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SOMMARIOIl didietro della copertina by bise 03

CCAARRTTAACCOOMMIICCSSRX - storiedivitavissuta 05Crows Village di Corvi 06Il giardino filosofico di Spina 07Ulisse di Gioma 15Natur di Martinelli 20Leo & Lou di Matteucci 23Ettore e Baldo di Milani e Pasini 24Quiff di Cius 28Bacarozzi di Orto 30Desert Out di Massy 31Petherapy di Inno 32Pensieracci e Pensierini di Ignant 33Birka di Emil & Zano 34Fumetti in corso di Cantucci 35Mayacomics di Davis 38Kurt's world di Giorgini 40Vermi di Rouge 41NerdHouse di Segatta e Longhi 42Esu di Coratelli & Righetti 44Sheeppard di Zetabò 45Lurko il Porko Mannaro di FAM 46Pulci di Cardinali 47Satirix di Darix 48Adventure di Garaffo 54

CCAARRTTAARRAACCCCOONNTTAALe avventure di Eustachio Bertuccelli 21“Il mestiere dello sfigato” di Tiberio 36

CCAARRTTAASSPPEECCIIAALLDemenziario di Gregnapola 08Intervista a Valerio Varesi di Estavio 16“L’unica soluzione è laraccolta differenziata” di Garofalo 26“Cui prodest” di Garofalo 49

CCAARRTTAACCIINNEE di RidolaCritica il critico! 55Boldi e Bond - la strana coppia 57La critica fra affetto e disprezzo:“L’allenatore nel pallone 2” 59Speciale: Tra cinema e cilicio... 61

Vignette e illustrazioni di Gianfalco, Kamenski, Darix,Spina

Cover di Massimiliano “+cm” Cardone

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IILL DDIIDDIIEETTRROO DDEELLLLAA CCOOPPEERRTTIINNAAOrmai per il resto del mondo lasituazione italiana è chiara: siamonella merda. Dopo una lunga eapprofondita analisi le NazioniUnite sono giunte alla conclusioneche l'Italia è un paese troppo bello,troppo storicamente e culturalmen-te importante per lasciarlo gestireagli italiani. E' ormai chiaro a tuttiche la classe dirigente italiana èincapace di gestire il popolo italia-no, e quest'ultimo è incapace dicorreggere le proprie pessime abi-tudini e di cancellare l'atavica abi-tudine a fregare il prossimo e achiedere favori ai potenti. D'altraparte è dimostrato che una piccoladose di italiani inseriti in una realtàstraniera riesce, dopo un periododi adattamento più o meno lungo,a entrare a far parte della societàin modo produttivo. In alcuni casigli italiani si dimostrano addirittura geniali, come dimostrano ad esempio alcunicineasti italo-americani. La soluzione al problema italiano è quindi semplice, anchese non indolore: trasformare l'Italia in un protettorato ONU, o meglio ancora unmega-resort turistico, riducendo ovviamente al minimo il personale di origine italianache potrà essere sostituito da etnie simili ma meno problematiche, come ad esempioi portoghesi. Gli italiani dovranno essere distribuiti tra i vari stati membri dell'ONU etrattati con la massima cura, almeno fino a quando uno studio genetico non permet-ta di comprendere cosa li rende cosí unici e cosí casinisti.

Bise

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Il cerume nelle orecchie mi dàproblemi. Ne parlavo settima-na scorsa con Briatore: cisiamo trovati di notte alla fon-tana di Trevi, a tirar su lemonete con la calamita. Io lofaccio per combattere l’inson-nia: chi dorme poco ingrassa,vedi Ferrara che sta su tuttala notte a pensare cosa inven-tare per stare tutti i giornisulle prime pagine dei giorna-li e inventare nuove etichettetipo ‘ateo devoto’.Col cerume non ci fai niente,non c’è il riciclaggio. Che nonsi potrebbe neanche dire rici-claggio di cerume sporco. Lo èdi suo, ma non si lamenta.Ne produco molto e sarei feli-ce di metterlo a disposizionedell’umanità, dare il mio con-tributo allo sviluppo del TerzoMondo. Briatore mi ha dettoche sono avanti coi tempi maun consiglio me l’ha dato: maiparlare di cerume quandoporti fuori una miliardaria del

Bronx. Sono molto sensibili suquesto tasto perché gli ricor-da quando non c’erano i cot-tonfioc e ti dovevi arrangiare.Terribile.L’ultima volta che ho portatofuori una miliardaria delBronx devo essermelo dimen-ticato. La monnezza invece laporto fuori tutti i giorni, per-ché in casa puzza. Certo, se ledanno gli arresti domiciliari,so mica come fare. Di questitempi è dura, con tutti gliattacchi al papa e alla chiesa:adesso hanno dato i domici-liari anche a una campana.Dove andremo a finire. Ilpapa dovrebbe scomunicare imagistrati, che sono tutticomunisti e barra o massoni:quelli comunisti e massoninon mangiano i bambini ma ipreti. I gusti sono gusti.Tredici giorni fa, verso le20/20,24, ho portato in spiag-gia a Milano Marittima unadisoccupata di Bronte

Il Papa è come il cerume.Mastella invece è cattolico

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(Sicilia). Ho buttato lì lamafia, per sfondare un porto-ne aperto ma lei ha dettomeglio il cerume. Io capisco,perché Cuffaro gli hanno datoun lustro ma non è che dàtanto lustro alla Sicilia. Perònon è colpa sua se parla nelsonno e quando dorme all’al-bergo popolare si trova concompagnie poco raccomanda-bili. La mafia ha le mani ovun-que, tranne che in politica.Con Briatore il ricavato della

pesca alle monete l’abbiamoversato alla Società per laProtezione del SalameNostrano Birmano. L’ho maisentito, ho detto io. Per forza,ha detto lui (non il salame:Briatore): è come i pentiti dimafia da noi: se uno è sottoprotezione, non è che poi vain giro a dire piacere io sono ilSalame Nostrano Birmano.Firma la sua condanna, no? estilisti ne girano già troppi,che firmano tutto.

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Ah, ecco.Frequentare certi ceti ti allar-ga la mente e la conoscenza;sempre quelli del baretto, fini-sce che parli solo di scemen-ze. Quegli altri, invece.Mastella in garanzia non è unproblema come il cerume, maparliamone. Nelle orecchie tifinisce uguale uguale; dopo,trovalo, il cottonfioc adatto.Qui, per alzare il livello e persolidarietà al Papa, volevometterci l’inno dei giovani

dell’Azione Cattolica:

“Bianco padre che da Roma ci sei meta, luce e guida in ciascun di noi confida: Un esercito ha l’altar. Siamo arditi della fede siamo araldi della croceal tuo cenno, alla tua voce.Un esercito all’altar”.

Ma poi ci resta male Pannellae mi incita il popolo allo scio-pero della fame. Gli islamici si

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sentono presi per il ramadan e scoppia la guerra di religioneper difendere la libertà religiosa. Solo che le guardie svizzerenon sono preparate perché fanno acqua da tutti i buchi.Hanno i soldi, gli svizzeri, perché hanno l’emmental, la sim-mental e la Total, ma in guerra sono neutri come il borotalco. Sarà questo sarà quello, il Papa alla Sapienza era un po’ comeil cerume nelle orecchie: c’era di quelli che non sentivanoragioni. Siccome il Ratzinger è tetesco ma è allergico ai cot-tonfioc, ha fatto marcia indietro, non si è accorto che arriva-va il Mastella ancora in garanzia, è successo quel che è suc-cesso. Meno male che anche il Clemente è cattolico se no erauno scontro di religioni. Io ce l’ho, la fede, perché sono sposato. Anche il Mastella èsposato e c’ha la fede, ma io non ho ancora ricevuto la garan-zia e mia moglie non sa niente di arresti domiciliari.Lei si intende solo di arrosti.Mio suocero (che è il papà di mia moglie, non di quella diMastella) non dirige le ASL: eticamente sarebbe contrario,oltre al fatto che è morto.Mio consuocero anche non dirigerebbe mai le ASL, se ce l’a-vessi.Però cosa c’entra: quello che conta è l’onestà personale e iMastella sono tutti cattolici, lo sanno tutti.Ecco perché non li fanno parlare neanche loro alla Sapienza eil Clemente è costretto a parlare o a Ceppaloni o alParlamento.Un attacco alla libertà di espressione religiosa.Comunque vada a finire, prima che salti su Crozza con qual-che imitazione sacrilega, io ho scritto al Mastella: se ti fannofuori (è una metafora, come ‘quello per me è un uomo è unuomo morto’), ti prendo io come commissario straordinarioper la raccolta differenziata del mio cerume.

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Pazienza se è un lavoro sporco: sempre meglio che starechiuso in casa tutto il giorno ai domiciliari con sua moglie, cheè una che c’ha sotto due maroni che neanche Rocco Siffredi.Astenersi battute su Buttiglione.

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La cinghia l’ho tirata e tirata; poimi si è rivolta alla Lega Italianaper la Protezione delle Cinghie.Facchini in giro non se ne trova:il lunario mi tocca sbarcarlo dasolo. Allora ho accettato di fare il GesùBambino nel presepio morente diBrumano (Bg). Per tirare i turistiin un paesino fuori dalle rotte deiViaggi dell’Elefante, la Pro Locoha messo su un presepio dimalati terminali. L’afflusso c’è,perché i parenti corrono e ognianno cambiano i protagonisti.Il peggio è trovare il bue e l’asi-nello terminali. Io sto bene, grazie; e mi toccopure. Mi hanno preso perché gliavevano detto che sono un mortodi fame. L’idea di lavorare in unamangiatoia già mi fa venire l’ac-quolina.La compagnia non è di quelle tri-sti: è un bel giro di burloni, battu-te che ti fanno morire dal ridere.Tipo se uno muore durante le

prove, si fa uno spuntino, appro-fittando che si è spento il termi-nale.C’è anche la satira politica: quellimori di capelli gli facciamo fare iportavoce, perché sono mori-Bondi. Bisogna dirla sottovoce,se no Forza Italia ti sega i fondi.Sarebbe un peccato far morire ilpresepio morente per colpa diBondi. Mi hanno preso dopo la selezio-ne: il parroco diceva che per farrecitare uno mezzo nudo adicembre ci vuole del pelo sullostomaco. Ce l’ho.C’è di bello che mi tengono su avin brulè e dopo mi cantano asquarciagola: “O bambino mio divino”. ‘Squarciagola’ fa venire inmente Jack lo Squartatore, maqui è meno tragica: ci sono sol-tanto dei laringectomizzati. Trinca e trinca mi puzza un po’ ilfiato, ma mai come quello delbue e dell’asino, che li impastic-cano a chilate per tenerli in piedi

Il sindaco di Shangai vende involtiniprimavera al presepio morente

in Valle Imagna.

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anche se stanno sdraiati. Persentire meno mi metto i tappinelle orecchie, però mi fannomassa col cerume e quando litiro fuori vedo le stelle. In sé sareianche in tema.C’ho già la battuta pronta per farmorire dal ridere i miei compagnidi recita: gli dico che la faccio io,la massa di mezzanotte. Unamassa da requiem.Forse vien su a trovarci il sindacodi Shangai: Brumano ha 150 abi-tanti scarsi, allora per far pacehanno fatto il gemellaggio con unpaese grosso della Cina. La Leganon voleva, perché sono rossianche se sono gialli e fanno laconcorrenza sleale. Dopo hannodetto va bene, ma no che vengo-no qui a venderci gli accendinifatti su come il Mao o come ilBertinotti. I cinesi non hanno fattostorie; vogliono solo vendere gliinvoltini primavera insieme allabilla cinese blulè. Qualcosa biso-gna lasciargli fare.Siccome vengono su i cinesi,

hanno fatto sapere che arrivanoanche quelli del P.C.I.-M.L. diSan Vito Lo Cascio (Tp); insisto-no a voler cantare ‘Per i morti diReggio Emilia’ ma a noi ci paremacabro. Il consigliere della Lega non vole-va e ha detto che sono ancheignoranti come i carabinieri terro-ni, perché si mette prima il nomee poi il cognome: Emilia Reggio.Ma insomma, è tutto a fin dibene: l’importante è che nonmuoiono le tradizioni popolari.Abbiamo invitato anche la Arcuri,perchè fa risuscitare i morti. Semi salta addosso e mi bacia inquanto Gesù Bambino, non ladenuncio per pedofilia.La capanna ci abbiamo messo ilnumero civico 47.

FINE (per ora...)

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Valerio Varesi è nato a Torinol'otto agosto 1959 da genitoriparmensi. A tre anni è tornatonella città emiliana dov'è cre-sciuto e ha studiato. Si è lau-reato in filosofia all'universitàdi Bologna con una tesi suKierkegaard. Nell'85 ha iniziatoa scrivere su giornali e rivistepubblicando anche racconti inraccolte collettive. Dopo esserestato corrispondente da Parmaper La Stampa e LaRepubblica, nell'87 ha lavoratoalla Gazzetta di Parma e nel'90 è passato alla redazionebolognese di La Repubblica. Laprima pubblicazione è del '98,un romanzo giallo (Ultime noti-zie di una fuga ed. Mobydick)

liberamente tratto dalla vicenda Carretta. Nel 2000 è uscito Bersaglio, l'oblioedito da Diabasis con il quale è stato finalista al festival del noir diCourmayeur e al premio Fedeli, organizzato a Bologna dal Siulp. Assieme auna decina di altri autori (tra i quali Macchiavelli, Manfredi, Barbolini ePederiali), ha pubblicato Aelia Laelia Crispis (Diabasis), una raccolta di rac-conti ispirati a una misteriosa lapide bolognese. Nel 2002 è uscito Il cineclubdel mistero edito da Passigli con la presentazione di Carlo Lucarelli. SonoSeguiti L'Affittacamere, Il Fiume delle nebbie, Le Ombre di Montelupo e Amani vuote (tutti per Frassinelli). il commissario Soneri, protagonista deiromanzi di Varesi, con il volto di Luca Barbareschi è approdato in Tv nellaserie di sceneggiati Nebbie e Delitti su Rai Due nel novembre 2005 (al fiancodi Barbareschi c'era anche Natasha Stefanenko).

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I n t e r v i s t a aaV A L E R I O VV A R E S I

a cc u r a dd i RR o b e r t o EE s t a v i o

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Come hai iniziato a fare il gior-nalista?

Da studente di filosofia, mi sonochiesto che cosa avrei fatto dopoaver preso una laurea che miavrebbe garantito un avvenire dadisoccupato e non essendo ricco difamiglia, mi sono cercato un lavo-ro. Siccome mi è sempre piaciutoscrivere, ho iniziato a collaborarecon varie riviste e testate tentandola sorte. Mi è andata bene perchéda lì a tre anni sono stato assuntoalla Gazzetta di Parma.

Scrivi di una Bassa che richia-ma in me sacrifici e nostalgia..è stata una terra fondamentaleper la tua crescita .. cosa rima-ne ora dopo la selvaggia specu-lazione edilizia?.

Io vengo da una famiglia di conta-dini dell’Appennino e la Bassa hoincominciato a conoscerla e fre-quentarla un po’ tardi. Da giornali-sta sono stato spesso sul Po perservizi di vario genere e ho comin-ciato ad apprezzare questo mondopiatto che un tempo si celava allavista per sei mesi all’anno. Lo stu-pore che coglie la gente di città odi montagna di fronte alla grandepianura credo che sia lo stesso dimio padre spedito poco più chebambino a fare il garzone sullastrada che conduce versoCremona: la sorpresa più grandeera vedere quel sole enorme tra-montare e nascere sull’orizzonte.Oggi molto del paesaggio è deva-stato dalle villettopoli che si sonomangiate i campi, ma l’immagine

più avvilente è quella del Poridotto a un immenso leta-maio.

Da cosa hai preso spun-to per inventare la seriedel commissario Soneriche ora si arricchisce diun nuovo romanzo?

Prendo spunto sempredalla realtà che è una fonteinesauribile di storie.Scelgo quelle che sonoemblematiche di una situa-zione e rappresentano unparadigma del mondo dioggi. Il delitto, o per megliodire, certi delitti, sono unadrammatica rappresenta-

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zione simbolica del reale. Io lavorosu queste storie per raccontarel’oggi. Anche l’ultimo libro, "Oroincenso e polvere"si inserisce inquesto filone.

I tuoi romanzi sono pieni anchedi ironia e frangenti comici..contaminazioni di generi diver-si?

A volte è necessario alleggerire lanarrazione con l’ironia e l’allusioneche suscita effetti di comicità. Chiscrive non deve dimenticare che haanche un compito di comunicazio-ne. Purtroppo oggi la comunicazio-ne è spesso futile e viaggia attra-verso modalità piuttosto sciocche.

Il "divertente" pare essere l’unicacategoria accettabile e di successo.Ovviamente lo scrittore deve rifug-gire da questa degenerazione checonduce alla stupidità, ma non puònon tenere conto della televisione,del cinema o dei video che modifi-cano la nostra percezione. Eccoperché deve essere "leggero"senzaessere vacuo: leggero nel modoche insegnava Calvino.

Come si impara a scrivere?

Non so e ho poca fiducia nellescuole di scrittura. Credo che allabase occorra prima di tutto saperleggere. Quindi ci vuole un grandeamore per la parola scritta e da lìcominciare a cimentarsi. Per quelche mi riguarda è importantissimoavere nell’orecchio il senso dellafrase, possedere una musicalità.Io, come diceva Lalla Romano,scrivo a orecchio.

Sei soddisfatto della trasposi-zione televisiva dei tuoi roman-zi?

Sì. Considerando la media di quel-lo che esce in televisione (maanche al cinema), la serie televisi-va tratta dai miei libri è di grandequalità. Mi sembra parente colmiglior cinema. Inoltre,Barbareschi si è calato perfetta-mente nel personaggio Soneri,mentre il regista Riccardo Donnaha saputo ricreare le stesse atmo-sfere dei libri. Ovviamente, tutto èstato possibile grazie ai produttori

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Aureliano Lalli Persiani e SusannaBolchi che hanno accettato ilrischio di realizzare una cosa cosìcurata e di ritmo lento.

Spesso affermi di essere moltotimido, come riesci ad affronta-re il pubblico durante le pre-sentazioni dei libri o quando faiil giornalista?

Ormai mi sono allenato e riesco acavarmela sempre piuttosto bene.Ma non mi intimidisce tanto il pub-blico, bensì il terrore di dire bana-lità. Non sopporto le persone cheparlano a vanvera o senza aggiun-gere niente a quello che già si sa enon vorrei imitarli. Mi trovo più indifficoltà nei panni del giornalistaperché in certe circostanze occorredavvero molta grinta per superarele situazioni a cui ci si trova di fron-te.

Dicevi pure di convivere "alle-gramente" con la depressione,come fai? E secondo te aiuta a scrivere?

Sì, spesso incappo in giorni didepressione e sto male. Ma sicco-me so che non può durare più ditanto, sopporto sapendo che primao poi se ne andrà com’è già suc-cesso molte altre volte. E’ un modopiuttosto empirico di cura, ma fun-ziona. Credo che la depressionenon aiuti a scrivere, ma aiuti moltoa riflettere. Sembrerà una bestem-mia dirlo, ma tutte le grandi coseche facciamo nascono da una sof-

ferenza. Senza sofferenza nonaccadrebbe nulla.

5 libri e 5 film da non perdere

"Comincio dai libri: Il processo diKafka, Delitto e castigo diDostoevskji, Lo straniero diCamus, La malora di Fenoglio eQuer pasticciaccio brutto di viaMerulara di Gadda. I film:Novecento di Bertolucci, Amarcorddi Fellini, La leggenda del santobevitore di Olmi, Arancia meccani-ca di Kubrik e Duel di Spielberg.

Come vivi il rapporto con il webche tra l’altro ospiterà questaintervista (www.cartaigieni-caweb.it)?

Internet è stato una delle invenzio-ni più interessanti degli ultimidecenni. Ho, invece, paura del pro-liferare di tanti blog che parlano ditutto e di più replicando i talk showtelevisivi più cretini. Sono anchedeluso dalle discussioni letterarieon line: pensavo che fossero intel-ligenti e garbate tra persone intel-ligenti e garbate. Invece si trasfor-mano spesso in rissa. Perdipiù, chiscrive protetto da una sigla sisente autorizzato a sparare senzaremore su tutto e talvolta in mala-fede.

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GITA SCOLASTICA

La professoressa Stronzerrimi, per uno strano allineamento astraleche coinvolse tutti i pianeti del sistema solare e di quello di Aldebaran,decise di portare in gita scolastica la classe di Bertuccelli. L’ultima voltache un professore del liceo l’aveva fatto, aveva perso il controllo dellasituazione rapidamente, gli studenti avevano demolito un albergo,incendiato un museo stuprandone l’ottagenuaria guida turistica e giàche c’erano sedici mummie e due statue del Canova. Da quel giornoerano state vietate tutte le gite scolastiche nella scuola. Tuttavia il pre-side acconsentì, fidando sulla fama della Stronzerrimi, animale domi-nante di Vimercate e sul terrore che incuteva nel prossimo (si dicevache una volta su un aereo dirottato, avesse tenuto testa a un manipo-lo di terroristi, convertendoli al giudaismo e convincendoli a sposare lacausa di Israele). La gita si sarebbe svolta nella ridente cittadina diBusto Gagliardo sul Panaro, luogo di insediamento etrusco-romano-egiziano-vichingo-napoleonico-atlantideo. Bertuccelli era emozionan-tissimo. Aveva sentito narrare da amici di amici di amici che durante legite scolastiche le ragazze perdevano completamente le inibizioniaccoppiandosi con qualunque cosa (bipedi e non) che capitava loro atiro. Nella sua mente contorta si era visto in accappatoio stile HughEfner (il patron di playboy) mentre le sue compagne vestite da coni-gliette, gli offrivano uva e vino. Inutile dire che i sismografi del conti-nente rilevarono nelle ore successive lievi scosse telluriche con epi-centro a Vimercate. La mattina dopo Bertuccelli era così eccitato chesi trovò 6 ore prima davanti all’ingresso della scuola. Fu sorpreso dalbidello a montarsi più volte le gambe di un tavolo di legno e a guairenella nebbia. Quando scoccò l’ora fatale arrivarono tutti i compagni diclasse di Bertuccelli. Bertuccelli pagando cambiali che gli sarebberogravate sino alla pensione, aveva corrotto tutti loro per sedersi di fian-co alla Gnocconi in pullman. Aveva studiato tutta la notte cosa le

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avrebbe detto, come l’avrebbe sedotta e fatta sua. Peccato che laGnocconi si ammalò il giorno prima e dovette rinunciare alla gita. ABertuccelli toccò fare il viaggio a fianco di Carmine O’ Turco conosciu-to in tutto l’emisfero settentrionale per essere il più grande rompico-glioni vivente. Il padre era scappato di casa, a causa del figlio, quandoquesti aveva solo 5 anni. La madre si era perforata i timpani per nonsentirlo parlare. A metà del viaggio Bertuccelli aveva i testicoli delledimensioni di due palloni da basket. L’autista impietosito, gli offrì unaspada rituale giapponese come rapida via di fuga. Bertuccelli colto daallucinazioni audiovisive, non sapendo che fare, preferì spalmargli 16metri di lingua in bocca. Fu un grave errore perché la settimana suc-cessiva il padre di O’ Turco, un crudele manovale di 2 metri per 2,cercò di costringerlo a sposare il figlio, pretendendo anche una riccadote e lo ius primae noctis sul ragazzo. Nel frattempo la scolarescafestante arrivò all’hotel Miranebbia di Busto Gagliardo sul Panaro. Lasera, le ragazze avevano organizzato il gioco della bottiglia. Bertuccelliera così eccitato che diede un’ulteriore ripassatina di lingua al poveroO’ Turco che ormai si era innamorato e stava consultando la rivistasposa moderna. Per presentarsi al meglio, Bertuccelli si era fatto unadoccia di 3 ore, si era pettinato minuziosamente e aveva indossato l’a-bito della festa. Inutile dire che quando bussò alla camera delle ragaz-ze, il gioco era finito, tutti si erano accoppiati selvaggiamente e leragazze erano troppo stanche per continuare. Bertuccelli bestemmiòcosì forte che al papa venne un malore e la Stronzerrimi lo fece croci-figgere dopo la rituale flagellazione.

continua nel prossimo episodio...

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Leo & Loudi Agata Matteucci

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Provo ad annotare altri commenti in merito all'ormai abusato tema checi affligge da troppo tempo: i rifiuti di Napoli e della Campania. A riguar-do, penso che le responsabilità politiche e morali (ma anche penali)siano molteplici e complesse, ed investano vari livelli di gestione: loca-le, regionale e nazionale. Senza dubbio Prodi non è l'ultimo ma nem-meno il primo colpevole. Poiché la gestione del problema è stata affi-data ad un livello di natura commissariale, le responsabilità dipendonoanche e soprattutto, ma non solo, dal governo nazionale. Inoltre, poi-ché la cosiddetta "emergenza" dura e si trascina ormai da anni, esat-tamente da oltre un decennio, è evidente che le responsabilità nonsono da ascrivere soltanto al governo Prodi, bensì anche ai governiprecedenti.Fatta questa doverosa premessa, non penso di dire una banalità quan-do affermo che i principali responsabili del disastro sono gli ammini-stratori locali, dal momento che la gestione di un problema come quel-lo dei rifiuti e del ciclo dei rifiuti, è di ordine territoriale, ossia locale.Pertanto, le principali responsabilità vanno ascritte agli esponenti dimaggior spicco delle amministrazioni locali in Campania, vale a direRosa Russo Iervolino in qualità di sindaco del Comune di Napoli, eAntonio Bassolino nella triplice veste di commissario straordinario del-l'emergenza, sindaco della città partenopea e governatore della regio-ne.Precisate le responsabilità storico-politiche e morali (che, ripeto, sonomolto più vaste e complesse rispetto a quelle sopra enunciate), la solu-zione più razionale, più giusta e compatibile con le esigenze ambien-tali e sanitarie, è una sola: la raccolta differenziata. Gli inceneritori non risolvono affatto la questione, ma la aggravanoulteriormente, introducendo altri pesanti fattori di inquinamento e deva-

L'UNICA SOLUZIONE E' LA RACCOLTADIFFERENZIATAdi LUCIO GAROFALO

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stazione ambientale, sociale e di corruzione politico-economica. Isistemi di incenerimento dei rifiuti rappresentano un'imperdibile e pre-ziosa occasione per accumulare enormi fortune economiche, a comin-ciare dalle ditte appaltatrici che si occupano della costruzione degliimpianti stessi, che in Campania sono affari gestiti dai clan camorristi-ci. Aggiungo che i profitti non sono una prerogativa riservata esclusi-vamente al sistema imprenditoriale criminale, ma anche un appannag-gio del circuito economico "legale". Sta di fatto che i mass-media ufficiali (stampa e televisione, pubblica eprivata) stanno cercando di imporre, attraverso ripetuti bombardamen-ti di inganni e menzogne, la logica degli inceneritori quale unica solu-zione possibile e praticabile, mentre la strada da percorrere è soltantouna, la più semplice, facile, ecologica ed economica: quella della rac-colta differenziata. Da promuovere attraverso campagne capillari dieducazione civica ed ambientale (nelle scuole ed ovunque sia oppor-tuno e necessario), mediante appelli, assemblee ed altre iniziative diinformazione e sensibilizzazione morale, ma anche con il ricorso astrategie eventualmente "repressive" (ovvero multe e sanzioni ammi-nistrative), se necessario. Sempre meglio delle infiltrazioni camorriste,dell'inquinamento ambientale, sempre meglio della corruzione politica,dello scempio e della devastazione del territorio, sempre meglio delpericolo sanitario costituito dalle epidemie e dalle affezioni tumorali.

FINE (per ora...)

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www.nuvoland.it

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Andrea Cantucci tiene corsi di disegno e fumetto al Centro Lagodrago, presso laCasa del Popolo di Casellina, in Piazza Di Vittorio, a Scandicci (Firenze), in collabora-zione con le associazioni "Madreterra" e CUEA (Centro Umanista di EspressioneArtistica).Per informazioni e iscrizioni:siti www.lagodrago.it - www.cuea.it; e-mail [email protected] - [email protected]; tel.055/7351506 - 346/9571340La segreteria del centro è aperta tutti i giorni feriali dalle 9:00 alle 13:00, e il mer-coledì dalle 17:00 alle 20:00.

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Nonostante la città fosse scintil-lante e coperta di luci per lafesta del santo patrono, gli occhidi Sonia quella sera erano tristi. La incontrai per caso. Era sedu-ta sui gradini dell'ingresso delteatro, proprio di fronte la caf-fetteria. Mi fece un sorriso, sialzò e mi accarezzò un braccio.Io la baciai sulla guancia. Il pro-fumo ed il sapore della sua pellecandida erano simili, per bontà,a quelli di un albero di tiglio infiore.Lo stridere di quel volto conl'ambiente circostante era evi-dente. -Come stai?- gli chiesi banal-mente, ostentando un'improba-bile disinvoltura. -Bhe, tutto sommato bene!Sono al quarto campari e pro-secco ed ora penso che andrò ascekerarmi sulle giostre, standoattenta a non vomitare s'inten-de..- rispose un pò barcollando. Sonia non è mai stata una cheregge l'alcool. Quella sera c'eraqualcosa di strano in lei. Unalone amaro le copriva l'anima. Ebbi quest'impressione e nonchiedetemi perché. Quandopiomba addosso l'improvvisaconsapevolezza del tempo che

passa, dell'essere incastrati atrent'anni ancora in un corso dilaurea eterno o in un lavoro dimerda di cui non puoi fare ameno, quando ti accorgi che nonci sono più speranze e cheanche a casa tua sembri esseredi peso, tiri le somme e capisciche è ora di uscire dal guscio.Credetemi, non è facile farlo perla nostra generazione cresciutaa forza di pubblicità e false spe-ranze. Quella sera pensai questodi Sonia e di me.

Vuotai il mio bicchieri di wiskyrapidamente. Le pulsazioni,come da programma, iniziaronoa scendere e l'impaccio inizialevenne meno. Mi feci coraggio.La forza sublime di quei quattrocinque bicchieri di doppio maltoche avevo nel sangue non miavrebbe abbandonato. Sarei riu-scito ad invitarla di nuovo. Avreiriparato agli errori del passato.L'avrei portata a cena, avremmobevuto un Valentini del 2002 e,alla fine della serata, le avreicarezzato dolcemente il volto ebaciato delicatamente le labbra.Quelle labbra così belle e dolciche era un peccato persinoguardare.

IL MESTIERE DELLO SFIGATOdi GIUSEPPE TIBERIO

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Feci un passo avanti, sorrisi ementre stavo per parlare udiiuna voce:-Sonia... dai andiamo. Non èche possiamo rimanere impalatiqui tutta la sera…-Un ragazzo alto e biondo sullatrentina si avvicinò e la abbrac-cio in vita da dietro.-Vogliamo andare?- continuòrivolto a lei e le baciò i capelli.-Stronzone del cazzo! Se prendoquella bottiglia e te la spaccosulla testa? Eh? Non saraicostretto a rimanere impalatoquì. Non vedi che sta parlandocon me?- pensai. Poi dissi: -Ok.. è meglio che vai.Le giostre ti aspettano!- sorrisi.Un sorriso da ebete a dir laverità. Lei rispose non un sem-plice "ciao". Voltò le spalle eraggiunse i suoi amici che sierano già avviati. La seguii con lo sguardo finchénon divenne un punto indistintotra la folla.Tirai fuori una MS e la accesi. Migirai e vidi Franzino che mi por-geva un bicchiere di vino. -Me lo hanno messo nel bicchie-re di plastica perché ieri sera quìfuori hanno sfregiato un tipo-disse, riferendosi al vino. Poicontinuò:-Di quelle sai quante che nesono in giro. Tsz, alternative deimiei coglioni. Poi quando glicapita l'occasione si fanno met-tere in cinta dal riccone di turnoe tanti saluti ad Angela Davis etutto il resto. Certo che peròanche te.... è duro il mestiere

dello sfigato-.

Quella sera pensai a mio nonno.A quando un medico mi spiegòche il cuore è una pompa che hail solo compito di pompare ilsangue nelle vene e che quellodi mio nonno non funzionavatanto bene. Anche se non riuscìa salvare mio nonno, quella seradavanti la caffetteria fui grato aquel medico. Se non mi avessespiegato quelle cose avrei cre-duto che Sonia fosse stata ladonna che mi avesse spezzato ilcuore.

FINE

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di Carlo Coratelli & Eros Righetti

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Chiarisco subito un punto: il nuovoattentato terroristico che inPakistan ha provocato una strageuccidendo anche l'ex premierBenazir Bhutto, rappresenta unorrendo crimine commesso controla parte più umile e indifesa delgenere umano. Voglio urlare conforza il mio sdegno morale controatti raccapriccianti che rivelanosoltanto un'efferatezza assassinae non sono certo utili alla causadegli oppressi e dei diseredati delpianeta. Caso mai dietro similiazioni si possono celare gli inte-ressi affaristici e criminali di qual-che oscuro centro di potere sovra-nazionale. Ma ragioniamo breve-mente su alcune reazioni e dichia-razioni immediate.

Il governo pakistano ha accusatoal Qaeda dell'omicidio di BenazirBhutto, ma un autorevole militantedel gruppo terrorista smentisce edeclina ogni responsabilità. A que-sto proposito il leader talebanoBaitullah Mehsud, ritenuto il luo-gotenente di al Qaeda in Pakistan

e accusato dal governo pakistanodi essere la mente dell'attentatoche ha ucciso Benazir Bhutto,nega ogni coinvolgimento nellamorte dell'ex premier. Lo riferisceun suo portavoce: «Lo nego fer-mamente. Il popolo tribale ha isuoi costumi, noi non attacchiamole donne», ha affermato il portavo-ce di Mehsud, Maulvi Omar, inuna conversazione telefonica.

Anche il partito della Bhutto, ilPpp, ha dichiarato di non crederealla versione ufficiale ed haaggiunto che l'amministrazionedel presidente Pervez Musharrafsta cercando di insabbiare il pro-prio fallimento nel sostenerla.Inoltre, uno stretto collaboratoredell'ex premier ha definito "ridico-la" la tesi del governo secondo cuiBenazir Bhutto avrebbe urtato vio-lentemente la testa durante l'at-tacco suicida. Sherry Rehman,portavoce del partito di Bhutto, haaffermato che la donna è stataraggiunta da un colpo alla testa,sparato molto probabilmente da

CUI PRODESTdi LUCIO GAROFALO

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un cecchino. Ebbene, non risultache al Qaeda abbia mai adottatosimili tecniche omicide, che inve-ce sono tipiche dei servizi segreti.In questo caso, mi riferisco ai ser-vizi segreti pakistani.

Comunque, per comprenderesimili fenomeni non servono tantoindagini dietrologiche e complotti-ste, quanto soprattutto una valuta-zione il più possibile lucida edobiettiva dei fatti e delle conse-guenze.

Occorre chiedersi: cui prodest, achi giova tutto ciò? A chi giovanoqueste azioni criminali e stragisteche, per la loro tipologia, mirano acolpire in modo brutale e indiscri-minato le masse, e non solo ber-sagli ben individuati come, in que-sto caso, Benazir Bhutto?Uno degli effetti più evidenti èstato quello di stravolgere l'agen-da politica internazionale, ponen-do e rilanciando al primo punto iltema della sicurezza e della"guerra al terrorismo", così daridare fiato alla strategia ormaiindebolita e screditata della "guer-ra preventiva" (o "guerra globalepermanente") voluta ed impostanegli ultimi anni dall'amministra-zione statunitense. Una strategiache attraversa una grave crisi di

consensi a livello internazionale, espera in una ripresa e in un recu-pero di immagine e di risorsefinanziarie. La priorità più urgentedella politica mondiale torna adessere la cosiddetta "emergenzaterrorismo", a cui vengono subor-dinate e sacrificate tutte le altrequestioni internazionali.

Tutto il resto non conta più. Contasolo la questione della sicurezza,ossia la sicurezza dell'occidente,rispetto alle insidie provenienti dalterrorismo globale. Questa "emer-genza" viene ora nuovamenteanteposta sia alla tragedia dellapovertà estrema e del debito eco-nomico che affligge le popolazionidell'Africa e del Terzo mondo ingenerale, sia ai pericoli derivantidai mutamenti climatici edambientali terrestri. Tutto ciò èpassato rapidamente in secondopiano: questo è un primo dato difatto assolutamente innegabile.

In tal senso, un'altra conseguenzadegna di rilievo è stata l'intensifi-cazione delle misure di sicurezzaapplicate nel mondo, soprattuttonelle metropoli occidentali. La cir-costanza che deriva da tale "per-manente minaccia terroristica" èuna drastica riduzione delle libertàindividuali, che vengono sacrifica-

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te sull'altare della "sicurezzagenerale". Rinunciare alla libertàper ottenere in cambio più sicu-rezza: questo è lo slogan adottatoin diversi ambienti politici interna-zionali.

Un altro effetto è riconoscibile inun processo di isolamento e diemarginazione che ha coinvolto ilmovimento pacifista internaziona-le, al fine di indebolire e affossareulteriormente le istanze e le lotteanticapitaliste condotte negli ultimi

anni attraverso manifestazioni, ini-ziative e incontri globali, tra cuivari "summit alternativi" in funzio-ne anti-G8, in cui i protagonistinon sono più otto individui che siarrogano il diritto di decidere ildestino dell'intera umanità, bensìcentinaia di migliaia di persone,attivisti, esperti, studiosi e sempli-ci cittadini, che si mobilitano e sirisolvono a partecipare concreta-mente ad un convegno, ad un'as-semblea, ad una manifestazione,per dare voce a sé e a chi non rie-

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sce a far sentire la propria.

Uno degli obiettivi perseguiti daquesta strategia internazionaledel terrore, sembra essere proprioquello di intimidire e indebolire ilcosiddetto "movimento dei movi-menti" che contesta il G8 e l'attua-le modello di globalizzazione eco-nomico-liberista e gli contrapponeun modello antitetico di discussio-ne e decisione collegiale, di orga-nizzazione dei rapporti politici apartire dal basso, ossia dai biso-gni concreti della gente, attraver-so forme di democrazia diretta epartecipativa, rifiutando la logicaautoritaria e verticistica del sum-mit, per optare a favore di unacostruzione orizzontale, aperta ediffusa della prassi politica.

Un altro importante motivo diriflessione riguarda il quadro poli-tico mediorientale. Mi spiego.

L'attentato stragista in Pakistansembra aver ridestato bruscamen-te l'opinione pubblica internazio-nale dallo stato di torpore e indif-ferenza generato da una sorta diassuefazione alle immagini diguerra, orrore e morte, provenien-ti tutti i giorni dall'Iraq e dallo sce-nario mediorientale. E' evidenteormai che, quando simili vicende

terroristiche insanguinano NewYork, Madrid o Londra, anzichéKabul, Baghdad o i palestinesi, lacomunità occidentale sembra rea-gire in modo viscerale, in predaagli effetti scioccanti della paura.

Pertanto, chi decide di diffondereil panico e l'angoscia per favorire ilpropagarsi di umori irrazionali, fa ilgioco dei terroristi.

In sostanza, il terrorismo giovaanzitutto a chi, prendendo a prete-sto il sentimento di inquietudine einsicurezza diffuso nella popola-zione, ne approfitta per invocaresvolte politiche in senso autorita-rio e liberticida all'interno deglistessi Stati occidentali.

Parimenti, di fronte alla spietatarecrudescenza del terrorismo sisollecita una risposta altrettantocruenta, ossia un'escalation mili-tare nordamericana nell'area delGolfo Persico, nella misura in cuile armi continuano ad essere lostrumento privilegiato di una stra-tegia neocoloniale condotta suscala globale. In tale scenario siinquadrano e si spiegano le tragi-che vicende degli ultimi anni, dallaorribile strage dell'11 settembre2001 ai conflitti bellici inAfghanistan e in Iraq, trasformati

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in teatri di guerriglia permanente.

Se non si fuoriesce da questa per-versa e pericolosa deriva neoim-perialista e guerrafondaia, difficil-mente si potrà sperare in un avve-nire di pace autentica, che è unacondizione assolutamente incom-patibile con l'ingiustizia, specie secronica e duratura, nella misura incui il superamento delle tensioniinternazionali presuppone l'elimi-nazione delle loro cause storiche,tra le quali emergono con prepo-tenza le pesanti ingiustizie mate-

riali che opprimono soprattutto lepopolazioni affamate dell'Africa edel Terzo mondo. Ingiustizie terri-bili e indicibili che stanno segnan-do il triste destino del Sud delmondo, cioè di miliardi di esseriumani.

fine

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