SOMMARIO - Città di Venezia | Comune di Venezia · nella bassa pianura, nella quale i sedimenti di...

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SOMMARIO

1 PREMESSA...................................................................................................................................... 2

2 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E STORICO DELL’AREA ...................................................... 2

3 INQUADRAMENTO GEOLOGICO DELL’AREA ............................................................................. 6

4 INQUADRAMENTO MORFOLOGICO DELL’AREA........................................................................ 8

5 DATI LITOSTRATIGRAFICI DI DETTAGLIO .................................................................................. 9

6 CARATTERISTICHE AMBIENTALI DELLE TERRE DA SCAVO ................................................. 10

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1 PREMESSA

La presente relazione riporta lo studio di proprietà dell’Università Ca’ Foscari di Venezia eseguito da Favero & Milan Ingegneria del luglio 2011.

La presente relazione riporta la caratterizzazione geotecnica dei terreni presenti all’interno dell’area del complesso edilizio di Santa Marta, a Dorsoduro 2137 - Venezia, per la progettazione preliminare di una Residenza universitaria. Per i dati di inquadramento generale è stata effettuata una ricerca bibliografica, mentre per la caratterizzazione del sito sono stati utilizzati i dati sito-specifici riportati nella relazione descrittiva dell’indagine geologico-geotecnica eseguita dalla CDS s.n.c. nel 1991, a firma del Dott. Geol. P. Sivieri, consistita nell’esecuzione di un sondaggio meccanico a carotaggio continuo e 4 prove penetrometriche statiche; la profondità indagata è stata di 20 m dal piano campagna.

2 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E STORICO DELL’AREA

I fabbricati in oggetto sono situati nella porzione più occidentale della parte insulare di Venezia, immediatamente a Sud delle strutture portuali della Stazione Marittima Passeggeri (ved. Figura 1). Si tratta in parte di aree urbanizzate da lunghissimo tempo ed in parte di aree conquistate alla laguna a partire dalla metà del XIX secolo, come in seguito più dettagliatamente specificato.

Figura 1: Foto aerea con indicazione dell’area di studio

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1.1 Evoluzione storica della morfologia insediativa

Viene riportata di seguito una sintesi degli studi effettuati dagli scriventi in aree limitrofe, che hanno consentito di ricostruire una dettagliata analisi storica dell’area di Santa Marta, Santa Chiara e del Tronchetto.Nell’area di Venezia gli elementi di carattere storico si intrecciano direttamente con le caratteristiche geologiche, in quanto molte aree emerse attualmente lo sono solo grazie alla posa di ingenti depositi di materiali di riporto effettuate dall’epoca della Serenissima in avanti. Di seguito si riportano alcuni estratti di carte storiche attraverso le quali è stato possibile ricostruire il cambiamento storico e morfologico dell’area di interesse. La formazione del sito nella consistenza e perimetrazione oggi rilevabili è in effetti relativamente recente.Il profilo della città evidenziato in Figura 1, fa riferimento alla situazione ricostruita nel XV secolo, in cui si evidenziava che il sestiere di Dorsoduro, così come quello di S. Croce, erano delineati verso ponente da canali (S. Chiara, S. Maria Maggiore e S. Marta). A Ovest del Canal Grande, e dei canali Colombuola e dei Buranelli sorgeva una barena/spiaggiautilizzata per le esercitazioni dei “Fanti del Mar” della Serenissima, da cui deriva l’attuale nome di “Campo di Marte”dell’area.

Figura 1: Sovrapposizione del profilo attuale della città con la veduta tratta dalle “Venetie MD” del XV secolo attribuite al De Barberi

Tra il 1798 e il 1804 il territorio del Ducato di Venezia fu cartografato secondo un preciso programma, affidato alla direzione del generale Anton Von Zach, e venne attraversato dagli ufficiali topografi che tradussero le loro osservazioni in 120 tavole disegnate a penna e acquerellate, dando forma alla

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Topographisch-geometrische Kriegs karte von dem Herzogthums Venedig (Carta militare topografico-geometrica del Ducato di Venezia),(cfr. Figura 2).

Figura 2: Cartografia storica Von Zach (redatta tra il 1798 e il 1805)

La carta topografica del regno Lombardo Veneto del 1833 in 47 tavole, costituisce una parte che insieme alle altre rappresentazioni, carta dei Ducati di Parma Piacenza e Guastalla, carta del Ducato di Modena, carta dello Stato Pontificio e del Gran Ducato di Toscana, formano un reticolo unico omogeneo per simbologie e scala (cfr. Figura 3).

Figura 3 : Carta topografica del Regno Lombardo Veneto 1833

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Dall’analisi delle cartografie storiche (cfr. Figura 2, Figura 3, e Figura 4) l’area di Santa Marta appare come una propaggine stretta ed allungata in direzione Ovest, il cui profilo non corrisponde esattamente a quello attuale.

Figura 4 : cartografia storica del 1913

La situazione morfologica dell’area è rimasta pressoché invariata fino alla seconda metà del XIX secolo quando, con la costruzione del ponte translagunare (1846) per il raccordo ferroviario di Venezia con l’entroterra, è stato dato avvio ad una rilevante trasformazione urbanistica di un ampio settore della città in funzione del nuovo collegamento. In particolare nel periodo di tempo intercorrente tra il 1868 ed il 1880 nella zona compresa tra il Campo di Marte e S. Chiara venivano eseguiti, dalle Ferrovie dell’Alta Italia, i lavori di costruzione della “Stazione Marittima”. Tali interventi, che hanno comportato la realizzazione di importanti opere di scavo per la formazione di bacini e canali e la costituzione di casse di colmata per la formazione dei rilevati e terrapieni, che hanno determinato, tra l’altro, l’innalzamento del “Campo di Marte”, nel sestiere di Dorsoduro e lo scavo ed il consolidamento delle sponde del Canale della Scomenzera. Questi ultimi due interventi hanno certamente coinvolto, seppur marginalmente, anche la porzione settentrionale dell’area oggetto del presente documento. Dall’esame delle cartografie storiche appare evidente che anche il margine meridionale dell’area sia stato oggetto di un’espansione urbanistica a scapito della riva settentrionale naturale del Canale della Giudecca.

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3 INQUADRAMENTO GEOLOGICO DELL’AREA

La laguna di Venezia, così come tutte quelle dell’alto Adriatico, ha un’età di solo 6.000 anni. In generale le genesi di una laguna è legata all’interazione e all’opposizione di due elementi: i processi continentali ed i processi marini. Gli elementi continentali sono individuati dai fiumi, essenzialmente alpini, che trasportano dai monti al mare una grande quantità di sedimenti che diminuiscono, avvicinandosi progressivamente al mare, di granulometria passando dalle ghiaie (tipiche dell’alta pianura) alle sabbie, ai limi e alle argille. Gli elementi marini sono individuati dalle correnti del mare; queste vengono generate dai venti preponderanti che nell’alto Adriatico sono di due tipi, la bora da nord/est e lo scirocco da Sud Ovest.

La genesi di tale ambiente è inizialmente da riferire all’abbassamento del livello marino durante l’ultimo periodo glaciale pleistocenico (massimo glaciale 22.000 anni b.p.), che portò all’emersione di una vasta porzione dell’Adriatico settentrionale, con la linea di costa settentrionale attestata alla latitudine di Ancona.La successiva fase climatica verificatasi nell'Olocene fu caratterizzata da un innalzamento della temperatura, con il conseguente arretramento dei ghiacciai. Durante tale fase il livello del mare raggiunse un livello prossimo a quello attuale, innalzando il livello di base dei fiumi e favorendo la deposizione della fascia di sedimenti olocenici litorali e fluvio-palustri che formano la bassa pianura costiera. Il primo segno dell’instaurarsi di un ambiente lagunare risale a circa 6.000 anni fa, con la deposizione di sedimenti prevalentemente sabbioso-limosi. La sedimentazione olocenica è stata particolarmente attiva nella bassa pianura, nella quale i sedimenti di ambiente palustre e lagunare oggi ricoprono, con spessori talora rilevanti, anche strati archeologici di età romana. Dal punto di vista stratigrafico è possibile suddividere il sottosuolo dell’area veneziana in due complessi deposizionali diversi: a) quello lagunare-litoraneo olocenico prevalentemente sabbioso-limoso con presenza di resti di conchiglie che testimoniano l’ingressione marina; b) quello, sottostante al primo, continentale pleistocenico, rappresentato da alternanze di orizzonti argilloso-limosi, subordinatamente sabbiosi, con frequenti intercalazioni torbose, le cui caratteristiche tessiturali e paleontologiche rivelano il carattere continentale. I due complessi, continentale del pleistocene superiore e lagunare-costiero dell’olocene, sono ben separati tra loro da un orizzonte di argilla, che per la prolungata emersione ha subito un processo di sovraconsolidazione e ossidazione subaerea. Tale orizzonte è conosciuto con il termine locale di “caranto”, litologicamente rappresentato da un’argilla grigio-giallastra, generalmente molto compatta. In una terebrazione del 1971 (CNR veneziano) spinta fino a 950 m e realizzata all’estremità meridionale dell’Isola del Tronchetto, il primo strato, quello che testimonia un ambiente prettamente lagunare, è stato rinvenuto fino a 9 m di profondità. A tale livello si riscontra una brusca transizione verso sedimenti di origine continentale (secondo livello deposizionale) che si mantiene fino a 63 m di profondità. Relativamente alle isole di Venezia un profilo stratigrafico che ricostruisce gli acquiferi presenti tra 80 e 320 metri di profondità indica un “complesso indifferenziato” nei primi 50 metri formato da argilla, torba, limo e sabbia. La difficoltà oggettiva di elaborare carte e profili stratigrafici del sottosuolo di Venezia è determinata dalla successione estremamente eterogenea nell’area veneziana e dalle brusche interruzioni laterali degli strati. I livelli mediamente permeabili corrispondono alle facies sabbiose mentre i livelli di permeabilità molto bassa e praticamente impermeabili sono rispettivamente rappresentati da limi argilloso-sabbiosi e dalle argille; in condizioni di alternanza di tali livelli la serie dei depositi del pleistocene superiore identifica, dal punto di vista idrogeologico un sistema multi falda.

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I limi sabbiosi di canale di marea dell’Olocene e la coltre superficiale riportano dal canto loro, dei livelli idrici sospesi. La struttura sedimentaria, formata dalla sovrapposizione di corpi sabbiosi (multistorey sandbody) è posizionata con il culmine in corrispondenza del centro urbano ed è sostituita letteralmente, tanto verso occidente (Santa Marta – San Basilio) quanto verso oriente (santa Elena) da una successione di strati argillosi e argillosi limosi con sostanza organica e torba. A partire dalla zona di San Marco, la profondità del letto dei depositi coesivi aumenta sia verso occidente da -12.35 m a 13.8 m che verso oriente da -12.6 m a 14 m.

Figura 6: Estratto dalla Carta Geologica d’Italia in scala 1:50000 (Foglio n. 128 “Venezia”

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4 INQUADRAMENTO MORFOLOGICO DELL’AREA

La zona in oggetto è pianeggiante e si trova all’incirca da 1 a 2 metri s.l.m.. La città di Venezia ha dovuto contrastare fin dalle origini ripetute condizioni di crisi ambientali per gli effetti dell’eustatismo e della subsidenza. Dagli studio svolti negli anni settanta emerge il dato che l’abbassamento del suolo è dovuto a due distinti ordini di fenomeni, l’uno regionale, di tipo geologico legato alla tettonica che coinvolge il substrato, e l’altro alquanto localizzato di origine antropica, provocata dallo sfruttamento intensivo delle acque emunte dalle falde artesiane delle falde nel sottosuolo tra -100 e -320 m di profondità La perdita totale di quota altimetrica di Venezia negli ultimi 100 anni è stata quantificata in 23 cm circa ed è comprensiva della subsidenza del suolo (cm 12) e dell’aumento del livello marino (cm 11).

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5 DATI LITOSTRATIGRAFICI DI DETTAGLIO

La zona in oggetto è stata oggetto nel 1991 di una indagine geologico-geotecnica ad opera della CDS s.n.c., che è consistita:

- nell’esecuzione di un sondaggio meccanico a carotaggio continuo;

- nell’esecuzione di n. 4 prove penetrometriche statiche a punta meccanica CPT; La profondità massima indagata è stata di 20 m dal piano campagna. Nella relazione geognostica, a firma del Dott. Geol. P. Sivieri, viene delineato un quadro litostratigrafico differenziato tra la porzione centro-settentrionale e l’estremità meridionale del sedime dell’edificio, ovvero quella più prossima al Canale della Giudecca. In particolare, in corrispondenza del settore più distante dal Canale della Giudecca è stato possibile individuare la seguente successione stratigrafica:

- da p.c. a profondità comprese tra 1 e 2.5 m circa: Terreni di riporto prevalentemente sabbiosi addensati con presenza di frammenti di laterizi;

- da 1 – 2.5 m a 6-7 m a 6.5 - 7.5 m circa da p.c.: terreni prevalentemente limosi con straterelli ed intercalazioni argillose e sabbiose da privi di consistenza a poco consistenti (Rp = 6 – 7 kg/cmq);

- da 6.5 – 7.5 m a circa 9 m da p.c.: limi ed argille molto consistenti con probabili concrezioni carbonatiche (“caranto”) – Rp maggiori di 30 kg/cmq;

al di sotto di tale strato sono presenti, prevalenti argille e limi moderatamente consistenti (Rp comprese tra 10 e 15 kg/cmq) all’interno delle quali si rileva la presenza di un banco di sabbia addensato tra 12,5 e 15.5 m circa da p.c., che tuttavia non pare possedere le stesse caratteristiche di continuità verso Sud. Il primo livello sabbioso continuo in tutta l’area è di spessore metrico, si presenta da poco a moderatamente addensato ed è presente a partire da 17.5 m circa di profondità dal p.c. Segue un livello argilloso consistente oltre i 18.5 m di profondità sino a 20 m

In corrispondenza invece nel settore più prossimo al Canale della Giudecca una prova CPT ha evidenziato una situazione stratigrafica e geotecnica molto più scadente, con presenza di livelli limosied argillosi da poco a moderatamente consistenti (Rp = 6-10 kg/cmq) sino ad oltre 15 m di profondità.Segue un banco sabbioso addensato plurimetrico che si raccorda a quello profondo del settore a Nord e che prosegue sino a 18.5 m di profondità. Mancano quindi in questo settore sia il “caranto” che il primo banco sabbioso presente a Nord.

E’ possibile, alla luce di tali dati, ipotizzare pertanto la presenza di un limite paleogeografico disposto in senso Est-Ovest che delimitava la sponda settentrionale naturale del Canale della Giudecca, obliterato dai lavori di realizzazione della banchina alla quale attraccano le navi da crociera. E’ altresì evidente che, in tali condizioni di marcata anisotropia di carattere geotecnico, con evidenti, pesanti ripercussioni sulle caratteristiche di capacità portante e di eventuali cedimenti differenziali provocati da eventuali carichi indotti, occorrerà prevedere una accurata campagna di approfondimento geognostico per la corretta scelta di tipologia fondazionale.

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6 CARATTERISTICHE AMBIENTALI DELLE TERRE DA SCAVO

Qualora nel sito siano previste attività di scavo, sarà necessario attenersi alla specifica normativa ambientale in materia di gestione “Terre e Rocce da scavo”, definita dal D.Lgs. 152/06 e, nello specifico, qualora applicabile, dall’Art. 186. Nella Regione Veneto è vigente una precisa normativa in materia, i cui dettami sono riportati nella Delibera della Giunta Regionale n. 2424/08, in cui si fissa no i criteri per la caratterizzazione ambientale preliminare delle terre e rocce da scavo. A tali criteri, fissati dall’All. A, occorrerà attenersi per la pianificazione delle indagini geognostiche, durante le quali sarà possibile prelevare un adeguato numero di campioni da sottoporre ad analisi chimiche di laboratorio. Le concentrazioni ottenute, dovranno essere riferite alle Concentrazioni Soglia di Contaminazione stabilite della Tab. 1, Allegato V, Titolo V, Parte Quarta del D.Lgs. 152/06 (“Norme in Materia Ambientale” – testo unico sull’ambiente). Il numero di campioni complessivo e la scelta degli analiti da determinare sono vincolati dall’entità degli scavi e dalle caratteristiche dei luoghi. Nel caso specifico dovranno essere adeguatamente caratterizzati i terreni di riporto (1 o 2 campioni per sondaggio).Sui campioni prelevati, in considerazione delle caratteristiche storiche del sito sopra esposte, si prevede di determinare i seguenti parametri:

- Metalli (As, Cd, Crtot. CrIV, Pb, Cu, Zn)

- Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA)

- Idrocarburi pesanti (C>12)

- PoliCloroBifenili (PCB).