SLAT Di Krashen

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La Second Language Acquisition Theory di Krashen Krashen ha avuto il grande merito di dire delle cose interessanti in modo chiaro e semplice, di creare degli slogan, dei principi utili a tutti gli insegnanti da tenere a mente e con cui confrontare la nostra azione quotidiana, dei “segnaposto” teorici della didassi. Ma forse queste teorie e ipotesi diventano ancora più interessanti come punti di partenza, come prospettive da falsificare, da superare. E’ significativo il fatto che la Second Language Acquisition Theory di Krashen sia nata per l’inglese come L2 ma poi sia stata dallo stesso autore proposta, senza alcuna modifica, per la lingua straniera. Le due cose sono invece molto diverse, anche se esistono delle situazioni in cui si presentano contemporaneamente: basti pensare alle scuole italiane nel mondo, in cui i primi anni sono di italiano LS mentre lentamente, essendo gli studenti immersi per gran parte della giornata in una scuola con materiali didattici in italiano, si muove verso la L2. La differenza è sostanziale: nell’italiano LS l’insegnante è l’unica fonte di input, quindi può graduare i materiali, può accettare esecuzioni imperfette sapendo che le correggerà in futuro, può decidere il programma che vuole seguire; nell’italiano L2 l’input avviene essenzialmente all’esterno delle ore di italiano, non ha alcuna forma di graduazione e di selezione, ogni errore può essere corretto da altri insegnanti o da altri parlanti nativi con i quali gli studenti si trovano ad interagire, il concetto di programma si fa labile: se gli studenti hanno bisogno di capire l’opposizione tra imperfetto e perfetto oggi, in questo momento, e lo chiedono perché altrimenti non capiscono i film o le lezioni di storia, è inutile attendere l’unità didattica dedicata al passato, bisogna parlarne subito. L’insegnante di italiano LS è un allenatore che imposta la partita come vuole lui, tanto i giocatori in campo sono tutti suoi, la partita è in realtà un allenamento interno in preparazione del grande match; l’insegnante di italiano L2 gioca invece una partita vera, i suoi giocatori sono in campo e si avvicinano alla panchina dell’allenatore per chiedere cosa devono fare in quella data situazione, visto che non hanno capito bene come gioca l’altra squadra, quella dei parlanti nativi italiani. ACQUISIZIONE/APPRENDIMENTO Krashen distingue tra l’ acquisizione profonda, stabile, che genera comprensione e produzione linguistica con processi automatici, e l’ apprendimento razionale e volontario, ma di durata relativamente breve, che funge da monitor per l’esecuzione linguistica. L’acquisizione è un processo matetico inconscio , che sfrutta le strategie globali dell’emisfero destro del cervello insieme a quelle analitiche dell’emisfero sinistro: quanto viene acquisito viene a far parte stabile della competenza di ogni persona ed è sulla competenza linguistica che si basa la produzione linguistica di ogni persona. D’altro canto l’apprendimento è un processo razionale, governato dall’emisfero sinistro e basato sulla memoria a medio termine, non è, perciò, definitivo . Si è spesso discussa la possibilità che l’apprendimento razionale possa trasformarsi, alla fine, in acquisizione. La risposta di Krashen è di solito negativa, mentre altri studiosi credono che, in condizioni adatte, anche l’apprendimento possa portare all’acquisizione . Alla base della teoria di Krashen sta, comunque, l’idea che si debba lavorare per provocare acquisizione all'allievo . La dicotomia di Krashen ripropone il tema del rapporto tra i processi che in psicologia si definiscono “automatici” e “controllati”: non è quindi originale, ma diviene utile per l’insegnante nel momento in cui gli ricorda che l’insegnamento linguistico deve mirare a creare acquisizione, perché dalla competenza acquisita 1

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La Second Language Acquisition Theory di Krashen

Krashen ha avuto il grande merito di dire delle cose interessanti in modo chiaro e semplice, di creare degli  slogan, dei principi utili a tutti gli insegnanti da tenere a mente e con cui confrontare la nostra azione quotidiana, dei “segnaposto” teorici della didassi.Ma forse queste teorie e ipotesi diventano ancora più interessanti come punti di partenza, come prospettive da falsificare, da superare. E’ significativo il fatto che la Second Language Acquisition Theory di Krashen sia nata per l’inglese come L2 ma poi sia stata dallo stesso autore proposta, senza alcuna modifica, per la lingua straniera.Le due cose sono invece molto diverse, anche se esistono delle situazioni in cui si presentano contemporaneamente: basti pensare alle scuole italiane nel mondo, in cui i primi anni sono di italiano LS mentre lentamente, essendo gli studenti immersi per gran parte della giornata in una scuola con materiali didattici in italiano, si muove verso la L2.La differenza è sostanziale: nell’italiano LS l’insegnante è l’unica fonte di input, quindi può graduare i materiali, può accettare esecuzioni

imperfette sapendo che le correggerà in futuro, può decidere il programma che vuole seguire; nell’italiano L2 l’input avviene essenzialmente all’esterno delle ore di italiano, non ha alcuna forma di

graduazione e di selezione, ogni errore può essere corretto da altri insegnanti o da altri parlanti nativi con i quali gli studenti si trovano ad interagire, il concetto di programma si fa labile: se gli studenti hanno bisogno di capire l’opposizione tra imperfetto e perfetto oggi, in questo momento, e lo chiedono perché altrimenti non capiscono i film o le lezioni di storia, è inutile attendere l’unità didattica dedicata al passato, bisogna parlarne subito.L’insegnante di italiano LS è un allenatore che imposta la partita come vuole lui, tanto i giocatori in campo sono tutti suoi, la partita è in realtà un allenamento interno in preparazione del grande match; l’insegnante di italiano L2 gioca invece una partita vera, i suoi giocatori sono in campo e si avvicinano alla panchina dell’allenatore per chiedere cosa devono fare in quella data situazione, visto che non hanno capito bene come gioca l’altra squadra, quella dei parlanti nativi italiani.

ACQUISIZIONE/APPRENDIMENTO Krashen distingue tra l’acquisizione profonda, stabile, che genera comprensione e produzione linguistica con processi automatici, e l’apprendimento razionale e volontario, ma di durata relativamente breve, che funge da monitor per l’esecuzione linguistica. L’acquisizione è un processo matetico inconscio , che sfrutta le strategie globali dell’emisfero destro del cervello insieme a quelle analitiche dell’emisfero sinistro: quanto viene acquisito viene a far parte stabile della competenza di ogni persona ed è sulla competenza linguistica che si basa la produzione linguistica di ogni persona. D’altro canto l’apprendimento è un processo razionale, governato dall’emisfero sinistro e basato sulla memoria a medio termine, non è, perciò, definitivo. Si è spesso discussa la possibilità che l’apprendimento razionale possa trasformarsi, alla fine, in acquisizione. La risposta di Krashen è di solito negativa, mentre altri studiosi credono che, in condizioni adatte, anche l’apprendimento possa portare all’acquisizione. Alla base della teoria di Krashen sta, comunque, l’idea che si debba lavorare per provocare acquisizione all'allievo. La dicotomia di Krashen ripropone il tema del rapporto tra i processi che in psicologia si definiscono “automatici” e “controllati”: non è quindi originale, ma diviene utile per l’insegnante nel momento in cui gli ricorda che l’insegnamento linguistico deve mirare a creare acquisizione, perché dalla competenza acquisita nasca una produzione linguistica spontanea. Perché avvenga il processo di acquisizione, devono verificarsi, tuttavia, le condizioni della Second Language Acquisition Theorydescritte nei punti seguenti. Nel campo della didassi quotidiana bisogna tener anche presente che esistono varie tradizioni di apprendimento: per esempio, arabi e cinesi impostano l’apprendimento su  una tradizione di tipo mnemonico e questo li può mettere in difficoltà in una situazione scolastica italiana, dove è spesso richiesto il riassunto di quello che hanno letto e non la sua ripetizione.

S.L.A.T di Krashen e le implicazioni sul concetto di interlingua

Nella recente storia della glottodidattica è evidente ad esempio una tendenza generale che centra l’attenzione sul ruolo del discente e sul processo di apprendimento/acquisizione. Ciò soprattutto a partire dagli anni Settanta come reazione ai metodi dominanti ( grammaticale-traduttivo, del resto ancor più longevo in Italia, e meccanicistico audio-orale ). Quella reazione che si declinò in senso comunicativo sfociò infine negli anni Sessanta e Settanta nel fiorire di molti metodi riuniti sotto la categoria “approccio umanistico-affettivo” , tutti variamente influenzati dalla psicologia umanistica di Carl Rogers (accettazione incondizionata dell’altro – realizzazione spontanea di sé ) e quindi tutti tesi alla rimozione di ogni possibile ostacolo o “filtro” nel processo di apprendimento/acquisizione.

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Nella sua pubblicazione del 1989, Client Centered Terapy, riassumendo le sue posizioni in materia, Rogers dedica un intero capitolo all’insegnamento centrato sullo studente, individuando alcune linee teoriche:1) Non si può insegnare direttamente ma si può facilitare l’apprendimento 2) I contenuti devono essere strettamente connessi alla struttura del sé3) L’individuo cerca di evitare esperienze che presuppongono la riorganizzazione del sé4)Dal punto precedente ne discende una necessità di tranquillità percepita dal sé per poter apprendere5)La situazione educativa non deve minacciare l’apprendente e la percezione differenziata deve essere facilitataDiventa dunque necessario la creazione di un clima di accettazione e “gradualmente ci si rese conto che se l’atteggiamento dell’insegnante era tale da creare in classe un clima appropriato, le tecniche specifiche diventavano secondarie”1

Tra i metodi glottodidattici particolarmente legati alla produzione di Carl Rogers, ne annoveriamo in particolare due:1) La suggestopedia di Lozanov2) Il “Natural Approach”Nel nostro caso mi sembra utile citare ulteriormente alcuni punti essenziali del Natural Approach poiché concorrono alla definizione di alcuni elementi che ritroviamo nella teoria dell’interlingua (ad esempio la processabilità degli elementi linguistici e le sequenze di acquisizione ).I principali teorici del Natural Approach sono Terrell e Krashen. Quest’ultimo riassume in cinque ipotesi la sua riflessione sull’acquisizione del linguaggio (teoria di Krashen o S.L.A.T. ovvero Second Language Acquisition Theory ):1) Acquisizione e apprendimento sono due concetti diversi; il primo va riferito all’inconscio, il secondo al razionale. Nella didattica L2 si dovrebbe tendere all’acquisizione ( rimuovendo filtri e barriere, paure ed ansie ) più che all’apprendimento poiché 2) l’ordine di acquisizione è noto solo empiricamente e quindi 3) l’apprendimento ha la funzione di essere un “monitor” di controllo attraverso il quale possiamo guardare l’acquisizione linguistica. Per favorire l’apprendimento bisogna però motivare l’allievo nello studio di argomenti ed elementi linguistici che non siano né difficili ( attivazione di ansia e paura ) né troppo faciliLa formulazione teorica di Krashen influenza particolarmente la distinzione tra riflessione sulla lingua e insegnamento della grammatica. Nella polarità tra acquisizione e apprendimento, il primo è infatti un processo inconscio-profondo che riguarda la capacità neurologica di accedere e utilizzare le strutture profonde della lingua ( per Chomsky 2 innate; per altri invece acquisite ), mentre l’apprendimento si configura invece come un processo razionale condotto dal discente e facilitato dall’insegnante-guida. L’insegnamento della grammatica tende quindi all’apprendimento (conoscenza delle regole) ma non può essere inteso come fine della pratica glottodidattica poiché è solo con l’acquisizione che si conclude un reale processo di acquisizione/apprendimento. La centralità del processo ci porta dunque ad un primo elemento di riflessione: se l’insegnante non può più condurre l’apprendimento a suo piacere come nel passato e deve accettare l’idea che il suo operato debba facilitare invece il superamento degli ostacoli e dei filtri dell’acquisizione, stimolando e motivando lo studente, che tipo di intervento può operare se non conosce la natura e le sequenze di questo processo?Ovviamente l’esistenza di un insieme ordinato delle strutture di L2 “non significa che non ci sia nessuna variazione negli ordini di acquisizione linguistica.L’acquisizione (SLAT, Second Language Acquisition Theory di Krashen) è un processo matetico inconscio, che sfrutta le strategie globali dell’emisfero destro del cervello insieme a quelle analitiche dell’emisfero sinistro. Quanto viene acquisito diventa competenza della persona e su questo si basa la produzione linguistica.L’apprendimento è invece un processo razionale, governato dall’emisfero sinistro e basato sulla memoria a medio termine. La competenza appresa non è definitiva. Si tratta di una competenza attivata più lentamente di quella acquisita. Di conseguenza, nella comunicazione reale si fa ricorso alla competenza appresa comemonitor, controllo formale su quello che è già stato prodotto dalla competenza acquisita. Si deve lavorare quindi sull’acquisizione e non sull’apprendimento, riflettere sulle azioni didattiche se sono relative all’apprendimento (prima fase) e all’acquisizione (seconda fase).L’acquisizione si produce attraverso tre ipotesi:- l’acquisizione di base c’è quando l’allievo concentra l’attenzione sul significato e non sulla forma di un imput comprensibile. L’insegnante deve quindi fornire l’imput comprensibile.- l’imput comprensibile deve essere collocato al gradino dell’ordine naturale immediatamente successivo all’input finora acquisito (i+1). L’ipotesi dell’ordine naturale è alla base anche del recupero degli allievi.

1 Rogers Carl (1989), Terapia Centrata sul Cliente, la meridiana, Bari 2007, pag. 2572 Anna Giacalone Ramat attribuiva a Chomsky la premessa per quel filone di studi che avrebbe poi portato alle formulazioni di Krashen

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- in questo meccanismo non deve intervenire il filtro affettivo che blocca il flusso dell’acquisizione, collocando ciò che si comprende nella memoria a breve termine e non a termine definitivo. Il filtro affettivo è costituito dal modo in cui si attua il rapporto tra i fattori dell’atto didattico. L’insegnante non deve essere un inquisitore ma un aiuto, la lingua familiare e non estranea. Evitare anche stati di ansia utilizzando dettati autocorretti come piacevole sfida con se stessi, attività che pongono a rischio l’immagine di sé che lo studente vuole offrire al resto della classe, attività che minano l’autostima e aumentano l’autodifesa, attività che danno all’allievo la sensazione di non essere in grado di apprendere.L’insegnamento della lingua italiana implica di necessità l’insegnamento della cultura e della civiltà italiana.

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