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sommario

101/3(2014) Rivista  Liturgica 451-456

Sommario pp. 451-456Editoriale pp. 457-460

STUDI

Card. G.M. Tomasi (†) - F. Micciarelli pp. 461-476«Codices nongentis annis vetustiores»

La prima edizione a stampa di alcuni dei più antichi Sacramentari fu realizzata dal card. G.M. Tomasi nel 1680. La traduzione italiana della Praefatio, che appare per la prima volta nella storia, permette di accostarne il contenuto e di valorizzare le indicazioni storico-contenutistiche offerte dal grande e santo studioso (1649-1713). Dopo di lui saranno predispo-ste altre edizioni e la conoscenza delle fonti liturgiche si svilupperà e permetterà un decisivo arricchimento della liturgia attraverso la riforma promossa dal Vaticano II.

«Codices nongentis annis vetustiores»

ThefirstprintededitionofsomeofthemostancientSacramentarieswasper-formedbycard.G.M.Tomasiin1680. TheItaliantranslationofthePraefatio whichappearsnowforthefirsttimeinthehistory,allowstoapproachitscontentsandevaluatethehistorical-contentinformationthatarepresentedbythisgreatand holy scholar (1643-1713). After his death, other editions shall be preparedandtheknowledgeofliturgicalsourcesshallbedeveloped,sothatitwillbepos-sibleadecisiveenrichmentofLiturgybymeansofthereformpromotedbytheCouncilVaticanII.

L. Michelini Tocci (†) pp. 477-500Il manoscritto del Sacramentario Gelasiano

In occasione dell’anno santo 1975 Paolo VI volle far predisporre l’edi-zione in facsimile del SacramentariumGelasianum. Si tratta del vol. 38° della collana «Codices e Vaticanis selecti, Series Maior». L’opera, grafica-mente ben riuscita, era accompagnata da un supplemento con un’ampia presentazione del manoscritto e con una preziosa «pagina» di B. Neun-heuser circa l’importanza del Sacramentario nella storia. Con la gradita autorizzazione del Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, mons.

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Cesare Pasini, riproduciamo il testo di Michelini Tocci perché a tutt’oggi costituisce ancora un’insuperata presentazione del «manoscritto».

The manuscript of Gelasian Sacramentary

Ontheoccasionoftheholyyear1975,PaulVIwantedtobepreparedafac-simileeditionoftheSacramentarium Gelasianum,thatisthe38thvolumeoftheseries«CodiceseVaticanisselecti,SeriesMaior».Thisworkwasgraphicallywellcomposedandincludedasupplementwithalargeintroductiontothemanuscriptandaprecious«page»byB.NeunheuserabouttheimportanceofthisSacramen-taryinthehistory.ThankstothecourtesyoftheprefectoftheVaticanApostolicLibrary,mons.CesarePasini,weareabletoreproducethetexteditedbyMicheliniTocci,becauseitisstillanunequalledpresentationofthe«manuscript»untiltoday.

N. Valli pp. 501-521I Lezionari al tempo dei Sacramentari Veronese, Gelasiano e Grego-riano

Dopo opportune precisazioni di carattere terminologico e indicazioni in merito alla formazione dei repertori di letture per la celebrazione euca-ristica, lo studio considera le prime testimonianze dirette nell’ambito dei Lezionari romani. Per quanto concerne le lectiones, l’analisi si concentra in modo particolare sul comes di Würzburg e sul suo immediato sviluppo riscontrabile nel Lezionario di Alcuino, evidenziando il rapporto tra or-ganizzazione del calendario liturgico e scelta delle pericopi scritturistiche al tempo degli antichi Sacramentari. Successivamente è presa in esame la documentazione relativa ai brani evangelici. Per ragioni di ordine crono-logico l’interesse è rivolto alla tipologia denominata «» nella raccolta di Klauser. Il percorso consente di cogliere come un buon numero di letture attestate dalle fonti alto-medievali si sia conservato inalterato lungo i se-coli nella liturgia romana, risultando paradigmatico nell’elaborazione dei libri liturgici rinnovati a norma dei decreti del Vaticano II.

The Lectionaries at the time of Veronese, Gelasian and Gregorian Sac-ramentaries

AftersomeopportuneremarksabouttheterminologyandsomeinformationabouttheformationofthecataloguesofreadingsfortheEucharisticcelebration,thisessaytakesintoconsiderationthefirstdirecttestimonieswithintheRomanLectionaries.Asforthelectiones,thestudyconcentratesinapeculiarwayontheComesofWürzburgandonitsimmediatedevelopmentintheAlcuin’sLectionary.TherelationshipbetweentheorganizationoftheliturgicalcalendarandthechoiceoftheScripture’sreadingsatthetimeoftheancientSacramentariesisalsopointedout.SuccessivelyitisstudiedthedocumentationabouttheGospelpassages.Dueto chronological reasons, the interest is given to the so called typology «» inthecompilationbyKlauser.Asaconclusion,itispossibletoperceivehowagoodnumberofreadings,thatareattestedbytheearlyMiddleAgessources,remainsunchangedwithintheRomanliturgy,sothattheybecameparadigmaticfortheelaborationoftherenewedliturgicalbooks,accordingtothedecreesofVaticanII.

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G. Baroffio pp. 523-546I libri per il canto: una pluralità di generi per una diversità di ministeri

L’evoluzione della liturgia sul piano ministeriale e rituale ha inciso in modo decisivo sulla nascita e lo sviluppo della bibliotheca ritualis. La produzione libraria annovera anche una serie di sussidi pensati e orga-nizzati per l’uso specifico, e spesso esclusivo, dei cantori (solista, schola) e dell’assemblea anch’essa chiamata a cantare. Si deve però tener presente un fatto. Non soltanto i cantori eseguono delle melodie, ma alla quasi totalità dei ministri tocca, prima o poi, cantare dei testi, in misura minore o maggiore. Lo studio invita ad accostarsi alla ricchezza della tradizione musicale per cogliere la bellezza delle miniature e il loro valore simbolico, e prendere atto dei numerosi libri che sono stati predisposti nel tempo.

The Song’s Books: a plurality of kinds for a diversity of ministries

Liturgy’s evolution, with reference to ministries and rites, has affected in a decisive way the birth and the development of the bibliotheca ritualis. The books productions includes also a number of aids that were thought and organized for the specific, and often exclusive use of cantors (soloist, or schola) and of the congregation, that was also invited to sing. A matter of fact shall be taken into consideration. Not only cantors are performing melodies, but almost the totality of ministries, sooner or later, are called to sing some texts, in a greater or smaller measure. This study invites to approach the richness of the musical tradition in order to perceive the beauty of the illuminations and their symbolic value, as well to take note of the numerous books that were arranged in time.

P. Sorci pp. 547-570Gli Ordines Romani e la celebrazione dell’Eucaristia, degli altri sacra-menti e sacramentali

Gli Ordines Romani, sorti tra i sec. VII e X, parte a Roma e parte in terra franco-germanica, offrono informazioni sul modo in cui venivano celebrate le azioni liturgiche e sul modo di vivere della Chiesa al trapasso dal I al II millennio. Sono testimonianza preziosa del processo di espan-sione e di adattamento che trasformerà profondamente la liturgia della Chiesa di Roma. Manifestano il rispetto di queste Chiese nei confronti della liturgia della Chiesa di Roma, rispetto che tuttavia non ha impedito la loro libertà negli interventi ritenuti necessari. Ma testimoniano anche del processo di dinamicizzazione e di drammatizzazione di una liturgia considerata troppo statica per le loro culture. Tuttavia, talvolta non pre-stano attenzione alla partecipazione dei fedeli, né alla contestualizzazione dei riti adottati, con la conseguenza di una graduale clericalizzazione della liturgia stessa. La lezione che ne deriva è quanto mai utile per l’in-culturazione della liturgia in quanto evidenziano i danni provocati da un adattamento culturale condotto all’insegna della conservazione o dell’as-sunzione acritica di gesti e simboli provenienti da altre culture.

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The Ordines Romani and the celebration of the Eucharist, of the other sacraments and of sacramentals

The Ordines Romani, that have arisen between VII and X centuries, partly in Rome and partly in Frank-German regions, offer information about the way of celebrating liturgical actions and the way of Church’s living at time of passing from first to second millennium. They are a precious testimony of the process of expansion and adaptation which shall deeply transform the liturgy of the Roman Church. They show the respect of these Churches towards the liturgy of the Ro-man Church, but this respect has not prevented their freedom of interventions, when they were believed necessary. At the same time, they testify the process of making more dynamic and of dramatizing a liturgy that they were considering too static for their cultures. But sometimes it is not given a due attention to the faithful participation and to the contextualization of the adopted rites. As a con-sequence, the liturgy itself became gradually a clerical one. The resulting lesson is extremely useful for the inculturation of liturgy, because are evident the damages that were caused by a cultural adaptation made following a spirit of conservation or assuming uncritically gestures and symbols coming from other cultures.

E. Cattaneo pp. 571-587I Padri della Chiesa al tempo dei Sacramentari: pastori e mistagoghi

Come pregavano i primi cristiani prima dell’arrivo dei Sacramentari, dei Messali e dei Lezionari? Dai dati raccolti risulta che l’unico libro liturgico utilizzato era la sacra Scrittura. All’altare il vescovo non teneva sotto gli occhi un «Messale», ma si affidava alla sua memoria viva, custode della tradizione ricevuta dai Padri. La preghiera liturgica, compresa quella eucaristica, era così allo stesso tempo «ispirata» nella grazia dello Spirito Santo e «fissata» nel solco della tradizione, cosa che dovrebbe valere anche per l’oggi della Chiesa.

Church Fathers at time of the Sacramentaries: shepherds and mystagogues

How prayed the first Christians before the arrival of Sacramentaries, Missals and Lectionaries? According to the collected data, it appears that the only litur-gical book was the Holy Scripture. At altar, the bishop did not have under his eyes a «Missal», but he trusted in his living memory, as a keeper of the tradition received from Fathers. The liturgical prayer, including the Eucharistic one, was at the same time «inspired» by the grace of the Holy Spirit, and «fixed» in the wake of tradition. This should be valid also for the Church of today.

S. Dianich pp. 588-602Forme architettoniche e «sensus Ecclesiae»

La costruzione delle chiese, impegno imponente di tutta la storia del cristianesimo, costituisce per la Chiesa una trama comunicativa che essa intesse con il mondo e, all’interno della comunità, tra i fedeli. Le diverse forme spaziali che si susseguono nel tempo non sono puramente funzio-nali all’evoluzione della liturgia, né il frutto di singolari intuizioni este-tiche o del gusto variante nel tempo. Vi si leggono, invece, i movimenti

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e i travagli dell’autocoscienza della Chiesa, nella sua esperienza di fede e nei suoi rapporti con il mondo. L’articolo cerca di mostrarlo mettendo in luce, alla fine, cause e componenti della complessa problematica attuale, segnata dalla necessità e dalla difficoltà di trovare una nuova via.

Architectural Forms and «sensus Ecclesiae»

Building churches, that is an enormous engagement of all the history of Chris-tianity, is for the Church like a communicative filling that is interwoven with the world and, within the community, among the faithful. The different spatial forms that follow on another in time, are not merely functional to the liturgical evolu-tion, nor are they the issue of singular aesthetic intuitions or of a changing taste in time. On the contrary we can read in these different structures the movements and troubles in the self-consciousness of the Church, in its faith’s experience and in its relations with the world. This essay tries to show all that, stressing finally the reasons and components of the present, complex problems, that are marked by the need and difficulty of finding a new way.

NOTE

A.W. Suski - G. Baroffio - M. Sodi pp. 603-621Rotoli liturgici medievali (secoli VII-XV). Censimento e bibliografia

Il rotolo occupa una posizione dominante in varie situazioni legate alla liturgia. Nel mondo ebraico ce n’è una di assoluta egemonia nella diffusione incontrastata dei rotoli con testi biblici. In ambito cristiano latino i rotoli sono stati resi famosi dalla trasmissione dell’Exultet pa-squale, soprattutto a causa di sontuosi apparati iconografici che illustrano i principali testimoni. Quanto mai opportuna è la ricognizione di A.W. Suski. Con certosina pazienza egli ha raccolto una ricca documentazione che illustra l’attuale patrimonio dei rotoli liturgici latini sopravvissuti sino ai nostri giorni. Le scarne notizie di ordine codicologico sono una piccola, ma pur indispensabile traccia per muoversi nel territorio dove s’incon-trano tipologie diverse e sedi di conservazione talora poco conosciute.

Medieval liturgical rolls (VII-XV centuries). Census and bibliography

The roll holds a dominant position in different situations that are related to liturgy. In the Jewish world there is an absolute hegemony about the undisputed diffusion of rolls with biblical texts. Within Christian Latin circle, rolls have been got famous by the transmission of the Easter Exultet, above all owing to the icono-graphic sumptuous ornaments that illustrate the main examples. Very opportune indeed is the recognition made by A.W. Suski. With a painstaking patience, he has collected a rich documentation that illustrates the present heritage of the liturgi-cal Latin rolls, that have survived until nowadays. The short information with reference to the chronological order are a little, but indispensable trace for moving in a territory where we meet different typologies and conservation’s centres that are sometimes not much known.

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G. Baroffio pp. 623-636Il ministero del cantore tra gli innumerevoli canti gregoriani e l’unico Canto Gregoriano

Per molti che affrontano lo studio del canto liturgico tradizionale, il gregoriano si riduce ancora al solo Proprium Missae, quando non si restringe alla proposta, assai discutibile, del Graduale Simplex. Alcuni direttori e cantori sono convinti di essere all’altezza del loro impegno liturgico solo perché, dopo aver sostituito al GradualeRomanum il Gra-duale Triplex, usano oggi il Graduale Novum preferendolo al Triplex. L’orizzonte dei canti gregoriani è assai più vasto di quanto viene solita-mente prospettato. Le fonti medievali propongono non solo uno stermi-nato numero di melodie, moltissime ancora inedite, ma anche un’infini-ta varietà di recensioni musicali, che riflettono complesse procedure di trasmissione. In questi processi confluiscono le varie modalità con cui si affronta di volta in volta l’esigenza di adattare il patrimonio tradizionale alle necessità liturgiche, alla sensibilità estetica e alla cultura musicale del nuovo ambiente. In questa linea lo studio, invitando a superare il mito di un canto autentico, tende a evidenziare la dimensione spirituale del canto gregoriano a servizio della sua sorgente, la Parola.

The ministry of cantor among the numberless Gregorian songs an the one Gregorian Song

Formanypeoplewhodealwiththestudyofthetraditionalliturgicalsong,theGregorianisstillreducedonlytotheProprium Missae,whenitisnotlimitedtotheveryquestionableproposaloftheGraduale Simplex.Somechoir’sconductorsandcantorsareconvincedthattheyareuptothetaskoftheirliturgicalroleonlybecausethey,afterhavingreplacedtheGraduale RomanumwiththeGraduale Triplex,areusingtodaytheGraduale Novum,preferringittotheTriplexone.ThehorizonofGregoriansongsisverymuchlargerthanwhatitisusuallyproposed.Medievalsourcesoffernotonlyanimmensemelodiesnumber,agreatmanyofthemstillunedited,butcontainalsoanendlessvarietyofmusicalrevisionsthatreflectcomplextransmission’sprocedures. In theseprocesses flowthedifferentwayswiththemfromtimetotimeisdealttheneedofadaptingthetraditionalpatrimonytotheliturgicalrequirements,totheaestheticsensibilitiesandtothemusicalcultureofthenewmilieu.Followingthisline,thepresentstudyinvitestogetoverthemythofanauthenticsongandaimstohighlightthespiritualdimen-sionoftheGregoriansong,thatwantstoserveitssource,theWord.

IN MEMORIAM

G. Viviani pp. 637-640Mons. Iginio Rogger (Pergine Valsugana [Trento] 20 agosto 1919 - Trento, 11 febbraio 2014)

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editoriale

101/1(2014) Rivista  Liturgica 457-460

editoriale

Il 1o gennaio del 2013 è stato ricordato, sia pur in sordina, il terzo centenario della morte del cardinale Giuseppe Maria Toma-si (1649-1713), il santo patrono dei liturgisti («Ecclesiae lumen - Theatinorum honor - Siciliae decus»: questi i titoli nella medaglia commemorativa coniata in occasione della canonizzazione, il 12 ottobre 1986). La sua opera è ampiamente conosciuta. A lui si deve, in particolare, la prima edizione a stampa dei Sacramentari apparsa nel 1680. Dopo di lui saranno predisposte numerose altre edizioni e lo sviluppo della conoscenza delle fonti liturgiche diventerà sempre più ampio tanto da costituire una «pagina» essenziale all’interno del movimento liturgico e, di conseguenza, in ciò che esso ha poi prodotto in seguito alla Sacrosanctum Concilium.

La riforma liturgica promossa dal Vaticano II è stata resa pos-sibile soprattutto per aver avuto a disposizione una tale quantità di fonti da permettere di conoscere meglio la traditio Ecclesiae in re liturgica. Ne è scaturita la più grande riforma che la Chiesa abbia mai conosciuto in ordine alle forme del suo culto. In tempi recenti, in seguito al «motu proprio» Summorum Pontificum, il rapporto fra traditio et progressio ha assunto una dialettica piuttosto accesa, determinata più da elementi a priori che non da una corretta cono-scenza della stessa traditio. L’aver poi collocato spesso tale dialettica in una così detta «ermeneutica della continuità» ha comportato prese di posizione che richiedono un più attento confronto con la storia e un più profondo rispetto per la stessa ermeneutica.

1. Un servizio alla storia e all’oggi

Nel contesto del culto è rischioso affermare: «Si è sempre fatto così». Parole simili in ordine all’ordo Missae denotano poca cono-scenza della storia. E il discorso si potrebbe allargare a tutto ciò che costituisce il patrimonio di testi con cui lungo il tempo le varie Chiese si sono espresse nel pubblico culto.

La conoscenza delle fonti passa ovviamente attraverso le loro pubblicazioni. Per questo è doveroso prendere atto di ciò che si

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è realizzato tra il XVII e il XX secolo. Da qui emerge come, ad esempio, la così detta «riforma tridentina», a cominciare dal Bre-viarium e dal Missale, si sia svolta con alacrità lavorando sui testi allora in uso e facendo alcune opportune modifiche, ma nulla più. Più rielaborato sarà il Rituale del 1614. La stessa cosa accadrà con gli altri libri liturgici oggi a disposizione nella collana «Monumenta Liturgica Concilii Tridentini» (LEV 1997-2005).

Di fronte al bisogno di percorrere alcune pagine della storia sorgeva ovviamente il dubbio della scelta: quali privilegiare? Studi e ricerche hanno approfondito finora numerosi ambiti; si trattava pertanto di offrire alcuni elementi essenziali sia per tenere alta l’at-tenzione sulla storia, e sia per cogliere la portata di alcuni capitoli specifici che, ordinariamente, non vengono presi in considerazione.

2. Dagli stUDi qUi raccolti alle novità Delle «concorDanze»

Il presente fascicolo deve essere considerato come un ulteriore contributo a un ideale «manuale» sui libri liturgici. Più volte «Rivi-sta Liturgica» si è interessata del tema sotto prospettive diversificate. Era però doveroso riprendere la tematica per rispondere a ulteriori attese. Tra i tanti contributi che caratterizzano le pagine che seguo-no ce ne sono due «recuperati» dall’oblio del tempo: la Praefatio al Codex sacramentorum nongentis annis vetustiores del Tomasi; e il testo di Michelini Tocci predisposto in occasione dell’edizione fotostatica del Sacramentario Gelasiano nel 1975. Mentre del primo offriamo la traduzione arricchita da una documentazione essenziale, del secondo è riprodotto il testo in seguito alla graditissima auto-rizzazione del Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana.

Lo studio sui Lezionari al tempo dei Sacramentari Veronese, Gelasiano e Gregoriano sviluppa la serie dei contributi che toccano i libri per il canto, gli Ordines Romani, il contesto dei Padri della Chiesa – contemporanei e talvolta autori di testi dei Sacramentari –, per giungere all’oggi con uno sguardo sul senso teologico delle strutture architettoniche in rapporto alla celebrazione.

Nel contesto di questo orizzonte si pone il completamento di una trilogia di Concordanze. Come già evidenziato nel recente pas-sato, la collana «Veterum et Coaevorum Sapientia» (VCS, Libreria Ateneo Salesiano, Roma) ha accolto la Concordantia del Sacramen-tarium Gregorianum (VCS 7, 2012), quella del Sacramentarium Veronense (VCS 10, 2013), e finalmente quella del Sacramentarium

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Gelasianum (VCS 11, 2014). L’impegnativo lavoro si è concentrato nell’offrire un testo latino corretto per realizzare una Concordantia che fosse di aiuto sia per accostare meglio il Sacramentario e sia per offrire l’opportunità di confronti con la ricchezza eucologica presente nell’editio typica tertia del Missale Romanum.

A questo punto lo studioso di letteratura cristiana antica, l’esper-to di filologia, il ricercatore in teologia liturgica può predisporre dell’uso di strumenti che danno il quadro completo e omogeneo relativo alle fonti più importanti della tradizione occidentale. Quan-do poi sarà possibile predisporre la traduzione in lingua corrente di tutti e tre i Sacramentari allora il confronto con i contenuti della traditio risulterà ancora di più a portata di mano al di là del limite imposto dalla lingua latina. Il progetto è già in progress!

3. DUe aPProFonDiMenti

I contributi delle due Note – come ben evidenziato nel Somma-rio – propongono tematiche diverse e pur complementari. Mai era stata offerta una «recensione» dei rotoli liturgici. Il censimento e la rispettiva bibliografia evidenziano una ricchezza di testi che va ben al di là dell’Exsultet, come solitamente si ritiene. E ci auguriamo che la pubblicazione di questa ricerca possa costituire un invito per scoprire nuovi «rotoli».

Diversa, anche se propria del canto, è la riflessione attorno al ministero del cantore alle prese con il gregoriano. Il cammino che sta dinanzi consiste soprattutto nel cogliere la dimensione spirituale propria del «gregoriano»: una dimensione che riconduce, attraverso il canto, alla sorgente che l’ha ispirato, la parola di Dio. Educare a questa realtà implica considerare il gregoriano non come una pagina di archeologia, ma come un linguaggio che aiuta a interpretare e ad attualizzare il contenuto della Parola rivelata.

4. nel ricorDo Di FeDeli servitori Della scienza litUrgica

Il capitolo della storia comporta automaticamente il ricordo di chi ha lavorato a servizio della ricerca e della pastorale ecclesiale. Se il fascicolo di apre con i lavori di un grande precursore della scienza liturgica e di un ricercatore, le pagine si concludono con il ricordo di tre persone decedute in questo 2014; di una, in particolare, è tracciato il profilo.

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Venerdì 3 gennaio è passato alla casa del Padre Jean Evenou; le sue esequie sono state celebrate il 6 successivo, nella solennità dell’Epifania. Nato nel 1928 egli ha lavorato – tra l’altro – nel Centro di pastorale liturgica a Parigi dal 1975, e dieci anni dopo (dal 1985 al 2001) presso la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. Il ricordo delle sue pubblicazioni e l’affabilità della sua persona, insieme all’acribia dei suoi interventi, costituiscono un prezioso patrimonio per chi ha saputo trarne esempio.

L’11 febbraio si è conclusa l’esistenza terrena di mons. Iginio Rogger. Qui è ricordato per tutti i «meriti» che egli si è conquistato nel suo servizio alla scienza liturgica.

Infine, il 16 agosto ha terminato il suo lungo percorso di vita Carlo Braga. Era nato il 1o gennaio 1927. La sua vita è legata es-senzialmente alla riforma liturgica «piana» e in particolar modo a quella del Vaticano II.

5. conoscere l’oggi attraverso il Passato

Con un’adeguata conoscenza del passato è possibile cogliere più in profondità i valori dell’oggi. I contenuti che caratterizzano gli odierni libri liturgici sono spesso debitori del passato. Testi ripresi integralmente dai più antichi Sacramentari o rielaborati secondo un orizzonte di teologia liturgica che riflette la ricchezza del patrimo-nio della tradizione più recente: ecco il risultato di un eccezionale lavoro svolto dalla riforma liturgica e giunto ormai alla conclusione.

Ed è proprio in questa prospettiva che è possibile ritenere l’at-tuale Missale come il più «tradizionale» che sia mai esistito; solo questa edizione, infatti, ha saputo raccogliere quello che di meglio e di più prezioso è stato elaborato in passato. Ma il depositum può ancora riservare ampie sorprese qualora si vogliano interpellare altre «pagine» racchiuse nelle fonti liturgiche.

Resta ora il percorso altrettanto arduo: quello del rinnovamento liturgico attraverso la conoscenza specifica delle ricchezze racchiuse nei libri liturgici attuali; ricchezze che non sempre riescono a essere percepite a motivo del limite di una traduzione. Non è solo il testo in sé e la sua conoscenza diretta che permette di coglierne l’insieme della ricchezza, ma è il testo proclamato, cantato, ascoltato, accolto, fatto riecheggiare all’interno di una celebrazione… che plasma la vita di preghiera; il testo non è tanto un brano da leggere quanto un’occasione per celebrare il culto in Spirito e verità.

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