Sintesi Della Dialettica Dell'Illuminismo Di Adorno e Horkheimer

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    Sintesi della Dialettica dell Illuminismodi dorno e Horkheimer

    La Premessadegli autori alledizione italiana

    Il testo tedesco della Dialettica del'Illuminismo un frammento cominciato nel 1942 durante laseconda guerra mondiale. Doveva in realt costituire lintroduzione alla teoria della societ edella storia concepita dai due autori durante il dominio nazista. Il libro perci risente molto,nella terminologia e nei problemi presi in esame, del contesto storico in cui stato scritto.

    Il tema centrale del libro concerne le tendenze che trasformano il progresso culturalemoderno e contemporaneo nel suo esatto contrario (cio in un vero e proprio regresso). Ma la stessa ragione illuministica a subire storicamente un vero e proprio rovesciamento, dacui principalmente dipende, secondo Horkheimer e Adorno, la trasformazione delprogresso in regresso.

    Questo processo dialettico di ribaltamento del progresso nel suo contrario illustrato daquellinsieme di fenomeni sociali contemporanei che si dispiegarono in America tra gli anni30 e gli anni 40 del 900.

    Gli autori affermano altres di non aver voluto n potuto fornire una teoria sistematica diquegli eventi e di questa particolare dialettica storica e sociale dal punto di vista economicoe politico. Il frammento appare perci come un testo essenzialmente filosofico.

    La Premessaalla prima edizione

    Lo scopo che gli autori si erano fin dall'inizio proposti accingendosi a scrivere questo testo-frammento era quello di capire perch lumanit era sprofondata in un nuovo genere dibarbarie: la societ moderna si presentava certamente in progresso dal punto di vistascientifico e tecnologico, ma in crescente decadenza dal punto di vista della cultura.

    I due autori riconoscono di aver inizialmente tentato di inserire la loro critica allinterno delquadro culturale e scientifico contemporaneo; anche criticando una particolare dottrina erifacendosi piuttosto a unaltra. Lorganizzazione della scienza in quanto tale - distinta insociologia, psicologia e gnoseologia - non veniva da loro messa in discussione; il contributoche Adorno e Horkheimer intendevano dare con il loro scritto si sarebbe dovuto mantenereallinterno di questa "organizzazione" scientifica vigente. Il loro voleva esseresostanzialmente un intervento critico antipositivista; una riflessione sullo studio dellatradizione scientifica, tale che ricostruisse le linee teoretiche fondamentali della scienza.

    Ma, iniziando il lavoro, ci che immediatamente constatarono fu proprio la crisi dellascienza in quanto tale; dellorganizzazione e del senso che la scienza deve avere in una

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    societ, che si vuole moderna e in costante progresso. Lo "sfacelo della civilt borghese" lo sfondo di questa crisi culturale e scientifica.

    La loro condanna del fascismo (2) coincide allora con laccusa mossa nei confronti di quellatendenza autodistruttrice che lIlluminismo(3). E la critica a questo stato di cose deverifiutare di obbedire al pensiero filosofico attualmente vigente (allorganizzazione dellascienza di cui sopra); esso si presenta n pi n meno che come una "merce" e lespressioneche questa assume nella lingua non altro che ideologia e mistificazione: un modo direndere accettabile ci che di per s sarebbe umanamente da rifiutare (4).

    Il problema con cui ha a che fare la critica non tanto quello della "strumentalizzazione"della scienza da parte di alcune ideologie; piuttosto il rischio che la critica stessa ricadanellideologia dominante della produzione di merci, la quale un "processo globale" chetutto abbraccia, anche ci che gli si oppone. Il riferimento storico allIlluminismodellEnciclopediae all"apologetica" di Comte, la quale trasform la critica degli enciclopedistiin positiva accettazione della realt vigente. C inoltre un riferimento polemico a tuttoquanto il percorso della filosofia del diciottesimo secolo, la quale sembr rivolgersi controlo spirito illiberale della sua et aderendo alla Rivoluzione Francese, salvo il fatto che poi,con lavvento di Napoleone, "era gi passata dalla sua parte" (5).

    Dal punto di vista strettamente teoretico si deve notare la tendenza nella filosofia moderna atrasformare la "critica" in "affermazione"; una tendenza che oggi diventata la regola. Inaltri termini, la societ contemporanea ha esautorato il pensiero scientifico-filosofico dallapossibilit di esercitare una libera critica del presente, oltrech una ricostruzione sensata di

    esso. La critica di Adorno e Horkheimer rivolta contro gli attuali "meccanismi sociali"attraverso i quali la cultura viene prodotta (cinematografia, editoria, sistema educativo, etc.).Sembra vigere una forma di censura spontanea anche in chi consuma il prodotto culturale;una autocensura in chi lo concepisce. Questa forma di proibizione al libero esercizio dellecapacit teoretico-critiche delluomo, apre la strada alla "follia politica"; soprattuttoallincapacit umana di resistere ad essa.

    I due autori si rendono conto di trovarsi di fronte a unaporia, a una difficolt reale:lautodistruzione dellIlluminismo. "Non abbiano il minimo dubbio [] che la libert nellasociet inseparabile dal pensiero illuministico". Ma esso intrinsecamente unito a una

    forte e reale tendenza al regresso e alla distruzione della libert stessa. Il progresso come talenon garanzia di libert; la mancanza di una adeguata critica allIlluminismo e al progressopresi insieme, porta inesorabilmente ad unaccettazione passiva del "dispotismo". Porta le"masse tecnicamente educate" alla "paranoia "popolare" [Vlkisch : cio razzista. N.d.T.]".La debolezza del pensiero teoretico contemporaneo sta proprio nellinconsapevolezza diquesta aporia.

    LIlluminismo lidea che la societ borghese ha di s; unidea che per spesso si blocca, perpaura, di fronte alla verit, non sempre rischiarata dal lume della ragione. Quando la realt sifa intimamente contraddittoria e irrazionale, il pensiero illuministico-borghese non ha il

    coraggio di criticarla e smascherarla. Cos il regresso dellIlluminismo ("autentico rampollodella civilt moderna") a mitologia (irrazionalit) non va ricercato nelle moderne mitologienazionalistiche, quanto piuttosto nella "paralisi" dellIlluminismo stesso; una paralisi che

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    condanna lo spirito moderno-contemporaneo alla cecit e allincapacit di intervenirenegativamente e criticamente sulla realt.

    Spesso viene tacciato di "oscurit" quel pensiero che percorre vie non immediatamentevisibili e chiare al senso comune; "il lavoro del concetto" ci che invece va incoraggiato, intempi in cui il pensiero, scientifico e non, sembra soccombere sotto il peso di una condannaal regresso e allautodistruzione. "La condanna naturale degli uomini oggi inseparabile dalprogresso sociale".

    Le potenze economiche riducono allinferiorit culturale, po litica, ecc., gran parte dellapopolazione, annullando ogni potere decisionale del singolo. Allo stesso tempo portano alivelli finora mai raggiunti il dominio della societ sulla natura; le masse e i singoli vengonosvuotati da una parte e riempiti (di merci, di beni, di consumi, ecc.) dallaltra. Lo spirito (lacultura e il pensiero di un popolo) viene reificato; diventa una cosa (merce), perci non pi spirito. "La valanga di informazioni minute e di divertimenti addomesticati scaltrisce eistupidisce nello stesso tempo".

    Le condizioni storiche attuali sono tali che lo sviluppo materiale genera gruppi di potere chehanno preso totalmente il posto del "soggetto sociale" (popolo, massa, coscienza socialediffusa), costituendo "la minaccia internazionale del fascismo" o, il che lo stesso, ilcapovolgimento del progresso in regresso.

    Questi frammenti filosofici, dicono gli autori, hanno lintento di smascherare il meccanismoperverso secondo cui, oggi, la "fabbrica igienica" (cio la produzione di merci) si sostituisceal pensiero, allo spirito, alla metafisica.

    La Dialettica dell'Illuminismo distinta in saggi diversi.

    Concetto di Illuminismo. Questo primo saggio la base teoretica di quelli successivi; siincentra sullintreccio di razionalit e realt,tra natura e dominio della natura da partedelluomo. La critica mossa allIlluminismo non vuole essere assoluta e senza appello. Ha,

    viceversa, una prospettiva di liberazione. Il primo saggio, scrivono gli autori, puriassumersi in questa formula chiasmatica: "il mito gi Illuminismo, e lIlluminismo torna arovesciarsi in mitologia".

    Excursus. Seguono due excursusche vogliono illustrare questo intreccio dialettico mito-Illuminismo; il primo sullOdissea, considerata come uno dei primissimi documentirappresentativi della civilt borghese occidentale; il secondo su Kant, Sade e Nietzsche,esecutori inflessibili dellIlluminismo. In questultimo viene rovesciato il rapporto didominio del soggetto sulloggettivit, in cieco dominio di questa su quello.

    L'industria culturale. Il capitolo sullindustria culturalemostra la regressione concreta a cuilIlluminismo giunto attraverso la diffusione del cinema e della radio: lideologia feticistica(6) della tecnica e della produzione si sostituisce alla consapevolezza critica e alla

    conoscenza in genere.

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    Elementi dell'antisemitismo. Questa parte dedicata al ritorno della civilt illuminata allabarbarie. I due autori vi abbozzano una preistoria filosofica dellantisemitismo, lirrazionalitdel quale viene ricondotta allessenza stessa della ragione dominante. "GliElementisiricollegano strettamente a ricerche empiriche dellInstitut fr Sozialforschung, la fondazionecreata e mantenuta in vita da Felix Weil, e senza la quale non solo i nostri studi, ma buonaparte del lavoro teorico continuato, nonostante Hitler, da tedeschi emigrati, non sarebbestato possibile".

    Appunti e schizzi. Lultima sezione dedicata a schizzi, appunti, ecc., che hanno comequadro di riferimento una sorta di antropologia dialettica (7).

    Concetto di Illuminismo(8)Tesi centrale

    LIlluminismo viene inteso da Adorno e Horkheimercome "pensiero in continuoprogresso", come razionalit propria delluomo capace di progredire e di far progredire larealt. La storia di questo progresso abbraccia un lungo percorso, idealmente ricostruito daidue autori, che va dalluscita del genere umano dallo stato di soggezione magicaalla natura,fino allo sviluppo, in et moderna, della societ industriale.

    LIlluminismo, cos inteso, il rapporto che luomo instaura con la natura; un rapporto didominio, nel quale o luno o laltra debbono soccombere. E un processo di emancipazionedelluomo dalla natura, nel quale egli si libera rendendo sottomessa laltra. Il modo in cui sirealizza la libert delluomo (ossia il dominio sulla natura) rappresentato dallo sviluppodella scienza, ma, prima di tutto, dalla critica e dallabbandono delmito da parte della civiltoccidentale. Nella storia del pensiero filosofico Bacone lesempio a cui i due autori fannofin da subito riferimento.

    LIlluminismo o "rischiaramento" [Aufklrung] la critica rivolta dalla ragione alla fede, allasuperstizione, proprio cos come Hegel ce lha presentata nella sua Fenomenologia delloSpiritodescrivendoci la lotta dei lumi, nel diciottesimo secolo, contro lirrazionalit dellacredenza ingenua e incolta. Horkheimer e Adorno, per Illuminismo, intendono certamente

    quello a cui Hegel fa riferimento, ma lo estendono nella storia dai primordi fino alletcontemporanea e ne dilatano il senso filosofico definendolo come linarrestabile"movimento stesso del pensiero".

    LIlluminismo contemporaneo si identifica, secondo gli autori, con la societ stessa in cuiviviamo. E la definitiva presa di possesso da parte delluomo del suo mondo naturale eumano. Una presa di possesso che per, a ben vedere, non realizza quella ragione da cuipure proviene; un rischiaramento mancato quello a cui stiamo assistendo da millenni. Unalotta che certamente ha opposto il pensiero razionale a miti, illusioni, false credenze, idoli,feticci, ecc., ma che dialetticamente si rovesciata nel suo opposto; la lotta intrapresa

    dallIlluminismo ha inconsapevolmente restaurato, sotto altra forma, quella mancanza dirazionalit contro cui si era rivolta.

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    I nodi teoretici, intorno a cui ruota tutta largomentazione di questo primo capitolodella Dialettica dell'Iluminismo,possono essere racchiusi in queste nozioni fondamentali, pi

    volte e in vario modo ripetute dagli autori: lIlluminismo come sviluppo del pensierorazionale; lIlluminismo come lotta contro ilmito, la fede, la superstizione; come progressivodominio delluomo sulla natura; come razionalizzazione della realt in generale; comedialettica. Questultima nozione quella che ribalta e contraddice la positivit e lottimismosu cui lIlluminismo sembra reggersi, ovvero la certezza da parte della ragione illuministicadi realizzare pienamente se stessa. Questultima nozione il centro stessodellargomentazione che Horkheimer e Adorno rivolgono contro la presunta linearit delprogresso illuministico-occidentale (9).

    Argomentazioni

    1. LIlluminismo ha come scopo fondamentale quello di rendere gli uomini padroni di s edella natura, togliendo loro la paura dellignoto, dellirrazionale, riscattandolidallinconsapevolezza, dallincapacit di dominare col pensiero la realt. "Ma la terrainteramente illuminata splende allinsegna di trionfale sventura." Cio allinsegna dellasventura di essere caduta sotto una forma di pensiero che la rende cieca, inconsapevole,dominata dallirrazionale, ecc. Vediamo perch.

    Gli autori prendono Bacone come primo esempio di questo rovesciamento a cui destinato lIlluminismo, il pensiero filosofico moderno-occidentale. E un rovesciamentodialettico, nella misura in cui laltro, lopposto contro cui il progresso del pensiero si rivolge(il mito, lirrazionalit, gliidoli, ecc.) diventa invece un termine posto (affermato)inconsapevolmente dallo stesso pensiero razionale. Ci da cui lIlluminismo prendeconsapevolmente le distanze, diventa ci in cui viene inconsapevolmente ad identificarsi. Lasventura illuministica per, proprio per questo suo carattere dialettico e autodistruttivo, puriscattarsi attraverso unimpietosa autocritica, prendendo finalmente consapevolezza di s.

    Linterpretazione che i due autori danno di Bacone , in sintesi, la seguente: se il linguaggiofilosofico-scientifico di questultimo non arriva certo ad usare la matematica, che con Galileidiventer il linguaggio scientifico per eccellenza, il suo metodo sperimentale per coglie

    esattamente "lanimusdella scienza successiva". Bacone, in altri termini, pensa aunidentificazione piena fra intelletto umano e natura delle cose; li pone come differenti, perpoi attribuire al sapere dellintelletto la capacit di sottomettere a s la natura. Il "pot ere" chelintelletto ha nei confronti delle cose e dei "segreti" della natura tale per cui riesce, nella

    visione baconiana, a distruggere non solo quei fantasmi (gliidola) da cui la mente (delsingolo uomo e del genere umano) tradizionalmente affetta, ma compie una sorta diepurazione di s dalla tendenza alla magia e alloccultismo, che alla fine del 500 erafortemente presente in Europa (10).

    Daltra parte Bacone il primo consapevole esponente del sapere come potere; di quel

    potere che leconomia borghese stava, nellInghilterra del 600, mettendo in atto proprio ascapito della libert della ricerca teorica; libera da fini pratici, materiali, utili alla societ. "Ciche gli uomini [baconianamente] vogliono apprendere dalla natura, come utilizzarla ai fini

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    del dominio integrale della natura e degli uomini." Dunque, secondo Adorno e Horkheimer,lemancipazione del pensiero dalla magia, dalla superstizione, dagliidolidella metafisica, ecc.,tende in realt - stando ai risultati storico-filosofici cui giunta la scienza moderna - ainstaurare, nella societ, un "dominio" altrettanto opprimente, per la coscienza e la naturaumana, di quello costituito dalla mancanza di pensiero razionale.

    Il pensiero scientifico, da Bacone in poi, si caratterizza per la sua totale mancanza diemancipazione dalla struttura sociale cui fa riferimento, e precisamente da quella borghese:"esso non tende [] a concetti e ad immagini, alla felicit della conoscenza, ma al metodo,allo sfruttamento del lavoro, al capitale privato o statale". Il significato profondo equalitativo delle cose cui dovrebbe tendere la scienza, viene sostituito dalla ricerca asettica,quantitativa della correttezza formale del procedimento; lessenza di questo sapere si riducea tecnica, a operation, procedimento efficace volto a conservare il dominio delleconomiaborghese sulla coscienza, il dominio delluomo sulla natura. In questo quadro si distinguono

    anche i compiti propri della scienza da quelli della ricerca filosofica della verit, la qualediventa a sua volta un ostacolo per il moderno pensiero scientifico. La filosofia continua asopravvivere, dicono gli autori, come idola theatri, come spettro metafisico, considerato dalpensiero scientifico n pi n meno che una moderna mitologia.

    Il lume della ragione, nella societ borghese, perde totalmente la sua autonomia dalle cose.Vediamo in che senso. Se la razionalit illuministica crede di liberarsi dal legame disudditanza nei confronti della realt, rendendola quantificabile e scientificamentedominabile, in verit, dicono gli autori, tanto pi la conoscenza scientifica viene asservitaalla struttura economica e sociale della borghesia, che si caratterizza, marxianamente, come

    condizione di essenziale alienazione delluomo da s e dalla natura (11).

    Il dominio sulla natura da parte delluomo si rivela come domino delluomo sulluomo, e piin generale come dominio della struttura sociale sulla coscienza: "Non c altro che tenga.Privo di riguardi verso se stesso, lIlluminismo ha bruciato anche lultimo resto della propriaautocoscienza." Il rapporto scientifico di dominio delluomo sulla natura si rovescia inrapporto di dominio della societ su quella forza del pensiero (lIlluminismo stesso) cheavrebbe dovuto emancipare luomo dallinconsapevolezza, dalla mancanza di autonomiadalla natura, ecc.; la societ borghese, il capitale, il lavoro sono il fine di quellemancipazioneumana, che non trova perci in se stessa la sua ragion dessere.

    Il rovesciamento del dominio delluomo sulla natura in dominio della societ sulluomo puessere presentato a partire da due punti di vista: da un lato attraverso unanalisi prettamentesociale (come alienazione, reificazione, mercificazione); dallaltro mostrando comelIlluminismo contengain se stesso, nella sua essenza, il suo destino, quindi come la ragioneilluministica sia per definizione votata al suo ribaltamento

    2. La critica dellIlluminismo al mito e al mondo magico parte dal presupposto che si debbaeliminare il rapporto paritario che lantropomorfismo mitico e lanimismo magicoinstaurano fra luomo e la natura divinizzata (12). Il primo fu Senofane a criticare "gli di

    molteplici che somigliano ai loro creatori, gli uomini", ma gi le cosmologie presocratichesegnano, secondo Horkheimer e Adorno, un distacco fra la visione mitica del rapportouomo-natura e la visione illuministica tesa al dominio delluno sullaltra. "Come le immagini

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    della generazione dalla terra e dal fiume, giunte ai Greci dal Nilo, diventarono qui principiilozoistici, elementi, cos linesauribile ambiguit dei demoni mitici si spiritualizz nellaforma pura delle essenze ontologiche". La genesi dellIlluminismo, a ben vedere, affonda lesue radici proprio in ci che intende criticare; in quella mitologia da cui, quasispontaneamente, si genera il logosfilosofico, la razionalizzazione dellantropomorfismomitico e la riduzione a elemento materiale dei principi naturali personificati o divinizzati.LIlluminismo per, non pago della nascita dei concetti filosofici di spirito e materia -luno dalla mitologia, laltro dalla cosmologia - si scaglia (in et moderna) anche contro leidee di Platone, la metafisica di Aristotele, la verit gli universali, lontologia, ecc."Nellautorit dei concetti generali esso crede ancora di scorgere la paura dei demoni [].Dora in poi la materia devessere dominata al di fuori di ogni illusione di forze ad essasuperiori o in essa immanenti, di qualit occulte. Ci che non si piega al criterio del calcolo edellutilit, , agli occhi dellIlluminismo, sospetto" (13).

    Adorno e Horkheimer individuano, a questo proposito, una precisa dialettica Illuminismo-mito che riferiscono sostanzialmente allesposizione fenomenologica hegelianadellAufklrung(14).

    La lotta dellIlluminismo contro il mito non , come si visto, unopposizione fra duetermini assolutamente eterogenei; vi una genesi storico-ideale della filosofia, del pensierorazionale (logos) e quindi dello stesso Illuminismo (inteso come ragione, pensiero in continuoprogresso) che procede dal mito, quindi proprio dallattribuzione indebita di caratteri divinialluomo e alla natura o, il che lo stesso, di caratteri umani al dio. La nascita della filosofia,in questi termini, fa nascere lo stesso atteggiamento illuministico della ragione, la quale ha

    buon gioco a criticare quelli che considera residui mitici (idealismo, metafisica, ontologia,ecc.), con lintento di eliminarli del tutto. Anche le idee di Platone vengono tacciate diirrazionalismo, nella misura in cui non si attengono ai cosiddetti dati di fatto, neutralmentee lucidamente considerati da una ragione che non intende lasciare nulla, tra quello che cadesotto la sua considerazione, di inspiegato e non razionalizzato. Da parte sua, il mito-filosofia, nel momento stesso in cui prova a difendere la sua ragion dessere, conferma lanecessit di scendere a patti con lIlluminismo e il suo modo di usare analiticamente laragione. "LIlluminismo totalitario", ingloba in s anche il suo opposto.

    La lotta dellIlluminismo contro lantropomorfismo e contro la proiezione del soggettivo

    nella natura si concretizza da una parte nella fissazione delluomocome principio assoluto edominatore (15) del mondo naturale, dallaltra nella costruzione di un sistema teorico chiuso(razionalista o empirista che sia) nel quale sia tutto calcolabile e al quale tutto sia riducibile.La demitizzazione completa delluniverso arriva al suo apice, dicono gli autori, solo quando"il numero divenne il canone dellIlluminismo."

    La stessa societ borghese sembra proprio reggersi sullequivalente scambio di merci, cheannulla ogni differenza qualitativa, riducendo a unit-quantit tutto ci che le si presentasotto mano. "Lessere si scinde dora in poi nellogos- che si riduce col progresso dellafilosofia, alla monade, al mero punto di riferimento -, e nella massa di tutte le cose e creature

    esterne. [] Senza riguardo alle differenze, il mondo viene sottomesso alluomo" [corsivinostri]. Questo doppio binario (numero e uomo, essere a-qualitativo e logos illuministico,massa di tutte le cose e dominio umano) sul quale lIlluminismo, a detta degli autori, sembra

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    viaggiare, approda alla costituzione del S, cio alla identit della coscienza, della cultura edella ideologia della civilt occidentale (16).

    Potrebbe non risultare chiaro al lettore il rapporto strettamente teoretico fra mito eIlluminismo, perch da un lato essi paiono allontanarsi in quanto il primo vivedellidentificazione uomo-natura e il secondo della loro separazione; allo stesso tempo persi afferma che entrambi perseguono il dominio sulla natura, anche se attraverso formediverse; poi si dice che lIlluminismo deriva direttamente dalla razionalizzazione del mitooperata dalla filosofia (e quindi in questa ipotesi il mito irrazionale), ma insieme che gi ilmito Illuminismo in quanto spiegazione in termini razionali della realt. Allora, ci sipotrebbe chiedere, il mito gi o non ancora Illuminismo? La risposta, seguendo gliautori, che il mito al contempo gi e non ancora Illuminismo. Il problema dato dalfatto che Adorno e Horkheimer istituiscono questa dialettica aporetica mito-Illuminismo/Illuminismo-mito; dunque, dicono, se la moderna razionalit intende separali,

    in realt, non sa che essi sono da sempre uniti, sebbene la loro unione sia profondamentecontraddittoria. Ma proprio questa contraddizione a costituire lessenza della nostramoderna e borghese civilt. Il problema che loro pongono anche teorico, ma soprattuttoetico. Luomo (come genere e come civilt occidentale) si invischiato, in et moderna, inuna difficolt reale della quale, in tempi mitici, non era appieno consapevole (gli mancava lapiena consapevolezza del lume della ragione). Il trionfo dellIlluminismo porta alle estremeconseguenze il contraddittorio rapporto delluomo con se stesso e con la natura. Gli d unaspiegazione scientifica, apparentemente emancipata dal mito, ma questa spiegazione nonelimina, secondo gli autori, la contraddizione reale, la quale resta e anzi si fa pi pesante in unacondizione in cui, la ragione potrebbe (ma non lo fa), recuperare quel nesso originario che il

    mito sembrava istituire fra il genere umano e la natura.

    Horkheimer e Adorno non forniscono soluzioni: vogliono al contrario che ad andare afondo sia proprio ogni pretesa di soluzione. La dialettica dellIlluminismo (cio a dire cheanche lIlluminismo ha una sua dialettica, pu avere forti capacit critiche nei confronti diuna realt irrazionale, etc.) sta a significare che la contraddizione reale va necessariamenteesplicitata, in tutta la sua paradossalit, anche quando risulti insostenibile e fastidiosa a unaragione che desidera a tutti i costi far quadrare i conti. Ma, se i conti non quadrano, vadetto ed evidenziato, senzaltro.

    Dunque si potrebbe dire che il rapporto mito-Illuminismo e Illuminismo-mito (lunorimanda a laltro e viceversa) rapporto dialettico nella misura in cui il mito giil tentativodelluomo di venire a patti con le forze naturali, certo da una posizione ancora di inferiorite non pienamente razionale. LIlluminismo perci, criticando il mito, non fa altro cherealizzarlo, completarlo, superarlo (nel senso hegeliano dellaufheben). Ma questosuperamento, la falsa coscienza dellIlluminismo lo presenta come annientamento del mitoin quanto tale. LIlluminismo assolutizza se stesso e cos facendo si ripropone in vestemitica, non criticabile, non superabile a sua volta, come esso ha voluto invece fare con ilmito. Questa assolutizzazione della ragione, in et moderna, la "colpa" che Horkheimer e

    Adorno attribuiscono alla logica occidentale, alla scienza, al progresso, ecc. E

    unassolutizzazione che passa sopra a tutto e fa terra bruciata; passa sopra la natura, ma -non si dimentichi il nazismo - anche sopra alluomo.

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    3. Vediamo allora come Horkheimer e Adorno ci presentano questo camminodellIlluminismo verso la nascita della soggettivit moderna-contemporanea (17).

    "Lemergere del soggetto [distinto dalla natura-oggetto] pagato col riconoscimento delpotere come principio di tutti i rapporti. [] La somiglianza delluomo con Dio consistenella sovranit sullesistente, nello sguardo padronale, nel comando. Il mito trapassanellIlluminismo e la natura in pura oggettivit. Gli uomini pagano laccrescimento del loropotere con lestraniazione da ci su cui lo esercitano."

    Il progresso del pensiero in realt un regresso sociale e umano. La presa di consapevolezzada parte del soggetto (del singolo uomo e del genere umano) di essere capace di dominarerazionalmente la realt e soprattutto la natura (con la scienza), paga uno scotto senzaprecedenti, che nellet moderna si concretizza non solo nel dominio delluomo sulluomo,ma nel dominio delle cose (merci, lavoro, capitale) sugli uomini. Il rapporto mitico uomo-natura, nel quale luno e laltra erano in simbiosi, viene sostituito da un rapporto diestraniazione delluomo dal mondo naturale. Lestraniazione segna negativamentequellapparente positivit con la quale lIlluminismo crede di appropriarsi delle cose. Ilpossesso, il dominio, il comando, il potere esercitato dalla ragione sulle cose in realt unallontanamento, un distacco e, nella societ borghese contemporanea, un rovesciamento deldominio: luomo socializzato controlla la natura, ma a sua volta controllato dalla strutturaeconomica della societ. La consapevolezza con la quale egli diventa il soggetto assoluto delrapporto uomo-natura, viene annullata nellinconsapevolezza con la quale assoggettato alpotere economico borghese.

    "Perch le pratiche localizzate dello stregone cedessero il posto alla tecnica industrialeuniversalmente applicabile, era prima necessario che i pensieri si rendessero indipendentidagli oggetti, come avviene nellIo conforme alla realt."La nascita della societ borghese,della scienza tecnologicamente applicata, del soggetto dominatore, sono tutti momenti chesi costituiscono a partire dallabbandono del rapporto intersoggettivo uomo-natura. Ma - sichiedono gli autori - come potuto accadere ci? "Come totalit linguisticamentesviluppata, che mette in ombra, con la sua pretesa di verit, la fede mitica pi antica, lereligioni popolari, il mito solare, patriarcale, gi Illuminismo, con cui lIlluminismofilosofico pu misurarsi sullo stesso piano. [] La mitologia stessa ha avviato il processo senzafine dellIlluminismo ()" [corsivo nostro]. Allora possiamo vedere la precisa dialettica che

    viene fin da subito instaurata fra mito e Illuminismo nello stesso momento in cui il mito(vissuto e sentito nel mondo magico, pre-filosofico) diventa precisamente mitologia, ciodiscorso, ragionamento, pensiero sul mito. La critica mossa dallIlluminismo alla mitologia,non solo la obbliga a difendersi, scendendo sul piano logico, il piano dellIlluminismo ( ilriferimento a Hegel e alla lotta dellIlluminismo contro la fede che, per difendersi dallacritica deve discutere, articolare il linguaggio, fare dellogose cio scendere sul piano logico-razionale a lei estraneo; allo stesso modo succede anche al mito criticato dallIlluminismo),ma la riconosce in quanto discorso (logos) sul mito; in questo senso il mito gi Illuminismo,dal mito prende le mosse lIlluminismo. Gli autori tendono a distinguere mito damitologia (e lo si vedrmeglio pi avanti): il mito in quanto tale il rapporto originario

    uomo-natura, la mitologia invece gi sistemazione logica, pensata, articolata, di quelrapporto. Loriginario rapporto di parit uomo-natura(divinizzata), nella mitologia,nellordinamento del mito e della tradizione mitica, gi andato perduto. Il soggetto

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    teoretico, il filosofo, il logose quindi il germe dellIlluminismo ha gi preso piede, iniziandoun inarrestabile cammino che porter lumanit alla societ moderna -contemporanea,allestraniazione totale delluomo dalla natura pur da esso dominata (18).

    Il Sa cui pervenuta la civilt europea, dicono gli autori, in realt schiacciato e nonemancipato dallirrazionalit, in una societ che si presenta fondata sul rapporto di dom iniodel collettivosullindividuale, della quantit indifferente sulle differenze qualitative, dellagiustizia livellatrice sulla libert personale, ecc. (19) "Luomo si illude di essersi liberato dallapaura quando non c pi nulla di ignoto. Ci determ ina il corso della demitizzazionedellIlluminismo []." Ma la paura in realt resta, nella misura in cui lignoto diventa pereccellenza il tabdella scienza positivistica (ultimo prodotto dellIlluminismo). Non c unrapporto di inclusione fra la ragione e ci che ragione non , c al contrario un rapporto diesclusione messo in atto dalla ragione stessa, la quale cos facendo espelle da s il mito(il mana, come lo chiamano gli autori) (20), riproponendolo come ci che rimanefuori, ma

    che pur semprerimane

    .

    Da una parte la civilt occidentale si libera di ci che non conforme alla ragione, domina lanatura, lignoto, ecc.; dallaltra per non elimina la paura stessa dellignoto, lasciandolo fuoridella sua organizzazione sociale e scientifica, la quale viene a poggiare su criteri diuguaglianza, omologazione e dominio che, al dunque, annullano ogni libert essenzialedellindividuo.

    4. LIlluminismo investe anche il campo dei rapporti fra le scienze e pi precisamente fra lascienza e larte, fra il segnoe limmagine; oltre che il pi complesso rapporto fra linguaggio e

    realt. Viene inoltre tematizzato il rapporto fra Illuminismo e dialettica, intesa questultimacome capacit critica della ragione di negare lesistente evitando accuratamente diassolutizzarlo. Ma vediamo meglio.

    La rottura delloriginariomana(unit di uomo e natura) fa s che si distinguano anche,secondo Horkheimer e Adorno, il linguaggio(la parola come segno) dallimmagine (parolacome imitazione della natura). "Come segno, la parola passa alla scienza; come suono, comeimmagine, come parola vera e propria, viene ripartita fra le varie arti []. La separazione disegno e immagine inevitabile." In questa sorta di divisione del lavoro teorico fra scienza earte, per cui luna conosce la natura senza somigliarle, laltra si limita ad essere solo copia

    della natura, il neopositivismo, la scienza contemporanea, abdica totalmente alla tensioneconoscitiva e si riduce a "gioco" matematico, chiuso in se stesso, con le sue regoleautomatiche, le quali non sono riferite direttamente alla realt, tanto meno al pensiero intesoclassicamente: "LIlluminismo ha accantonato lesigenza classica di pensare il pensiero - dicui la filosofia di Fichte lo svolgimento radicale []." (21)

    Questa divisione del lavoro serve, dicono gli autori, allautoconservazione del dominiosociale, nella misura in cui non solo elimina la possibilit della critica (il pensiero a strettorigore non pensa, il linguaggio scientifico un segno separato dalla realt, larte copiaacritica della natura), ma preclude ogni possibilit alluomo di conoscere. "Il pensiero si

    reifica in un processo automatico che si svolge per conto proprio, gareggiando con lamacchina che esso stesso produce perch lo possa finalmente sostituire." Lapparato teoricocos costituito (il positivismo scientifico) rende asservito il pensiero a meccanismi ad esso

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    estranei; nei quali non solo il pensiero stenta a riconoscersi ma sui quali non esercita alcunpotere.

    Questo laspetto pi contraddittorio e autodistruttivo dellIlluminismo che, invece direalizzare il sapere, lo distrugge trasformandolo in mero calcolo utilitaristico, in formalismologico, in un ambito separato dalla realt, dalla natura, dallessere delle cose. Il soggettoconoscente incapace di conoscere; la realt impenetrabile si riproduce meccanicamentesecondo criteri e metodi alieni alla ragione. Se il lume della ragione si presenta comeprogresso conoscitivo, in realt sottomette il pensiero a regole estranee e opprimenti. "Nonc essere al mondo che la scienza non possa penetrare, ma ci che pu essere penetratodalla scienza non lessere" (22).

    Di fronte a questa estraneit del pensiero alla realt, giace la realt stessa, la quale vienerisparmiata dalla critica: essa viene in fondo riprodotta e giustificata cos come .

    E una realt ingiusta e brutale quella a cui stiamo assistendo, dicono gli autori, tale cherichiederebbe unimpietosa critica. La negazione dialettica (o negazione determinata) delreale ci che solamente pu scardinare la durezza impenetrabile della realt. "Nel concettodi negazione determinata, Hegel ha indicato un elemento che distingue lIlluminismo dallacorruzione positivistica a cui egli lo assegna. Ma finendo egli per elevare ad assoluto ilrisultato consaputo dellintero processo della negazione: la totalit sistematica e storica,contravvenne al divieto e cadde a sua volta nella mitologia." Vediamo allora a cosaesattamente si riferiscono i due autori.

    Il procedimento dialettico hegeliano (23), secondo Horkheimer e Adorno, riesce bene autilizzare il carattere fondamentale del pensiero illuministico, cio quello di negare, persuperare e togliere, gli aspetti contraddittori e irrazionali del reale. Ma ricadendonellesigenza di affermare comunque la razionalit, di affermarla nonostante lirrazionalit diuna realt poco prima negata, cede al carattere paradossale dellIlluminismo: la criticadellIlluminismo al mito (come lesempio classico e originario di irrazionalit nella storia delpensiero occidentale) ristabilisce il mito stesso. Il mito di una realt pienamente razionale.Gli autori utilizzano qui il termine mito in unaccezione differente rispetto a quella usatafinora. Il mito antico era limmediata interpretazione umana della natura, superata la quale,da parte dellIlluminismo, si instaura il mito di una realt pienamente razionale.

    Chiaramente il primo mito differente dal secondo, ma, nella sostanza, quello chevogliono sottolineare i due autori che cos come il mito originario si presentava resistentead ogni intervento critico della ragione, anche il mito moderno (la ragione assolutizzata eincontestabile) si presenta impermeabile alla possibilit di essere a sua volta sottoposto acritica.

    5. Lultima argomentazione presentata dai due autori riguarda la formazione elautoconservazione del soggetto borghese (delSideologico ma anche della struttura dipotere vigente nella societ contemporanea). Viene descritta unallegoria particolarmentesuggestiva fra il racconto omerico del dodicesimo canto dellOdissea(il passaggio di Odisseo

    davanti alla Sirene) e la nascita della civilt occidentale, che nella modernit culmina conlinstaurarsi di un controllo e dominio assoluto delluomo sulla natura e su una parte delgenere umano.

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    Odisseo rappresenta lumanit che "ha dovuto sottoporsi a un trattamento spaventoso,perch nascesse e si consolidasse il S, il carattere identico, pratico, virile delluomo []." Ilcanto delle Sirene cui Odisseo (lio occidentale-borghese) deve resistere rappresenta il"passato; quel passato in cui luomo viveva in simbiosi con la natura, o meglio in cui nondistingueva Sdagli oggetti naturali. Lo sforzo di Odisseo di resistere al richiamo dellanatura-vita, rappresentata da quel canto, necessario per conservare lintegritdellindividualit personale delluomo borghese, ma soprattutto per mantenere quei rapportidi dominio delluomo sulluomo, ben rappresentati, secondo gli autori, dal mito omerico.

    Sulla nave di Odisseo i suoi compagni hanno le orecchie tappate con la cera; il loro unicocompito quello di remare. "E ci a cui la societ ha provveduto da sempre. Freschi econcentrati, i lavoratori devono guardare in avanti, e lasciar stare tutto ci che a lato. []Essi diventano pratici. [] Odisseo, il signore terriero, che fa lavorare gli altri per s []ode, ma impotente, legato allalbero della nave []. I compagni [] riproducono, con la

    propria vita, la vita delloppressore,che non pu pi uscire dal suo ruolo sociale".

    Lanalogia istituita da Horkheimer e Adorno fra il mito omerico e la struttura della societborghese tale per cui la soggettivit di chi domina (il proprietario della terra, dei mezzi diproduzione), sebbene consapevole di rivestire un ruolo sociale che lo obbliga ad avere unrapporto di dolore ed estraniato con la natura (le Sirene), sa altres di non poterne fare pi ameno, pena la mancata autoconservazione di s e della sua propriet (fuori dei rapportiborghesi di produzione non consentito sopravvivere). Daltra parte il lavoratori (compagnidi Odisseo) mancano forzatamente di consapevolezza e coscienza sociale (hanno le orecchietappate); la loro unica occupazione materiale, volta alla riproduzione di s e del padrone

    stesso. Essi sono quella parte del genere umano asservita (inconsapevolmente) al dominioborghese.

    Questo quadro assolutamente desolante e fortemente critico, viene per, secondoHorkheimer e Adorno, riscattato nella misura in cui la stessa ideologia borghese(lIlluminismo della societ contemporanea) rivela la sua interna paradossalit einconsistenza teorica.

    "Misure come quelle prese sulla nave di Odisseo al passaggio davanti alle Sirene sonolallegoria presaga della dialettica dellIlluminismo". Ci che sembrava la realizzazione della

    libert, dellemancipazione delluomo (come singolo e come genere), il trionfo della ragione,si presenta al dunque come la realizzazione pi cruda e irrazionale di unoppressione ecoercizione delluomo su se stesso oltre che sulla natura. Il mito poi (in questo caso quellodi Odisseo) ci che, paradossalmente, rappresenta meglio la logica internadellIlluminismo; di quel pensiero razionale che intendeva invece dal mito liberarsidefinitivamente.

    Excursus I. Odisseo, o Mito e Illuminismo(24)

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    1- La dialettica dellIlluminismo testimoniata esemplarmente dallOdisseanel suocomplesso. Il nucleo originale mitico, ma, organizzato dallo spirito omerico, si distacca daquella tradizione popolare da cui pure proviene.

    C una contraddizione, secondo gli autori, fra mito e organizzazione mitologica nellepos,cio fra mito tramandato oralmente e mito raccontato, scritto, rielaborato razionalmente:"[] cantare lira di Achille e le peripezie di Odisseo gi una stilizzazione nostalgica di ciche non si pu pi cantare, e il soggetto delle avventure si rivela il prototipo dello stessoindividuo borghese []."

    Come sappiamo, c un rapporto dialettico fra mito e Illuminismo: da una parte la ragioneorganizzatrice (rappresentata in questo caso dalla mano di Omero) mette a punto unaricostruzione scritta del mito che emancipa luomo (la civilt occidentale) dalla "preistoria",dallassenza di un rapporto razionale fra uomo e natura; daltra parte per liniziodellIlluminismo risale proprio alla tradizione mitica pi remota. Il passaggio dal mitoallapproccio illuministico segna anche un passaggio a forme di dominio delluomo sullanatura che - come ha ben compreso Nietzsche - si presentano fortemente ambivalenti: ilprogresso umano e civile delluomo che distrugge la vitalit del suo rapporto con le forzenaturali. E un progresso distruttivo quello a cui lIlluminismo conduce. Non c opera chetestimoni in modo pi eloquente dellintreccio di mito e Illuminismo di quella omerica, testooriginale della civilt europea."

    Secondo Horkheimer e Adorno, litinerario di Odisseo lo stesso itinerario del soggetto(del S) moderno-borghese, il quale, prima di prendere coscienza della sua razionalit, deve

    emanciparsi faticosamente da uno stadio di civilt ancora legato a culti, forme di dominio edi vita mitiche. Lemancipazione dal mito, tuttavia, non annulla il mito in quanto tale, cheanzi, proprio nellOdissea, diventa metafora della struttura borghese della societ edellindividuo come tale.

    2- Lastuzia di Odisseo rappresenta il lume della ragione, contrapposto a una brutalit tuttanaturale e mitica, comunque originaria, nella quale luomo si trova a dover combattere conforze ed istinti caratterizzati negativamente nelleposomerico (Polifemo, la maga Circe, leSirene, etc.). "Lorgano con cui il S sostiene le avventure, e fa getto di s per conservarsi, lastuzia."

    Lastuzia di Odisseo rappresenta un ordine (la patria, la famiglia a cui leroe tenta diritornare attraverso il suo lungo viaggio); quellordine borghese che permette lariproduzione e lautoconservazione delluomo entro schemi e rapporti da lui dominati eregolati. "Ecco il segreto del processo tra epose mito: il S non costituisce la rigida antitesiallavventura, ma si costituisce, nella sua rigidezza, solo in questa antitesi, unit solo nellamolteplicit di ci che quellunit nega." Il distacco dal mito, che nell epos omerico vienedescritto, porta luomo a irrigidirsi. Assistiamo, in altri termini, a una sorta dirazionalizzazione (come irrigidimento) della vita e della coscienza umana, che si presentacome una conquista di civilt, raggiunta attraverso unavventura epico-mitica. Una conquista

    descritta mitologicamente e che al contempo emancipa (o crede di emancipare)definitivamente luomo dal mito. Lirrigidimento costitutivo delS (della coscienza umanamoderno-borghese) sta proprio nella contraddittoria convinzione di essersi per sempre

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    liberato del mito e nel credere che questa liberazione sia anche la realizzazione stessa delprogresso.

    Lastuzia di Odisseo si manifesta anche come superamento del "sacrificio" (sacrificiodelluomo al dio) e come consapevolezza da parte delleroe nellusare il linguaggio. Ma

    vediamo in che senso.

    Notano gli autori che nellepos omerico non vi sono descritti veri e propri sacrifici umani; vi piuttosto la presa di coscienza, da parte di Odisseo, dellinganno che il sacrificio in quantotale rappresenta. Rendere, da parte delluomo, unsacrificio al dio vuol dire non soloingraziarselo (e attraverso di lui ingraziarsi la natura), ma in qualche modo dominarlo,comunque controllarlo, sebbene da una posizione di inferiorit, e limitarne il potere. Maluomo, in cuor suo, dicono Horkheimer e Adorno, non pu non sapere che la divinit a cuici si sacrifica in realt viene in questo modo a far parte di uno scambio tutto umano, il cui

    valore ultimo certo non va al dio. "Se lo scambio la secolarizzazione del sacrificio, ilsacrificio stesso appare gi come il modello magico dello scambio razionale, un espedientedegli uomini per dominare gli di, che vengono rovesciati proprio dal sistema degli onoriche loro si rendono."

    Che cosa fa allora Odisseo di diverso dal sacrificio-scambio? Che cosa aggiunge a questaforma magico-mitica di ingannoreso agli di? La vicenda a cui gli autori si riferiscono quelladescritta nellOdisseaa proposito del falso sacrificio reso a Posidone; mentre il dio vieneaccontentato da ingenti sacrifici nella terra degli Etiopi, Odisseo pu fuggire indisturbato emettersi in salvo. Luso astuto e indiretto del sacrificio lo trasfigura e ne rovescia il senso

    originario; porta alla coscienza delluomo la possibilit di falsificare e dissimulare il rapportocon gli di, esclusivamente per il suo vantaggio personale. "Ma inganno, astuzia e razionalitnon sono semplicemente opposti allarcaismo del sacrificio. Odisseo non fa che elevare adautocoscienza il momento dellinganno nel sacrificio, che forse la ragione pi intima delcarattere illusorio del mito."

    Ecco allora che questa presa di coscienza un passo oltre la magia del sacrificio, il quale, inquesto modo, viene realizzato dalluomo come consapevole inganno, come scambiomoderno-borghese ante litteram, come dominio cosciente sulla natura divinizzata, comerovesciamento infine del rapporto di dominio del dio sulluomo.

    Questo stacco illuministico dal mito rappresentato bene anche dal modo in cui Odisseousa il linguaggio e precisamente il suo nome. Udeisin greco vuol dire nessuno; con questosignificato del proprio nomeOdisseosi present a Polifemo il quale, reso cieco dalleroe, purchiedendo aiuto ai Ciclopi venne frainteso quando questi gli chiesero chi lavesse ridotto aquel modo: "Nessuno!" rispose. "Nasce cos la coscienza del significato: nelle sue angustieOdisseo si accorge del dualismo, in quanto apprende che la stessa parola pu significarecose diverse."

    Secondo gli autori, questa ulteriore presa di coscienza, da parte delleroe mitico, lo solleva

    dallimmediatezza del rapporto con le cose, con gli oggetti e la natura. Limmediatezza concui le parole vengono attribuite alla realt viene definitivamente rotta e mediata, da quelmomento in poi, dal pensiero. La coscienza di Odisseo comincia appositamente a separare

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    le parole dalle cose, a rendere problematico il riconoscimento delluomo nel proprio nome.Assistiamo, dicono gli autori, a un duplice sdoppiamento; da una parte il linguaggio si separadalla cosa designata, potendo di per s assumere significati anche opposti, che indicanoopposte realt, dallaltra luomo stesso a sdoppiarsi nel proprio nome, ingannando la realtal fine di autoconservarsi come individuo dotato di ragione e capace di dominareastutamente le circostanze esterne.

    Dallastuzia di Odisseo "[] emerge il nominalismo, il prototipo del pensiero borghese.Lastuzia dellautoconservazione vive di questo processo in atto fra parola e cosa.[]Lastuto pellegrino gi lhomo oeconomicusa cui somigliano tutti gli uomini dotati di ragione."

    Excursus II. Juliette, i Illuminismo e morale(25)

    1. Kant e la ragione strumentale: "LIlluminismo , per dirla con Kant, "luscita delluomo dauno stato di minorit di cui egli stesso colpevole. Minorit lincapacit di valersi delproprio intelletto senza la guida di un altro"".

    Secondo gli autori, Kant ha avuto il merito di cogliere il senso pi profondodellIlluminismo, inteso come processo di conoscenza sistematica e scienzatout court; hapresentato per la ragione scientifica come uno "strumento" e cio come un mezzo diconoscenza non dotato a sua volta di autocoscienza. Insomma, per dirla con Hegel, ci chemanca alla teoria della conoscenza di Kant la capacit della ragione soggettiva di conoscerelessenza delle cose e di riconoscerla come la propria essenza. Permane una distanza tra ilsoggetto e la realt, non colmata dalla scienza, sebbene questa si presenti come lunicomodo di sistemare la verit delle cose.

    Certamente lIlluminismo kantiano ha conquistato al soggetto la libert di agireindipendentemente da autorit esterne ed estranee alla sua logica, ma non ha risolto, in sedeteorica e pratico-morale, la possibilit che quella libert conquistata venga contraddetta enegata. "Alla base dellottimismo kantiano per cui lagire morale sarebbe razionale anche ldove quello immorale ha buone probabilit di successo, lorrore di fronte al pericolo diuna ricaduta nella barbarie." Dunque, la possibilit che il percorso lineare del progresso

    scientifico e morale delluomo moderno venga contraddetto, arrestato e al limite ancherovesciato, si d nonostante quellottimismo kantiano-illuministico, che si rivela in realt,secondo gli autori, come paura malcelata dellirrompere nella civilt di elementi irrazionali.

    LIlluminismo tende ad autoconservarsi come dominio borghese delluomo sulla natura; nelcorso di questo assoggettamento delluna allaltro intervengono distorsioni, contraddizionireali, regressioni che coinvolgono la stessa scienza. Nella sua Critica della ragion pura, diconogli autori, Kant ne ha dato conto; lIlluminismo ideologico (cio quello collegatodirettamente al potere e alla struttura economico-borghese) che cela queste difficolt "dietrolapparente chiarezza dei suoi giudizi." Dunque, il mer ito di Kant starebbe proprio nel suo

    tentativo (seppure non riuscito) di trovare allinterno della scienza un posto anche per lacontraddizione; ossia di spiegare razionalmente lirrazionalit, le difficolt logiche e moralidifronte a cui necessariamente si trova la moderna e illuministica coscienza umana.

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    2. Chi invece ha, certamente a suo modo, assolutizzato lirrazionalit e limmoralitdelluomo moderno Sade (26). LHistoire de Juliette, secondo gli autori, lopera che megliorappresenta il rovesciamento della morale illuministica e della societ borghese. "La ragione lorgano del calcolo, della pianificazione; neutrale verso i fini, il suo elemento coordinazione. Laffinit di conoscenza e piano (fondata trascendentalmente da Kant), ched allesistenza borghese, razionalizzata fin nelle sue pause, un carattere, in tutti i particolari,di finalit ineluttabile, stata esposta empiricamente da Sade un secolo prima dellavventodello sport. [] La peculiare struttura architettonica del sistemakantiano, come le piramidiginniche delle orge di Sade e la gerarchia di principi delle prime logge borghesi []preannuncia unorganizzazione di tutta la vita destituita di ogni scopo oggettivo." Larditoparagone istituito dai due autori fra lo schematismo trascendentalekantiano (cio linterna eautonoma struttura intellettuale del soggetto conoscente e immerso nellesperienza), lastruttura delle orge sadiane, lorganizzazione sportiva del mondo contemporaneo e lastruttura stessa della societ borghese, ci fa ben comprendere il senso che Horkheimer e

    Adorno attribuiscono alla nozione di dialettica. I prodotti scientifici, culturali, artistici esociali del mondo contemporaneo (nato dallo sviluppo dellIlluminismo premoderno, che si innanzitutto scagliato contro il mito, ecc.) sembrano, apparentemente e secondo il sensocomune, realizzare appieno la razionalitdelluomo, identificata con il suo alto grado dicivilizzazione. Ma, a ben vedere, questi stessi risultati della cosiddetta civiltsi contraddiconoreciprocamente e in se stessi. Da una parte, la ragione illuministico-kantiana viene adassumere una funzione sociale distaccata dalla pi intima coscienza umana, diviene "ragionestrumentale", organizzazione neutrale di un materiale umano (lesperienza in genere) chenon riceve da questa architettura razionale nessun accrescimento in termini diautocoscienza, consapevolezza, capacit di riconoscersi nelle cose e agire nel mondo come a

    casa propria e a casa propria come nel mondo. Daltra parte, questa struttura razionale, proprio acausa della sua pretesa neutralit pu essere applicata anche a ci che razionale non ,anche a ci che contraddice la moralit e i valori conquistati dalla ragione illuministica. Ladialettica, cio il rovesciamento nel suo opposto, che subisce la ragione strumentale, simanifesta anche nella societ stessa come immoralit, come agire controllato e finalizzatodelluomo verso scopi che prescindono dalla comprensione qualitativa delloggetto. C untotale "rovesciamento dei valori", riprodotto sistematicamente in una societ che ha comescopo ultimo e fine a se stesso, non linnalzamento della coscienza umana, ma il dominiodelle cose sugli uomini in forma di "potere economico".

    "Sade e Nietzsche hanno eternato questa contraddizione, ma hanno contribuito cos arecarla al concetto." Ossia: sebbene questi due autori abbiano aderito alla dialetticadellIlluminismo appena esposta, lhanno proprio per ci portata alla coscienza, lhannoindagata, hanno contribuito a svelarne il carattere "distruttivo" della razionalit e moralitdelluomo moderno-borghese.

    "Il fatto di non aver mascherato, ma proclamato ad alta voce limpossibilit di produrre, inbase alla ragione, un argomento di principio contro lassassinio, ha alimentato lodio di cuiproprio i progressisti perseguitano ancora oggi Sade e Nietzsche. [] Luno e laltro hannopreso in parola la scienza. [] Proclamando lidentit di ragione e dominio, le dottrine

    spietate sono pi pietose di quelle dei lacch della borghesia. "Dove sono i tuoi massimipericoli ? - si chiesto una volta Nietzsche -: nella compassione". Egli ha salvato, nella sua

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    negazione, la fiducia incrollabile nelluomo, che tradita giorno per giorno da ogniassicurazione consolante."

    Svelare criticamente e senza appello la "deformazione" in cui caduta lapretesa civilt occidentale; non concedere alcuna "compassione" a questo stato di cose, ciche, paradossalmente, riscatta luomo dalla "barbarie" borghese, dalla dialetticadellIlluminismo, dallipocrita ideologia borghese di progresso.

    Lindustria culturale. Quando l'illuminismo diventa mistificazione di massa(27)

    1. Nella societ contemporanea e di massa viene istituito un nesso inscindibile fra bisogni,sistema produttivo, tecnica, dominio. Di fronte a questo potente quadrinomio lindividuo sipresenta piuttosto come "consumatore" passivo. La produzione di cultura non risponde a

    esigenze che soddisfino la qualit umana, la coscienza, la consapevolezza critica, e cos via,ma la riproduzione del "capitale investito". Il lavoratore stesso, dicono gli autori, orientatodalla produzione anche nel suo tempo libero. "Il compito che lo schematismo kantianoaveva ancora assegnato ai soggetti, quello di riferire in anticipo la molteplicit sensibile aiconcetti fondamentali, levato al soggetto dallindustria." In altri termini: la produzioneindustriale di cultura toglie al soggetto la capacit di pensare autonomamente, in virt di sestesso, ne annienta linterna attivit intellettiva, poich semplicemente la sostituisce conlautomatismo, la ripetitivit, gi data al di fuori e a prescindere dalla coscienza. "Si pusempre capire subito, in un film, come andr a finire, chi sar ricompensato, punito odimenticato; per non parlare della musica leggera, dove lorecchio preparato pu, fin dalleprime battute del motivo, indovinare la continuazione, e sentirsi felice quando arriva." Equesta una condizione di alienazione in cui luomo massavive e si conserva, senza per altroaverne lesatta percezione. "I prodotti dellindustria culturale possono contare di essereconsumati alacremente anche in stato di distrazione. Ma ciascuno di essi un modello delgigantesco meccanismo economico che tiene tutti sotto pressione fin dallinizio, nel lavoro enel riposo che gli assomiglia." La riproducibilit stereotipa di tutto determinalannientamento di ogni differenza qualitativa e di ogni capacit creativa della ragione.

    Il prodotto contemporaneo dellIlluminismo, il progresso dellindustria e laproduzione

    capitalistica di cultura, si risolve in un annullamento della capacit intellettiva, del lumedella ragione umana. La cultura diventa "imitazione", vuota di contenuto.

    2. Questo processo di impoverimento culturale si presenta sotto gli occhi di tutti nei paesiindustrializzati, tanto pi in quelli nati politicamente dal "liberalismo". "Non per nulla ilsistema dellindustria culturale sorto nei paesi industriali pi liberali, come l che hannotrionfato tutti i suoi mezzi caratteristici, il cinema, la radio, il jazz e i magazines." Malindustria culturale pi che avere caratteristiche politiche, nasce e si riproduce come sistemadellamusement, del divertimento e dello svago. "Al processo lavorativo nella fabbrica enellufficio si pu sfuggire solo adeguandosi ad esso nellozio. Di ci soffre inguaribilmente

    ogniamusement." Luomo diventa "cliente e impiegato", rincorso dalla produzione culturalefin nella sua pi intima coscienza; quanto pi crede di emanciparsi dal processo lavorativo,

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    tanto pi ne riproduce e mantiene i presupposti, consumandone i prodotti culturali, lamerce-cinema, la merce-TV, la merce-musica, etc.

    3. La realt non pu pi essere criticata; la libert del pensiero a cui lIlluminismo diceva diaver condotto la coscienza moderna si risolve in consumo acritico delle merci. "Adimostrazione della sua divinit il reale viene sempre e solo ripetuto cinicamente. [] Lanuova ideologia ha per oggetto il mondo come tale." Il cerchio si chiuso: il progressoilluministico approdato allassoluta positivit della realt estraniata delluomo;lincontestabilit delle relazioni economiche e culturali instaurate dalla produzionecapitalistica, diventa il feticcio nei confronti del quale luomo singolo e ilgeneresonosottomessi come a unautorit divina, che esce fuori del loro consapevole controllo. "Ciserve a ribadire limmutabilit dei rapporti. [] La libert di ciascuno garantita. Nessunodeve rendere conto ufficialmente di ci che pensa. In cambio ognuno racchiuso findallinizio in un sistema di istituzioni e relazioni, che formano uno strumento ipersensibile di

    controllo sociale."

    C per del tragico, secondo gli autori, al di sotto di questapparente impermeabilit dellecoscienze alla critica e allautocritica. "La societ una societ di disperati e quindi la predadi capi. [] Oggi il tragico si dissolto nel nulla della falsa identit di societ e soggetto, ilcui orrore balena ancora fuggevolmente nella vuota apparenza di quello." Lindividuo , percos dire, andato a fondo. Cos come a fondo andato ogni nesso etico-morale fra individui."Tutto viene percepito solo sotto laspetto che pu servire a qualche cosa daltro, perquanto vaga possa essere lidea di questaltro. Tutto ha valore solo in quanto si puscambiare, non in quanto di per s qualcosa."

    Assistiamo a un nichilismo reale, del quale gli autori ci danno un quadro sociologico eantropologico molto ampio e articolato e per il quale, al momento, non fornisconosoluzioni di sorta.

    Elementi dell'antisemitismo. Limiti dellIlluminismo(28)

    Lintero processo storico delloccidente approda tragicamente nellantisemitismo e nel

    nazismo-fascismo. Antisemitismo innanzitutto odio e lotta da parte dei potenti-carneficicontro la natura umana in quanto tale. Lebreo, il disadattato in generale, ricordanoimmediatamente le sofferenze a cui lumanit dovuta sottostare per dominare eautodominarsi. Ladattamento al dominio, da parte delluomo, non completo, proprionella misura in cui egli tenta leliminazione di chi gli ricorda di essere dominato.

    Lantisemitismo ha anche una precisa connotazione teologico-politica in quanto rappresentala lotta del Dio cristiano con il Dio ebraico. Il Dio dei cristiani costruito, secondo gliautori, a immagine e somiglianza della volont di potenza delluomo; la volont di innalzareallassoluto ci che si presenta come finito. Il Dio ebraico invece lascia la sua creatura nella

    finitezza, cos come , senza la pretesa di mediare, per superarla a forza, questa condizionenaturale del vivere umano.

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    Lantisemitismo non un fenomeno storico e sociale anormale ma tragicamente normale; il prodotto pi estremo dellIlluminismo e del progresso borghese. E una profonda feritaetica che la civilt si procurata da se stessa, e per la quale deve assumersi in pieno lacolpa.

    Lantisemitismo pu essere spiegato come un problema interno allideologia del borghese, ilquale vuole fondare su elementi di natura il suo dominio sociale; una natura deformata e

    violenta, quella "che si rivela nel genocidio."

    Appunti e schizzi

    Lultimo capitolo dellaDialetticasi intitolaAppunti e schizzied composto da una serie dibrevi interventi su contenuti diversi, scritti in forma aforistica e fra loro disomogenea. Si

    passa dalla considerazione della figura di Hitler come "spirito antiumano" realizzato, allacritica nei confronti della teoria degli spettri di Freud, fino al rapporto moderno -borghesefra filosofia e divisione del lavoro.

    Lambiente americano in cui i due autorivivevano fa da sfondo a questa sorta di carrellatadi figure storico-sociali a loro contemporanee.

    Nota bibliografica

    In questa sede stato ampiamente utilizzato e citato il testo di commento alla DialetticadellIlluminismodi Stefano Petrucciani, Ragione e dominio. Lautocritica della razionalit occidentale in

    Adorno e Horkheimer, Salerno Editrice, Roma 1984. Il pregio di questo commentarioalla Dialettica certamente quello di analizzare approfonditamente, sebbene con unlinguaggio molto specialistico, lopera di Adorno e Horkheimer, ricostruendone lambiente ela genesi storico-biografica in cui venne scritta. Sono indicati altres da Petrucciani numerosialtri commenti, interventi critici, soprattutto italiani, intorno alla Dialetticae alla Scuola diFrancofortepi in generale. Ne diamo qui di seguito una breve nota.

    A. Schmidt-G.E. Rusconi, La Scuola di Francoforte. Origini e significato attuale, De Donato, Bari1972.

    C. Galli,Alcune interpretazioni italiane della Scuola di Francoforte, in Il Mulino, 1973, n.228,pp.648-71.

    G. Pasqualotto, Teoria come utopia. Studi sulla Scuola di Francoforte, Bertani, Verona 1974.

    G. Bedeschi, Introduzione alla Scuola di Francoforte, Laterza, Roma-Bari 1985.

    Segnaliamo anche lagile introduzione allaDialettica dellIlluminismodi C. Galli presente in:Max Horkheimer e Theodor W. Adorno, Dialettica dellIlluminismo, trad. di R. Solmi, introd.di C. Galli, Einaudi, Torino, 1997(4), pp.VII-XLIII.

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    Note(1) M. Horkheimer, T.W. Adorno, Dialettica dell'Illuminismo, Einaudi, Torino 1966. Ledizione

    italiana qui adottata si rif a quella tedesca del 1947 (la prima edizione del 44). Nel 1969Horkheimer e Adorno pubblicarono unulteriore versione dellaDialetticaaccompagnandolacon una premessa a carattere prevalentemente politico, che segn una presa di distanza deidue autori dal movimento del 68. La storia editoriale dellaDialettica dellIlluminismoimportante soprattutto per capire limpatto politico che ebbe sullambiente di quegli anni, ilsenso politico che i due autori diedero alla loro pubblicazione. Per quanto riguarda invece ilsignificato filosofico che lopera contiene, la differenza fra le due versioni pu non risultareessenziale. Su tutto questo si veda: Stefano Petrucciani, Ragione e Dominio, Roma, SalernoEditrice, 1984, pp. 18 e ss.

    (2) Si tenga conto che la Premessa datata: "Los Angeles, California, maggio 1944". Come sisa, con lavvento del nazismo i due autori erano emigrati negli Stati Uniti. Alla fine dellaseconda guerra mondiale fecero ritorno in Germania dove ripresero la loro attivit di ricercafilosofica.

    (3) Per Illuminismoi due autori non intendono esattamente e solo let dei lumi, quantopiuttosto latteggiamento della ragione umana che, nel corso dello sviluppo della civilt,soggioga la natura e in generale il mondo circostante, la terra, la societ, ecc. Il paradossodellIlluminismo sta allora proprio nel rivelarsi come una vera e propria distruzione dellaragione; un asservimento delluomo a meccanismi sociali incontrollabili; un dominiodelluomo sulluomo, ecc. LIlluminismo - il trionfo della ragione - porta luomo allesattorisultato opposto ; alleclissi della ragione.Ma tutto questo sar approfondito e spiegato nelcorso dellanalisi del presente testo.

    (4) I due autori istituiscono qui unidentit e corrispondenza frapensieroe linguaggio: se lunosi ridotto ad essere, nella "civilt borghese", articolo di scambio, un prodotto non diragione ma di pura alienazione, la forma nella quale esso si rappresenta, il linguaggiofilosofico-scientifico, non pu che dissimulare questo "sfacelo" culturale a cui luomo,illuministicamente, dovrebbe volersi sottrarre. Il problema invece proprio limpossibilit ola grande difficolt che si ha attualmente a pensare e parlare senza perdere il pieno possessodi s. Ancora una volta, lIlluminismo dominante nella scienza e cultura moderne-contemporanee sembra rovesciarsi nel suo contrario.

    (5) Il riferimento polemico rivolto soprattutto contro la filosofia hegeliana, contro Hegelquando giustifica lo stato di cose presente, contro laforisma hegeliano dellidentit diragione e realt: "[] la tesi hegeliana dellunit di razionale e reale si mantenutanellambito della tradizione di pensiero che da Marx ha preso le mosse solo nella misura incui rimasto in piedi il difficile equilibrio tra legittimazione del moderno e bilancio criticodella modernit []. Quando tale equilibrio, per una serie di complesse ragioni storiche, si

    rompe, anche la tesi dellunit di razionale e reale cade in crisi. E ci avviene con particolarechiarezza nella scuola di Francoforte. Nel 1932, alla vigilia della conquista nazista del potere,Horkheimer, partendo dal presupposto che "lo spirito non pu riconoscersi n nella natura

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    n nella storia", vede nella seconda parte del distico hegeliano (quella che afferma larazionalit del reale) solo una "trasfigurazione metafisica" dellesistente. E certo, era difficilecontinuare a tener ferma quella tesi in un momento in cui il mondo veniva a trovarsi,secondo Horkheimer, sotto "il dominio totalitario del male". E Adorno, a sua volta, con losguardo questa volta rivolto anche al socialismo reale, critica la "menzogna dellagiustificazione hegeliana dellesistente contro la quale si ribell a suo tempo la sinistrahegeliana": unaffermazione, questultima, in ogni caso errata sul piano storico, ma checomunque si spiega con lormai avvenuta rottura dellequilibrio tra legittimazione e criticadel moderno, equilibrio sul quale si reggeva la tesi di Hegel e il programma di Marx"(Domenico Losurdo, Hegel e la libert dei moderni, Roma, ER, 1992, pp. 343-344).

    (6) Ilfeticismodella moderna societ borghese pu essere definito come quel processo socialelegato alla produzione delle merci, nelle quali si aliena il lavoro delluomo ma anche la suacoscienza; i rapporti sociali fra gli uomini vengono materialmente sostituiti dai rapporti di

    scambio tra merci; la consapevolezza delluomo di vivere in societ viene sostituita dalriconoscimento reciproco che gli uomini, in quanto agenti della produzione, intrecciano fraloro nel mercato. Ma su tutto questo cfr. Il carattere di feticcio della merce e il suo arcano, in KarlMarx, Il capitale, I, Einaudi, Torino, 1975, pp.86-101.

    (7) Nel Giugno 1947 questo testo viene ripubblicato con laggiunta di unultima tesi e condelle modifiche al testo.

    (8) Imposteremo la sintesi delle diverse parti della Dialettica dellIlluminismoin modo tale daesporre preliminarmente la tesi di fondo che Horkheimer e Adorno intendono in ogni

    capitolo discutere, facendo poi seguire, ordinate in punti distinti, le singole argomentazioni.Si veda anche la Nota bibliografica.

    (9) Se la trattazione della Dialettica dellIlluminismonon ha certamente carattere sistematico,almeno in questo primo capitolo ricca di numerosi riferimenti alla storia della filosofia,risultando la lettura del testo particolarmente complessa per chi non ha una visionedinsieme della filosofia moderna e contemporanea. Daltra parte i due autori citanoesplicitamente i filosofi a cui fanno riferimento e non nascondono di usare, in pi parti,moduli espressivi propri della tradizione filosofica dialettico-hegeliana (soprattutto laforisma,il chiasma, ecc.). In questa sintesi ci si soffermer perci, anche in nota, sulle principali

    citazioni che Adorno e Horkheimer utilizzano anche a scopo chiaramente polemico.

    (10) La magia a cui pi volte fanno riferimento Horkheimer e Adorno intesa innanzituttocome rapporto originario fra uomo e natura; lidentificazione immediata delluomo con leforze, le qualit, gli eventi naturali tale per cui non c un vero e proprio rapporto di unsoggetto (uomo) nei confronti di un oggetto (la natura), perch la soggettivit un caratterecomune a entrambi. " La magia , come la scienza, rivolta a scopi, ma li persegue mediantela mimesi, non in un crescente distacco dalloggetto." Il rapporto illuministico di dominionecessita al contrario di unalterit di fondo tra il dominatore e la cosa dominata. I dueautori tendono a unire, nellaccusa che lIlluminismo rivolge al mondo magico, anche quella

    verso il mito, alla base del quale si costituiscono lantropomorfismo e lanimismo. Ma ditutto questo pi avanti.

    http://www.ilgiardinodeipensieri.eu/storiafil/fabiani3.htm#Nota%20bibliograficahttp://www.ilgiardinodeipensieri.eu/storiafil/fabiani3.htm#Nota%20bibliograficahttp://www.ilgiardinodeipensieri.eu/storiafil/fabiani3.htm#Nota%20bibliografica
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    (11) "Come noto, da parte di Engels e di Marx, la dinamica del modo di produzionecapitalistico viene concepita come "un processo di storia naturale retto da leggi che non solonon dipendono dalla volont, dalla coscienza e dalle intenzioni degli uomini, ma, anzideterminano la loro volont, la loro coscienza e le loro intenzioni"; () questa legalitnaturale non dato da accettarsi scientisticamente, ma ha una valenza critica nei confrontidellordinamento sociale esistente: i rapporti tra gli uomini non sono da essi regolatisecondo un piano concorde e razionale, ma appaiono loro come una potenza estranea che lisovrasta.." (Stefano Petrucciani, Ragione e dominio. Lautocritica della razionalit occidentale in

    Adorno e Horkheimer, Salerno Editrice, Roma, 1984, p.116).

    (12) "I riti dello sciamano si rivolgevano al vento, alla pioggia, al serpente esterno, o aldemone nel malato, e non a materie o campioni. [] La magia falsit sanguinosa, ma inessa non si ha ancora quella negazione apparente del dominio per cui il dominio stesso,trasformato in pura verit, si pone alla base del mondo caduto in suo potere. Il mago si

    rende simile ai demoni; per spaventarli o placarli, si atteggia in pose orribili o mansuete." Ilmago o lo sciamano si assimilano alle forze divine-naturali, essendo questa lunicacondizione che permette loro di interagire con lambiente naturale esterno. Sebbene il lororapporto con la natura sia volto al suo controllo, in realt i loro riti interagiscono con unanatura personificata, divinizzata, animata e non estranea al soggetto umano. Il loro non un

    vero e proprio dominio, come quello della scienza illuministica, che lo dissimula nellaneutrale e distaccata considerazione delloggetto naturale (materia o campione), salvo poiutilizzare il progresso scientifico per fini alieni alla effettiva emancipazione delluomo inquanto tale. La libert e razionalit, cui sembra aspirare lIlluminismo, in realtaffermazione di un potere che acceca e distorcela soggettivit umana, nella misura in cui si

    identifica con una realt sociale che priva luomo di autocoscienza, attribuendo alle cose(merci, capitale) lassoluto dominio sulla natura e sulluomo stesso. Ma di questo si dirmeglio pi avanti.

    (13) In altri termini: dalla considerazione animata e divinizzata della materia discende ilnaturalismo filosofico greco (ilozoismo, dottrina degli elementi), dalla considerazione miticadei rapporti umani (la religione olimpica) discende lo spiritualismo e lidea lismo platonico,il logosfilosofico, lontologia in genere. "Ma nelleredit platonica e aristotelica dellametafisica lIlluminismo riconobbe le antiche forze e perseguit come superstizione lapretesa di verit degli universali." Latteggiamento filosofico illuministico sembra proprio

    rivolgersi contro la trasformazione del mitoinfilosofia, sembra negare lesigenza della ragionedi far luce su di una realt non pienamente razionale. LIlluminismo, gi per questo, sembraallora contraddirsi, non riconoscendo alla filosofia il merito di aver razionalizzato ci che luistesso considera privo di ragione.

    (14) Cfr. G.W.F. Hegel, Fenomenologia dello Spirito,II, La Nuova Italia, Firenze 1988, B-I-b La fede e la pura intellezione, B-II Il rischiaramento o Illuminismo. Sarebbe molto lungo ecomplesso illustrare tutta la trattazione hegeliana della lotta dellIlluminismo contro la fede esoprattutto contro la superstizione; in questa sede si pu per sinteticamente accennare alnodo di fondo che, secondo Hegel, lega queste due forme di coscienza moderne, presenti

    entrambe a pieno titolo nel mondo culturale europeo del diciottesimo secolo. La criticaserrata che il rischiaramento conduce contro lal di l della fede, il feticismo superstizioso,lirrazionalit della credenza e dellautorit religiosa ecc., ha due risvolti teorici fondamentali.

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    Da una parte certamente lIlluminismo costituisce una sorta di forza propulsiva dellaragione la quale, da allora in poi, avr la capacit di operare autonomamente e in virt di sestessa, dallaltra per proprio questa lotta porter la fede-superstizione a discutere con laragione illuminata, a porsi sullo stesso suo piano, a interagire con essa. Dunque lestraneitche inizialmente si voleva fra luna e laltra si riduce di molto, a favore del rischiaramento.Ma c anche, secondo Hegel, unesigenza forte nellatteggiamento fideistico chelIlluminismo non riesce proprio a comprendere. Lesigenza di cogliere lassoluto e la veritcome unit di soggetto e oggetto (sebbene nella fede rimangano poi separati come un al diqua e un al di l). La "verit" del rischiaramento, nella Fenomenologia, sar invece proprio quel"mondo dellutile" nel quale la coscienza profondamente estraniata: lutilit che ciascunocostituisce per laltro, e viceversa, non porta a una organica consapevolezza dellinterosociale. Lautocoscienza della moderna societ non risulta pienamente emancipata dalle cose(lutile il criterio che governa i rapporti umani nel mondo moderno e illuministicodellaricchezza) e capace di reggersi solo su se stessa. Su tutto questo cfr. Francesco

    Valentini, Hegel critico dellIlluminismo, in: AAVV, Individuo e modernit. Saggi sulla filosofia diHegel, a cura di M. DAbbiero e P. Vinci, Guerini e Associati, Milano 1995, pp.63-74. Inquesto senso, dicevamo, Adorno e Horkheimer, si rifanno esplicitamente al modulo criticohegeliano dellIlluminismo e alla sua dialettica.

    (15) "Le varie figure mitiche sono tutte riducibili, secondo lIlluminismo, allo stessodenominatore, e cio al soggetto. La risposta di Edipo allenigma della Sfinge - "luomo" -ritorna indiscriminatamente, come soluzione stereotipa dellIlluminismo []". Si noti lasottile e complessa dialettica insita in questo modo di procedere illuministico che, quasisenza saperlo, risponde ai miti col mito stesso.

    (16) Il doppio binario consiste nel tenere separati, da parte dellIlluminismo, il soggetto(uomo; logosfilosofico; dominio) dalloggetto (numero; essere a-qualitativo; massa di tutte lecose). Questa separazione porter lIlluminismo a cadere in una dialettica autodistruttiva. Madi questo pi avanti.

    (17) E molto importante tenere presente che la critica di Adorno e Horkheimer innanzitutto rivolta contro la societ contemporanea, la societ borghese, dalla quale sortoil nazismo. Il loro complesso e teoretico discorso sullIlluminismo nasce anche da questocontesto storico e culturale che non va perso di vista.

    (18) Come si gi potuto notare, la critica dellIlluminismo contro il mito (da cui pureproviene) coinvolge anche la filosofia (metafisica, ontologia, ecc.) considerata di nuovocome mito, residuo mitologico, ecc. Ci che gli autori vogliono mettere in risalto propriolincapacit dellIlluminismo (della scienza moderna) di liberars i del mito, della critica almito, della provenienza dal mito. Ma questa proprio la dialettica dellIlluminismo che inquesto primo capitolo viene esposta.

    (19) "Lorda, di cui ritorna certamente il nome nellorganizzazione dellaHitlerjugend, non una ricaduta nellantica barbarie, ma il trionfo delluguaglianza repressiva, il dispiegarsi

    delluguaglianza giuridica in ingiustizia tramite gli uguali. [] E questo il corso della civilteuropea."

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    (20) Lunit originaria e indistinta di soggetto e oggettoche precede, nel tempo, anche latradizione mitologica.

    (21) LIo=Io fichtiano viene interpretato dai due autori come lapice a cui il pensierometafisico classico giunge.

    (22) C un riferimento preciso degli autori a Kant e alla sua concezione gnoseologica chesepara soggetto e oggetto. L"Io penso" kantiano non avrebbe la capacit di penetrare lecose, tuttal pi di organizzarle, ma questo modo di procedere considerato , da Horkheimere Adorno, proprio come labbandono di "ogni pretesa della conoscenza."

    (23) "La logicitha, considerata secondo la forma, tre aspetti: a) lastrattoo intellettuale; b)il dialettico, o negativo-razionale; c) lo speculativo, opositivo-razionale." (Hegel,Enciclopedia dellescienze filosofiche, Roma-Bari, Laterza, 1994, p.95). Nella Scienza della Logicaquesti momentidiventano quattro: il secondo momento (quello della negazione) si sdoppia in negazioneastratta e negazione determinata. Sono questi i momenti logici che Hegel considera alla basedel pensiero speculativo, del pensiero che sa di pensare se stesso nel mentre pensa la realt.E un cammino logico a cui qui possiamo solo accennare; al quale per Horkheimer e

    Adorno si riferiscono quando parlano di negazione determinatae quando criticano in Hegel ilpassaggio al terzo momento (o quarto), cio al ristabilimento di una razionalit presente apieno titolo nella realt.

    (24) E il primoExcursusche gli autori fanno seguire al Concetto di Illuminismoampliandone iriferimenti filosofici e culturali. Come si vedr infatti, i capitoli che seguono sonospecificazioni e approfondimenti di tematiche gi esposte nel capitolo iniziale. DiquestoExcursussu Omero e lOdissea daremo conto molto sinteticamente, poich gi nesono state accennate le pi importanti implicazioni filosofiche. E' una originale sintesi einterpretazione del mito omerico di Odisseo, primo esponente, secondo Horkheimer e

    Adorno, dellabbandono da parte della civilt occidentale di quella "preistoria" mitica dallaquale luomo si astutamente emancipato, ricadendo per in una nuova "barbarie".Ordineremo lesposizione in punti distinti.

    (25) Questo secondoExcursussi presenta particolarmente complesso poich d per scontatala conoscenza approfondita delle opere e del pensiero di autori, quali Kant, Sade e

    Nietzsche, il cui studio choiarisce secondo Horkheimer e Adorno, in sede morale, ilrovesciamento del progresso borghese-illuministico in vera e propria "barbarie". Maquesta autosconfitta dellIlluminismo fa s che esso possa in un modo o nellaltro riscattarsi:la contraddizione e paradossalit del progresso moderno e contemporaneo appare ormai intutta evidenza, a tal punto che lunica via duscita (dalla civile barbarie) per il genereumano, starebbe intanto nel prenderne consapevolmente atto. Nellesporre questa partecercheremo di essere particolarmente sintetici al fine di fornire, nei limiti del possibile, unaguida alla lettura, piuttosto che unanalisi dettagliata del testo.

    (26) Sade, esponente del libertinismo francese del 700, pu essere considerato come

    prosecutore critico del libertinismo seicentesco. Questultimo si diffuse a Parigi nella secondamet del 600 sotto Luigi XIV. E contrassegnato da una contestazione alla religione e allamorale ufficiale, alle quali vengono contrapposti valori fondati sullesclusivo uso della

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    ragione. Fu segnato anche dalla ricerca di una giustificazione esistenziale fondata sulpiacere, cosicchlibertino fin per significare, nella comune coscienza popolare, una personadi costumi corrotti. A questa deformazione del significato di filosofia libertina, contribu ilfatto che essa era praticata e difesa con la pubblicazione di scritti anonimi dagli esponentidelle classi alte della societ, le quali preferivano affidare allanonimato le idee dellibertinismo, non tanto per timore della censura ufficiale, quanto per la preoccupazione cheil popolo venisse contagiato da idee che potessero allontanarlo dalla religione e dalla moraleufficiale, che i libertini consideravano, sia in positivo che in negativo, come strumenti dicontrollo sociale. E in questa tradizione, del libertinismo come controllo sociale, che possibile far rientrare una delle opere pi celebri di Sade,Justine ou les Malheurs de la Vertu,nella quale lautore implicitamente denuncia la matrice ideologica risalente al libertinismoseicentesco. Questa cos riassumibile: il controllo della virt dei semplici deve poterpassare attraverso la violazione della loro naturalit da parte dei potenti; questa violazioneassume laspetto vistoso della violazione sessuale ed contrassegnata dalla segretezza.

    Proprio perch ai potenti concesso dissacrare ogni cosa, ai deboli viceversa imposto ilrispetto di quegli stessi valori che per gli egemoni hanno cessato di essere tali, continuandoper ad agire come freni sociali. Le opere di De Sade si inseriscono nellambientesettecentesco deiphilosophese sono sostanzialmente volte a violare la comune moralesessuale, anche con lintento di contestare radicalmente la religione tradizionale.Particolarmente significativo al riguardo il discorso: "Francesi, ancora uno sforzo se voleteessere repubblicani", contenuto in La philosophie dans le boudoir.

    (27) Questa parte costituisce lo sfondo sociologico della ricerca di Adorno e Horkheimerintorno alle contraddizione del moderno e borghese Illuminismo.

    (28) Questultimo capitolo dedicato alla delicatissima questione dellantisemitismo, trattatadagli autori in risposta alla sfida nazista. Daremo una brevissima sintesi del capitolo, ancheper non rischiare di banalizzarne il contenuto, rimandando i lettori a un confronto direttocol testo, che si presenta per altro particolarmente scorrevole e interessante.

    La Premessadegli autori alledizione italiana

    Il testo tedesco della Dialettica del'Illuminismo un frammento cominciato nel 1942 durante laseconda guerra mondiale. Doveva in realt costituire lintroduzione alla teoria della societ edella storia concepita dai due autori durante il dominio nazista. Il libro perci risente molto,nella terminologia e nei problemi presi in esame, del contesto storico in cui stato scritto.

    Il tema centrale del libro concerne le tendenze che trasformano il progresso culturale

    moderno e contemporaneo nel suo esatto contrario (cio in un vero e proprio regresso). Ma la stessa ragione illuministica a subire storicamente un vero e proprio rovesciamento, da

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    cui principalmente dipende, secondo Horkheimer e Adorno, la trasformazione delprogresso in regresso.

    Questo processo dialettico di ribaltamento del progresso nel suo contrario illustrato daquellinsieme di fenomeni sociali contemporanei che si dispiegarono in America tra gli anni30 e gli anni 40 del 900.

    Gli autori affermano altres di non aver voluto n potuto fornire una teoria sistematica diquegli eventi e di questa particolare dialettica storica e sociale dal punto di vista economicoe politico. Il frammento appare perci come un testo essenzialmente filosofico.

    La Premessaalla prima edizione

    Lo scopo che gli autori si erano fin dall'inizio proposti accingendosi a scrivere questo testo-frammento era quello di capire perch lumanit era sprofondata in un nuovo genere dibarbarie: la societ moderna si presentava certamente in progresso dal punto di vistascientifico e tecnologico, ma in crescente decadenza dal punto di vista della cultura.

    I due autori riconoscono di aver inizialmente tentato di inserire la loro critica allinterno delquadro culturale e scientifico contemporaneo; anche criticando una particolare dottrina erifacendosi piuttosto a unaltra. Lorganizzazione della scienza in quanto tale - distinta insociologia, psicologia e gnoseologia - non veniva da loro messa in discussione; il contributoche Adorno e Horkheimer intendevano dare con il loro scritto si sarebbe dovuto mantenereallinterno di questa "organizzazione" scientifica vigente. Il loro voleva esseresostanzialmente un intervento critico antipositivista; una riflessione sullo studio dellatradizione scientifica, tale che ricostruisse le linee teoretiche fondamentali della scienza.

    Ma, iniziando il lavoro, ci che immediatamente constatarono fu proprio la crisi dellascienza in quanto tale; dellorganizzazione e del senso che la scienza deve avere in unasociet, che si vuole moderna e in costante progresso. Lo "sfacelo della civilt borghese" lo sfondo di questa crisi culturale e scientifica.

    La loro condanna del fascismo (2) coincide allora con laccusa mossa nei confronti di quellatendenza autodistruttrice che lIlluminismo(3). E la critica a questo stato di cose deverifiutare di obbedire al pensiero filosofico attualmente vigente (allorganizzazione dellascienza di cui sopra); esso si presenta n pi n meno che come una "merce" e lespressioneche questa assume nella lingua non altro che ideologia e mistificazione: un modo direndere accettabile ci che di per s sarebbe umanamente da rifiutare (4).

    Il problema con cui ha a che fare la critica non tanto quello della "strumentalizzazione"della scienza da parte di alcune ideologie; piuttosto il rischio che la critica stessa ricadanellideologia dominante della produzione di merci, la quale un "processo globale" che

    tutto abbraccia, anche ci che gli si oppone. Il riferimento storico allIlluminismodellEnciclopediae all"apologetica" di Comte, la quale trasform la critica degli enciclopedistiin positiva accettazione della realt vigente. C inoltre un riferimento polemico a tutto

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    quanto il percorso della filosofia del diciottesimo sec