SOMMARIO - DOM / SLOVIT Kulturno verski list · 2015-03-03 · Mattarella lo vedremo, ma sembra...

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1 2 3 6 10 11 14 15 16 20 Anno XVII N° 2 (206) 28 febbraio 2015 ROMA - RIM Sergio Mattarella, presidente e garante dei principi costituzionali L’Italia ha un nuovo capo dello Stato. È entrato in carica il 3 febbraio STORIA Riflessioni sulla celebrazione del Giorno del ricordo Tutte le vittime meritano pietà e un luogo nel quale commemorarle TRIESTE - TRST La scuola in lingua slovena è una realtà invitante Il ministro all’Istruzione, Stefania Giannini, in visita al liceo France Preœeren RIFORMA AUTONOMIE LOCALI Marinig ai sindaci: «Non perdete un’occasione storica» Appello del vicepresidente del Comitato paritetico per l’Unione territoriale intercomunale della Slavia LJUBLJANA Riconoscimento a ˘iva Gruden e Vanja Lokar Su iniziativa del ministro per gli sloveni d’oltre confine e nel mondo, Gorazd ˘mavc TRIESTE - TRST Celebrata la Giornata della cultura slovena In centoquaranta sul palco del Kulturni dom IN MEMORIAM «Era un miracolo mandato da Dio» È morto, a novant’anni, il cappellano di Servola, mons. Duœan Jakomin GORIZIA - GORICA «Friulani e sloveni, incontro di comunità» Convegno organizzato dall’Istituto di ricerca sloveno -Slori e dalla Società filologica friulana IN MEMORIAM La Bene@ija piange Aldo Clodig VALCANALE - KNALSKA DOLINA Sloveno in autostrada Cartelli indicatori bilingui italiano-sloveno sul tratto dell’A23 Palmanova-Tarvisio SOMMARIO

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Anno XVII N° 2 (206) 28 febbraio 2015

R O M A - RIMSergio Mattarella, presidente e garante dei principi costituzionaliL’Italia ha un nuovo capo dello Stato. È entrato in carica il 3 febbraio

S T O R I ARiflessioni sulla celebrazione del Giorno del ricordoTutte le vittime meritano pietà e un luogo nel quale commemorarle

TRIESTE - TRSTLa scuola in lingua slovena è una realtà invitanteIl ministro all’Istruzione, Stefania Giannini, in visita al liceo France Preœeren

R I F O R M A A U T O N O M I E L O C A L IMarinig ai sindaci: «Non perdete un’occasione storica»Appello del vicepresidente del Comitato paritetico per l’Unione territoriale intercomunale della Slavia

L J U B L J A N ARiconoscimento a ˘iva Gruden e Vanja LokarSu iniziativa del ministro per gli sloveni d’oltre confine e nel mondo, Gorazd ˘mavc

T R I E S T E - TRSTCelebrata la Giornata della cultura slovenaIn centoquaranta sul palco del Kulturni dom

I N M E M O R I A M«Era un miracolo mandato da Dio»È morto, a novant’anni, il cappellano di Servola, mons. Duœan Jakomin

GORIZIA - GORICA«Friulani e sloveni, incontro di comunità»Convegno organizzato dall’Istituto di ricerca sloveno-Slori e dalla Società filologica friulana

I N M E M O R I A MLa Bene@ija piange Aldo Clodig

VALCANALE - KNALSKA D O L I N ASloveno in autostradaCartelli indicatori bilingui italiano-slovenosul tratto dell’A23 Palmanova-Tarvisio

SOMMARIO

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L’Italia ha un nuovo presidente della Repubblica. Nellecondizioni attuali uno dei migliori candidati in gioco.Sergio Mattarella è un uomo della Prima Repubblica,

il che non è necessariamente un dato negativo se pensiamoa tutto ciò che abbiamo visto nella cosiddetta SecondaRepubblica. È decritto come un uomo tranquillo, riflessi-vo, politico e avvocato non esposto mediaticamente, cheperò, quando è necessario, sa essere rigoroso e determi-nato. Lo ha dimostrato dimettendosi dalla carica di mini-stro quando è passata la controversa legge Mammì, cheha consegnato l’impero televisivo a Berlusconi.Nel sistema costituzionale italiano Mattarella dovrebbeessere garante indipendente e tutore dei principi costitu-zionali. Non tutti i presidenti sono stati tali. Come saràMattarella lo vedremo, ma sembra l’uomo giusto al postogiusto, soprattutto in un periodo di riforme costituzionali edelettorali, in cui gli attuali interessi politici si scontrano coni fondamentali principi costituzionali.L’elezione di Mattarella è anche un grande successo diRenzi, che ha messo in riga gli esponenti di un Pd divisoe messo all’angolo il centrodestra di Alfano e Berlusconi.La sinistra nel Pd e al di fuori di esso si rallegra della finedel «patto con il caimano». Se è davvero così lo vedremo.Oltre alle attuali offese e turbamenti nel centrodestra pro-babilmente non ci saranno grandi scossoni nel governo edintorno ad esso e Renzi continuerà a governare con unatriplice «geometricamente variabile» maggioranza: conAlfano per gli impegni ingenti, Berlusconi per le riforme econ la sinistra quando è necessario.Camminare su una fune tesa richiede una grande abilitàacrobatica. In questo senso Renzi ha dimostrato un’abilitàda maestro. Almeno fino a quando non ci sarà una sfer-zata più forte di una nuova ventata politica.

Marko Marin@i@(Primorski dnevnik, 1. 2. 2015)

LE REAZIONI

«Renzi ha diretto le trattative

in modo lodevole»

La deputata slovena Tamara Bla¡ina (Pd) ha votato, con-vinta, per Sergio Mattarella, ma sul piano politico attribui-sce il merito per la sua elezione soprattutto al premierMatteo Renzi. «Sono soddisfatta che sia stata eletta unapersona che ha tutte le carte per diventare un ottimo suc-cessore di Giorgio Napolitano», ha dichiarato Bla¡ina alPrimorski dnevnik poco dopo l’elezione di Mattarella. Ladeputata attribuisce al neoeletto la neutralità, la dignitàmorale, la pacatezza, la fedeltà alla Costituzione e allo

Stato. Nell’attuale momento di difficoltà, l’Italia necessitadavvero di un presidente con queste caratteristiche.A Renzi, Bla¡ina riconosce il merito di aver raggiunto una-nimità di consensi nel partito, cosa tutt’altro che facile con-siderati i malumori che vi serpeggiavano nell’ultimo perio-do. Un ruolo importante lo ha rivestito anche Pier LuigiBersani. D’altro canto Renzi ha smascherato tutti i puntideboli degli altri soggetti politici, a partire da SilvioBerlusconi. Il cosiddetto «patto del Nazareno» è importanteper le riforme, che, per quanto è possibile, è necessariopromuovere insieme, ma non deve condizionare il Governoe la sua politica.Secondo Bla¡ina sono emersi anche tutti i punti irrisolti edeboli del Movimento5Stelle. «Il movimento di Beppe Grilloha di fatto dimostrato ancora una volta che con l’isolamentoe l’autocompiacimento non può influire su nessuna scel-ta».«Per la sua storia personale Mattarella non conosce laminoranza slovena, che invece Napolitano conosceva e alui va un grane merito per il rafforzamento dei rapporti traItalia e Slovenia», afferma Bla¡ina, che fa riferimento soprat-tutto al concerto della pace di Trieste, al quale hanno pre-senziato i presidenti di Italia, Slovenia e Croazia. Bla¡inareputa Mattarella una persona che saprà perseguire la stra-da percorsa da Napolitano, mentre alla minoranza slove-na spetta il compito di presentare al nuovo presidente ilruolo che riveste sul territorio e nei rapporti tra Italia eSlovenia.

S. T.(Primorski dnevnik, 1. 2. 2015)

Gli auguri dell’Unione culturale

economica slovena-Skgz

La comunità slovena nel Friuli Venezia Giulia ha apprez-zato le parole da Lei pronunciate nell' apprendere il risul-tato della Sua elezione, specie quando ha rivolto il Suo pen-siero ai cittadini italiani che sono quotidianamente in diffi-coltà.L’Unione culturale economica slovena, una delle organiz-zazioni di raccolta degli sloveni in Italia, ha da sempre acuore i rapporti di buon vicinato tra l'Italia e la Slovenia,come espressione dell’integrazione europea, ed appoggiala proficua collaborazione tra i due Paesi limitrofi. E per-ciò importante ricordare e dare un seguito al messaggioche hanno portato a Trieste cinque anni fa i presidenti dItalia, della Slovenia e della Croazia. In quell'occasione imassimi rappresentanti di questi tre Stati hanno voluto ono-rare la comunità slovena sostando insieme presso il Narodnidom, diventato simbolo della resistenza contro la dittatu-

L’Italia ha un nuovo capo dello Stato. È entrato in carica il 3 febbraio. ROMA-RIM

Sergio Mattarella, presidente e garantedei principi costituzionaliL’uomo giusto al posto giusto soprattutto in un periodo di riforme istituzionali ed elettorali

SLOVIT N° 2 del 28/2/15 pag. 1

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SLOVIT N° 2 del 28/2/15 pag. 2

ra fascista.Già da molti anni la comunità slovena in Italia intrattieneottimi rapporti con la comunità italiana in Slovenia e Croazia.Nell'ambito dei progetti europei cerchiamo insieme di crea-re nuove opportunità di collaborazione attraverso il dialo-go. La nostra visione comune si sviluppa anche attorno aitavoli di lavoro nell'ambito della cooperazione tra laRepubblica di Slovenia e la Regione Friuli Venezia Giulia.

(www.skgz.org )

La soddisfazione della Confederazione

delle organizzazioni slovene -Sso

Garantisca un’adeguata tutela delle minoranze linguistiche

La Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso ritie-ne che il Parlamento abbia eletto a presidente dellaRepubblica un persona di grande autorevolezza sul pianoumano e professionale. Il presidente Sergio Mattarella hasubito, infatti, gravi conseguenze familiari nella lotta con-tro la criminalità organizzata e ha dimostrato di non esse-re disposto a sacrificare la sua dignità e rispetto per ambi-gui giochi politici. In questo senso il suo esempio infondenuova speranza e ci rassicura sul fatto che l’Italia usciràdalla crisi nel rispetto dei principi democratici.L’Sso auspica, inoltre, che il presidente Sergio Mattarella,da esperto in materia di legge e in qualità di ex giudice costi-tuzionale, garantirà un’adeguata attuazione delle norme ditutela delle minoranze nazionali e linguistiche in Italia.

(www.ssorg.eu)

STORIA

Riflessioni sulla celebrazione

del Giorno del ricordo

Tutte le vittime meritano pietàe un luogo nel quale commemorarle

A Basovizza la cerimonia nel Giorno del ricordo sui crimi-ni subiti dagli italiani nel dopoguerra e sul loro forzato esododalle native Istria, Fiume e Dalmazia, si è svolta nel segnodel rispetto verso le vittime, la politica è rimasta in secon-do piano. Ufficialmente non è noto se in quella foiba sianomai stati trovati resti di italiani fucilati, con tutta probabilitàno. La domanda non è secondaria, ma nonostante tuttoneanche fondamentale. Poliziotti, sospetti criminali e civi-li innocenti scomparvero e molti sono morti senza esserestati processati, sia sul Carso che nel campo di concen-tramento di Borovnica. Tutte le vittime meritano pietà e unluogo commemorativo.Se la cerimonia a Basovizza è stata sul piano politico quasicorretta (fatta eccezione per i consueti gonfaloni delle unitàfasciste), dai mezzi di comunicazione a livello nazionale lecose sono state presentate diversamente. Anche que-st’anno è prevalsa una ristretta lettura della storia. Molti poli-tici affrontano questa questione complessa con slogan pro-pagandistici, il che è irrispettoso anche nei confronti dellestesse vittime; mentre i giornalisti, tranne qualche ecce-

zione, affrontano la questione in modo superficiale. Di soli-to parlano solo dell’«eccidio di 5000 italiani» e della «puli-zia etnica». Nel centro di documentazione a Basovizza èillustrato anche il contesto storico con la politica di sna-zionalizzazione fascista, l’occupazione della Jugoslavia, l’in-cendio del Narodni dom e la devastazione della sinagoga.Ma i mezzi di comunicazione televisivi ignorano tutto que-sto.Non è possibile estrapolare dal contesto le tragedie del 20°secolo. Vi fanno parte la prima Guerra mondiale, il confi-ne di Rapallo con tutte le sue conseguenze, il fascismo nel-l’area di confine, i crimini italiani nella Jugoslavia occupa-ta, la Risiera di San Sabba. Dopo la guerra c’è stato unospargimento di sangue anche in Slovenia. È difficile par-lare di pulizia etnica in un periodo in cui i partigiani ucci-sero migliaia di connazionali provenienti da diverse zonedell’ex Jugoslavia: soldati, collaborazionisti, civili, anchedonne. A Tezno, nelle foibe di Barbara e altrove gli stu-diosi hanno scoperto una davvero inestimabile quantità diossa umane. La rivoluzione non è stata solo una caratte-ristica jugoslava: il 10 febbraio nessuno più ricorda lemigliaia di vittime del dopoguerra in Emilia-Romagna e inaltre regioni. È più facile puntare il dito contro il carneficestraniero.Se andiamo oltre e dall’alto guardiamo quale era la situa-zione in Europa nel 1945, notiamo una miriade di vendet-te che nel dopoguerra investì buona parte del continente.Soprattutto la parte orientale, dove il vittorioso Stalin raffor-zava la propria egemonia del dopoguerra. Nell’Europa orien-tale sarebbero state liquidate diverse centinaia di migliaiadi nemici del regime, effettivi e presunti tali, sui quali unavolta Demetrio Vol@i@ mi disse: «Sono pochi i popoli chehanno avuto il loro Kocbek, sul destino della gran parte diqueste persone non sappiamo nulla». Aljoœa Fonda

(Primorski dnevnik, 11. 2. 2015)

SLOVIT/SLOVENI IN ITALIA

Quindicinale di informazione

DIRETTORE RESPONSABILE: GIORGIO BANCHIG

EDITRICE: most società cooperativa a r.l.

PRESIDENTE: GIUSEPPE QUALIZZA

DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE:

33043 CIVIDALE DEL FRIULI, BORGO SAN DOMENICO, 78

TELEFONO: TEL/FAX 0432 701455

E-MAIL [email protected]

STAMPA IN PROPRIO

REG. TRIB. UDINE N. 3/99 DEL 28 GENNAIO 1999

ASSOCIATO ALL’UNIONE

STAMPA PERIODICA ITALIANA

UNA COPIA = 1,00 EURO

ABBONAMENTO ANNUO = 20,00 EURO

C/C POSTALE: 12169330 MOST SOCIETÀ COOPERATIVA A R.L. - 33043 CIVIDALE

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SLOVIT N° 2 del 28/2/15 pag. 3

Le scuole slovene in Italia rappresentano una realtà increscita per numero di iscrizioni e un polo di attrazio-ne non solo pe gli appartenenti alla comunità slove-

na, ma anche per persone di nazionalità e lingue diverse.Ma per affrontare le sfide emergenti e per trasmettere aigiovani un’adeguata conoscenza di lingua e cultura slovene,nonché delle nozioni utili ad un proficuo inserimento nellasocietà e nel mondo del lavoro, sono necessarie rapidesoluzioni a questioni quali la formazione dei docenti, la pienaattuazione della legge di tutela e la garanzia di un adeguatosistema di valutazione e di vigilanza nell’ambito del futuroprogetto sulla «buona scuola». È quanto è emerso dal-l’incontro che venerdì 6 febbraio ha avuto luogo al liceo slo-veno «France Preœeren», a Trieste, tra il ministroall’Istruzione, Stefania Giannini, e i rappresentanti dellascuola slovena in Italia. Il ministro ha fatto visita al liceo nel corso della giornata incui a Trieste ha partecipato all’apertura dell’anno accade-mico dell’Università e ha fatto visita anche all’Istituto ita-liano per la marina. All’incontro al liceo Preœeren, orga-nizzato dalla parlamentare Tamara Bla¡ina e dall’Ufficioscolastico regionale sloveno del Friuli Venezia Giulia, il mini-stro ha ricevuto un quadro esauriente sulla situazione incui versa la scuola slovena, la sua storia, priorità e attrat-tive, ma anche sulle difficoltà e necessità emergenti, soprat-tutto alla luce del progetto del Governo sulla cosiddetta«buona scuola». Come hanno sottolineato nei loro inter-venti sia la deputata Bla¡ina, che con il senatore FrancescoRusso ha accolto il ministro, che la presidente delComitato istituzionale paritetico per le questioni della mino-ranza slovena, Ksenija Dobrila, il direttore dell’Ufficio perle scuole slovene, Igor Giacomini, e la direttrice del liceoPreœeren, Loredana Gustin.Le scuole slovene a Trieste e Gorizia e la scuola bilinguea San Pietro al Natisone in provincia di Udine contano unapopolazione complessiva di 4.300 iscritti, il cui numero èin crescita e sono tutelate sia dalla legge statale che daitrattati internazionali. Oltre a ciò, è necessario risolveredeterminate questioni, come per esempio la formazione el’abilitazione dei docenti in lingua slovena e di conseguenzal’aggiornamento delle convenzioni e degli accordi in que-sto ambito tra Italia e Slovenia. È necessario anche attua-re integralmente la legge di tutela per la minoranza slovena38/2001, i cui sei articoli inerenti la scuola sono stati soloin parte attuati. Inoltre è stata sottolineata la necessità dinon abbassare il livello di tutela raggiunto. Per questo moti-vo, oltre al realizzato bando per il personale dell’Ufficio perle scuole slovene, va mantenuto anche il personale attua-le, che è stato assunto in base alla legge Belci-Œkerk del1973, ma di questo non è stato tenuto conto lo scorso set-tembre. Allo stesso modo va istituito l’ufficio sloveno pres-so l’Istituto per la documentazione, innovazione e ricerca-Indire. Siamo ancora in attesa dell’istituzione della sezio-

Il ministro all’Istruzione, Stefania Giannini, in visita al liceo France Preœeren TRIESTE-TRST

La scuola in lingua slovena è una realtà invitanteAccento sulla formazione dei docenti e sull’attuazione della legge di tutela. Le sfide della «buona scuola»

ne slovena al conservatorio statale «Tartini» e del ricono-scimento del sindacato della scuola slovena. Nell’ambitodel piano sulla «buona scuola» è, per esempio, necessa-rio stringere una convenzione con le scuole slovene di musi-ca al fine di rafforzare l’insegnamento musicale. Le scuo-le slovene dovrebbero disporre anche di un adeguato siste-ma di valutazione e di ispettori abilitati. Tra l’altro è statosottolineato che la scuola slovena in Italia necessita di mag-giore autonomia.L’incontro con il ministro, al quale hanno preso parte oltrea dirigenti e presidi anche diversi rappresentanti di rilievodella comunità slovena in Italia, è stato corredato dall’in-tervento degli studenti delle scuole superiori slovene diTrieste, che hanno illustrato l’offerta formativa delle variescuole di frequenza e da intermezzi musicali.

Ivan ˘erjal(Primorski dnevnik, 7. 2. 2015)

TRIESTE-TRST

La lingua è un diritto

fondamentale dell’uomo

Non è difficile per il Governo italiano capire i problemi dellascuola slovena e trovarvi una soluzione. Ma sarà anchenecessario prestare attenzione alle peculiarità, altrimentine verrà impoverita la ricchezza, rappresentata dagli stu-denti che padroneggiano tre o quattro lingue. È quanto hadetto il ministro all’Istruzione, Stefania Giannini, a conclu-sione dell’incontro al liceo Preœeren, a Trieste. Il ministroha sottolineato come sia fondamentale rafforzare gli stru-menti offerti dalla legge di tutela quadro per le minoranze482/99 e da quella di tutela per la minoranza slovena38/2001. Ha poi sottolineato la necessità di rafforzare i rap-porti con la Regione Friuli Venezia Giulia.Il ministro considera la valorizzazione e la tutela obiettivicomuni, dal momento che la lingua è un diritto fondamentaledell’uomo. Ha sottolineato come a questo proposito l’Italiadisponga di un apparato legislativo moderno inerente la tute-la delle minoranze, ma non considera aspetti importanti,quali la necessità di un’autonomia reale fondata su un effi-cace sistema di valutazione. A questo proposito è oppor-tuno intervenga l’Invalsi, che ha un ruolo di verifica, chedeve considerare la specificità delle scuole slovene e sononecessari anche ispettori abilitati. Il ministro ha detto cheè possibile attuare convenzioni con le scuole di musica slo-vene per rafforzarne l’insegnamento.Il ministro ha preso parte anche all’apertura dell’anno acca-demico dell’Università di Trieste. In questa occasione il vice-presidente del Consiglio regionale, Igor Gabrovec

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(Slovenska skupnost), le ha consegnato un promemoriasulla situazione della scuola slovena. In esso la Slovenskaskupnost richiama l’attenzione sulle leggi nazionali e trat-tati internazionali, che tutelano la scuola slovena, e anchela necessità di parametri diversi sulla questione dei finan-ziamenti e sulla perdita di personale in seguito all’introdu-zione degli istituti comprensivi. Nel documento figura anchela richiesta di una piena autonomia operativa dell’Ufficio perle scuole slovene e di superare lo stato di incertezza in cuiversa la formazione dei docenti.

Ivan ˘erjal(Primorski dnevnik, 7. 2. 2015)

IL COMMENTO

Un segnale di attenzione

verso la nostra scuola

Non succede ogni giorno che faccia visita ad una scuolaslovena il ministro italiano all’Istruzione. Se la memoria nonmi inganna, è la terza volta che accade dal dopoguerra adoggi. Negli anni Ottanta del secolo scorso il liceo Preœerenaveva ospitato l’allora ministro Guido Bodrato; negli anniNovanta il ministro Luigi Berlinguer aveva fatto visita al liceoAnton Martin Slomœek. La recente visita del ministroGiannini al liceo di Trieste è stata organizzata per riceve-re un quadro quanto più ampio e dettagliato sulla situazionedella scuola slovena.Anche se qualcuno potrebbe definirlo un mero atto di natu-ra politica, la visita del ministro ha rappresentato senza dub-bio un segnale di attenzione verso la scuola slovena eun’occasione per illustrare questioni aperte. Alcune di que-ste sono di vecchia data, come per esempio la formazio-ne universitaria dei docenti, il riconoscimento del Sindacatodella scuola slovena e l’attuazione completa della legge ditutela; altre sono legate al piano del Governo sulla cosid-detta «buona scuola», come per esempio garantire il nume-ro adeguato di docenti o di un sistema adeguato di valu-tazione. Dopo che ieri il ministro ha confermato il suo impe-gno, la scuola slovena ora attende che si inizino a risol-vere le questioni summenzionate.

Ivan ˘erjal(Primorski dnevnik, 7. 2. 2015)

TRIESTE - TRST

L’Università offre asilo

alla Biblioteca slovena

Il rettore Fermeglia: «La soluzione ideale sarebbe larestituzione del Narodni dom».

L’Università di Trieste offre asilo alla Biblioteca nazionaleslovena. L’annuncio è arrivato a sorpresa il 6 febbraiodurante la cerimonia di inaugurazione dell’anno accade-mico. «Una biblioteca che debba pagare un affitto è un cri-mine contro l’umanità» spiega il rettore Maurizio Fermegliache nella sua relazione ha fatto sapere che la sede stori-ca di via dell’Univesità 7 potrebbe ospitare la Biblioteca slo-vena oltre al centro di documentazione dell’ateneo colle-

gato al polo umanistico. «Ho firmato un memorandum d’intesa con la presidentedella Biblioteca slovena Martina Strain. Vogliamo verifica-re con loro la fattibilità del trasferimento nell’edificio dellabiblioteca e del loro archivio», spiega il rettore. La propo-sta del rettore quella di trovare una soluzione alla biblio-teca nazionale slovena, attualmente disseminata tra via SanFrancesco (sede) e via dei Montecchi (sezione storia edetnografia) dopo il trasloco da via Petronio. «La cosa migliore in realtà - aggiunge Fermeglia - sareb-be restituire agli sloveni il Narodni dom (la casa del popo-lo firmata da Max Fabiani nel 1904), dove c’era l’HotelBalkan e dove ora c’è la scuola interpreti. Una scelta dicuore. Ma al momento non è possibile. Non c’è un postoalternativo dove spostare la scuola interpreti. Ben venganel momento in cui si dovesse trovare un’altra collocazio-ne. Non ci sono veti da parte mia». Ma questo resta perora un sogno. Non c’è nulla all’orizzonte. Di concreto c’è invece la ristrutturazione del palazzo di viadell’Università 7 è stata la prima sede che il Comune diTrieste mise a disposizione dell’Università nel 1924 annodella sua istituzione. Prima della chiusura ha ospitato laFacoltà di Lettere e Filosofia e Psicologia. «Era destinatoad ospitare architettura, ma questa si è felicemente acca-sata a Gorizia. L’edificio, fermo da molti anni, è libero. I fondiper ristrutturarlo ci sono. La scelta è farlo diventare un poloculturale senza attività didattica. Il cuore del polo umani-stico. Un centro di documentazione con l’archivio storicodell’ateneo, E all’interno del palazzo si può pensare di ospi-tare la biblioteca slovena». Un progetto sul quale c’è un’in-tesa messa per iscritto in un memorandum. Da parte slo-vena, alle prese da anni con una situazione precaria dellabiblioteca slovena (quasi inaccessibili nella sezione del-l’archivio storico) e un taglio progressivo dei fondi, l’offer-ta dell’Università di Trieste è valutata con molto interesse. «L’edificio di via dell’Università è quello che sembra esse-re più vicino alle nostre esigenza. Si potrebbe finalmenterealizzare una biblioteca moderna ed efficiente - spiega alPrimorski la presidente Strain -. La coesistenza con le altrebiblioteche universitario potrebbe essere un vantaggio.Anche l’ipotesi futuribile del Narodni dom è suggestiva». La Biblioteca nazionale slovena, fondata nel 1947, ha unfondo librario da 180 mila volumi e un archivio storico atti-vo con tutta la documentazione della minoranza slovena.Unico in Italia. Fa parte della biblioteca anche l’archivio foto-grafico di Mario Magajna. Contro la chiusura della sezio-ne storia si sono sollevati ricercatori e storici con volanti-ni e raccolte di firme a livello nazionale. La crisi è in corsoda anni e fa seguito ai tagli governativi sia sloveni che ita-liani che portato a una riduzione ai minimi termini del per-sonale e dei servizi. L’offerta del rettore è un salvagenteper il futuro della biblioteca.

Fabio Dorigo(Il Piccolo, 17. 2. 2015)

COMITATO PARITETICO

L’assessore Torrenti: «Regione parte attiva

per l’attuazione della legge 38/2001»

La Regione Friuli Venezia Giulia si attiverà per superarele criticità esistenti, migliorare l'utilizzo delle risorse stata-li e garantire quindi le attività, principalmente quelle di tra-

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duzione ed interpretariato gestite dai Comuni, in modo con-tinuativo e sulla base di criteri nuovi. Lo ha evidenziato l'as-sessore regionale alla Cultura Gianni Torrenti alla riunio-ne, tenutasi lunedì 2 marzo a Trieste, del Comitato istitu-zionale paritetico per i problemi della minoranza slovena.L'assessore Torrenti, menzionando il trasferimento del con-tributo finale delle risorse statali relative al 2012 e 2013,che la Regione prossimamente distribuirà alle PubblicheAmministrazioni per l'uso dello sloveno, si è soffermato sulla«necessità di attuare le utili sinergie per offrire alla comu-nità servizi di maggiore efficacia».Inoltre, l'assessore ha proposto, ottenendo il sostegno deimembri del Comitato, di definire criteri nuovi riguardanti ladistribuzione dei fondi statali, che saranno adottati a par-tire dal prossimo anno; a tale proposito è stata istituita un'ap-posita commissione di lavoro.In audizione alla riunione la deputata Tamara Bla¡ina haquindi informato il Comitato sull'impatto che la Riforma «LaBuona Scuola» avrà sugli istituti con lingua d'insegnamentoslovena, ai quali nella nuova legge sarà dedicato uno spe-cifico articolo.All'incontro, presieduto da Ksenija Dobrila, si è parlato poidegli ostacoli riguardanti lo sviluppo dell'insegnamento bilin-gue a Lusevera e Taipana (Ud) e delle possibilità riguar-danti lo studio dello sloveno come seconda lingua stranieranelle scuole medie nelle province di Trieste e Gorizia.Il Comitato ha preso in esame anche le risposte alle let-tere inviate agli enti gestori ed ai concessionari dei servi-zi pubblici che raccoglievano le informazioni sulla segna-letica stradale bilingue: su 13 enti interpellati il Comitatoha ricevuto sette risposte, delle quali tre (Trieste Trasporti,Fvg Strade e APT Gorizia) sono state valutate "soddisfa-centi ed esaurienti".L'assessore Torrenti si è impegnato a portare la questio-ne all'attenzione della presidente della Regione Serracchianiche ricorderà agli enti ed ai concessionari dei servizi pub-blici di rispettare, in modo progressivo, quanto previsto dallalegge di tutela.L'esito delle "informazioni mancanti" verrà trasmesso d'al-tronde anche al Ministero di competenza e alla delegazionedel Consiglio d'Europa che in aprile visiterà il Friuli VeneziaGiulia per verificare lo stato di attuazione delle leggi di tute-la delle minoranze linguistiche.

ARC/MCH(www.regione.fvg.it)

FRIULI VENEZIA GIULIA

La Skgz ha incontrato

i vertici di Forza Italia

È necessario garantire la specialità della Regione FriuliVenezia Giulia con contenuti adeguati e azioni concrete.Tra questi c’è anche il rapporto che l’amministrazione regio-nale è chiamata ad avere verso la comunità slovena e lealtre comunità nazionali e linguistiche, nonché a promuo-vere sistematicamente i rapporti nel territorio di Alpe Adria.È necessario fare tutto il possibile per realizzare nel terri-torio di confine, soprattutto in provincia di Udine, che deno-ta molti punti critici nel settore socio-economico, il maggiornumero di progetti europei attraverso i quali conferire nuovoinput alle aree interessate e rafforzare la cooperazione tran-sfrontaliera.

Sono questi i punti principali affrontati recentemente nelcorso dell’incontro tra il direttivo dell’Unione culturale eco-nomica slovena-Skgz e i rappresentanti del partito ForzaItalia. All’incontro, che si è svolto nella sede della RegioneFvg, hanno preso parte per la Skgz il presidente Rudi Pavœi@e i presidenti provinciali Marino Marœi@ e Livio Semoli@;Forza Italia era rappresentata dalla coordinatrice regiona-le del partito e deputata Sandra Savino, affiancata dal capo-gruppo consigliare in Regione, Rodolfo Ziberna, e daRoberto Novelli.I rappresentanti della Skgz, si legge nel comunicato stam-pa, hanno sottolineato soprattutto l’impegno profuso per lapiena applicazione della legge di tutela e la necessità diimpostare forme di collaborazione permanente tra laRegione Fvg e la Slovenia. Hanno auspicato, inoltre, chevenga assicurato nella nuova legge elettorale un posto inparlamento anche a un rappresentante della comunitànazionale slovena. Sono state particolarmente evidenzia-te le difficoltà di dialogo tra Italia e Slovenia nel pianifica-re progetti europei.L’incontro ha offerto l’occasione di valutare il rapporto trai partiti di centrodestra e la comunità nazionale slovena.Mentre la situazione in provincia di Gorizia e Trieste stamigliorando e non ci sono particolari criticità, non si puòdire lo stesso per la provincia di Udine. Nel corso dell’in-contro è emersa la necessità di dialogo e rispetto delle varieinterpretazioni inerenti la questione dello sloveno lettera-rio e delle varianti dialettali. Tutti dovremmo rispettare lospirito e le norme della legge di tutela, che non impone nullaa nessuno. Per questo motivo è inutile lo spauracchio, chealcuni diffondono, sostenendo la slovenizzazione forzatadi questo territorio. Un atteggiamento questo che danneggiala convivenza e il rispetto reciproco. Dobbiamo cercareinsieme la soluzione più adeguata per uno sviluppo socioeconomico di qualità, anche con l’aiuto di progetti europeied in sinergia con la vicina Slovenia, si legge ancora nelcomunicato della Skgz. In questi luoghi, infatti, la comu-nità nazionale slovena rappresenta un valore aggiunto. Perquesto motivo la Skgz si impegnerà a sedare le tensioniattraverso il dialogo, rifuggendo dagli atteggiamenti emo-zionali negativi e agendo per il bene di tutta la comunità.

(Novi Matajur, 11. 2. 2015)

L’OPINIONE

Quali interlocutori per gli sloveni d’Italia?

Chissà perché mi sono capitati insieme sul tavolo un arti-colo del «Primorski dnevnik» e uno ben più articolato a firmadi Ferruccio Clavora, direttore de «la Voce del FriuliOrientale». Sotto le belle frasi, i begli intenti, gli auspici ele visioni prospettiche di futuri da costruire, ho notato uncerto filo che lega tra loro i due articoli. E forse non è uncaso, questo filo, se si considera che il pezzo del Primorskiriporta un comunicato sull’incontro con i vertici regionali diForza Italia dell’Unione culturale economica slovena-Skgz,l’organizzazione della quale lo stesso Clavora fu a lungosegretario politico per la provincia di Udine a cavallo tragli anni Settanta e Ottanta, ai tempi della Jugoslavia comu-nista. Sarà anche una semplice coincidenza, ma noto una,per me pericolosa, affinità di intenti tra quanto appare nelcomunicato Skgz e nell’editoriale del foglio valligiano.Per carità, non sono contro il dialogo, e non posso nonapprezzare che la Skgz «si adoprerà per la riduzione delle

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Di fronte alla riforma degli enti locali per una gestio-ne più razionale delle autonomie che la maggioran-za della regione Friuli Venezia Giulia sta da mesi

affrontando sia con l’abolizione delle province che con l’i-stituzione delle Unioni territoriali intercomunali (UTI), granparte degli amministratori delle Valli del Natisone e dellePrealpi Giulie sta vivendo una situazione politica e pro-gettuale, che dire comatosa è un eufemismo, sia per lo sto-rico pregiudizio riferito a quanto sa di sloveno, sia per lascarsa conoscenza della realtà sovra comunale nella qualeverranno a trovarsi con l’istituzione di un’unica e grandeunione dei comuni da Drenchia a Manzano, sia per la man-canza di coraggio politico nella doverosa richiesta e pre-tesa di quei diritti civili ed umani da sempre riconosciuti dallaCostituzione italiana e, in particolare nel corso degli annipiù recenti, confermati da leggi nazionali, regionali e dalledirettive europee in materia di rispetto e tutela delle comu-nità linguistiche nell’ambito della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia.L’istituzione delle Unioni territoriali è legge da circa tre mesie l’amministrazione regionale ha già ridisegnato la mappaed i confini delle 17 unioni previste. La stessa legge, tut-tavia, dà l’opportunità ai comuni di chiedere modifiche eproporre suggerimenti entro 60 giorni dalla pubblicazionedella deliberazione giuntale. Poche, probabilmente, saran-no le richieste che verranno accolte viste l’indisponibilitàa modifiche più volte annunciata dai rappresentanti del-

l’esecutivo. C’è stata, però, un’apertura significativa rispet-to alla prima stesura del disegno di legge, inserita all’art.4 della legge n.26/2014 che riguarda esclusivamente icomuni elencati all’art. 4 della legge n.38/2001 in cui si rico-nosce la presenza di una comunità linguistica diversa, sto-ricamente insediata nei comuni posti lungo l’intera fasciadi confine con la Slovenia.La legge n 26/2014 istitutiva delle Unioni, offre, dunque,l’opportunità ai comuni con storico insediamento slovenodi istituire Unioni territoriali intercomunali in deroga ai vin-coli che contemplano un minimo di 30.000 abitanti in zonamontana, all’obbligo di far coincidere le unioni con i distret-ti socio-sanitari, alla contiguità territoriale dei comuni facen-ti parte dell’unione, dando inoltre alla stessa unione di con-fine l’opportunità di mettere in atto specifici progetti tran-sfrontalieri con lo Stato confinante. Queste modifiche al testooriginale della Giunta regionale, in accoglimento alle richie-ste della comunità slovena, rappresentano un importantepasso verso il rispetto della democrazia, la valorizzazionee la tutela delle minoranze linguistiche slovena e tedescaesistenti in regione.L’inserimento in legge di parte delle richieste offre una pos-sibilità storica e probabilmente irripetibile ai comuni bilin-gui di istituire Unioni territoriali più piccole e riferite ai solicomuni riconosciuti ed inseriti nell’ art. 4 della legge n.38/2001 che riconosce l’esistenza e la presenza storicadella comunità slovena anche nella provincia di Udine. Una

I Comuni chiamati ad esprimersi RIFORMA AUTONOMIE LOCALI

Marinig ai sindaci: «Non perdeteun’occasione davvero storica»Appello del vicepresidente del Comitato paritetico per l’Unione territoriale intercomunale della Slavia

tensioni; che lo farà col dialogo evitando dannose negati-vità emozionali per il bene di tutta la comunità». È che dal-l’altra parte, nel quartetto di esponenti forzisti incontratidall’Skgz c’è il consigliere regionale Roberto Novelli, da moltianni campione delle iniziative contro la minoranza slove-na, tanto da mettere dubbio la sua reale presenza in pro-vincia di Udine. Basti ricordare le sue continue richieste diabbassare i contributi, la querela contro mons. MarinoQualizza, o le recenti interrogazioni contro la Planinskadru¡ina Bene@ije e il sindaco di Stregna. Di conseguenzami turba assai, che ora una delle due organizzazioni di rife-rimento della minoranza slovena lo abbia per interlocuto-re.Clavora, dell’articolo della «Voce», esprime anch’esso aper-tura al dialogo, alla collaborazione. Infatti «Affermate e chia-ramente esplicitate le rispettive posizioni – da una parte lacomponente della comunità che si riconosce nella nazio-ne slovena e dall’altra quella che ritiene di essere una comu-nità che parla una lingua propria (“po slovensko”, “po naœin”,po “nediœko”) diversa e distinta dallo sloveno (“slovenœ@ina”)della vicina Repubblica, e riconoscendo a ciascuna di essepiena legittimità e parità di diritti potranno essere create lecondizioni per una positiva interazione tra le due espres-sioni linguistiche ed opzioni identitarie».

Queste condizioni per un dialogo costruttivo che sensohanno? Sono un’offesa al buon senso, alla razionalità e allaverità. Una vita abbiamo lottato per affermare il sacrosan-to diritto a essere quello che siamo: sloveni.Chiedo, allora, in primis alla Skgz, se la comunità slove-na debba dialogare con chi detta condizioni, basando e con-dizionando il tutto su presupposti ideologicamente fuorvianti.Con chi, snobbando provocatoriamente, scientemente, soli-de basi e studi scientifici di linguisti e glottologi, fa delle affer-mazioni prive di senso linguistico, culturale, storico equant’altro. È con questa gente che vogliamo progettareil nostro futuro? Con questa gente eliminare negatività emo-zionali? Qui non si tratta di emozioni o opinioni, si tratta difalsità mantenute in vita ad arte, per fini che nulla posso-no avere con il tanto sbandierato sviluppo, con la cresci-ta e la salvaguardia di non si sa quale identità.Si può dar corda ai mistificatori, che sparano dubbi sull’i-dentità di cittadini italiani, come tutti noi valligiani siamo dallanascita, presentandoci come avversari e «traditori dellapatria»? Siamo cittadini italiani, «sloveni» per diritto costi-tuzionale. E che lascino in pace la Slovenia e la smettanodi equivocare con termini come nazionalità e identità.

Riccardo Ruttar(Dom, 28. 2. 2015)

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grossa occasione storica che i sindaci, i consigli comuna-li e soprattutto la gente di buon senso che tuttora vive elavora nella Slavia friulana, non dovrebbero perdere per-ché, se attuata con la dovuta serietà e razionalità, potreb-be rappresentare l’inizio di una vera e concreta rinascitaculturale e socio-economica dell’area più negletta ed abban-donata dell’intera regione del Friuli-Venezia Giulia. Quellarinascita e quello sviluppo che tutti, a parole, invocano echiedono e che, nel momento dei fatti e nell’ora delle scel-te, si ritirano per carenze progettuali, per idee confuse, perataviche paure e fantasmi di una storia passata che ha vol-tato parzialmente pagina con la caduta di muri materiali epsicologici. Un appello, dunque, ai sindaci per superare ivecchi steccati e le naturali contrapposizioni politiche edelaborare unitariamente, in questi 60 giorni che la Giuntaregionale ha concesso ai Comuni, proposte credibili rife-rite alle possibilità che l’art. 4 ed altri della L.R. n. 26/2014possono offrire, cioè unioni territoriali minori ma autonome,solidali ed omogenee per cultura, lingua, degrado socio-economico ed ambientale.

prof. Giuseppe Marinig

REGIONE

Slavia smembrata tra due Unioni

Nella sua proposta di Uti la Giunta ha staccato le Valli del Natisone da quelle del Torre

Come da previsioni, la proposta della Giunta regionale sulleUnioni territoriali intercomunali (Uti), spezza la Slavia-Bene@ija in due tronconi: le Valli del Natisone con ilCividalese e il Manzanese, le Valli del Torre con ilTarcentino e il Tricesimano, aggregando pezzi di territoriomontano ai grandi e forti centri della pianura.Rispetto alla delimitazione dei nuovi enti sovracomunali neiconfini degli Ambiti socio-assistenziali, l’esecutivo del FriuliVenezia Giulia, nella seduta del 4 febbraio, ha derogatosolo per la zona dell’attuale Comunità collinare, che diven-terà Unione, e per la provincia di Trieste, dove gli Ambitisono tre, mentre l’Unione dovrebbe essere unica.Nessuna deroga, quindi, per la Slavia, dove le tre piccolemunicipalità di Drenchia, Stregna e Savogna hannocoraggiosamente chiesto di mantenere una Slavia unita eautonoma, riscontrando l’interesse di Grimacco, Taipanae Lusevera, ma rimbalzando sull’incomprensibile muro digomma eretto da San Pietro al Natisone, San Leonardo,Pulfero, Faedis e Attimis, mentre Prepotto, Torreano e Nimisavevano da tempo detto di non starci.Slavia ridotta all’insignificanza, allora? Non è detto, perchélo spazio per un sussulto di orgoglio c’è ancora. L’assessorealle Autonomie locali, Paolo Panontin, ha infatti definito quel-la della Giunta «una proposta assolutamente ‘aperta’, indi-rizzata agli enti locali e ai loro amministratori che sarannoi veri protagonisti di questa importante e impegnativa rifor-ma. Non è una norma scolpita nella pietra – ha affermato– siamo pronti, c’è il nostro impegno per valutare assiemei possibili aggiustamenti e, quindi, occasioni di confrontocon i primi cittadini di certo non mancheranno nel prossi-mo periodo».L’iter della norma prevede ora che la proposta di Pianovenga inviata al Consiglio delle autonomie locali per l’e-spressione del relativo parere che deve essere espressoentro 15 giorni dal ricevimento della richiesta della Giunta

regionale. Parallelamente, entro 60 giorni dalla pubblica-zione della deliberazione, i Comuni che si trovano in alcu-ne determinate condizioni (la legge cita espressamente i32 comuni nei quali è riconosciuta la minoranza slovena)possono richiedere modifiche. Come hanno già fatto quat-tro municipalità del Carso triestino e hanno annunciato divoler fare Canal del Ferro e Valcanale, per non parlate dellacintura udinese. Entro i successivi 45 giorni, la Giunta regio-nale approverà in via definitiva il «Piano di riordino terri-toriale» contenente la delimitazione geografica delle Uti el’elenco dei Comuni che ne fanno parte.Per l’autonomia dei piccoli comuni lotta con vigore il vice-presidente del Consiglio regionale, Igor Gabrovec. «È stra-no che già da un po’ di tempo dagli uffici dell’amministra-zione regionale venga diffusa la teoria secondo la qualela possibilità di deroga sia puramente teorica, legata a modi-fiche minime e quindi inapplicabile. Un tanto fanno per scon-sigliare qualsiasi iniziativa ai gruppi di sindaci, che in pro-vincia di Udine, come pure un quelle di Trieste e Gorizia,stanno avanzando proprie proposte», ha sottolineato.«La consultazione prevista dalla legge chiama in causa isindaci e presuppone necessariamente un loro ruolo atti-vo. Sulla base delle risposte dal territorio è possibile, per-ciò, non solo che le Unioni vengano cambiate nella loroestensione, ma anche che il loro numero diminuisca oaumenti. Da qui la possibilità di deroghe, altrimenti ci sareb-be solo l’affermazione della proposta della Giunta regio-nale», ha proseguito l’esponente della Slovenska Skupnost,invitando i sindaci ad accelerare nella formazione delle pro-prie proposte.«Se sul territorio si formano autonomamente proposte seriee fondate, non vedo come il governo regionale, aldilà deipropri desideri e attese, possa ignorarle. La stessaCostituzione italiana sancisce il significato e la soggettivitàdel Comuni quale fondamentale cellula pubblico-ammini-strativa. E l’autonomia dei Comuni è, almeno in linea di prin-cipio, annotata pure nell’introduzione alla legge regiona-le», ha spiegato Gabrovec, che con soddisfazione constatacome anche nella Slavia un gruppo di sindaci si sia atti-vato per un’Unione tra i Comuni del territorio tutelato e dellaex Comunità montana e come nello stesso tempo si stia-no studiando soluzioni possibili per la Valcanale.

M. K.(Dom, 14. 2. 2015)

VALLI DEL NATISONE

NEDIŒKE DOLINE

Tra ricorsi e ripensamenti

Delimitazione delle Unioni territoriali intercomunali (Uti) blin-data? Giunta regionale refrattaria alle proteste e alle pro-poste del territorio? Nient’affatto! Basta avere le idee chia-re sul progetto da perseguire. L’intenzione di restituire latessera del Pd da parte di alcuni iscritti di Osoppo, dopoche il Comune è stato inserito nell’Uti della collinare anzi-ché in quella del gemonese, ha tanto allarmato la presi-dente della Regione (e vicesegretario nazionale deidemocratici), Debora Serracchiani, da farla correre nelpaese pedemontano ad ascoltare la base.Niente del genere è successo, purtroppo, nella Slavia. Gliamministratori locali sembrano rassegnati ad accettare ladecisione calata dai palazzi triestini di smembrare il terri-

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torio e di annacquarne le caratteristiche di montanità, areatransfrontaliera e identità etnico-linguistica nelle due gran-di Unioni del cividalese e del tarcentino, nelle quali valli delNatisone e del Torre risulteranno insignificanti.Drenchia, Grimacco, Pulfero, San Leonardo, San Pietro alNatisone e Savogna dell’area del Natisone, Attimis,Faedis, Povoletto e Taipana dell’area del Torre, insieme– per quel che riguarda i Comuni nei quali è riconosciutala minoranza slovena – a Cividale nonché Malborghetto-Valbruna, Resia e Tarvisio dell’area Canal del Ferro-Valcanale hanno partecipato il 13 febbraio alla riunione udi-nese del centinaio di Comuni che intendono ricorre alTribunale amministrativo regionale contro la delimitazionedelle Uti, ma subito dopo i primi cittadini di cinque comu-ni riconducibili al centrosinistra ne hanno preso le distan-ze. Sandro Rocco di Attimis, Claudio Zani di Faedis, AndreaRomito di Povoletto, Germano Cendou di Savogna eClaudio Grassato di Taipana hanno fatto sapere di non vole-re sottoscrivere il ricorso al Tar promosso dai sindaci diTarvisio, Renato Carlantoni, Talmassons, Pier Mauro Zanin,e Forgaria nel Friuli, Pierluigi Molinaro.Ma anche gli altri primi cittadini valligiani non sembranomolto convinti, se già stanno pensando alla costituzione diun subambito. La legge regionale di riforma delle autono-mie locali assegna a questo organismo un ruolo proposi-tivo e consultivo, ma non decisionale. Rischierebbe, per-tanto, di essere uno specchietto per le allodole nella gestio-ne autonoma del territorio. «Noi di Stregna, Drenchia eSavogna, cui aggiungerei Grimacco, non abbiamo persol’obiettivo dell’Unione della Slavia e personalmente nonsono disponibile a fare molti passi indietro. Anche se la par-tita è proibitiva per il fatto che i Comuni più grandi, comeSan Pietro e San Leonardo non si sono espressi», fa sape-re il sindaco Luca Postregna. Il quale precisa di non esse-re intervenuto alla riunione udinese per il ricorso al Tar per-ché si è reso conto «che molte iniziative hanno un fine poli-tico di contrapposizione alle riforme e alla Giunta regionale».Sul fronte del Torre, Lusevera sembra pacificamente avvia-ta sulla strada dell’Uti del Torre, probabilmente senzaTricesimo e Reana del Rojale, che andrebbero con Udine.«A nostro avviso tale Uti più ristretta, oltre a presentarecomunque la “massa critica” sufficiente per essere auto-noma e politicamente rilevante, potrà sicuramente attua-re una politica più attenta al territorio montano, alla sua cul-tura, alle sue esigenze, in quanto caratterizzata da un tes-suto socio-economico più compatto, meno lacerato da prio-rità strategiche completamente diverse», si legge sul sitointernet luseverainforma.it del gruppo consigliare di mag-gioranza. Quanto a Taipana, il vicesindaco, Elio Berra, èintenzionato a insistere per l’istituzione di un’unione dellaSlavia, cementata dalla montanità territoriale e dall’iden-tità culturale slovena, anche a costo di arrivare a un con-fronto serrato all’interno della giunta municipale e del con-siglio comunale. «È un’impostazione che sostengo da sem-pre, ben prima della legge di riforma, e non intendo rinun-ciarvi», afferma.

E. G.(Dom, 28. 2. 2015)

MANZANO

Panontin e Shaurli: subambito per le Valli

«La possibilità di derogare ai criteri fondamentali previsti

dalla riforma regionale delle autonomie locali, quali il nume-ro minimo di residenti e la continuità territoriale, non è asso-luta per i comuni compresi nella legge di tutela 39/2001.In ogni caso vale, infatti, la norma secondo la quale soloi comuni ai confini tra due unioni possono chiedere allaRegione di essere compresi nell’amministrazione contigua».È stata questa la risposta del capogruppo del Pd inConsiglio regionale, Cristiano Shaurli, alle domande di alcu-ni amministratori delle Valli dal Natisone all’incontro pub-blico di giovedì 26 febbraio a Manzano. La serata è stataorganizzata dalla locale sezione del Pd (moderatore è statoil suo segretario Francesco Bomasaro) e a presentare leprincipali novità introdotte dalla legge regionale di riformadelle autonomie locali, assieme a Shaurli, è intervenuto l’as-sessore Paolo Panontin.Già dalle sue parole è emerso chiaramente che la Regionenon terrà conto delle richieste di alcuni comuni sloveni dellaprovincia di Udine di essere inclusi in un’unione più pic-cola rispetto a quella prevista dalla delimitazione del primoprogetto, che comprende 17 comuni e più di 52 mila abi-tanti, dei quali meno di seimila nei sette comuni delle Vallidel Natisone. Panontin ha, infatti, evidenziato la linea del-l’amministrazione regionale di costituire enti di dimensio-ni maggiori per assicurare anche ai comuni più piccoli (hacitato in particolare il caso di Drenchia e Grimacco), cheattualmente risentono della diminuzione di fondi pubblici,i servizi necessari a ogni cittadino.Quindi Panontin ha accolto anche l’invito ufficiale del sin-daco di Savogna, Germano Cendou, a nome di tutti i col-leghi del territorio (erano presenti anche Luca Postregnadi Stregna e Mariano Zufferli di San Pietro al Natisone non-ché il vicesindaco di Drenchia, Michele Qualizza), ad unanalogo incontro pubblico anche nelle Valli del Natisone.Cendou ha detto anche che, assieme ai sindaci di Stregnae Drenchia, ha predisposto un documento con la propo-sta che la nuova unione comprendesse lo stesso ambitoora amministrato dalla Comunità montana Torre, Natisonee Collio. A parer suo, tale territorio è più omogeneo sottoil profilo economico come sotto quello linguistico.Shaurli ha evidenziato che egli stesso è d’accordo con que-sta proposta, tuttavia questa soluzione è stata pregiudicatadalle posizioni dei comuni più grossi (soprattutto Cividalee Tarcento), che hanno fatto sapere che in quel caso avreb-bero chiesto il passaggio all’Unione contermine.In definitiva, entrambi gli amministratori regionali hanno fattosapere che la più efficace risposta ai problemi dei territo-ri montani e sloveni è la costituzione di un proprio subam-bito all’interno della prevista Unione e che la Regione èpronta a dare a questi subambiti un ruolo maggiore rispet-to a quello previsto dalla legge.

N. M.(Primorski dnevnik, 1.3.2015)

CARSO TRIESTINO-TR˘AŒKI KRAS

Uti per Duino-Aurisina, Sgonico,

Monrupino e San Dorligo della Valle

Aveva proprio ragione Igor Gabrovec a dire che la «minaslovena» è tutt’altro che disinnescata. Perché, all'indoma-ni dell'approvazione da parte della Regione del «Piano diriordino territoriale», che se non altro scongiura la collo-cazione di Duino in associazione al Monfalconese, i sin-

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daci dei quattro Comuni “dissidenti”- Duino, Sgonico,Monrupino e San Dorligo - sono tornati ad attaccareSerracchiani&co sulla mancata la tutela della minoranza.L’hanno fatto in una conferenza stampa ad Aurisina indet-ta per illustrare la loro contro-proposta: l'Unione territoria-le intercomunale “MareCarso”, formata appunto dai quat-tro enti minori e auspicabilmente anche da Muggia, sul solcodi convenzioni già da anni attive. Un modo per mantene-re le proprie autonomie. Contraltare della fusione “a fred-do” col capoluogo, l'Uti MareCarso servirebbe infatti a man-tenere la tutela della minoranza slovena e contrastare unagestione con Trieste che si prevede non funzionale, vistoche «le disparità sono troppo grandi», come sottolineatoda Vladimir Kukanja, sindaco di Duino. «L'Uti giuliana è la più popolosa delle 17 costituite, con oltre230mila abitanti - ha proseguito -. Noi siamo consapevolidell'urgenza di riformare, ma si deve stare attenti a man-tenere le specificità dei territori: risparmiare per ridurre ser-vizi non va bene. La questione della minoranza, per noimolto importante, è stata sottovalutata dalla Regione.Panontin ha detto che c'è ampia disponibilità a modifiche,speriamo sia così». «Già adesso Trieste privilegia il cen-tro città alle periferie - ha detto Sandi Klun per San Dorligo-, figuriamoci cosa accadrebbe ai paesi del Carso: ver-rebbero dimenticati». Per non parlare del peso politico: «La città metropolitana,in questa legge, è stata cancellata solo nell'espressione:la filosofia è rimasta tale e quale». «Ci sono punti d'incontro,come trasporto pubblico e istruzione, ma anche differen-ze con Trieste - ha esordito Monica Hrovatin (Sgonico) -.Penso al fatto che i nostri uffici lavorano in modo perfet-tamente bilingue: con le Uti si prevede un rimescolamen-to del personale, ma anche la quiescenza di mille dipen-denti in 10 anni. Siamo sicuri che tra loro ci saranno moltiimpiegati che parlano sloveno. Come si sopperirà al defi-cit?». Marko Pisani per Monrupino, ha infine sottolineatocome da novembre si attenda un incontro con la gover-natrice, a oggi disatteso: «Volevamo esprimere le nostreperplessità: questa riforma non centrerà gli obiettivi in ter-mini di efficienza, servizi migliori e meno burocrazia». Laproposta è inviata, ora ci sono 60 giorni per la risposta.

T.C.(Il Piccolo, 6.2.2015)

GORIZIA-GORICA

Savogna, Doberdò e S. Floriano

chiedono una proroga

L’arrabbiata (Franca Padovan), il prudente (Fabio Vizintin),la propositiva (Alenka Florenin). Ma con un comune denominatore: la Regione conceda unaproroga all’istituzione delle Unioni comunali.Dai Comuni roccaforte della comunità slovena dell’Isontino,San Floriano, Doberdò e Savogna la legge Panontin sulriordino degli enti locali provoca più preoccupazione chesolleticare opportunità. Il valore aggiunto di essere comu-nità slovena si teme possa essere svilito se non derubri-cato. Inoltre, i tre Comuni, stando alla spartizione del ter-ritorio isontino in due Unioni da 70mila abitanti, sarebbe-ro anch’essi divisi: San Floriano e Savogna con Gorizia,Doberdò con Monfalcone.«Questa legge non mi piace per niente - confessa Franca

Padovan, San Floriano -. Ci sono troppe incognite che nes-suno ha ancora chiarito. Per esempio: la valorizzazione turi-stica del nostro territorio comunale a chi spetterà?L’assemblea dei sindaci potrà mai garantire che SanFloriano vale qualsiasi altro Comune? Edilizia scolastica,servizi agli anziani e altro saranno garantiti come oggi? Perquanto mi riguarda chiederò al Consiglio comunale il vialibera per ricorrere contro l’incostituzionalità di questa legge.E quasi quasi sarei tentata di far esprimere l’aula sulla pro-posta di aggregazione all’Unione ipotizzata dai Comuni car-sici del Triestino. Farò di tutto per oppormi, rischiamo disvuotare il significato di Comune e la funzione del primocittadino».«Non capisco proprio come entro ottobre potremo con-cordare su uno statuto ragionato e che tenga conto delleesigenze e specificità di ciascun comune», riflette FabioVizintin, Doberdò. «La realtà del Basso isontino è com-plessa, non si possono commettere errori che poi posso-no essere dannosi nei confronti della mia comunità. Perstoria e per la tutela offerta dalla legge i miei paesani pos-sono da tempo ottenere, per esempio, le pratiche dell’e-dilizia privata, in lingua slovena. Sarà ancora così?Dobbiamo agire con più calma e serenità, sviluppare il con-cetto della giusta rappresentanza per arrivare all’adozio-ne del voto ponderale nell’assemblea: pari dignità di tuttii Comuni altrimenti i piccoli saranno penalizzati. Questo amio avviso conta più che il confine territoriale. Infine, nonci sono garanzie su come evitare il depauperamento del-l’apparato comunale, del trasferimento di competenze e sul-l’assorbimento del personale in uscita dalla Provincia. Troppiaspetti da chiarire e per questo auspico la concessione diuna proroga sui tempi stabiliti dalla Regione. Ma il veroobiettivo è il mantenimento degli standard dei servizi al cit-tadino».«Sgombriamo il campo dagli equivoci - puntualizza AlenkaFlorenin, Savogna - perché non vorrei che si scambiassela preoccupazione dei sindaci come il tentativo di mante-nere la poltrona. Con tutti i problemi che abbiamo cedereianche subito la poltrona. Ma ai miei colleghi dico: ribaltia-mo le coordinate delle Unioni comunali. Non pensiamolein una visione gerarchica - Gorizia comanda e gli altri aseguire - bensì in una prospettiva orizzontale.Significherebbe essere davvero comunità: a me sindacodi Savogna deve importare anche dei problemi di Mossapiuttosto che di Romans. Così si costruisce la vera paridignità. Per il resto ho molti timori anch’io ma la legge c’ènon possiamo far finta di niente. Non contesto la neces-sità di affrontare un riordino degli enti locali, ma non sidovrebbe avere fretta. L’analisi dei risultati delle esperienzedi Unioni comunali adottate in altre zone d’Italia non sonopoi così incoraggianti. Certo, un po’ di tempo in più per ana-lizzare bene la situazione dei pro e dei contro non sareb-be male. Abbiamo bisogno di elevare il grado di prepara-zione per poter redarre al meglio gli statuti. Non sono d’ac-cordo invece con la proposta di «allearci con i Comuni slo-veni del Triestino. Significherebbe abbandonare al lorodestino le comunità slovene di Piuma e Sant’Andrea».Parola ai rispettivi Consigli comunali.

(Il Piccolo 25.2.2015)

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SOTTO LA LENTE

Già scordata la sanità transfrontaliera

A proposito della recente manifestazione in difesa dell’ospedale di Cividale

Mezzo migliaio di persone è sceso in piazza lo scorso 31gennaio a Cividale contro le novità introdotte per il localenosocomio dalla riforma regionale del sistema sanitario. Imanifestanti – molti quelli giunti da Gemona, ma anche daManiago e Sacile – hanno criticato soprattutto la chiusuranotturna del pronto soccorso e la trasformazione di postiletto per acuti (reparto di medicina) in posti di Rsa riabili-tativa. Negli interventi e nei commenti è stato sottolineatocon forza come il ridimensionamento del presidio civida-lese penalizzi in primo luogo la Slavia, l'area più distantedal nosocomio di Udine, come pure da quello di Palmanova.«L'ospedale di Cividale è il cuore delle Valli del Natisone...Non fermatelo!!!», si leggeva su uno striscione.Giusta, giustissima questa preoccupazione dei grossiComuni della pianura per i piccoli paesi e gli ormai purtroppopochi abitanti delle Valli, a patto che non sia l'ennesimo lorouso strumentale per interessi politici ed economici di altri.Qualche legittimo dubbio in proposito sorge spontaneo, con-siderato che alla manifestazione non sia stata detta, lettae scritta alcuna parola nella lingua che caratterizza la Slaviae che da sola giustifica un occhio di riguardo per questoterritorio.Nessun accenno anche alla «sanità transfrontaliera» tantosbandierata mesi fa da Cividale e poi dimenticata, nono-stante la riforma individui la cooperazione con la Slovenia«come indirizzo strategico della programmazione sanita-ria ai fini di una integrazione dei relativi sistemi sanitari»(art. 16). Ancora peggio questa «dimenticanza» proprioquando sta per essere chiuso il punto di primo soccorsodi Tolmin – che serve anche Kobarid e Bovec – per cen-tralizzare l'intero servizio di emergenza nell'ospedale diŒempeter-Nova Gorica.Ma i grandi della politica locale hanno questioni ben piùurgenti e importanti da affrontare. Ad esempio le bandie-re sul Matajur e le canzoni di Gaber postate su Facebook...

(Dom, 14. 2. 2015)

S. PIETRO AL NAT. – SPIETAR

Per il centro della Comunità

servirebbe un progetto Eu

Si sta delineando la convenzione per gli spazi destinati alle organizzazioni slovene

Si sta avviando ad una ponderata soluzione il problemadella gestione dei locali della Comunità montana del Torre,Natisone e Collio a San Pietro al Natisone costruiti per acco-gliere il museo etnografico e finora mai utilizzati. In un recen-te incontro tra i rappresentanti delle organizzazioni di rife-rimento della minoranza slovena e dell’ente montano – perquesta oltre al commissario Sandro Rocco erano presen-ti la segretaria Teresa Fiscelli e il funzionario Michele Coren,mentre per la Confederazione delle organizzazioni slove-

ne-SSO e Unione culturale economica slovena-Skgz hannopartecipato rispettivamente i presidenti regionali, DragoŒtoka e Rudi Pavœi@, e quelli provinciali, Giorgio Banchige Luigia Negro – si è convenuto di coinvolgere nella con-venzione la Regione e di arrivare quanto prima all’affida-mento dei locali ai due enti riconosciuti dalla regione in basead un progetto di utilizzo della struttura e ad un piano finan-ziario che assicuri nel tempo una gestione sicura. Il coin-volgimento della Regione nella persona dell’assessore allaCultura, Gianni Torrenti, e i tempi brevi sono imposti dalprevedibile vuoto istituzionale che si prospetta con la crea-zione delle Unità territoriali intercomunali che subentrerannoai Comuni e alle Comunità montane nonché all’incertezzasu un reale interesse e disponibilità finanziarie del nuovoente nei confronti dell’utilizzo e della destinazione della strut-tura.In base alla convenzione già stipulata tra la Comunità mon-tana e le organizzazioni slovene, queste ultime hanno con-venuto di affidare la conduzione del centro culturaleall’Istituto per la cultura slovena di San Pietro al Natisoneche, forte dell’esperienza nella progettazione e realizzazionedel complesso multimediale SMO (Slovensko multimedialnookno – Finestra multimediale slovena), presenta le neces-sarie credenziali per riempire di contenuti e gestire conaltrettanta competenza gli spazi messi a disposizione dallaComunità montana. Sarà una sfida impegnativa che anco-ra una volta coinvolgerà persone e organizzazioni con capa-cità progettuali, con conoscenze adeguate in vari settori cheriguardano la comunità slovena e il territorio, con alte com-petenze tecniche. Condiviso è l’auspicio che nei nuovi spazivenga implementato e sviluppato il progetto realizzato conlo SMO attraverso contenitori dedicati ad altri settori dellavita culturale e sociale del comprensorio. Sono state avan-zate idee che riguardano gli usi e le tradizioni locali, il mondodell’emigrazione, le raccolte iconografiche, le ricerche giàeffettuate nell’ambito dei progetti Finestra sul mondo slavoe Zbor-zbirk, il monitoraggio e la riproduzione di documentipresenti in archivi locali, regionali ed esteri, l’utilizzo deglispazi per la conoscenza e la divulgazione della lingua edella cultura slovena e per ospitare iniziative e progetti dialtre associazioni ed enti locali interessati allo sviluppo cul-turale, sociale ed economico del territorio.Le idee non mancano, la volontà e le competenze nean-che, ma per metterle in moto in questo periodo di vacchemagre ci vorrebbe un secondo progetto europeo simile aquello di Jezik/Lingua.

(Dom, 28. 2. 2015)

LJUBLJANA

Riconoscimento a ˘iva Gruden

e a Vanja Lokar

Su iniziativa del ministro per gli sloveni d’oltre confine e nel mondo, Gorazd ˘mavc

Le radici della storia della comunità slovena in Italia sonoprofonde e resistenti. Lo confermano i numerosi eventi sto-rici, le testimonianze e soprattutto persone meritevoli chenel corso della storia hanno creduto in un futuro miglioree nella tutela della slovenità sul territorio. Tra queste per-sone figurano anche l’instancabile operatrice scolastica efino allo scorso anno dirigente dell’Istituto comprensivo bilin-

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SLOVIT N° 2 del 28/2/15 pag. 11

Quando il decano degli scrittori sloveni, Boris Pahor,sullo schermo del Kulturni dom, a Trieste ha dettoche «lo sport fa parte della cultura» anche agli ulti-

mi scettici è risultato chiaro come la cultura sia un feno-meno molto ampio, di cui sono parte integrante anche glisportivi e che la scelta delle due organizzazioni slovene diraccolta, Unione culturale economica slovena-Skgz eConfederazione delle organizzazioni slovene-Sso, di dedi-care la cerimonia principale della Giornata della cultura slo-vena all’Unione dei circoli sportivi sloveni-Zsœdi è stata pie-namente azzeccata. Una scelta felice confermata dalla par-tecipazione numerosa sia di intervenuti sul palco che di pub-blico, che ha potuto seguire l’evento anche dai maxischermi.Alla cerimonia di quest’anno, sotto lo slogan «Skupaj zmo-remo» (Insieme possiamo, ndt.), sotto la regia della gio-vane Jasmin Kovic, hanno preso parte circa 140 rappre-sentanti di quasi tutte le discipline di cui si occupano i cir-coli sportivi sloveni; sul palco, accanto agli acrobati, cesti-sti, pallavolisti, nuotatori, calciatori, ginnasti, attori, musi-cisti e cantanti (in tutte le categorie c’è stata un’equa par-tecipazione della rappresentanza maschile e femminile) c’e-rano anche sciatori, speleologi e kayakisti. Insieme hannodato vita ad un originale intreccio di movimento, parole emusica, passato e presente, che ha fatto eco anche nellostudio radiofonico, dal quale andava in onda la trasmissionededicata allo sport e condotta da Lara Komar e DanijelMalalan. L’originalità è stato il segno distintivo della ceri-monia, dal momento che molto di ciò che abbiamo visto esentito sul palco è stato creato ad hoc per l’occasione, dal

pezzo rap antisportivo di Ilij Ota e Igor Pison, attraverso letrattazioni storiche di Vilij Prin@i@ alla coreografia ispirataalla pallacanestro di Daœa Grgi@. Nella storia su falchi e aqui-le l’autore Miran Koœuta ha ricordato come un tempo la cro-nica litigiosità slovena affondasse le sue radici anche nelmovimento sportivo… e ha anche sottolineato come nonci sia nulla di male nel collaborare ad entrambe le parti incui è articolata la minoranza. Nel monologo «Moja!» inter-pretato dall’ex pallavolista oggi promettente attrice teatra-le Patricija Jurin@i@, Igor Pison ci ha condotto sul campoda gioco di pallavolo; l’arbitro di calcio Evgen Ban ha inter-pretato il monologo «Specchio della gente», scritto da PeterVer@… gli arbitri, infatti, assomigliano al popolo sloveno,che sta a guardare mentre altri conducono il gioco; MairimCheber ha rappresentato la lotta contro il coma della cesti-sta Nina Kolenc e la sua decisione di “vivere”; Ilija Ota hamesso in scena un bambino interattivo che da scaldase-die diventa un nuotatore di successo (entrambi questi ulti-mi due testi sono stati scritti da Jasmine Kovic).Gli sketch si sono alternate ad intermezzi canori e musi-cali, con protagonisti Evgen Ban, Mairim Cheber, PatriziaJurin@i@, Ilija Ota, Nikolaj Pintar, Kristina Frandoliò e MartaDonnini: accanto al «Figlio degli anni sempreverdi del popo-lo sloveno» e «Solo un milione», con i gruppi corali fem-minili uniti Bode@a ne¡a e Kraœki slav@ek Krasje, che ave-vano il ruolo di tifosi, hanno cantato anche i canti d’auto-re «Dejmo naœi» (Jurij Paljk), «Sanjska ¡oga» (Marij âuk),«Voda in pena» (David Bandelj), musicati da PatrickQuaggiato. Nel gran finale ha risuonato il nuovo inno

In centoquaranta per lo spettacolo sul palco del Kulturni dom TRIESTE - TRST

Celebrata la Giornata della cultura slovenaIl programma affidato all'Unione dei circoli sportivi-Zsœdi all'insegna del motto «Insieme possiamo»

gue di San Pietro al Natisone, ˘iva Gruden, e l’imprendi-tore Vanja Lokar, ai quali mercoledì 11 febbraio il ministrosloveno per gli sloveni d’oltre confine e nel mondo, Gorazd˘mavc, nella villa Podro¡nik a Ljubljana, ha consegnato unriconoscimento per l’inestimabile contributo dato alla tute-la della lingua e cultura slovene in Italia.Alla cerimonia, presentata dalla segretaria dell’Ufficio pergli sloveni, Irena Vandjal, hanno preso parte i presidentidelle due organizzazioni di raccolta, Drago Œtoka per laConfederazione delle organizzazioni slovene-Sso e RudiPavœi@ per l’Unione culturale economica slovena-Skgz, ilpresidente della Commissione per i rapporti con gli slove-ni d’oltre confine e nel mondo, Ivan Hraœk, e la consolegenerale slovena a Trieste, Ingrid Sergaœ. Nell’occasionesi è esibito il quintetto del corpo di polizia.Come è stato letto nella motivazione, ˘iva Gruden si è pro-digata per la Slavia friulana assieme ad un gruppo di per-sone, che hanno lavorato e creduto in un futuro migliore.Un ringraziamento va sicuramente a Pavel Petricig, il padree propositore della scuola bilingue in un periodo in cui inun contesto ostile alla lingua e cultura slovene aprire lascuola bilingue rappresentava un rischio. Da privata, solonel 2001, dopo l’approvazione della legge di tutela per laminoranza slovena 38/2001, la scuola dell’infanzia e pri-maria divennero pubbliche.Nel 1984 l’Istituto per l’istruzione slovena aprì a San Pietro

la scuola materna bilingue, dopo due anni la scuola primariacon la classe prima e, di anno in anno, le rimanenti clas-si. Nel 2007 venne istituita la scuola media inferiore. «Sonosorpresa nel ricevere questo riconoscimento. È vero cheho raggiunto il pensionamento, ma una persona può fareancora molto anche al di fuori del lavoro», ha detto ˘ivaGruden.L’imprenditore sloveno e mecenate di Trieste, Vanja Lokar,è il fondatore del nuovo centro librario che aprirà i batten-ti prima dell’estate in piazza Oberdan a Trieste, in una loca-tion che lo renderà polo di attrazione per i giovani. Comeha sottolineato Lokar, che ha comprato lo stabile in piaz-za Oberdan e lo ha ceduto alla società «Ts360», da pocoistituita, che sta costruendo il nuovo centro librario.Il ministro Gorazd ̆ mavc ha sottolineato come non sia faci-le essere sloveno sia in Slovenia che al di fuori di essa.«Mezzo milione di sloveni risiede all’estero, la loro vita ela storia sono bidirezionali. Voi siete la testimonianza delfatto che gli sloveni riescono nei loro intenti quando si cercauna soluzione comune. Armati di forza di volontà e di corag-gio avete dimostrato che si può guardare insieme ad unfuturo migliore in ambito scolastico, culturale ed economi-co e che nel contempo è necessario investire nei giova-ni».

Barbara Ferluga(Primorski dnevnik, 12. 2. 2015)

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dell’Unione dei circoli sportivi sloveni-Zsœdi «Skupaj zmo-remo» (Insieme possiamo), scritto da Evgen Ban. I can-tori sono stati diretti da Mateja âernic e Petra Grassi, accom-pagnati dal quartetto di percussionisti (Quaggiato, MarkoJugovic, Alex Kuret e Matija Tav@ar).È stata una cerimonia improntata alla pragmaticità sporti-va, senza oratori ufficiali, sostituiti da quattro brevi comu-nicati video. Il primo intitolato «V@eraj» (Ieri, ndt.) è statotenuto dallo scrittore Boris Pahor, che ha detto di esserestato un appassionato di calcio, ma che preferiva l’alpini-smo (è stato sedici volte sul Triglav). Secondo lui il popo-lo sloveno riesce ad esprimersi al meglio in ambito cultu-rale (e naturalmente nello sport, che ne è parte integran-te). Franko Drasi@ nel secondo intervento «Danes» (Oggi,ndt.) ha ricordato l’entusiasmo che ha guidato la primagenerazione del dopoguerra, fondatrice della nuovasocietà, anche sportiva, di cui oggi siamo membri che godo-no pari diritti e insieme cercano di lottare contro la silen-ziosa e forzata assimilazione alla lingua italiana. Ma pos-siamo dire che, unendo le forze, insieme ce la faremo. Nelterzo intervento, per il cestista Iljo Kocijan@i@ giocare in unasquadra incarna il motto «insieme ce la faremo». I più gio-vani intervenuti, Oliver Busan, Lorenzo Mezzavilla, BoœtjanPetaros e Denis Stefani hanno stupito lo spettatore con laloro spontaneità e con gli auguri alla comunità slovena, affin-ché possano tutelare la propria identità ed estendere laconoscenza della propria lingua tra la popolazione di mag-gioranza.Al termine della cerimonia, durata oltre un’ora, è salita sulpalco Martina Kafol, presidente del comitato che su invitodi Sso e Skgz ha scelto gli assegnatari del Premio Preœeren.I presidenti di Skgz, Rudi Pavœi@, e di Sso, Drago Œtoka,li hanno consegnati, in segno di ringraziamento, al sacer-dote di Servola-Œkedenj, Duœan Jakomin, al duo Feri, com-posto dai fratelli Marko e Martina, il primo musicista e laseconda pedagogista.

P. D.(Primorski dnevnik, 10. 2. 2015)

IL COMMENTO

«La strada è una sola: insieme possiamo»

«Insieme possiamo», è stato lo slogan della cerimonia orga-nizzata nella Giornata per la cultura slovena al Kulturni doma Trieste. Uno slogan cantato e pronunciato da numerosiintervenuti, giovani o meno, e sottolineato dal ministro pergli Sloveni d’oltre confine e nel mondo, Gorazd ˘mavc, inoccasione dell’apertura della mostra sul centro librario diTrieste, che avrà successo solo se ci saranno impegno ela frequentazione di tutti.Davanti a una folta platea, la cerimonia di quest’anno è statagiovanile, giocosa, dinamica. Adriano Celentano la defini-rebbe «per niente lenta, ma rock». La decisione di Sso eSkgz di dedicare la manifestazione all’Unione dei circolisportivi sloveni si è rivelata azzeccata e ha permesso dirappresentare sul palco la variegata realtà sportiva deglisloveni in Italia. Il risultato finale è stata un’imponente pro-mozione dell’organizzazione sportiva slovena, forse più cal-zante a un anniversario del Zsœdi che alla Giornata dellacultura slovena, ma movimentata, giovane e piacevole. Unabella cerimonia.Ma anche quest’occasione non è stata esente da polemi-che, perlopiù sterili, legate alla mancanza di posti dispo-SLOVIT N° 2 del 28/2/15 pag. 12

nibili nel Kulturni dom e ad alcune voci fuori dal coro, chepresto saranno dimenticate. Resterà, invece, impresso nellamemoria il palco gremito di sportivi, che in chiusura hannoreso omaggio ai destinatari del Premio Preœeren, in unasorta di simbiosi simbolica tra sport e cultura, dal momen-to che «insieme possiamo». Se, d’ora in poi, almeno undecimo degli spettatori presenti al Kulturni dom parteciperàalle cerimonia culturali, saremo ancora più soddisfatti. Ese da oggi attraverso atti concreti riusciremo a realizzarequanto è stato detto e tradotto in musica - una sola è lastrada, insieme ce la faremo – il trionfo sarà totale. La comu-nità slovena, infatti, necessita da molto tempo di un nuovoinput. E se fosse proprio il nuovo motto a infonderlo?

Poljanka Dolhar(Primorski dnevnik, 10. 2. 2015)

UKVE-UGOVIZZA

Giornata della cultura slovena

con gli «Jakob@ki» e col «Cernet»

Sabato 7 febbraio si sono recati per la prima volta in visi-ta in Valcanale i membri del «Circolo degli amici del cam-mino di Santiago in Slovenia» di Lubiana. Il circolo, che ècomposto soprattutto da persone che si ritrovano per rin-vigorire la tradizione dei pellegrinaggi sloveni a Compostela(Galizia, Spagna), ha conosciuto la Valcanale con l’aiutodella locale Associazione/Zdru¡enje «Don Mario Cernet»e degli abitanti della zona. Una cinquantina di partecipan-ti da tutte le zone della Slovenia si è riunita già al mattinonella chiesa parrocchiale di Ugovizza/Ukve per la santaMessa in lingua slovena, accompagnata dal coro parroc-chiale del paese ed officiata – in presenza del parroco dicasa, Mario Gariup – dalla guida spirituale BogdanVidmar. A messa conclusa i membri del circolo di Lubiana– che si autodefinivano anche come «Jakob@ki» – hannosfruttato l’occasione per iniziare a conoscere la storia deglisloveni del posto dalle parole del parroco paesano Gariup,che ha tracciato un breve profilo riguardante la posizionee le problematiche degli sloveni della Valcanale.Subito dopo la messa, nella vicina sala polifunzionale, siè svolto il programma culturale previsto in occasione dellagiornata della cultura slovena, che è stato coorganizzatodagli abitanti del posto e dagli stessi «Jakob@ki» («pelle-grini di Santiago»). I bambini della zona, diretti dall’inse-gnante Alma Hlede, hanno cantato alcune canzoni e reci-tato alcuni testi in sloveno, mentre il presidentedell’Associazione/Zdru¡enje Cernet, Antonio Sivec, ha pre-sentato brevemente la figura di Lambert Ehrlich – prete,teologo, etnologo e politico di Camporosso/˘abnice, chefu fucilato a Lubiana nel 1942 dal Servizio Sicurezza eInformazioni. Nella parte di programma da loro preparata,gli «Jakob@ki» si sono, dapprima, concentrati sullo scrittoretriestino Alojz Rebula ed in un secondo momento soprat-tutto sui principali poeti sloveni. I membri del sodalizio diLubiana hanno, in ogni caso, dimostrato di conoscere piut-tosto bene la tradizione degli sloveni della provincia diUdine, dal momento che, oltre alle poesie di Preœeren, sisono potute ascoltare anche canzoni sia in dialetto bene-ciano sia in dialetto resiano – e cantate molto bene.È seguita una visita della Valcanale, curata da LucianoLister.

(Dom, 14. 2. 2015)

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SLOVIT N° 2 del 28/2/15 pag. 13

TRIESTE-TRST

Il Kulturni dom festeggia

i suoi cinquant’anni

Il Kulturni dom di Trieste ha festeggiato i suoi cinquant’annicon una due giorni di eventi. Come ha detto il primo gior-no (sabato 28. 2, ndt.) la presidente del Teatro stabile slo-veno, Breda Pahor, oggi il Kulturni dom è diventato «uncomune centro in cui si rinnova la convivenza culturale». Sono oltre 300 le autoproduzioni portate in cinquant’annisul palco del Kulturni dom, sede del Teatro stabile slove-no. Gli organizzatori dei festeggiamenti, rivolti ad un pub-blico di grandi e piccini, con il Teatro stabile sloveno sonostati il Club sloveno, il Gruppo 85 e l’Unione dei circoli cul-turali sloveni-Zskd, la scuola di musica Glasbena matica,la Biblioteca nazionale e degli studi-Nœk, i circoli Kons eCizerouno.Ampia la gamma degli spettacoli: da laboratori per bam-bini a concerti musicali; dalla visita guidata sugli aspettiarchitettonici del Kulturni dom, all’esibizione degli alunnidella Glasbena matica alla rappresentazione teatrale «Zlatiprah v o@eh» scritto da Koœuta….Nel suo intervento di saluto, l’assessore comunale di TriesteEdi Kraus, ha sottolineato come siano stati realizzati gliauspici di una crescita culturale e di promozione della col-laborazione tra le comunità slovena e italiana, che il 4 gen-naio del 1964, giorno dell’apertura ufficiale del Kulturni dom,come testimoniano le foto di Mario Magajna, furono pro-nunciati da Frane Ton@i@ e dal commissario governativoLorenzo Mazza.

(Primorski dnevnik, 1. 3. 2015)

TRIESTE – TRST

Sigillo d’argento della Provincia

al poeta sloveno Miroslav Koœuta

«Al poeta, scrittore, saggista, traduttore, direttore per lun-ghi anni del Teatro stabile sloveno, ma soprattutto intel-lettuale, che attraverso la sua sublime lirica ha dato vocecon profondità e umanità alla complessità della terra natia».Con queste parole la presidente della Provincia di Trieste,Maria Teresa Bassa Proropat, ha consegnato il sigillo d’ar-gento della Provincia a Miroslav Koœuta. La cerimonia diconferimento ha avuto luogo mercoledì 11 febbraio nell’auladel Consiglio provinciale alla presenza di numerosi rap-presentanti delle autorità e di amici di Koœuta. Della suaopera e vita hanno parlato i docenti universitari ElvioGuagnini e Tatjana Rojc, il pittore Klavdij Pal@i@, suo amicodi vecchia data e illustratore di numerose sue opere.Guagnini ha sottolineato come l’alta poesia susciti nel let-tore interrogativi e dubbi, lo costringa a riflettere sul mondo,che lo circonda. Ha citato Herold Bloom che nell’opera«L’arte di leggere la poesia» scrisse che l’alta poesia accre-sce la nostra conoscenza sul mondo e sulla vita e ci per-mette di diventare menti creative e libere. Questo valeanche per la poesia di Miroslav Koœuta, che è tra i prota-gonisti della storia letteraria moderna. Ai lettori italiani, checercano una chiave verso la poesia di Koœuta, Guagnini

ha consigliato di leggere la «meravigliosa» antologia poe-tica «Memoria del corpo assente», frutto del «lavoro inten-sivo e raffinato della traduttrice Darja Betocchi». In que-st’opera le tragedie personali si intrecciano con quelle del-l’intera comunità, la storia individuale con quella collettiva,il Carso e le sue rocce con il mare e la città. Le sue poe-sie non sono né realistiche né astratte, ma sempre chia-re e comprensibili.Tatjana Rojc ha ricordato la scuola letteraria slovena diTrieste, con la quale Antonia Bernard definì la presenzaletteraria slovena a Trieste. Nato nel 1936, Koœuta è unadelle voci più imponenti della Trieste del dopoguerra, capa-ce di scrivere poesie su qualsiasi argomento, come direb-be Erri De Luca. Ha ricordato la sua produzione letterariaper i bambini e i giovani, in cui emerge una spiccata ric-chezza linguistica, la giocosità, quasi la solarità dei suoiversi. Un esempio ne è indubbiamente l’opera «Kriœkokraœke», nata in collaborazione con Klavdij Pal@i@, amicodall’età scolare, quando il poeta ancora si firmava con lopseudonimo Miroslav Morje. Ogni suo intervento era sere-no, espressivo, deciso, incoraggiante, mai improntato allabanalità o all’autocommiserazione, ha detto Pal@i@. Hannocreato insieme anche i manifesti teatrali e le scenografie.«Grazie per la consapevolezza culturale che ci aiuti a raffor-zare a Trieste, per la dignità e per i contatti che hai intrec-ciato con la tua poesia, per i versi vivaci e giocosi, che ral-legrano anche gli adulti, compreso me», ha detto Pal@[email protected]œuta ha ringraziato le autorità provinciali per il sigillo eper l’attenzione che attraverso la Giornata della cultura slo-vena (l’8 febbraio) dimostrano verso la cultura slovena. Haringraziato la moglie, che da quasi sessant’anni gli vive afianco e lo incoraggia, e agli amici senza i quali la vita sareb-be insipida. Ha ricordato il nonno Matija, scalpellino di SantaCroce che cercò fortuna nei Dardanelli, dove lo colse lamorte. Ha poi dedicato un pensiero a quanti profughi giun-gono da noi alla ricerca di un pezzo di pane e di un sorsodi libertà, nonché ai giovani concittadini, che oggi sonocostretti a cercare fortuna altrove. Koœuta ha ringraziato,quindi, il ministro all’Istruzione, Giannini, che sostiene l’in-segnamento della lingua slovena nelle scuole italiane, e haauspicato in un futuro diffuso plurilinguismo e maggiorecomprensione reciproca. Alla città di Trieste ha auguratoun futuro più limpido e fervido, scevro dai retaggi ingom-branti del passato.

P. D.(Primorski dnevnik, 12. 2. 2015)

PUBBLICAZIONE

Uscita una nuova antologia di poesie

La prestigiosa casa editrice Del Vecchio ha recentemen-te pubblicato l’antologia bilingue di poesie «La ragazza dalfiore pervinca», dal 18 febbraio in tutte le librerie italiane.L’antologia contempla oltre sessanta poesie nell’originalelingua slovena e nella traduzione italiana, curata da TatjanaRojc, che ha anche redatto l’opera e aggiunto il saggio cri-tico sul linguaggio etico e poetico di Koœuta. Rojc ha sud-diviso le poesie di Koœuta in sei sezioni: origine,parola/verso, attaccamento, i luoghi, la ragazza dal fiorepervinca, Madri.In apertura all’antologia l’introduzione scritta dall’autore,nella quale ai lettori italiani spiega il ruolo del poeta cheopera nel territorio di confine, che è cresciuto in tempi osti-

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SLOVIT N° 2 del 28/2/15 pag. 14

li alla slovenità e che, soprattutto grazie a Pier PaoloPasolini, si è innamorato della lingue e poesia italiane.

P. D.(Primorski dnevnik, 12. 2. 2015)

IN MEMORIAM

«Era un miracolo, mandato da Dio»

È morto, a novant’anni, il capellano di Servola, mons. Duœan Jakomin

«Pronto?» - «Duœan Jakomin al telefono!» - «O Reverendo,che c’è di nuovo?».«Con queste parole siamo soliti rispondere al cappellanodi Servola, Duœan Jakomin, ogniqualvolta ci chiama.Quando sentiamo il suo tono fermo e rassicurante intuia-mo che ci sono novità all’orizzonte, che la sua poliedricitàintellettuale ha dato vita a una nuova pubblicazione, unnuovo dizionario, una nuova iniziativa o incontro cultura-le…». In questo modo qualche settimana fa avevamo iniziato ilnostro articolo sul 90° compleanno di Duœan Jakomin,auspicando di sentirlo ancora via telefono, ma sapevamodelle sue precarie condizioni di salute stavano peggioran-do, fino a portarlo alla morte lo scorso 12 febbraio. I fune-rali sono stati celebrati lo scorso 21 febbraio a Servola, dov’èstato sepolto nel cimitero locale.«Con la sua morte si chiude una fase importante per i fede-li sloveni a Trieste, per la cultura locale che ha visto in primopiano l’impegno per la valorizzazione della comunità autoc-tona locale a Servola», ci ha detto il vicario arcivescovilealla cultura, mons. Ettore Malnati, che conosceva bene donJakomin, del quale dice che «era un instancabile sosteni-tore della necessità di avviare l’iter di beatificazione del suopredecessore mons. Ukmar…».Anche la guida spirituale dei fedeli sloveni a San Giacomo,don Klemen Zalar, faceva spesso visita a don Jakomin.«L’ultima volta che l’ho visto in ospedale era stanco, nonparlava molto, ma era lucido. Gli ho promesso che conti-nuerò ad occuparmi della messa in sloveno a Servola edel catechismo per i bambini che devono fare la primacomunione. Abbiamo pregato … capivo che se ne stavaandando».Mons. Jakomin era nato a Sant’Antonio presso Capodistria,poi il suo percorso pastorale lo ha portato a Servola dovesi sentiva a casa, tanto che nell’ottobre 2013, nel confe-rirgli il riconoscimento del Comune di Trieste, il sindacoRoberto Cosolini lo nominò addirittura sindaco di Servola.Alla notizia della scomparsa del sacerdote, Cosolini ha man-dato un messaggio di cordoglio alla comunità, sottoscrittoanche dai consiglieri Igor Œvab e Roberto Decarli. Cosolinivi afferma che è morto un grande eroe, che ha fatto moltoper la comunità di Servola e per tutta la città. Ha dedica-to la sua vita all’attività pastorale e nel contempo si è impe-gnato a preservare il patrimonio etnografico locale. Ebbeun ruolo insostituibile nell’istituzione del museo etnografi-co di Servola, in cui raccolse i costumi popolari tradizio-nali, gli attrezzi artigianali di un tempo e altri oggetti. Nonè un caso, quindi, che don Jakomin abbia fatto dipingereuna parete della Casa intitolata a don Ukmar con motiviche, quasi a voler racchiudere un messaggio benaugurante,richiamano la storia locale, ritraggono la chiesa, il pane tra-dizionale e il lavoro nella ferriera di Servola.

Don Jakomin era, quindi, un punto di riferimento, una veraguida pastorale, che ha saputo infondere alla sua comu-nità la forza necessaria a superare anche i momenti peg-giori. «La morte di don Jakomin lascia un vuoto profondo,ne sentiremo molto la mancanza», ha commentato il sin-daco di Trieste, Cosolini.Don Jakomin, che il vescovo emerito di Trieste, mons.Evgenio Ravignani, aveva nominato monsignore, nacquel’11 gennaio 1925. Il padre Martin era contadino e facevaparte del coro parrocchiale, la madre Maria faceva la lavan-daia. Frequentò le scuole elementari dapprima nel paesenatio, dove trascorse una bella infanzia, poi a Trieste perdecisione di sua madre. Frequentò a Gorizia la prima clas-se del liceo, che proseguì a Capodistria nel seminario mino-re e nel 1945 conseguì la maturità. Già all’età di sei anni,quando ricevette i sacramenti della comunione e della cre-sima, decise di intraprendere gli studi teologici, che compìa Capodistria e Gorizia e il 26 giugno 1949 fu consacratosacerdote. Iniziò il suo percorso pastorale dapprima aCaresana-Ma@kolje, poi a Opicina-Op@ine e quindi a SanDorligo della Valle-Dolina, Domio-Domjo, S. Barbarasopra Muggia e Coloncovec-Kolonkovec. Dal ottobre 1953è stato cappellano di Servola, dove lo scorso anno ha cele-brato la messa di diamante. Per molti anni ha insegnatocatechismo nelle scuole slovene ed è stato presidentedell’Unione parrocchiale (Duhovska zveza). «Anni fa fu tra gli organizzatori principali del pellegrinag-gio di Maria a Opicina», ha detto il presidente della con-federazione delle organizzazioni slovene-Sso, DragoŒtoka, che ha condiviso molte esperienze culturali conmons. Jakomin. «Il ricordo che più mi è rimasto impressoè il pellegrinaggio in Terra santa, che era stato organizzatoda mons. Jakomin. È stata una bella esperienza spiritua-le e soprattutto di amicizia con mons. Jakomin, del qualericordo lo spessore umano e l’impegno contro l’ingiustizia».Œtoka ha ricordato, inoltre, come fu don Jakomin a bene-dire, insieme a don Beden@i@, la sede nuova dello Sso invia del Coroneo e in quell’occasione fornì all’organizzazioneslovena alcuni orientamenti sostanziali con la raccoman-dazione di osservarli. Diede infatti il suo contributo in moltiambiti, anche in quello linguistico, dal momento che avevainsegnato e conosceva a fondo i dialetti sloveni del terri-torio etnico, che si estende da Trieste al suo paese natiodi S. Antonio presso Capodistria. Come dimostra il suo piùrecente libro, l’autobiografia dal titolo significativo «Dallalampada a petrolio all’iPad», in cui dedica particolare atten-zione alla rinascita culturale di Trieste dopo la guerra, all’at-tività dei cori parrocchiali (fu tra i fondatori dell’Unione deicori parrocchiali Zcpz) e soprattutto all’attività giornalisti-ca.È stato, infatti, redattore e conduttore della trasmissionereligiosa «La fede e i nostri giorni» trasmessa da Radio TrstA. Venti anni fa è stato per qualche tempo direttore respon-sabile del «Katoliœki glas», precursore del «Novi glas» (set-timanale cattolico sloveno di Gorizia, ndt.). Fu tra i fonda-tori del «Naœ vestnik», bollettino dei sacerdoti sloveni in pro-vincia di Trieste. (…)

I. G.(Novi glas, 19. 2. 2015)

La Cooperativa Most pubblica anche il quindicinale bilingue Dom.

Consulta il sitow w w . d o m . i t

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SLOVIT N° 2 del 28/2/15 pag. 15

GORIZIA – GORICA

«Friulani e sloveni, incontro di comunità»

Convegno organizzato dall’Istituto di ricerca sloveno-Slorie dalla Società filologica friulana

«Friulani e sloveni incontro di comunità», questo il titolo delconvegno che si è tenuto giovedì 26 febbraio a Gorizia, nellasala del Consiglio provinciale. Al convegno, organizzatodall’Istituto di ricerca sloveno-Slori e Società filologica friu-lana, in collaborazione con la Provincia di Gorizia e con ilCentro di ricerche dell'Accademia slovena delle scienze,lettere e arti, hanno portato i loro saluti, il presidente dellaProvincia di Gorizia, Enrico Gherghetta, il vicepresidentedel Consiglio regionale, Igor Gabrovec, e il presidente dellaSocietà filologica friulana, Federico Vicario.È stata scelta Gorizia come sede, perché la zona delGoriziano è stata da sempre «uno straordinario croceviadi popoli e lingue, religioni e culture, sintesi di storie e memo-rie, laboratorio di modelli di convivenza», si legge nell'in-troduzione al convegno.Nella prima parte del convegno, moderata da AdrianaJane¡i@, Gian Paolo Gri ha parlato della ricerca etnologi-ca svolta in area di confine e delle esperienze di alcuni deglietnologi più importanti che operarono proprio nella zonain cui è insediata la minoranza slovena, tra cui Niko Kuret,Roberto Starec, Pavle Merkù e Milko Mati@etov. Particolareattenzione è stata dedicata al lavoro di ricerca di Baudouinde Courtenay, lo studioso polacco che svolse le sue ricer-che a Resia. Gri ha sottolineato come sia proprio nelle zonedi confine, in cui avviene un confronto diretto tra le linguee le culture, che si arriva a una comprensione ancora mag-giore del materiale etnografico. Ed è proprio nelle zone di confine che ha un ruolo fonda-mentale la coscienza nazionale anche nel processo di con-servazione della cultura e della lingua. Di questo ha par-lato Neva Makuc, che ha spiegato come questo sentimentofosse molto radicato tra gli abitanti del Goriziano, già primadell'avvento dei nazionalismi nel XIX secolo.«È stato proprio in questo secolo, però – ha spiegato BrankoMaruœi@ –, che negli sloveni è nata una nuova forma di inte-resse per i friulani». Interesse che era strettamente lega-to alla conoscenza degli «sloveni friulani», ovvero degli abi-tanti della Slavia veneta.La storia di un determinato territorio è molto importanteanche per quanto riguarda la sua economia. FrancescoMarangon ha, infatti, spiegato che, per esempio, nella zonain cui fino al 1989 scorreva il confine della «Cortina di ferro»,si sono conservate alcune piante che sono introvabili in altrezone. Queste sono i cosiddetti «valori senza prezzo», chepotrebbero dare un contributo sostanziale allo sviluppo eco-nomico del territorio. Nella seconda parte del convegno, coordinata da RobertoDapit, gli esperti hanno parlato dei contatti concreti avve-nuti tra friulani e sloveni nella storia. Tra gli uomini di cul-tura sloveni che ebbero un contatto molto stretto con ilmondo friulano, ha spiegato Ana Toroœ, ci fu il poeta AlojzGradnik.«Le tracce di più di 15 secoli di contatto – ha spiegatoFranco Finco – sono rimaste nella toponomastica delle areedi confine. Molti nomi di paesi nella pianura friulana sonodi origina slovena e, viceversa, molte denominazioni del-l'area occidentale della Slovenia sono di origine romanza».

Molti anche gli studiosi sloveni che operarono in Friuli. Iloro nomi vengono riportati nel Nuovo Liruti, il dizionarioche contiene informazioni bio-bibliografiche sulle personalitàche furono attive nella nostra Regione. «Per ampliare ilNuovo Liruti – ha spiegato Maiko Favaro – si sta realiz-zando il database Onomasticon dei Friulani. Qui, sono statiinseriti i dati di molti sloveni che negli anni diedero un impul-so allo sviluppo culturale della zona».I contatti e la conoscenza reciproca tra friulani e slovenicontinua anche nei tempi moderni. Uno dei buoni esempidi collaborazione è il progetto transfrontaliero «Eduka –Educare alla diversità», nell'ambito del quale si è creatoun gruppo di lavoro formato da Slori, Società filologica friu-lana e Unione italiana di Capodistria. Il gruppo ha effettuatouna serie di incontri, che avevano lo scopo di sensibiliz-zare gli studenti sui temi quali la diversità e le minoranzelinguistiche.

Ilaria Banchig(Dom, 15. 3. 2015)

KOBARID

Giornate culturali della Slavia Friulana

Presentati i libri sulla storia della comunità

Giovedì 19 febbraio nella sede della Fondazione «Poti miru»a Kobarid, ha avuto luogo la prima delle due Giornate cul-turali della Slavia Friulana, il cui scopo è di migliorare erafforzare l’amicizia tra le genti della valle dell’Isonzo e dellaSlavia friulana.La serata è stata presentata dal prefetto di Tolmino, ZdravkoLikar, che ha dapprima intervistato Giorgio Banchig, per annicaporedattore del quindicinale sloveno di ispirazione cat-tolica «Dom» e attualmente presidente provinciale della con-federazione delle organizzazioni slovene-Sso, sul libro«Slavia friulana – Bene@ija. Una storia nella Storia», di cuiè autore, e i «Diari di don Antonio Cuffolo», da lui curatiper la stampa.La pubblicazione sulla storia della Slavia friulana, illustra-ta da Moreno Tomasetig, è una trattazione approfondita eampia che spazia dalla preistoria ai giorni nostri, che apregli occhi al lettore sulla dura lotta della comunità slovenaper tutelare le proprie cultura e lingua soprattutto dopo il1866, con l’annessione della Slavia friulana all’Italia, e sottoil fascismo. E soprattutto nel secondo dopoguerra con l’av-vento degli anni bui della Slavia friulana, prodotti dalla poli-tica di snazionalizzazione messa in atto dalle organizza-zioni segrete, in cui, contro la propria lingua e cultura madre,operavano, a pagamento, addirittura persone della Slaviafriulana. La Gladio è stata sciolta ufficialmente nel 1993,ma ancora oggi se ne riconosce lo strascico in atteggia-menti che sono in antitesi con lo spirito europeo di pro-mozione della convivenza e valorizzazione delle minoran-ze. Likar ha detto di aver trovato negli archivi comunali diTolmino, in merito alla collaborazione intercorsa negli anniSessanta tra il tolminese, i comuni di Cividale delle valli delNatisone, un’affermazione dell’allora sindaco di Cividale,sottosegretario al ministero per la Difesa e senatore,Guglielmo Pelizzo, che alla richiesta dei colleghi sloveni sucome intendessero valorizzare la minoranza slovena, rispo-se che chiamarla così sarebbe un’offesa per gli abitanti dellaSlavia friulana, che sono tra i più fedeli all’Italia.

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«Per assurdo dobbiamo ringraziare i nostri avversari, iseguaci della Gladio, se in questi ultimi decenni gli abitantidella Slavia hanno approfondito la propria cultura, linguae la conoscenza della propria storia», ha sottolineatoBanchig. Lui stesso, spinto dall’esigenza di conoscere il verodipanarsi della storia della comunità slovena nella Slaviafriulana, anni fa fece nuove scoperte e dal 2006 al 2010raccolse nelle pagine del Dom, in dialetto sloveno, il risul-tato dei suoi studi. Questi ed altri approfondimenti sono rac-colti nella pubblicazione «Slavia friulana – Bene@ija. Unastoria nella Storia», nata dalla personale esigenza di cono-scere la propria identità e di trovare una risposta a inter-rogativi, quali: da dove veniamo, cosa abbiamo fatto e doveandiamo?Se la comunità slovena della Bene@ija è riuscita a mante-nere le proprie lingua e cultura lo si deve alla posizione mar-ginale del territorio, nel quale per secoli è vissuta con unapropria autonomia. Era dotata di assemblee, attorno allequali si radunavano i capifamiglia per gestire i beni comu-ni e venivano sedati i conflitti minori. C’erano anche con-sessi più ampi e un parlamento, che si radunava pressola chiesa di San Quirino a San Pietro. La Slavia friulanaera, quindi, un piccolo Stato dapprima all’interno del siste-ma feudale del patriarcato di Aquileia - che era anche lapiù grande diocesi al mondo e nella quale il popolo piùnumeroso era quello sloveno - poi sotto la Repubblica diVenezia. Due entità che lasciarono la sua autonomia allacomunità slovena, che non pagava tasse, perché control-lava i passi con le valli dell’Isonzo e del Judrio. All’epoca,in cui non c’erano ancora scuole, che furono istituite nel19à secolo sotto l’Austria, la lingua ufficiale nella Slavia friu-lana era lo sloveno e per questo motivo è sopravvissutafino ai giorni nostri. La gente lo insegnava a casa e i sacer-doti nelle chiese. Gli abitanti della Slavia friulana leggevanoanche i libri dell’editrice Mohorjeva dru¡ba, che agli inizidel 20° secolo contava nelle valli ben quattrocento abbo-nati.Sono diversi gli eventi che hanno cambiato la storia dellacomunità slovena nella Slavia friulana e che hanno turba-to la secolare amicizia che li lega alla gente della Valledell’Isonzo, essa pure sotto l’egida del Capitolo di Cividale.Nel 16° secolo, dopo la guerra tra Austria, altri Stati euro-pei e la Repubblica di Venezia, fu eretto per la prima voltaquel “confine maledetto”, che divise gli sloveni della Slaviafriulana da quelli delle valli dell’Isonzo e del Judrio. All’epocadel dominio francese l’autonomia della Slavia friulana fusoppressa; sotto l’Austria non andò meglio, ma la vera assi-milazione iniziò con l’avvento del fascismo, sotto l’Italia,quando ebbe inizio una vera e propria persecuzione neiconfronti dei sacerdoti della Slavia friulana, impegnati nellatutela della lingua slovena, anche nelle ore di catechismo.Tra questi sacerdoti ci fu anche don Antonio Cuffolo, nati-vo di Platischis, nella Valle del Cornappo, fu per lungotempo pastore della comunità di Lasiz nelle valli delNatisone. A lui lo scrittore sloveno France Bevk si ispiròper scrivere il suo celebre romanzo «Kaplan Martin âedar-mac». Il diario bilingue di Cuffolo abbraccia, nella sezioneslovena, il periodo dal 1938 al 1946, quella italiana partedal 1940. Non si tratta di traduzione, dal momento cheCuffolo scrisse in italiano e sloveno.Likar ha citato la pagina in cui Cuffolo parla dell’auroraboreale che in via del tutto eccezionale investì un giornola Slavia friulana, la gente in un primo momento pensò cheCaporetto stesse bruciando, poi seppe di cosa si trattava.Ma vi vide un segnale premonitore dei tempi oscuri chesarebbero seguiti.

Nel secondo dopoguerra gli operatori culturali della Slaviafriulana si radunarono attorno al circolo Ivan Trinko, cheogni anno pubblica il «Trinkov koledar», che raccoglie scrit-ti provenienti dalla Slavia friulana e dalla valle dell’Isonzo.Likar ha, quindi, intervistato Lucia Trusgnach, segretariadel circolo Ivan Trinko e, insieme a Iole Namor, redattricedel Trinkov koledar. La sezione dedicata a storia, lingua epatrimonio culturale è la più ricca di questa sezione; seguo-no pagine dedicate a Pavle Merku e Vittorio di Lenardo,recentemente scomparsi; argomenti di attualità quali la rifor-ma degli enti locali, poesie in dialetto sloveno, l’attività delcircolo culturale Planika con l’auspicio dell’inserimento del-l’insegnamento bi e trilingue nelle scuole della Val Canale,e molti altri temi frutto della collaborazione di oltre trentaautori. Quest’anno il circolo ha pubblicato cartoline bilin-gui con le poesie di Ivan Trinko, per farle conoscere ad unpiù ampio numero di persone.Questo, in breve, quanto è stato esposto da LuciaTrusgnach, la quale ha ricordato Aldo Clodig, recentementescomparso, che scrisse una poesia «Pustita nam ro¡e ponaœin sadit» (Lasciateci piantare i fiori a modo nostro, ndt.)espressione di un periodo in cui il dialetto sloveno venivaperseguitato addirittura dalle forze dell’ordine, che poi, tra-dotta in canto, vinse nel 1970 la prima edizione del «Senjambeneœke piesmi» (Festival della canzone slovena, ndt.).La serata di Caporetto, introdotta dalle voci melodiose delcoro giovanile «Sedlo», diretto da Janja Gaberœ@ek, ha sot-tolineato ulteriormente l’auspicio espresso nel suo salutodal sindaco di Caporetto, Robert Kav@i@, «che il nostrocomune spazio culturale continui ad essere unito e ricco».Kav@i@ ha poi ringraziato tutti gli organizzatori: il Comunedi Caporetto, la fondazione «Poti miru», il Fondo pubblicoper le attività culturali in Slovenia, l’Istituto per la culturaslovena di San Pietro al Natisone, i circoli culturali IvanTrinko e [email protected] Giornate culturali si sono concluse il giorno seguentea Liessa, nelle valli del Natisone, con la rappresentazioneteatrale «Magdalenca», scritto da Rafaela Dolenc in occa-sione dei 300 anni dalla rivolta contadina a Tolmino.

L. B.(Dom, 28. 2. 2015)

IN MEMORIAM

La Bene@ija piange Aldo Clodig

Oltre all’amicizia che mi lega a lui dai tempi in cui ero allaCasa dello studente di Trieste, Aldo Clodig è stato uno deiprimi abitanti della Slavia Friulana che ho conosciuto all’i-nizio degli anni Settanta del secolo scorso. Faceva partedel gruppo di giovani, attivi e consapevoli, che ruotavanoattorno alla figura del sacerdote Rino Marchig di Liessa,che ha sempre accolto a braccia aperte anche noi studentisloveni di Trieste. Ricordo che ogni incontro si conclude-va nell’osteria del paese con canti tradizionali in lingua slo-vena. Aldo Clodig amava cantare e parlare con noi in dia-letto sloveno. Era contento che giovani di Trieste si inte-ressassero alla Slavia Friulana e ci insegnava i testi deicanti locali.In quegli anni nella Slavia Friulana era un rischio essereattivo in un circolo sloveno. Ci voleva una ferma convin-zione per resistere. Aldo cantava nel coro, diretto da donRino Marchig e per questo fu perseguitato dai tricoloristi.Una volta, per aver proposto canti in sloveno, il coro venne

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preso a sassate. Di fronte a questi fatti noi giovani slove-ni di Trieste ci rendevamo conto di quanto fosse difficile lasituazione della comunità slovena nella Slavia Friulana.Allora nella Slavia Friulana l’attività culturale della minoranzaslovena non era così articolata come lo è oggi. A Cividalec’era già il circolo culturale Ivan Trinko e venivano pubbli-cato il Novi Matajur e il Dom. Imperversava il nazionalismo,non c’erano ancora circoli culturali sloveni nelle valli delNatisone e l’attività culturale poggiava sullo spirito di sacri-ficio e il coraggio di alcuni singoli.A causa del suo impegno a favore della comunità slove-na, don Marchig fu trasferito altrove in Friuli, ma il gruppoche aveva raccolto intorno a sé resistette. Tra questi AldoClodig, che è stato tra i fondatori del circolo culturale Re@andi Liessa. Nel tempo il circolo è diventato la sua anima eforza propulsiva. Negli anni in cui ne fu presidente, il cir-colo diventò una delle realtà culturali più fervide della comu-nità slovena in provincia di Udine e oggi è conosciuto eapprezzato anche altrove.Uomo tranquillo e riservato, ma fermo nei suoi propositi,Aldo era convinto assertore del diritto degli sloveni in pro-vincia di Udine a diventare protagonisti della propria rina-scita culturale. Di professione impiegato bancario, avevala stoffa di uomo di cultura poliedrico, come pochi nellaSlavia Friulana. Ha diretto il coro Re@an, ha collaborato atti-vamente anche in altre organizzazioni slovene in provin-cia di Udine. Fu uno dei primi esponenti della Slavia Friulanaad essere stato eletto nel direttivo dell’Unione dei circoliculturali sloveni ed era in contatto anche con la comunitàslovena di Gorizia e Trieste.Aldo Clodig è stato anche un fervido autore, di poesie (nel2009 ha pubblicato la raccolta «Duhuor an luna» e testi inprosa nonché di opere teatrali in dialetto sloveno. È statoregista del gruppo teatrale «Beneœko gledaliœ@e», ha scrit-to il testo della rappresentazione «Krajica Vida», inscena-ta all’ultimo «Dan emigranta». Ha più volte partecipato alconcorso «Naœ doma@i izik». Ha ricevuto premi e ricono-scimenti. Ha riversato le sue conoscenze nel festival dellacanzone della Slavia friulana «Senjam Beneœke pesmi»che, organizzato dal circolo Re@an per la prima volta nel1970, è diventato una delle manifestazioni più riuscite dellacomunità slovena in provincia di Udine.Nel 1994 Clodig ha ideato la camminata oltre confine«Pohod @ez namiœljeno @rto» tra Livek e Topolò, che hacontribuito a rinsaldare i rapporti tra la gente della valle diGrimacco e dell’alta valle dell’Isonzo. In occasione del 10°anniversario dell’iniziativa ha scritto una pubblicazione inmerito.Un brutto male ha strappato troppo presto Aldo alla vita.Ad ottobre avrebbe compiuto settant’anni. Il suo funeraleè stato celebrato sabato 7 febbraio nella chiesa di Liessa.In molti gli hanno dato l’ultimo saluto, nella predica il par-roco don Federico Saracino lo ha ringraziato per il suo con-tributo all’attività canora e ha citato San Agostino secon-do il quale «chi canta prega due volte». AndreinaTrusgnach e Marina Cernetig hanno letto una poesia a luidedicata, Davide Tomasetig ha parlato a nome del coro«Re@an», che ora lui stesso dirige, sottolineando la fidu-cia che Aldo ha saputo riporre nei giovani, conferendo con-tinuità alle iniziative promosse dal circolo, tra le quali il con-certo in lingua slovena dei giovani gruppi musicali «Hrupnosre@anje», che lui stesso ha ideato e che si tiene annual-mente a Liessa; il prefetto di Tolmino, Zdravko Likar ne hatratteggiato l’importanza per la gente della valle dell’Isonzoe ha letto la lettera di cordoglio inviata dal ministro per gliSloveni d’oltre confine e nel mondo, Gorazd ˘mavc.

In molti ne sentiranno la mancanza non solo i suoi cari, maanche quanti hanno saputo apprezzare il suo prezioso con-tributo da uomo di cultura, musicista, personalità distintae stimata. In molti ne sentiremo la mancanza anche aTrieste e a Gorizia. (…)

Duœan Udovi@(Primorski dnevnik, 4. 2. 2015)

QUINDICINALE DOM

I diari di don Cuffolo diventano fumetto

Nel 70° della fine della seconda guerra mondiale (1945),Moreno Tomasetig ha trasformato in fumetto i diari del par-roco di Lasiz, don Antonio Cuffolo (1889-1859), sugli even-ti successi durante il conflitto nella Slavia. I diari sono statiraccolti nel volume «Moj dnevnik. La seconda guerra mon-diale vista e vissuta nel “focolaio” della canonica di Lasiz»,edito dalla Cooperativa Most. La prima puntata si riferisce al 26 gennaio 1938. DonCuffolo annota il fenomeno dell’aurora boreale che la seraprecedente ha messo in subbuglio la popolazione dellaSlavia come quella dell’intera Europa. Nei ricordi degli anzia-ni il «cielo rosso» ha sempre annunciato l’imminente arri-vo di «grandi castighi divini», quali guerre, rivoluzioni, care-stie, epidemie. È l’annuncio della catastrofe che sta perabbattersi sull’umanità.

(www.dom.it)

TRIESTE - TRST

Lo scrittore Alojz Rebula Cittadino d’Europa

Nel Trubarjev dom a Loka, presso Zidani Most, in Sloveniaè stato consegnato il riconoscimento «Cittadino d’Europa2014» allo scrittore Alojz Rebula e all’intellettuale SpomenkaHribar. All’evento hanno preso parte, tra gli altri, i deputa-ti europei sloveni Lojze Peterle, Ivo Vajgl, Romana Tomce Franc Bogovi@. Nel suo intervento di ringraziamento Rebula ha sottolineato,tra l’altro, che nel contesto culturale l’Europa è sinonimociviltà e qualità culturale. «Ma, in ambito storico, l’Europarappresenta anche la made dei tre totalitarismi del 20° seco-lo», afferma Rebula, il cui nominativo per il riconoscimen-to è stato proposto da Peterle e appoggiato da Milan Zver,Romana Tomc, Franc Bogovi@ e Patricija Œulin.Hribar all’agenzia di stampa slovena ha detto di sentirsimolto onorata nel ricevere questo riconoscimento, che inter-preta come un ringraziamento per il suo impegno per lariconciliazione e la tutela dei diritti umani indipendentementedalla differenza di opinioni e vissuti. Hribar sostiene anchela necessità di un uguale considerazione per tutte le vitti-me e di riesumare i resti delle vittime del dopoguerra, non-ché della cura delle loro tombe. «Credo che prima o poiriusciremo a vivee in un mondo improntato alla pace e alrispetto della dignità umana, come si conviene ad ognisocietà ed essere umano», ha aggiunto Hribar, il cui nomi-nativo era stato proposto da Vajgl insieme ai deputati euro-pei Tanja Fajon e Igor Œoltes. Il parlamento europeo assegna il premio «Cittadinod’Europa» a singoli o a gruppi per l’operato svolto in ambi-ti che promuovono valori legati al Documento dell’Unione

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SLOVIT N° 2 del 28/2/15 pag. 18

Europea sui diritti fondamentali e sulla promozione del dia-logo e della convivenza tra i cittadini degli Stati membridell’Unione.

(Primorski dnevnik, 14. 2. 2015)

S. PIETRO AL NATISONE – ŒPIETAR

«La lingua madre è affidata ad ognuno di noi»

Concorso «Naœ doma@i izik» per valorizzare i dialetti sloveni

Sabato 21 febbraio ha avuto luogo, nella sala consiliare aSan Pietro al Natisone, la premiazione del concorso «Naœdoma@i izik», il concorso nato nel 1993 per valorizzare idialetti sloveni parlati nella Slavia friulana, a Resia e ValCanale e la cui ultima edizione risale al 2011. La premiazione ha avuto luogo nella Giornata mondialedella lingua madre, «istituita dall’Unesco nel 1992. In que-sto giorno si celebrano le varietà linguistiche e culturali, con-siderate dall’Unesco veicoli di sviluppo e istruzione.Tutt’oggi però molte lingue madri sono ignorate dal siste-ma educativo, ostacolando l’uguaglianza e l’integrazionesociale. Quasi la metà delle 6000 lingue parlate in tutto ilmondo rischia di scomparire entro la fine del millennio. Ognilingua è portavoce di un patrimonio culturale unico e cometale va difesa. La protezione della nostra madre lingua èaffidata ad ognuno di noi», ha detto nel suo intervento disaluto il sindaco di San Pietro al Natisone, Mariano Zufferli,il quale ha sottolineato che il concorso è stato proposto datutto il Consiglio comunale e ha ringraziato quanti si sonoprodigati per la sua realizzazione, in particolare l’assessorecomunale alla Cultura, Michela Sklarzs, e il consigliere diminoranza, Daniele Trinco.La premiazione, ottimamente presentata da Emma Golles,è stata introdotta dall’orchestra di fisarmoniche 4-8-8-16,diretta dal maestro Aleksander Ipavec e composta da gio-vani provenienti dalla Slavia friulana, da Trieste e Gorizia,è intervenuta più volte nel corso della serata.Otto i concorrenti in gara e tre le categorie premiate conpremi in denaro. A scegliere i vincitori una giuria di esperti composta daGiuseppe Chiabudini, Giuseppe Marinig, MargheritaTrusgnach, Bruna Dorbolò, Angela e Valentina Petricig, aiquali il sindaco ha dato in omaggio il cd della precedenteedizione.Unico concorrente singolo e vincitore tra i minori di 18 anniè stato Stefano Tomasetig, che ha rievocato i ricordi delbisnonno sulla prima guerra mondiale. Nella categoria gruppi sono stati premiati tutti. Ha vinto laclasse 2° B della scuola bilingue di San Pietro al Natisoneche, insieme alla maestra Claudia Salamant, ha prepara-to una breve recita dal titolo «Majhan malon» (La piccolazucca, ndt.), accompagnata con la chitarra dal maestroDamjan Visintin. Al secondo posto si sono classificati gli alunni della scuo-la primaria di Taipana, che hanno cantato il brano«Karnahtarock», accompagnati con la chitarra dall’inse-gnante Arianna Trusgnach. Terze ex aequo le classi seconda A e quinta bilingue diSan Pietro. Gli alunni di seconda A, accompagnata dal-l’insegnante Isabella Coren, hanno illustrato la ricetta deglistrucchi, dolce tipico delle Valli del Natisone. Con indos-so un capello da cuoco hanno preparato gli strucchi lessi

che poi hanno offerto alla giuria. Infine hanno testato la pre-parazione in merito del pubblico attraverso domande suingredienti e festività legate agli strucchi. Gli alunni di quinta, accompagnati dal maestro DamijanVisintin, hanno letto storie e vissuti raccontati loro dai nonnie da amici.Prima nella categoria adulti Adriana Scrignaro, che ha rie-vocato i ricordi della madre sulla vita di un tempo nei campi«per non dimenticare i nomi dei campi e dei boschi di pro-prietà della nostra famiglia». Seconda Andreina Trusgnachcon una poesia dedicata ai paesi abbandonati delle vallidel Natisone; terzo Andrea Trusgnach con la canzone«Setemberju da¡» (Pioggia di settembre, ndt.), scritta peril gruppo musicale in cui suona.Alla premiazione hanno preso parte i sindaci di Savogna,Germano Cendou, di Stregna, Luca Postregna, di SanLeonardo Antonio Comugnaro, e i consiglieri regionaliGiuseppe Sibau e Roberto Novelli.

Larissa Borghese(Dom, 28. 2. 2015)

IL COMMENTO

La coerenza di chi boicotta la lingua madre

Non c'è stata magari la stessa ricchezza delle prime edi-zioni. Né il risalto mediatico che in altri tempi, con altri ammi-nistratori, aveva saputo ottenere la manifestazione.Tuttavia il concorso «Naœ doma@i izik» è stato, conside-rato il contesto difficile in cui hanno agito gli organizzato-ri, un discreto successo. Merito dell'amministrazione di San Pietro che, pur costret-ta a un difficile equilibrismo tra le varie visioni che sulla que-stione identitaria sono presenti in consiglio comunale, hacomunque ritenuto utile per la salvaguardia della culturadelle valli del Natisone (ma anche del Torre e Resia) ripri-stinare un'iniziativa troppo precocemente (e senza remo-re) abbandonata in passato. Merito, chiaramente, dei seppur pochi partecipanti chehanno tentato ancora di dimostrare come il «Naœ domaciizik» sia ancora vivo, nonostante un secolo e mezzo di assi-milazione dell'italiano. Non possiamo non rilevare come, magari sarà un caso, tuttii concorrenti delle valli del Natisone nati dopo il 1984 sonostati o sono ancora alunni della scuola bilingue. Si sonoespressi in quello che taluni (ergendosi in modo autorefe-renziale al di sopra di una cultura millenaria) hanno ribat-tezzato nediœko. In tempi normali, in un posto normale, sarebbe bastata que-sta dimostrazione per sgombrare il campo dalle accuse(tanto strumentali quanto false) che in quell'Istituto non siinsegni né si valorizzi la cultura del territorio. Purtroppo non sarà così. Basti dire che coloro che diconodi fondare la propria ragione d'essere sulla difesa dellanostra lingua madre (dallo sloveno, ma Dio non voglia nondall'italiano) hanno boicottato l'evento che promuove l'usodella nostra lingua madre. Rivendicando – rigorosamentein italiano standard – l’indiscutibile correttezza di questascelta nero su bianco (bianco su blu, per l'esattezza comeda design del loro sito web di riferimento) e rilanciando cosìun vecchio modo di fare politica (altroché cultura): la coe-renza nell’incoerenza.

A.B.(Novi Matajur, 25. 2. 2015)

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SLOVIT N° 2 del 28/2/15 pag. 19

STOLVIZZA-SOLBICA

Storia e cultura che accomunano

Evidenziati i punti di contatto storici, culturali, linguisticie musicali tra Bene@ija e Val Resia

Momento importante per la comunità di Stolvizza, quandosabato 14 febbraio è stata presentata, in occasione dellafesta di San Valentino, compatrono del paese, la guida sto-rico-artistica della chiesa, intitolata a San Carlo Borromeo,dal titolo «Ta solbaœka cirköw ano te svete wu¡e po nes/Lachiesa di Stolvizza ed i canti religiosi in resiano».Durante la presentazione sono intervenuti l’autore, SandroQuaglia, il parroco, don Gianluca Molinaro, Luigia Negrodell’Associazione «Museo della gente della Val Resia» eGiorgio Banchig, presidente dell’associazione «don EugenioBlanchini» che ha finanziato la pubblicazione.Assieme ad un’analisi storico-critica degli aspetti dell’artesacra, il lavoro, realizzato in occasione del restauro dellachiesa, si propone di sottolineare il rapporto che lega e halegato, anche in passato, gli stolvizzani alle loro chiese eai loro santi. La storia della chiesa è ancora sconosciutaanche a molti abitanti della vallata. Da qui la necessità diricostruirne le principali vicende inserendole nel quadro sto-rico dell’epoca. Nella parte conclusiva della guida trovano spazio i testi deicanti religiosi tradizionali della comunità parrocchiale diStolvizza ancora in uso e quelli ancora vivi nel ricordo dellepersone più anziane.«La guida – scrive nell’introduzione Giorgio Banchig – offreai Solbaœki/Stolvizzani e a tutti i Resiani l’opportunità diriscoprire un pezzo interessante della loro storia, qual èquella religiosa, e un prezioso settore del loro patrimonioculturale rappresentato dai canti sacri che si vuole non solofissare sulla carta ma riproporre nelle celebrazioni liturgi-che e in altre occasioni». Questa opera di ricerca offre anche ai non resiani, in par-ticolare ai componenti della minoranza slovena della nostraRegione e a tutta l’area culturale slovena e friulana, unimportante spunto di riflessione, offrendo la possibilità dicomprendere i punti di contatto o di differenza con una sto-ria e una cultura che si è voluto, alle volte forzatamente,recidere dal contesto più ampio in cui hanno avuto origi-ne e si sono sviluppati. Esattamente come nelle valli delNatisone – scrive ancora Banchig – gli uomini di Resia ave-vano «il compito di presidiare ai tempi della Repubblica diVenezia, i sentieri che attraversavano il confine con i domi-ni austriaci, soprattutto per prevenire il contagio durante lepestilenze. Simile era anche la funzione delle vicinie pae-sane, cioè delle assemblee dei capifamiglia che si riuni-vano per amministrare i beni comuni e trattare le questio-ni che riguardavano la comunità».Ulteriore punto di contatto sono i canti religiosi che si tro-vano in fondo alla pubblicazione. Le liturgie erano, e sonoancora dove si è conservata la tradizione antica, caratte-rizzate da un grande patrimonio di canti in lingua o nei dia-letti sloveni.Nel patrimonio dei canti riportati va sottolineata la presenzadel canto pasquale Neœ Jë¡uœ je od smyrti wstel (Il nostroGesù dalla morte è risorto). Si tratta di uno dei più antichie suggestivi canti religiosi conosciuto in una vasta area lin-guistica slovena e sorto sula base della sequenza latinaVictimae pascali. La sequenza slovena, – fa notare Banchig

– dal canto suo analizza più a fondo il racconto evangeli-co riguardante la Resurrezione. Il testo resiano si differenziada quello cantato nelle Valli del Natisone nell’ordine di alcu-ne strofe e in lievi sfumature dovute probabilmente allanecessità di far corrispondere parole e melodia».

(Dom, 28. 2. 2015)

LUSEVERA-BARDO

Popolazione in calo, ma più turisti

e residenti stranieri

In base ai dati anagrafici oggi la comunità si attestasulle 660 persone. Lo scorso anno 5 nuovi nati e 7decessi

Cala ancora la popolazione in Alta Val Torre. I dati ana-grafici, infatti, sono purtroppo più che chiari: nel corso del2014 il numero di residenti è sceso di 14 unità tanto cheoggi, al mese di gennaio 2015, la comunità si attesta sulle660 persone, la cui età media è compresa tra i 40 e i 60anni. All’inizio dello scorso anno, gli abitanti erano in tutto 674di cui 334 maschi e 340 femmine. La speranza, comun-que, rimane: ad allietare la popolazione, infatti, nel 2014ci sono 5 nuovi nati: tre sono stati fiocchi celesti e due fioc-chi rosa. Ultimo saluto, invece, per sette concittadini, conun saldo negativo di meno due unità. I nuovi iscritti agli uffi-ci dell’anagrafe sono 7 maschi e 13 femmine mentre 31risultano cancellati dal database. Un dato, quest’ultimo, chemostra la tenenza ad andarsene dalla valle più che a cer-cala per stabilirsi definitivamente e vivere in paese, nono-stante lo sforzo sempre costante dell’amministrazionecomunale, di esercenti e commercianti, nel continuare afornire i servizi essenziali e, se possibile, a darne di nuovi. In questo senso fondamentali restano la farmacia, la scuo-la, la posta, i negozi di alimentari e gli spacci. Anche l’u-niverso dell’accoglienza, nonostante la crisi, resiste benee attira, più che nuovi residenti, molti turisti amanti dellacucina tradizionale di quest’area unica e assolutamentepeculiare, anche e soprattutto per la sua vicinanza al con-fine con la Slovenia. Nel dato che indica il calo di residenti emerge un aspettoparticolare: l’aumento della popolazione “straniera”: nel2013 ammontava a 41 persone, di cui 15 maschi e 26 fem-mine, mentre al mese di gennaio 2015 è salita di tre unità,raggiungendo quota 44, di cui 19 maschi e 25 femmine.La nazionalità di questa fascia di cittadini è molto varia: 19sono croati, 8 arrivano dalla Bosnia, 2 dal Kenia, 4 dallaPolonia, 3 dal Regno Unito, 5 dalla Romania, uno dallaColombia, uno dal Marocco e uno dalla Nigeria. La distribuzione della popolazione per frazione, infine, restasostanzialmente la stessa: i centri più densamente abita-ti sono Pradielis e Lusevera, seguiti da Villanova delle Grottee da Vedronza. Resta animato da due residenti il borgo diPers e continuano a essere abitate le frazioni di Cesariis,di Musi e di Micottis. Cifre che fanno pensare, quelle dellapopolazione che vive oggi in Alta Val Torre, se si pensache nel 1911 in paese vivevano 3220 persone. Il censi-mento del 1971, inoltre, anno in cui si riscontrava, tra l’al-tro, come il 76,6% della popolazione del comune dichia-rasse di appartenere alla minoranza linguistica slovena, par-lava di un nucleo di 1140 residenti iscritti. L’abbandono della

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valle, oggi, comporta anche l’aumento del numero dellecase vuote, messe in vendita e potenzialmente acquista-bili da cittadini che vivono fuori paese e che comprano unitàresidenziali in loco come secondo alloggio, perché a bassoprezzo e per passarci le vacanze.

Paola Treppo(Dom, 14. 2. 2015)

TAIPANA – TIPANA

Popolazione stabile con 649 residenti

Sostanzialmente stabile la popolazione del comune diTaipana. Un po’ a sorpresa, visto il trend negativo che carat-terizza l’andamento demografico dei centri abitati della mon-tagna, in particolare della «montagna povera». Al 31 dicembre dello scorso anno i cittadini residenti sonorisultati essere in totale 649, appena due in meno rispet-to al numero registrato negli uffici anagrafici del Municipioil 31 dicembre del 2013. Taipana, quindi, «resiste», nono-stante tutto, anche grazie al costante impegno dell’ammi-nistrazione municipale nel cercare di mantenere sul terri-torio tutti i servizi indispensabili, tra cui la scuola in primis,per cui tutte le giunte si sono sempre battute, ma anchela farmacia, fortemente voluta dal già sindaco Elio Berra,la stazione dei carabinieri e la casa famiglia per anziani,costantemente oggetto di lavori di miglioria nonostante ibilanci sempre più magri del Comune. Giocano un ruoloimportante le associazioni, in particolare quelle sportive, ela parrocchia che, insieme ai comitati pastorali, favorisco-no l’aggregazione dei giovani e dei giovanissimi. Le famiglie sono 347, con una media di 2 o 3 componen-ti per nucleo. Gli stranieri rappresentano una piccola fettadella «torta demografica»: sono 69 in tutto, di cui 37 maschie 32 femmine; arrivano perlopiù da Romania e da Bosniacon minori presenze da altri Stati europei (come la Francia)ed extraeuropei (come la Thailandia). Nel corso del 2014 sono nati 2 maschietti e una femmi-nuccia, per la gioia di tutta la comunità che invece ha datol’ultimo saluto a 4 uomini e due donne. Il saldo tra iscrittie cancellati è di sostanziale in pareggio: 10 maschi e 14femmine tra gli iscritti, contro 9 maschi e 14 femmine tra icancellati. L’area di Taipana più densamente abitata è ilcapoluogo, dove i residenti sono numericamente molto simi-li a quelli che vivono a Monteaperta; seguono, a scalare,Platischis, Prossenicco, che vive una felice stagione di rina-scita negli ultimi anni, Cornappo e Montemaggiore.Restano abitate anche le località minori come Campo diBonis, Zore, la Val Calda e Ponte Sambo, animate da loca-li che si occupano di accoglienza turistica, sport, e da realtàagricole e zootecniche.

P. T.(Dom, 28. 2. 2015)

PROSSENICCO - PROSNID

Contagiati dall’entusiasmo di Alan

Un film documentario sul giovane imprenditoree la sua sfida controcorrente

Comincia con «Siamo a Prossenicco, un piccolo paesino

nelle Valli del Natisone, vicino alla Slovenia», il film di 17minuti realizzato nel 2013 e dedicato ad Alan Cecutti, «BrezMej. Una storia di confine», dall’«Associazione Modo» perla regia di Giovanni Chiarot, originario di Portogruaro. Il video documentario, che lo scorso anno ha partecipatoed è stato proiettato al «Trento Film Festival», racconta lastoria della suggestiva frazione taipanese al confine conla Slovenia e della risoluta volontà di Alan di recuperareattivamente memorie, tradizioni e la vita del borgo per fre-nare il suo spopolamento. Cecutti, infatti, come riporta lacritica del Festival, «ha intrapreso un cammino controcor-rente per sviluppare un progetto in uno dei punti più disa-giati e difficili del territorio montano friulano». Una sfida perla quale, a 25 anni di età, ha lasciato un lavoro sicuro inazienda per aprire un agriturismo proprio a Prossenicco,al confine tra Italia e Slovenia, con l’obiettivo di far rivive-re questa splendida località montana. Il documentario, realizzato in occasione del progetto «YoungFaces of Europe», è in sloveno con sottotitoli in italiano:mostra la vita di Alan nella terra dove è nato e dove, dopoun breve periodo di lavoro a Remanzacco, ha scelto di tor-nare per aprire l’agriturismo «Brez mej», adattando la vec-chia caserma di confine a locale ristorante. «Avevo l’idea di promuovere il turismo in questa zona –racconta nel film –, conscio di tutte le difficoltà cui anda-vo incontro. Ma sono certo che andrà bene: lo sento den-tro». Sconsigliato dal padre e dal sindaco a far quel passo,ha continuato per la sua strada, caparbio, deciso, e ha stret-to rapporti di collaborazione e amicizia con la vicina comu-nità della Slovenia: «loro sono dieci anni avanti a noi, cometurismo ed efficienza. In Italia siamo troppo lenti». E rac-conta dell’esperienza di una donna di Taipana risoluta comelui, che ha avviato un allevamento di capre, quello ormaimolto noto di Zore. Guardando il film, che si può vedere su Youtube, ci si puòrendere conto di come la passione per la montagna e l’a-more per la propria terra possano trasformare una comu-nità, contagiata dall’entusiasmo di un giovane innamora-to del suo sogno.

P. T.(Dom, 15. 2. 2015)

VALCANALE – KANALSKA DOLINA

Sloveno in autostrada

Cartelli indicatori bilingui italiano-slovenosul tratto dell’ A23 Palmanova-Tarvisio

In breve nel tratto dell’autostrada A23 Palmanova-Tarvisioche attraversa la Valcanale saranno apposti cartelli indi-catori bilingui italiano-sloveno. Lo informa una nota del vicepresidente del Consiglio regio-nale del Friuli Venezia Giulia, Igor Gabrovec. A lui si è rivol-ta la ditta alla quale la società concessionaria ha com-missionato i nuovi cartelli per verificare la loro correttezzae le località dove andranno installati. «La notizia che la società concessionaria (Autostrade perl’Italia, ndr) si stia adeguando alla legge di tutela è positi-va – evidenzia Gabrovec –. Da tempo la presidente dellaGiunta regionale, Debora Serracchiani, ha sottoscritto ildecreto attuativo, perciò ogni dilazionamento è ingiustifi-cabile».

(www.dom.it)