SMU / Sistema Museale della città di Ugento

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Sistema Museale Ugento 2015 Progetto d’Identità FF3300

1.0 BriefingIl progetto d’identità “Sistema Museale di Ugento”nasce con le seguenti finalità:

1. Descrivere e rappresentare il territorio di Ugento;

2. Evocare l’immaginario messapico, greco e latino;

La natura sistemica del progetto richiede lo sviluppo di adeguati strumenti di comunicazione, capaci di prestarsi per molteplici utilizzi e declinazioni degli output.

Le parole chiave:

Messapia

Sistema

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2.0 MessapiaO anche “tra due mari”

Uno dei principali artefatti riconducibile alla cultura messapica è la Trozzella,un’anfora, solitamente in ceramica, a collo lungo con alti manici e decorazioni che seguono motivi geometrici.

Coltivavano l’ulivo e la vite; si dedicavano alla pastorizia, all’allevamento dei cani e dei cavalli, all’apicoltura.

Sono arrivati a Otranto nel 1000 A.C. circa.

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2.1 Radici Esistono due teorie sull’origine dei Messapi:

1 – provenivano dall’Illiria

Quando gruppi provenienti dall’Illiria, una regione oggi poco a nord dell’attuale Albania, si stanziarono nella penisola Salentina, mescolandosi con le popolazioni paleo-meridionali, dette anche ausoniche. La storia racconta che gli invasori furono guidati da Japyge, Dauno e Peucezio. I seguaci di Dauno si insediarono nell’attuale foggiano, le gentidi Peucezio si stanziarono nel territorio

barese, il gruppo guidato da Japyge occupò, infine, le sedi meridionali della Puglia, stabilendosi nell’attuale territorio delle province di Lecce, Brindisi e Taranto. Japygia, alla fine, si chiamerà tutta la Puglia fino alla totale conquista romana (269-267 a. C.), quando poi muterà il nome in Calabria.

2 – provenivano da Creta

Quasi contemporaneamente agli Illiri si mossero verso questa terra anche i Greci, quasi sicuramente di provenienza cretese. Le fonti letterarie dell’antichità non si rivelano sempre attendibili al proposito, data la loro natura mitizzante delle informazioni storiche. Non sarebbe del tutto leggendario, però, il noto

episodio di Erodoto secondo il quale Cretesi-Micenei, di ritorno dalla Sicilia, furono gettati da una tempesta in Japygia e, non avendo più possibilità di tornare a casa, vi rimasero e si trasformarono in Jàpygi-Messapi. Il poeta Virgilio invece, narra dell’eroe Idomeneo che, cacciato dalla propria patria, Licto, nell’isola di Creta, durante le sue peregrinazioni, in greco salo, riunì ed amalgamò profughi di diversa stirpe, i quali poi si fusero e si assimilarono con i Messapi, cioè i “popoli tra i due mari”.

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2.2 Storie La Japygia, che sorse come unità statale nel 1280 a. C., estese in seguito la sua influenza nel Salento e su tutti i territori dell’odierna Puglia, costituendo una federazione di nazioni e stati con i Messapi, i Peucezi ed i Dauni.

Soltanto la colonia spartana di Taranto, a stento, riuscì a conservare la propria egemonia politico-culturale nella regione opponendosi con le armi, ma invano Taranto cercò di assoggettare i Messapi (473 a. C.): i Tarantini, imbattibili sul mare, dovettero soccombere a terra contro i Messapi, abili domatori di cavalli.

Nel 413 a. C. il principe messapico Artas presta soccorso agli Ateniesi (che, con buona probabilità, avevano aiutato la popolazione messapica contro Taranto) impegnati in una dura battaglia contro la città di Siracusa.

Dal 334 al 338 a. C. combattono, con successo, contro il re spartano Archidamo III giunto in Italia per soccorrere la colonia di Taranto.

La cavalleria messapica era celerissima negli spostamenti e dell’imbattibilità dei cavalieri messapici si accorsero anche i Romani allorché li vollero al loro fianco nella seconda, tra il 326 e il 304 a. C. e nella terza, tra il 298 e il 290 a. C. guerra sannitica.

Tra il 269 ed il 267 a. C., in seguito alla guerra tra i confederati messapo-salentini, Taranto e Pirro contro l’Urbe, si compì la conquista romana del Salento: il messapo e i dialetti di matrice greca furono sostituiti ovunque dal latino.

Durante le guerre puniche le città messapiche passarono senza esitazione dalla parte di Annibale, Roma non perdonò mai quest’azione: le proprietà delle genti del Salento furono confiscate ed assegnate al territorio demaniale, al vecchio lotto si sostituì il latifondo a lavoro schiavile: era finita un’epoca.

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Ugento (l’antica OZAN) e la Messapia

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3.0 ScritturaRappresentare un territorio e la sua storia attraverso un codice visivo che ne conserva, al suo interno, gli elementi costituitivi della memoria.

Abbiamo deciso di utilizzare un alfabeto, appositamente disegnato recuperando i segni caratteristici del disegno delle lettere messapiche, ma anche le influenze, prima greche e poi latine, che hanno accompagnato l’evoluzione culturale e socialedi questo territorio.

Il Messapico appartiene alla famiglia linguistica Indoeuropea.

Il livello di attestazione frammentaria della lingua, nonché l’appartenenza dei suoi documenti a poche categorie testuali, scarse di tipologie grammaticali e lessicali, non consentono l’assegnazione della lingua ad un gruppo più definito all’interno dell’Indoeuropeo comune.

Le lacune più sensibili riguardano la ricostruzione del sistema verbale e il trattamento delle labiovelari e delle palatali.

Anche a livello morfologico non è sempre ben chiara la familiarità con il gruppo linguistico delle lingue italiche.

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Essendo la maggior parte delle iscrizioni messapiche costituite da nomi personali, pochi sono i termini non onomastici attestati. Tra questi si segnala argorapandes, il cui significato deve essere vicino a quello di ‘tesoriere’, ‘magistrato monetale’, bilia ‘figlia’, bennan (un tipo di veicolo), tabara ‘sacerdotessa’. Sono voci ricostruite *kalator (è attestato il genitivo singolare kalatoras), imprestito dal latino ‘araldo’ o altra simile funzione sacerdote e *teuta, termine noto dai suoi derivati onomastici (ad es. Taotor, Taotorres) e presente in altre lingue indoeuropee occidentali con il significato di ‘comunità’, ‘popolo’.

3.1 Fonetica I greci trasformarono l’alfabeto, introdussero le vocali, di fatto crearono il primo alfabeto fonetico, cioè che rappresentava a pari titolo sia i fonemi consonantici che quelli vocalici.Essi trasmisero l’alfabeto così modificato ai vari popoli del mediterraneo antico, fra i quali i messapi, che lo passarono a loro volta alle popolazioni limitrofe. In questo modo arrivò ai latini. Da queste intermediazioni dipendono le molte differenze tra l’alfabeto greco e quello latino, come per esempio il fatto che la lettera latina /C/ (l’antica “gimel” fenicia) abbia perso il suo originario suono /G/ per assumere lo stesso suono /K/ già più che efficacemente rappresentato dalle lettere /K/ e /Q/

(le antiche “kap” e “qop” fenicie): nella lingua etrusca, diversissima da greco e latino, mancava infatti il suono /G/. I romani dovettero rimediare a questo contrattempo aggiungendo la nuova lettera /G/ ottenuta aggiungendo un trattino alla /C/. La nuova lettera prese il posto della /Z/, eliminata in quanto rappresentava un suono inesistente in latino. Più tardi questa lettera venne reinserita per trascrivere le parole di origine greca che erano state accolte copiosamente nella lingua latina, e venne nuovamente aggiunta alla fine dell’alfabeto.

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La considerazione del valore fonologico da assegnare ai grafemi messapici presenta una serie di difficoltà. Mentre vi è certezza sul fatto che il messapico distinguesse tra vocali brevi e vocali lunghe, come nel resto delle lingue indoeuropee, rimane difficile determinare la posizione delle vocali l’una rispetto all’altra e quindi il loro esatto valore fonologico.

L’oscillazione tra /i/ ed /u/ nell’alfabeto apulo (variante tarda settentrionale del messapico) e tra /i/ ed /o/ in quello messapico, riflette probabilmente un sistema vocalico asimmetrico che oppone due anziché tre vocali nella serie velare.

Altri fenomeni fonologici sono, in epoca predocumetaria, il passaggio da /o/ ad /a/

(*to-bhoros > tabaras) e la palatalizzazione a livello consonantico, espressa per mezzo della geminazione del grafema.

Per quanto riguarda il consonantismo, le medie aspirate indoeuropee sono rese in Messapico con le medie corrispondenti, sia in posizione iniziale che all’interno di parola (es.beran ‘che portino’, con b < *bh).

La */s/ indoeuropea è inoltre trattata come /h/, sia in posizione iniziale che intervocalica (klaohi’ascolta’ da *kleu-s-i).

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3.2 Morfologia La morfologia del Messapico, dato il suo alto grado di frammentarietà, è ricostruibile solo in minima parte e mediante criteri comparativi.

Sono attestati due numeri: singolare e plurale.

I casi finora attestati sono quattro: nominativo, accusativo, genitivo e dativo.

Riguardo al sistema verbale si può dire soltanto che sono riconosciuti casi di:

– indicativo(presente, aoristo e perfetto)

– imperativo (presente)

– congiuntivo (presente)

– ottativo (presente)

Le persone attestate nelle iscrizioni sono due: la 3a singolare e la 3a plurale.

I tempi ricostruibili sono il presente, l’aoristo e il perfetto.

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v

la formadelle lettere

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4.0 Iscrizioni PICCOLA STeLe DI PIeTRA LeCCeSe DA NARDò (LeCCe)

L’iscrizione è incisa con andamento semicircolare e con ductus sinistrorso su una faccia della stele.

La lettura è: baolihinolibataosda dividere in: baolihi no libataos

L’iscrizione si data, in base a criteri paleografici, prima metà VI e prima metà V secolo a.C. L’altezza delle lettere è variabile, e le lettere presentano una forma arcaica, come si vede dalla forma dell’alpha, del ny e dal beta con la

prima asta allungata.

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BLOCCO DI PIeTRA PROveNIeNTe DA vIeSTe, SUL GARGANO (FOGGIA)

L’iscrizione è incisa destrorsa sulla faccia superiore e continua su un’altra faccia del bocco di pietra.

La lettura è: agol |2 zonvi |3 nana diva |2 dama |3 tira

da dividere in: agolzon vinana diva damatira

L’iscrizione si data, in base a criteri paleografici, tra IV e III secolo a.C.

Si nota un errore di scrittura sulla faccia laterale del blocco, dove la prima lettera di diva, un delta, è stato prima realizzato come alpha. Se non è possibile fornire un inquadramento lessicale per algozon, perché scarsamente attestato (unica altra attestazione nella formaagolzei in un’altra iscrizione da Vieste Garganico: MLM 2 Vi) Vinana è un nome proprio femminile, probabilmente un gentilizio, espresso al singolare nominativo. L’espressione Diva Damatira compare invece altre volte nell’epigrafia messapica: si tratta di un teonimo femminile. Damatira infatti è la forma messapica della dea Demetra, mentre Diva è il suo appositivo, espresso anche nella forma Deiva. Questo, come altri blocchi analoghi iscritti da Vieste Garganico, sono da inquadrare nell’ambito votivo.

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PICCOLA LASTRA DI CARPARO DA MeSAGNe

L’iscrizione è realizzata con ductus destrorso su due righe. A sinistra dell’iscrizione è raffigurata una piccola croce di S. Andrea su un asta verticale, stilizzazione della fiaccola demetriaca. Un alpha, evidentemente dimenticato nella scrittura del testo, è stato reinserito sotto la riga all’altezza della lettera beta. L’ultima lettera del testo è stata eseguita al di sotto della riga per motivi di spazio. In base alla forma delle lettere, in particolare dell’alpha con tratto mediano angolato, del rho con breve apice obliquo e del sigma con asta superiore allungata, l’iscrizione si data al III secolo a.C.

La lettura è: tabaroa |2 s da dividere in: tabaroas

La fiaccola demetriaca e il nome espresso nel testo rimandano ai culti demetriaci.

Il nome tabara, analizzabile come *to-bhorā(derivato da *to-bher-, cfr. il greco ϕορός) ha il significato di “colei che porta (le offerte), quindi “sacerdotessa”.

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ALFABeTO MeSSAPICO e ISCRIZIONI DI vASTe La più lunga epigrafe messapica fu scoperta a Vaste nel XVI sec come ci riferisce il Galateo nel suo “De situ Japige”. Nella foto, tratta da “Le Iscrizioni Messapiche” - Maggiulli-Castromediano -1871, la trascrizione dell’epigrafe di Vaste.

La lettura è: Klohi Zis thotoria marta pido vastei basta veinan aran in daranthoa vasti staboos xohedonas daxtassi vaanetos inthi trigonoxo a staboos xohetthihi dazimaihi beiliihi inthi rexxorixoa kazareihi xohetthihi toeihithi dazohonnihi inthi vastima daxtas kratheheihi inthi ardannoa poxxonnihi a imarnaihi.

Traduzione: Ascolta Zues! Io, Totoria Marta, cedo alla città di Basta (Vaste) il mio terreno, con la malleveria [presentata] nel senato da Stabonas Xonedon e da Dazet Vaanet, nel collegio dei mercanti da Stabuas Xonettes figlio di Dazohonnes, nell’assemblea cittadina da Dastas Kratehes, e in quella dei contadini da Poxxonnes Aimarnas.

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4.1 Stilemi

Bassa Messapia

Alta Messapia

Piceno

Costa Adriatica

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“Anche una tarda variante greca (il messapico) della “Alpha” maiuscola colpisce come compromesso tra vista frontale e laterale. Essa non richiede un tratto apposito, ma solo un’angolatura del tratto traverso; dando così un aspetto appuntito analogo (ma in direzione opposta) a quello della struttura appuntita di “A”. Questa versione elaborata viene talvolta usata contemporaneamente alla A classica in una medesima iscrizione, perfino in una stessa parola, come in “Athenaios”, che significa “Ateniese”, epiteto che gli artisti ateniesi che lavoravano fuori dalla patria erano fieri di aggiungere al loro “signum” su mosaici e sculture. In questi casi questa variante sembra più che un espediente decorativo, esito di impulso e immaginazione artistica, in particolare perché l’uso di una stessa lettera con due o più sagome differenti urta il principio di simmetria cui gli alleni, e senza dubbio i loro artisti e artigiani, erano molto sensibili. Provenire da Atene accresceva la reputazione di un artista. Forse questi ne sottolineava, pointed, enfaticamente l’importanza disegnando, all’atto di segnalare la propria provenienza, un’alpha appuntita (acro) come primo carattere (acrobatico).

[…] Le implicazioni dell’alpha messapica possono essere ancora più profonde. […] Questo disegno non è di pratica esecuzione, poiché richiede l’interruzione del “ductus”; ma le lettere slave sono talvolta più complesse di quelle greche e latine”.

Da “Psicogenesi dell’alfabeto” di Alfred Kallir

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v

identitae carattere

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5.0 Concept Abbiamo progettato un sistema tipografico che ci permette di comporre del testo con “n” configurazioni per ciascunglifo.

Le configurazioni sono state individuate a seguito di unaricerca iconografica su tutte le iscrizioni sul territorio.

Tale alfabeto, privo di uno scopo “filologico”, è stato progettato per evocare, attraverso segni antichi in cui è codificata e stra-tificata, la cultura messapica.

Tale cultura è complessa e a tratti difficile da discernere rispetto a quella delle colonie della Magna Grecia, o a quella, posteriore, latina. Per questo nell’alfabeto da noi disegnato coesistono, seppur in ratio minore, alcuni segni

provenienti da queste due culture “limitrofe”.

Un alfabeto per rappresentare un territorio, e le stratificazioni culturali che nel tempo su di esso hanno sedimentato.

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5.1 Carattere Le principali caratteristiche dell’alfabeto progettato sono le seguenti:

Numeri:

- 108 glifi totali

- 2 pesi (regular e bold)

- 6 diversi algoritmi per le alternative contestuali

- 11.663 coppie univoche di glifi

Correzioni ottiche:

- spessori orizzontali contrastati

- raddoppio dei punti dei vertici negli angoli acuti

- rastremazioni in situazioni particolari

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aAa

aaA

AA

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BBB

BB B

B

BBB

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c

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D D d

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Eee

eeE

e

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F f

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G G G G

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HHH

HHH

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i i

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KK

K KK

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l l

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MM

M mM

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NN

Nn

NN

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O O o

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PP

PP

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Q Q

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RRr

RRR

Rrr

rR

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SSS

SSS

SSS

S

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t t t t

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U

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V

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W W

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X X

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Y Y Y

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Z Z Z

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PRANZo Di acQUA FA VOlti SGHeMBi

Tre esempi di configurazionimolteplici in relazioneal medesimo pangramma.

PRaNZO Di acQUA Fa VOlti SGHeMBi

PRANZo Di AcQUa FA Volti SGHeMBi

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pranzo di acqua fa volti sghembi

I due pesi, regular e bold,disegnati per il sistema museale.

PRANZo Di acQUA FA VOlti SGHeMBi A

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A

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pranzo d'acqua fa volti sghembipranzo d'acqua fa volti sghembiIn associazione al carattere disegnato, abbiamo pensato di utilizzare un ulteriore carattere, più leggibile e dalle forme umanistiche, per la redazione dei testi: lo Skolar.

pranzo d'acqua fa volti sghembipranzo d'acqua fa volti sghembi

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v

PalettEcROMaticA

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5.2 Palette Abbiamo individuato 5 terne di colori, ogni terna ha una dominante precisa, declinatain 3 differenti tonalità, una più chiara, una media ed una più scura.

Prevediamo di utilizzare sempre combinazioni di 3 colori, tra queste individuate, variandodi volta in volta, in relazione al contesto.

light

medium

dark

Il colore potrà essere usato anche per elaborare delle immagini, ad esempio virandole su una dellescale individuate.

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v

SiStemA DicOMPOSiZiONe

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5.3 Logotipo Il logotipo è sempre composto da 2 elementi:

- l'acronimo "S - M - U"

- la dicitura "Sistema Museale Ugento"

Il logotipo utilizza il carattere "Messapia", disegnato appositamente. Tale carattere è stato progettato per avere piùalternative per ogni glifo. Per la gestione delle "alternative contestuali" è stato realizzato un apposito algoritmo, che combina dinamicamente le lettere durante la digitazione da tastiera.

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5.4 Composizione Sul primo livello (acronimo) utilizziamo tutti i glifi.

Sul secondo livello (dicitura)utilizziamo solo i glifi che ci garantiscono la leggibilità.

In questo modo possiamoevocare il passato, garantendo a tutti la possibilità di accesso alle informazioni.

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S

M

U

S

M

U

S

m

U

SISTEmA

muSEalE

uGENTo

SISTEmA

MuSEAlE

uGENTo

SISTEmA

MuSEAle

uGEnTO

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S

M

U

S

m

U

S

M

U

SIStEMa

MuSEAlE

uGENTo

SiSTEMa

muSEalE

uGENtO

SiSTEMa

muSEalE

uGENto

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5.4 ComposizioneIl progetto prevede 2 varianti,una verticale ed una orizzontale.

S M U

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v

5.4 Utilizzo coloriL'acronimo utilizza sempre una tinta "chiara", la dicitura una tinta "scura", lo sfondo, eventualmente ci sia, una tinta media.

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v

5.4 Utilizzo coloriL'acronimo utilizza sempre una tinta "chiara", la dicitura una tinta "scura", lo sfondo, eventualmente ci sia, una tinta media.

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v

StAtioNeRY

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6.0 Stationey Biglietti da visita–Declinazione del brandper luoghi

S

M

U

SiSTEMa

muSEalE

uGENto

Largo Sant’Antonio, 1

73059 Ugento (le)

tel +39 0833 55 58 19

fax +39 0833 55 48 43

mob

+39 329 39 155 27

sistemam

useale@com

une.ugento.le.it w

ww

.sistemam

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S

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U

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S

M

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S

M

U

SiSTEMa

muSEalE

uGENto

Nuovo

MuSEO

ARcHEoloGicO

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Sistema Museale Ugento 2015 Progetto d’Identità FF3300

7.0 Bibliografia Untermann, Jürgen (1964) Die messapische Personennamen in Krahe H. (Hrsg), Die Sprache der Illyrier, Harassowitz, Wiesbaden Vol. II

de Simone, Carlo (1978) Contributi per lo studio della flessione nominale messapica. Parte I. L'evidenza, in Studi Etruschi Vol. 46 pp. 223-252

de Simone, Carlo (1982) Su tabaras (femm. -a) e la diffusione dei culti misteriosofici nella Messapia, in Studi Etruschi Vol. 50 pp. 177-197

de Simone, Carlo (1984) La posizione linguistica della Daunia, in La civiltà dei Dauni nel quadro del mondo italico, Atti del XIII Convegno di Studi Etruschi ed Italici, Manfredonia, 21-27 giugno 1980 Leo Olschki, Firenze pp. 113-127

Prosdocimi, Aldo Luigi (1989) Sulla flessione nominale messapica, in Archivio Glottologico Italiano Vol. 74 pp. 137-174 (?)

Orioles, Vincenzo (1991) Il Messapico nel quadro indoeuropeo: tra innovazione e conservazione, in Campanile E. (a cura di), Rapporti linguistici e culturali tra i popoli dell'Italia antica, Pisa, 6-8 ottobre 1989, Giardini, Pisa pp. 157-175

Gusmani, Roberto (2006) Ancora sul genitivo messapico in (A)IHI, in Laporta M.T. (a cura di), Studi di antichità linguistiche in memoria di Ciro Santoro, Cacucci, Bari pp. 199-205

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