SMG Info Marzo/Aprile 2010
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Quanto l’opinione dei clienti possa
essere importante anche per i media, lo
dimostra il recente Premio del pubblico
assegnato dal portale di valutazioni
alberghiere HolidayCheck. Si tratta della
classifica degli alberghi più apprezzati,
elaborata dal più grande portale di valu-
tazione di lingua tedesca. La diffusione
degli alberghi più apprezzati dai clienti,
tra i quali figurano 11 hotel altoatesini,
ha destato una grande attenzione media-
tica nell’intera area di lingua tedesca.
Noi abbiamo colto l’occasione per
discutere la tematica in un contesto più
ampio: i giudizi sugli alberghi in gene-
rale e la vendita del prodotto o delle
stanze. È certo infatti che i portali di
prenotazione e di valutazione alberghie-
ra diventeranno dei canali di distribu-
zione strategici.
Il fatto poi che, tra i migliori 99 alberghi,
l’Alto Adige sia presente con 8 strutture
premiate e altre tre abbiano ricevuto
un riconoscimento speciale, ci stupisce
positivamente, tanto più che gli hotel
altoatesini sono stati gli unici in Italia
ad entrare nella classifica mondiale
degli alberghi più apprezzati. «
Il giudizio del cliente è decisivodi CHRISTOPH ENGL I Direttore
www.smg.bz.it
SOMMARIO
2 | Gli ospiti dell’Alto Adige
amano giudicare
9 | C’è vita sulle montagne
10 | “Alto Adige da vivere”
Rubriche
5 | Ricerca SMG:
La qualità non basta
12 | Sui mercati
SMG Info ANNO 6 | NUMERO 2
Marzo | Aprile 2010
SMG Info
Pagina 2
Gli ospiti dell’Alto Adige amano giudicareI portali di valutazioni alberghiere sono diventati il moderno passaparola
Adige, come gli altri consumatori, tende
sempre più a mettere in rete le proprie
esperienze ed a informarsi presso fonti
indipendenti. E questo fenomeno ha
profondamente inciso sulle abitudini di
prenotazione.
L’organizzazione di un viaggio richiede
una grande quantità di informazioni, e
questo spiega l’uso sempre maggiore di
Internet nel settore turistico. Secondo
l’istituto di ricerca svizzero Gottlieb
Duttweiler (GDI), le informazioni
turistiche più attendibili si ricevono per
il 60% da turisti su Internet, per il 52%
nelle agenzie di viaggio e per il 46%
nelle guide turistiche. E se le opinioni
dei clienti vengono ospitate dai portali
di valutazione alberghiera, anche i siti
di prenotazione consentono sempre
più spesso ai propri utenti di esprimere
giudizi. Tra queste due realtà ci sono
delle differenze sostanziali: nei portali di
valutazioni alberghiere (come ad esem-
pio tripadvisor.com, trivago.de) ognuno
può raccontare le proprie esperienze;
l’utente deve solo possedere un indirizzo
e-mail e registrarsi. Sui portali di preno-
tazione invece (come hrs.de, expedia.de)
solitamente si possono esprimere giudizi
solo sugli alberghi prenotati tramite il
sito stesso. Gli esperti affermano che, in
futuro, il successo andrà a quei portali
che consentiranno sia la prenotazione
che la successiva valutazione.
L’importanza del giudizio del cliente
Il Vitalpina Hotel Tratterhof di Maranza
è uno degli otto alberghi altoatesini che
hanno ricevuto l’HolidaCheck Award
2010, con logica soddisfazione della
l’hotellerie altoatesina e spiega quali
sono, a suo parere, i motivi di questo
successo: “Gli albergatori altoatesini
possono compiacersi a ragione per il
nostro riconoscimento, che testimonia
l’esistenza di tanti clienti soddisfatti.
Secondo me sono soprattutto due i mo-
tivi principali di questo risultato: da una
parte gli albergatori altoatesini prendono
molto sul serio le opinioni dei loro ospiti
migliorandosi ulteriormente, dall’altra
possono vantare un eccellente rapporto
qualità-prezzo”.
Le modalità di prenotazione dei nostri ospiti sono cambiate
Cosa spinge un turista a esprimere un
giudizio su un hotel ed a raccomandar-
lo? Negli ultimi anni l’offerta di servizi
e prodotti è aumentata, la clientela
è sempre più indecisa ed ha bisogno
di suggerimenti e consigli da parte di
persone di fi ducia. E se la fi ducia nei
confronti di commercianti, produttori e
mezzi di comunicazione è in calo, cresce
invece quella verso le opinioni degli
utenti. Anche chi viene in vacanza in Alto
(jm) Il premio HolidayCheck Award
2010 ha assegnato voti alti agli alber-
ghi altoatesini: 307.000 turisti hanno
giudicato, tramite il più grande portale
tedesco di valutazioni alberghiere,
80.000 strutture ricettive del pianeta,
eleggendo le 99 più apprezzate. E
nell’élite mondiale fi gurano 11 alberghi
altoatesini. Diamo uno sguardo al
mondo delle valutazioni online.
“Da ospite a ospite, dai turisti per i turi-
sti”: HolidayCheck assicura trasparenza
al mercato turistico con oltre 1.000 valu-
tazioni alberghiere al giorno. Gli utenti
condividono le esperienze di viaggi con
altri vacanzieri, mettendo in rete dati
e foto del soggiorno. Recentemente
HolidayCheck ha analizzato i dati forniti
dagli utenti e comunicato i risultati,
che hanno assegnato a ben 11 alberghi
altoatesini l’HolidayCheck Award 2010.
Otto di essi sono entrati nella classifi ca
dei 99 alberghi più amati, gli altri tre
hanno ricevuto lo Special Award 2010,
un riconoscimento particolare nelle
singole categorie. Il direttore marketing
di HolidayCheck, Axel Jochwer, elogia
Se l’ospite non conosce la struttura, le opinioni possono essere decisive per una prenotazione
www.smg.bz.it
Da ospite a ospite, dai turisti per i turisti: I portali di valutazioni alberghiere sono diventati il moderno passaparola
HolidayCheck Award 2010 (Alto Adige)» Nature SPA Resort Hotel Quelle
in Val Casies
» Hotel Dolce Vita Jagdhof a Laces
» Hotel Tratterhof a Maranza
» Hotel Feldhof a Naturno
» Hotel Lindenhof a Naturno
» Berghotel Zirm a Valdaora
» Hotel Ritterhof a Siusi
» Panorama Hotel Wildschütz
a S. Leonardo
Special Award 2010 » Hotel Mühlbacherhof a Lagundo
(categoria Gastronomia)
» Andreus Golf&Spa Resort a
S. Leonardo (categoria Newcomer)
» Berghotel Sexten a Sesto Pusteria
(categoria Sport & Tempo libero)
titolare Verena Gruber. “Le valutazioni
dei clienti sono al contempo un’op-
portunità ed un rischio, ma comunque
sono indispensabili per il settore alber-
ghiero. Noi seguiamo le opinioni dei
nostri clienti e accettiamo volentieri i
loro suggerimenti. È capitato che alcuni
ospiti abbiamo trovato il mio albergo
tramite un altro canale di vendita e solo
dopo abbiano cercato la conferma sul
portale di valutazione”. Ancora oggi
molti albergatori evitano di guardare
i siti di valutazione, ma il timore del
giudizio della clientela appare infon-
dato: per il cliente le opinioni sono
una referenza in grado di promuovere
l’albergo.
Quando l’ospite non conosce personal-
mente la struttura, le opinioni possono
essere decisive per una prenotazione,
in quanto rivelano se le aspettative del
cliente sono state soddisfatte dall’alber-
gatore. L’importante è che l’albergatore
abbia un rapporto attivo con i giudizi,
con vantaggi per sé e per i futuri clienti.
“I portali di valutazione sono il moderno
passaparola, i consulenti turistici della
nostra epoca, e pertanto non devono
essere sottovalutati”, conferma Marco
Pappalardo, direttore di Sinfonet. “Le
opinioni positive portano nuovi clienti,
quelle negative giovano alla credibilità
di un’azienda e comunque un giudizio
sfavorevole può essere annullato da
tanti pareri positivi. E anche se fosse
stato inserito ingiustamente, ci si può
sempre fi dare del sistema di control-
lo qualità dei portali di valutazione”.
Anche Axel Jochwer di HolidayCheck
fa riferimento al controllo qualità, che
evita le manipolazioni. “Noi lavoriamo
con un sistema tecnico molto intelligen-
te, che ci segnala valutazioni sospette
come ad esempio le auto-promozioni
oppure gli insulti. Il nostro team di
controllo analizza attentamente gli
interventi strani, e se è il caso chiarisce
la questione direttamente con chi ha
inserito la valutazione”. La qualità del
sito di valutazione è insomma ampia-
mente garantita.
Siate visibili su www.suedtirol.info
Anche il sito www.suedtirol.info si
occupa di valutazioni. Se un cliente
cerca sul portale uffi ciale dell’Alto
Adige un albergo giudicato da altri
ospiti, può fi ltrare le informazioni che
gli interessano. Tramite un’interfaccia
infatti vengono visualizzate le valuta-
zioni inserite sul sito HolidayCheck, a
condizione che l’albergo abbia aderito
a questo servizio. Le strutture ricettive
che intendono farsi valutare possono
registrarsi in qualunque momento sul
portale holidaycheck.de. Se poi vogliono
far apparire i giudizi che le riguardano
anche sul sito suedtirol.info, basta invia-
re una mail a [email protected]. «
SMG Info
Pagina 4
Recentemente HolidayCheck ha
assegnato i Premi del Pubblico 2010,
e 11 alberghi altoatesini hanno rice-
vuto il riconoscimento. Come spiega
le ottime valutazioni ricevute dalla
destinazione turistica Alto Adige?
Gli albergatori altoatesini possono
compiacersi a ragione per il nostro
riconoscimento, che testimonia
l’esistenza di tanti clienti soddisfatti.
A mio parere sono due i motivi principa-
li: da una parte gli albergatori altoatesini
prendono molto sul serio le opinioni
dei loro ospiti migliorando ulterior-
mente, dall’altra possono vantare un
eccellente rapporto qualità-prezzo.
Per tanti turisti i portali di valutazioni
alberghiere sono ormai diventati uno
strumento importante. Secondo lei,
quali aspetti influenzano maggiormen-
te il cliente nella scelta della vacanza?
Io associo la vacanza ad un momento
positivo, in cui posso finalmente
staccare la spina dal quotidiano.
Questo significa che un hotel può
essere bello quanto si vuole, ma se
non ha la giusta atmosfera la vacanza
rimarrà un cattivo ricordo. Insomma
un albergo deve convincermi con i
cosiddetti “fattori motivazionali”:
la pulizia, la cordialità, il servizio.
E ovviamente anche il rapporto qualità-
prezzo gioca un ruolo importante.
La forza di HolidayCheck consiste pro-
prio nel ricevere queste informazioni.
Il nostro portale associa le esperienze
autentiche dei turisti con i cataloghi e
le offerte dei nostri uffici turistici onli-
ne. Sul nostro sito mettiamo a confron-
to in tempo reale le offerte di oltre 80
tour operator, che giornalmente vengo-
no consultate più di 500.000 volte.
Parliamo di controllo qualità.
I portali di valutazione offrono ai
visitatori l’opportunità di scambiare
esperienze con altri turisti.
Come fate ad evitare manipolazioni
o danni d’immagine?
Noi lavoriamo con un sistema tecni-
co molto intelligente, che ci segnala
valutazioni sospette come ad esempio
le auto-promozioni oppure gli insulti.
Il nostro team di controllo analizza
attentamente gli interventi strani, e se
è il caso chiarisce la questione diret-
tamente con chi ha inserito la valuta-
zione. Giusto in febbraio la “Stiftung
Warentest” (un’autorevole associazione
di consumatori tedesca ndr) ci ha aper-
tamente elogiato per il fatto di contatta-
re l’autore di una valutazione dubbiosa
invece di cestinarla. Il nostro è stato
l’unico portale di valutazione alberghie-
ra a ricevere il giudizio “buono” (1,8),
risultando così il vincitore del test.
Intervista al direttore marketing di HolidayCheck, dr. Alex Jochwer
Alex Jochwer: “Gli albergatori altoatesini possono compiacersi a ragione per il nostro riconoscimento, che testimonia l’esistenza di tanti clienti soddisfatti”
“Proprio questo rapporto costruttivo con le critiche sta alla base del
successo dell’hotellerie altoatesina”
Uno sguardo dietro le quinte
È risaputo che la “raccomandazione”
personale può essere decisiva
per il successo di un’azienda.
Come può invece reagire un alberga-
tore ad una critica negativa?
Assieme alle associazioni europee
degli albergatori abbiamo sviluppato
“HotelManager”, un programma
gratuito che solo in Alto Adige è già
usato da oltre 850 alberghi.
Tra le varie cose, l’albergatore può
ricevere e commentare direttamente a
domicilio le valutazioni, dimostrando
agli utenti che intende risolvere in
fretta eventuali disservizi ed influen-
zando così positivamente i futuri
clienti.
Ciò funge da sprone anche per i
dipendenti dell’albergo, che vengono
a conoscenza di possibili disfunzioni
e possono eliminarle. In fin dei conti
proprio questo rapporto costruttivo
con le critiche è alla base del successo
dell’hotellerie altoatesina, che ha
compreso l’importanza di utilizzare
le valutazioni per il proprio manage-
ment della qualità.
Come fa un albergo ad apparire
su HolidayCheck, se non è stato
mai valutato dai propri clienti?
In questo caso sarà lui ad avvicinarsi
a HolidayCheck: grazie a “HotelMana-
ger”, l’albergatore potrà inserire
i propri dati e mantenerli aggiornati,
mettere in rete foto e testi riguar-
danti il suo hotel. In caso di problemi
i nostri esperti danno volentieri
una mano, in quanto anche per noi
è importante che gli utenti del sito
abbiano a disposizione delle informa-
zioni attuali. «
Ricerche SMG | Pagina 5
(mdp) Il 17 per cento delle strutture
ricettive altoatesine lavora con gli
operatori turistici. “Troppo poco”,
ammoniscono gli esperti.
Il modificato contesto turistico
costringerà sempre più il settore
sulla difensiva, anche nella
vendita. “Chi oggi non sa mettersi
in vetrina, lascia il mercato alla
concorrenza”, afferma senza mezzi
termini Christoph Engl, direttore
di SMG.
I soggiorni tendono ad essere sempre
più brevi, la pressione dei costi
aumenta, gli ospiti abituali calano:
ma non è solo la crisi economica globa-
le a turbare l’attuale mercato turistico.
I consumatori si comportano in manie-
ra diversa dal passato, e le moderne
tecnologie mettono loro a disposizione
gli strumenti per soddisfare le nuove
esigenze. Sempre più clienti prenota-
no su Internet, e lo fanno sempre più
spesso all’ultimo minuto. “Gli incre-
menti degli ultimi anni dicono che il
prodotto altoatesino è, al momento,
migliore della concorrenza”, dice Engl.
E positiva è anche l’immagine della
destinazione Alto Adige. “Questi
due fattori sono requisiti importanti
per il successo futuro, ma attenzione
perché ciò non basta per vendere
il prodotto: io ho bisogno di qualcuno
che lo metta in vendita sullo scaffale.
E questo compito spetta alla distribu-
zione”. »
La qualità non bastaChi non sa mettersi in vetrina, lascia il mercato alla concorrenza
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Novità in casa SMG
Centro di competenza
Le aziende ricettive dell’Alto Adige
hanno bisogno di essere supportate
nella creazione di un’adeguata rete
di distribuzione: ecco allora che
SMG, in collaborazione con l’HGV
(Unione Albergatori e Pubblici
Esercenti) ha allestito un Centro di
competenza con sede presso la stes-
sa SMG. L’ufficio diretto da Cornelia
Kupa si pone come intermediario
tra le organizzazioni turistiche, i
consulenti d’impresa e le aziende
dell’Alto Adige e gli operatori
turistici stranieri.
La nuova struttura si occuperà tra
l’altro della realizzazione di un set-
tore B2B sul sito www.suedtirol.info,
della creazione e gestione di una
banca dati di aziende e intermediari
turistici, della mediazione diretta
con gli operatori turistici nonché
dell’organizzazione di workshop.
La qualità dell’offerta e una buona immagine oggi non bastano più per riempire le stanze: c’é bisogno di qualcuno che si incarichi di venderle
Pagina 6 | Ricerche SMG
SMG Info
30%
20%
10%
0
Collaborano attualmente
lo rifarebberocontinueranno a farlo
non lo rifarebbero
lo farebbero non lo farebbero
non sanno
Hanno collaborato in passato
Non hanno mai collaborato
Fonte: Apollis
Collaborazione tra le strutture alberghiere altoatesine e gli operatori turistici internazionali
17%
33%
27%
9% 4%11%
Affidarsi a più pilastri
“Certo, il passaparola è sempre il mezzo
più economico ed efficace di farsi pub-
blicità”, afferma l’albergatore della Val
Senales Paul Grüner, ma gli imprenditori
oggigiorno non possono più permettersi
di vivere solo delle raccomandazioni dei
propri clienti. “La distribuzione deve
poggiare su più pilastri, ed è pertanto
necessaria la collaborazione con gli
operatori turistici internazionali e le
agenzie di incoming”, consiglia Grüner
per esperienza personale. Malgrado
l’enorme quantità di piccoli e grandi
operatori, la maggior parte degli alber-
gatori altoatesini ancora non se la sente
di intraprendere questa collaborazione.
“Guardi, le racconto una storiella che
circola nel nostro settore”, dice un col-
laboratore di un tour operator: “Se vuoi
licenziare un venditore, allora mandalo
in Alto Adige a chiudere contratti: dopo
due anni sarà lui a dimettersi”. Certo,
è solo una storiella, e magari esagera-
ta. Ma l’immagine che gli analisti del
Centro di ricerca sociale e demoscopia
Apollis tracciano nel loro recente studio
non se ne discosta molto. Appena il
17% delle strutture alberghiere della
nostra provincia lavora con un operatore
turistico. La tendenza è leggermente in
salita, grazie ad alcune grandi strutture
e qualche giovane imprenditore che
cercano il contatto con gli intermediari
turistici. E ancora: il 38% afferma di
avere l’intenzione di instaurare una
collaborazione ma non ha ancora i re-
quisiti, mentre il rimanente 45% esclude
a priori un contratto con i tour operator.
Gli esperti affermano quindi che le
imprese altoatesine potenzialmente in
grado di collaborare con gli intermediari
turistici sono in tutto appena il 20 per
cento.
Diffidenza e ignoranza
Secondo Apollis, il rapporto stori-
camente difficile degli albergatori
altoatesini con gli operatori turistici e le
agenzie di incoming – che al massimo
vengono considerati dei tappabuchi nei
momenti di fiacca stagionale – deriva da
più cause. Gli albergatori sono coscienti
dei grossi cambiamenti che riguardano
il loro settore. “Essi sanno che in futuro
i costi aumenteranno così come le
grandi oscillazioni stagionali, mentre
diminuiranno la durata dei soggiorni
e il numero di ospiti abituali”, si può
leggere nello studio. Tuttavia gli intervi-
stati continuano a sottovalutare alcuni
aspetti come la difficile raggiungibilità
del territorio, la crescente importanza
di Internet come canale di prenotazio-
ne o ancora le barriere linguistiche e
sociali con i clienti dei nuovi mercati.
Gli analisti di Apollis sono stati anche
colpiti dall’ignoranza e dalla diffiden-
za che regnano tra gli albergatori nei
confronti degli operatori turistici. Solo
pochi sono a conoscenza di condizioni
e contingenti, e quanto più piccola è
la struttura, maggiore è la carenza di
informazioni. “Continuano a ripetere:
le provvigioni ci consumano – afferma
Christoph Engl – quando invece l’alber-
gatore può decidere da solo quanti letti
vuole dare al partner in conto vendi-
ta. Non deve essere affidata tutta la
struttura: ci sono agenzie di nicchia che
si accontentano di vendere solo due o
tre stanze”.
Ritorno pubblicitario aggiuntivo
Le opportunità sono pressoché infinite,
basta solo utilizzare i canali più adatti.
“Bisogna comunque dire che le aziende
Il grafico indica l’attuale collaborazione e la predisposizione ad instaurare una cooperazione con i tour operator
Seite 7
www.smg.bz.it
Südtirol-Kommunikation eignen, hat die
SMG im Vorfeld anhand von Zielgrup-
penanalysen und Aufl agen bestimmt:
Magazine für Familien, Genießer und
Aktive brachten Südtirol millionenfach
in die Märkte. „Die Glaubwürdigkeit
und die Attraktivität Südtirols steigt
ungemein, wenn wir nicht über uns
selber schreiben, sondern andere im Stil
der Zeitschrift über uns berichten“, sagt
SMG-Direktor Christoph Engl.
Der Redakteur des jeweiligen Mediums
wählte die Themen für seine Leser-
schaft aus: dies wecke Vertrauen und
werde durch das Erscheinungsbild der
Beilagehefte, im Stil des jeweiligen
Magazins, verstärkt. „Die buchbaren
Angebote in Form von Anzeigen ver-
kürzen den Weg vom Urlaubstraum zur
Buchung und sind wichtiger Bestandteil
der Beilagen,“ so Engl.
Eine wichtige Rolle spielt die Nach-
haltigkeit der Beilagehefte und der
redaktionellen Beiträge. Mögliche
Südtirol-Urlauber begrüßen diese Son-
derausgaben, denn aufgrund des prak-
tischen Formates – klein und handlich
– und der übersichtlichen Aufmachung
werden sie oft über Jahre aufbewahrt.
Ein weiterer Vorteil der Printkooperati-
onen: „Die Recherchen für die Beilagen
bringen Journalisten in die Destination.
Die Wahrscheinlichkeit, dass künftig
Folgereportagen entstehen, ist groß,
wie unsere Erfahrung bisher bestätigt
hat,“ sagt der SMG-Direktor.
Derzeit laufen bereits die Vorberei-
tungen der Printkooperationen für den
Sommer 2007. Buchungsinformationen
dazu werden rechtzeitig hier kommu
hat,“ sagt der SMG-Direktor. hat,“ sagt
der SMG-Direktor. niziert. «
der Beilagen,“ so Engl.
Eine wichtige Rolle spielt die Nach-
haltigkeit der Beilagehefte und der
redaktionellen Beiträge. Mögliche
Südtirol-Urlauber begrüßen diese Son-
derausgaben, denn aufgrund des prak-
tischen Formates – klein und handlich
– und der übersichtlichen Aufmachung
werden sie oft über Jahre aufbewahrt.
Ein weiterer Vorteil der Printkooperati-
onen: „Die Recherchen für die Beilagen
bringen Journalisten in die Destination.
Die Wahrscheinlichkeit, dass künftig
Folgereportagen entstehen, ist groß,
wie unsere Erfahrung bisher bestätigt
hat,“ sagt der SMG-Direktor.
Derzeit laufen bereits die Vorberei-
tungen der Printkooperationen für den
Sommer 2007. Buchungsinformationen
dazu werden rechtzeitig hier kommu-
niziert. 5,6 Millionen Leser in Deutsch-
land, 8,7 Millionen in Italien, 2,6 Milli-
onen in der Schweiz und 70.000 in den
Niederlanden konnten mit Beilgagen
in aufl agenstarken Zeitschriften im
Jahr 2006 erreicht werden.
Die Südtirol Marketing Gesellschaft
(SMG) setzte auch in diesem Jahr die
Kooperationsstrategie mit großen Zeit-
schriftenverlagen in den Zielmärkten
fort: Im Rahmen dieser Zusammenar-
beit gestalteten Redaktionen Beilage-
hefte und redaktionelle Beiträge über
Südtirol.
163 Partner der Destination, darunter
Beherbergungsbetriebe, Tourismus-
organisationen und Produktpartner,
nutzten die Möglichkeit, Anzeigen in
deutschen, italienischen, schweize-
rischen und niederländischen Maga-
zinen im Südtirol-Umfeld zu schalten.
Welche Printmedien sich für die
5,6 Millionen Leser in Deutschland,
8,7 Millionen in Italien, 2,6 Millionen
in der Schweiz und 70.000 in den Nie-
derlanden konnten mit Beilgagen in
aufl agenstarken Zeitschriften im Jahr
2006 erreicht werden.
Die Südtirol Marketing Gesellschaft
(SMG) setzte auch in diesem Jahr die
Kooperationsstrategie mit großen Zeit-
schriftenverlagen in den Zielmärkten
fort: Im Rahmen dieser Zusammenar-
beit gestalteten Redaktionen Beilage-
hefte und redaktionelle Beiträge über
Südtirol.
163 Partner der Destination, darunter
Beherbergungsbetriebe, Tourismus-
organisationen und Produktpartner,
nutzten die Möglichkeit, Anzeigen in
deutschen, italienischen, schweize-
rischen und niederländischen Maga-
zinen im Südtirol-Umfeld zu schalten.
Welche Printmedien sich für die
Südtirol-Kommunikation eignen, hat die
SMG im Vorfeld anhand von Zielgrup-
penanalysen und Aufl agen bestimmt:
Magazine für Familien, Genießer und
Aktive brachten Südtirol millionenfach
in die Märkte. „Die Glaubwürdigkeit
und die Attraktivität Südtirols steigt
ungemein, wenn wir nicht über uns
selber schreiben, sondern andere im Stil
der Zeitschrift über uns berichten“, sagt
SMG-Direktor Christoph Engl.
Der Redakteur des jeweiligen Mediums
wählte die Themen für seine Leser-
schaft aus: dies wecke Vertrauen und
werde durch das Erscheinungsbild der
Beilagehefte, im Stil des jeweiligen
Magazins, verstärkt. „Die buchbaren
Angebote in Form von Anzeigen ver-
kürzen den Weg vom Urlaubstraum zur
Buchung und sind wichtiger Bestandteil
Ich bin ein Text und ein schöner TitelIch bin ein Vorspann nur ein ganz normaler Vorspann
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Ricerche SMG | Pagina 7
» Ufficio viaggi L’ufficio viaggi vende prevalente-
mente viaggi organizzati di tour
operator nonché servizi singoli
(come ad esempio biglietti aerei)
ai consumatori finali.
» Agenzie di incoming Le agenzie di incoming risiedono
nella località di destinazione e
fanno da mediatori di servizi per
operatori turistici di fuori regione,
ai quali procurano prestazioni
come alberghi e transfer, ma
anche pacchetti vacanze. Alcune
agenzie di incoming vengono
anche incaricate dagli operatori
turistici di assistere gli ospiti sul
posto.
Chi fa cosa?
» Operatore turistico Gli operatori turistici o tour
operator assemblano i propri e gli
altrui servizi turistici in un nuovo
prodotto a sé stante, proponen-
dolo in nome e per conto proprio
ed a proprio rischio. A seconda
della tipologia vengono suddi-
visi in portali di prenotazione
alberghiera, operatori turistici
tradizionali, online e cosiddetti
di nicchia. Alcuni offrono solo il
soggiorno, altri il soggiorno ed il
viaggio oppure soggiorno e ser-
vizi complementari, altri ancora
propongono l’intero pacchetto
comprendente viaggio, soggiorno
e servizi aggiuntivi.
più piccole hanno sicuramente
maggiori difficoltà a trovare il giusto
canale di distribuzione rispetto
alle grandi strutture”, afferma
Paul Grüner. Ciò non dovrebbe
però impedire a chiunque di
cercare il partner adatto alla
propria situazione, poiché “chi
oggigiorno non sa mettersi bene
in vetrina, lascia il mercato alla
concorrenza”, afferma Engl, il quale
poi aggiunge: “Proprio nei nuovi
mercati è indispensabile una collabora-
zione con gli operatori turistici”.
Il direttore di SMG richiama l’attenzio-
ne anche sul ritorno pubblicitario ag-
giuntivo derivante dalla cooperazione
con un tour operator, il quale inserisce
il nome dell’albergo nel catalogo, nella
mailing e sul proprio sito, diffondendo-
lo in tutto il mondo.
“Il cliente prende il catalogo in un uffi-
cio viaggi, cerca ciò che gli interessa e
poi va su Internet. Ecco perché io voglio
esserci dentro”, spiega la titolare di
una struttura agrituristica. Un atteggia-
mento così positivo è però un’eccezio-
ne in Alto Adige, come ha dimostrato
lo studio. Altrettanto rari sono quegli
albergatori che considerano le provvi-
gioni come un investimento pubblici-
tario; la più parte di loro ritiene queste
uscite una semplice perdita.
Secondo lo studio di Apollis, inoltre,
gli altoatesini avrebbero anche proble-
mi con il calcolo dei costi. La struttura
dei prezzi è infatti basata sul consuma-
tore finale, e pertanto c’è pochissimo
margine per una collaborazione con un
intermediario turistico.
E ancora: in Alto Adige sono proprio le
piccole strutture a non avere la neces-
saria autostima. “Sono convinte di non
essere interessanti per un operatore
turistico”, si legge nello studio. In futu-
ro anche questo atteggiamento dovrà
essere modificato. «
o
o
z
g
n
s
el
o
ora-
zio-
g-
ne
sce
lla
La collaborazione con gli operatori turistici ha delle ricadute positive: la presenza nei cataloghi, nelle mailing e sui loro siti garantisce una diffusione a livello mondiale
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SMG Info
Pagina 8 | Ricerche SMG
SMG Info
Già da anni il tour operator inglese
Ramblers Holidays ha inserito l’Alto
Adige nel proprio catalogo. L’opera-
tore turistico di nicchia, presente sul
mercato dal 1946 e specializzato nel
settore “Walking & Trekking”, lancerà
proprio in Alto Adige, nella stagione
invernale 2010/2011, una nuova offer-
ta dedicata alle escursioni con
le racchette da neve.
Mister Kay, come mai avete pensato
all’Alto Adige per il vostro nuovo
programma?
Al momento stiamo lanciando contem-
poraneamente tre nuovi programmi
di escursioni con racchette da neve, in
Francia, Austria e appunto – per l’Italia
– in Alto Adige, dove già da anni lavoria-
mo con alcune aziende. L’Italia rimane
una delle mete più amate dagli inglesi,
che in Alto Adige ritrovano la cultura
mediterranea e l’eccellente gastrono-
mia che si aspettano arrivando nel Bel
Paese. Se poi aggiungiamo il paesaggio
unico e la qualità delle strutture, ecco
che non possono desiderare di più.
A quale clientela vi rivolgete?
La nuova offerta è rivolta a
single e coppie tra i 42 ed i 60 anni,
che dispongono di un reddito
elevato in quanto le nostre
vacanze non sono propriamente a
buon mercato. Intenzionalmente
non ci rivolgiamo alle famiglie,
comunque nel nostro programma
ci sono anche vacanze attive per
genitori e bambini.
Quale tipologia di azienda partner
cercate in Alto Adige?
Proprio recentemente, tramite l’SMG,
abbiamo trovato un albergo che
si adatta alla perfezione al nostro
programma per escursionisti con le
ciaspole. Si tratta di un hotel 4 stelle
a conduzione familiare nella zona
del Catinaccio. I nostri clienti che
vanno a sciare in Val Gardena o quelli
che praticano il fondo a Dobbiaco,
alloggiano invece in strutture a
tre stelle.
Come giudica l’esperienza come
tour operator straniero in
Alto Adige?
Finora abbiamo avuto solo esperienze
positive: qualità elevata, cucina d’alta
gamma e tanta cultura. E anche
la collaborazione con gli albergatori
è sempre filata liscia.
Che contingenti richiedete?
Le nostre comitive vanno da 15 a 20
persone e quindi abbiamo bisogno di
7 camere doppie e 7 singole, peraltro
non per l’intera stagione ma solo per
il periodo previsto. «
Intervista a David Kay di Ramblers Holidays
David Kay è il contract manager di Ramblers Holidays per i mercati dell’America Latina, di Nepal, Italia ed Europa dell’Est
High quality & good food CHI LO SA Quiz sul tema “Il mercato dei viaggi organizzati”
1 ] Operatore turisticoa È sinonimo di ufficio viaggib Viene chiamato anche tour operator
2] Agenzia altoatesina di incominga Ha gli uffici in Alto Adige e lavora
per operatori turistici forestierib Ha gli uffici fuori provincia e lavora
per operatori turistici altoatesini
3] Un tour operator di nicchiaa Si è specializzato in determinati
settorib È un punto vendita del classico
operatore turistico
4] Un contingente èa La quantità di stanze che un
operatore turistico riceve in
conto venditab Il numero dei viaggi che
l’operatore turistico vende
5] Il periodo entro il quale l’operatore
turistico deve riconsegnare
le stanze invendute si chiamaa Randomb Release
6] Le provvigioni vengono riscosse
in basea Alle spese di viaggio complessiveb Al trattamento prenotato senza
supplementi
7] Le provvigioni si attestano
solitamente a Tra il 10 ed il 30 per centob Tra il 30 ed il 50 per cento
8] La durata minima di un contratto
con un operatore turistico è dia 3 annib 1 anno
Soluzioni: 1. b · 2. a · 3. a · 4 a · 5. b · 6. b · 7. a · 8. b
gg g
Seite 9
| Juli | August | September
• Schlern International Music Festival :
www.schloss-proesels.it
• ValgardenaMUSIKA : www.valgardenamusika.com
• Gröden in Tracht: www.valgardena.it
• Gustav Mahler Musikwochen:
www.gustav-mahler.it• Skulpturenmesse Unika in Gröden:
www.unika.org
| Januar | Februar | März• Swing on Snow Seiser Alm : www.swingonsnow.com
• Schneeskulpturenfestival in Innichen und St. Vigil: www.snow-festival.com
• Dolomiti Balloonfestival : www.balloonfestival.it
• Kastelruther Bauernhochzeit (alle 2 Jahre) : www.seiseralm.it/de/themen/kultur/land-leute
• Gsieser Knödelmarathon: www.gsieser-tal.com
• Val Gardena Sprint: www.valgardena.it
• Südtirol Gardenissima: www.gardenissima.eu
• Sellaronda Skimarathon : www.sellaronda.it
• Pustertaler Ski-Marathon: www.ski-marathon.com
• Skikjöring und Pferdeschlittenrennen in La Villa - Alta Badia; www.altabadia.org
• Bauernschlittenfahrt in La Villa - Alta Badia: www.altabadia.org | April | Mai | Juni• Alta Pusteria International Choir Festival: www.festivalpusteria.org
• Südtirol Jazzfestival: www.suedtiroljazzfestival.com
• Summer Classics in Seis : www.seiseralm.it/de/themen/kultur/musikfestivals
• Sommer auf Schloss Prösels : www.schloss-proesels.it
• Oswald von Wolkenstein Ritt: www.ovw-ritt.com
Januar
März
April
Mai
Juni
Juli
Februar
• Ladin Badia-A• Tradition• Hochalm• Hexentan www.kron• Schupfenfe• König Lauri www.schupf• Geführte Nat www.provinz.
Pubblicata la guida culturale Culturonda© Dolomythos
C’è vita sulle montagne
(gc) Chi vuole conoscere le Dolomiti,
deve innanzitutto procurarsi una carti-
na. Le montagne hanno reso famosa la
regione dolomitica, che dal 2009 è stata
dichiarata patrimonio dell’umanità
dall’Unesco.
Le Dolomiti sono le montagne più belle;
ma non solo. È appena uscita la guida
culturale Culturonda© Dolomythos,
che mostra le Dolomiti da una nuova
prospettiva. Le montagne, gli uomini che
ci vivono, la loro storia e le loro storie:
Culturonda© Dolomythos consente di
vivere tutto questo da vicino. Il progetto
analizza il territorio dolomitico altoatesi-
no sia dal punto di vista geografico che
tematico e raggruppa 12 grandi temi: la
geologia, il fenomeno delle Alpi rosseg-
gianti al tramonto, il cantore Oswald
von Wolkenstein, saghe e miti, le vie del
commercio, l’alpinismo, gli albori del tu-
rismo, le Dolomiti come teatro di guerra,
la lingua ladina, l’acqua, i monumenti
naturali, i quattro parchi naturali delle
Dolomiti.
Per ognuno di questi 12 temi Culturon-
da© Dolomythos ha scelto tre storie
particolari: ecco allora che sul “Sentiero
dei geologi” sull’Alpe di Siusi si scoprirà
la struttura della roccia dolomitica,
mentre nel capitolo sulle saghe ladine
viene svelato che cos’è il “Parlamento
delle marmotte”.
Culturonda© Dolomythos fa parte –
come l’altra pubblicazione tra poco
disponibile, Culturonda© Vino – del pro-
getto culturale dell’SMG Culturonda©.
Culturonda© raggruppa le 12 principali
tematiche culturali dell’Alto Adige, tra
cui le Dolomiti, Ötzi, la cucina ed il vino.
Culturonda© propone viaggi alla scoper-
ta della cultura, attraverso itinerari pia-
nificabili e componibili a propria scelta.
Chi si lascia coinvolgere da Culturonda©,
capirà che in Alto Adige la cultura non è
solo la visita di chiese e musei, bensì uno
stile di vita che si respira ogni momento
ad ogni angolo di strada.
Culturonda© Dolomythos è anche il
simbolo di una riuscita collaborazione
nello sviluppo del prodotto turistico, in
quanto il progetto è stato concepito e
realizzato da sei consorzi turistici - Alta
Pusteria, Plan de Corones, Gardena, Alpe
di Siusi, Alta Badia e Catinaccio-Latemar
– assieme all’Ufficio per i parchi naturali
ed all’SMG. “Volendo inserire nel proget-
to l’intera regione dolomitica, abbiamo
scelto quei temi e quelle storie che aves-
sero un’importanza generale, cosicché
le varie regioni turistiche hanno dovuto
rinunciare a qualche pur importante
aspetto locale”, spiega Silvia Wisthaler,
direttrice del TVB Alta Pusteria e respon-
sabile del progetto.
Alla pubblicazione Culturonda© Dolomy-
thos è allegata una cartina con 40 punti
d’interesse culturale delle Dolomiti, af-
finché sulle montagne niente e nessuno
vada perduto. «
Culturonda© Dolomythos: 12 modi per avvicinarsi alla cultura ed allo stile di vita delle Dolomiti
a Villa - Alta Badia; www.altabadia.org
Alta Badia: www.altabadia.org | April | M| April | M| Mai | Juni
ai | JuniJuni• Alta Pusteria International Choir Festival: www.festivalpusteria.org
• Südtirol Jazzfestival: www.suedtiroljazzfestival.com
• Summer Classics in Seis: www.seiseralm.it/de/themen/kultur/musikfes
• Sommer auf Schloss Prösels: www.schloss-proesels.it
• Oswald von Wolkenstein Ritt: www.ovw-ritt.com
CD1acssD
Dolomiti. nello s
Info
Culturonda© Dolomythos è stata pub-
blicata in italiano, tedesco e inglese
e può essere ordinata – come tutte
le cartine tematiche – sul sito www.
smg.bz.it. Per informazioni sulle
ordinazioni e sulla vendita ci si può
rivolgere al reparto Distribuzione,
Tel. 0471 999 888.
Pagina 10
1
(jm) Il nuovo libro sull’Alto Adige
sorprenderà sia i nuovi ospiti che i
conoscitori della nostra provincia.
Nelle 120 pagine del volume il lettore
troverà tante storie interessanti, che
caratterizzano il panorama culturale
e paesaggistico dell’Alto Adige e ne
forniscono un’immagine moderna.
Gabriele Crepaz, addetta culturale
dell’SMG e autrice del libro, ha redatto
i testi per questo nuovo biglietto da
visita dell’Alto Adige analizzando
prospettive, riferimenti e punti di
vista del territorio altoatesino. Ecco
un’intervista all’autrice.
Il primo dei sei capitoli si intitola
“Montagna”: come mai ha scelto di
aprire il libro con questo tema?
Tutto inizia dalla montagna. Le montagne
sono la prima cosa che si nota quando si
arriva in Alto Adige. Sono là, sembrano
solo una grandiosa scenografia e invece
hanno inciso profondamente sugli uomi-
ni, sulle loro menti e le loro azioni.
Il secondo capitolo si chiama “Stile di
vita”. Cosa intende trasmettere?
In Alto Adige vivono tre gruppi linguisti-
ci, e quindi ci sono differenti abitudini,
costumi, ricordi. Qualcosa si è uniformato,
qualcos’altro è stato mantenuto dalle
tre culture. E tutto questo forma lo stile
di vita altoatesino, che si può respirare
dappertutto.
Nel terzo capitolo, “Paesaggio”, si parla
di vino, canali di irrigazione, malghe,
mele e “Törggelen”. Qual è, nel com-
plesso, la particolarità del paesaggio
altoatesino?
La sua frammentarietà. Basta spostarsi
di un paio di centinaia di metri a est o
ovest, a monte o a valle, ed ecco che
cambiano la geologia ed il clima. In Alto
Adige c’è tutto, dalle palme ai ghiacciai.
Di fatto ci manca solo il mare.
Perché nel quarto capitolo personaggi
e temi vengono definiti “Unicità”?
In alto, si sa, c’è posto solo per pochi.
Per le eccellenze. Cos’ha l’Alto Adige
che gli altri non hanno? Reinhold Mes-
sner e Ötzi naturalmente, gli aveligne-
si, castelli e fortezze, la prima funivia,
il trendsetter Matteo Thun, insomma
tutto ciò in cui l’Alto Adige primeg-
gia e che lo rende unico.
Il quinto capitolo “Tradizione”
descrive in maniera appassio-
nante l’arte della conservazio-
ne. Perché viene considerata un
punto di forza degli altoatesini?
In passato l’Alto Adige veniva sempli-
cemente considerato “vecchio”. Oggi
invece è una regione moderna, come
tante altre, con la differenza però che
le radici sono ancora vive e la terra
trasuda storia. Chi si apre al nuovo
può anche permettersi di mettere in
discussione la propria tradizione e vi-
verla comunque positivamente, senza
sconfinare nel folclore.
L’ultimo capitolo “Innovazione” getta
uno sguardo sul futuro. In che direzio-
ne guarda l’Alto Adige?
Verso il futuro, ed è già una buona dire-
zione. C’è tanta voglia di osare il nuovo
senza comunque rinnegare le origini;
e ce ne vorrebbe ancora di più. Anche
perché noi altoatesini puntiamo alle
“unicità”: e a cos’altro, sennò? «
Pubblicato il nuovo "biglietto da visita” dell’Alto Adige. Sei domande all’autrice Gabriele Crepaz
-
i-
gi
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Acque temperate tra le vigne dell’Alto Adige: il Lago di Caldaro, a sud di Bolzano
12
Acque temperate tra le vigne dell’Alto Adige: il Lago di Caldaro, a sud di Bolzano
90
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Dati e fa» In Alto A
anche gli
» Le case dedell’Itinera» Scultori, donell’associaznato artistico» La più grandeLadin iastel periodo dal 175
90
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Dati e fa» In Alto A
anche gli
» Le case dedell’Itinera» Scultori, donell’associaznato artistico» La più grandeLadin iastel periodo dal 175
“Alto Adige da vivere”, ecco la nuova edizione
Gabriele Crepaz, addetta culturale dell’SMG
Il libro “Alto Adige da vivere” è disponibile nelle lingue italiano, tedesco, inglese, olandese, ceco e polacco
SMG Info
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52
Paesaggio | 53
Stile storicista al Kurhaus di Merano: l’opulenza della natura con palme e ghiacciai innevati
La natura ha scatenato tutta la sua violenza nel creare questa regione.
Contadini, viticoltori e giardinieri l’hanno trasformata in uno straordinario paesaggio agrario.
Sospeso tra palme e nevi eterne dei ghiacciai, l’Alto Adige somiglia molto al paradiso. Ci fu un tempo in cui questa terra era terribilmente bella. Ter-
ribile, poiché dal Brennero in giù le rocce si avvicinavano sem-
pre di più alla strada, ad ogni piè sospinto si staccavano frane
e i viaggiatori “incontravano quasi ogni quarto d’ora un Cristo
sanguinante”, come descrisse nel 1788 Luise von Göchhausen
nei racconti del suo viaggio verso sud. Bella, perché allo stesso
tempo le rocce trasmettevano un senso grandioso. La paura
per molto tempo era il sentimento dominante. Chi poteva abi-
tare questi luoghi? Il principe dei Medici Cosimo III soprav-
visse a stento ad una frana. Göthe, nel suo “Viaggio in Italia”,
oltrepassò velocemente le montagne di notte. E via dritto, in
direzione Italia! Solo a sud di Bolzano notò come “tutto ciò che
qui cerca di crescere in alta montagna ha più forza e più vita, il
sole splende forte e si riesce di nuovo a credere in un Dio”. La
natura è sotto controllo, la terra torna a essere calpestabile.
Quasi ovunque il panorama protende verso l’alto. Il paesaggio
attraversa tutti gli stadi, dalla vegetazione sub mediterranea
alla tundra artica. In pochissimo spazio si ritrovano insieme
palme e ghiacciai. Rudezza alpina smorzata da dolci contorni.
Le Alpi proteggono l’Alto Adige dai venti del nord e il clima è
più mite, la luce più splendente, cosa facile, considerati i 300
giorni di sole l’anno, il tepore mediterraneo è ormai a porta-
ta di mano. Lungo l’Adige e l’Isarco i vigneti s’inerpicano sul-
le pendici delle montagne, interrotti da alberi di albicocche,
mele, pere e qua e là mandorli, cipressi e fichi. In primavera si
raccolgono gli asparagi, in autunno le castagne.
Il paesaggio dell’Alto Adige è un mosaico ricco di contrasti.
Ogni angolino di terra è stato strappato alla natura, in brevis-
sime distanze cambiano geologia e clima, spesso da una tenu-
ta vinicola all’altra, da un maso all’altro. Fino a 1000 metri di
altitudine si coltivano vigneti e frutteti, in Val d’Isarco e in Val
Venosta, troviamo i vigneti più nordici d’Italia, le viti crescono
in mezzo ad un panorama alpino spettacolare e sono esposte
a forti sbalzi di temperatura tra la notte e il giorno; per questo
i loro vini bianchi sono tra i più premiati d’Italia. Oltre i 1000
metri dominano i campi coltivati e l’allevamento di bestiame.
In estate, persone e animali si spingono verso l’alto, fino qua-
si in cielo. E una lunga tradizione cittadina quella di cercare
la frescura estiva nelle località di mezza montagna, e anche
i contadini, d’estate, si spostano a lavorare più in su, fino agli
alpeggi. L’erba in quota è migliore, la vita essenziale. Bello o
terribile?Intorno al 1800, un nuovo ideale di bellezza si diffonde nel-
le società borghesi europee. Le montagne sono considerate
meravigliose, l’area fresca è salutare per il corpo, la rigogliosa
vegetazione un tonico per l’anima. Anche le strade del paese
sono divenute più sicure. E’ arrivato il grande momento di Me-
rano. La città, con il suo mite clima invernale, come descritto
nel 1821 negli “Annuari delle fonti termali della Germania”, di-
venta un luogo dove “la moda impone di stare in buona salute”.
Dalla città spariscono letamai e pollai, d’ora in poi devono odo-
rare solo le passeggiate in fiore. L’occupazione primaria degli
ospiti termali è quella di passeggiare e di mangiare uva che un
tempo potevano addirittura raccogliere da sé nei vigneti. Mol-
ti si rilassano ammirando il paesaggio, solo pochi scalano le
montagne. Improvvisamente arrivano nel paese molti turisti,
non più solo di passaggio verso sud.
Capitolo 3 Paesaggio
Stile storicista al Kurhaus di Merano: l’opulenza della natura con palme e ghiacciai innevati
Paesaggi
La natura ha scatenato tutta la sua violenza nel creare questa regione.
Contadini, viticoltori e giardinieri l’hanno trasformata in uno straordinario paesaggio agrario.
Sospeso tra palme e nevi eterne dei ghiacciai, l’Alto Adige somiglia molto al paradiso. Ci fu un tempo in cui questa terra era terribilmente bella. Ter-
ribile, poiché dal Brennero in giù le rocce si avvicinavano sem-
pre di più alla strada, ad ogni piè sospinto si staccavano frane
e i viaggiatori “incontravano quasi ogni quarto d’ora un Cristo
sanguinante”, come descrisse nel 1788 Luise von Göchhausen
nei racconti del suo viaggio verso sud. Bella, perché allo stesso
tempo le rocce trasmettevano un senso grandioso. La paura
per molto tempo era il sentimento dominante. Chi poteva abi-
tare questi luoghi? Il principe dei Medici Cosimo III soprav-
visse a stento ad una frana. Göthe, nel suo “Viaggio in Italia”,
oltrepassò velocemente le montagne di notte. E via dritto, in
direzione Italia! Solo a sud di Bolzano notò come “tutto ciò che
qui cerca di crescere in alta montagna ha più forza e più vita, il
sole splende forte e si riesce di nuovo a credere in un Dio”. La
natura è sotto controllo, la terra torna a essere calpestabile.
Quasi ovunque il panorama protende verso l’alto. Il paesaggio
attraversa tutti gli stadi, dalla vegetazione sub mediterranea
alla tundra artica. In pochissimo spazio si ritrovano insieme
palme e ghiacciai. Rudezza alpina smorzata da dolci contorni.
Le Alpi proteggono l’Alto Adige dai venti del nord e il clima è
più mite, la luce più splendente, cosa facile, considerati i 300
giorni di sole l’anno, il tepore mediterraneo è ormai a porta-
ta di mano. Lungo l’Adige e l’Isarco i vigneti s’inerpicano sul-
le pendici delle montagne, interrotti da alberi di albicocche,
mele, pere e qua e là mandorli, cipressi e fichi. In primavera si
raccolgono gli asparagi, in autunno le castagne.
Il paesaggio dell’Alto Adige è un mosaico ricco di contrasti.
Ogni angolino di terra è stato strappato alla natura, in brevis-
sime distanze cambiano geologia e clima, spesso da una tenu-
ta vinicola all’altra, da un maso all’altro. Fino a 1000 metri di
altitudine si coltivano vigneti e frutteti, in Val d’Isarco e in Val
Venosta, troviamo i vigneti più nordici d’Italia, le viti crescono
in mezzo ad un panorama alpino spettacolare e sono esposte
a forti sbalzi di temperatura tra la notte e il giorno; per questo
i loro vini bianchi sono tra i più premiati d’Italia. Oltre i 1000
metri dominano i campi coltivati e l’allevamento di bestiame.
In estate, persone e animali si spingono verso l’alto, fino qua-
si in cielo. E una lunga tradizione cittadina quella di cercare
la frescura estiva nelle località di mezza montagna, e anche
i contadini, d’estate, si spostano a lavorare più in su, fino agli
alpeggi. L’erba in quota è migliore, la vita essenziale. Bello o
terribile?Intorno al 1800, un nuovo ideale di bellezza si diffonde nel-
le società borghesi europee. Le montagne sono considerate
meravigliose, l’area fresca è salutare per il corpo, la rigogliosa
vegetazione un tonico per l’anima. Anche le strade del paese
sono divenute più sicure. E’ arrivato il grande momento di Me-
rano. La città, con il suo mite clima invernale, come descritto
nel 1821 negli “Annuari delle fonti termali della Germania”, di-
venta un luogo dove “la moda impone di stare in buona salute”.
Dalla città spariscono letamai e pollai, d’ora in poi devono odo-
rare solo le passeggiate in fiore. L’occupazione primaria degli
ospiti termali è quella di passeggiare e di mangiare uva che un
tempo potevano addirittura raccogliere da sé nei vigneti. Mol-
ti si rilassano ammirando il paesaggio, solo pochi scalano le
montagne. Improvvisamente arrivano nel paese molti turisti,
non più solo di passaggio verso sud.
Capitolo 3 Paesaggio
52 sta al Kurhaus di Merano: l’opulenza della natura con
| 13
sud di Bolzano sud di Bolzano
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84
Tradizione | 85
In Alto Adige il tempo lo batte la musica dei fiati. 211 bande
musicali partecipano a feste religiose e popolari. 10.000 uomi-
ni e donne fanno parte di una banda musicale, ogni secondo
musicista ha meno di 30 anni, nel piccolo comune di Appiano,
in Bassa Atesina, 13.000 anime in tutto, sono attive ben quat-
tro bande. La banda musicale di Monguelfo, in Val Pusteria,
ha addirittura rotto una roccaforte maschile, infatti più della
metà dei membri è costituita da donne. Si suona in uniforme.
La varietà di costumi folkloristici dell’Alto Adige è famosa in
tutto l’arco alpino, ogni località è riconoscibile dai suoi costumi
tradizionali, per lo più realizzati a mano. Conservare i costumi
locali è uno dei compiti tradizionalmente affidati ai gruppi di
danza folkloristica, agli “Schützen”, i tradizionali tiratori scelti
sudtirolesi, e alle bande musicali. Un tempo, appena uno arri-
vava si capiva subito se era un giorno feriale o un festivo, se era
un momento di gioia o di dolore, se l’uomo era sposato o celi-
be. Ancora oggi, in Val Sarentino, un nastro rosso sul cappello
significa che l’uomo è ancora da sposare, il nastro verde indica
invece che la moglie non è molto lontana… ma chi può dirlo,
oggi, con esattezza? Più chiaro è il linguaggio della musica: il
repertorio delle bande va dalle classiche marce, ai valzer, alle
composizioni contemporanee. Ci si incontra tutte le settimane
per le prove. In primavera, in paese si tiene il primo concerto
della stagione, dopodiché, praticamente ogni domenica, c’è un
concerto di piazza, sempre con entrata libera.
Nastro rosso, nastro verde
Fiati in costume: 10.000 uomini e donne suonano nelle bande altoatesine
Dati e fatti» L’associazione delle bande musicali altoatesine comprende le 211 bande
musicale del paese. Informazioni sulle singole bande e concerti su
(sito solo in tedesco)
22
Montagna | 23
Ogni prospettiva, in Alto Adige, parte dall’alto. Sopra e sotto sono praticamente una cosa sola.
Paradossalmente, furono dei cittadini i primi a spingersi fin sulle cime dei monti e ad aprire ai montanari prospettive inaspettate.
Fino al 1804 nessuno ancora sapeva come fosse in cima all’Ort-
les. Finché, nel 1804, un cacciatore di camosci della Val Passi-
ria, di nome Josef Pichler, osò per primo spingersi fino sulla
vetta. Ma riuscì a rimanere a quell’altezza solo per quattro mi-
nuti, l’aria, infatti, era freddissima. Nel 1805 vi salì di nuovo,
questa volta sventolando in mano una bandiera. A quel punto
tutti dovettero credergli: l’Ortles, un quasi quattromila metri,
la cima più alta di tutto l’Alto Adige, era stato conquistato.
In segno di trionfo, però, non fu piantata una croce, ma doveva
essere eretta una piramide di sassi, cosa che però non convin-
ceva la gente di montagna. Fino al 18° secolo, scalare le cime
era considerato da molti un’inutile irriverenza. A cosa doveva
servire? E poi, c’era abbastanza aria per respirare, lassù? Fino al
1786 nessun contadino aveva mai osato scalare una cima. Già
sugli alpeggi e sui passi di montagna gli sembrava di essersi
avvicinato troppo al cielo e, per penitenza, vi piantava una cro-
ce. Dentro le montagne, certo, si poteva scavare per estrarre i
tesori dalle loro viscere, in Alto Adige argento, rame e marmo,
ma lassù, sulla nuda roccia, dove non si poteva né seminare,
né raccogliere nulla, ci andavano solo i perditempo. E poi, in
cima alle montagne abitava Dio, oppure il diavolo, nessuno lo
sapeva con esattezza...Da questo punto di vista, l’Alto Adige è un paradiso per i per-
ditempo. Gran parte del territorio si trova al di sopra dei 1000
metri. Solo il 3 per cento della superficie è abitato. Il resto è
costituito da campi, boschi, pascoli e rocce. L’Alto Adige vanta
più di 300 cime di oltre tremila metri. Ogni prospettiva par-
te dall’alto, le viste panoramiche come i punti di vista. Sopra
e sotto sono vicinissimi, quasi si toccano, così come largo e
stretto sono aspetti complementari dello stesso territorio.
Reinhold Messner frequentava ancora la scuola del suo pae-
se, Funes, ai piedi delle cime Odle, quando amava osservare il
passaggio delle nuvole cheidendosi dove andassero a nascon-
dersi. Anche lo scalatore estremo Hans Kammerlander era un
tipo curioso. Conquistò la sua prima cima, quando un giorno
decise di nascosto di seguire due turisti sul Picco Palù, in Valle
Aurina.Furono i cittadini a scoprire duecento anni fa la passione per
la montagna. Per raggiungere le vette si facevano scortare dai
giovanotti dei masi. La cordata in parete era motivata da in-
tenti molto diversi: il turista mirava al punto panoramico sulla
cima, la guida invece aveva in mente cristalli e camosci. L’uno
rendeva la vetta famosa, l’altro vi trovava il suo guadagno.
La montagna smise così di fare paura. Oggi, tutte le cime sono
state conquistate, battezzate e segnate sulle cartine geografi-
che con altezza, vie e rifugi. Da molto tempo, ormai, si sa che
le montagne non sono cresciute dal sottosuolo verso l’alto, a
mo’ di denti spuntati dalla gengiva. Le Dolomiti, le più famo-
se montagne dell’Alto Adige e dal 2009 Patrimonio Naturale
dell’Umanità, si sono formate da sedimenti di barriere coral-
line emersi in seguito all’abbassamento del mare ancestrale.
Grazie a sentieri e impianti di risalita le Dolomiti sono oggi
accessibili a tutti in sicurezza e fruibili in ogni loro aspetto. La
montagna che una volta faceva paura, oggi piace molto. E’ di-
ventata un luogo di svago, un ambiente in cui rigenerarsi, e
come tale deve essere preservata. Negli otto parchi naturali e
nel Parco Nazionale dello Stelvio, la natura e il paesaggio cul-
turale dell’Alto Adige sono protetti per grandi aree.
Nel 1954 sull’Ortles è stata piantata l’attesa croce. La piramide
di sassi che in origine doveva essere eretta sulla cima, rima-
se per anni chiusa in una cassa, a fondovalle, ai margini della
strada. Nel 1899 è stata eretta a passo dello Stelvio, quel valico
che collega l’Alto Adige con la Lombardia: non più in segno di
trionfo sulla montagna, ma come monumento dedicato all’im-
peratore di Vienna.
Capitolo 1 Montagna
Il re incontrastato delle montagne dell'Alto Adige: l'Ortles in Val Venosta
tato delle montagne dell'Alto Adige: l'Ortles in Val Venosta
Montagna | 23
Adige, parte dall’alto. Sopra e sotto sono praticamente una cosa sola.
ssalmente, furono dei cittadini i primi a spingersi fin sulle cime dei monti e ad aprire ai montanari prospettive inaspettate.
Fino al 1804 nessuno ancora sapeva come fosse in cima all’Ort-
les. Finché, nel 1804, un cacciatore di camosci della Val Passi-
ria, di nome Josef Pichler, osò per primo spingersi fino sulla
vetta. Ma riuscì a rimanere a quell’altezza solo per quattro mi-
nuti, l’aria, infatti, era freddissima. Nel 1805 vi salì di nuovo,
questa volta sventolando in mano una bandiera. A quel punto
tutti dovettero credergli: l’Ortles, un quasi quattromila metri,
la cima più alta di tutto l’Alto Adige, era stato conquistato.
In segno di trionfo, però, non fu piantata una croce, ma doveva
essere eretta una piramide di sassi, cosa che però non convin-
ceva la gente di montagna. Fino al 18° secolo, scalare le cime
era considerato da molti un’inutile irriverenza. A cosa doveva
servire? E poi, c’era abbastanza aria per respirare, lassù? Fino al
1786 nessun contadino aveva mai osato scalare una cima. Già
sugli alpeggi e sui passi di montagna gli sembrava di essersi
avvicinato troppo al cielo e, per penitenza, vi piantava una cro-
ce. Dentro le montagne, certo, si poteva scavare per estrarre i
tesori dalle loro viscere, in Alto Adige argento, rame e marmo,
ma lassù, sulla nuda roccia, dove non si poteva né seminare,
né raccogliere nulla, ci andavano solo i perditempo. E poi, in
cima alle montagne abitava Dio, oppure il diavolo, nessuno lo
sapeva con esattezza...Da questo punto di vista, l’Alto Adige è un paradiso per i per-
ditempo. Gran parte del territorio si trova al di sopra dei 1000
metri. Solo il 3 per cento della superficie è abitato. Il resto è
costituito da campi, boschi, pascoli e rocce. L’Alto Adige vanta
più di 300 cime di oltre tremila metri. Ogni prospettiva par-
tte dall’alto, le viste panoramiche come i punti di vista. Sopra
e sotto sono e
vicinissimi, quasi si toccano, così come largo e
ststretto sono aspetti complementari dello stesso territorio.
ReReinhold Messner frequentava ancora la scuola del suo pae-
se,e, Funes, ai piedi delle cime Odle, quando amava osservare il
passaggio delle nuvole cheidendosi dove andassero a nascon-
dersi. Anche lo scalatore estremo Hans Kammerlander era un
tipo curioso. Conquistò la sua prima cima, quando un giorno
decise di nascosto di seguire due turisti sul Picco Palù, in Valle
Aurina.Furono i cittadini a scoprire duecento anni fa la passione per
la montagna. Per raggiungere le vette si facevano scortare dai
giovanotti dei masi. La cordata in parete era motivata da in-
tenti molto diversi: il turista mirava al punto panoramico sulla
cima, la guida invece aveva in mente cristalli e camosci. L’uno
rendeva la vetta famosa, l’altro vi trovava il suo guadagno.
La montagna smise così di fare paura. Oggi, tutte le cime sono
state conquistate, battezzate e segnate sulle cartine geografi-
che con altezza, vie e rifugi. Da molto tempo, ormai, si sa che
le montagne non sono cresciute dal sottosuolo verso l’alto, a
mo’ di denti spuntati dalla gengiva. Le Dolomiti, le più famo-
se montagne dell’Alto Adige e dal 2009 Patrimonio Naturale
dell’Umanità, si sono formate da sedimenti di barriere coral-
line emersi in seguito all’abbassamento del mare ancestrale.
Grazie a sentieri e impianti di risalita le Dolomiti sono oggi
accessibili a tutti in sicurezza e fruibili in ogni loro aspetto. La
montagna che una volta faceva paura, oggi piace molto. E’ di-
ventata un luogo di svago, un ambiente in cui rigenerarsi, e
come tale deve essere preservata. Negli otto parchi naturali e
nel Parco Nazionale dello Stelvio, la natura e il paesaggio cul-
turale dell’Alto Adige sono protetti per grandi aree.
Nel 1954 sull’Ortles è stata piantata l’attesa croce. La piramide
di sassi che in origine doveva essere eretta sulla cima, rima-
se per anni chiusa in una cassa, a fondovalle, ai margini della
strada. Nel 1899 è stata eretta a passo dello Stelvio, quel valico
che collega l’Alto Adige con la Lombardia: non più in segno di
trionfo sulla montagna, ma come monumento dedicato all’im-
peratore di Vienna.
Ogni prospettiva, in Alto Adige pParadossalment
Capitolo 1 Montagna
58
E’ autunno, l’uva è stata già raccolta, pigiata e, secondo la leg-
genda, i “Weinnöerggelen”, gli gnomi del vino, sbucano dal-
le montagne e s’intrufolano nei masi per farsi servire il vino
nuovo, quando non lo rubano. La sete di novello è grande e,
mentre i nani arraffano vino, i contadini vanno a “törggelen”. Il
nome di quest’usanza altoatesina deriva dal latino “torculum”,
torchio, in altoatesino “Torggl”. L’usanza del “Törggelen” è pro-
babilmente originaria della Valle Isarco. I viticoltori mandava-
no il loro bestiame sui pascoli dei contadini di montagna e in
autunno ricambiavano con un “Bauernschmaus” (piatto tipico
a base di carré di maiale, diverse salsicce, crauti) e del vino
nuovo. Forse, invece, i contadini volevano semplicemente fe-
steggiare insieme la fine del raccolto, oppure confrontare i loro
vini. Quel che è chiaro, è che il “Törggelen” inizia con una pas-
seggiata nella natura e finisce in compagnia, in una trattoria,
con mosto dolce e castagne arrostite, qui chiamate “Keschtn”.
Come portata principale una volta c’erano Speck e Kaminwurz,
i saporiti salamini affumicati locali, oggi si serve quello che è
disponibile in cucina: zuppa d’orzo, carne affumicata, salsiccia
fatta in casa, crauti e canederli. E, nei momenti di punta, sicu-
ramente la contadina avrà pronti anche dolci Krapfen.
La quinta stagione
Arrostite sul fuoco: “Keschtn”, le saporite castagne altoatesine, si sposan
Dati e fatti:» Le castagne sono elemento essenziale del “Törggelen”, ne fanno
parte a pieno diritto. I castagni sono sempre stati alberi protetti, fin
dal Medioevo, e addirittura tramandati: spesso erano una sorta di
pensione d’anzianità. Sul Sentiero didattico del castagno a Lana (fra
Bolzano e Merano) e sul Sentiero del castagno in Valle Isarco s’impara
l’importanza della castagna. Per saperne di più sul “Törggelen”:
» Il Buschenschank è un’osteria contadina. In Alto Adige ne esistono
molti e sono aperti solo stagionalmente. Simbolo dei Buschenschänke
era una frasca verde (“Buschen” in tedesco) appesa all’ingresso del
maso per distinguerli dalle locande che erano aperte tutto l’anno.
Finita la stagione o terminato il vino di produzione propria nelle botti,
il Buschenschank chiude per riaprire l’anno successivo.
E’ autunno, l’uva è stata già raccolta, pigiata e, secondo la leg-
genda, i “Weinnöerggelen”, gli gnomi del vino, sbucano dal-
le montagne e s’intrufolano nei masi per farsi servire il vino
nuovo, quando non lo rubano. La sete di novello è grande e,
mentre i nani arraffano vino, i contadini vanno a “törggelen”. Il
nome di quest’usanza altoatesina deriva dal latino “torculum”,
torchio, in altoatesino “Torggl”. L’usanza del “Törggelen” è pro-
babilmente originaria della Valle Isarco. I viticoltori mandava-
no il loro bestiame sui pascoli dei contadini di montagna e in
autunno ricambiavano con un “Bauernschmaus” (piatto tipico
a base di carré di maiale, diverse salsicce, crauti) e del vino
nuovo. Forse, invece, i contadini volevano semplicemente fe-
steggiare insieme la fine del raccolto, oppure confrontare i loro
vini. Quel che è chiaro, è che il “Törggelen” inizia con una pas-
seggiata nella natura e finisce in compagnia, in una trattoria,
con mosto dolce e castagne arrostite, qui chiamate “Keschtn”.
Come portata principale una volta c’erano Speck e Kaminwurz,
i saporiti salamini affumicati locali, oggi si serve quello che è
disponibile in cucina: zuppa d’orzo, carne affumicata, salsiccia
fatta in casa, crauti e canederli. E, nei momenti di punta, sicu-
ramente la contadina avrà pronti anche dolci Krapfen.
La quinta stagione
ti e fatti:castagne sono elemento essenziale del “Törggelen”, ne fanno
rte a pieno diritto. I castagni sono sempre stati alberi protetti, fin
Medioevo, e addirittura tramandati: spesso erano una sorta di
sione d’anzianità. Sul Sentiero didattico del castagno a Lana (fra
ano e Merano) e sul Sentiero del castagno in Valle Isarco s’impara
ortanza della castagna. Per saperne di più sul “Törggelen”:
chenschank è un’osteria contadina. In Alto Adige ne esistono
e sono aperti solo stagionalmente. Simbolo dei Buschenschänke
a frasca verde (“Buschen” in tedesco) appesa all’ingresso del
er distinguerli dalle locande che erano aperte tutto l’anno.
stagione o terminato il vino di produzione propria nelle botti,
enschank chiude per riaprire l’anno successivo.
Arrostite sul fuoco: “Keschtn”, le saporite castagne altoatesine, si sposan
In Alto Adige il tempo lo batte la musica dei fiati. 211 bande
musicali partecipano a feste religiose e popolari. 10.000 uomi-
ni e donne fanno parte di una banda musicale, ogni secondo
musicista ha meno di 30 anni, nel piccolo comune di Appiano,
in Bassa Atesina, 13.000 anime in tutto, sono attive ben quat-
tro bande. La banda musicale di Monguelfo, in Val Pusteria,
ha addirittura rotto una roccaforte maschile, infatti più della
metà dei membri è costituita da donne. Si suona in uniforme.
La varietà di costumi folkloristici dell’Alto Adige è famosa in
tutto l’arco alpino, ogni località è riconoscibile dai suoi costumi
tradizionali, per lo più realizzati a mano. Conservare i costumi
locali è uno dei compiti tradizionalmente affidati ai gruppi di
danza folkloristica, agli “Schützen”, i tradizionali tiratori scelti
sudtirolesi, e alle bande musicali. Un tempo, appena uno arri-
vava si capiva subito se era un giorno feriale o un festivo, se era
un momento di gioia o di dolore, se l’uomo era sposato o celi-
be. Ancora oggi, in Val Sarentino, un nastro rosso sul cappello
significa che l’uomo è ancora da sposare, il nastro verde indica
invece che la moglie non è molto lontana… ma chi può dirlo,
oggi, con esattezza? Più chiaro è il linguaggio della musica: il
repertorio delle bande va dalle classiche marce, ai valzer, alle
composizioni contemporanee. Ci si incontra tutte le settimane
per le prove. In primavera, in paese si tiene il primo concerto
della stagione, dopodiché, praticamente ogni domenica, c’è un
concerto di piazza, sempre con entrata libera.
Nastro rosso, nastro verde
i e fattisociazione delle bande musicali altoatesine comprende le 211 bande
icale del paese. Informazioni sulle singole bande e concerti su
(sito solo in tedesco)
Tradizione | 85
Fiati in costume: 10.000 uomini e donne suonano nelle bande altoatesine
22
Il re incontrasta
54
Paes
Lagrein, Schiava e Gewürztraminer, tre vitigni autoctoni dell’Al-
to Adige. Sono gli ambasciatori del vino altoatesino. Ognuno
dà il suo meglio. Anche se non sono compatibili fra di loro. Il
Lagrein ama la calda, rossa terra di porfido, il Gewürztraminer
preferisce il terreno argilloso, la schiava vuole terreni di ripor-
to e ghiaiosi. I viticoltori prendono la cosa molto sul serio da
quando, negli anni ’80, hanno iniziato la loro offensiva sulla
qualità. Da allora la viticoltura in Alto Adige è come un puzzle:
il terreno e il clima variano sensibilmente un’infinità di volte
tra i 200 e i 1000 metri di altitudine, la costante è data dai 300
giorni di sole l’anno. Il risultato? 20 diversi tipi di vitigni e vini
alpini di carattere dallo charme mediterraneo. Circa due terzi
del vino altoatesino viene prodotto nelle cantine lungo la stra-
da del vino dell’Alto Adige, l’itinerario panoramico che si snoda
dolcemente da Bolzano, in direzione sud, attraverso l’Oltradi-
ge, verso la Bassa Atesina, costeggiando antichi paesi vinicoli
e tenute modernissime. L’Alto Adige è la zona vitivinicola più
antica di tutta l’area tedescofona. I Romani impararono qui a
conservare il vino nelle botti di legno, più tardi conventi te-
deschi insediarono nel sud del Tirolo le loro tenute vinicole.
La vite in Alto Adige dà i suoi frutti anche là, dove nessuno se
l’aspetterebbe: Bolzano, città capoluogo, è anche il terzo più
importante comune vitivinicolo della provincia.
Nel vigneto
Ambiente ideale: da 20 diversi vitigni nascono vini alpini dallo charme mediterraneo
Dati e fatti» Superficie coltivata a vite: 5.100 ettari, ovvero lo 0,7 % della superficie
coltivata in Italia; il 98 % dei vigneti è classificato D.O.C. 20 vitigni
(55 % rossi, 45 % bianchi). Produzione: circa 400.000 ettolitri. Sei canti-
ne producono spumante con il metodo classico della fermentazione in
bottiglia: 200.000 bottiglie l’anno. 26 vini altoatesini hanno ottenuto
i Tre Bicchieri della guida enologica “Gambero Rosso – I vini d’Italia”.
Maggiori informazioni sulla vitivinicoltura in Alto Adige su
» Tre cantine conventi, tre punti di forza: il convento Muri-Gries a
Bolzano [C4], con il suo vino rosso,
, la cantina
dell’Abbazia Novacella, presso Bressanone [D3], con i suoi vini bianchi,
, la distilleria Pircher, a Lana [B4], con i suoi distil-
lati pregiati, .
» La più importante manifestazione locale dedicata ai vini è la “Mostra
Vini Bolzano”,
. Una piattaforma esclusiva ed interna-
zionale è il Merano Wine Festival & Gourmet,
» Il Tresterbrand, la grappa altoatesina, deriva esclusivamente da uve
locali.
Letture consigliate» Tobias Hierl, Christoph Tscholl, Un sorso di Alto Adige, Edizioni Folio
2007» Vini & ristoranti dell'Alto Adige Südtirol 2009, nella collana “Le guide
de l’Espresso” 2008» Carlo Ravanello, Cucina e vini dell’Alto Adige, Franco Muzzio Editore
2008
Lagrein, Schiava e Gewürztraminer, tre vitigni autoctoni dell’AAl-
to Adige. Sono gli ambasciatori del vino altoatesino. Ognunno
dà il suo meglio. Anche se non sono compatibili fra di loro. s. Il Lagrein ama la calda, rossa terra di porfido, il Gewürztraminener
preferisce il terreno argilloso, la schiava vuole terreni di ripoor-
to e ghiaiosi. I viticoltori prendono la cosa molto sul serio dda
quando, negli anni ’80, hanno iniziato la loro offensiva sullla
qualità. Da allora la viticoltura in Alto Adige è come un puzzlzle:
il terreno e il clima variano sensibilmente un’infinità di voltlte
tra i 200 e i 1000 metri di altitudine, la costante è data dai 3000
giorni di sole l’anno. Il risultato? 20 diversi tipi di vitigni e viini
alpini di carattere dallo charme mediterraneo. Circa due terrzi
del vino altoatesino viene prodotto nelle cantine lungo la strara-
da del vino dell’Alto Adige, l’itinerario panoramico che si snodda
dolcemente da Bolzano, in direzione sud, attraverso l’Oltraddi-
ge, verso la Bassa Atesina, costeggiando antichi paesi vinicooli
e tenute modernissime. L’Alto Adige è la zona vitivinicola pipiù
antica di tutta l’area tedescofona. I Romani impararono qui i a
conservare il vino nelle botti di legno, più tardi conventi tete-
deschi insediarono nel sud del Tirolo le loro tenute vinicolole.
La vite in Alto Adige dà i suoi frutti anche là, dove nessuno sse
l’aspetterebbe: Bolzano, città capoluogo, è anche il terzo pipiù
importante comune vitivinicolo della provincia.
Nel vignetto
Ambiente ideale: da 2 d
Dati i e fatti» Supeperficie coltivata a vite: 5.100 ettari, ovvero lo 0,7 % della superficie
coltivivata in Italia; il 98 % dei vigneti è classificato D.O.C. 20 vitigni
(55 % % rossi, 45 % bianchi). Produzione: circa 400.000 ettolitri. Sei canti-
ne prooducono spumante con il metodo classico della fermentazione in
bottigglia: 200.000 bottiglie l’anno. 26 vini altoatesini hanno ottenuto
i Tre Biicchieri della guida enologica “Gambero Rosso – I vini d’Italia”.
Maggioori informazioni sulla vitivinicoltura in Alto Adige su
» Tre cantitine conventi, tre punti di forza: il convento Muri-Gries a
Bolzano [[C4], con il suo vino rosso,
, la cantina
dell’Abbazazia Novacella, presso Bressanone [D3], con i suoi vini bianchi,
, la distilleria Pircher, a Lana [B4], con i suoi distil-
lati pregiatti, .
»» La più impoortante manifestazione loc l
Vini Bolzanono”,
a-
zional
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Dati » L’ass
musi
ale: da 20 diversi vitigni nascono vini alpini dallo charme mediterraneo
uoi disione locale dedicata ai vini è la “Mostra
,
. Una piattaforma esclusiva ed interna
zionale è il MMerano Wine Festival & Gourmet,
» IIl Tresterbrannd, la grappa altoatesina, deriva esclusivamente da uve
loocali.
Lettture consigglliate» Tobbias Hierl, Chhristoph Tscholl, Un sorso di Alto Adige, Edizioni Folio
20007» Vini i & ristoranti i dell'Alto Adige Südtirol 2009, nella collana “Le guide
de l’E’Espresso” 20008»» Carloo Ravanello, CCucina e vini dell’Alto Adige, Franco Muzzio Editore
2008
90
Tradizione | 91
E’ stata la necessità a spingere gli altoatesini a sviluppare tan-
ta manualità. Nel 1893 chiuse la miniera di rame di Predoi, in
valle Aurina, e 60 uomini si ritrovarono sulla strada. Furono
le donne, allora, a dover mantenere le famiglie: con il ricamo.
L’idea venne al parroco, le donne sedevano fino a tarda notte al
tombolo. Spesso scambiavano merletti con generi alimentari.
Oggi, 39 donne e 2 uomini fanno parte dell’associazione “Scuo-
la di tombolo Predoi”. I bambini imparano quest’arte nei corsi
estivi. Si fissa un disegno guida sul cuscino e poi, incrociando e
girando i fuselli anche centinaia di volte, si intrecciano i fili.
In un certo senso, anche i gardenesi presero in mano i fili,
quando nel 17° secolo iniziarono a scolpire il legno. La valle era
isolata, la vita dura, gli inverni lunghi. Padre, madre e bambini
passavano il tempo a intagliare a mano figure di santi e giocat-
toli. Con il tempo, si arrivò ad esportare dalla valle milioni di
figure di legno l’anno, i gardenesi stessi si occuparono anche
della distribuzione. Dal 1994 molti artisti artigiani gardenesi
fanno parte dell’associazione Unika. Unika gestisce una gal-
leria a Ortisei e organizza una fiera annuale dell’artigianato
artistico.
Sulla punta delle dita
Dati e fatti» In Alto Adige si contano 13.000 aziende artigianali, di cui fanno parte
anche gli artisti artigiani. Informazioni sull’artigianato artistico su
» Le case delle ricamatrici al tombolo sono contrassegnate col simbolo
dell’Itinerario Culturale Valle Aurina [F/G 1-2]
» Scultori, doratori, policromatori e scultori di ornamenti sono riuniti
nell’associazione Unika in Val Gardena [E 4-6]. Informazioni sull’artigia-
nato artistico gardenese su » La più grande collezione di giocattoli gardenesi si trova nel Museum
Ladin iastel de Tor di S. Martino in Badia [F4]: 630 pezzi unici del
periodo dal 1750 al 1920.
Uno sguardo sull’arte gardenese della scultura nel legno: alla ricerca dell’originale
90
E’ stata la necessità a spingere gli altoatesini a sviluppare tan-
ta manualità. Nel 1893 chiuse la miniera di rame di Predoi, in
valle Aurina, e 60 uomini si ritrovarono sulla strada. Furono
le donne, allora, a dover mantenere le famiglie: con il ricamo.
L’idea venne al parroco, le donne sedevano fino a tarda notte al
tombolo. Spesso scambiavano merletti con generi alimentari.
Oggi, 39 donne e 2 uomini fanno parte dell’associazione “Scuo-
la di tombolo Predoi”. I bambini imparano quest’arte nei corsi
estivi. Si fissa un disegno guida sul cuscino e poi, incrociando e
girando i fuselli anche centinaia di volte, si intrecciano i fili.
In un certo senso, anche i gardenesi presero in mano i fili,
quando nel 17° secolo iniziarono a scolpire il legno. La valle era
isolata, la vita dura, gli inverni lunghi. Padre, madre e bambini
passavano il tempo a intagliare a mano figure di santi e giocat-
toli. Con il tempo, si arrivò ad esportare dalla valle milioni di
figure di legno l’anno, i gardenesi stessi si occuparono anche
della distribuzione. Dal 1994 molti artisti artigiani gardenesi
fanno parte dell’associazione Unika. Unika gestisce una gal-
leria a Ortisei e organizza una fiera annuale dell’artigianato
artistico.
Sulla punta delle dita
Dati e fatti» In Alto Adige si contano 13.000 aziende artigianali, di cui fanno parte
anche gli artisti artigiani. Informazioni sull’artigianato artistico su
» Le case delle ricamatrici al tombolo sono contrassegnate col simbolo
dell’Itinerario Culturale Valle Aurina [F/G 1-2]
» Scultori, doratori, policromatori e scultori di ornamenti sono riuniti
nell’associazione Unika in Val Gardena [E 4-6]. Informazioni sull’artigia-
nato artistico gardenese su » La più grande collezione di giocattoli gardenesi si trova nel Museum
Ladin iastel de Tor di S. Martino in Badia [F4]: 630 pezzi unici del
periodo dal 1750 al 1920.
Tradizione | 91
Uno sguardo sull’arte gardenese della scultura nel legno: alla ricerca dell’originale
Sul sito www.smg.bz.it è possibile sfogliare il libro sull’Alto Adige in formato E-Book
www.smg.bz.it
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Dat» Le
pardal MpensBolzal’impo
» Il Buscmolti eera una maso peFinita la sil Buschen
28
Montagna | 29
C’era una volta un re…Anche questa storia comincia così, ma si tratta di un re spe-
ciale, re Laurino, che regnava su un popolo di nani ed era nano
anche lui, ma ha lasciato a questa terra un dono gigantesco.
Viveva in un castello fortificato sul Catinaccio, la splendida
montagna dolomitica che fa da scenario a Bolzano, dove la
conca di monti si apre verso est.Bene, il grande orgoglio di questo re era un bellissimo giardino
di rose rosse che curava con tanto amore. I fiori, protetti e le-
gati tra di loro con un filo di seta dorato, erano tutta la sua vita,
tanto che Laurino faceva tagliare mano destra e piede sinistro
a chiunque osasse reciderne uno.Oltre che dei suoi fiori, il piccolo grande re si innamorò, come
spesso accade, della bella principessa del castello vicino, Simil-
de, tanto che decise di rapirla e di portarla al suo castello, per
farla vivere tra gli agi, ma in prigionia. Sennonché il fratello di
Similde, disperato per la perdita dell’amata sorella, chiamò in
aiuto altri cavalieri e il re dei Goti con i quali si mosse alla volta
del castello di Laurino per liberare Similde. Fu così che si ar-
rivò alla memorabile lotta, senz’altro impari, tra il piccolo re e
i giganteschi invasori. Non ci furono speranze per Laurino che
dovette soccombere alla forza del nemico, ma, prima di morire
riuscì ancora ad esclamare le fatidiche parole: “Che né alla
luce del giorno, né nelle tenebre della notte, nessuno possa
mai più godere dello splendore del mio giardino!”. Aveva di-
menticato, il povero Laurino, di menzionare anche quel parti-
colare momento della giornata in cui il giorno lascia posto alla
notte. Una vera fortuna! Da allora, infatti, in certi tramonti, il
Catinaccio, che in tedesco si chiama Rosengarten (giardino di
rose), si incendia di stupende tonalità rosate che si riflettono
nell’azzurro del cielo. Uno spettacolo sempre emozionante,
come la storia del piccolo re.
raccontato da Martin Bertagnolli
C’era una volta un re…Anche questa storia comincia così, ma si tratta di un re spe-
ciale, re Laurino, che regnava su un popolo di nani ed era nano
anche lui, ma ha lasciato a questa terra un dono gigantesco.
Viveva in un castello fortificato sul Catinaccio, la splendida
montagna dolomitica che fa da scenario a Bolzano, dove la
conca di monti si apre verso est.Bene, il grande orgoglio di questo re era un bellissimo giardino
di rose rosse che curava con tanto amore. I fiori, protetti e le-
gati tra di loro con un filo di seta dorato, erano tutta la sua vita,
tanto che Laurino faceva tagliare mano destra e piede sinistro
a chiunque osasse reciderne uno.Oltre che dei suoi fiori, il piccolo grande re si innamorò, come
spesso accade, della bella principessa del castello vicino, Simil-
de, tanto che decise di rapirla e di portarla al suo castello, per
farla vivere tra gli agi, ma in prigionia. Sennonché il fratello di
Similde, disperato per la perdita dell’amata sorella, chiamò in
aiuto altri cavalieri e il re dei Goti con i quali si mosse alla volta
del castello di Laurino per liberare Similde. Fu così che si ar-
rivò alla memorabile lotta, senz’altro impari, tra il piccolo re e
i giganteschi invasori. Non ci furono speranze per Laurino che
dovette soccombere alla forza del nemico, ma, prima di morire
riuscì ancora ad esclamare le fatidiche parole: “Che né alla
luce del giorno, né nelle tenebre della notte, nessuno possa
mai più godere dello splendore del mio giardino!”. Aveva di-
menticato, il povero Laurino, di menzionare anche quel parti-
colare momento della giornata in cui il giorno lascia posto alla
notte. Una vera fortuna! Da allora, infatti, in certi tramonti, il
Catinaccio, che in tedesco si chiama Rosengarten (giardino di
rose), si incendia di stupende tonalità rosate che si riflettono
nell’azzurro del cielo. Uno spettacolo sempre emozionante,
come la storia del piccolo re.
raccontato da Martin Bertagnolli
Pagina 12 | Sui mercati
In caso di mancato recapito restituire al CPO di Bolzano.Bei nicht erfolgter Zustellung wird die Zeitschrift an das OZP Bozen geliefert.
SMG Info
Alto Adige Marketing S.c.p.a.Piazza della Parrocchia, 11 - I-39100 Bolzano
Direttore responsabile: Reinhold MarsonerRedazione: Martin Bertagnolli, Maria C. De Paoli, Jasmin MathàLayout: Lukas NaglerTraduzioni: Paolo FlorioFoto: Shutterstock, Lukas Nagler, Getty imagesStampa: Karo Druck sas, Pillhof 25, 39057 FrangartoSe non desidera ricevere più questa rivista è suffi ciente inviare una disdetta contenente il proprio indirizzo a [email protected] presso il Tribunale di Bolzanon. 7/2005 del 9 maggio 2005
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A proposito di larve, crisalidi e farfalle – Con il numero che state sfogliando, SMG Info si congeda dopo sei anni di vita.
A maggio arriverà M-il magazine per il Destination Marketing, edito da Alto Adige Marketing. Se si tratterà effettivamente di una boccata d’aria
nuova oppure saremo di fronte all’ennesima minestra riscaldata, sarete voi – cari lettori – a deciderlo. Cosa vi aspetta? Una grafi ca rinnovata
e accattivante, certo, ma anche un approfondimento redazionale su tematiche turistiche importanti, di rilievo sia globalmente che per l’Alto
Adige. Tendenze e dati saranno accompagnati da infografi che chiare. E daremo tanto spazio alle immagini, che spesso esprimono molto di più di
quanto possano fare le parole.
MeditazioniMailbox Metro
Monitor Menti Mosaico
Movimento Mercato