Sistemi di misurazione digitale a basso costo · sistema di riferimento ortonormale secondo la...

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Sistemi di misurazione digitale a basso costo Relazione sulle potenzialità di strumenti di scansione a basso costo per l’uso in applicazioni body scan Nel presente documento si tratterà l’accuratezza di strumenti di scansione a basso costo per l’applicazione in utilizzo di tipo body scan. In particolare sarà trattato il dispositivo MS Kinect V1. La relazione si compone di 4 capitoli principali in cui verrà descritto e spiegato il funzionamento del dispositivo, fornita una stima matematica del modello di errore proprio, descritto l’algoritmo di misurazione realizzato, spiegato il software MS Fusion, le caratteristiche della scena e degli ausili costruiti per realizzare le scansioni. Verranno inoltre presentati i risultati di una campagna di misurazione e saranno infine tratte conclusioni con tecniche statistiche per la valutazione dell’errore commesso A cura di: Nicola Giardini Federico Papi Alessandro Sorri www.proteomed.it

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Sistemi di misurazione digitale a basso costo

Relazione sulle potenzialità di strumenti di

scansione a basso costo per l’uso in applicazioni

body scan

Nel presente documento si tratterà l’accuratezza di strumenti di scansione a basso costo per

l’applicazione in utilizzo di tipo body scan. In particolare sarà trattato il dispositivo MS Kinect V1.

La relazione si compone di 4 capitoli principali in cui verrà descritto e spiegato il funzionamento

del dispositivo, fornita una stima matematica del modello di errore proprio, descritto l’algoritmo

di misurazione realizzato, spiegato il software MS Fusion, le caratteristiche della scena e degli

ausili costruiti per realizzare le scansioni. Verranno inoltre presentati i risultati di una campagna di

misurazione e saranno infine tratte conclusioni con tecniche statistiche per la valutazione

dell’errore commesso

A cura di:

Nicola Giardini

Federico Papi

Alessandro Sorri

www.proteomed.it

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Sommario

Introduzione .......................................................................................................................................... 3

Capitolo 1 - Accuratezza dello strumento ................................................................................................ 3

Scopo del capitolo e principio di funzionamento ........................................................................................... 3

Accuratezza e risoluzione di profondità ......................................................................................................... 6

Influenza della calibrazione ........................................................................................................................ 7

Integrazione dati da fotocamera RGB ........................................................................................................ 8

Risoluzione ed accuratezza di profondità ................................................................................................... 8

Modello teorico matematico dell’errore .................................................................................................... 9

Risoluzione di profondità e densità dei punti ............................................................................................. 9

Risultati campagne di misurazioni di terze parti .......................................................................................... 11

Calibrazione e distorsioni delle lenti ......................................................................................................... 11

Risultati del test del “plane fitting” .......................................................................................................... 12

Conclusioni dello studio ............................................................................................................................ 14

Osservazioni sullo studio analizzato ............................................................................................................. 15

Capitolo 2 - Misurazioni ........................................................................................................................ 16

Scopo del capitolo ........................................................................................................................................ 16

Metodo di misurazione manuale ................................................................................................................. 18

Layout della scena di misurazione digitale ................................................................................................... 21

Metodo di misurazione digitale ................................................................................................................... 25

Caratteristiche dell’algoritmo di misurazione digitale ................................................................................. 26

Validazione misura digitale .......................................................................................................................... 27

Capitolo 3 – Scansioni e analisi dei dati ................................................................................................. 29

Scopo del capitolo ........................................................................................................................................ 29

Verifica di ripetibilità ................................................................................................................................ 29

Verifica di precisione ................................................................................................................................ 29

MS Fusion SDK .............................................................................................................................................. 31

Principio di funzionamento ....................................................................................................................... 31

Impostazioni di acquisizione ..................................................................................................................... 32

Risultati delle scansioni ............................................................................................................................ 34

Confronto dei risultati e conclusioni ............................................................................................................ 41

Confronto test di ripetibilità .................................................................................................................... 41

Conclusioni sui test di ripetibilità .............................................................................................................. 43

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Confronto test di precisione ..................................................................................................................... 44

Conclusioni sui test di precisione .............................................................................................................. 48

Capitolo 4 - Conclusioni ........................................................................................................................ 49

Conclusioni sulla campagna di indagine ....................................................................................................... 49

Caratteristiche proprie del sensore .......................................................................................................... 49

Impostazioni di scena ............................................................................................................................... 49

Risultati dei test sui software di scansione ............................................................................................... 50

Osservazioni sull’algoritmo di misurazione digitale ..................................................................................... 52

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Introduzione

Il lavoro oggetto della presente trattazione è teso a svolgere un’indagine sull’accuratezza e precisione della

periferica Kinect for Windows nell’utilizzo della stessa come dispositivo di acquisizione dati tridimensionali.

Particolare attenzione verrà posta nell’applicazione relativa all’acquisizione di superfici anatomiche al fine

di estrarne misure utili alla realizzazione di dispositivi per utilizzo in campo medico.

La trattazione si articola in quattro capitoli.

All’interno del primo capitolo si descrive il principio di funzionamento dello strumento di acquisizione e si

definiscono i concetti matematici di errore casuale e risoluzione della misura di profondità. Sono inoltre

presentati i risultati di campagne di misurazioni condotte da terze parti.

Nel secondo capitolo è presentato il metodo di misurazione utilizzato per condurre la sperimentazione sulle

misure rilevate dallo strumento. Sono inoltre descritti il layout di ripresa adottato ed i dispositivi utili

all’automatizzazione della scansione tridimensionale.

Nel terzo capitolo si presenta un confronto tra i risultati ottenuti variando le impostazioni di scansione con

il software presente nell’SDK 1.8 di Microsoft: il Fusion.

Nel quarto capitolo si traggono le conclusioni finali ed i possibili sviluppi relativi alla campagna di

sperimentazione condotta.

Capitolo 1 - Accuratezza dello strumento

Scopo del capitolo e principio di funzionamento Come accennato nell’introduzione lo scopo del presente capitolo è quello di fornire un breve excursus sulla

modalità di funzionamento del sensore MS Kinect for Windows (in un primo tempo noto come “project

nadal”).

Il sensore del MS Kinect for Windows ha un range di utilizzo che varia da 0.5 metri ad un massimo di 5.0

metri. L’angolo di visuale orizzontale è pari a 57° mentre quello verticale è pari a 43°. Il dispositivo è inoltre

dotato di una motorizzazione del corpo, controllabile via software, che consente un angolo di rotazione

sulla verticale del sensore pari a 27°. La dimensione dell’inquadratura ad una distanza di 0.8 m è quindi pari

a circa 87x63 cm (bxh), che associate ad una risoluzione dello stream dei dati di profondità di 640x480 pixel

genera una risoluzione di circa 1.3 mm per pixel.

Lo strumento è dotato di una camera ad infrarossi, una fotocamera RGB ed un emettitore di infrarossi.

In breve, il sensore basa la sua strategia di acquisizione dati sull’approccio del tipo a luce strutturata. Il

concetto che sta alla base di questo sistema è comune a molti sistemi di scansione tridimensionale ed il

processo consta di tre fasi:

1) La proiezione di un pattern1 geometrico predefinito su di un oggetto reale;

2) La rilevazione della geometria deformata del pattern proiettato;

3) L’estrazione delle coordinate tridimensionali, attraverso l’uso della triangolazione geometrica,

mediante il confronto del pattern deformato proiettato sull’oggetto con il pattern indeformato

noto a priori.

1 Il pattern è in questo caso una griglia geometrica regolare, somigliante ad una scacchiera, visibile in Figura 2.

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Figura 1 - Sensori MS Kinect

Il proiettore di raggi infrarossi emette un singolo raggio che attraverso un reticolo di diffrazione posto in

fronte al dispositivo crea un pattern costante di spot luminosi.

Il pattern proiettato sugli oggetti, in seguito catturato dal sensore IR, si deforma assumendo curvature e

dimensioni in relazione alla posizione degli oggetti stessi all’interno della scena.

Figura 2 - Pattern proiettore IR

L’immagine catturata dal sensore, contenente il pattern deformato, viene in seguito correlata con un

pattern di riferimento indeformato, memorizzato all’interno del sensore. Il pattern di riferimento non è

altro che il pattern originale, proiettato su una superficie piana di riferimento da una distanza predefinita

(nota), catturato dal sensore.

Quando ciascuno spot luminoso viene proiettato su un oggetto la cui distanza è maggiore o minore rispetto

al piano di riferimento, la posizione dello stesso nell’immagine infrarossa si sposterà lungo la direzione della

baseline tra l’ascissa del proiettore IR ed il centro prospettico della camera IR.

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Figura 3 - Rilevazione punto più vicino del piano di riferimento

Figura 4 - Rilevazione punto più lontano del piano di riferimento

Ciascun interasse è misurato per ogni spot luminoso attraverso una semplice procedura di correlazione

d’immagine, che genera una mappa di disparità. La distanza dal sensore di ogni pixel può essere desunta

dalla mappa di disparità. Tale mappa ha le fattezze di una matrice M di interi, di dimensioni WxH, in cui W

ed H sono rispettivamente larghezza ed altezza dell’immagine. Ciascun elemento della matrice M ha la

forma di un intero di 11 bit -cui corrispondono 1024 livelli-, dove uno dei bit è riservato per identificare i

pixel senza disparità.

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Accuratezza e risoluzione di profondità2 Le figure 3 e 4 mostrano la relazione tra la distanza di un oggetto (A o B) dal sensore in relazione al piano di

riferimento e la misura “d” della disparità. Per esprimere le coordinate 3D dei punti interessati si considera

un sistema di riferimento con l’origine posta nel centro della camera ad infrarossi. L’asse Z è ortogonale al

piano dell’immagine che attraversa l’oggetto, l’asse X è perpendicolare all’asse Z nella direzione della linea

base b che congiunge la camera IR con il proiettore IR. L’asse Y è ortogonale agli altri due, formando un

sistema di riferimento ortonormale secondo la regola della mano destra.

Ipotizziamo che un punto sia sul piano di riferimento alla distanza Z0 dal sensore e che uno spot luminoso

sia catturato sul piano della linea base. Se l’oggetto viene spostato più vicino (figura 3) o più lontano (figura

4) del piano di riferimento si registra una variazione della distanza “d” misurata tra la congiungente con il

piano dell’oggetto e la camera e la congiungente tra l’intersezione della retta passante per il proiettore e

l’oggetto con il piano di riferimento. Per similitudine di triangoli abbiamo che:

(1)

e

per Zk<Z0;

per Zk>Z0 ; (2)

Dove Zk rappresenta la distanza dell’oggetto dal piano passante per la linea base, b è la linea base (che

rappresenta la distanza tra proiettore e camera IR), f è la lunghezza focale della camera IR, D è lo

spostamento del punto interessato nello spazio e d rappresenta la disparità del punto considerato

nell’immagine.

Sostituendo D dalla prima delle due (2) nella (1), ed esprimendo la formula in funzione di Zk si ottiene:

; (3)

L’equazione (3) è il modello matematico di base per l’estrapolazione della profondità dalla disparità

osservata, assunto che i parametri Z0, f, e b possano essere determinati in fase di calibrazione. La

coordinata Z di un punto, assieme ad f definisce la scala visuale per quel punto. Le coordinate planimetriche

di ciascun punto possono essere calcolate attraverso le sue coordinate e la scala:

;

; (4)

Dove Xa ed Ya sono le coordinate del punto in esame, mentre X0 ed Y0 sono le coordinate dello stesso

punto nel pattern di riferimento. e invece sono le correzioni per la distorsioni delle lenti, di cui

esistono differenti coefficienti a seconda del modello utilizzato. Il sistema di riferimento dell’immagine è

assunto parallelo rispettivamente alla linea base ed all’asse della profondità (Z).

2

Ia trattazione di questo paragrafo è frutto della rielaborazione del paper a cura della rivista “Sensors” www.mdpi.com/journal/sensors; “Sensors 12, no. 2: 1437-1454”

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Influenza della calibrazione I parametri di calibrazione coinvolti nel modello matematico per la determinazione delle coordinate 3D,

attraverso la misurazione dell’immagine raw sono:

1) lunghezza focale della camera IR (f);

2) punti principali di offset (x0, y0);

3) coefficienti di distorsione delle lenti ( e );

4) lunghezza base (b);

5) distanza del pattern di riferimento (Z0).

Bisogna anche considerare l’angolo di disallineamento tra l’asse X, il sistema di riferimento dell’immagine e

la linea base. Tuttavia questo ultimo fattore può essere ignorato se si pone il sistema di riferimento della

profondità coincidente con quello dell’immagine sulla baseline.

Dei parametri di calibrazione sopra elencati i primi tre possono essere determinati attraverso una

procedura standard di calibrazione della fotocamera. Nella pratica comunque i parametri di calibrazione

della camera IR non corrispondono direttamente alla mappa di disparità, questo perché le dimensioni della

mappa memorizzata nel dispositivo sono di 640 x 480 pixel, mentre il sensore infrarossi ha una risoluzione

di 1280 x 1024. Le immagini rilevate dal sensore infrarossi sono in realtà poi ridotte e trasmesse ad una

risoluzione di 640 x 480, corrispondente alle dimensioni della mappa di disparità, a causa della limitazione

sulla larghezza di banda della connessione USB.

Un approccio efficace alla calibrazione è quello di stimare i parametri attraverso le immagini ridotte

catturate dalla camera IR, valutando una corrispondenza pixel to pixel rispetto alla mappa di disparità

contenuta all’interno del sensore.

La determinazione della lunghezza base e della distanza del piano di riferimento sono più complicate.

Questo perché le misurazioni di disparità raw (grezze, non processate) sono normalizzate e trasmesse

sottoforma di interi di 11 bit –come già descritto-.

A questo punto nell’equazione (3) d dovrebbe essere sostituito da md’ + n dove d’ è la disparità

normalizzata, mentre n ed m sono parametri di una -ipotizzata- normalizzazione lineare.

Includendo questi termini nella (3) ed invertendola si ottiene la:

(

) (

) (5)

L’equazione (5) esprime una relazione lineare tra l’inverso della misura di profondità di un punto e la sua

corrispondente disparità normalizzata. Osservando la disparità normalizzata per un numero sufficiente di

punti ad una distanza nota dal sensore si può stimare il coefficiente della relazione lineare in modo

emprico. Comunque l’inclusione dei parametri di normalizzazione non permette di determinare b e Z0

separatamente.

I parametri di calibrazione sopra menzionati definiscono completamente la relazione tra le misure

dell’immagine (x,y, d’) e ciascun componente della mappa di disparità. Ricordiamo che tali parametri non

descrivono la geometria interna della camera IR, dal momento che sono stimati a partire dall’immagine

ridotta dal firmware di 640 x 480 pixel.

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Integrazione dati da fotocamera RGB L’integrazione dei dati di profondità con quelli di colore non è argomento fondamentale ai fini della

presente trattazione. Il principio di funzionamento comunque si basa su una calibrazione stereoscopica

delle due camere IR e RGB, in questo modo è possibile associare ad ogni pixel che costituisce l’immagine

anche le informazioni di colore, oltre a quelle di profondità. E’ da notare che anche la fotocamera RGB

produce uno stream a risoluzione ridotta di 640 x 480 pixel.

Risoluzione ed accuratezza di profondità

Accuratezza e densità della nuvola sono due misure importanti per valutare la qualità di una nuvola di

punti. In questo sottoparagrafo si presenteranno i fattori che influenzano l’accuratezza e la densità di punti

garantita dal Kinect. Verrà inoltre riportata una formulazione matematica dell’errore matematico casuale.

Sorgenti d’errore

Errori ed imperfezioni nei dati catturati dal Kinect possono essere generati da tre fattori fondamentali:

1) Caratteristiche proprie del sensore;

2) Il layout della scena rilevata;

3) Le proprietà riflettenti delle superficie acquisite.

Gli errori dovuti al sensore, considerando un dispositivo che funziona correttamente, si riferiscono

principalmente all’inadeguata calibrazione e inadeguata misurazione delle disparità. Tali fattori distorsivi

conducono a errori di tipo sistematico nella determinazione delle coordinate oggetto dei singoli punti.

Questi errori possono essere eliminati grazie ad una corretta calibrazione del sensore sfruttando le relazioni

precedentemente descritte.

Gli errori causati dal layout della scena rilevata si riferiscono principalmente alle condizioni di illuminazione

ed alla geometria delle immagini acquisite. Le condizioni di illuminazione influenzano la correlazione e

quindi la misurazione delle disparità: in condizioni di forte illuminamento gli spot luminosi emessi dal

proiettore IR appaiono in basso contrasto al momento dell’acquisizione dell’immagine infrarossa. La

geometria delle immagini si riferisce alla distanza ed all’orientazione delle geometrie acquisite rispetto allo

strumento. Il range operativo del sensore è da circa 0.5 a 5.0 m e, come si vedrà in seguito, gli errori casuali

delle misurazioni di profondità aumentano all’aumentare della distanza dell’oggetto rilevato dal sensore.

Per quanto riguarda le geometrie acquisite, alcune parti della scena potrebbero essere nascoste oppure in

ombra. Il fenomeno dell’ombra è descritto nella Figura 5 e si verifica quando una zona della scena, benchè

visibile dalla fotocamera IR, non è irraggiata dal fascio IR emesso dal proiettore. Analogamente il caso

inverso (zona illuminata da laser ma nascosta alla fotocamera) genera zone a cui dal Software viene

attribuita disparità uguale a zero (vengono riconosciuti come vuoti nella nuvola di punti).

Figura 5 - Fenomeno dell'ombra

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Le proprietà riflettenti delle superfici influenzano a loro volta la capacità dello strumento di effettuare

misure corrette: spot di luci proiettati su superfici molto riflettenti, che appaiono come sovraesposte,

impediscono la misurazione della disparità. Questo si traduce nella presenza di buchi nella nuvola di punti.

Modello teorico matematico dell’errore Assumendo che nell’equazione (5) i parametri di calibrazione siano determinati accuratamente e che d’ sia

una variabile casuale con una distribuzione normale possiamo sfruttare la varianza della disparità per

ottenere la varianza delle misurazioni di profondità come segue:

; (6)

La quale, semplificata, fornisce della deviazione standard per la misura di profondità:

; (7)

con σd′ e σZ rispettivamente le deviazioni standard della disparità normalizzata e della distanza di

profondità calcolata. L’equazione (7) mostra espressamente come la deviazione della misura sia

proporzionale al quadrato della distanza dall’oggetto di misura. Dal momento che la distanza di profondità

è coinvolta anche nella determinazione delle coordinate X ed Y è lecito aspettarsi che gli errori in tali

riferimenti siano funzioni del secondo ordine rispetto alla distanza di profondità. Attraverso la

propagazione degli errori nell’equazione (4), assumendo che gli errori casuali delle coordinate d’immagine x

ed y siano trascurabili, otteniamo che gli errori lungo X ed Y sono pari a:

;

; (8)

Risoluzione di profondità e densità dei punti La risoluzione della camera IR, o più precisamente la dimensione in pixel della mappa di disparità,

determinano la spaziatura dei punti dei dati di profondità sul piano XY (perpendicolare all’asse della

camera). Dal momento che ciascuna immagine di profondità contiene un numero costante di 640 x 480

pixel la densità dei punti diminuirà all’aumentare della distanza dell’oggetto misurato dal sensore.

Considerando la densità di punti come il numero di punti per unità di area, mentre il numero di punti

rimane costante l’area acquisita è proporzionale al quadrato della distanza dal sensore. Quindi la densità di

punti sul piano XY è inversamente proporzionale al quadrato della distanza dal sensore.

La risoluzione di profondità è rappresentata dalla minima differenza di profondità che può essere misurata

ed è determinata dal numero di bit per pixel usati per memorizzare le misure di disparità. Come già detto le

misure di disparità sono espresse dal Kinect con interi di 11 bits, pari a 1024 livelli di disparità. Dal

momento che la profondità è inversamente proporzionale alla disparità, la risoluzione di profondità è

anch’essa inversamente correlata al numero di livelli di disparità.

Posto Z(d’) come una funzione della profondità rispetto alla disparità normalizzata d’, allora la risoluzione di

profondità è semplicemente la differenza di profondità tra due successivi livelli di disparità. Es. ΔZ(d′) = Z(d′)

– Z(d′+ 1), il che conduce ad esprimere la:

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; (9)

La risoluzione di profondità è inoltre una funzione quadratica della profondità e decresce all’aumentare

della distanza dell’oggetto rilevato dal sensore.

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Risultati campagne di misurazioni di terze parti3 Si presentano in questa parte di relazione i risultati ottenuti dalla sperimentazione condotta da Kourosh

Khoshelham e Sander Oude Elberink della facoltà di Scienze della Geoinformazione e di Osservazione della

Terra dell’Università di Twente (Paese Bassi).

Calibrazione e distorsioni delle lenti Il lavoro svolto in prima battuta è stato quello di realizzare una calibrazione delle camere (sia IR che RGB).

La procedura di calibrazione utilizzata è quella standard implementata nel software Photomodeler®. La

procedura si è servita di un totale di otto immagini di un pattern predefinito, acquisite dallo strumento e

riprese da diverse angolazioni. In particolare nell’effettuare la taratura della camera IR l’emittente IR è stata

coperta per evitare disturbi degli spot luminosi proiettati. Le distorsioni sono in seguito state modellate

sfruttando il modello di Brown4, che propone tre parametri di distorsione radiale (K1, K2, K3) e due

parametri di decentramento (P1, P2).

I risultati dell’indagine in questo frangente hanno portato ad osservare che:

1) La camera RGB presenta un elevato offset dei punti principali (y0) pari a 0.327 mm, corrispondenti a 35

pixels;

2) La camera IR presenta un ridotto offset dei punti principali (come si può vedere da immagine in figura

3) Nella camera IR sono stati rilevati dei maggiori effetti di distorsione di decentramento rispetto a quelli

rilevati per la camera RGB;

4) La magnitudine delle distorsioni radiali, tuttavia, è generalmente maggiore nell’immagine RGB che in

quella IR, in particolar modo nell’angolo in alto a sinistra, dove le distorsioni raggiungono i 9 pixel (0.08

mm). Una distorsione di 0.08 mm nell’immagine corrisponde ad un disallineamento della misura pari ad

8 cm, misurando un oggetto posto a 5 m dal sensore.

Figura 6 - Distorsioni delle fotocamere

Per determinare i parametri coinvolti nella relazione tra disparità calcolata e profondità del punto misurato

sono stati rilevati i dati di profondità di 8 punti a distanze diverse predefinite.

Sono stati poi riportati i risultati delle misurazioni su di un piano cartesiano sul cui asse delle ascisse è

presente la misura della disparità mentre su quello delle ordinate è riportato l’inverso della distanza.

Il risultato ottenuto mostra una relazione lineare, come ci si aspettava dal modello matematico elaborato

nei precedenti paragrafi.

3

Ia trattazione di questo paragrafo è frutto della rielaborazione del paper a cura della rivista “Sensors” www.mdpi.com/journal/sensors; “Sensors 12, no. 2: 1437-1454” 4 Brown D.C. Close-range camera calibration. Photogramm. Eng. 1971;37:855–866

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Figura 7 - Relazione disparità/profondità

Risultati del test del “plane fitting” Il test del plane fitting consiste nel misurare una superficie piana più volte, in un intervallo di distanze dalla

stessa compreso entro i limiti del range operativo dello strumento.

In questo caso sono stati svolti dei test di misurazione sulla superficie piana di una porta, misurata in un

range di intervallo tra 0.5 e 5.0 metri, a step di 0.5 metri.

In ciascun rilevamento è stata misurata la stessa porzione di porta, approssimando un piano ai punti

misurati. Per il fitting è stato utilizzato il metodo RANSAC5. Il metodo RANSAC è un algoritmo utilizzato per

stimare la tendenza di una serie di dati che non sia influenzata da rilevamenti di outliers. Per outliers si

intendono generalmente valori all’interno di una distribuzione che sono palesemente errati, fuori dalla

tendenza ricercata, frutto di errori casuali nella rilevazione. Il modello RANSAC è di tipo iterativo e si basa

su cinque fasi:

1) Si ipotizza un modello matematico stimato su alcuni inlier ipotizzati a priori;

2) Vengono testati tutti gli altri dati, confrontati tramite il modello matematico e classificati come

inlier o outlier a seconda della rispondenza al modello;

3) Si considera buono il modello se un numero sufficiente di dati che risultano essere inlier;

4) Si rielabora nuovamente il modello su tutti i dati che sono risultati essere inlier dalla simulazione;

5) Si esegue iterativamente la procedura decretandone la bontà sulla base di una stima dell’errore

atteso.

Dal momento che tutte le misure sulla superficie planare sono state condotte in maniera

approssimativamente perpendicolare all’asse ottico del sensore, gli errori residui della procedura di plane

fitting possono essere visti come una rappresentazione dell’errore casuale di rilevazione.

Per effettuare la valutazione di questo errore random sono stati prelevati un eguale numero di punti

esempio dalle scansioni (4500), selezionati casualmente, su cui sono stati calcolati deviazione standard ed

errori residui.

5 Metodo pubblicato da Fischler e Bolles [1981]

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Figura 8 - Errore (ross) e risoluzione di profondità (blu) rilevati

Ciò che risulta evidente dalla figura 8 è che i risultati estratti dall’esperimento condotto da Khoshelham

mostrano un errore che aumenta in maniera quadratica da pochi millimetri a 0.5 m di distanza a circa 4 cm

a 5 metri di distanza.

Una considerazione interessante da osservare è come le rilevazioni effettuate (i punti) tendano a discostarsi

dai modelli teorici matematici (le linee) tanto più quanto maggiore è la distanza del piano dal sensore.

Figura 9 - spaziatura delle linee di scansione a diverse distanze

Un fattore che molto probabilmente influenza l’accuratezza in relazione alla distanza è la densità di pixel

ottenibile, variando la distanza del piano, a parità di superficie rilevata.

Risulta infatti semplice osservare come, data la dimensione finita ad 11 bit della matrice di disparità

adottata dal sensore, se allontaniamo il piano mantenendo la rilevazione sulla stessa porzione di area

osservata la densità dei dati acquisiti diminuisce.

Ad esempio lo studio evidenzia come rilevando lo stesso piano a distanze di 1 metro, 3 metri e 5 metri ed

osservando una sezione trasversale della nuvola di punti rilevata (osservandola di lato, in parole povere), la

distanza tra due strati di rilevazione consecutivi varia. La media così ottenuta per definire la superficie

d’interesse si basa su un numero minore di dati nel senso della profondità e si ottengono quindi scarti

maggiori nella determinazione della misura. Le distanze tra layer successivi rilevati passano da un minimo di

circa 2 mm per il piano ad un metro ai circa 2.5 cm per il piano posto a 3 metri fino ai quasi 7 cm del piano

posto a 5 metri.

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Conclusioni dello studio Le conclusioni tratte al termine dello studio riportato sono riassumibili in:

1) Per eliminare distorsioni della nuvola di punti e disallineamenti tra i dati di profondità e di colore è

necessaria un’accurata calibrazione stereo delle camere IR ed RGB;

2) L’errore casuale delle misurazioni di profondità incrementa secondo una legge quadratica della

distanza del sensore dall’oggetto rilevato, raggiungendo un massimo di circa 4cm alla distanza di 5

metri;

3) Per applicazioni standard di mappaggio i dati dovrebbero essere acquisiti ad una distanza di circa 1-

3 metri dal sensore. A distanze maggiori dal sensore i dati acquisiti sono degradati dal disturbo e

dalla bassa risoluzione delle misure di profondità, generata dalla natura finita della matrice di

disparità del sensore.

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Osservazioni sullo studio analizzato Si ritiene interessante riportare alcune osservazioni maturate dall’analisi dello studio sopra riportato.

In particolare si ritiene utile porre l’accento su alcuni dettagli:

1) La tecnologia a luce strutturata su cui si basa il Kinect V1 non è particolarmente adatta ad utilizzi

outdoor: data l’esposizione alla luce solare degli oggetti da rilevare il sensore percepisce un

disturbo nell’acquisizione degli spot luminosi proiettati dal proiettore IR, che risultano in basso

contrasto rispetto alla scena;

2) Il sensore del Kinect V1 non riesce a rilevare superfici trasparenti o riflettenti, dal momento che le

proprietà di radiosità di tali superfici rendono inaffidabile (o impossibile) la rilevazione degli spot

luminosi proiettati su di essi. E’ pertanto consigliato evitare di inserire all’interno della scena

superfici di tipo riflettente;

3) L’accuratezza delle misure effettuate varia con il quadrato della distanza dell’oggetto rilevato dal

sensore, è perciò importante costruire la scena di acquisizione in modo da minimizzare tale

distanza;

4) Secondo quanto presentato dai test condotti da terze parti la precisione varia, a seconda della

distanza dell’oggetto rilevato, tra circa 4 cm a 5.0 metri e pochi millimetri a 50 cm;

5) Una opportuna taratura dei sensori del dispositivo contribuisce a diminuire gli errori casuali di

rilevazione;

6) E’ importante prestare cura nella realizzazione della scena di ripresa: tante più sono le superfici di

riferimento, tanto maggiori sono i dati su cui il software di ricostruzione può basare il proprio

lavoro.

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Capitolo 2 - Misurazioni

Scopo del capitolo

Lo scopo del presente capitolo è quello di definire il metodo di misurazione sul quale verranno condotti in

seguito test di ripetibilità.

L’ambito di interesse della start-up Proteo s.r.l.s. è quello del settore medicale, in particolar modo

riguardante l’acquisizione di determinati distretti anatomici, al fine di realizzare modelli digitali stampabili

di dispositivi medici su misura, oppure supporti per la realizzazione di dispositivi in FRP.

Ciò che è di primario interesse, quindi, è la determinazione della precisione con cui il dispositivo restituisce

nuvole di punti delle superfici acquisite. Nel corso di una prima fase di sperimentazione è emerso che,

trattandosi di dispositivi di tipo prevalentemente ortopedico, la necessità in termini di scansione non è

tanto correlata ad una restituzione accurata di piccoli dettagli delle superfici scansionate, ma

principalmente alla precisione con cui si riportano le geometrie grezze acquisite.

Studiando il principio di funzionamento del MS Kinect V1 si sono quindi stabiliti:

1) Il soggetto da misurare;

2) Il layout della scena;

3) Le misurazioni da eseguire sul soggetto, in relazione alle necessità di stabilire accuratezza e

ripetibilità delle scansioni per l’uso che se ne intende fare.

Concentrando l’attenzione sul punto 3) emerge la necessità di stabilire un sistema che a partire da una

geometria acquisita restituisca una misurazione determinabile univocamente.

Per le misurazioni da realizzare si è deciso di sfruttare un soggetto che avesse caratteristiche geometriche

affini alle reali superfici anatomiche che dovranno essere scansionate dallo strumento. Si è pensato in un

primo momento di eseguire misurazioni e confronti su una persona, tuttavia la deformabilità dei tessuti

non consente una misurazione delle circonferenze precisa ed univoca, ovvero scollegata dalla pressione

applicata dallo strumento di misura manuale sulla sezione da misurare. Tale ambiguità non consente di

stabilire quale quota parte di errore sia da attribuire allo strumento di rilevazione e quale all’errore

dell’operatore.

La scelta del distretto anatomico su cui condurre le misurazioni è ricaduta sulla zona degli arti inferiori, in

particolare sulla zona di caviglia, malleolo e gamba, fino al ginocchio. Le misurazioni consisteranno nella

rilevazione delle circonferenze delle zone interessate, oltre alle distanze delle stesse rispetto il piano di

appoggio del piede.

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Figura 10 - Standard di misurazione degli arti inferiori

Come accennato poco sopra, le misurazioni verranno condotte su di un modello con caratteristiche

geometriche simili a quelle reali, per la campagna di indagine si è sfruttato un manichino antropomorfo, le

cui dimensioni sono rilevabili e misurabili con minore errore rispetto ad un arto umano, dal momento che

le superfici sono rigide e non cedevoli.

Un’ultima precisazione riguarda l’illustrazione dell’algoritmo di misurazione digitale da noi progettato.

Come sarà possibile verificare nel seguito della relazione al fine di fornire uno strumento ottimale della

produzione di dispositivi medici più efficaci il riferimento delle altezze dei punti di repere non viene preso in

riferimento alla verticale, bensì rispetto l’asse longitudinale dell’arto.

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Metodo di misurazione manuale Attualmente la misura manuale prevede che l’operatore posizioni il metro in prossimità del punto di repere

di cui si deve misurare la circonferenza prendendo nota di due informazioni:

A) Quota del punto di repere rispetto il piano d’appoggio dell’arto inferiore;

B) Misura della circonferenza dell’arto alla quota di un punto di repere.

Le incertezze sulla misure fornite sono le seguenti:

A. Quota del punto di repere:

a. Metodo di misurazione della quota – A seconda che l’operatore misuri la quota tenendo

come riferimento il contatto con l’arto del paziente o che cerchi di mantenere, più o meno

efficacemente, la verticale, possono verificarsi errori circa la quota reale del punto di

repere. Ad esempio ipotizziamo di dover fare la misura ad un punto di repere collocato ad

un’altezza di 500 mm dalla base di appoggio dell’arto inferiore scansionato (misura verde).

Se la misura viene presa seguendo l’andamento della gamba, ad esempio sul polpaccio, si

commette in questo caso un errore di 3 mm; se la misura viene presa con un inclinazione di

almeno 4 gradi rispetto la verticale si commette un errore di minimo 1 mm rispetto la

misura reale. Si può anche incorrere, a seconda dell’abilità e capacità dell’operatore, in

errori di lettura della misura o altri errori di rilevamento.

b. Condizioni al contorno della misurazione della quota – Un'altra condizione critica è la

valutazione del divaricamento delle gambe. Un punto di repere misurato ad una distanza di

500 mm da terra individuerà un punto più basso o più alto rispetto l’asse longitudinale

della gamba a seconda dell’ampiezza del divaricamento degli arti inferiori.

Figura 11 - Errori di rilevamento della quota del punto di repere

B. Misura della circonferenza dell’arto:

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a. Metodo di misurazione – L’operatore procede alla misurazione andando a porre, in modo

puramente discrezionale, il metro alla quota del punto di repere; molto spesso con un

unico riferimento puntuale si va poi a misurare la circonferenza senza tenere conto del

posizionamento complessivo del metro (vedi immagine sotto) e quindi esponendosi ad

errori relativi alla misura

Figura 12 - Errori nella misura della circonferenza nei punti di repere

Abbiamo ipotizzato che, facendo riferimento ad un punto di repere da cui misurare la

circonferenza, siano state prese tre misure (dall’alto verso il basso): una casuale (410 mm),

una secondo un piano ortogonale all’asse longitudinale della gamba (407 mm), una

secondo un piano orizzontale (405 mm).

Come si vede nella casella gialla dell’immagine le misure discostano fra loro a seconda del

piano cui appartiene la circonferenza misurata.

b. Condizioni al contorno – Vista la natura elastica e deformabile della superficie epidermica

una misura che tenda il metro comporterà una compressione e quindi una riduzione della

dimensione reale della circonferenza, viceversa una misura con lo strumento lente

sovrastima il valore reale. Oltre questi problemi, anche nel caso di idonea tensione del

nastro del metro si incorre in errori dovuti alla eventuale presenza di zone con curvatura

convessa. Nell’immagine successiva una dimostrazione del problema.

Figura 13 - Errori di misura della circonferenza legati allo strumento di misura

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L’aspetto più critico di questi errori è legato al fatto che possono presentarsi contemporaneamente

andando quindi a determinare imprecisioni anche maggiori ad 1 cm rispetto la dimensione reale

corrispondente ad uno specifico punto di repere.

Le maggiori criticità, ai fini dell’efficacia compressiva del dispositivo medico, si legano alla corretta

misurazione dell’altezza del punto di repere, a causa della divaricazione delle gambe del paziente (la

circonferenza misurata viene fatta corrispondere ad un punto di repere diverso da quello realmente

misurato) e all’estensione corretta dello strumento coerentemente al punto di repere prescelto.

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Layout della scena di misurazione digitale Grazie alle informazioni desunte dallo studio del sistema di scansione si è provveduto a realizzare un layout

della scena che garantisse una distribuzione ottimale dei componenti, ovvero che presentasse le seguenti

caratteristiche:

1) Posizionamento del soggetto da riprendere ad una distanza ottimale; la minima ottenibile per

disporre di una scansione che comprendesse una porzione sufficiente della gamba del soggetto,

calcolata in base all’angolo di visuale dello strumento. Dai calcoli riportati in prima battuta per

ottenere un’altezza di ripresa pari a 63 cm è necessario porre lo strumento ad una distanza di

almeno 80 cm;

Figura 14 - Misure del layout di scena

La configurazione scelta nello svolgimento delle misurazioni consiste nel sensore posto ad una

distanza D dal centro della piattaforma pari a 100 cm, che genera una distanza minima dall’oggetto

in rotazione pari a 80 cm. L’altezza H del sensore da terra invece è pari a 43 cm. Il campo visivo del

sensore è orientato in modo da inquadrare al suo interno soltanto la parte mobile della

piattaforma, in modo da non creare ambiguità tra oggetti rotanti e fissi per il software di

ricostruzione;

2) Assenza dalla scena di ripresa di oggetti riflettenti che, come spiegato in avvio di trattazione,

disturbano l’acquisizione dello strumento di scansione. A questo scopo è stata riverniciata la

piattaforma del manichino, originariamente cromata, di colore nero opaco;

3) Presenza nella scena di sufficienti geometrie, utili alla referenziazione necessaria al software di

scansione per le integrazioni necessarie alla ricostruzione della geometria da acquisire. In questo

caso le forme del manichino si sono rivelate sufficienti a garantire il tracking durante la scansione.

L’unico accorgimento adottato è stato quello di avviare la scansione -con la pedana che ruota in

senso antiorario- così come mostrato in Figura 14, in modo da garantire al software di acquisizione

di aver già determinato gran parte della geometria dopo una rotazione di 180°;

4) Realizzazione di una scansione a 360°. Per effettuare una scansione di questo tipo ci sono tre

alternative: I) si ruota con lo strumento attorno al soggetto di scansione fermo II) si ottiene una

nuvola di punti che descriva tutta la superficie del soggetto in posizione fissa, effettuando più

acquisizioni da differenti angolazioni grazie a più sensori fissi disposti in posizione strategica III) si fa

ruotare il soggetto di fronte allo strumento di scansione posto in posizione fissa.

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I) II) III)

Figura 15 - Layout per scansioni a 360°

Si sono scartate la prima e la seconda opzione rispettivamente perché la prima, data la distanza

minima necessaria del sensore dal soggetto, richiederebbe un automatismo con un ingombro

troppo elevato; mentre la seconda, richiedendo un certo numero di sensori posti a diverse

angolazioni, cozza contro le esigenze di economicità alla base della filosofia con cui ci si propone di

operare. E’ stata quindi perseguita la terza strada, attraverso la progettazione e realizzazione di una

pedana rotante automatizzata.

Figura 16 - Esploso di montaggio della pedana

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La realizzazione geometrica della pedana è molto semplice. Si tratta di due tavole di legno con

dimensioni 600x300x30 mm capaci di rotazione relativa, opportunamente rinforzate con profili

aperti in alluminio. Su ciascuna tavola è stata montata una piastra di rinforzo in acciaio con

dimensioni 180x180x4 mm. Sulla piastra montata sotto la tavola superiore è stato saldato un dado

M20 ed avvitata una barra filettata dello stesso tipo.

Sulla piastra montata sopra la tavola inferiore è stato praticato un foro con D = 22 mm. Tra le due

piastre è interposto un cuscinetto reggispinta a sfere tipo 51204 con dimensioni 20x40x14, con un

coefficiente di carico statico assiale pari a circa 3750 kg.

Figura 17 - Piastra superiore con cuscinetto reggispinta

Al disotto della tavola inferiore sono montati quattro piedini in acciaio, con lo scopo di distanziare il

piano su cui è montato il motore e permetterne il montaggio. Il motore è di tipo automobilistico,

generalmente utilizzato per muovere il meccanismo dei tergicristalli anteriori. Si tratta di un

motore a 12 V DC con assorbimento di circa 6 A.

La trasmissione del moto avviene attraverso cinghia e pulegge dentate. La cinghia scelta è del tipo

T5 con una lunghezza dello sviluppo pari a 620 mm (124 denti). Le pulegge conduttrice e condotta

su cui lavora la cinghia dentata sono state progettate e stampate in proprio, presentano un numero

di denti Z rispettivamente pari a 15 e 60, realizzando un rapporto di riduzione pari a 4.

Figura 18 - Particolari meccanici: pulegge dentate

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Dopo un primo test del sistema assemblato ci si è resi conto che la velocità di rotazione del motore,

ancorché ridotto, era troppo elevata. Si è quindi deciso di intervenire inserendo un regolatore di

velocità PWM (a modulazione di ampiezza d’impulsi), che consente di modulare la velocità del

motore DC 12V senza ridurne la potenza come farebbe un potenziometro. Oltre a questo si è

inserito un interruttore da 16 A per comandare il sistema, montato su un cavo inguainato della

lunghezza di 2 m all’interno di un supporto ergonomico per l’impugnatura -anch’esso progettato e

stampato in proprio-, allo scopo di poter azionare il meccanismo senza entrare all’interno del

campo visivo del sensore.

Figura 19 - Regolatore PWM, motore e collegamento alimentatore DC

Per quanto riguarda il collegamento del telecomando si è utilizzato un connettore di tipo

commerciale, a sgancio rapido. L’alimentazione del motore è garantita da un trasformatore

stabilizzato a 12V dotato di collegamento a spinotto maschio-femmina. E’ interessante notare

come per la realizzazione del prototipo si sia scelta -per ragioni di economia- una tipologia di

comando analogico della rotazione; ma che esistono in commercio interfacce capaci di comandare

senza nessun problema il moto della piattaforma, costituendo così un sistema che potrebbe essere

completamente automatizzato (e comandato) dal PC, sincronizzato con il click di avvio della

scansione.

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Metodo di misurazione digitale Il programma di modellazione digitale utilizzato per procedere nell’editing di uno script di misurazione è di

tipo commerciale.

È stato sviluppato un algoritmo parametrico di modellazione che ci ha permesso di ottenere le misure

richieste in modo rapido, efficace e semplice.

Fatte le dovute valutazioni circa le generiche problematiche inerenti la presa misura manuale delle

circonferenze, l’algoritmo di modellazione da noi sviluppato si basa, prima di tutto, sulla ricerca dell’asse

longitudinale della gamba. A fronte delle analisi svolte sui sistemi di misura manuale è infatti emersa una

debolezza del metodo soprattutto proprio in conseguenza della difficile individuazione di un sistema di

riferimento assoluto ed intrinseco all’oggetto da misurare, indipendente dal divaricamento delle gambe e

ad altri elementi di genesi di errori, cui riferirsi al fine della ricerca delle caratteristiche essenziali del

dispositivo medico da produrre.

La ricerca dell’asse longitudinale è ottenuta con una logica sviluppata ad hoc nella scrittura dell’algoritmo.

Nella foto sottostante è indicata in rosso la collocazione dell’asse longitudinale rispetto la parte inferiore di

una gamba scansionata:

Figura 20 - Viste varie dell'asse longitudinale (ed i suoi punti di definizione) dell'arto inferiore scansionato

Una volta individuato l’asse longitudinale si può procedere alla definizione dei punti di repere ed alla

valutazione delle loro misure, ottenuta mediante logiche geometriche definite nell’algoritmo .

Figura 21 - Viste varie delle circonferenze misurate e corrispondenti dimensioni

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Caratteristiche dell’algoritmo di misurazione digitale

Specificate le modalità operative di misurazione descriviamo di seguito gli input utilizzati per l’algoritmo di

misurazione.

Oggetto scansionato: All’interno dell’attuale algoritmo questo passaggio serve ad identificare ed indicare

l’oggetto su cui saranno svolte le operazioni di misura.

Base del dispositivo: Con questo dato di input si fissa la quota a partire della quale deve essere realizzata la

misura.

Altezza del dispositivo: Questo parametro permette di impostare, a partire dalla quota della base, l’altezza

complessiva della zona da misurare.

Precisione verticale: Questo parametro permette di scegliere la precisione con cui viene definito l’asse

longitudinale.

Numero dei punti di misura: Mediante questo parametro si indica il numero dei punti per i quali si richiede

la misura della circonferenza dell’arto.

Di seguito un’immagine esemplificativa dei dati di input su un arto scansionato; in rosso la scansione

dell’arto, in verde la preview della zona di misura, in nero le circonferenze misurate:

Figura 22 - Ipotesi di realizzazione di dispositivo medico (1)

Una caratteristica molto interessante offerta del nostro algoritmo è la flessibilità della modalità di

indicazione del numero di misure richieste.

Stante la natura non nota a priori delle misurazioni da effettuare si sono sviluppati più sistemi di

determinazione, basati su logiche diverse, secondo cui specificare la posizione dei punti di misura.

In breve si possono utilizzare logiche basate sul numero di punti desiderati in un intervallo oppure sulla

differenza di quota tra due punti consecutivi o altrimenti sulla posizione relativa di ciascun punto rispetto

all’altezza misurata.

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Validazione misura digitale Per verificare la correttezza della misura digitale ricavata dal software è stata fatta una verifica molto

semplice. Si è modellato con il programma precedentemente indicato un solido composto da tre cilindri di

diametro diverso ed allineati secondo l’asse longitudinale.

Figura 23 - Solido utilizzato per la verifica

L’oggetto si contraddistingue per un diametro che varia in modo discontinuo in 100 mm, nel cilindro di

base, 50 mm nel cilindro intermedio, 100 mm nel cilindro più in alto. Le circonferenze corrispondenti sono

quindi le seguenti: 628 mm (circa); 314 mm (circa); 628 mm (circa).

Abbiamo quindi utilizzato l’algoritmo precedentemente mostrato per verificare se il riconoscimento

dell’asse longitudinale e la misura delle circonferenze fosse corretta.

Figura 24 - Esito della misurazione con l'algoritmo progettato

Come si vede dall’immagine sopra le misure digitali confermano le circonferenze proprie del solido

modellato. Si considera quindi efficace ed attendibile il sistema di misurazione digitale da noi sviluppato.

Nella successiva foto si porta dimostrazione visiva dell’attendibilità dello script: è possibile vedere oltre al

solido le circonferenze delle quali è stata misurata la lunghezza e l’asse longitudinale che, visto

l’allineamento dei cilindri, corrisponde ad un segmento rettilineo.

L’architettura del nostro algoritmo è infine indipendente dalla modalità di espressione del numero di

misure pertanto, anche se il test è stato condotto solo nel caso di espressione diretta del numero di punti di

repere si considera verificato anche nel caso in cui si fissi la lunghezza dell’intervallo tra due punti di repere

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successivi, sia nel caso che la collocazione dei punti di repere sia identificata inserendo una quota

percentuale rispetto l’altezza complessiva del tratto di misurazione.

Figura 25 - Misure ed asse longitudinali rilevate dall'algoritmo

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Capitolo 3 – Scansioni e analisi dei dati

Scopo del capitolo Scopo del presente capitolo è quello di condurre una campagna di misurazioni, utilizzando come sensore il

MS Kinect e variando le impostazioni di scansione utilizzate per ottenere mesh da analizzare con lo script

realizzato per l’occasione.

Le acquisizioni sono state condotte con le impostazioni di scena così come descritte nel precedente

paragrafo, utilizzando la pedana rotante per l’acquisizione a 360° del soggetto e sfruttando il nostro

manichino come modello. Il software utilizzato per le acquisizioni è il MS Fusion, distribuito gratuitamente

da Microsoft assieme alla versione commerciale del Kinect.

Nel corso dell’esperimento sono state effettuate 6 scansioni per ciascun modello, mantenendo quanto più

possibile inalterati tutti i fattori della scena di ripresa.

Ogni set di 6 scansioni prevede la realizzazione di 3 scansioni in cui il soggetto abbia compiuto 2 rotazioni

complete sulla pedana e 3 in cui ne abbia compiute 4. Sono stati segnati dei riferimenti a quote di diversa

altezza da terra su una delle due gambe del manichino, in modo da poter effettuare misurazioni manuali in

punti prestabiliti. Per questi motivi ci aspettiamo di ottenere dai test condotti due risultati diversi:

1) Una stima della ripetibilità dell’errore su più misure sullo stesso modello acquisito;

2) Una stima dell’errore casuale commesso con lo strumento per le rilevazioni dei diametri;

Si riportano di seguito le modalità operative per le verifiche di precisione e ripetibilità dello strumento:

Verifica di ripetibilità

La verifica di ripetibilità è stata condotta sul manichino che, disposto sulla piattaforma rotante, è stato

scansionato e quindi analizzato con il nostro algoritmo di misurazione digitale. Sono state annotate per

ciascun modello digitale le misure ottenute e confrontate in misura assoluta e percentuale.

La verifica di ripetibilità con questo strumento è stata condotta ipotizzando due modalità di acquisizione dei

dati anatomici. Un primo caso in cui la scansione consisteva nell’esposizione del modello allo scanner per la

durata di due giri completi della piattaforma di scansione; il secondo caso invece ha riguardato

un’esposizione del modello allo scanner per la durata di quattro giri completi della piattaforma. In entrambi

casi sono state ripetute tre scansioni dell’oggetto. Questa verifica serve a valutare quanto le dimensioni in

50 punti prestabiliti del modello variano su più scansioni, a parità di condizioni.

Verifica di precisione

La verifica di precisione è stata condotta mediante il confronto di misure ottenute tramite misurazione

manuale e digitale sul manichino. In questo caso non è stato usato l’algoritmo di misurazione presentato

nella trattazione (che localizza i punti di repere rispetto l’asse longitudinale della gamba) ma una sua

versione modificata, che facendo riferimento a determinate quote stabilite a partire dalla base di appoggio

del manichino calcola la misura della circonferenza rispetto piani ortogonali alla direzione verticale anziché

all’asse longitudinale dell’arto. In pratica lo stesso metodo, in versione digitale, che viene indicato sulle

schede tecniche fornite agli operatori per procedere alla misurazione manuale. Le modalità di acquisizione

sono analoghe alla precedente verifica, con il soggetto che ha effettuato tre scansioni con 2 giri completi

sul supporto rotante e tre scansioni con 4 giri completi. La misurazione manuale di confronto invece è stata

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ottenuta con un metro a rotella secondo il metodo tradizionale di misurazione. Questa verifica, condotta su

otto misurazioni a quote prestabilite sul manichino, serve a valutare quanto le misurazioni effettivamente

rilevate siano aderenti alla realtà.

Proseguiamo quindi nel mostrare i risultati ottenuti .

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MS Fusion SDK

Principio di funzionamento Come già descritto il Fusion è distribuito da Microsoft stessa, ma come funziona? Il sistema Fusion

ricostruisce un modello con una singola superficie densa integrando i dati di profondità nel tempo, da più

punti di vista. La posizione del sensore viene localizzata quando questo si muove (posizione ed

orientazione). Dal momento che sono note la posizione di ogni singolo frame e la relazione dello stesso con

gli altri, questi punti di vista multipli dell’oggetto possono essere fusi assieme (attraverso una media) in un

unico volume di ricostruzione.

Figura 26 - Processo di ricostruzione MS Fusion

6

1) Il primo passo è la conversione della mappa di profondità. In questo step i dati grezzi (raw) sono

presi dal kinect e convertiti in dati espressi in metri in virgola mobile. E’ possibile anche una

conversione opzionale in una nuvola di punti orientata, formata da punti e vertici 3D, nel sistema di

riferimento della camera, completi delle normali delle superfici, per utilizzare la funzione

AlignPointClouds;

2) Il secondo passo consiste nel calcolare la posizione del sensore rispetto alla scena e mantenere

questa informazione quando il sensore si muove, utilizzando un algoritmo iterativo di allineamento.

In questo modo il sistema conosce sempre la posizione rispetto al frame iniziale.

3) Il terzo passo è la fusione (o integrazione) dei dati di profondità dalle posizioni note del sensore in

una singola rappresentazione volumetrica dello spazio intorno al Kinect. Questa integrazione dei

dati di profondità è realizzata continuamente per ogni frame, con una media continua per ridurre le

imperfezioni. Muovendo il sensore attorno all’oggetto della scansione possono essere chiusi fori o

aperture nel modello ricostruito. La ricostruzione delle superfici può essere inoltre affinata

muovendo il sensore verso di esse ed ottenendo un dato di maggior precisione delle stesse.

6 Immagine tratta da http://msdn.microsoft.com/en-us/library/dn188670.aspx

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Il volume di ricostruzione massimo scansionabile è circa 8 m3. La risoluzione massima invece può essere di

circa 1-2 mm per Voxel. Non è possibile ottenere contemporaneamente volume e risoluzione massima

nell’acquisizione.

Impostazioni di acquisizione Come accennato il volume di scansione e la risoluzione sono collegati. Data la mole massima di dati che il

software è in grado di gestire la dimensione del cubo di acquisizione varia in relazione alla densità di voxel

per metro impostata. Ci sono inoltre altri slider ed impostazioni da settare per la regolazione della scena.

Figura 27 - Impostazioni di scansione del Fusion

I parametri di settaggio sono divisi in alcuni menu. Nel menu “Actions” sono raccolti i comandi relativi

all’acquisizione ed all’esportazione del modello ricostruito. Il pulsante “Create Mesh” consente di esportare

il modello nel formato desiderato (STL, OBJ o PLY), il pulsante Reset Reconstruction permette invece di

resettare i dati acquisiti ed avviare una nuova scansione. Nel menu Image Options ci sono delle caselle a

spunta che permettono di selezionare o meno alcune opzioni. La casella Capture color consente di

catturare le informazioni dalla camera RGB, oltre a quelle di profondità. La casella Near Mode attiva la

modalità di acquisizione a distanza ravvicinata. La casella Pause Integration mette in pausa il lavoro di

integrazione del Fusion. La casella Mirror Depth specchia l’immagine ricostruita dal sensore di profondità,

mentre quella Volume Graphics attiva una funzionalità che mostra visivamente il volume di acquisizione a

schermo.

I menu più interessanti ai fini della sperimentazione sono:

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1) Depth Threshold: in cui si settano i limiti spaziali entro i quali il sensore opererà. Lo slider min

definisce la distanza minima di acquisizione, lo slider Max quella massima;

2) Volume Max Integration Weight: questo parametro è molto importante, in quanto definisce il

carico di lavoro del processore responsabile dell’integrazione dei dati di profondità acquisiti. Un

basso valore di questo slider avrà come effetto una alta reattività del modello durante la

ricostruzione, al prezzo di una minore precisione. Un alto valore invece consentirà di generare un

modello più accurato, al prezzo di un tracking più difficoltoso e di una scarsa reattività del modello

ai cambiamenti (oggetti che ruotano all’interno di una scena fissa). Dal momento che nella

presente trattazione la scena è studiata in modo da escludere oggetti fissi dal campo visivo del

sensore in pratica, per il programma, è come se fosse il sensore a muoversi intorno all’oggetto della

scansione. Per questa ragione si è reputato conveniente impostare il valore massimo allo slider

della Integration Wieght;

3) Volume Voxels per Meter: questo parametro consente di settare la risoluzione, ovvero la quantità

per metro dei voxels -il cui numero è definito dallo slider successivo- all’interno della scena. Ciò che

controlla è la scala di un pixel nel mondo reale, è uno dei parametri che influenzano la dimensione

del cubo di acquisizione. E’ infatti ovvio come, a parità di voxel totali massimi gestibili dal sistema,

variarne la densità consenta di definire un volume più o meno grande di acquisizione.

4) Volume Voxels Resolution: parametro che consente di settare il numero di voxel acquisiti lungo

ciascun asse. Data una risoluzione di voxel per metro, il numero di voxel acquisiti lungo un

determinato asse stabilirà le dimensioni (ed i rapporti tra le dimensioni ) del cubo di acquisizione.

Per esempio, con le impostazioni settate nella presente trattazione (768 voxel per meter) è stato

acquisito un cubo con un lato pari a circa 0,94 m (640/768=0,94) ed una dimensione di ciascun voxel

pari a circa 1,4 mm3 (0,94/640=1,468).

Sicuramente la quantità di dati settabili, ancorchè piuttosto indigesti da comprendere per l’operatore in

prima battuta, consentono di definire in modo accurato i parametri della scena di acquisizione in

funzione delle necessità.

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Risultati delle scansioni Si presentano ora i risultati delle scansioni eseguite con il software, cui seguirà un breve commento. Nei

seguenti paragrafi sono riportati dati e tabelle riassuntive. I tabulati completi degli errori e delle differenze

non sono riportati per brevità.

Test di ripetibilità

Di seguito si riportano i risultati dei test di ripetibilità. Sono state effettuate in totale 50 misure su ciascuna

delle 3 scansioni (prima misura, seconda misura, terza misura). Vengono prima presentati i risultati delle

scansioni ottenute con due rotazioni complete del modello ed in seguito quelli delle scansioni ottenute con

quattro rotazioni complete del modello. Le tabelle riepilogative si suddividono in assolute e percentuali. Le

prime in cui si analizzano gli errori delle misure in termini assoluti (mm), la seconda in cui sono valutati gli

errori in termini percentuali rispetto al diametro misurato. Sono presenti varie voci, tra cui:

4) Media Scarto Max: in cui si è calcolata la media tra gli scartii massimi di ciascuna riga di

misurazione. Questo dato è rappresentativo dello scarto massimo ottenuto sulle tre circonferenze

calcolate per ciascuna misurazione;

5) Deviazione Std: in cui si è calcolata la deviazione standard dello scarto massimo commesso rispetto

alla media degli errori;

6) Scarto Max: in cui si riporta lo scarto massimo ottenuto su tutte le misurazioni;

7) Scarto medio: in cui si è calcolato lo scarto medio ottenuto su tutte le misurazioni, non solo sui

massimi rilevati.

Le stesse elaborazioni sono state inoltre eseguite per i dati espressi in percentuale rispetto alle

circonferenze di riferimento, pertanto non si spiegheranno nuovamente.

E’ importante ricordare che in questo paragrafo stiamo presentando un test di ripetibilità, gli scarti sono

cioè rappresentativi delle differenze tra i diametri rilevati nelle tre scansioni, e non riferiti al valore esatto

misurato. Di questo ci occuperemo nel seguente sottoparagrafo.

Par

agra

fo:

Cap

ito

lo 3

– S

can

sio

ni e

an

alis

i dei

dat

i

35

MS Fusion – 2 rotazioni complete piattaforma

Numero misura Prima misura Seconda Misura Terza Misura Media

1 239,76 240,51 244,15 241,47

2 236,37 238,13 241,68 238,73

3 234,96 236,5 240,07 237,18

4 238,74 241,15 244,22 241,37

5 244,15 246,39 248,39 246,31

6 250,06 252,26 257,31 253,21

7 259,74 262,21 268,09 263,35

8 269,05 271,82 276,3 272,39

9 280,37 283,29 285,95 283,20

10 291,35 294,36 297,68 294,46

11 303,29 306,62 309,44 306,45

12 316,7 319,47 322,56 319,58

13 329,82 332,47 335,3 332,53

14 345,09 348,01 349,24 347,45

15 359,76 362,88 364,69 362,44

16 374,87 378,03 380,1 377,67

17 388,23 391,48 393,57 391,09

18 398,97 402,24 404,27 401,83

19 408,43 411,73 413,25 411,14

20 414,86 418,25 420,09 417,73

21 417,9 421,66 423,43 421,00

22 417,27 420,7 422,7 420,22

23 414,11 417,09 418,64 416,61

24 408,53 412,05 410,8 410,46

25 401,09 404,34 403,09 402,84

26 392,33 396,05 393,04 393,81

27 383,9 387,58 385,2 385,56

28 375,51 379,34 376,81 377,22

29 368,79 372,17 370,37 370,44

30 366,42 370,25 367,68 368,12

31 367,83 372,06 369,73 369,87

32 372,03 376,03 375,62 374,56

33 380,6 384,45 383,32 382,79

34 391,97 396,19 394,63 394,26

35 402,35 406,73 406,15 405,08

36 413,91 417,96 415,62 415,83

37 421 425,31 424,29 423,53

38 426,39 430,55 430,42 429,12

39 427,78 431,2 432,08 430,35

40 427,47 431,35 432,63 430,48

41 429,52 432,97 434,39 432,29

42 432,06 436,43 437,05 435,18

43 436,82 441,06 441,5 439,79

44 442,13 446,04 446,95 445,04

45 447,41 451,42 452,1 450,31

46 454,79 459,79 459,51 458,03

47 462,47 466,81 466,28 465,19

48 469,72 473,51 473,46 472,23

49 477,53 481,95 481,81 480,43 50 483,07 487,76 488,15 486,33

Par

agra

fo:

Cap

ito

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– S

can

sio

ni e

an

alis

i dei

dat

i

36

Elaborazioni Scarti assoluti (mm) Elaborazioni Scarti relativi (%)

Media Scarto Max (mm)

4,84

Deviazione Std

1,00

Scarto Max (mm)

8,35

Scarto Medio (mm)

3,22

Scarto massimo percentuale, riportato dalla misura più bassa (malleolo) a quella più alta (ginocchio)

Riassunto Scarti massimi assoluti e massimi relativi sul totale delle rilevazioni

0.00%

0.50%

1.00%

1.50%

2.00%

2.50%

3.00%

3.50%

1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39 41 43 45 47 49

% Scarto Massimo

38%

62%

0%

Riassunto Scarti Massimi in mm

>5 mm

2,5-5 mm

<2,5 mm

16%

62%

22%

Riassunto Scarti in % rispetto alla circonferenza

>3%

1%-2-%

<1%

Media Scarto Max %

1,37%

Deviazione Std %

0,55%

Scarto Max %

3,17%

Scarto Medio %

0,91%

Par

agra

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Cap

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– S

can

sio

ni e

an

alis

i dei

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i

37

MS Fusion – 4 rotazioni complete piattaforma

Numero misura Prima misura Seconda Misura Terza Misura Media

1 242,92 237,66 246,51 242,36

2 237,72 232,71 240,88 237,10

3 235,28 230,83 239,41 235,17

4 233,12 228,8 237,34 233,09

5 237,47 232,7 241,99 237,39

6 242,86 238,07 246,34 242,42

7 249,36 244,32 255,39 249,69

8 259,15 254,55 266,49 260,06

9 268,32 263,99 274,49 268,93

10 280 275,48 284,95 280,14

11 290,3 285,62 296,07 290,66

12 303,06 298,58 308,25 303,30

13 315,8 311,62 320,82 316,08

14 328,98 324,68 334,03 329,23

15 343,97 339,44 348,59 344,00

16 359,17 354,37 363,58 359,04

17 374,26 369,78 379,3 374,45

18 387,54 382,88 392,3 387,57

19 398,26 394,06 402,29 398,20

20 407,36 403,07 410,48 406,97

21 413,77 409,45 416,93 413,38

22 416,82 412,48 419,69 416,33

23 415,6 411,55 418,64 415,26

24 411,96 407,63 414,51 411,37

25 406,27 401,12 406,91 404,77

26 399,13 394,11 398,81 397,35

27 390,52 385,7 389,2 388,47

28 381,88 376,86 381,07 379,94

29 373,7 368,62 372,96 371,76

30 367,02 361,98 366,92 365,31

31 365,43 359,58 364,74 363,25

32 366,86 361,67 367,65 365,39

33 371,62 366,2 373,49 370,44

34 380,38 375,95 381,88 379,40

35 391,15 386,54 392,8 390,16

36 402,31 398,33 404,98 401,87

37 413,26 410,43 413,6 412,43

38 420,83 417,78 421,73 420,11

39 426,04 422,97 426,78 425,26

40 426,76 423,99 428,41 426,39

41 427,25 424,45 428,64 426,78

42 429,33 427,08 430,65 429,02

43 432,35 430,54 434,05 432,31

44 436,93 434,92 438,28 436,71

45 442,16 439,59 443,29 441,68

46 447,86 444,98 449,09 447,31

47 455,69 452,84 456,43 454,99

48 463,11 460,27 463,07 462,15

49 470,17 467,28 470,67 469,37 50 478,31 474,93 478,29 477,18

Par

agra

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Cap

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sio

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alis

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38

Elaborazioni Scarti assoluti (mm) Elaborazioni Scarti relativi (%)

Media Scarto Max (mm)

6,69

Deviazione Std

2,49

Scarto Max (mm)

11,94

Scarto Medio (mm)

4,46

Scarto massimo percentuale, riportato dalla misura più bassa (malleolo) a quella più alta (ginocchio)

Riassunto Scarti massimi assoluti e massimi relativi sul totale delle rilevazioni

0.00%

0.50%

1.00%

1.50%

2.00%

2.50%

3.00%

3.50%

4.00%

4.50%

5.00%

1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39 41 43 45 47 49

% Scarto Massimo

70%

30%

0%

Riassunto Scarti Massimi in mm

>5 mm

2,5-5 mm

<2,5 mm

38%

36%

26%

Riassunto Scarti in % rispetto alla

circonferenza

>3%

1%-2-%

<1%

Media Scarto Max %

2,03%

Deviazione Std %

1,13%

Scarto Max %

4,59%

Scarto Medio %

1%

Par

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Cap

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39

Test di precisione

Di seguito si riportano i risultati dei test di precisione. In questo caso sono state effettuate 8 misure per

ciascuna delle 3 scansioni (prima misura, seconda misura, terza misura). Ancora una volta vengono prima

presentati i risultati delle scansioni ottenute con due rotazioni complete del modello ed in seguito quelli

delle scansioni ottenute con quattro rotazioni complete del modello. Come nel precedente caso le tabelle

riepilogative si suddividono in assolute e percentuali. Le prime in cui si analizzano gli errori delle misure in

termini assoluti (mm), la seconda in cui sono valutati gli errori in termini percentuali rispetto al diametro

misurato.

Questa volta la misura di riferimento per le analisi di deviazione e di errore non è più la differenza tra le

misure o la media delle scansioni, bensì la misura reale del punto in esame. Gli scarti e gli errori si

riferiscono quindi alla differenza tra il valore misurato digitalmente ed il valore misurato manualmente. La

misura manuale è stata presa, come già descritto, con metodo tradizionale e metro a rotella.

Le tabelle riepilogative sono presentate nella stessa forma del caso precedente.

MS Fusion – 2 rotazioni complete piattaforma

Quote Prima misura Seconda Misura Terza Misura Misura Manuale

140 237,19 238,44 242,74 240,00

185 245,81 247,63 250,27 242,00

220 269,98 272,66 276,86 267,00

255 302,95 305,94 309,37 296,00

285 335,63 338,67 340,68 328,00

335 392,37 395,60 398,18 386,00

400 414,04 417,27 419,13 404,00

480 372,06 375,45 373,39 363,00

Elaborazioni Errori assoluti (mm) Elaborazioni Errori relativi (%)

Riassunto errori massimi assoluti e massimi relativi sul totale delle rilevazioni

87%

13%

0%

Riassunto Errori in mm

>5 mm

2,5-5 mm

<2,5 mm

87%

13% 0%

Riassunto Errori in % sullla circonferenza

>3%

1%-2-%

<1%

Media Err. Max (mm)

10,84

Deviaz. Std

3,62

Errore Max (mm)

15,13

Errore Medio (mm)

8,46

Media Errore Max %

3,37%

Deviazione Std %

0,91%

Errore Max %

4,52%

Errore Medio %

2,60%

Par

agra

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Cap

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alis

i dei

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i

40

MS Fusion – 4 rotazioni complete piattaforma

Quote Prima misura Seconda Misura Terza Misura Misura Manuale

140 235,42 230,97 239,88 240,00

185 245,99 241,41 250,00 242,00

220 273,35 269,48 278,37 267,00

255 306,75 303,29 311,36 296,00

285 340,41 336,73 343,61 328,00

335 395,16 391,65 398,91 386,00

400 410,66 405,84 412,79 404,00

480 370,92 364,92 370,24 363,00

Elaborazioni Errori assoluti (mm) Elaborazioni Errori relativi (%)

Media Err. Max (mm)

11,12

Deviaz. Std

2,98

Errore Max (mm)

15,61

Errore Medio (mm)

7,45

Riassunto errori massimi assoluti e massimi relativi sul totale delle rilevazioni

100%

0% 0%

Riassunto Errori Massimi in mm

>5 mm

2,5-5 mm

<2,5 mm

100%

0% 0%

Riassunto Errori in % rispetto alla

circonferenza

>3%

1%-2-%

<1%

Media Errore Max %

3,62%

Deviazione Std %

1,03%

Errore Max %

5,19%

Errore Medio %

2,38%

Par

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Cap

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41

Confronto dei risultati e conclusioni In questo paragrafo si presenta un confronto sintetico tra i risultati ottenuti il software e si riportano alcune

conclusioni tratte sui test eseguiti.

Confronto test di ripetibilità Il test di ripetibilità è stato condotto in due soluzioni (2 e 4 rotazioni complete), sono presentati

innanzitutto i risultati del confronto tra le due soluzioni di ciascun software e poi i risultati del confronto tra

i due software.

Per fornire una percezione visiva dell’andamento degli errori al variare della quota di misurazione si

riportano tre grafici dei dati rilevati:

1) Il primo grafico in cui si riporta un confronto tra gli scarti massimi in termini assoluti (mm) rilevati

sulle scansioni con 2 e 4 rotazioni complete;

2) Il secondo grafico in cui per ogni misurazione è rappresentato lo scarto mediato sulle tre scansioni

(ovvero non quello massimo) della misurazione con 2 rotazioni complete;

3) Il terzo grafico in cui per ogni misurazione è rappresentato lo scarto mediato sulle tre scansioni

(ovvero non quello massimo) della misurazione con 2 rotazioni complete.

I dati del secondo e terzo grafico sono la media degli scarti sulle tre misurazioni di ciascun punto, per

esempio estraendo una riga della tabella otteniamo:

Differenza1 [mm] Differenza2 [mm] Differenza3 [mm] Scarto Massimo (mm) Scarto mediato (mm)

1,76 3,55 5,31 5,31 3,54

MS Fusion - Confronto 2 e 4 rotazioni

Confronto dello scarto massimo determinato tra 2 e 4 rotazioni complete

0.00

2.00

4.00

6.00

8.00

10.00

12.00

14.00

1 3 5 7 9 11 13 15 17 19 21 23 25 27 29 31 33 35 37 39 41 43 45 47 49

Scarti max 2 giri

Scarti max 4 giri

Par

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42

Grafico dello scarto medio in termini assoluti (mm) – 2 rotazioni

Grafico dello scarto medio in termini assoluti (mm) – 4 rotazioni

0.00

1.00

2.00

3.00

4.00

5.00

6.00

7.00

8.00

9.00

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50

>5 2,5-5 <2,5

0.00

1.00

2.00

3.00

4.00

5.00

6.00

7.00

8.00

9.00

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50

>5 2,5-5 <2,5

Par

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43

Conclusioni sui test di ripetibilità

I grafici relativi ai test di ripetibilità ci mostrano innanzitutto gli scarti tendono ad aumentare all’aumentare

del numero di giri completi effettuati.

Il comportamento è piuttosto omogeneo, con una tendenza all’aumento che si manifesta più o meno lungo

tutto l’arco delle misurazioni.

Si ripropone di seguito una tabella relativa alle analisi sugli scarti rilevati (2 rotazioni):

Riepilogo scarti MS Fusion

Media Scarto Max (mm)

4,84

Deviazione Std

1,00

Scarto Max (mm)

8,35

Scarto Medio (mm)

3,22

In valore assoluto la media degli scarti massimi si attesta intorno ai 5 mm, mentre lo scarto massimo si

attesta sugli 8 mm.

In relazione alla maggiore variabilità degli scarti osservata con 4 rotazioni della piattaforma si conclude che

siano sufficienti 2 rotazioni complete per ottenere la maggiore ripetibilità possibile.

Par

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44

Confronto test di precisione Anche il test di precisione è stato condotto in due soluzioni (2 e 4 rotazioni complete), in questo caso

tuttavia si presentano i risultati con 2 rotazioni. Tale scelta deriva da una valutazione svolta sui test di

ripetibilità, che ci hanno mostrato come i migliori risultati si ottengano con due sole rotazioni. Sono

presentati in seguito i risultati.

I grafici riepilogativi sono di 5 tipi:

1) Grafico riepilogativo in cui sono riportate le misurazioni rilevate sulle tre scansioni e la

misurazione manuale;

2) Grafico rappresentativo dell’errore massimo sulle tre misurazioni;

3) Grafico rappresentativo della stima dell’errore medio ottenuto sulle tre misurazioni, ricavato

facendo la media delle differenze tra i diametri rilevati dalle scansioni e le corrispondenti

misure manuali, secondo lo schema seguente;

Differenza1 [mm] Differenza2 [mm] Differenza3 [mm] Errore Massimo (mm) Errore mediato (mm)

2,81 1,56 2,74 2,81 2,37

4) Grafico riepilogativo in cui sono riportate la misurazione manuale e la media delle misurazioni;

5) Grafici di confronto dell’errore di misurazione, assoluto e percentuale rispetto alla

circonferenza in esame. Le curve sono ottenute analizzando l’errore mediato sulle tre

misurazioni per ciascuna circonferenza, secondo la logica già illustrata;

MS Fusion

Confronto delle misure rilevate tramite scansione con le misure manuali

220.00

240.00

260.00

280.00

300.00

320.00

340.00

360.00

380.00

400.00

420.00

140 190 240 290 340 390

Prima misura

Seconda Misura

Terza Misura

Misura Manuale

Par

agra

fo:

Cap

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lo 3

– S

can

sio

ni e

an

alis

i dei

dat

i

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Grafico dell’errore medio in termini assoluti (mm)

Grafico dell’errore massimo in termini assoluti (mm)

0.00

5.00

10.00

15.00

20.00

25.00

30.00

35.00

100 150 200 250 300 350 400

>5 <2,5

0.00

5.00

10.00

15.00

20.00

25.00

30.00

35.00

100 150 200 250 300 350 400

Errore Massimo

Par

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Cap

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– S

can

sio

ni e

an

alis

i dei

dat

i

46

Grafici di confronto sugli errori medi

Confronto delle misure medie rilevate tramite scansione con le misure manuali

Grafico di confronto dell’errore medio in termini assoluti (mm)

220.00

270.00

320.00

370.00

420.00

140 190 240 290 340 390

FUSION

Misura Manuale

0.00

2.00

4.00

6.00

8.00

10.00

12.00

14.00

100 150 200 250 300 350 400

Media errori FUSION

Par

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fo:

Cap

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– S

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sio

ni e

an

alis

i dei

dat

i

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Grafico di confronto dell’errore medio in termini relativi (%)

0.00%

0.50%

1.00%

1.50%

2.00%

2.50%

3.00%

3.50%

4.00%

100 150 200 250 300 350 400

Media errori % FUSION

Par

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Cap

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can

sio

ni e

an

alis

i dei

dat

i

48

Conclusioni sui test di precisione I dati raccolti nell’ambito dei test di precisione descrivono l’effettiva rispondenza delle misure prese sul

modello tridimensionale rispetto a quelle ottenute con la misurazione manuale. Il dato che subito balza

all’occhio è che gli errori sono tendenzialmente piuttosto indipendenti dall’ampiezza della circonferenza in

esame e generalmente affetti da un errore di sovrastima della misura.

Con la presente campagna d’indagine non si hanno però elementi sufficienti per poter stabilire se si tratti di

un tratto ricorsivo, indipendente dalle condizioni della scena o del soggetto acquisito.

Il comportamento mostrato è piuttosto omogeneo su tutte le misurazioni, con una tendenza all’aumento

dell’errore che si manifesta più marcatamente all’aumentare del diametro.

E’ interessante notare come dai grafici relativi agli errori medi ed assoluti quelli percentuali risultino

generalmente piuttosto lineari.

Si ripropongono di seguito le tabelle delle analisi sugli errori assoluti rilevati (2 rotazioni):

Riepilogo errori MS Fusion

Media Err. Max (mm)

10,84

Deviaz. Std

3,62

Errore Max (mm)

15,13

Errore Medio (mm)

8,46

Leggendo la tabelle riepilogativa la media degli errori massimi è pari a circa un cm, mentre l’errore massimo

è pari a 1,5 cm. La deviazione standard invece si attesta sui 3,62.

Valutando i risultati dei test si osserva come molto probabilmente, al netto di campagne d’indagine più

approfondite, l’errore massimo in cui si può incorrere in una misurazione di questo genere, utilizzando il

software MS Fusion, si aggira intorno ad una stima cautelativa di 2 cm. Il dato di 2 cm peraltro conferma

-per motivi geometrici che si spiegheranno nel seguente capitolo- quanto descritto nella trattazione teorica

esposta in avvio di relazione.

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Capitolo 4 - Conclusioni

Conclusioni sulla campagna di indagine I risultati ottenuti sulla precisione dello strumento sono piuttosto in linea con le aspettative sullo

strumento.

Riassumendo in maniera generale si possono trarre conclusioni a proposito di:

1) Caratteristiche proprie del sensore

2) Impostazioni di scena

3) Risultati dei test sui software di scansione

Caratteristiche proprie del sensore Con questa definizione si intende indicare tutte quelle variabili connesse al sistema con cui il sensore rileva i

dati di profondità. Si fa quindi principalmente riferimento al sistema a luce strutturata utilizzato ed alle

distorsioni (corrette o meno) indotte dalle lenti. Le conclusioni in proposito ci portano a dire che quello a

luce strutturata è un sistema semplice ma soggetto ad interferenze (possibile effetto di scarso contrasto in

condizioni di forte illuminazione tipiche degli ambienti esterni). Le distorsioni delle lenti, rilevate dallo

studio di terze parti riportato in avvio di trattazione, mostrano come la costruzione del dispositivo sia

orientata principalmente all’utilizzo come periferica di gioco, in cui è importante riconoscere sagome e

distretti anatomici, ma non è importante la precisione assoluta dei dati di profondità. Questo è ovviamente

anche connesso all’economia della costruzione del dispositivo, che ricordiamo avere un costo pari a una

frazione di quello di dispositivi dedicati alla scansione professionale.

Impostazioni di scena Le impostazioni della scena sono molto importanti al fine dell’acquisizione. Realizzare una scena con

caratteristiche adatte allo strumento (condizioni di illuminazione e posizione del sensore rispetto al

soggetto) è molto importante. Altrettanto importante è il sistema con il quale si realizza la rotazione del

sensore intorno all’oggetto, in particolar modo si è potuto osservare che il movimento deve essere quanto

più regolare possibile. La regolarità dello spostamento è connessa al sistema di ricostruzione dei software

di acquisizione, che integrano e mediano i dati acquisiti dai frame acquisiti nel tempo. Questo significa che

se il sensore si sofferma per un tempo prolungato su una inquadratura in particolare si crea uno squilibrio

nella media pesata delle acquisizioni (e quindi degli errori), generando spesso sconnessioni o protuberanze

indesiderate sul modello.

Le tre soluzioni presentate per l’acquisizione a 360° presentano ciascuna vantaggi e svantaggi.

Un soggetto fermo con lo strumento che si muove ruotando attorno ad esso garantisce che il soggetto non

si muova o contragga muscoli durante l’acquisizione, migliorando la precisione, ma richiede maggiori

ingombro dello strumento e complessità costruttiva.

Un soggetto ruotante, con lo strumento fisso che lo inquadra garantisce maggiore economicità e portabilità

del sistema, ma paga lo scotto di eventuali movimenti del soggetto che si trova a dover mantenere

l’equilibrio su di una pedana rotante.

Un soggetto fisso con più strumenti posti strategicamente ad inquadrarlo per ottenere un numero finito di

frame da correlare è la soluzione tecnicamente più accurata, in quanto gli errori di rilevazione si

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minimizzano con lo scatto simultaneo di tutti i frame, ma presenta una scarsa economicità di realizzazione

ed un elevato ingombro del sistema.

Per quanto riguarda le impostazioni della scena si è stabilito che, in base all’angolo di visuale dello

strumento, una distanza di 80 cm dal soggetto da rilevare sia la minore possibile (che aumenta a 100 cm

circa per le parti più lontane durante la rotazione). Minimizzare la distanza di rilevazione è importante per

minimizzare gli errori casuali di rilevazione. E’ inoltre consigliabile eliminare dalla scena oggetti riflettenti e

garantire un’illuminazione del soggetto più tenue ed uniforme possibile.

Risultati dei test sui software di scansione Le varie misurazioni condotte con il software di acquisizione ci portano a trarre alcune conclusioni:

Premettendo che non ci si è addentrati nel funzionamento matematico del sistema i risultati sui test di

ripetibilità mostrano come gli scarti massimi sulle circonferenze misurate si attestino intorno ai 6-8 mm.

Contrariamente a quanto ci si aspettava aumentare il numero di rotazioni del soggetto rispetto al sensore

non ha portato ad un miglioramento dei dati acquisiti, anzi, li ha generalmente peggiorati.

I risultati del test di precisione, con il confronto delle misure manuali e digitali, mostrano errori massimi

dell’ordine di 16 mm. Gli errori medi si attestano invece sui 10 mm.

Tali misurazioni sembrerebbero contrastare con la precisione teorica mostrata dallo studio riportato in

avvio di pubblicazione, tuttavia non è così.

Le misure di precisione e ripetibilità sono infatti state condotte su perimetri misurati sui modelli sviluppati.

Gli errori del modello matematico si riferiscono però alle misurazioni dei dati di profondità del sensore, in

parole povere alla distanza di ciascun punto misurato in linea retta dal sensore.

Figura 28 - Distanze di misurazione

L’accuratezza della misura ipotizzata in questo caso è quella teorica, influenzata come accennato dalla

distanza di misurazione, ovvero in corrispondenza degli 80-100 cm pari a pochi mm di scarto.

Le misurazioni prese però sono realizzate su un modello tridimensionale ottenuto dall’integrazione e media

di più frame, con il risultato finale di una superficie chiusa, affetta quindi dagli errori casuali commessi

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sistematicamente in ogni inquadratura e dalle approssimazioni necessarie compiute dal software su misure

affette da inevitabili errori per ricostruire la geometria chiusa.

Da aggiungersi a questi errori fisiologici c’è la caratteristica particolare della misura in esame ovvero, come

accennato in precedenza, un perimetro. In questo caso l’errore di misurazione si amplifica di una misura

proporzionale all’errore teorico. Per spiegare meglio si osservi la figura 37:

Figura 29 - Amplificazione degli errori sui diametri

In questo caso il perimetro della figura geometrica disegnata (spline) è pari a 301, approssimandolo ad una

circonferenza con lo stesso perimetro otteniamo un cerchio di raggio di circa 47,9 mm. Modificando di

soltanto un millimetro il raggio del cerchio otteniamo un perimetro pari a circa 294,6 mm, ovvero con un

errore di 6,4 mm. Questo mostra come, in via approssimativa, sia possibile riscontrare un fattore

amplificativo pari a circa 2π dell’errore sulle circonferenze rispetto all’errore casuale che affligge lo

strumento. Ecco che considerando un errore di circa 15 mm sulla rilevazione del perimetro otteniamo un

errore medio delle misurazioni lineari pari a circa 2 mm, in linea con quanto ci si aspettava di ottenere con il

sensore ad una distanza di 80-100 cm dal soggetto ripreso. Altra conferma di questo fatto risiede

nell’osservare come l’errore rilevato nei vari perimetri sia piuttosto indipendente dalla misura del diametro

rilevato. Ciò induce a pensare che l’errore sia correlato alla distanza del punto rilevato dal sensore, la quale

varia percentualmente in misura modesta, piuttosto che alla dimensione della circonferenza rilevata.

A corollario della valutazione si ipotizza che per ottenere errori dell’ordine dei 4-5 mm sarebbe necessario

utilizzare uno strumento con una precisione pari ad almeno 0,7 mm; precisione propria di strumenti di

scansione dotati di tecnologia più raffinata rispetto a quello in oggetto.

Come conclusione di ordine generale si rileva che il MS Kinect V1 si è rivelato essere uno strumento molto

interessante per scansioni di tipo anatomico. La precisione ottenuta e la trama delle mesh generate dal

software in dotazione permettono di utilizzare proficuamente i modelli ricavati su software commerciali di

modellazione. In base ai dati di precisione ottenuti si ritiene ragionevole affermare che lo strumento si

adatti molto bene a rilevazioni e scansioni utili alla creazione di dispositivi ortopedici di protezione,

immobilizzazione e supporto su distretti specifici di una certa dimensione che debbano essere caratterizzati

da ergonomia ed anatomicità. Sempre in relazione alle indagini di precisione e ripetibilità si ritiene che

sorgano maggiori problemi in caso di necessità dimensionali stringenti ed in particolar modo nella

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rilevazione di distretti anatomici molto piccoli e dettagliati (es. dita della mano o del piede) che non

vengono acquisite con sufficiente precisione dallo strumento.

Osservazioni sull’algoritmo di misurazione digitale È interessante notare come l’algoritmo sviluppato rimanga funzionale per la misurazione di qualsiasi parte

anatomica. Nonostante lo sviluppo sia pensato per gli arti inferiori diventa utilizzabile indifferentemente

anche per altri distretti anatomici quali arti superiori e torace; al momento è pensato per lavorare andando

ad analizzare un distretto anatomico alla volta, ma potrebbe essere pensabile anche un sistema di misura

contemporaneo di più distretti .

E’ immaginabile utilizzare già oggi questo algoritmo, insieme al suo software di modellazione, per

applicazioni concrete. L’operatore dovrebbe ricevere un minimo di formazione sul suo utilizzo e,

soprattutto, procedere all’acquisto di una licenza software relativamente economica per la categoria di

prodotto ma poco sfruttata e giustificata per il solo utilizzo allo scopo della sola misurazione (mille euro

circa); è comunque immaginabile, come già anticipato, che con l’avvento di strumenti di fabbricazione

economici per tecnologia additiva, quali stampanti 3D, aumenti sempre più la presenza di questo software

e simili all’interno di ortopediche e centri sanitari.

Sistemi di misurazione digitale a basso costo di Proteo s.r.l.s. è distribuito con

Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.

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References

MDPI and ACS Style

Khoshelham, K.; Elberink, S.O. Accuracy and Resolution of Kinect Depth Data for Indoor Mapping

Applications. Sensors 2012, 12, 1437-1454.

AMA Style

Khoshelham K, Elberink SO. Accuracy and Resolution of Kinect Depth Data for Indoor Mapping Applications.

Sensors. 2012; 12(2):1437-1454.

Chicago/Turabian Style

Khoshelham, Kourosh; Elberink, Sander Oude. 2012. "Accuracy and Resolution of Kinect Depth Data for

Indoor Mapping Applications." Sensors 12, no. 2: 1437-1454.