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ECONOMIA, NORMATIVE, OPPORTUNITÀ E OBIETTIVI ALL’ESTERO PER LE IMPRESE ITALIANE Sommario Anno 4° - 23 dicembre 2010 n. 19 Realizzata dal Sole 24Ore in collaborazione con la Direzione generale per la promozione del sistema Paese della Farnesina – [email protected] Ecuador: sì ai privati ma con più equità e maggiore rispetto dell’ambiente Un Paese e un Governo intenzionati a utilizzare le consistenti risorse petrolifere e minerarie di cui dispongono per diversificare la propria economia ed estendere il benessere a strati più larghi della popolazione. Sulla svolta in atto nell’Ecuador e sulle nuove opportunità che si aprono anche alle imprese del nostro Paese, Diplomazia Economica Italiana ha intervistato l’Ambasciatore italiano a Quito, Emanuele Pignatelli. a pagina 2 Sarà localizzato nel distretto dell’auto dello Stato di Guanajuato. Obiettivo: rafforzare la presenza e migliorare i margini sul mercato nordamericano. In Messico si producono 2,1 milioni di vetture all’anno destinate prevalentemente all’esportazione in USA. Il Gruppo continua a crescere anche in Sudamerica dove è leader di mercato. a pagina 13 Al via primo stabilimento pneumatici Pirelli MESSICO: COMPONENTISTICA AUTO Veduta di Quito, capitale dell’Ecuador, capoluogo della provincia di Pichincha e sede del Distrito Metropolitano de Quito. ECUADOR Nel 2011 un nuovo decollo per l’industria mineraria pag 5 10mila anni di storia pag 8 Riprendono le esportazioni, Italia primo partner commerciale nell’Unione Europea pag 9 Le zone franche dell’Ecuador pag 12 Il regime doganale dell’Ecuador pag 12 COSTRUZIONI Anche i piccoli possono vincere all’estero pag 15 MESSICO Al via primo stabilimento pneumatici Pirelli pag 13

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E C O N O M I A , N O R M AT I V E , O P P O R T U N I T À E O B I E T T I V I A L L ’ E S T E R O P E R L E I M P R E S E I TA L I A N E

Sommario

Anno 4° - 23 dicembre 2010

n.19

Realizzata dal Sole 24Ore in collaborazione con la Direzione generale per lapromozione del sistema Paese della Farnesina – [email protected]

Ecuador: sì ai privati ma con più equitàe maggiore rispetto dell’ambienteUn Paese e un Governo intenzionati a utilizzare le consistenti risorse petroliferee minerarie di cui dispongono per diversificare la propria economia ed estendereil benessere a strati più larghi della popolazione. Sulla svolta in atto nell’Ecuadore sulle nuove opportunità che si aprono anche alle imprese del nostro Paese,Diplomazia Economica Italiana ha intervistato l’Ambasciatore italiano a Quito,Emanuele Pignatelli.

�a pagina 2

Sarà localizzato nel distretto dell’auto dello Stato di Guanajuato. Obiettivo: rafforzarela presenza e migliorare i margini sul mercato nordamericano. In Messico si producono2,1 milioni di vetture all’anno destinate prevalentemente all’esportazione in USA.Il Gruppo continua a crescere anche in Sudamerica dove è leader di mercato.

�a pagina 13

Al via primo stabilimento pneumatici PirelliMESSICO: COMPONENTISTICAAUTO

Veduta di Quito, capitale dell’Ecuador, capoluogo della provincia di Pichincha e sede del Distrito Metropolitano de Quito.

ECUADOR

Nel 2011 un nuovodecollo per l’industriamineraria

pag 5

10mila anni di storiapag 8

Riprendonole esportazioni,Italia primo partnercommercialenell’Unione Europea

pag 9

Le zone franchedell’Ecuador

pag 12

Il regime doganaledell’Ecuador

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COSTRUZIONI

Anche i piccoli possonovincere all’estero

pag 15

MESSICO

Al via primo stabilimentopneumatici Pirelli

pag 13

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Come si può definire il modello di svi-luppo dell’Ecuador?

Il PresidenteCorrea lo ha definito come il“Socialismo del XXI secolo”. Il termine èlegato alla volontà di affrontare la dimen-sione sociale del Paese in direzione di unosviluppo più sostenibile e di una distribu-zione più equa della ricchezza. Per otte-nerlo, le attese sono anche concentratesul coinvolgimento di capitali e investi-menti privati, anche dall’estero, cercandodi creare adeguate regole del gioco. Il Go-verno ha infatti deciso di porre fine a de-cenni di ‘deregulation’ durante i quali, bi-sogna ammettere, la maggior parte delleimprese, tra le quali anche le minerarie epetrolifere, hanno fatto quello che voleva-no sotto lo sguardo tollerante delle Auto-rità. Ora è stata messa a punto una pro-posta di legge, recentemente approvatadall’Assemblea Nazionale con limitatemodifiche, che prevede interessanti incen-tivi per i nuovi investimenti e facilitazionidoganali, ma anche impegnimolto più vin-colanti in tema di salari e di tutela ambien-tale, specie per quanto riguarda le impre-se a maggior rischio di inquinamento.Molto comunque rimane da fare, soprat-tutto sotto il profilo delle procedure giudi-ziarie per garantire sicurezza agli investi-menti privati. Fra l'Ecuador e l'Italia, co-munque esiste unAccordo per la Protezio-ne e la promozione degli investimenti del2001 che peraltro, fino ad oggi, non è sta-to mai invocato.

L’interesse del capitale straniero e del-le compagnie minerarie internazionaliper il Paese sta crescendo?

Oltre al petrolio, l’Ecuador, è notoriamen-te molto ricco di risorse minerarie, anchese il loro sfruttamento è stato negli ultimidecenni di carattere semi-artigianale, so-stanzialmente locale e quindi piuttosto li-mitato. La nuova legge di regolamentazio-ne, approvata dall’Assemblea Nazionalelo scorso anno, dovrebbe aprire le portead uno sfruttamento più efficace e anchepiù sostenibile sotto il profilo ambientale,anche se manca ancora dei necessari re-golamenti applicativi. Non sarà un compi-to agevole definire le regole del gioco, inquanto l’estrazione e la prima lavorazio-ne deimetalli effettuate su base artigiana-le sono anche un’importante filiera di so-stentamento delle popolazioni indigenebenché effettuata in condizioni di sicurez-za inadeguate. Recentemente, ad esem-pio, c’è stato un grave incidente in cui di-versi minatori hanno perso la vita per ilcrollo di una galleria sotterranea inade-guatamente attrezzata. D’altra parte lestesse popolazioni indigene sono ostili aun intervento su larga scala delle grandicompagnie minerarie che vengono accu-sate di inquinare le risorse idriche con unimpatto negativo sull’agricoltura e sul-l’economia locale.La riforma è invece completata nel setto-re dell’estrazione del petrolio e del gas,dove è ormai operante una nuova legisla-zione che sancisce e rafforza il principiodelle proprietà dello Stato su queste risor-se, introducendo la formula dei cosiddet-

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Rafael Vicente Correa Delgado, Presidente dell’Ecuador

L’Ambasciatore italiano a Quito, Emanuele Pignatelli

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ti contratti di servizio con le compagnie pe-trolifere straniere. Questo tipo di contrattiprevede una remunerazione del capitalee degli investimenti effettuati, in cambiodella cessione allo Stato degli idrocarbu-ri estratti. Il Governo ha terminato in que-ste settimane il riesame dei contratti diconcessione pre-esistenti. In questo con-testo, anche Eni ha ottenuto l’estensionefino al 2023 dei diritti di sfruttamento delcampo di Villano e delle possibilità di nuo-ve perforazioni.

Accanto al petrolio e al settoreminera-rio esistono anche altre opportunità?

Sì, uno degli obiettivi del Governo è diuscire dal circolo chiuso di un’economiache dipende, in misura consistente, dagliintroiti petroliferi e che rischia di far sotto-valutare altre potenzialità economiche. Inquesti anni lo Stato ha investito molto ininfrastrutture. Oggi nel Paese la situazio-ne dei porti e della rete stradale è notevol-mente migliore rispetto ad alcuni anni fae, grazie anche alla realizzazione di nume-rosi ponti, si sono ridotti i tempi degli spo-stamenti interni. A Quito è in costruzioneun nuovo aeroporto internazionale. Ora ilGoverno intende anche diversificare lefonti di reddito. In particolare, intende svi-luppare le attività industriali e di trasfor-mazione per allungare la catena di crea-zione del valore ed anche per evitare l’ec-cessiva dipendenza dalle importazioni che

gravano sul bilancio del Sistema Paese.Un esempio di questo vincolo si è avutocon il superamento da parte di questa eco-nomia della fase più acuta della crisi mon-diale: nel corso dell’anno sono state ven-dute nel Paese quasi 130 mila nuove vet-ture di importazione. Non solo, ma moltedi queste sono suv e auto di grossa cilin-drata che beneficiano di un prezzo dellabenzina nel Paese fortemente sovvenzio-nato (con poco più di 2 dollari si compra-no quasi 4 litri di Super) che grava sul bi-lancio dello Stato. Questo può sembrareun paradosso per unPaese esportatore dipetrolio, ma bisogna tenere conto che inEcuador esiste una sola grande raffineria,insufficiente per i crescenti consumi inter-ni che deve soddisfare. I carburanti quin-di, devono essere importati. Lo stesso av-viene per molti beni che potrebbero esse-ri prodotti localmente. In questo contesto,anche le misure di sostegno alle famigliemeno abbienti promosse dalGoverno, co-me i sussidi, si traducono paradossalmen-te in maggiori importazioni, con scarse ri-cadute sul resto dell’economia interna.Ora, il Piano di Sviluppo economico delGoverno punta a far crescere, a valle delsettore primario, le attività di trasforma-zione dei prodotti della pesca, i sistemi diacquicoltura, la filiera dei biocombustili edell’industria forestale, la floricoltura e latrasformazione lattiera e ortofrutticola. Nelsettoremanifatturiero si punta sullametal-meccanica e, in quello dei servizi, su tra-

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Il Governo ha terminato in questesettimane il riesame dei contratti diconcessione con le compagnie pe-trolifere straniere

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sporti e logistica, turismo, informatica,bancario. Nella maggior parte di questicomparti l’Italia può offrire, e in parte giàoffre, tecnologie e know how. Esportiamoinfatti macchine tessili e macchinari per lalavorazione del marmo e del legno.L’Ecuador inoltre dispone di risorse uma-ne con un costo ancora contenuto e offrea chi è disposto a investire, la possibilitàdi insediamento in aree industriali attrez-zate (Free Trade Zone) posizionate stra-tegicamente per le esportazioni nel restodel sub-continente, che godono di alcunivantaggi fiscali e doganali. Ulteriori age-volazioni dovrebbero essere offerte dalnuovo Codice della Produzione e dai suoiRegolamenti di attuazione a chi decideràdi investire nelle zone più svantaggiate delPaese. Ci sono consistenti opportunità diaffari anche nel settore della raccolta etrattamento dei rifiuti. Recentemente l’Am-basciata, assieme all’Associazione deiComuni dell’Ecuador, ha organizzato unseminario per presentare le tecnologie ita-liane in questo settore. Sono intervenutiun’ottantina di rappresentanti delle princi-pali Amministrazioni municipali del Paesee si prospettano interessanti sviluppi.

L’Ecuador è conosciuto comemeta tu-ristica solo grazie alle Isole Galapa-gos?

Nonsolo edoggi c’è di più. Il Paese sta cer-cando di sviluppare formule innovative di

accoglienza che, accanto a quelle classi-che dei grandi alberghi e dei villaggi turi-stici standardizzati, punta a valorizzarel’immensopatrimonio naturalistico della fo-resta Amazzonica e delle montagne dellaRegioneAndina, caratterizzate dapaesag-gi spettacolari e da una ricchissima biodi-versità.Queste formule innovative consen-tono ai turisti di entrare in contatto anchecon la popolazione locale accedendo conmezzi privati o collettivi (jeep, aerei da tu-rismo) a località difficilmente raggiungibiliche vengono attrezzate per un’accoglien-za comunque confortevole. Ad aprire lastrada a queste formule ‘sostenibili’ di tu-rismo sono state inizialmente alcune orga-nizzazioni non governative, tra cui alcuneitaliane, ma ora si sono inseriti anche ope-ratori turistici stranieri, tra i quali, svizzerie francesi. E’ un’altra opzione interessan-te che indica come inEcuador si stia facen-do strada una mentalità particolarmentesensibile al contesto ambientale. Rientrain questa logica anche l’interessante pro-posta del Governo di lasciare intatte le ri-sorse petrolifere localizzate nella grandeParco naturale delloYasuni - ITT dove esi-ste una grande bio-diversita’ e dove sonostate identificate, ad esempio, ben 644specie diverse di piante, in cambio di un fi-nanziamento internazionale che consentaal Paese di sviluppare altre risorse e altreattività in grado di sostituire gli introiti pre-visti dal petrolio.

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Il Paese sta cercando disviluppare formule inno-vative di accoglienzache, accanto a quelleclassiche dei grandi al-berghi e dei villaggi turi-stici standardizzati, pun-ta a valorizzare l’immen-so patrimonio naturalisti-co della forestaAmazzo-nica e delle montagnedella Regione Andina,caratterizzate da pae-saggi spettacolari e dauna ricchissimabiodiver-sità.

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ECONOMIA

Già nel 2008 il Presidente aveva annun-ciato, sulla base di un mandato approva-to dall'Assemblea Costituente, la volontàdi riprendere il controllo della maggior par-te (circa il 75%) delle 4 mila concessioniassegnate dai Governi precedenti a com-pagnie minerarie in prevalenza statuni-tensi e canadesi. Lamaggior parte di que-ste concessioni non aveva prodotto alcuninvestimento. In cambio aveva consenti-to in molti casi agli assegnatari, di annun-ciare ritrovamenti inesistenti basati sulleforti aspettative che da tempo circolano

Con il rilascio delle nuove concessioni peruna serie di promettenti giacimenti di oro,rame e altri metalli in Ecuador, sta giun-gendo a una svolta il programma del Go-verno guidato da Rafael Correa di rilan-ciare e modernizzare l’attività minerariadel Paese, che già oggi vale circa 4,3 mi-liardi di dollari di fatturato annuo. L’obiet-tivo è di riportarla su basi industriali (co-me era stato, almeno in parte, nel passa-to), rendendola però compatibile con unamaggiore tutela dell’ambiente e più utileal contesto. Non è una battaglia facile.

Nel 2011 un nuovo decolloper l’industria mineraria

Il Governo intende rilanciare e modernizzare l’attività mineraria del Paese, riportandola su basi industriali, renden-dola però compatibile con una maggiore tutela dell’ambiente e più utile al contesto.

Oro, rame e altri metalli in aggiunta al petrolio: l’Ecuador rimettein gioco le sue ricchezze. L’Amministrazione di Rafael Correa,dopo aver introdotto una nuova leggemineraria e sottoposto arevisione di centinaia di concessioni rilasciate con troppaleggerezza, cerca di rilanciare il settore puntando sumetodi diestrazione più avanzati, ma anche rispettosi dell’ambiente,superando resistenze sia degli ambienti industriali che dellepopolazioni indigene

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sui mercati in merito alle ricchezze mine-rarie dell’Ecuador, con il risultato di ali-mentare soprattutto speculazioni finan-ziarie. Inoltre molte di queste concessio-ni erano rilasciate illegalmente, senza al-cuna consultazione con le popolazioni in-digene.

Attività sospesaLa sospensione però, si è tradotta anchenel blocco di parte dell’attività di una se-rie di compagnie minerarie già impegna-te in attività di esplorazione e produzio-ne. Il successivo passo è stato la promul-gazione della nuova “Ley de Minería”,volta ad attuare una radicale riforma delsettore. La legge impegna lo Stato ad uti-lizzare il patrimonio minerario del Paeseai fini di unamaggiore ridistribuzione del-la ricchezza e lo responsabilizza ancheriguardo al controllo dell’impatto ambien-tale dell’attività di esplorazione ed estra-zione. Prevede un trattamento differen-ziato delle diverse fasi (esplorazione ini-ziale, sviluppi successivi) e l’impegno adutilizzare il 60% delle royalties governa-tive (fissate a partire da una percentualeminima del 5%) a favore delle popolazio-ni coinvolte e delle loro organizzazioni lo-cali. Separatamente il Governo ha an-nunciato una tassa speciale (windfall tax)pari al 70% sugli extra-profitti che potreb-bero derivare da forti aumenti nel prezzomondiale dei minerali estratti.Contestualmente all’approvazione dellalegge, che però manca ancora di moltiregolamenti attuativi, il Governo ha inizia-to a rinegoziare i contratti “congelati”, im-ponendo alle compagnie minerarie la re-dazione di piani di impatto ambientale eun comportamento responsabile sotto ilprofilo sociale. Questa politica, indubbia-mente coraggiosa, deve però confrontar-si con la netta ostilità delle imprese delsettore, riunite nella Cámara de Mineríade Ecuador, ma anche della popolazio-ne indigena, che in una prima fase si erainvece dichiarata favorevole.

Meno poteri alla “Camara”

La Camara del Minerìa raggruppa attual-mente circa 100 soci tra persone fisichee giuridiche. Tra queste figurano tutte leprincipali compagnie minerarie naziona-li ed internazionali che operano nel Pae-se in attività di ricerca, sfruttamento, raf-finazione e commercializzazione dei mi-nerali dando lavoro, si stima, a circa120mila persone tra occupati diretti e in-diretti. Finora era incaricata dellamaggiorparte dei compiti di regolamentazione edi sviluppo industriale del settore.La nuova legge prevede però di ridurnedrasticamente i poteri con l’ingresso incampo di un ente statale (Agencia deRegulación y Control Minero) con com-piti di supervisione normativa nazionalee di controllo delle imprese operanti nelsettore. Si aggiunge la creazione di unaImpresa Nacional Minera, incaricata divalorizzare le risorse del Paese, in con-correnza con le compagnie minerarie pri-vate locali e straniere.In questo contesto la Camara ha provve-duto a coltivare l’allarme nel Paese pro-nosticando un rallentamento delle attivi-tà e dell’occupazione nel settore minera-rio, coinvolgendo anche le organizzazio-ni dei minatori impiegati con la minacciadi un taglio dell’occupazione. E si trattadi posti relativamente ben remunerati ri-spetto alle paghe concesse in altri com-parti dell’economia. Le nuove disposizio-ni però stanno incontrando anche unacrescente ostilità da parte dei minatori in-dipendenti e delle piccole associazioniinformali di categoria che vedono nell’in-dustrializzazione del settore e nelle nor-mative ambientali, una minaccia per laloro sopravvivenza che si basa su siste-mi artigianali e spesso primitivi di estra-zione.

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CONAIE sul piede di guerra

Nonsolo, contro la leggesi è schierata, conunaserie dimobilitazioni locali, sfociatean-che in una manifestazione nazionale, laConfederazionedelleNazionalità Indigenedell'Ecuador (CONAIE), che in un primotempo si era invece espressa a favore.Ora invece CONAIE sostiene che la leg-ge inficia la sovranità delle comunità in-digene e non le tutela contro i danni pro-vocati dalle grandi società minerarie ac-cusate di contaminare le falde acquiferee distruggere la vegetazione. Il proble-ma, in realtà, è più complesso in quantominatori artigianali e cooperative locali,che fanno anche parte della popolazioneindigena, non avendo le risorse economi-che e le conoscenze tecniche necessa-rie, operano nella maggior parte dei casicon una logica altrettanto predatoria sot-to il profilo ambientale.

Progetti miliardariIl settore, quindi, si trova in situazione di at-tesa dei prossimi sviluppi. La nuova fase disfruttamento minerario su scala industrialee con regole più trasparenti e rigorose, sucuipunta ilPresidenteCorrea,dovrebbe ini-ziare nel 2011 con l’avvio di alcuni grandiprogetti tra cui:- lo sfruttamento dei giacimenti (rocce vul-caniche) di oro e argento ad alto tenore di“FrutadelNorte” localizzatiasudestdelPae-se su una concessione (rinnovata a fine

2009) di 95mila ettari, che fa capo alla ca-nadeseKinross e che potrebbero rivelarsi,stando ai primi sondaggi, tra i maggiori almondo.Alcunestime riguardanti i 9 siti iden-tificati indicano i quantitativi contenuti in 11milioni di onceper l'oroe14milioni di argen-to.Lostudiodi fattibilitàcompleto, incluso im-patto ambientale, è previsto per il 2011;- losfruttamentodelgiacimentoMirador (ra-me,ma anche oro e argento) che fa capo aigruppi cinesi Tongling Nonferrous e Chi-naRailwayConstruction. Tongling preve-de un investimento nell’ordine dei 3 miliardidi dollari per arrivare a produrre, a regime,350mila tonnellate annue di rame;- i progetti diAndeanGold per il rilancio delsito di San Bartolomé (argento e zinco) e losfruttamento del giacimento polimetallico(rame, zinco, oro, argento) di Molleturo e diquello di Curiplaya (oro e rame);- i progetti di Dynasty Mining and Me-tals di sfruttamento delle miniere d’orodi Zaruma (già operativo), Jerusalem(Provincia di Zamora) e di Papayal-Co-la-Cerro Verde nella Provincia di Loya.Per altre iniziative sono in corso le proce-dure di rinnovo delle concessioni. Tra que-ste i progetti della canadese IamGold perlo sfruttamento del giacimento sotterraneodi Quimsacocha, con una produzione pre-vista di 202mila once di oro e un milione dionce di argento in aggiunta a 9,3 milioni dipound di rame anno nell’arco di sette anni,quelli di International Minerals per i giaci-menti (oro e argento) di Rio Blanco e di Ga-by-Papa Grande.

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�www.ambquito.esteri.it

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L'attivitàmineraria inEcuadorrisaleall'antichitàconl’estrazione di ossidiana nell’ultimo periodo paleo-litico e con la lavorazione di oro, argento, rame eplatino cheerano trasformati in oggetti ornamenta-li, rituali e di scambio commerciale in epoca preco-loniale sotto l’impero Inca. I minerali preziosi veni-vano estratti in prevalenza dalle sabbie dei fiumi edaidepositialluvionali lungolecatenemontuosedelPaese.Da allora questa attività non èmai cessata, sia pu-re conalti e bassi, in contesti diversi.Durante la co-lonizzazione spagnola si intensifica l’estrazione dioro e argento con l’apertura di nuove miniere ac-compagnate dalla creazione di insediamenti urba-ni.Segueunperiododidecadenza finoall’iniziodel‘900quando inveceentrano incampoalcunegran-dicompagnieminerarie. InparticolareSouthAme-rican Development Company (SADCO) avvial'esplorazione, sviluppoeproduzionedellaminierad’orodiPortovelo,cherimarrà inattività finoal1950,con una produzione stimata di 3.500 chili.Successivamente il giacimentovieneacquisitodauna compagnia (Cima) a capitalemisto (pubblicoeprivato)checontinueràadoperareperunaquin-dicinadianniproducendo375.000oncedioroma,a partire dal 1965, la produzione comincia a dimi-nuire e nel 1978 la miniera passa nelle mani del-lo Stato fino alla sua liquidazione nel 1992. Intan-to nel 1941 un’altra filiale di SADCO, laCotopaxiExploration Company, avvia l'esplorazione e losfruttamento del giacimento di Macuchi. Anchequesto resterà attivo per una decina di anni pro-ducendo3.000 kgdi oro e 24mila tonnellate di ra-me, prima di cessare l’attività. Altri piccoli e medioperatori minerari si attivano nel Paese. Tra que-sti, quelli di maggior successo sono Outokumpu,acapodelconsorzio (CompagniaMinerarioToa-chi) che tra il 1975 e il 1981 riesce a produrre20.000 tonnellatediargentoeconcentrati di rame,zinco, argento ed oro. Significativi quantitativi dipiombo ed argento vengono estratti e concentra-ti nel sito diSanBartolomeo il cui sfruttamentodu-ra per tre anni, dal 1991 al 1994, ad opera di unconsorzio giapponese-canadese con lo scavo diuna vena sotterranea.

Passi indietro negli anni ‘80A partire dagli anni ’80 la produzione aurifera suscala industriale decade con l’impoverimento deigiacimenti.Ma leminiere abbandonate di Portove-lo e altre località continuano ad essere sfruttate dapiccole cooperative e famiglie che provvedono an-che in qualchemodoall’estrazione delmetallo con

metodi rudimentaliealtamente tossici (adesempiocon largo impiego di mercurio). In alternativa con-feriscono il materiale di scavo a piccoli impianti diestrazionedelmetallo.Vengonoscoperti ancheal-cuni piccoli e medi giacimenti con contenuti chevanno dalle 100.000 alle 200.000 once di oro convolumidi rocceestrattechevannodalle30alle130tonnellate al giorno, sfruttati da piccole società mi-nerarie. Nel 2009, la produzione aurifera di questigiacimenti è stata di 15 tonnellate e si prevede chepossa salire a 17 tonnellate nel 2010.Ma questa è solo una faccia della medaglia. Unaseriediesplorazionieffettuateneglianni ‘90daiser-vizigeologicistatunitensiesvedesievidenzia lapre-senza di aree con un grosso potenziale (soprattut-tooro,argento,zincoerame)nelsuddelPaesecheattraggono l’attenzionedi unamiriadedi gruppimi-nerari stranieri. Il Governo decide di detassare chièdispostoad investireedi cederecentinaiadi con-cessioni a bassissimoprezzo. Senzaperaltro otte-nere risultati di rilievoancheperché leareepiùpro-mettenti sono di difficile accesso e sono pochi glioperatori realmente intenzionati ad accollarsi i co-sti di esplorazione e quelli connessi alla costruzio-ne delle miniere.

Una nuova faseNegli ultimi anni però, con il forte rialzo nel prezzodellematerieprime,nelPaesetornanoadaffacciar-sialcunigrandigruppiminerarimondiali tracuiKin-ross,DynastyMetals&Mining, Iamgold (Cana-da), Tongling Nonferrous (Cina), InternationalMinerals (USA),AndeanGold (Australia)chehan-no identificato una serie di grandi giacimenti di ra-me, oro e argento il cui sfruttamento dovrebbe es-sere avviato nei prossimi anni.L’Ecuador (associatoall’OPEC)èancheun impor-tante produttore di idrocarburi, con un volume diestrazione pari a 470mila barili di petrolio al giornoche coprono il 60% delle esportazioni del Paese(circa 350mila barili al giorno) mentre le royaltiescoprono il 70%del bilancio dello Stato.Maproprioinquestosettoreha fattoun’esperienzaparticolar-mente negativa sotto il profilo ambientale a causadei danni provocati dalle compagnie internaziona-li. In particolare è tuttora in corso una battaglia le-gale con il gruppo Chevron-Texaco accusato diavere provocato un vero e proprio disastro am-bientalenei territori localizzati inprossimitàdeisuoigiacimenti nella foresta amazzonica. Si tratta diuna class action per il valore di 27miliardi di dolla-ri promossa da un raggruppamento di 30mila abi-tanti locali.

10mila anni di storia

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L’Ecuador prevede di chiudere il 2010 conuna crescita del PIL pari al 2,3%, guidatada un recupero nella produzione petrolife-ra e nelle esportazioni.L’economia del Paese è fortemente basa-ta sulla vendita all’estero di materie prime:il 92% si concentra su quattro prodotti ba-se: petrolio, banane, gamberi e fiori natu-rali. Di questi prodotti il petrolio rappresen-ta la quota maggioritaria (62%).Nel primosemestre del 2010 le esportazio-ni del Paese sono ammontate a 8,4miliar-di di dollari con un aumento rispetto allostesso periodo del 2009 del 41%. In parti-

colare, gli introiti derivanti dall’esportazio-ne di petrolio hanno registrato una cresci-ta del 73%, come risultato dell’aumento deiprezzi internazionali. Anche i prodotti nonpetroliferi, hanno evidenziato una crescitarilevante (+15,6%). Nello stesso periodo,le importazioni hanno sommato 9 miliardidi dollari, con un incremento superiore al27%. Il deficit commerciale si è sostanzial-mente dimezzato rispetto allo stesso pe-riodo del 2009, anche in seguito a misuremirate al contenimento delle importazioniadottate dal Governo. Per le importazioniè da rilevare la forte incidenza di combu-

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Riprendono le esportazioni, Italia primopartner commerciale nell’Unione EuropeaIl rilancio dell’economia è stato agevolato dal rialzo delprezzo del petrolio, ma sono in ripresa anche le venditeall’estero dei prodotti agricoli e della filiera della pesca.

Le esportazioni dell’Equador in milioni di dollari

2007 2009 201012 mesi 6 mesi 6 mesi

Gen.- Giu. Gen.- Giu.Petrolio e derivati 8.328 2.689 4.670

+ 73,67%Altri prodottiBanane 1.303 976 1.101Gamberi 613 317 365Altri prodotti derivati del pesce efrutti di mare (trasformati 686 337 314Fiori 469 283 313Cacao ed elaborati 239 150 206Manufatti di metallo 304 120 150Tonno e pesce 169 121 128Veicoli 383 127 112Manufatti derivati dal tessile 84 85 99Chimici e Farmaci 116 59 87Frutta e succhi conservati 150 78 89Legno 149 63 84Caffè ed elaborati 123 49 61Farina di pesce 61 35 48Altri non tradizionali 1.144 471 616Totale 5.993 3.271 3.773

+ 15,35%TOTALE 14.321 5.960 8.443

+ 41,66%

Fonte: Banca Centrale dell’Equador - Bollettino luglio 2010

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stibili e carburanti. Uno dei progetti priori-tari dell’Ecuador per la riduzione di questacomponente è la costruzione di una gran-de raffineria ed eventualmente anchedi unpolo petrolchimico per lavorare il petrolioestratto nel Paese ed esportarne i prodot-ti anche in direzione dei Paesi contigui.Il principale Paese di destinazione del-le esportazioni ecuadoriane sono gliStati Uniti, con una quota che è passa-ta dal 36,6% del totale, registrata nel pri-mo semestre 2009, al 33,7% dello stes-so periodo del 2010.Seguono, a distanza: Perú (7,2%), Ve-nezuela (5,9%) e Colombia (4,3%).L’Italia (3,9)% rappresenta il quintomercato in ordine d’importanza. Al-l’inizio del 2011 è prevista la ripresa deinegoziati per arrivare alla stipula di unTrattato Commerciale con l’Unione Eu-ropea che dovrebbe prevedere ancheimportanti contenuti di cooperazione. Laquestione è seguita con particolare at-tenzione dall’Associazione dei Pro-duttori di Banane, che prevede notevo-li difficoltà nel mantenere l’attuale volu-me di vendite alla UE (pari a circa 80 mi-lioni di tonnellate annue), qualora non sigiunga rapidamente alla firma dell’Ac-cordo. Infatti, l’Ecuador rischia di trovar-

si svantaggiato rispetto agli altri Paesidella Comunità Andina che hanno giàsottoscritto unAccordo analogo con l’UEe che nell’arco dei prossimi dieci annidovrebbero avvantaggiarsi di una pro-gressiva riduzione dei dazi comunitarisulle banane, con un’incidenza inizialedi 3 euro per tonnellata nel primo anno,per poi passare a 5 euro il terzo e rag-giungere i 39 euro alla scadenza del de-cimo anno. Analogo interesse per laconclusione dell’Accordo con la UE vie-ne posto da parte dei produttori di ton-no (una delle principali voci dell’exportdel Paese con un importante polo di la-vorazione localizzato nella città di Man-ta), di gamberi e di fiori. Allo stato attua-le con l’Unione Europa risulta vigente ilSistema Generalizzato di Preferenze(SGP Plus) ed l’Accordo che regola lacooperazione sia finanziaria che tecni-ca.Gli Stati Uniti si collocano al primo po-sto nella classifica dei Paesi fornitoridell’Ecuador con una quota pari a circail 26%, seguiti da Colombia (10,4%), Pe-rù (5,5%), Brasile (4,4%), Messico (4%)e Giappone (3,6%). L’Italia, con unaquota dell’1,4%, si colloca all’11º postoa livello mondiale tra i Paesi fornitori,

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Le importazioni dell’Equador

2008 2009 201012 mesi 12 mesi 6 mesi

Gen.- Giu.Beni di consumo non durevoli 2.498,7 1.984,9 1.047,1Beni di consumo durevoli 1.614,8 1.255,2 881,4Totale beni di consumo 4.113,6 3.240,1 1.928,6

Combustibili e lubrificanti 3.391,6 2.639,4 1.683,0

Materie prime per l’agricoltura 886,7 670,2 400,0Materie prime per l’industria 4.988,2 3.803,6 2.374,0Materiali da costruzione 522,4 547,2 295,0Totale materie prime 6.397,4 5.021,1 3.069,1

Beni strumentali per l’agricoltura 92,9 95,7 39,0Beni strumentali per l’industria 2.991,1 2.740,3 1.472,9Attrezzature per trasporto 1.683,5 1.284,0 770,7Totale beni strumentali 4.767,6 4.120,1 2.282,8

Altri prodotti 15,1 72,3 40,5

TOTALE 18.685,5 15.093,2 9.004,3

Fonte: Banca Centrale dell’Equador - Bollettino luglio 2010

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mentre si trova al secondo posto tra ipaesi UE fornitori, dopo la Germania eprima della Spagna.Nel primo semestre 2010, le esportazio-ni della UE verso l’Ecuador hanno tota-lizzato 829 milioni di dollari con un incre-mento dell’11% rispetto al primo seme-stre 2009. Le esportazioni ecuadoriane

verso l’UE hanno totalizzato, nel primosemestre 2010, 1.185 milioni di dollari,con una crescita del 16%, rispetto allostesso periodo del 2009.L’Italia si colloca al primo posto tra iclienti europei dell’Ecuador e rimaneal primo posto per quanto riguarda ilvolume totale dell’interscambio. Ledue componenti principali delle nostreimportazioni sono le banane e i prodottiittici. Nel semestre in esame, i rapportieconomici e commerciali tra Italia edEcuador si sono consolidati, con un inter-scambio totale di USD 459,1milioni ed unincremento del 20,4% rispetto allo stes-so periodo 2009. Le esportazioni italianeverso l’Ecuador hanno registrato un to-tale di 126,4 milioni, presentando unacrescita del 15,2%, mentre le importazio-ni italiane sono state pari a USD 332,7milioni, con un incremento del 16%.Le esportazioni italiane verso l’Ecuadorsono invece molto più diversificate an-che se prevalgono i prodotti della mec-canica strumentale. Interessante ancheil dato riguardante medicinali e antibio-tici. E’ da rilevare che nel predetto set-tore il Governo ecuadoriano ha ancheintrodotto una serie di misure per l’am-pliamento ed il potenziamento dell’indu-stria locale attraverso sussidi ed agevo-lazioni creditizie e fiscali.Questa volontà di consolidare e di farecrescere il contesto produttivo localerappresenta una delle opportunità più in-teressanti anche per le imprese italianeintenzionate ad estendere la loro pre-senza internazionale in questa area delmondo. Si segnalano, ad esempio, le op-portunità di forniture e di collaborazionetecnica ed industriale che si offrono sianei settori individuati dal Piano di Svilup-po dell’Ecuador, sia in altri segmenti dimercato, quali ad esempio: la filiera del-la fabbricazione dei mobili e più in gene-rale del sistema casa (apparecchi d’illu-minazione e articoli d’arredamento), lefiliere della gioielleria e degli accessoridi moda, i prodotti editoriali. Aperture in-teressanti si registrano anche nella pro-duzione-assemblaggio e importazionediretta di valvole, pompe, macchine tes-sili, per l'industria del cuoio, per le partiin plastica per serre, attrezzature elettri-che e per l'industria del cemento.Rilevanti possibilità sono offerte anche

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Interscambio Italia - Ecuadorin milioni di dollari

2009 2010

12 mesi 6 mesiGen.- Giu.

Export FOB 217,8 126,4Import CIF 577,2 332,7Saldo Bilancia Commerciale - 359,4 - 206,3

Fonte: Banca Centrale dell’Ecuador

I principali prodotti esportati in Italiadall’Ecuador (milioni di dollari)

2010Gen.- Giu.

Banane 229,8Gamberi, pesce e conserve, frutti di maree altri prodotti 67,2Rose 8,3Cacao 5,7Gypsophilia (Fiori) 3,6Ananas 1,2Altri 169TOTALE 332,7

Fonte: Banca Centrale dell’Ecuador

I principali prodotti esportati dall’Italiain milioni di dollari

2010Gen.- Giu.

Antibiotici e medicine diverseper uso umano 8,2Macchine e componenti lavorazioneplastica 6,5Macchine per riempire bottiglie 5,0Urea 8,4Macchine per pasta alimentare 3,3Lucchetti e sistemi di chiusura 3,2Alcool etilico 1,9Macchine per impacchettare a vuoto 1,7Valvole 1,4Totale principali 12 voci 41,3Diversi 85,1TOTALE 126,4

Fonte: Banca Centrale dell’Ecuador

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Le aziende interessate a consolidare una pre-senza in Ecuador possono avvalersi dei van-taggi offerti dall’insediamento nelle diverse Zo-ne Franche del Paese, tra cui citiamo:- Zona Industriale di Esmeraldas (Zofree);- Zona Commerciale e Industriale in Montecri-sti (Zoframa);

- Zona Franca Metropolitana (Metrozona) nelBarrio San Vicente, Yaruquì, Provincia di Pi-chincha.

Tra i benefici tributari delle zone franche si evi-denzia l’esonero con durata ventennale, even-tualmente rinnovabile, dalle seguenti imposte:• valore aggregato (IVA);• imposta d’affitto;• imposta provinciale e municipale;

• uso di brevetti e marchi per il trasferimentotecnologico.

Le zone franche, sono amministrate da socie-tà private o a capitale misto sotto la vigilanzadel Consejo Nacional de Zonas Francas(http://www.conazofra.gov.ec).In parallelo, va segnalato che l’Assemblea Na-zionale ha recentemente approvato un nuovo“Codice della Produzione”, a seguito del qualesi attende l’emanazione di una serie di risolu-zioni e regolamenti, che dovrebbero definire glisgravi fiscali non solo per chi investe nelle zo-ne franche, ma anche in quelle più arretrate. Unaltro obiettivo del Codice è di semplificare erendere più trasparenti i rapporti del settore pri-vato con le pubbliche amministrazioni.

LE ZONE FRANCHE DELL’ECUADOR

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da contratti con il Governo, vista l’espan-sione della spesa Pubblica e la mancan-za nel Paese d’infrastrutture. Il tutto te-nendo però conto del fatto che le attua-li disposizioni legislative favoriscono laposizione delle imprese ecuadoriane

con cui, peraltro, è possibile stabilirerapporti d’associazione. Si aggiungonoi diversi progetti del Paese nel settoremedico-ospedaliero che richiedono diforniture specializzate ma anche di unsupporto tecnico di consulenza.

La struttura dei dazi per voce doganale può es-sere verificata nel sito Internet:http://www.comexi.gov.ec/reforma_arancelaria.shtml.I dazi integrati possono essere consultati sul si-to della Dogana ecuadoriana:http://sice1.aduana.gov.ec/ied/arancel/in-dex.jsp.Allo scopo di promuovere lo sviluppo industria-le lo Stato concede un trattamento speciale perl’importazione di beni strumentali. Il medesimotrattamento vale per le materie prime che nonsono prodotte nel Paese.Le importazioni sono soggette anche al paga-mento di una tassa di magazzinaggio e di im-posizioni per la prestazione di servizi in doga-na.Aqueste vanno aggiunte l’IVAe l’Imposta suiConsumi Speciali, da cui sono però escluse leimportazioni dai Paesi della Comunità Andina.Infine, va anche pagato un contributo all’Ente

Responsabile dello Sviluppo dell’Infanzia, sem-pre calcolato su una base percentuale. Nel 2009è entrata in vigore una risoluzione che ha intro-dotto sovrattasse doganali (in parte ridotte nelgennaio 2010) o imposizioni di quote su nume-rosi prodotti di consumo.Per maggiori informazioni consultare:http://www.comexi.gov.ec/resoluciones2009.shtml.Sui documenti d’importazione e sui certificatid’origine, sulle analisi di laboratorio e sui certi-ficati sanitari, soprattutto per l’ingresso dei be-ni di consumo e/o prodotti alimentari, sono eser-citati controlli in dogana. Alcuni prodotti hannobisogno della Certificazione ISO (ad esempio laceramica). In generale, il sistema doganalecomporta ancora numerosi ostacoli dovuti prin-cipalmente ai tempi d’attesa per lo sdogana-mento delle merci e al coinvolgimento dellacompetenza di diverse Entità amministrative.

IL REGIME DOGANALE DELL’ECUADORLa struttura delle tariffe doganali è mirata a proteggere l’economia locale ed a ridurrelo squilibrio della bilancia commerciale. I dazi, quindi variano da prodotto a prodotto.

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Messico, ma soprattutto Stati Uniti: conla costruzione di un nuovo stabilimentolocalizzato nel parco logistico industria-le di Silao, nello Stato di Guanajuato,nel centro del Messico, Pirelli si accin-ge a rafforzare la sua posizione sul mer-cato nordamericano, con particolare ri-guardo agli Usa dove attualmente è pre-sente nel segmento dei pneumatici digamma alta destinati a Suv e vetture dielevate prestazioni commercializzati at-traverso una rete (che sarà rafforzata)di venditori specializzati. Attualmente laproduzione venduta negli Usa provienein gran parte dagli stabilimenti brasilia-ni di Bahia e Campinas, a cui si aggiun-gono gli pneumatici prodotti nello stabi-limento americano localizzato a Rome inGeorgia e quelli importati dalle fabbri-che in Europa e Cina.L’importazione dal Brasile è però pena-lizzante, sotto il profilo dei margini e del-la competitività per due motivi: i costi lo-gistici elevati e i dazi pari al 4% in me-dia. Il primo obiettivo della nuova fabbri-ca messicana è quindi di annullare que-sto svantaggio. Il Messico, infatti, si èaffermato in questi anni come piattafor-ma produttiva (assemblaggio vetture eproduzione componenti) per il mercatostatunitense per una concomitanza difattori: gli accordi NAFTA (North Ameri-ca Free Trade Agreement) che consen-

tono l’esportazione in esenzione di da-zio, la vicinanza con gli Stati del Sud conuna riduzione dei tempi di consegna e icosti industriali favorevoli. Attualmentela produzione automobilistica messica-na ammonta a circa 2,1 milioni di veico-li destinati per il 79% all’esportazione,ma si prevede che entro il 2015, saliràa 3 milioni. Nel Paese operano otto pro-duttori di pneumatici con una produzio-ne annua pari a circa 18 milioni di pez-zi, a fronte di circa 25 milioni di pezzivenduti sul mercato di prima installazio-ne e dei ricambi. Tra le grandi multina-zionali del settore sono presentiMiche-lin, che in passato aveva previsto di co-struire un secondo stabilimento proprioa Silao, Bridgestone Firestone, condue fabbriche,Continental,Cooper Ty-re in partnership con Corporacion deOccidente e l’indiana JK (gruppo Sin-ghania) con tre stabilimenti. Ma anchele importazioni di pneumatici cinesi so-no cresciute nelle stesse proporzioni.Per questo motivo le autorità messica-ne hanno deciso di fissare un dazio del15% sugli pneumatici provenienti dallaCina. E anche in Usa, dove le fabbrichemessicane possono esportare libera-mente, le importazioni di pneumatici dal-la Cina sono state colpite da dazi com-pensativi che per alcuni prodotti rag-giungono il 35%.

Al via primo stabilimentopneumatici PirelliSarà localizzato nel distretto dell’auto dello Stato diGuanajuato. Obiettivo: rafforzare la presenza e migliorare imargini sul mercato nordamericano. In Messico si producono2,1 milioni di vetture all’anno destinate prevalentementeall’esportazione in USA. Il Gruppo continua a crescere anchein Sudamerica dove è leader di mercato

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COMPONENTISTICA AUTO

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Segmenti high e ultra-highLa nuova fabbrica Pirelli, per la quale èprevisto un investimento di 210 milioni didollari, sorgerà su un’area di 120milam2, su un terreno disponibile di 600mi-la mq2, quindi con la possibilità di ulte-riori ampliamenti. Il piano operativo pre-vede la produzione di 3,5 milioni di pneu-matici di gamma alta (High-performancee Ultra High-Performance) per auto eSuv a partire dal 2013, per poi andare aregime nel 2015 con una produzione di5 milioni di pezzi l'anno. Nei piani dellasocietà saranno destinati per circa il 75%al mercato dei ricambi e per la quota re-stante al primo equipaggiamento. GliStati Uniti sono il primo obiettivo, ma unaquota significativa sarà destinata ancheal mercato locale, che è in crescita e cheè caratterizzato da un parco vetture com-posto, per circa il 45% , da Suv e da vet-ture di cilindrata elevata importate dagliUsa, oltre che da veicoli prodotti daaziende locali, che richiedono l’uso dipneumatici "premium", segmento di fo-calizzazione della produzione Pirelli. Lostabilimento dovrebbe impiegare, nellaprima fase, circa 700 dipendenti a cui siaggiungono circa 300 posti di lavoro nel-l'indotto. La società ha anche annuncia-to l'intenzione di concludere un accordodi collaborazione con Università e Cen-tri di ricerca che entreranno a far partedel nuovo polo tecnologico e scientificodello Stato di Guanajuato, che si sta af-fermando come uno dei principali ‘clu-ster’ dell’industria automobilistica mes-sicana con 135 aziende operanti nel set-tore, per un investimento aggregato su-periore ai 5 miliardi di dollari e un’occu-pazione valutata in 43mila unità.

In Brasile 5 stabilimentie un centro R&S

L’operazione messicana avrà un effettoindiretto anche sull’attività di Pirelli Ty-res in Sudamerica (Brasile, Argentina,Cile, Colombia ecc.) dove il gruppo ope-

ra in posizione di leadership e ricava cir-ca il 35 % del fatturato. Renderà infattidisponibili i quantitativi attualmenteesportati in Usa per coprire la domandalocale in forte aumento grazie ad unmercato dell’auto che sta crescendomediamente con tassi annui superiori al6%. In particolare Pirelli è leader sulmercato di gran lunga più consistente,quello brasiliano, dove ha in corso unpiano pluriennale di investimenti per 300milioni di dollari. Nel Paese opera su 5stabilimenti e copre tutte le fasce di mer-cato, incluso il settore cosiddetto T pervetture di piccola cilindrata dove sta tor-nando a farsi sentire la concorrenza ci-nese agevolata dalla continua rivaluta-zione del Real, la moneta brasiliana. Maanche il mercato brasiliano sta cambian-do, con una domanda crescente dipneumatici high e ultrahigh performan-ce per Suv e vetture di maggiore cilin-drata. In Brasile, Pirelli prevede anche,all'interno del piano d'investimento, dicreare un polo tecnologico specializza-to per la ricerca e sviluppo negli pneu-matici per veicoli speciali (agricoltura emovimento terra) che consentono mar-gini unitari mediamente superiori.Gli altri stabilimenti in Sudamerica sonolocalizzati in Argentina, dove Pirelli haavviato un piano di investimenti di 100milioni di dollari per aumentare la capa-cità produttiva dello stabilimento di Mer-lo dagli attuali 5 milioni ad oltre sei mi-lioni di pneumatici entro il 2013, e in Ve-nezuela.Questo Paese, fortemente protetto dadazi e altre barriere doganali consente aiproduttori locali margini particolarmenteconsistenti nonostante un costo del lavo-ro elevato. Pirelli è presente con uno sta-bilimento che ha una capacità produtti-va di circa un milione di pezzi annui de-stinati esclusivamente al mercato inter-no. E’da rilevare che anche in Venezue-la, grazie a un prezzo dei carburanti checonsiste di fare il pieno con circa un dol-laro, c’è un vasto parco di vetture di se-conda mano di cilindrata elevata.

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www.ambcittadelmessico.esteri.it

Leggi gli aggiornamenti suwww.notiziariofarnesina.ilsole24ore.com

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L’industria delle costruzioni, un settorechiave per l’economia italiana, ha soffer-to nel 2009 una forte crisi sul mercato in-terno con la perdita di 250mila posti di la-voro nel 2009, secondo i dati forniti dal-l’ANCE (Associazione Nazionale dei Co-struttori Edili) agli inizi di dicembre in oc-casione degli Stati Generali dell’Edilizia.Fa però eccezione l’attività estera, co-me documentato anche da un recenterapporto presentato alla Farnesina.(http://www.notiziariofarnesina.ilsole24ore.com/archivio_newsletters/Newsletter_22112010.pdf).L’esiguità del mercato interno dei lavoripubblici, i ritardi di pagamento di molteAmministrazioni, la stretta creditizia in-nescata dalla crisi finanziaria pongono,almeno in apparenza, le imprese italia-ne in posizione di svantaggio rispetto amolti competitor europei. Eppure i suc-cessi non mancano. Su questi temi, Di-plomazia Economica Italiana ha intervi-stato Giandomenico Ghella, Presiden-te del Comitato Permanente per i lavoriall’estero di ANCE.

Le difficoltà di credito denunciate daicostruttori italiani sono soltanto con-tingenti, o riguardano anche la pos-sibilità di finanziare ad esempio le ga-re per concessioni stradali e altre ope-razioni a medio lungo termine?

Che ci sia una difficoltà congiunturaledelle Istituzioni Finanziarie nell’eroga-zione del credito è drammaticamenteevidente in questo terzo anno di terribi-le crisi mondiale. Se i Governi hanno fat-to complessivamente la loro parte nel-l’immettere enormi liquidità nel sistema,questa liquidità - anche per i nuovi re-quisiti patrimoniali imposti da Basilea 3- si è in gran parte fermata nelle bancheper bilanciare e attutire le insolvenze,non sempre e non interamente esplicita-te, ereditate dalla bolla pre-crisi, quan-do il credito veniva erogato dalle banchealle famiglie e alle imprese senza suffi-

cienti garanzie. Nello specifico caso del-le concessioni, e ancora più nelle inizia-tive immobiliari, ciò che frena le banchedall’investire a fianco delle nostre impre-se è senz’altro la redditività attesa, chein periodi così incerti non può non pre-occupare. E’ pur vero che le imprese ita-liane, rispetto ai maggiori concorrenti eu-ropei, escono particolarmente indeboli-te patrimonialmente dalle avversità del-l’ultimo decennio di mercato interno chele ha viste sopravvivere (salvo l’Alta Ve-locità) in assenza di investimenti pubbli-ci significativi, con una legislazione pe-nalizzante, un sistema di assegnazioneal massimo ribasso, una CommittenzaPubblica pessima pagatrice e che si faaddirittura finanziare dalle imprese. Inquesto senso, le nostre imprese, spes-so fragili patrimonialmente, hanno effet-tivamente un handicap rispetto ad altrerealtà europee nel concorrere in conces-sioni infrastrutturali.

La scarsa presenza italiana nell’edili-zia civile (all’estero) è dovuta al fattoche il segmento è poco remunerati-vo?

Non è facile dare una risposta universa-le. E’ però vero che il mercato dell’edili-zia, sostanzialmente a committenza pri-vata, è generalmente frammentato equindi poco attraente per una nostra im-presa che ha bisogno, per impiantarsi al-l’estero e garantirsi dall’inizio, di volumidi lavoro significativi. Altrettanto vero èche l’edilizia, il più delle volte, è a bassatecnologia ed è quindi naturale appan-naggio delle imprese locali che pratica-no ovviamente prezzi più competitivi dichi viene da fuori. Oltretutto in certi Pae-si, le nostre imprese partono aggravateda standard di qualità e sicurezza moltosuperiori a quelli del Paese ospitante.Per il futuro, non si può dire. A parte igrandi progetti di edilizia tecnologica (co-me i grattacieli su cui però noi italiani ab-biamo poca esperienza in casa nostra)

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Anche i piccoli possono vincereall’estero

SISTEMA ITALIA

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credo che le nostre imprese, particolar-mente le medio-piccole, potranno trova-re nuovi spazi di competizione all’esteronell’edilizia con il diffondersi della do-manda di maggiori standard tecnologicicome il risparmio energetico e la domo-tica, in cui il nostro Paese ha certamen-te delle competenze.

Mediamente le grandi imprese italia-ne sono più piccole di quelle tedescheo francesi: il dato costituisce un han-dicap competitivo?

La risposta non è univoca. Se guardo al-le statistiche europee non c’è dubbio chein tutti i Paesi Europei sono le grandi im-prese quelle che vanno all’estero e ot-tengono risultati rilevanti e di lungo pe-riodo. D’altra parte è abbastanza intuiti-vo che ci vogliono fatturati (ed utili) rile-vanti per investire in missioni, studi e pro-mozioni all’estero. Se però guardo allenostre statistiche nazionali, noto con am-mirazione quante piccole e medie impre-se italiane, costrette dall’asfittico merca-to domestico a cercare fatturati all’este-ro, hanno accresciuto significativamen-te la loro presenza all’estero con tassi dicrescita eccezionali come evidenziatodalla recente indagine dell’ANCE (di cuiriproduco una significativa tabella). Que-sta incredibile capacità di adattamentodei nostri imprenditori, anche piccoli intermini di fatturato, è una ricchezza peril nostro Paese.

Le difficoltà finanziarie delle impreseitaliane ad acquisire imprese locali al-l’estero sono un handicap competiti-vo?

Non credo sia un handicap, ma soprat-tutto non credo che ci sia una difficoltàfinanziaria dietro all’indubbia ritrosia del-

le nostre imprese ad acquisire il control-lo di imprese locali in mercati “ricchi” co-me negli Stati Uniti o “potenzialmente increscita” come quelli dell’Est Europeo,dove francesi, tedeschi e anche spagno-li hanno acquisito partecipazioni in so-cietà locali. Credo invece che, semmai,questa ritrosia si spieghi con la strutturafortemente familiare che prevale ancoraoggi nelle imprese italiane e che fa pre-valere gli aspetti industriali su quelli fi-nanziari. Mi spiego meglio. Tutti sappia-mo che per essere competitivi all’esterobisogna essere “locali”. Su questo nonc’è dubbio. Ma questa caratterizzazionenon si raggiunge solo comperando deipacchetti azionari d’imprese esistenti(operazione fondamentalmente finanzia-ria); si può fare anche creando una filia-le o succursale della propria impresa ita-liana, assumendo quindi direttamente laguida e la responsabilità delle operazio-ni all’estero: “mettendoci la faccia” co-me si suol dire (operazione fondamen-talmente industriale). Ame pare che i no-stri imprenditori preferiscano questa se-conda scelta (industriale).

La minore presenza italiana (rispettoa imprese tedesche) in Asia, Austra-lia e Nordamerica è strutturale?

La minor presenza è solo apparente. Omeglio, è legata ad una lettura eccessi-vamente finanziaria che si vuol dare aibilanci dei nostri grandi concorrenti eu-ropei, bilanci che andrebbero invece let-ti con occhio più industriale. In Germa-nia, il leader del mercato Hochtief, hadichiarato oltre 20 miliardi di euro di fat-turato nel 2009, di cui circa 7 realizzatinegli Stati Uniti e 9 in Australia. Oraquesti valori derivano dal consolida-mento nel bilancio Hochtief dei fattura-ti di Turner in Usa e di Leigthon in Au-stralia. Nessuno contesta la validità fi-nanziaria di questi investimenti, ma co-sa c’è di effettivamente tedesco in que-sti 16 miliardi di fatturati esteri di Ho-chtief? L’assurdo è che, come noto, è inatto un take over aggressivo da partedella spagnola ACS su Hochtief che hamesso in fibrillazione il sistema indu-striale tedesco e costretto la stessacancelliera Merkel a promettere il suoappoggio in difesa del campione nazio-

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Classi di Crescita Tasso Crescita Tassofatturato cumulata Medio cumulata Medio(milioni fatturato Crescita fatturato Crescitadi euro) nazionale esteroFino a 50 31,5% 235,6% 5,6% 27,4%51 - 100 - 13,2% 1005,2% - 2,8% 61,7%101 - 250 38,4% 155,1% 6,7% 20,6%251 - 500 - 24,15% 1,5% - 5,4% 0,3%Oltre 500 - 12,4% 154,6% - 2,6% 20,6%Totale - 8,8% 140,8% - 1,8% 19,2%

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nale. Eppure, se l’operazione riuscissecon poco più di una firma dal notaio peril passaggio delle azioni, ACS piante-rebbe la bandiera spagnola su questistessi fatturati assumendo la leadershipeuropea delle imprese di costruzioni.Ma in realtà, sul piano industriale, nonsarebbe cambiato molto: solo passag-gi di carta. Con questo non voglio direche la nostra industria non deve accre-scere le proprie quote di mercato este-ro: dico che lo deve fare con una veracompetizione e non con operazioni car-tacee o di Borsa.

Nel 2011 su quali Paesi intende pun-tare per le missioni all’estero dell’AN-CE?

Sono gli organi associativi a decideresulla base delle puntuali indicazioni deinostri associati. Ma c’è anche un fortecoordinamento attraverso il Ministerodegli Esteri con le missioni governati-ve e naturalmente con Confindustria,di cui facciamo parte. Quello che possocertificare è che stiamo costruendo conserietà e determinazione una cosiddet-ta filiera italiana che veda le nostre im-prese andare all’estero non singolar-mente come in passato ma insieme al-le società di ingegneria, ai concessio-nari, ai grandi operatori pubblici come leFFSS e alle istituzioni finanziarie. Ed inquesto contesto, il ruolo della nostra re-te diplomatica all’estero è prezioso edapprezzato. �

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