a disagio, perché lui quel mondo non lo conosce e non l’ha mai incontrato e gli viene a mancare un tassello importantissimo della vita. Così vedi che l’educazione manca quando un giovane non sa pregare, non sa raccogliersi neppure per un minuto, ma subito si svaga. Gli manca ancora un altro tassello importantissimo della sua vita: la sua vita profonda, interiore. E tanto più quando lo vedi incapace di portare le sue ragioni sulle cose che afferma ed è ‘incomunicabile’ con gli altri: non sa relazionare e quindi non sa vivere insieme. Sa solo gridare e contraddire!

Ma un uomo come viene educato? C’è una premessa: il bene non ha bisogno di essere difeso e si afferma di forza sua. L’avevano scoperto nel Medioevo e forse anche prima!

L’educazione si impara ‘guardando’. È necessario solo che uno veda un’altra persona ricca di vitalità e la capisca. Un uomo deve essere profondamente malato e vuoto per non vedere ed incantarsi davanti al bene.

E da dove viene l’educazione? La fonte originaria dell’educazione è senz’altro la famiglia: è insostituibile, perché solo lì il piccolo uomo incomincia a fare l’esperienza delle cose dette sopra, dell’amare la vita, delle relazioni cordiali, ecc. ecc. E se la famiglia è deserta? Allora sono dolori e dolori acidi, veramente! Se la famiglia è disabitata, se papà e mamma non curano profondamente e quotidianamente l’ascolto e l’affettività tra di loro, se la sessualità ed il bisogno diventano violenza, chi insegnerà la vita ai bambini?

Indubbiamente nessuno può pretendere di sostituire un vuoto così grande.Poi viene la scuola. Non è sufficiente ‘una’ scuola e tanto meno una scuola che solo informi e offra nozioni, ma la scuola dove le relazioni familiari continuano, dove l’insegnante continua ad ascoltare ed amare, proseguendo il cammino dei genitori. Molti insegnanti oggi si rifiutano di continuare questa parentela, dicendo che loro sono lì per «insegnare», ma si dimenticano che ogni insegnamento è, in fondo, un creare un figlio. Un adulto non può essere contento di avere solo un discepolo che ascolta e che sa ripetere (troppo poco!). È indispensabile che uno si senta vicino un figlio, che condivida profondamente le speranze, le attese e le proprie motivazioni.Credo che infine vengano gli amici, dove le relazioni non sono limitate agli sfottò e all’affermare la propria personalità contro gli altri, come avviene in tantissime compagnie di adolescenti, ma dove ancora la fraternità ha modo di esprimersi in progetti comuni di lavoro, di gioco, di vera compagnia per la vita. Diventerà ‘per la vita’ col crescere dell’età, ma è necessario che lo sguardo semplice e carico di simpatia e l’ascolto reciproco siano il segno evidente espresso e vissuto ogni giorno.

Questo è il vero problema, per lo meno il più rilevante, della nostra povera società malata.

DON SILVANO

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Cervignano del Friuli (UD)Borgo Salomon, 1/3

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Di scuola e formazione si parlerà nel secondo appuntamento di

CROSSROADS.Martedì 29 aprile

alle ore 20.45in Ricreatorio San Michele

(Sala Don Bosco)siete tutti invitati per un dibattito

con illustri ospiti dal mondo della scuola e dell’università.

NON MANCATE!!!

via Trieste, 88 Cervignano (UD)Tel. 0431 33885

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Antipasto: involtino di bresaola al cuore di primavera

Ingredienti:16 fette di bresaola, 150 g di formaggio fresco (genere robiola), 2 cuori di carciofo, un cuore di sedano, 2 cucchiai di succo di limone, 6 cucchiai di olio extra vergine d’oliva, sale e tabasco.

Procedimento:Tritare le verdure, unirle alla robiola, condire con un pizzico di sale e lavorare fino a ottenere una crema. Disporre le fette di bresaola su un piano e aggiungere un po’ della crema al centro di ciascuna. Chiudere poi le fette come dei piccoli fagottini. Mescolare, infine, l’olio con il succo di limone, una presa di sale e qualche goccia di salsa di tabasco e condire con questa salsa.

Primo: gnocchi di patate con avocado e seppioline

Ingredienti:Un avocado, 150 g di seppioline fresche, 1\2 cipolla, uno spicchio d’aglio, olio, sale e maggiorana. Per gli gnocchi: 800 di patate, 150 di farina 00, 150g di farina di grano saraceno.

Procedimento per gli gnocchi:Cuocere le patate in acqua salata; una volta cotte, farle raffreddare, sbucciarle e schiacciarle con lo schiacciapatate; unire alle patate poco alla volta la farina. Una volta trovata la consistenza ottimale, tagliare dei pezzi di pasta; usando le mani, formare dei rotoli lunghi e abbastanza sottili, poi tagliare il rotolo a pezzetti a forma di gnocco.

Procedimento per il sugo:Soffriggere la cipolla, unire l’avocado, l’aglio e cuocere il tutto. Tritare in maniera grossolana le seppioline, precedentemente sbollentate in acqua, e unirle all’avocado, quindi frullare il tutto. Nel frattempo, cuocere gli gnocchi, scolarli e infine unire la salsa.

Secondo: frittata di gamberetti

Ingredienti:250g di gamberetti sgusciati,12 olive nere sminuzzate, un cucchiaio di prezzemolo tritato, 130g di riso, 2 cucchiaini di burro, 5 uova, 4 cucchiai di formaggio grana, sale, pepe e succo di limone

Procedimento:Cuocere a vapore per circa 3 minuti i gamberetti, le olive, il prezzemolo, il riso e del sale. In una terrina sbattere le uova con un pizzico di sale e pepe, poi unire i due preparati. Mettere in una padella antiaderente il burro e cuocere fino a che si formano le prime bolle. Allora spargere la superficie con il composto. Spolverare con parmigiano reggiano. Cuocere per 7 o 8 minuti, alzando i bordi della frittata ogni tanto. Tagliare in quarti e spruzzare con succo di limone prima di servire.

Dessert: semifreddo crema e cioccolato

Ingredienti:100g di zucchero, 25cl di latte, 3 uova, 25cl di panna, 30g di cacao, 15g di farina, un cucchiaio di zucchero vanigliato.

Procedimento: Con il latte, le uova, la farina e lo zucchero fare la crema pasticciera. Versarne metà in una ciotola; aggiungere nella crema restante il cacao e due o tre cucchiai di latte, quindi rimettere sul fuoco per alcuni minuti. Versarla in una seconda ciotola e mettere le creme in frigo. Montare la panna con un cucchiaio di zucchero vanigliato, dividerla a metà e amalgamarla alle due creme. Foderare uno stampo con la pellicola, versarvi prima una crema e poi l’altra. Porre in freezer 12 ore.

di Marco Gerin

a cura di Andrea Folla [email protected]

D. Che cosa è il 5x1000?R. Viene comunemente detta ‘5x1000’ la norma che permette alle persone fisiche contribuenti di destinare una parte delle imposte sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) a favore di organizzazioni non profit. Per il contribuente non sussiste alcun maggior carico fiscale perché, in assenza di destinazione del 5x1000, il relativo importo è incamerato dall’erario. I redditi cui si riferisce il 5xmille sono quelli prodotti nel 2007 e che saranno dichiarati quest’anno (cioè nel 2008).

D. Quali sono le persone che possono destinare il 5x1000?

R. I soggetti che possono destinare il 5x1000 sono: 1) i soggetti non tenuti alla presentazione della dichiarazione ma titolari di redditi certificati tramite modello CUD; 2) i soggetti che presentano il modello 730; 3) i soggetti che presentano il modello Unico Persone Fisiche.

D. Non devo presentare la dichiarazione dei redditi: posso comunque scegliere a chi destinare il mio 5x1000?

R. Certamente: la scelta di destinare il 5x1000 è svincolata dalla presentazione di dichiarazioni fiscali. Tutti coloro che hanno ricevuto il CUD ma non sono tenuti a presentare una dichiarazione dei redditi possono ugualmente esercitare l’opzione per destinare il 5x1000; per fare ciò ci si dovrà recare in banca o in posta o ad un CAF e consegnare il proprio CUD compilato nella parte relativa alla destinazione del 5x1000. Il CUD dovrà essere consegnato in una busta chiusa su cui apporre la dicitura “scelta per la destinazione del 5x1000 dell’IRPEF”, l’anno cui la certificazione si riferisce, il proprio codice fiscale, il cognome e il nome. In caso di scelta sia per il 5x1000 che per l’8x1000, può essere utilizzata un’unica busta recante l’indicazione “scelta per la destinazione dell’8 e del 5x1000 dell’IRPEF”. Il CUD va consegnato presso gli Uffici postali o gli sportelli bancari tra il 2 maggio e il 30 giugno 2008.

D. Quali sono le scadenze per la consegna di questi tre tipi di dichiarazioni?

R. Le dichiarazioni vanno consegnate secondo le

tempistiche seguenti: a) per la consegna dei CUD in banca o in posta è dal 2 maggio al 30 giugno 2008; b) per la consegna del modello 730 il termine ultimo è: - il 30 aprile 2008 se il modello è presentato al sostituto d’imposta (datore di lavoro);- il 31 maggio 2008 se il modello è presentato ad un Caf. c) per l’Unico PF presso gli Uffici postali il termine ultimo è dal 2 maggio al 30 giugno 2008; d) per l’Unico PF per via telematica il termine ultimo è il 31 luglio 2008.

D. Il 5x1000 sostituisce l’8x1000?R. Il contributo si aggiunge e non si sostituisce all’8x1000: ciascun contribuente può decidere di firmare per entrambi, oppure solo per uno dei due. Le due firme non sono in alcun modo collegate.

D. Come faccio a dare il 5x1000 al non profit?R. Per destinare il 5x1000 al non profit occorre fare la propria firma nello spazio sottostante la sezione “Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni riconosciute…”

D. Basta la firma per destinare il 5x1000 all’Organizzazione non profit che ho scelto?

R. No. La sola firma non identifica nessun soggetto specifico, occorre indicare il codice fiscale del soggetto a cui voglio dare il 5x1000 nell’apposito spazio sotto la firma. Se non viene indicato il codice fiscale le somme saranno ripartite in modo proporzionale in base al numero di preferenze ricevute dalle associazioni appartenenti alla stessa categoria.

D. Come faccio a indicare l’organizzazione a cui dare il 5x1000?

R. Per indicare l’organizzazione a cui destinare il 5x1000 è necessario riportare il codice fiscale dell’organizzazione nell’apposito spazio del modello per la denuncia dei redditi da compilare (730, CUD, Unico…).

D. Posso cambiare l’organizzazione non profit a cui dare il 5x1000 rispetto a quella che ho scelto l’anno scorso?

R. Assolutamente sì. D. Se ho fatto il 5x1000 lo scorso anno indicando un soggetto destinatario questo continuerà ogni anno a ricevere il mio 5x1000?

R. No. Ogni anno occorre scegliere come fosse

la prima volta, indicando il Codice Fiscale dell’organizzazione che si vuole sostenere.

D. È vero che il 5x1000 non mi costa nulla?R. Assolutamente sì. Il 5x1000 è semplicemente una frazione dell’IRPEF, l’imposta che il cittadino è tenuto comunque a pagare in ragione del suo reddito. Con lo strumento del 5x1000 è data la possibilità al cittadino di moltiplicare il suo sostegno al mondo del sociale. Se si decide di non firmare, la stessa quota del 5x1000 della propria IRPEF resterà allo Stato.

D. Posso dedurre il 5x1000 dalle imposte? R. No. Il 5x1000 non ha natura di donazione e quindi non produce i benefici fiscali stabiliti dalla legge per le offerte benevole.

D. Risparmio se non indico nulla sul 5x1000?R. Assolutamente no. Se non indico nulla sul 5x1000 questa quota delle mie imposte viene incassata direttamente dallo Stato.

�dona il 5 x 1000

al Centro Giovanile di Cultura e Ricreazione di Cervignano del Friuli

“RiCReatoRio San MiChele”AVVERTENZE Per esprimere la scelta a favore di una delle sette istituzioni beneficiarie della quota dell'otto per mille dell'IRPEF, il con

apporre la propria firma nel riquadro corrispondente ad una di dette istituzioni. La scelta deve essere fatta esclusivamente pe

beneficiarie.

La mancanza della firma in uno dei sette riquadri previsti costituisce scelta non espressa da parte del contribuente. In tal ca

ta d’imposta non attribuita è stabilita in proporzione alle scelte espresse. Le quote non attribuite spettanti alle Assemblee d

Valdese Unione delle Chiese metodiste e Valdesi, sono devolute alla gestione statale.si precisa che i dati personali del contribuente verranno utilizzati solo dall’Agenzia delle Entrate per attuare la scelta.

Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale,

delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni riconosciute

che operano nei settori di cui all’art. 10, c. 1, lett a), del D.Lgs. n. 460 del 1997 e

delle associazioni sportive dilettantistiche in possesso del riconoscimento ai fini sportivi

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In aggiunta a quanto indicato nell’informativa sul trattamento dei dati, contenuta nel paragrafo 1 delle “Informazioni per il contribuente”,

si precisa che i dati personali del contribuente verranno utilizzati solo dall’Agenzia delle Entrate per attuare la scelta.

Codice fiscale del

beneficiario (eventuale)

Finanziamento agli enti

della ricerca sanitaria

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Finanziamento agli enti

della ricerca scientifica e della università

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Codice fiscale del

beneficiario (eventuale)

FIRMA

Codice fiscale del

beneficiario (eventuale)

FIRMA

AVVERTENZE Per esprimere la scelta a favore di una delle finalità destinatarie della quota del cinque per mille dell’IRPEF, il contribuente deve appor-

re la propria firma nel riquadro corrispondente. Il contribuente ha inoltre la facoltà di indicare anche il codice fiscale di un soggetto beneficiario.

La scelta deve essere fatta esclusivamente per una delle finalità beneficiarie.

Il sottoscritto dichiara, sotto la propria responsabilità, che non è tenuto né

intende avvalersi della facoltà di presentare la dichiarazione dei redditi (Mod.

Per le modalità di invio della scheda, vedere il paragrafo 3.3 delle “Informazioni

FIRMA

SE SI È ESPRESSA LA SCELTA È NECESSARIO APPORRE LA FIRMA ANCHE NELL’APPOSITO RIQUADRO POSTO IN FONDO ALLA PAGINA.

SE SI È ESPRESSA LA SCELTA È NECESSARIO APPORRE LA FIRMA ANCHE NELL’APPOSITO RIQUADRO POSTO IN FONDO ALLA PAGINA.

SCELTA PER LA DESTINAZIONE DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF (in caso di scelta FIRMARE in UNO degli spazi sottostanti)

Mario Rossi9 0 0 0 0 0 2 0 3 0 6

Un piccolo gesto per sostenerele nostre attività e non ti costa nulla...

Graphic 2 - Cervignano

Anche quest’anno tutti coloro che vorranno sostenercipotranno apporre il nostro codice fiscale e la firma nei modelli

CUD/730/UNICO 2008. Basterà indicare nella apposita casella della scheda del 5 per mille in nostro CODICe fIsCAle e apporre la firma.

C.f. 90000020306

CINQUE PER MILLE 2008: ALCUNE INFORMAZIONI UTILI

www.aurorablu.it Sito bello esteticamente e interessante per i contenuti, vi si trova una raccolta di aforismi, frasi, poesie, detti di grandi autori, come Gibran, Coelho ed altri. Si possono anche inviare cartoline virtuali e fare delle dediche.

www.leggo.it Quotidiano gratuito online, offre aggiornamenti costanti sull’informazione ed unisce una ricca serie di rubriche sui principali temi di interesse dei navigatori, come l’Amore, gli Animali, il Cinema, i Motori, i Viaggi.

www.unicef.it È il sito ufficiale italiano dell’Unicef, la principale organizzazione mondiale per i diritti dell’infanzia. Opera in 156 paesi in via di sviluppo con programmi di assistenza e in 37 paesi industrializzati attraverso i suoi Comitati Nazionali.

www.scienzapertutti.lnf.infn.it Portale web che illustra in modo semplice le nuove frontiere della scienza e della tecnologia.

www.punto-informatico.it Valido quotidiano italiano di informatica e comunicazione, con rubriche e forum di discussione dedicati a molteplici argomenti.

www.tuttocitta.it TuttoCittà è il media cartografico che aiuta a localizzare un punto di interesse in ambito urbano (istituzioni, privati, operatori economici) e ad ottimizzare gli spostamenti per raggiungerlo.

www.ferrariworld.com Il sito web internazionale ufficiale della Ferrari. Include notizie, informazioni sui nuovi modelli, gallerie di foto e dettagli sulle gare disputate.

Menù priMavera per 4 persone

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Toni e Meni di Luca “snoop” Di Palma

Che zuccone

(non intendiamo

il bimbo...)!di Gennaro Riccardi

Soldato austriaco in una trincea cervignanese - 1917

VUOI RIVEDERE LE FOTO DELLA FESTA?

www.altaquotaonline.orgnella “Galleria di foto”

Pranzo per i partecipanti alla Settimana Santa

Domenica 30/03/2008

MORATORIA SULLA PENA DI MORTE : ECCO COME LA PENSIAMO NOI

Siamo il gruppo GIM, una decina di ragazzi dell’Azione Cattolica, fra i 15 e i 17 anni, che frequentano le scuole superiori. La nostra Associazione si chiama Giovanissimi, ma alcuni di noi fanno servizio ai più piccoli, ai bambini dell’ACR, e per loro siamo già i vecchi… Ci incontriamo una volta a settimana per fare un percorso che ci propongono i nostri animatori, ma anche per parlare di argomenti che ci toccano più da vicino o sui quali sentiamo il bisogno di confrontarci. Abbiamo chiesto ospitalità alle pagine di Alta Quota perché, nel corso di alcuni nostri incontri, abbiamo affrontato il tema della pena di morte. La discussione è stata provocata dalla moratoria adottata dalle Nazioni Unite su una proposta fortemente voluta anche dall’Italia. Al termine del nostro lavoro ci siamo impegnati a rendere pubblico il nostro pensiero: così, abbiamo scritto a più mani questo articolo, sintesi di tanti pensieri diversi e di diverse sensibilità.In un primo momento, prendendo spunto da alcuni fatti di cronaca, abbiamo lungamente argomentato sull’opportunità di dare una giusta punizione alla violazione sia delle norme giuridiche, sia dei principi morali ed etici che regolano la convivenza tra le persone e i popoli. Presto ci siamo ritrovati a discutere sul concetto stesso di ‘giustizia’. Quando, cioè, l’amministrazione della stessa da punizione diviene violazione dei diritti fondamentali ed inviolabili dell’uomo.A volte, di fronte ad eventi di particolare violenza e di ingiustificata ferocia, la tentazione di rispondere con la vendetta rischia di annebbiare la giustizia. Noi ci sentiamo di dire che nessun crimine può farci rinunciare alle conquiste della nostra civiltà. Noi vorremmo che la giustizia fosse più efficace e veloce e perciò più sicura e certa, ma abbiamo capito che per nessun crimine può esistere una risposta priva di civiltà, poiché questa negherebbe la nostra storia, il nostro stesso progresso.Siamo felici che le Nazioni Unite abbiano sancito la moratoria sulla pena di morte ed un po’ orgogliosi che sia stato possibile anche per l’impegno della nostra nazione.

ElISAbETTA ZAMbON; MArCO GIUSTI; CAMIllA bAlDUCCI; VErONICA rIGONAT; EMANUElE bAlDUCCI; SANTO CArUSO;

SArA ANCONA; DAVIDE GAZZETTA; FAbrIZIO FACChINETTI

GLI APPUNTAMENTI DELLE BRICIOLE D’ARTE!

- Mercoledì 30 aprile, ore 21, Sala Aurora: Elementa – Tra bene e male (con la speciale partecipazione musicale degli Shaka). Ingresso a offerta libera, incasso devoluto in beneficenza all’AGMEN del burlo Garofalo di Trieste.

- Venerdì 30 e sabato 31 maggio, ore 20.30, Sala Aurora: Delitto in cerca di autore

- Domenica 18 maggio, ore 17, Sala Aurora: La solita storia... Bugiardo! (a cura delle briciole d’Arte junior)

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� GABRIELE, L’ALPINO PREMIATO

Gabriele Scolaro, 22 anni, residente a Muscoli, fa parte dell’esercito italiano dallo scorso 24 settembre. Volontario in ferma prefissata di un anno, è ora di stanza presso la caserma ‘Pio Spaccamela’ di Udine.

- Cosa ti ha spinto verso quest’esperienza?«Ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto provare un anno da militare, anche oggi che la leva non esiste più. Inoltre, in questo modo ho la possibilità di avere un lavoro: tutti gli sviluppi della carriera militare cominciano dall’esperienza di volontario. C’è poi un’altra ragione: la passione per le tematiche militari è nata ascoltando i racconti del papà, che mi ha sempre parlato bene dell’esperienza della leva». - Com’è stato il primo impatto con la vita della caserma?«Il primo impatto è stato buono: sono partito conoscendo solo la realtà della leva, ho trovato un esercito formato da professionisti e volontari, con molte persone competenti. È un bell’ambiente, dove si sviluppano valori come la gerarchia, il rigore, l’educazione e il rispetto. Tanti ragazzi però mollano molto presto».- Quali sono le principali difficoltà che una recluta si trova davanti?«È chiaro che quello del militare non è un lavoro normale: nei primi tre mesi, passati al Reggimento Addestramento Volontari di Verona, hanno pesato la lontananza da casa, il rispetto di orari molto precisi, la meticolosità nel fare le cose. A livello fisico, essendo stato studente fino all’arruolamento, ho trovato molto stancante il continuo stare in piedi da mattina a sera. Durante le prime settimane, oltre alla sveglia alle 6.30 e alle attività della giornata, ci venivano date occupazioni serali, per verificare la nostra effettiva convinzione». - Com’è la vita coi commilitoni?«È molto piacevole, i ragazzi sono convinti e sereni. Da quanto mi raccontano, c’è una grande differenza rispetto al passato, soprattutto nel rapporto e nel dialogo tra i vari gradi. Gli ufficiali, ad esempio, sono disponibili ad ascoltare le nostre richieste, nel limite della possibilità. In generale, è bello essere consapevoli di avere tutti gli stessi obiettivi: siamo entrati come un normale gruppo di persone, ora siamo una squadra». - «Volontario instancabile, ha occupato molto del suo tempo libero per realizzare il progetto con encomiabile professionalità». È questo l’incipit dell’encomio che ti è stato riconosciuto per il servizio a San Candido lo scorso inverno. Una bella soddisfazione, immagino…«Certamente, anche perché né io né i miei compagni di reparto ci aspettavamo di riceverlo. È stata una bella esperienza, abbiamo lavorato molto. Il nostro compito è stato quello di allestire dal nulla un poligono di tiro sulla neve. Questa struttura è stata quindi utilizzata in ambito sportivo internazionale durante i CASTA (Campionati Sciistici Truppe Alpine). Il poligono è stato costruito, gestito durante le gare e quindi smontato nel giro di un mese. L’unico problema è stato il freddo, perché la nostra zona era poco esposta al sole».- Ora sei diventato alpino. Come mai questa scelta?«In famiglia ho sempre sentito parlare degli alpini…e poi, diciamolo, il friulano è alpino. Quasi per definizione. Quindi, dopo i primi mesi a Verona, ho fatto richiesta per questo corpo e sono stato assegnato alla caserma ‘Spaccamela’ di Udine, al reparto Comando e supporti tattici ‘Julia’». - E il futuro?«Il mio periodo di ferma scade il prossimo 24 settembre. L’idea è quella chiedere la rafferma per un altro anno almeno. Infine, vorrei provare i concorsi per entrare all’interno delle altre forze armate».

SIMONE BEARZOT

UNA CAMPIONESSA... DI PESO!

Intervista a Irene Pellis, campionessa nazionale di pesistica

Si chiama Irene Pellis, quest’ anno compirà 14 anni ed è di Cervignano. Il giorno 19 ottobre 2007 ha conquistato a Verona, nella gara nazionale di pesistica categoria giovanissimi, il titolo di campionessa italiana, ottenendo la medaglia d’oro. Un traguardo entusiasmante, vista l’importanza e la visibilità dell’evento, a cui hanno partecipato rappresentanti di tutte le regioni.Siamo andati a trovarla e, tra un racconto e l’altro, abbiamo scoperto che non c’è solo la pesistica tra i suoi interessi...

- Irene, ci racconti qualcosa di più sulla tua esperienza a Verona?«Certo, con piacere! Tutto è partito con la gara regionale, in cui sono arrivata seconda. Questo risultato mi ha permesso di partecipare alla finale nazionale, che si è svolta appunto a Verona il 19 ottobre 2007. La manifestazione prevedeva una giornata intera nella quale si sarebbero svolte le varie gare al Palasport, seguita da una giornata a Gardaland (sponsor dell’evento) per le premiazioni. Parlando della gara vera e propria, superate tutte le fasi precedenti, in finale siamo rimaste in tre. Ognuna di noi era riuscita ad alzare dalla pedana i 23 kg: siccome eravamo tutte e tre della stessa età hanno premiato me perché pesavo di meno. C’erano infatti varie categorie di peso: 43, 50, 55 ecc. Io che peso 45 Kg ho partecipato nella categoria 50!»- Che sensazioni hai provato?«Diciamo che dopo la finale il mio allenatore e un po’ tutti mi hanno preso in giro: alle mie insistenti domande su come mi ero classificata, loro mi ripetevano che ero arrivata in quinta posizione, massimo in quarta. Quando poi mi è stato svelato lo scherzo e la mia vera posizione, sono rimasta a bocca aperta e sono corsa subito a chiamare i genitori e gli amici. Ero davvero entusiasta e il ricordo è tuttora vivissimo dentro di me».- Come è iniziata la tua passione per la pesistica?«Quasi per caso, grazie alla scuola, in seconda media. Ho iniziato ad appassionarmi alla pesistica, tanto da iscrivermi alla società di Cervignano».- Il tuo allenamento tipo?«Tre volte a settimana. 30 addominali sulla panca e 30 dorsali per iniziare, poi esercizi di riscaldamento e stretching seguiti da altri esercizi preparatori al bilanciere. Solo a questo punto si inizia l’esercizio vero e proprio di sollevamento. Il tutto si conclude con una fase di scarico dei muscoli». - Sappiamo che hai ricevuto tanti premi: cosa ci puoi raccontare a riguardo?«Oltre alla medaglia d’oro di Verona, alla quale sono molto affezionata, ho ricevuto un riconoscimento dalla F.I.P.C.F. (Federazione Italiana Pesistica e Cultura Fisica) per l’attività svolta nel 2007. Inoltre sono stata premiata all’Hotel Internazionale di Cervignano come Atleta dell’Anno 2006».- Hai qualche gara in programma?«In questo periodo ho preferito prendermi una piccola pausa: a giugno avrò gli esami di terza media, per cui è giusto concentrarsi a fondo sulla scuola! In ogni caso, non appena finirò, ricomincerò a pieno ritmo con gli allenamenti, per preparare le prossime gare. Ci tengo a dire che, oltre alla pesistica, ho anche un altro grande interesse in ambito sportivo...»- Ovvero? Raccontaci!«La marcialonga. Tutto è iniziato al Torneo dei Borghi, alla corsa Lui e Lei. Alla fine della gara, sono stata invitata, assieme ad alcune mie amiche, ad una gara a Palmanova, in programma proprio il giorno dopo. Ho accettato e da lì ho iniziato a partecipare a varie gare, molte delle quali a Cervignano. In particolare, alla 24 ore di Buttrio, ho ottenuto il riconoscimento come più giovane partecipante! Anche per la marcialonga mi tengo in allenamento, andando a correre spesso la sera».- Quali sono i tuoi sogni per il futuro?«Per l’immediato spero di ottenere buoni risultati agli esami… Nello sport, voglio impegnarmi a fondo e raggiungere ciò che mi prefiggo. Il mio sogno è ricevere un’altra medaglia d’oro!»

ALBERTO TITOTTO

IL BAR DEL RICREATORIO : STORIA, RICORDI E UNO SGUARDO

VERSO IL FUTURO...Un po’ di storiaDopo la ristrutturazione del 1995, la gestione del bar torna alle Acli che per molti anni avevano già gestito precedentemente il locale. Nel marzo 1997 la gestione passa al RSM, su delega dell’allora parroco don Giovanni Carletti.In questi dieci anni si è sviluppato un ambiente che sempre più ha rappresentato un punto di riferimento per la comunità, come luogo di ritrovo, dove poter ottenere informazioni riguardo alle attività della Parrocchia e del Ricreatorio, ma soprattutto fare gruppo, con la voglia di stare assieme.Negli anni diverse compagnie di ragazzi sono cresciute in questo ambiente e hanno condiviso momenti importanti di gioco e formazione. Nel 2006, per favorire l’apertura del bar ai non soci, il RSM ha costituito la cooperativa sociale onlus Cinque Pani. Oggi i troppo alti costi di gestione hanno portato alla cessione dell’attività, con una formula di affitto dei locali, auspicando una piena collaborazione e prosecuzione di tutte le iniziative.

I ringraziamenti del RicreatorioIl Consiglio del Ricreatorio, a nome di tutti i soci, ringrazia Franco De Pascalis, che in questi anni si è dedicato con molta passione alla gestione del locale, e le signore che si sono alternate al bancone.

La parola alle protagonisteRosetta: «Mi sono trovata ad aver a che fare con molta gente e, non avendo mai frequentato il ricreatorio né fatto questo tipo di lavoro, mi sono dovuta inserire nell’ambiente, ma col tempo è diventato tutto più facile. L’impatto più grosso l’ho avuto a San Martino: il vedere arrivare una marea di gente da dover accogliere e servire, tutta la preparazione delle pietanze decise come da menù, l’enorme mole di lavoro durante la sagra... Però era bello vedere così tante persone in questo bar! La più grande soddisfazione arriva ad agosto quando in ricreatorio inizia Estate Insieme: con i bambini che si precipitano in bar per la pausa merenda sia alla mattina che al pomeriggio c’è un momento di trambusto, ma al tempo stesso di tenerezza. Sono giornate in cui il ricreatorio è pieno di gioia e felicità, con i bambini contenti di giocare e stare assieme.Ultimamente è mancato il cambio generazionale per quanto riguarda la fascia di età adolescenziale e post-adolescenziale. Mi dispiace finire l’avventura anche perché mi ero affezionata alle persone e all’ambiente: nonostante abiti a Cervignano da una vita, ho avuto modo di conoscere più persone in questa esperienza che non in tanti anni di frequentazione del paese».

Luisa: «L’approccio iniziale è stato positivo, soprattutto perché uscivo da un momento difficile; in particolare, oltre alla clientela adulta, ero molto contenta di avere intorno tanti giovani che rallegravano il bar. Ho sempre lavorato con molto entusiasmo insieme alle altre signore: avendo poi le figlie già inserite nell’ambiente non è stato difficile. Uno dei momenti che ricordo con più gioia sono i tornei di calcio a tre: a fine partite arrivavano tutti i ragazzi a bere un drink, a mangiare un panino e si rideva e scherzava, chiudevo il bar anche all’una certe sere! Tutta la confusione e l’allegria che c’erano in quelle serate mi hanno lasciato impresso un bel ricordo. Purtroppo, rispetto ai primi anni, molti ragazzi, negli ultimi tempi, non vengono per stare nel locale e passare del tempo assieme, ma solo per l’esclusivo consumo».

Donatella: «L’inizio è stato un po’ traumatico perché non avevo mai fatto questo lavoro e quindi ho dovuto imparare tutto quello che concerne la gestione di un bar. Fra i momenti più belli ricordo sicuramente quando i clienti affezionati mi raccontavano storie incredibili, al limite della realtà, e io mi divertivo ad ascoltarli! Un altro momento divertente e assieme faticoso è San Martino,

nella foto lo staff del Bar Ricre: da sx: Donatella, Luisa, Franco, Gianna e Rosetta.

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«L’intento è stato quello di restituire alla memoria storica del nostro Friuli un piccolo tassello, una vita di cui si stavano affievolendo le tracce. Allora ne ho calcato le orme, quelle che ancora resistevano allo scorrere implacabile del tempo, e le ho ripercorse: prima all’indietro e poi tornando ancora al punto di partenza, imprimendo forte il piede nelle sue tracce, per evidenziarne i profili. Quando il sentiero cosparso di segni del suo passaggio è risultato evidente, a quel punto ho rivestito i suoi panni: ho indossato la sua camicia rossa in cui il sangue si individua al tatto, in quelle macchie più scure di tessuto indurito. Ho accarezzato delicatamente con la punta delle dita le medaglie appuntate al petto, ho guardato da sotto il cappello alla garibaldina, strofinandomi gli occhi

offuscati dalla polvere dei campi di battaglia e dal sudore della fronte. Ho serrato forte la mano intorno al fucile e ho sentito il dolore acuto del calcio che, dopo lo sparo, rinculava contro la spalla. In silenzio ho colto i suoi pensieri, ho vissuto le sue emozioni, sono stata animata dai suoi stessi ideali e ho camminato al suo fianco fino all’altare nel giorno del suo matrimonio con la giovane Emilia». Un libro di storia che inizia in questo modo non può lasciare indifferenti. E in effetti il libro di Alessandra Rea, Uno fra Mille - Vita di Cesare Michieli, garibaldino, è un’opera che si legge con grande piacere, con le sue oltre 90 pagine fitte di notizie, dati, citazioni letterarie. Ma soprattutto dei momenti di una vita cervignanese: quella di Cesare Michieli, personaggio dimenticato e che ora ritorna a far parlare di sé. Nato il 6 settembre 1838 a Campolongo, morto a Cervignano - nella Casa Lenassi, oggi sede della caserma dei Carabinieri - il 19 ottobre 1889, Cesare Michieli fu uno dei Mille nella famosa Spedizione che, al comando di Giuseppe Garibaldi, partì da Quarto (Genova) il 6 maggio 1860 alla volta della Sicilia. Di questo illustre concittadino, Alessandra Rea offre un ritratto appassionato e completo, in cui la ricostruzione dei fatti passa attraverso la minuziosa analisi dei documenti - molti vengono riprodotti - e delle testimonianze ancora esistenti. Il professor Fulvio Salimbeni, docente di Storia Contemporanea all’Università di Udine, presentando il libro il giorno venerdì 28 marzo 2008 in Centro Civico, ha richiamato l’attenzione sull’importanza di pubblicazioni come queste, cosiddette ‘minori’ e in realtà fondamentali per capire un’epoca in tutti i suoi aspetti. Da parte nostra, non possiamo che condividere, felici di aver riscoperto un tassello importante nella storia della nostra Cervignano.

VANNI VERONESI

Sandro D’Antonio, noto fotografo di Cervignano, è ora anche l’autore di un film, L’ospite, che è stato presentato il 6 marzo al Teatro Pasolini.

- Come è nata l’idea del film? «L’idea è nata dalle considerazioni fatte in merito al Torneo dei Borghi. È un evento che contribuisce a far incontrare la gente, a farla divertire, a farle passare del tempo con persone con cui magari non ha mai parlato. Stimola nuovi comportamenti e nuovi atteggiamenti ed è un momento di aggregazione, anche se ludico. Già il Torneo dei Borghi aveva prodotto dei documentari e un libro, dove si faceva vedere che cosa succedeva in quel mese, le battute, la goliardia, lo spirito di sana competizione. Questo è stato quindi il primo spunto.Poi volevo parlare della mia città, di qualcosa che può accadere a Cervignano, dove c’è una confluenza di persone molto diverse fra loro. Mi sono chiesto: cosa potrebbe trovare una persona diversa che arriva a Cervignano? Volevo riflettere sul concetto di diversità, di accoglienza, di accettazione del diverso».- Qual è la storia?«La storia si sviluppa sull’interazione di quattro personaggi: Gilbert (Francois Zanutto), Manuela (Giada Beltram), Morris (Andrea Peressin) e Giulio (Stefano Savi). Gilbert, un ragazzo di 25-26 anni, arriva in un paese della Bassa Friulana e colpisce con il suo fascino Manuela, una ragazza che studia Lettere e Filosofia. A lei piace viaggiare, scoprire cose nuove, e trasferisce tutto ciò su quello che sta vivendo. Gilbert, che è africano, è portatore di una cultura ‘rallentata’ rispetto alla nostra e si chiede se vale la pena correre come facciamo noi, tanto il traguardo è per tutti la morte, quindi è meglio godersi la vita, assaporandone ogni attimo. Questo è proprio il messaggio del film: prendere possesso della realtà il più possibile, godendo il tempo e assaporando il presente.Il film è ambientato in un paese della Bassa, non necessariamente Cervignano, anche se riconoscibile da alcuni scorci. C’è un intento generalizzante».

- Chi ha partecipato? Come sono stati scelti gli attori?«Innanzitutto devo precisare che i protagonisti non sono professionisti. Francois già lo conoscevo, per tutti gli altri ho fatto delle ricerche più che dei provini, ho parlato con molte persone e, escludendo via via quelle che non rappresentavano ciò che cercavo, sono riuscito a trovare gli attori che sono tutti di Cervignano, tranne Giada che è di Capriva.Volevo dare freschezza e novità al prodotto, escludendo quindi canoni tecnici. Un altro paletto che mi sono posto è stato quello di fare recitare persone che interpretassero se stesse, nel loro ruolo: il parroco che fa il parroco, la barista che fa la barista, insomma persone che, appunto, nella finzione interpretassero sé stesse. Tre persone sono state sempre al mio fianco: Sara Scapinello, segretaria di edizione, Mauro Grigollo, assistente di scena, fotografo di scena e assistente alle luci, e Gabriele Zuttion, assistente al suono».- Quanto è durato questo progetto? «Il progetto, tra la sceneggiatura e le riprese, è durato un anno e mezzo. Abbiamo lavorato usando solo le domeniche; da gennaio a marzo dello scorso anno abbiamo letto la sceneggiatura con gli attori e impostato il personaggio, poi abbiamo cominciato le riprese che sono terminate ad agosto.I Cervignanesi ci hanno aiutato molto, qualcuno ci aiutava a fermare o a rallentare il traffico quando stavamo girando una scena, c’e stato uno spirito di collaborazione».- Ci sono stati episodi divertenti sul set?«Un episodio divertente è stato quello in cui dovevamo riprendere la scena di un pestaggio ai danni del personaggio Andrea; è stato difficile inscenare la rissa perché chi doveva pestarlo aveva paura di fargli male, mentre per lui era difficile fingere di farsi male. Alla fine forse si sono picchiati veramente. Una domenica, invece, mentre stavamo girando una scena importante, c’erano alcuni ragazzi lungo il fiume che facevano confusione. Siamo riusciti a coinvolgerli attivamente e ci hanno così aiutato sia a fermare il traffico sia a spostare luci o altro».

SILVIA LUNARDO

di cui io sono stata un’ideatrice, partendo il primo anno con tre frichi, un baccalà e i classici panini... Poi l’attività si è ingrandita fino ad arrivare ad una vera e propria ristorazione! Negli anni il lavoro non è mai mancato, la fatica è stata parecchia, però la soddisfazione è stata molta e con i clienti si è instaurata una vera e propria amicizia. Rispetto ad un tempo le presenze dei ragazzi sono diminuite sia per una questione di cambio generazionale, sia perché forse i ragazzi di oggi tendono più a isolarsi invece che fare gruppo. Dopo tanti anni mi dispiace lasciare questo posto a cui mi ero molto affezionata, ma sono convinta che la nuova gestrice sarà in grado di portare avanti l’attività con successo».

Gianna: «Ho sempre cercato di essere disponibile con tutti i clienti cercando di metterli a proprio agio. San Martino era uno dei momenti che ricordo con più piacere: tutto il lavoro di preparazione, la fatica e l’impegno durante le giornate, ma soprattutto la soddisfazione di avere tutta quella gente nel bar. Un altro momento bello era sicuramente quando arrivava Estate Insieme, con i bambini che venivano a far merenda in bar, i canti e i balli che animavano tutto il ricreatorio fino quasi alla chiusura. Per me è stato sempre un divertimento gestire questo locale: ascoltavo tutte le storie che mi raccontavano i clienti anziani, le faccende quotidiane delle persone di mezz’età, la confusione e le urla dei ragazzini. Era un bar in cui il rapporto umano era molto forte e questa era una delle caratteristiche che più mi piaceva».

Adesso qualche domanda alla nuova gestrice Valentina Turchetti, detta ‘Betty’.

- Come è nata l’idea di prendere in gestione il bar? «Io ho sempre lavorato nei bar, quindi ho avuto sempre il sogno di aprire un locale mio, con la mia impostazione. Quando Franco e Donatella mi hanno proposto la gestione del bar, ho preso la palla al balzo» - Sulla base delle tue precedenti esperienze, cosa ritieni sia indispensabile in un bar oggi? «Bisogna creare un ambiente in cui persone di varia età possano trovare un posto accogliente e caloroso e sentirsi a proprio agio: un luogo dove sia possibile passare del tempo piacevolmente, in compagnia». - Hai qualche idea per quanto riguarda la struttura stessa del locale? «Mi piacerebbe rendere l’aspetto più gioioso e solare, dipingere i muri di arancione, decorare le stanze con candele e fragranze particolari». - Che orari hai intenzione di adottare? «Vorrei cominciare mantenendo l’orario precedente, anche per non sconvolgere le abitudini dei clienti e imparare a conoscerli; successivamente mi piacerebbe tenere aperto anche la sera, magari con qualche iniziativa che possa attirare nuove persone. E tutto il resto sarà una sorpresa!»

SANDRO CAMPISI

REGISTA PER

CASO

UNO FRA MILLE: VITA DI CESARE MICHIELI

GALLO WALTERDISTRIBUTORE BEVANDE DAL 1954

Tel. e Fax 0431 32726E-mail: [email protected]

Valentina Turchetti, per tutti Betty

28/03/2008: presentazione del libro in Centro Civico

Giada Beltram e Francois Zanutto in una scena del film

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Questa nona puntata del Viaggio vi guiderà dunque nei vecchi luoghi di produzione che Cervignano e il suo en-troterra conservano: antichi mulini, vecchie fabbriche, rustici secolari. Per la maggior parte delle informazioni, mi sono servito del bellissimo sito www.spazidelfare.it (dal quale ho tratto le frasi che troverete fra virgolette uncinate, nonché le foto 7, 14 e 18).

Strassoldo, paese di muliniDalle fonti documentarie sappiamo che Strassoldo ave-va ben cinque mulini: Mulino Bruciato o ‘del Bosco’, alimentato dalla roggia omonima e dalla Cestina: lo co-nosciamo con questo nome fin dal 1575 (prima forse era detto mulino Gandini); Mulino del castello di Strassol-do, già citato nel 1275 come proprietà del patriarcato di Aquileia, ceduto poi in feudo a Vorli di Soffumbergo e da questi, nel 1438, ai conti di Strassoldo. È rimasto attivo per circa 700 anni; Mulino di San Gallo di Sopra; Mu-lino ‘degli Spiriti’ di San Gallo di Sotto, sulla roggia Acqua di San Gallo, citato già nel 1334; Mulin di Ponte, sorto sull’Ausa o Acqua dei Molari, sicuramente attivo prima del 1575.Nessuno è ancora in funzione, ma il primo fra quelli che ho menzionato è diventato un vero e proprio museo: an-diamo a visitarlo.

Mulino del Bosco - via Torat 2, StrassoldoAl passante distratto questa grande casa [fig. 1] non dice più di tanto, se non per la sua pittoresca posizione accan-to al fiume [fig.2, vista da Nord rispetto al ponte] e per l’aspetto caratteristico dato dalle pietre dei muri esterni. La distrazione, però, è sempre cattiva consigliera, come la fretta: infatti, questo casale ha in realtà una storia di straordinario valore. Se questo gioiello è ancora in pie-di è anche merito del sig. Terenzani, attuale proprietario, che con orgoglio ricorda a me ed Alessandro Morlacco i 25 anni trascorsi a restaurarlo: 25 anni di duro lavoro a sistemare mattoni, pietre, travi, archi, ingranaggi delle macchine, per arrivare nel 2004 a quello che potete ve-dere in fig. 3. All’interno, l’occhio cade subito sul grande complesso formato da ruote, ingranaggi e cinghie [figg. 4 e 5] rappresentato dal mulino vero e proprio. Vederlo in azione - perché funziona perfettamente, sia chiaro - è uno spettacolo: «È un motore da 1500 watt» sottolinea il pro-prietario, mentre ci indica le altre macchine per l’attività molitoria [fig. 6] e soprattutto la macina per la produzio-ne della farina [fig. 7]. Pur con tutti i rimaneggiamenti subiti, questo mulino è in piedi dal XII secolo. La prima attestazione risale al 1180-1182: fu forse la prima volta che i cavalieri diedero in concessione ai contadini fuori dalle mura una struttura del genere, solitamente confinata all’interno dei castelli. Si trattò di una scelta vincente: «Il mugnaio - sottolinea la nostra guida - era una figura di prestigio: ben remunerato in quanto professionista, sapeva leggere e scrivere». Nel 1275 sappiamo che il mulino era di proprietà del patriar-cato di Aquileia, mentre nel 1510 subì un grave incendio ad opera dei confederati di Cambrais, in guerra contro Venezia e l’alleata Strassoldo. Nel 1517, tuttavia, il mu-lino era già ricostruito e venne dato in concessione alla famiglia Fornasir, che lo gestì fino al 1934, anno in cui subentrarono i Terenzani. Nel 1972 la ruota esterna fu tolta a causa delle frequenti piene del fiume, il cui alveo è più alto di un metro a monte, e di 60 centimetri a val-le. Tuttavia, il proprietario avverte: «Nel 2000 ho chiesto l’autorizzazione per rimettere la ruota: mi hanno risposto appena nel 2007, ma fortunatamente me l’hanno conces-sa. Una volta risistemata, comincerò a produrre energia elettrica così come faceva mio padre, che già negli anni ‘40 disponeva di una turbina». La storia del mulino, pos-siamo ben dirlo, non è finita...

Rustici Gottardo - via Grado 19, ScodovaccaScodovacca vanta nomi di grandi famiglie nobili, venute qui dopo la famosa vendita del 1505 effettuata dalla Re-pubblica di Venezia al ricco Paganin de’Paganini (vedi Alta Quota n. 16). Essere nobili, all’epoca, significava soprattutto una cosa: possedere terre da coltivare. Perfet-tamente in linea con questo principio, i Modena, giunti qui dall’omonima città nel corso del ‘600, acquistano terre e costruiscono i rustici che oggi conosciamo con il nome degli ultimi proprietari, i Gottardo [fig. 8]. Come sempre, l’etimologia ci apre un prezioso squarcio sul passato: il toponimo di questa zona, ‘la Rosta’, deriva infatti dal friulano ròste, termine indicante «le paratie che servivano ad aumentare il livello nei corsi d’acqua per poter alimentare al meglio le ruote dei mulini»; la rog-gia che qui passa era appunto funzionale all’antichissimo mulino Ritter di Terzo, forse del XVI secolo. Il catasto napoleonico del 1811 ci dice che l’attuale edificio era al-l’epoca una locanda per forestieri: dato interessante se lo abbiniamo al fatto che ci troviamo di fronte ad un’antica azienda agricola a tutti gli effetti, con tanto di porcilaia, stalla e sovrastante fienile. Il silos in cemento armato [fig. 9], risalente ai primi del ‘900, serviva per l’immagazzina-

VIAGGIO A CERVIGNANONONA PUNTATA PATRIMONI DIMENTICATI: VECCHI MULINI E LUOGHI DI PRODUZIONE

10mento del cosiddetto ‘mais trinciato’, granturco raccolto ancora verde ed usato come nutriente foraggio.

Alcuni complessi in via Fredda a Scodovacca Via Fredda, al n.19, conserva un interessante complesso (foledôr, stalla con fienile, granaio, forno per il pane) ap-partenuto ai Christalnigg, famiglia carinziana originaria di Klagenfurt, arrivata in Italia durante l’Ottocento e su-bito erede di questa azienda vitivinicola dagli Strassoldo, in seguito ad un classico matrimonio fra famiglie nobili. Lo sappiamo tutti, e altrimenti ce lo ricorda il cartello stradale all’ingresso del paese: Scodovacca è, da sempre, la ‘Terra del Refosco’, vitigno coltivato qui almeno dal XV secolo nella sua qualità ‘dal peduncolo rosso’. Pro-prio alla produzione enologica serviva il foledôr (luogo per la fermentazione delle vinacce) visibile dalla strada [fig. 10], risalente al Settecento. Proseguendo lungo via Fredda, dopo una serie di vecchie abitazioni rustiche [fig. 11, viste da dietro], si arriva a due

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VIAGGIO A CERVIGNANOPATRIMONI DIMENTICATI: VECCHI MULINI E LUOGHI DI PRODUZIONE di VANNI VERONEsI

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casali storici. Al n. 62 ammiriamo il primo [fig. 12], forse tardosettecentesco a giudicare dai suoi archi, mentre al n. 60 non possiamo tralasciare gli ottocenteschi rustici Bianchin [fig. 13], con la loro bella muratura in pietra.

Ex distilleria, zuccherificio, tubificio, vetreria - via Caiù 10, CervignanoÈ il 1938: tempo di ‘autarchia’ per l’Italia fascista, colpita dalle sanzioni economiche. Il 21 settembre Mussolini in persona viene a Cervignano ad inagurare, in via Caiù, la distilleria di alcool che oggi conosciamo con il nome di ex vetreria Saint-Gobain. Nella foto n. 14, testimonianza preziosa dell’evento, si può persino leggere la data con la dicitura dell’‘era fascista’, la XVI; inoltre, sulla facciata principale, rimane ancora la scritta: «Costruita in sei mesi da tecnici e maestranze italiane marzo-agosto 1937 XV». Ma da dove si ricavava l’alcool? Dalle barbabietole, attraverso procedimenti molto complessi che richiedevano parecchia energia, garantita dalle grandi

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centrali elettriche con grosse turbine a vapore alimentate a carbone, sostituito anni dopo dalla nafta. Nel 1950, cessata la produzione di alcool, il complesso diventa uno zuccherificio. Ma, a cavallo fra gli anni Sessanta e Settanta, cessa anche quest’attività, diventata sempre meno redditizia, come si può capire dai numeri: 1200 quintali di zucchero al giorno contro la media di almeno 4600 quintali. Comincia dunque una fase di continui passaggi di mano: dal 1972 all’87 la fabbrica diventa un tubificio (in www.spazidelfare.it leggo che «le lamiere qui lavorate giungevano soprattutto dal Giappone […] e venivano poi trasferite a Trieste mediante camion, per essere mandate altrove via mare»); nell’88 è la volta del gruppo Marcegaglia s.p.a., che vi affianca anche la produzione di tessili industriali in fibra di vetro; pochi anni dopo, infine, arriva la Saint-Gobain, che concentra l’attività solo sul vetro. Nel 2006 la fabbrica chiude definitivamente i battenti: ecco come si presenta oggi in fig. 15.

Mulini Variola (via Gorizia, Cervignano)Risalente, per come lo conosciamo, agli inizi del ‘900, ma sorto quasi certamente su un altro antichissimo muli-no (forse del XVI secolo?), il complesso [fig. 16] fu ge-stito per molti anni dalle famiglie Bradaschia e Fabris. Questi ultimi cedettero ai Variola, nel 1932, la proprietà del mulino e di tutti i macchinari annessi - ma non la fabbrica del ghiaccio di via della Stazione 23 [fig. 17] -, per 425.000 lire, all’epoca una cifra altissima. Ma chi erano i Variola? Storica famiglia di mugnai e panettieri provenienti da Sesto al Reghena (PN), affiancarono ai loro mulini di Cordovado (PN) quelli di Cervignano, per poi costruirne a Trieste, nel 1948, un terzo, di livello in-dustriale, che continua tuttora la sua attività. Il complesso cervignanese «si suddivide in tre edifici principali: il silos a 18 celle posizionato a sud-ovest; il mulino per grano posizionato a sud-est; il mulino per mais posizionato a nord-est, il quale, dopo il 1952, anno in cui cessò la macinatura di questa tipologia di cereale, venne adibito a magazzino per farina». È sorprendente scoprire che in questo complesso giungevano granaglie da tutto il mondo, come Russia, Siria, Canada, Stati Uniti, Argentina e altri. Una volta immagazzinate nei silos, «ve-nivano lavate ed inumidite per facilitarne la lavorazione e conseguentemente condotte nei due mulini», per essere «macinate e setacciate attraverso particolari macchinari chiamati “plansechters”, capaci di separare e classificare progressivamente i vari prodotti della macinazione, men-tre le semolatrici provvedevano alla separazione delle se-mole e semolini destinati alla pastificazione». Da questi tre mulini, alimentati da una piccola centrale idroelettri-ca sulla Roggia Fredda, venivano immesse sul mercato di tutto il mondo più di 120 tonnellate al giorno fino al 1973, quando la produzione passò, grazie a un ammoder-namento delle strutture, a 240 tonnellate. Poi, nel 1990, avvenne il passaggio di consegne dai Variola ad un’altra società, e infine, nel 1993, la chiusura, a causa della for-te concorrenza con altri complessi più grandi, Trieste in primis: la fine di un vanto cervignanese, «di una delle più grandi attività molitorie d’Italia, rinomata all’estero qua-le industria degna di considerazione in questo campo». Oggi, attorno a questa gigantesca struttura, il piano rego-latore cittadino ha disposto un progetto interessante. In esso vengono indicati i possibili usi dell’area: residenze, servizi ed attrezzature sociali, artigianato di servizio alla residenza non molesto, uffici pubblici o privati, pubblici esercizi e strutture ricettive, scuole pubbliche e private, laboratori didattici, attrezzature collettive private (pale-stre, centri benessere e simili), commercio al dettaglio. Questo è lo schema degli interventi edilizi previsti [con-fronta foto 18]:

N. 1) Mulino per il grano - Ristrutturazione edilizia senza possibilità di demolizione, ampliamentoN. 2) Mulino per il mais - Demolizione e ricostruzione nel rispetto della sagoma esistenteN. 3) Silos - Demolizione totale, demolizione parziale con ristrutturazione edilizia dei primi 3 pianiN. 4) Ristrutturazione edilizia senza possibilità di demo-lizione e ricostruzione, possibile ampliamentoN. 5) Zona destinata a verde, parcheggi, viabilità ciclo-pedonaleN. 6) Verde privato corrispondente all’area di pertinenza dell’edificio 4N. 7) Verde attrezzato: dovrà essere garantita la percorri-bilità pubblica pedonale, articolata attraverso aree verdi attrezzate, spazi ricreativi e punti di sosta

Certo è innegabile il valore storico di questi mulini: sa-rebbe stato bello restaurarli e farne un museo di archeo-logia industriale, con la possibilità di essere visitato da studenti e semplici interessati. Speriamo almeno che il recupero dell’area porti nuova linfa a questa zona.

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IL PROGETTO

Il nuovo campo in erba sintetica del ricreatorio, la cui realizzazione è prevista prima dell’estate, sorgerà al posto dell’attuale campo da calcio a 7. La nuova struttura interesserà un’area di 44x29 m circa, mentre una piccola fascia di 14,4 m di profondità, prossima all’asilo parrocchiale, non verrà coinvolta dall’intervento: questa scelta ha permesso di sfruttare in maniera ottimale lo spazio a disposizione. Infatti, mentre i 1276 mq del nuovo manto erboso consentono la realizzazione di un campo da calcio a 5 certificato, per le sue dimensioni (42x25m), dalla F.I.G.C., il lembo di terra restante potrà essere sfruttato per le diverse attività delle associazioni nonché per l’ingresso di mezzi speciali. Al termine dei lavori, le due aree saranno separate da un telone basculante che permetterà il contenimento dei palloni all’interno del campo, ma che in caso di necessità potrà essere aperto permettendo la libera circolazione.Il problema dello smaltimento delle acque meteoriche, che il più delle volte rende impraticabile l’attuale campo da gioco, verrà risolto asportando un piccolo strato argilloso e introducendo nel terreno una serie di tubi drenanti che percorreranno diagonalmente il campo a intervalli regolari. L’acqua, così convogliata, raggiungerà le canalette laterali e quindi i pozzetti di scolo.Sul terreno esistente verranno stesi in successione un tessuto geotessile, del materiale inerte, della graniglia lavata ed infine il tappeto d’erba artificiale. Questa stratificazione, in cui dal basso verso l’alto si riduce la durezza dei materiali, e l’intasamento del manto con sabbia silicea a granulometria controllata e particelle di gomma, permettono di ammortizzare efficacemente l’impatto con il terreno durante la corsa riducendo al minimo i possibili traumi. Il manto erboso, di densità pari a circa 22000 fili, di 30mm d’altezza, per mq, è in polipropilene lubrificato antiabrasivo e verrà steso in rulli di 4m di larghezza per tutta la lunghezza del piano di posa.Il campo, oltre alle linee di gioco, verrà attrezzato con due panchine e le quattro bandierine; inoltre, l’impianto d’illuminazione e gli spogliatoi esistenti permetteranno l’utilizzo notturno e la possibilità di una doccia calda.

RICCARDO RIGONAT

RITORNA IL ‘SABATO IN RICRE’

Ricreatorio, i “Sabati in ricre” si rinnovano. Don Moris e lo staff di EstateInsieme ripropongono il tradizionale appuntamento con l’animazione, i giochi e il divertimento. Sullo schema consolidato negli scorsi anni, sono state innestate significative novità. A cominciare dalla frequenza: non più un sabato al mese, bensì quattro appuntamenti concentrati a maggio. Il ‘preludio’ si terrà però il 19 aprile con la biciclettata a Terzo e San Martino. Quindi, nelle giornate del 10, 17, 24 e 31 maggio, spazio al ‘Sabato in ricre’ vero e proprio. Questo lo schema della giornata tipo: alle 15 l’arrivo in ricreatorio di ragazzi e bambini e l’accoglienza con il canto e la preghiera. Un quarto d’ora dopo, avranno inizio i laboratori: l’obiettivo è quello di integrare le attività che già si svolgono in ricreatorio (canto, chitarra, chierichetti) con proposte nuove (computer, mosaico, ricamo, cucina, scampanotador). Alle 16.15 si terrà un grande gioco con un punteggio e una classifica finale. Quindi, alle 17.30, la merenda e alle 18 il saluto e il rientro a casa.

SIMONE BEARZOT

TORNA LA RACCOLTA UOMINI COME NOIArrivata alla 41° edizione, la raccolta Uomini come noi ha il piacere e soprattutto l’entusiasmo di riproporsi alla comunità di Cervignano del Friuli. Se la nostra città si può definire una mamma, certamente questa iniziativa si deve considerare una delle sue figlie migliori: anni di mobilitazione generale hanno permesso di aiutare molte missioni della diocesi di Gorizia e di farle sopravvivere. Nel 2007 la comunità, le oltre 150 persone che si sono rese disponibili e soprattutto le 28 aziende che hanno fornito i loro mezzi hanno permesso di conseguire uno straordinario risultato: con i suoi 35.000 euro di utile netto la raccolta dell’anno scorso ha raggiunto il valore più alto di tutti i tempi. Anche quest’anno l’iniziativa sarà strutturata, come di consueto, con il mercatino che si svolgerà presso la sala parrocchiale accanto al duomo di Cervignano, nelle giornate del 25, 26, 27 aprile, nonché ovviamente durante la raccolta, che si svolgerà i giorni 2, 3, 4 maggio: l’orario sarà continuato dalle 9 alle 19.30. I materiali che verranno raccolti saranno ferro, alluminio, rame, ottone e altri metalli, indumenti, borse, cinture e pelletteria varia: questi dovranno essere posti sul marciapiede dinnanzi alle abitazioni il sabato mattina, per evitare fenomeni di sciacallaggio e per garantire la sicurezza ai pedoni.Per maggiori informazioni non esitate a chiamare la segreteria 0431/35233: il numero è attivo nelle due settimane dell’iniziativa, che anche quest’anno si ripropone di unire le persone in una sorta di gemellaggio fra la nostra comunità e quelle delle missioni. Un grazie anticipato all’impegno dello staff e di tutti coloro che daranno vita alla Uomini come noi n. 41.

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IL PERCHÉ

Per definizione stessa, il ricreatorio è il luogo destinato all’educazione umana e cristiana dei bambini, dei ragazzi e dei giovani attraverso l’aggregazione, il gioco e le varie attività che vengono proposte. Come tutti sanno, un tempo era davvero più facile soddisfare questa esigenza. Mio papà mi racconta spesso che quando lui era ragazzo bastava una semplice palla di stracci ed uno spiazzo di terra per trascorre un intero pomeriggio a giocare con i propri amici. Pensando anche al nostro ricreatorio, don Giovanni mi ricorda spesso che ‘è nato’ quando mons. Cian ha messo nel cortile della canonica una trave sopra una pietra affinché i ragazzi potessero dondolarsi. Insomma, bastava davvero poco per far stare assieme e rendere felici i ragazzi.Oggi, per noi che viviamo nei Paesi sviluppati, le cose sono cambiate: il progresso si è dimostrato e si dimostra capace di soddisfare tanti nostri bisogni e necessità e di conseguenza anche noi uomini diventiamo sempre più esigenti. Lo sono in particolare i ragazzi e i giovani, nati in questo ‘nuovo mondo’, abituati a cose senza le quali oggi sembra impossibile vivere. E un ricreatorio, a mio avviso, deve stare al passo con i tempi, deve essere attento alle nuove esigenze dei ragazzi, investire su di loro e per loro, naturalmente senza dimenticare il suo specifico che è e rimane l’educazione. Se si perde di vista questo aspetto, ogni iniziativa di un ricreatorio non avrebbe alcun senso e significato.In quest’ottica si inserisce anche il progetto del campo da calcio in ricreatorio in erba sintetica, oggi sempre più apprezzato dai ragazzi; se questo campo darà l’occasione ai ragazzi di ritrovarsi numerosi, di stare assieme, di fare gruppo, di giocare rispettando le regole che ogni gioco impone nonché quelle del ricreatorio stesso, allora credo che riusciremo anche a salvaguardare l’aspetto educativo.Ma non solo. Questo campo vuole essere aperto a tutti, anche agli adulti, in particolare agli ‘amici dello sport’ della nostra città, per creare quella collaborazione e quella amicizia davvero con tutti che tante volte ricerchiamo e di cui abbiamo particolarmente bisogno. Naturalmente a noi del ricreatorio il compito e l’impegno affinché tutto ciò si realizzi: non servirà a nulla avere un bellissimo campo in erba sintetica se poi non ci aiuterà a stare assieme e a far crescere i ragazzi. Non sarà semplice, anzi forse questo è l’aspetto più difficile, ma credo che con l’impegno e la collaborazione di tutti riusciremo a fare un qualcosa di utile in particolare per i nostri giovani, ma anche per tutta la città. Grazie a tutti coloro che in diversi modi ci aiuteranno nella realizzazione di questa impresa.

DON MORIS

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VIAGGIO VERSO LA LIBERTA’ ….”Dal 9 giugno al 27 giugno 2008

dalle ore 8 alle ore 13Iscrizioni Bar Ricreatorio dal 5 maggio al 3 giugno

ESTATE INSIEMEDal 19 agosto al 3 settembre

dalle ore 8.45 alle 12 e dalle 15 alle 18

Iscrizioni Bar Ricreatorio dalle 18 alle 19 il martedì e giovedì dal 2 al 27 luglio

I programmi dettagliati, le schede di iscrizione a breve nel sito internet www.ricreatoriosanmichele.org

e presso il Bar del Ricreatorio

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I lavori cominciano il 21 aprile.Il campo sarà pronto il 31 maggio!