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Cari lettori, Quello che è stato confezionato in precedenza è stato un primo numero splendido, frutto di tanto entusiasmo e voglia di scrivere. Ora: il secondo passo non è mai banale, tantomeno facile o scontato. Senza perdere di vista i passi fatti e con la costante di un atteggiamento scanzonato, entusiasta e adolescente cerchiamo di migliorare ancora questa formula, per dimostrare come la voce e i pensieri di noi studenti possano andare a toccare gli argomenti più disparati, andandoli a sviscerare con un taglio ironico, semplice e per alcuni magari bizzarro, ma sempre e sicuramente schietto e genuino.

Patrizio Ruviglioni

Sommario

Cinema: IL Sud è niente p.3

Disoccupazione giovanile p.4

Cesare Pavese: La Luna e i Falò P.5

Sanremo 2014: Il paggellone p.6

Poesia: L’esercito di Pan p.7

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Proposto alcuni mesi fa al

Festival Internazionale del Film di Roma, “Il sud è niente” non è solo la palese storia di Grazia, una ragazza intenta a superare il trauma della morte del fratello, ma è anche un’incisiva ed intensa analisi metaforica di come le nuove generazioni abbiano non poche difficoltà a maturare una propria identità. E’ proprio puntando sul concetto di se stessi che il regista Fabio Mollo è riuscito a dare al film un’impronta originale e di spiccata sensibilità. Plasmare e definire la propria personalità non è una cosa semplice, ed il regista lo ha sapientemente dimostrato integrando questa autoindagine in una stereotipata società meridionale abituata a tacere ed ad essere taciuta. L’apparenza di una libertà decisionale e la stasi della collettività sono i tratti principali che descrivono il quartiere del Gebbione come un luogo in cui è inconcepibile l’idea di affermarsi, se non per volere dell’autorità mafiosa. Certamente la scomparsa di un familiare in circostanze non precisate e la reticenza paterna contribuiscono a rendere la fase di maturazione di Grazia più problematica ed inquieta.

Inoltre, questo percorso di crescita

è velato da un silenzio di

multiforme interpretazione. Un

silenzio omertoso, un fenomeno

le nuove generazioni hanno

non poche difficoltà a maturare una

propria identità

maturazione di Grazia più problematica ed inquieta. Inoltre, questo percorso di crescita è velato da un silenzio di multiforme interpretazione. Un silenzio omertoso, un fenomeno ormai tristemente associato al Sud Italia; un silenzio paesaggistico, rispecchiato da strade deserte, cantieri abbandonati e spiagge incontaminate; un silenzio familiare, espresso dalla mancanza di dialogo padre-figlia; un silenzio sonoro, reso dall’assenza di musiche di sottofondo; un silenzio personale, rappresentata dalla solitudine fisica, emozionale ed intellettiva della protagonista. rassegna all’evidenza che “niente succede”. Una provocazione indirizzata a tutte le giovani generazioni, soprattutto meridionali, che sanno benissimo quanto la loro terra nasconda bellezze straordinarie di cui essere orgogliosi.

Tuttavia, la possibilità di cambiare

esiste. Il segreto è aprire la porta di

questo silenzio. E c’è più di una

chiave che ci offre l’opportunità di

farlo: la condivisione, la

. orgogliosi. Tuttavia, la possibilità di cambiare esiste. Il segreto è aprire la porta di questo silenzio. E c’è più di una chiave che ci offre l’opportunità di farlo: la condivisione, la solidarietà, la comprensione, la verità, la speranza. Per dirla con Goethe “La magia è credere in noi stessi. Se riusciamo a farlo, allora, possiamo far accadere qualsiasi cosa”. Sotto il profilo tecnico, la sceneggiatura, in linea con lo spirito del film, rivela una natura maieutica. Le battute apparentemente scarne inducono lo spettatore ad andare oltre, a comprendere le parole inespresse, a terminare il puzzle. Sebbene gran parte della troupe abbia fatto i suoi primi passi nel mondo del cinema, questa pellicola dimostra di essere un diamante allo stato grezzo. Solo guardandola senza pregiudizio, se ne potrà cogliere la nobile essenza.

Edoardo Tedeschi

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Disoccupazione giovanile. E’ la

moderna malattia che dilaga

nella società del XXI secolo o

solo uno status sociale?

40,4 %. Dato allarmante rilasciato

dall’Istat il 31 ottobre 2013.

La disoccupazione giovanile,

radicata soprattutto tra i 15 e 24

anni, è salita del +4,4% rispetto

ad un anno fa.

Quasi la metà dei giovani di

oggi, laureati e non, si ritrovano

senza lavoro a vagare

disorientati da una città all'altra

in cerca di un’occupazione;

unico loro alleato in questo

cammino di speranza è il

curriculm, memore di lunghi

percorsi di studio e certificati,

che spesso non vengono presi in

considerazione.

08/11/2013 “Botteghe Artigiane

– Sportello Bussola” è il titolo del

progetto presentato dall’Inail

durante un convegno, tenutosi

presso l’Aula Pucci di

Civitavecchia.

Lo scopo principale era la

proposta di realizzazione di

iniziative di comunicazione e

sensibilizzazione delle imprese,

l’informazione e la consulenza

alle piccole e medie imprese per

la semplificazione burocratica

nella gestione dei rapporti con le

iniziative di comunicazione e

sensibilizzazione delle imprese,

l’informazione e la consulenza

alle piccole e medie imprese per

la semplificazione burocratica

nella gestione dei rapporti con le

pubbliche amministrazioni,

partner del progetto…

<<Animatevi e mostrate il vostro

spirito di volontà>>

continuavano a ripeterci con

tono quasi rassegnato.

E’ impossibile non perdere la

speranza di fronte a tali

deprimenti statistiche e ad un

sistema economico così fragile e

decadente.

La motivazione è stata

schiacciata dall'opprimente

peso delle istituzioni

burocratiche, che, attraverso i

loro intricati e ponderosi cavilli,

hanno l’unico e demoralizzante

compito di distruggere i sogni dei

giovani.

La prospettiva positiva di una

vita basata su un lavoro e il

mantenimento di una famiglia

diviene a questo punto un’

………

opia.

Il suggerimento di “Essere

protagonisti” potrebbe restare

ancora valido, qualora i capi del

utopia.

Il suggerimento di “Essere

protagonisti” potrebbe restare

ancora valido, qualora i capi del

governo riuscissero a trovare un

accordo.

L’occasione si presenterà proprio

il prossimo aprile a Roma,

quando si terrà un ulteriore

summit europeo sulla

disoccupazione giovanile.

La task force si è data come

obiettivo, che nessun europeo di

meno di 24 anni dovrà restare

senza lavoro o apprendistato per

oltre quattro mesi.

Dobbiamo affidarci alle nostre

forze, ma i “potenti” faranno

altrettanto?.

Federica Pediconi

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Molti lo conoscono per le sue

poesie,altri,per i suoi saggi emozionanti e trattanti argomenti di quotidianetàricorrente.''La luna e i falò'' è uno di questi,nel quale parla della sua infanzia. Cresciuto tra i paesi di campagna,nato in fattoria ed abituato all'odore della fatica e del sudore del lavoro nei campi,CesarePavese,scrive di lui,della sua infanzia,della sua giovinezza,impersonificandosi in ''Anguilla'',un ragazzotto che sognava una vita migliore,una nuova vita lontano da quelle colline,alberi di ciliegio e falò.Un adulto cresciuto pieno di rimpianti che si riconosce in un bambino di nome ''Cinto'' che si trova ancora agli inizi,che sta nel fior fiore della giovinezza ed ha ancora tutta una vita davanti in cui sbagliare,divertirsi.Un ragazzo che è ancora artefice del proprio destino e che ha ancora tanto da imparare.Anguilla(Pavese) ha fatto scelte nella sua vita che l'hanno formato,ha seguito un lungo percorso pieno di ostacoli e bivi.Ma sono proprio quei bivi che cambiano,che cambiano le persone;sono la gente che incontri,le esperienze,gli insegnamenti tratti dagli errori che ti modificano e ti fanno vedere il mondo da un' altra prospettiva.Questo libro è altamente sentito da Pavese,parla di lui,di un uomo ormai adulto che cerca la pace,che ha seguito la sua strada che l'ha portato in paesi remoti,paesaggi selvaggi e letti pieni di passione e che tornando nel suo paese nelle Langhe si ritrova,ritrova il suo ''io'' più interiore.E qui entra in gioco l'appartenenza ad un luogo.D'altronde ''molti paesi vuole dire nessuno''.Ad ognuno di noi appartiene un luogo,si instaura come un feeling,o per tradizioni,o per usi e costumi,o per uno strano vuoto dell'essere umano che dev'essere

luogo. D'altronde ''molti paesi vuole dire nessuno''.Ad ognuno di noi appartiene un luogo,si instaura come un feeling,o per tradizioni,o per usi e costumi,o per uno strano vuoto dell'essere umano che dev'essere colmato,inspezzabile.E' un saggio pieno di rimpianti e di gioia di un ritorno in patria unito alla sofferenza del ricordo di un periodo in cui sicuramente''le mosche stavano molto meglio dei cristiani''.Un periodo sanguinoso,il periodo della guerra che ha portato solo morte e distruzione.Deicomunisti,delle spie fasciste,dei partigiani che tutti ricordiamo come un incubo ad occhi aperti.All'nterno delle storie troviamo personaggi che riconosciamo esistere anche oggi come:Irene e Silvia,due ragazze benestanti,non dedite ai sacrifici che avranno una brutta fine anche per la loro superbia.Nuto,con un grande senso di patriottismo,rimasto nel proprio paese per lottare per la libertà della propria terra ed in nome dei propri valori.Cinto,un ragazzo alle prime armi che ha il mondo da scoprire e chissà quante altre botte da prendere nella vita. E personaggi come Angiulla che torna radicalmente nel proprio paese e non riconosce e non trova più certi volti che si aspettava di vedere,terre in cui aveva giocato,montagne per le quali aveva corso,stelle che aveva contato prima di addormentarsi,cieli a cui aveva urlato contro,orizzonti a cui si era affidato immaginando una vita migliore. La sofferenza dell'infanzia di Cesare Pavese si legge tra le righe di questo libro,in ogni singola lettera e parola. Cresciuto con la morte sempre ricorrente.Prima i suoi fratelli e poi suo padre,con una madre che ha dovuto fungere anche da figura maschile imponendo un educazione rigida che le permettesse di controllare i poveri suoi figli orfani di padre e che ha

ricorrente.Prima i suoi fratelli e poi suo padre,con una madre che ha dovuto fungere anche da figura maschile imponendo un educazione rigida che le permettesse di controllare i poveri suoi figli orfani di padre e che ha contribuito al carattere già introverso ed instabile di Pavese.Scosso da un suicidio di un suo compagno in età adolescenziale e dal quale prese spunto per il suo suicidio avvenuto all'età di 42 anni.Questo è il tema che ricorre maggiormente in tutte le sue opere.''L'idea del suicidio era una protesta di vita'' scrive.E poi in una camera d'albergo con dieci bustine di sonnifero si uccise lasciando un bigliettino con su scritto''Perdono tutti e a tutti chiedo perdono.Vabene?Non fate troppi pettegolezzi'' un'uscita in piena regola da aspettarsi sicuramente da una mente come questa.Il titolo del libro si può riscontrare nelle credenze popolari delle Langhe in cui il buon raccolto mensile dipende dall'nfluenza che questi due fattori hanno sulla terra arata,credenze che Pavese ha sempre rifiutato. Quest'ultimo ha avuto il coraggio di mettersi in gioco,di soffrire per il dolore dei ricordi e pentirsi per i rimpianti di una vita ormai passata, mettendo tutto se stesso,in pagine stampate ed in fogli profumati di vita.''Tutto questo fa schifo. Non ho parole .Un gesto:non scriverò più'' così finisce il suo diario,il diario di uno scrittore che ha usato la propria sofferenza come imput per saggi che ancora oggi si considerano veri tesori del patrimonio italiano.

Giada Ferru

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In faccia tanto ai moralismi quanto

allo snobismo dilagante che puntuali avvolgono ogni edizione del Festival, la sfilata di "tutto ciò che è di mamma Rai" che ogni anno si esibisce davanti ad un pubblico letargico è ancora un manifesto autorevole di questo nostro bel paese nel mondo, per cui: Arisa: Al terzo tentativo di canzone ingenua/paracula riesce prendersi quel maledettissimo primo posto. Ammirevole soprattutto per la buona volta. 6 Francesco Renga: Stavolta non riesce la formula da cantante strappa mutande, neanche con l'aiuto di quel catalizzatore di televoti che è Kekko dei Modà. Bene così viene da dire, i pezzi presentati erano tremendamente banali. 4,5 Noemi: Voce indiscutibile, come sempre a tradire sul più bello sono i brani presentati, piuttosto scialbi. Nota a parte merita il look adottato: agghiacciante. 5,5 Giuliano Palma: Non sembra a suo agio e si vede, appare quasi remissivo e compassato, così da passare sul palco senza lasciare grandi tracce. Fa niente, la sua dimensione non è questa e lui lo sa

Renzo Rubino: Preciso e

puntuale. Da lui questo ci si

aspettava e non delude,

portando sul palco due pezzi

Giuliano Palma: Non sembra a suo agio e si vede, appare quasi remissivo e compassato, così da passare sul palco senza lasciare grandi tracce. Fa niente, la sua dimensione non è questa e lui lo sa bene. 5,5 Renzo Rubino: Preciso e puntuale. Da lui questo ci si aspettava e non delude, portando sul palco due pezzi barocchi e graffianti. Ora che cresca e non rimanga più legato al Festival. 7 Giusy Ferreri: Strano non abbia vinto. Il brano premiato dal televoto reca tutti i crismi della tipica canzone sanremese smielata e scontata. 4,5 Perturbazione: Due gioielli freschi e brillanti. Con un indie pop ironico, semplice ma per nulla scontato volano leggeri sul banale e tradizionale romanticismo che attanaglia il Festival. 8+ Frankie Hi-nrg: Jovanottizzato fino al midollo, sembra aver smarrito la carica degli esordi presentando due pezzi poco incisivi e dal flow (se di flow si può parlare) zoppicante. Se non altro ora tutti sappiamo che è ancora vivo. 5 Antonella Ruggiero: Situazione una carriera ormai stantia con due pezzi freschi nella loro

tradizionalità. 6

Raphael Gualazzi & The Bloody

simile a quella di Noemi: la voce c'è ed è splendida, ma i brani presentati sono una mera successione di gorgheggi. 5 Ron: Oltre ogni aspettativa. Esce, anche se per poco, dal torpore di una carriera ormai stantia con due pezzi freschi nella loro tradizionalità. 6 Raphael Gualazzi & The Bloody Beetroots: Splendido e riuscitissimo il connubio fra i due. Prima musicisti che cantanti, presentano due pezzi che sono un'efficace sintesi fra il piano jazz e il sinth. 8 Cristiano de Andrè: Sicuramente meglio Invisibili de Il cielo è vuoto, tutto sommato non delude e offre solide esibizioni in cui finalmente sembra sempre più distante l'ombra del padre. 7 Riccardo Sinigaglia: Peccato d'ingenuità che gli costa l'esclusione ma che non intacca il valore dei brani presentati. 6,5 Francesco Sarcina: Ecco, lui e il rock sono due rette parallele che non si incontreranno mai. 4,5

Patrizio Ruviglioni

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Mostrami le parole

che non scriveresti mai

suona note di fine

diserterò quest'oggi

preda dell'amara agonia.

Ho vissuto un tempo

che tempo più non ha

le negative gioie

le facili paure

l'uomo: favorevole

all'omicidio.

Credimi cara madre

ti mostro l'oppressione

che colpevole bestia

E' diventata guida

prima tra i desideri illeciti.

Osserva le rovine

di cupa prepotenza

le pulsazioni morte

come questo luogo

noi siamo l'esercito di Pan.