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Sala GREPPI Mini s tero per i Be ni e le A tti vit à C ulturali Dipartimento de ll o Spettacolo Cun il patrocinio di RegioneLombardia Culture. Identità e Autonomie defta Lombardia PROVINCIA DI BERGAMO Assessorato all a Cu ltura, COMUNE DI BERGAMO Spettaco lo, Identi tà e Trad izion i Assessorato de ll o Spettacolo d E di ziooe QUARTETTO CASALS VERA MARTINEZ MEHNER, violino ABEL TOMÀS, violino JONATHAN BROWN, viola ARNAU TOMÀS, violoncello GIOVEDI 25 OTTOBRE 20n Co ncerto realizzato in collaborazione con DELOITTE *) CREDITO BERGAMASCO FONDAZ I ONE G RU PP O BAN CO PO POLARE Deloitte DELLA COMU NITA B ERGAMASCA Ol\U JS

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Sala GREPPI M inistero per i Beni e le Attività C ulturali

D ipartimento de llo Spettaco lo • Cun il patrocinio di

RegioneLombardia Culture. Identità

e Autonomie defta Lombardia

PROVINCIA DI BERGAMO Assessorato alla Cu ltura, COMUNE DI BERGAMO

Spettacolo, Identi tà e Trad izion i Assessorato dello Spettacolo

d

Ediziooe QUARTETTO CASALS

VERA MARTINEZ MEHNER, violino ABEL TOMÀS, violino

JONATHAN BROWN, viola ARNAU TOMÀS, violoncello

GIOVEDI 25 OTTOBRE 20n Concerto realizzato in collaborazione con DELOITTE

*) CREDITO BERGAMASCO FONDAZIONEG RU PP O BAN CO P O POLARE Deloitte

DELLA COMUNITA B ERGAMASCA Ol\U JS

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QUARTETTO CASALS

Fin dalla fondazione, nel 1997, alla Scuola Reina Sofia di Madrid sotto la guida di Antonello Farulli, il Quartetto Casals si è segnalato come uno dei più promettenti giova­ni quartetti europei, guadagnandosi vasto con­senso di pubblico e di critica. I! Quartetto spagnolo ha vinto numerosi premi in concorsi internazionali fra cui il Primo Pre­mio a Londra nel 2000 e il Johannes Brahms International String Quartet Competition nel 2002. Nel 2005 il Quartetto ha avuto l'onore di ricevere il Premio della Città di Barcellona e nel 2006 il National Music Award, il più alto riconoscimento musicale spagnolo. Nel 2008 Il Quartetto Casals è stato selezionato per il prestigioso Buitoni-Borletti Trust Award. I prossimi impegni prevedono concerti alla Wigmore Hall e al Barbican Center di Londra; al Concertgebouw di Amsterdam; al Lincoln Center e alla Carnegie Hall di New York; alla Philharmonie e Konzerthaus di Berlino; alla Tonhalle di Zurigo; all'Auditorium Nacional di Madrid; alla Konzerthaus e Musikverein di Vienna; alla Philharmonie di Colonia; allo Chàtelet e alla Cité de la Musique di Parigi; alla Library of Congress di Washington e al Marinskij di San Pietroburgo. Le tournées portano il Quartetto ad esibirsi in tutta l'Europa, negli Stati Uniti, in Sud America e in Giappone. E ' stato inoltre ospi­te della Schubertiade di Schwarzenberg, dei Festival di Salisburgo, Lucerna, Santa Fe, Bantry, Londra, Schleswig-Holstein e Kuhmo. E' inoltre quartetto in résidence all' Auditori di Barcellona dove organizza una serie di concer­ti che ha avuto uno strepitoso successo di cri­tica e di pubblico . Ha accompagnato il Re e la Regina di Spagna in visite di Stato e ha suonato al Palazzo Reale di Madrid su strumenti Stradivari appartenen­ti alla Corona. I! Quartetto Casals incide in esclusiva per l'Harmonia Mundi . Il settimo CD, pubblicato nell ' estate 20 l 0, include opere di Ligeti, Kurtag e Bartok. Grandissimo il successo del­la più recente incisione dedicata ai Quartetti e Quintetti di Boccherini.

Molto interessato alla musica contemporanea, ha collaborato con importanti compositori e ha dato in prima esecuzione mondiale opere di Jordi Cervellò, David Del Puerto e Jesùs Rueda; ha collaborato con James MacMillan e Gyorgy Kurtag e, a richiesta del compositore, ha inciso il quartetto di Christian Lauba "Morphing" . In formazione di quintetto ha collaborato con Elisabeth Leonskaja, Oleg Maisenberg, Claudio Martinez Mehner, Christophe Coin, Eckhard Runge,Thomas Riebl e Michael Collins ed ha preso parte a numerose trasmis­sioni radiofoniche e televisive delle più impor­tanti emittenti europee. I suoi membri sono docenti presso il Con­servatorio di Barcellona. La loro formazione si deve a Walter Levin e Rainer Schmidt. Si sono diplomati a Colonia con il Quartetto Alban Berg.

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FRANZ SCHUBERT (1797 - 1828)

Quartetto in mi bemolle maggiore D.87 op. post.125 n.l

l. Allegro moderato 2. Scherzo. Prestissimo

3. Adagio 4. Allegro

INTERVALLO

Quartetto in re m inore D. 810 "La morte e la fanciulla"

l . Allegro 2. Andante con moto

3. Scherzo. Allegro molto 4. Presto

FRANZ SCHUBERT Quartetto in mi bemolle maggiore D.87 op. post.l25 n.l Il Qualietto in mi bemolle maggiore D.87 (1813) cor­risponde all' immagine di uno Schubert sedicenne e quindi giovanissimo, esuberante e carico di vitalità. La musica riflette questo stato, trasmettendoci una tempe­rie serena permeata di ottimismo. Si vede, anche, la mano un po' accademica di uno Schubert poco più che studente, neJJa relativa semplicità di costruzione: ripre­se quasi alla lettera, sviluppi semplici e contenuti, tec­nica di costruzione della forma ancora un po ' stereoti­pata, comunque stringata. Si coglie pure un chiaro influsso mozartiano, anche se in alcuni passaggi tra­spare già il tratto personale di Schubert, per l'abbon­danza della fioritura tematica, si tratta comunque di un qualietto visibilmente radicato nel settecento musicale viennese di Mozart, Salieri e forse un po ' anche di Haydn. Diamo ora uno sguardo più attento ad ogni sin­golo movimento. I.;Allegro moderato iniziale principia con un tema espressivo e bonario in mi bemoJJe maggiore, dall ' in­cedere accordale tranquillo, le cui pause sono parte integrante del discorso. Dopo che è stato ripetuto con minime varianti, il primo gruppo prosegue con un'idea cantabile al primo violino, anch'essa ripetuta come variante. Un saettante ponte modulante, dall'incipit in levare e dall'andamento sincopato - aspetti che saran­no presenti anche in secondo tema, epilogo e coda ­interviene a spezzare il decorso melodico. Quando giunge il secondo tema in si bemolle maggiore, lo sguardo si rivolge a Moza.rt con un'idea di stampo galante. Ma il discorso passa con naturalezza aJJ'epilo­go, con un palpitante passaggio e la coda, entrambi dal tipico andamento in levare. Dopo un breve sviluppo, con un'elaborazione della frase in levare dell'epilogo, subentra una ripresa quasi testual e: ecco dunque primo tema, prosecuzione con qualche cambiamento, ponte con mutazioni nella parte centrale, secondo tema ed epilogo. Di colpo entra il tema tagliente in mi bemolle maggio­re dello Scherzo (Prestissimo): si tratta di una fulminea idea presa di salto, rimbalzante, poi segue una frase centrale che dura un respiro e subito ecco una breve ripresa del tema. Il Trio si apre con una dolce cantile­na affidata ai due violini, la melodia prosegue in una frase centrale che si chiude ancora con la cantilena. Poche battute, ed ecco la ripresa dello Scherzo. I.; Adagio, tripartito e sempre nella medesima tonalità di mi bemoJJe maggiore vista nei due precedenti movi­

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menti e anche dell'Allegro conclusivo, vive di una luce soffusa e introduce nel quartetto un angolo medi­tativo, spirituale. Il movimento lento si apre con un magnifico tema di corale in mi bemolle maggiore, con un solenne accompagnamento di larghi accordi quasi religioso. In un passo amabilmente punteggiato da semicrome sono recuperati, variandoli, i profili rit­mici e melodici derivati dalla prima sezione. Anche la parte centrale è un'ulteriore elaborazione dell'arco melodico iniziale, che ritorna invertito. Alla ripresa della plima sezione con il ritorno del tema corale, si aggiunge l'epilogo: tenuemente appoggiato su un pedale di tonica del violoncello, poi con una breve ripresa del!' episodio con le semicrome alternate a elementi del tema corale. I..:Allegro conclusivo fa pensare a Salieri, con quel suo tema in mi bemolle maggiore dell 'esposizione, melodico e trascinante, l'intenso ponte modulante solcato da incisi in imitazione, l'elegante secondo tema alla dominante su incisi derivati dal ponte stes­so. Nell'epilogo frenetici tremoli e incisi sono alter­nati a elementi di cadenza: si avvia lo sviluppo, pure basato su tremoli e incisi tipici di ponte ed epilogo, confermando una forte unità d' insieme. Nella ripresa sono ribaditi fedelmente tutti gli elementi e l'aggiun­ta di una coda piuttosto corposa.

Quartetto in re minore D.81 O "La morte e la fanciulla" Il Quartetto in re minore fu composto tra il marzo del 1824 e l'inizio del 1826, ma non si esclude che già nel 1825 l'opera fosse già elaborata nelle sue linee essenziali. Insieme al celebre Quintetto "Die Forelle" D.667 (La Trota) è certamente uno dei lavori cameri­stici migliori del musicista viennese e Walter Dahms lo giudica il più diretto anello di congiunzione fra Beethoven e Brahms. La genialità infatti del disegno armonico, l'equilibrio delle sonorità e la varietà dello svolgimento tematico lo pongono molto al di sopra della precedente produzione quartettistica schubertia­na. Questo Quartetto ha goduto sempre e giustamen­te di grande popolarità, soprattutto per il secondo tempo, il mirabile Andante con variazioni sul tema di un precedente Lied del febbraio 1817: Der Tod und das Miidchen, la morte e la fanciulla per l'appunto, da cui prende il nome l' intero quartetto. La presentazione del granitico tema principale (Allegro, in re minore) - con il violento fortissimo, la strappata dei quattro strumenti, la cellula motivica discendente in terzina (violino secondo e viola) e le

drammatiche pause - introduce senza indugi nel clima chiaramente tragico dell 'opera. Dopo un breve fram­mento più cantabile, il motivo in terzina, anche inver­tito nella direzione, dà vita ad un febbrile crescendo passando da uno strumento all'altro. Si tratta in real­tà di un doppio crescendo perché dopo un piano improvviso, la terzina, dialogata tra violino primo e violoncello, genera un crescendo ancora più ampio, che conduce alla ricomparsa del tema iniziale, nel quale però le pause sono sostituite da un drammatico arpeggio ascendente. La rapida transizione, sempre basata sulla terzina, conduce alla tonalità di fa mag­giore, con un tema che è però ancora imperniato sul motivo-terzina. Il vero e proprio secondo tema, canta­bile e rassomigliante quasi ad una melodia popolare, arriva soltanto in un secondo tempo, esposto in terze dai due violini sopra un accompagnamento di terzine della viola. Un discorso armonico continuamente cangiante, che sfiora più volte il modo minore, con­duce a una vera e propria elaborazione di questo tema, il cui motivo fondamentale rimbalza dal primo violino al violoncello e alla viola, mentre al violino primo è affidato un tormentato e quasi virtuosistico contrappunto. Si arriva poi ad un momento cadenzan­te di tre battute del violino primo che conduce alla parte conclusiva dell'esposizione. L'esposizione viene quindi ripetuta integralmente. Lo sviluppo si apre con il medesimo materiale che aveva chiuso la sezione precedente. L'irruzione del motivo-terzina al violoncello dà vita ad una drammatica contrapposi­zione dei due temi principali, scandita da improvvisi fortissimi dei quattro strumenti in ottave e da brevi inserti lirici del primo violino, entrambi basati sul ritmo puntato del secondo tema. Il motivo fondamen­tale di quest'ultimo viene poi dialogato dagli stru­menti a coppie (violini da un lato, viola e violoncello dall'altro). La strappata che chiude questa sezione, nella quale l'armonia non si è mai spostata dal modo minore, è il segnale per la riconduzione verso la ripre­sa: i violini si scambiano il motivo-terzina nella sua versione ascendente, la viola reitera il ritmo puntato del secondo tema, mentre al violoncello è affidato un pedale di dominante che sottolinea il ritmo puntato della viola: questi elementi danno vita a un crescendo che porta alla ripresa, una ripresa simmetrica all'esposizione, ma privata di tutta la sezione iniziale. La coda è dominata dal motivo-terzina. Il secondo movimento, Andante con moto, è un tema e variazioni basato, come già si è detto, sul tema Plin­cipale del Lied Der Tod und das Miidchen, in partico­

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lare sul corale che funge da introduzione al Lied e che accompagna poi le parole della morte. La tonalità è sol minore. Il tema è diviso in due parti, ciascuna recante il segno di ritornello; nella seconda parte, l'armonia muove al relativo maggiore (si bemolle) per poi tornare alla prima parte nella tonalità d'im­pianto, questa volta però trasfigurata in modo mag­giore. Questa scelta in apparenza anomala è ovvia­mente legata al contenuto poetico del Lied: la conclu­sione al modo maggiore sottolinea infatti le parole della morte: «Ich bin nicht wild, sollst sanft in mei­nem Armen schlafen» (<<lo non sono crudele, nelle mie braccia dormirai dolcemente»). La limitatissima estensione del tema, il ritmo ostinatamente dattilico (una nota lunga e due brevi), il colore scuro dello strumentale e la dinamica oscillante tra il piano e il pianissimo, danno al tema una cupa solennità. Le variazioni, come già detto, sono cinque, bipartite come il tema da cui derivano. Ogni parte viene espo­sta e ripetuta prima eli passare alla parte successiva. La prima variazione vede il primo violino assumere un ruolo di protagonista, con una linea melodica frammentata e di grande espressività che lo spinge fino al registro acuto e acutissimo, appoggiata sul ribattuto in terzine di violino secondo e viola, mentre il pizzicato del violoncello conserva l'andamento dat­tilico del tema. Nella seconda variazione è il violon­cello a presentare una versione poco variata del tema, che mette in luce tutte le qualità dello strumento nel cantabile espressivo. Nell'accompagnamento spicca­no le figurazioni arpeggiate del violino primo, ora articolate in un leggerissimo staccato, ora morbida­mente legate. I quattro strumenti si riuniscono all'ini­zio della terza variazione, la cui energica scansione iniziale non è altro che una versione a valori diminui­ti del ritmo dattilico del tema. Un piano improvviso precede un dialogo intensamente lirico tra violino primo e violoncello, mentre gli altri due strumenti proseguono la pulsazione ritmica precedente. Il dialo­go si fa poi più drammatico, con energici accordi, prima che la pulsazione torni a dominare la scena e con un ampio crescendo concluda la variazione. einaspettato passaggio a sol maggiore caratterizza la variazione successiva: violino secondo, viola e vio­loncello ripropongono il tema a valori ampi, mentre al violino primo è affidato un morbido e trasognato controcanto, che all' inizio della seconda parte balza in primo piano. Si ritorna al modo minore con l'ulti­ma variazione: violino secondo e viola ripresentano il tema con lievissime modifiche. La seconda parte

della variazione non è scritta con il segno di ritornel­lo: la frase iniziale prosegue il disegno di semicrome che era iniziato nella prima parte, poi la pulsazione ritmica subisce un rallentamento, che porta ad una conclusione in pianissimo identica a quella del tema iniziale. Uno spostamento di tutti gli strumenti in una zona più acuta segna l'inizio della coda, dominata dal ritmo dattilico del tema. Un lirismo di straordinaria purezza avvolge queste cinque variazioni, proiettate verso un superiore clima spirituale. Con lo Scherzo (Allegro molto) si ritorna al re mino­re, tonalità d'impianto del Quartetto. La sezione ini­ziale è fortemente caratterizzata dal tema sincopato esposto dai violini, sopra un elemento motivico discendente di viola e violoncello. Un motivo secon­dario più capriccioso, presentato dal violino primo, e poi ripreso dai quattro strumenti, conclude la prima sezione. La seconda parte è una sorta di elaborazione: il tema principale e il motivo discendente vengono scambiati tra le coppie di strumenti, non senza che abbia fatto di nuovo capolino nei violini il "capriccio­so" motivo discendente. Tutt'altro clima troviamo nel Trio: la tonalità di re maggiore, la semplicità della linea melodica e la scomparsa delle irregolarità ritmi­che, ovvero le sincopi che avevano caratterizzato lo Scherzo, determinano un'atmosfera di tranquilla serenità, forse unica in tutto il quartetto. Il brano non è scritto con i consueti ritornelli, ma per esteso, dato che ognuna delle sezioni che lo compongono viene riproposta variata. Il violino primo, dopo aver presen­tato il materiale tematico, ne lascia la riesposizione a viola e violoncello, al di sopra dei quali sembra quasi spiccare il volo. La situazione si ripete nella seconda sezione, con il secondo violino che si sostituisce alla viola nella riesposizione. Viene quindi ripreso lo Scherzo. La struttura ritmica dello Scherzo verrà poi ripresa da Wagner nella scena della fucina nel primo atto del Siegfried. Nel vorticoso movimento conclusivo, Presto (in re minore), Schubert fonde le caratteristiche formali della sonata con quelle del rondò in maniera molto personale, senza rifarsi se non indirettamente alle strutture del rondò-sonata tipiche dello stile classico. Il tema principale, che domina l'intero brano con il suo ritmo di velocissima e un po' spettrale tarantella, quasi una danza macabra (definito da Einstein come una «tarantella della morte, in una combinazione di rondò e di forma sonata»), viene esposto in due sezio­ni che determinano uno schema A-B-A; sia la prima che la seconda sezione vengono ripetute. La sezione

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Bnon è in realtà costruita su elementi contrastanti, ma su una diversa combinazione degli elementi motivici che formano il tema principale. La transizione, costrui­ta sull'ultima cellula motivica del tema, conduce verso la tonalità di fa maggiore, nella quale è solidamente impiantato il secondo tema. I valori di durata più lar­ghi che lo caratterizzano, e che gli conferiscono una maestosa imponenza, sono inframmezzati da una cel­lula motivica a noi ormai ben nota: quella del motivo­terzina del primo movimento. Anche questo secondo tema è presentato in forma tripartita: nella sezione cen­trale il tema è contrappuntato da un ostinato del primo violino, che si riallaccia al primo tema, e scandito da improvvise fermate di tutti i quattro strumenti su bloc­chi accordali. Nella terza sezione, basata sul medesimo materiale, è diversa la distribuzione strumentale, con una versione modificata del tema affidata al violino primo, mentre il secondo riprende l'ostinato. Una inat­tesa modulazione conduce all'episodio conclusivo del­l'esposizione, basato ancora sugli elementi motivici del primo tema. Ancora grande spicco è riservato al motivo-terzina. Nella codetta la concitazione delle sezioni precedenti si placa, un effetto rafforzato dallo spostamento al modo maggiore. Segue il cosiddetto

sviluppo, in realtà un non-sviluppo: una breve ricondu­zione, basata sugli elementi del primo tema, porta rapi­damente alla ripresa. La novità è rappresentata dall'in­serimento, subito dopo il primo tema, di un nuovo epi­sodio a carattere elaborativo, il cui cromatismo porta a nuovi mondi armonici, in una drammatica alternanza di piani sonori. Viene quindi completata la ripresa, in cui il secondo tema conserva il suo luminoso modo maggiore: questa volta la tonalità è si bemolle. La parte conclusiva della ripresa si collega alla riproposta integrale del tema principale che apre alla coda: è que­sto, insieme alla collocazione atipica della sezione ela­borativa, l'elemento che più fa pensare alla fOlma del rondò. Un'improvvisa accelerazione (Prestissimo) segna uno spostamento al modo maggiore, prima che un piano repentino, seguito da un rapido crescendo riporti definitivamente al re minore d'impianto, con una conclusione di incisiva ed efficace tragicità.

Luca di Giulio

CECO DI BERGAMO

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