Sir András Schiff - Società del Quartetto di Milano | n. 24 in fa diesis maggiore op. 78 (ca....

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STAGIONE 2017 | 18 martedì 16 gennaio 2018 | ore 20,30 SALA VERDI DEL CONSERVATORIO Foto © Priska Ketterer Sir András Schiff

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STAGIONE 2017 | 18 martedì 16 gennaio 2018 | ore 20,30

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Ilaria Borletti Buitoni Antonio Magnocavallo

Direttore artistico

Paolo Arcà

È vietato, senza il consenso dell’artista, fare fotografie e registrazioni, audio o video, anche con il cellulare.

Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo alla fine di ogni composizione. Si raccomanda di:

• disattivare le suonerie dei telefoni e ogni altro apparecchio con dispositivi acustici

• evitare colpi di tosse e fruscii del programma

• non lasciare la sala fino al congedo dell’artista

Il programma è pubblicato sul nostro sito web il venerdi precedente il concerto.

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Felix Mendelssohn (Amburgo 1809 - Lipsia 1847)

Fantasia in fa diesis minore op. 28 (ca. 10’)

Ludwig van Beethoven (Bonn 1770 - Vienna 1827)

Sonata n. 24 in fa diesis maggiore op. 78 (ca. 11’)I. Adagio cantabile - Allegro ma non troppo II. Allegro vivace

Johannes Brahms (Amburgo 1833 - Vienna 1897)

Otto Klavierstücke op. 76 (ca. 30’)

Intervallo

Johannes Brahms

Sette Fantasien op. 116 (ca. 24’)

Johann Sebastian Bach (Eisenach 1685 - Lipsia 1750)

Suite inglese n. 6 in re minore BWV 811 (ca. 25’)I. Prélude II. Allemande III. Sarabande et Double IV. Gavotte I et II V. Gigue

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L’opera pianistica di Johannes Brahms, in particolare quella dell’ultima stagione, è la sintesi esemplare di un estremo rigore formale coniugato alla sensibilità romantica. Il compositore si rifà alla tradizione del contrappunto severo bachiano, costruendo nel contempo, in spazi temporali relativamente piccoli, momenti di grande contrasto d’atmosfera e di carattere di stampo beethoveniano, già anticipati da Mendelssohn della Fantasia op. 28. La capacità di generare l’intera struttura formale di un’opera da pochi e semplici elementi, ereditata da Beethoven, attraverso Brahms guiderà le scelte compositive di Schönberg e Berg.

Mendelssohn - Fantasia in fa diesis minore op. 28

Cinque sono le grandi opere per pianoforte scritte da Mendelssohn: le op. 28, 35 e 54 vengono pubblicate quando l’autore è ancora in vita, le op. 82, 83 postume.

La versione finale dell’op. 28 data 1833 ed è pubblicata col titolo Fantasia nel 1834, ma era precedentemente nota come Sonate écossaise; venne scritta certamente prima del 1829, anno in cui il compositore intraprese il suo primo viaggio a Londra. Lo sappiamo dalla sorella Fanny che, in una lettera del 27 maggio 1829, gli confidò di eseguire spesso la sua “Sonate écossaise”; ed è plausibile che l’idea degli accordi di quinta e l’ispirazione melodica del brano derivino dalle musiche

Intorno a Brahms

Caratterizza la Fantasia di Mendelssohn l’ampia indagine dello spazio armonico

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cosiddette “scozzesi” che circolavano in quegli anni sul continente. Il titolo Fantasia ci permette invece di individuare i riferimenti profondi che sono certamente da rilevarsi nella mistura dei generi (sonata e fantasia) tipici delle due Sonate quasi una Fantasia op. 27 di Beethoven. In generale, caratterizzano la Fantasia di Mendelssohn, oltre ai già citati accordi di quinte, l’ampia indagine dello spazio armonico, la particolare tecnica legata all’uso dei pedali, i grandi e drammatici crescendo dissonanti; tutte tecniche che ritroveremo nei successivi lavori, quali ad esempio la Sinfonia scozzese. L’op. 28 è costituita da tre movimenti che si succedono senza separazione con il loro progressivo aumento di tempo: un Andante dal carattere melanconico, un Allegro con moto (vero e proprio scherzo con trio) al quale segue dopo una pausa coronata, il Presto finale connotato da una grande energia, dettata dalle rapide figure scalari discendenti e dai veloci arpeggi che non si interrompono nemmeno quando appare il secondo elemento tematico cantabile. Termina il brano la coda finale che arriva dopo un crescendo con fuoco che si stabilizza su di un fortissimo, che va a concludere su di un trillo seguito dai due accordi di dominante e tonica di grande effetto.

Beethoven - Sonata n. 24 in fa diesis maggiore op. 78

Dopo l’op. 57, la famosa Appassionata, passano tre anni prima che Beethoven scriva sonate per pianoforte. Nell’autunno del 1809, il compositore si dedicò con intensità allo studio delle opere di Johann Sebastian Bach e del figlio Carl Philipp Emanuel. I risultati di tali approfondimenti confluiranno nel primo caso nella Sonata in programma, nel secondo nella Fantasia op. 77, entrambe del 1809. Il modello Preludio e Fuga si trasfigura nei due movimenti della Sonata

in fa diesis ed il ritorno a Bach diventa il modo di attingere alle sorgenti della scrittura armonica, mettendo in discussione il genere e la forma della sonata. La testimonianza che le op. 77 e 78 appartengano ad una stessa linea di pensiero evolutiva sta nel fatto che Beethoven in una lettera al proprio editore (Breitkopf & Härtel) dichiari che per lui è indifferente se le due nuove composizioni verranno pubblicate con un

Il modello Preludio e Fuga si trasfigura nei due movimenti della Sonata in fa diesis maggiore

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solo numero d’opera o in modo distinto. L’op. 78 è costituita da due movimenti: il primo è un Allegro ma non troppo preceduto da un Adagio cantabile di quattro misure; il secondo un Allegro vivace. Le quattro battute iniziali avviano in modo epigrafico la Sonata nello spirito dell’improvvisazione. Un pedale di fa diesis sostiene una linea melodica che si estende fino alla dominante. Improvvisazioni alla ricerca di materiali possibili: accordi di seste, linee ascendenti, mordenti e broderies. L’Allegro ma non troppo esordisce con un primo tema lirico, a cui segue un progressivo arricchimento melodico,

costituito da più motivi che sottolineano il movimento e la velocità. A questo primo tema se ne lega un secondo, dolce, connotato da terzine di crome. Lo sviluppo è piuttosto breve, incentrato sulle modulazioni del primo tema e seguito da una più ampia ripresa.Nel secondo movimento, Allegro vivace, si intrecciano due temi, in una forma prossima a quella del Rondò. Fioriti arabeschi si inseguono nelle due mani. La linea tematica, interrogativa e di carattere ritmico, sovrintende due importanti sviluppi modulanti. Qui è già presente il Beethoven più tardo, quello delle continue trasformazioni degli elementi musicali. La Sonata si chiude con una sorpresa: una coda che richiama l’idea motivica principale del primo tempo.

Di certo, questa composizione non merita gli strali di Vincent D’Indy che ritiene l’op. 78 «insipida», un «campionario di passi pianistici privi di interesse», «l’opera più insignificante di tutta la ‘seconda epoca’ creatrice di Beethoven», chiedendosi pure chi potrà ammettere «che anche la sola opera dedicata alla contessa von Brunsvik possa essere stata indirizzata alla destinataria di quelle lettere appassionate che tutto il mondo conosce». Therese von Brunsvik è stata a lungo identificata con l’immortale amata (a torto, oggi lo sappiamo), e l’op. 78 diventerà presto nota con l’appellativo di Thérèse-Sonate.

Therese von Brunsvik è stata a lungo identificata con l’immortale amata (a torto, oggi lo sappiamo), e l’op. 78 diventerà presto nota con l’appellativo di Thérèse-Sonate.

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… in questi pezzi più brevi i timbri richiamano certe sfumature tenebrose degli anni giovanili

Brahms - Otto Klavierstücke op. 76- Sette Fantasien op. 116

L’op. 76 del 1878 è l’emblema di una svolta poetica che porta il compositore di Amburgo ad abbandonare le grandi strutture in favore di pezzi più brevi, i Charakterstücke: i timbri richiamano certe sfumature tenebrose degli anni giovanili; la forma è per lo più libera, la tecnica compositiva è incentrata su quella che Schönberg definirà «developing variation», fusione di sviluppo e variazione. I Klavierstücke vennero pubblicati in due volumi per questioni di convenienza editoriale; nel primo troviamo due Capricci seguiti da due Intermezzi, nel secondo i due Intermezzi sono inframezzati a due Capricci. Il Capriccio n. 1 fu composto già nel 1871 per il cinquantesimo compleanno di Clara Schumann; quest’ultima - raffinata pianista - trovava questo cammeo di estrema difficoltà tecnica. Il secondo

Capriccio, in si minore, rimanda nelle intenzioni al Momento Musicale in fa minore di Schubert. L’arte sopraffina della variazione brahmsiana emerge qui presentando il tema in modo sempre differente, chiudendo con una Coda delicata di rara finezza armonica. I due Intermezzi successivi, definiti da Clara Schumann due «piccole perle», sono permeati di grande profondità e tenerezza. Il primo, in la bemolle maggiore, si presenta come una semplice forma ternaria ABA, con una rimembranza di B nella chiusa finale. L’Intermezzo in si bemolle è una forma sonata in miniatura, che con le sue note legate ricorda Les Baricades Mistérieuses di François Couperin. Questo riferimento non è certo un caso, poiché Brahms conosceva molto bene le opere del cembalista francese grazie alla sua collaborazione per la realizzazione dell’edizione Chrysander. Il Capriccio in do diesis minore è giocato sul contrasto dei metri, tre quarti e sei ottavi. Anche il successivo Intermezzo scommette sul contrasto ritmico, che qui dà vita ad una figura dondolante dove il tratto armonico, nel segno bachiano, diviene presto sostegno di una linea melodica di spiccato carattere vocale.Il Capriccio finale, in do maggiore, ha un profilo toccatistico con la presenza di temi volutamente mai definiti. Ritorna nella parte centrale

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l’ossessione brahmsiana dell’emiolia (ovvero dell’alternanza di accenti binari e ternari) nella densità di arpeggi e accordi, che lasciano infine spazio alla poesia della coda conclusiva.L’op. 116 (1892) apre l’ultima fase brahmsiana, intimista e meditativa. Accosta sette pezzi: tre capricci e quattro intermezzi nei quali i pochi motivi base vengono sviluppati attraverso la tecnica della variazione, circolando tra i diversi brani. L’ombra di Paganini aleggia sul primo Capriccio, un Presto energico in ottave. Il secondo brano è l’Intermezzo in la minore, un andante gentile, quasi una sarabanda. Segue il Capriccio in sol minore, l’unico del gruppo ascrivibile a tutto tondo al genere Fantasia: al lirismo della sezione centrale si contrappongono le due parti estreme. I tre Intermezzi che seguono sono legati tra loro dall’alternanza di impianto tonale: maggiore, minore, maggiore. Chiude la raccolta il Capriccio in re minore ricco di contrasti, costituito da gesti decisi ed agitati, caratterizzato da un Trio centrale, giocato sul passaggio della linea melodica da una mano all’altra.

Bach - Suite inglese n. 6 in re minore BWV 811

Le Suite inglesi non presentano alcun tratto peculiarmente britannico. Bach inizialmente le battezzò Préludes avec leurs Suites e poi Suites avec Prélude. Due le ipotesi legate al titolo: Nikolaus Forkel (primo biografo di J.S. Bach), trovando una copia realizzata dal figlio più giovane di Bach, Johann Christian, sulla quale vi era scritto «Fait pour les Anglois», deduce che l’opera sia stata scritta per un distinto inglese; l’altra ipotesi, più attendibile, è che Bach sia stato indotto alla composizione della raccolta dopo lo studio delle Suites di Dieupart, che a Londra insegnava. L’anno esatto di composizione non è noto, ma i riferimenti ad altre musiche dell’età giovanile ed altri indizi lasciano intendere che il compositore le abbia iniziate durante il proprio soggiorno a Weimar (1715), per poi concluderle nel periodo di Köthen (1723).

Nella Suite inglese n. 6 in re minore, il Preludio, di notevoli dimensioni, presenta come un concerto barocco un movimento lento, seguito da un complesso Allegro in stile contrappuntistico imitativo. Nell’Allemande

La composizione della raccolta avviene forse dopo lo studio delle Suites di Dieupart, che a Londra insegnava

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ritroviamo tutta la gravità dello stile tedesco compenetrato nella ricchezza delle diminuzioni. Elegante come sempre la Courante. La Sarabande è contraddistinta dalla presenza del Double, ripetizione variata della danza, uno tra i pochi esempi rimasti di mano dell’autore. Poi le due Gavotte: la prima nella tonalità d’impianto, la seconda alla tonalità relativa minore. La linea melodica della prima delle due Gavotte ha una curiosa identità con la canzone di lotta Bandiera Rossa, nello specifico in quella parte dove il testo recita: «bandiera rossa la trionferà». La seconda Gavotte, in re minore, è una musette di delicata grazia, che ci accoglie nel tranquillo dondolio delle note affidate alla mano sinistra. Il momento elegiaco e sereno delle due Gavotte è spezzato dalla forte irruenza della Gigue. Qui le terzine di sedicesimi, che spesso insistono al loro interno su di una nota più grave, vengono contrappuntate da note isolate che segnano i quattro tempi (tactus) della battuta. Lunghi trilli alternati tra le due mani precedono le due battute finali della danza.

Maurizio Tassoni Conservatorio “G. Verdi” di Milano

Laureando in Discipline storiche,critiche e analitiche della musica

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“Attraverso il pianoforte metto in dialogo le culture dell’Europa”

András Schiff pianoforte

Nato a Budapest nel 1953, András Schiff ha iniziato a studiare pianoforte a cinque anni con Elisabeth Vadász. Ha poi proseguito gli studi all’Accademia Liszt con Pál Kadosa, György Kurtág e Ferenc Rados e infine a Londra con George Malcolm. Nel corso della sua carriera ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali tra i quali la nomina a membro onorario del Beethoven-Haus di Bonn (2006), il Premio Abbiati (2007) e la medaglia della Wigmore Hall di Londra (2008). Nel 2011 ha meritato il Premio “Robert Schumann” e, nel 2012, la medaglia d’oro della Internationale Stiftung Mozarteum e la nomina a membro onorario del Wiener Konzerthaus e membro speciale del Balliol College di Oxford. È stato inoltre insignito della Croce al merito della Repubblica federale tedesca. Nel dicembre 2013 ha ricevuto la medaglia d’oro alla carriera della Royal Philharmonic Society; nel 2014 è stato insignito dalla Regina Elisabetta della onorificenza di KBE (Knight Commander of the Most Excellent Order of the British Empire, Cavaliere dell’Ordine dell’Impero Britannico) e ha

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ricevuto la laurea honoris causa dell’Università di Leeds.Ospite delle maggiori orchestre in tutto il mondo e dei maggiori festival, nel 1999 ha fondato una propria orchestra da camera, la “Cappella Andrea Barca” con la quale lavora, come con la Philharmonia Orchestra di Londra e la Chamber Orchestra of Europe, nel duplice ruolo di direttore e solista. Nel 1989 ha fondato il festival “Musiktage Mondsee” e, con Heinz Holliger nel 1995, i “Concerti di Pentecoste” di Ittingen in Svizzera. Dal 1998 anima a Vicenza una serie di concerti “Omaggio a Palladio”. “Artist in residence” per la stagione 2007/08 dei Berliner Philharmoniker, è “in residence” presso la nostra Società per l’esecuzione integrale delle Sonate di Beethoven nelle stagioni 2012/13 e 2013/14.Tra le sue incisioni ricordiamo l’integrale dei concerti di Beethoven con la Staatskapelle di Dresda e Bernhard Haitink e quella dei concerti di Bartók con la Budapest Festival Orchestra e Ivan Fisher. Nel 2012 ha meritato l’International Classic Music Award per l’incisione delle Geistervariationen di Schumann.Dal 2006 collabora con la casa editrice Henle al progetto di pubblicazione di tutti i Concerti per pianoforte di Mozart nella versione originale. Nel 2007 ha inoltre pubblicato un’edizione del Clavicembalo ben temperato di Bach.È professore onorario alle Musikhochschulen di Budapest, Detmold e Monaco di Baviera.È stato ospite della nostra Società nel 1988, 1993, 1998, 2000, 2006, 2007, 2008, 2009, due volte nel 2010, nel 2011, nelle stagioni 2012/2013 e 2013/2014 con i sei concerti dell’integrale beethoveniana, nel 2016 in recital e in duo con la violinista Yuuko Shiokawa, nel 2017 con tre recital dedicati a Bach, Bartók, Janáček e Schumann.

I GIOVANI VINCITORI DEL PREMIO DEL CONSERVATORIO DI MILANO 2017 La giuria del concorso è formata dai musicisti Ospiti di Casa Verdi piazza Buonarroti 29, Milanoil giovedi dalle ore 17 alle ore 18

Premio Sergio DragoniA CASA VERDI... QUASI UN TALENT SHOW MUSICALE

INFORMAZIONI [email protected]à del Quartetto di Milano via Durini 24 - 20122 MilanoTel 02 795 393 www.quartettomilano.it

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Ingresso € 2

Società del Quartetto via Durini 24, Milano, da lunedì a venerdì ore 13,30 - 17,30

Casa Verdi piazza Buonarroti 29, Milano, a partire dalle 16,15 nei giornidi concerto

DATE

gennaio 11, 18febbraio 1, 8, 15, 22marzo 1, 8, 15, 22aprile 5, 12, 19maggio 3, 10, 17, 24, 31

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Ingresso intero € 10 € 20

Socio FAI € 5 € 10

Socio Società del Quartetto € 5 € 10

Under 26 € 5 € 5

Società del Quartetto, via Durini 24, Milano, da lunedì a venerdì ore 13.30 - 17.30

Call Center 89.22.34 (servizio a pagamento)

Punti vendita Vivaticket

Online su www.quartettomilano.it e www.vivaticket.it

da un’ora prima del concerto a Villa Necchi Campiglio, secondo disponibilità

Quartetti d’ItaliaA VILLA NECCHI CAMPIGLIO Via Mozart 14 Milano

Quartetto DàidalosBeethoven Dodaro Verdi

Quartetto Echos Haydn Vacchi Schumann

Quartetto EposHaydn Dall’Ongaro Schubert

Quartetto IndacoMozart Boccherini Schubert Puccini Stravinskij Sollima

Quartetto FauvesMozart Galante Borodin

20.1

27.1

28.4

24.3

10.29.3

Quartetto MauriceBach Fedele Šostakovič

3.2

Quartetto di Cremona

Webern Beethoven

Società del Quartetto di Milano via Durini 24 - 20122 Milano

Tel 02 795 393

www.quartettomilano.it [email protected]

INFORMAZIONI

in collaborazione con

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Grazie ai musicisti che hanno dato prestigio al Quartetto e ai Soci che l’hanno sostenuto e lo sostengono!

Vogliamo esprimere gratitudine ai Soci d’Onore, e prima di tutto ai grandi musicisti che hanno contribuito al successo del Quartetto nei suoi 153 anni di attività (da Richard Strauss e Anton Rubinstein nei lontani anni dell’800 a Rudolf Serkin, Mieczyslav Horszowski e Ton Koopman in tempi più vicini), ai Soci Vitalizi, ai Soci Benemeriti, fra i quali i “fedelissimi” con oltre 50 anni di associazione, ai Sostenitori, che col loro contributo annuale esprimono il loro apprezzamento per il Quartetto, e vorremmo crescessero sempre più.

Soci d’Onore

Johann Becker (1888), Franco Faccio (1888), Charles Gounod (1888), Joseph Joachim (1888), Joachim Raff (1888), Anton Rubinstein (1888), Pablo de Sarasate (1888), Richard Strauss (1888), August Wilhelmj (1888), Antonio Bazzini (1892), Felix Mottl (1892), Mieczyslav Horszowski (1985), Rudolf Serkin (1985), Ton Koopman (2003), Francesco Cesarini (2006), Harry Richter (2006), Giancarlo Rusconi (2017)

Soci Vitalizi

Gerardo Broggini, Paolo Dardanelli, Tomaso Davico di Quittengo, Carla Giambelli, Antonio Magnocavallo, Maria Majno, Francesca Moncada di Paternò,Carlo Vittore Navone, Gian Battista Origoni della Croce, Franca Sacchi, Luca Sega, Società del Giardino, Beatrice Svetlich, Pietro Svetlich, Paolo Terranova

Soci Benemeriti

Domenico Arena, Sandro Boccardi, Salvatore Carrubba, Francesco Cesarini, Philippe Daverio, Francesca del Torre Astaldi, Fondazione Sergio Dragoni, Anna Maria Holland, Carlo Musu, Quirino Principe, Sua Eminenza Gianfranco Ravasi, Harry Richter, Carlo Sini

I fedelissimi (soci da oltre 50 anni)

Francesco Adami, Ladislao Aloisi in memoriam, Ester Ascarelli, Margherita Balossi Barbiano di Belgiojoso, Maria Piera Barassi Livini, Carlo Barassi,Cecilia Bicchi,Maria Luisa Bonicalzi, Alessandra Carbone, Paolo Carbone, Paolo Carniti, Claudio Citrini, Mathias Deichmann, Giuseppe Deiure, Maria Cristina Delitala, Antonio Delitala, Roberto Fedi, Renzo Ferrante, Anna Ferrante, Salvatore Fiorenza, Maria Teresa Fontana, Anna Genoviè, Emma Guagnellini, Riccardo Luzzatto, Federico Magnifico, Antonio Magnocavallo, Giovanna Marziani Longo, Giovanni Miserocchi, Jacqueline Molho, Davy Molho, Giuseppe Mottola, Anna Mottola, Luciano Patetta, Luisella Patetta Deiana, Maria Carla Peduzzi, Giancarlo Rusconi, Pietro Saibene, Giuliana Saibene, Maria Vittoria Saibene, Giovanni Scalori, Luigi Scalori in memoriam, Luciano Scavia, Angelo Mario Sozzani, Ilaria Stendardi Antonini, Luca Trevisan, Giovanni Weisz

Soci Sostenitori

Marco Bisceglia, Ilaria Borletti Buitoni, Alberto Conti, Nora del Torre, Liliana Konigsman Sacerdoti, Marco Magnifico Fracaro

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Tel 02 795 393 | [email protected]

via Durini 24 - 20122 Milano |

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Per la stagione 2017/18 la Società del Quartetto ha attivato i seguenti progetti in collaborazione con: CONSERVATORIO “G. VERDI” Biennio di Discipline storiche, critiche e analitiche della musica

PROGETTO NOTE DI SALA

Maria Grazia Campisi, Giulia Ferraro, Lorenzo Paparazzo, Paola Rossetti, Creusa Suardi, Maurizio Tassoni

Supervisori: Pinuccia Carrer docente di Discipline musicologiche e Antonio Schilirò ex docente di Storia della musica

FONDAZIONE ARNOLDO E ALBERTO MONDADORI

PROGETTO EDITORIALE SOCIAL NETWORK

Alice Gualandris, Marta Mazzucchelli, Irene Milazzo, Valerio Talevi

Docente: Marco Cadioli

IED, ISTITUTO EUROPEO DI DESIGN

PROGETTO GRAFICO PROGRAMMA DI SALA

Camilla Agazzone, Alessia Arrighetti, Antonija Bubalo, Edoardo Campagner, Arianna Cassani, Tommaso De Bonis, Federico A. Fava, Sofia Fonda, Alice Porcella, Federico Sartori, Giulia Sigismondi

Staff: Dario Accanti coordinatore del corso triennale in Graphic Design, Sara Canavesi assistente triennale

Docente: Silvia Lanza, Studio 150up

PROGETTO FOTOGRAFICO Cristiana Cappucci, Valentina Colombo, Ilaria Cutuli, Eleonora Dottorini, Angela Guastaferro, Alessio Keilty, Marta Lunardi, Andrea Puxeddu, Luca Taddeo

Staff: Silvia Lelli coordinatrice del corso di formazione avanzata, Sabrina Radice assistente Master

Docente: Silvia Lelli

PROSSIMO CONCERTO martedì 23 gennaio 2018, ore 20.30

SALA VERDI DEL CONSERVATORIO

CLASSICA HDMUSICA PERI TUOI OCCHI

“La musica esprime ciò che non può essere dettoe su cui è impossibile rimanere in silenzio”

Victor-Marie Hugo

Katia e Marielle Labèque pianoforteLe sorelle Labèque da molti anni formano un duo che il Quartetto conosce fin dall’esordio nel 1980. Marielle riservata e riflessiva, Katia estroversa e impulsiva, hanno caratteri assai diversi. Ma c’è assoluta intesa sul piano musicale e perfetta identità di vedute nella scelta del repertorio. Prediligono sempre nuove strade: questo vale sia nell’interpretazione di autori consolidati (Mozart, Schumann, Ravel), sia nella scelta delle novità. Il programma è centrato sull’aureo decennio di primo Novecento a Parigi, con un lavoro di Debussy scritto per due pianoforti e una versione pianistica della rutilante partitura orchestrale di Stravinskij e si chiude con il lavoro di Philip Glass del 2008 che le sorelle Labèque portano da allora in giro per il mondo.