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Quaderno AIPD 21 Supplemento a “Sindrome Down Notizie” Periodico quadrimestrale anno XI - n. 2/2012 Anch’io lavoro: tra esperienze e buone prassi a cura di Monica Berarducci, Giorgia Scivola e Anna Contardi Poste Italiane S.P.A. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 63/2012 (conv. in L. 16/07/2012 n. 103) Art. 5bis, CPO PARMA ISSN: 1122-147X SINDROME D O W N NOTIZIE

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QuadernoAIPD 21

Supplemento a “Sindrome Down Notizie” Periodico quadrimestrale anno XI - n. 2/2012

Anch’io lavoro: tra esperienze e buone prassi

a cura di Monica Berarducci, Giorgia Scivola e Anna Contardi

Poste Italiane S.P.A.Spedizione in AbbonamentoPostale D.L. 63/2012(conv. in L. 16/07/2012 n. 103)Art. 5bis, CPO PARMAISSN: 1122-147X

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Periodico dell’Associazione Italiana Persone Down - anno XI, n. 2/2012 - Registrato presso il Tribunale di Roma il 18-09-2002 al n. 533/2002 - Poste ItalianeS.P.A. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 63/2012 (conv. in L. 16/07/2013 n. 103), Art. 5bis, CPO PARMA - Un numero € 5,00 - Direttore responsa-bile: Anna Contardi - Comitato di redazione: Anna Contardi (direttore), Federica Girard, Patrizia Danesi - Redazione: Viale delle Milizie 106, 00192 Roma,telefono 06/3722510 - 06/3723909, Indirizzo internet: http://www.aipd.it, Posta elettronica: [email protected] - Stampa: Spaggiari® S.p.A., Parma - Editore: AIPD -Associazione Italiana Persone Down – ONLUS, Viale delle Milizie 106, Roma - Abbonamenti: CCP 74685009 intestato a: Associazione Italiana PersoneDown, Viale delle Milizie 106, 00192 Roma - Abbonamento annuo (2011) - € 18,00, estero € 57,00 - Questo numero è stato chiuso in tipografia nel me-se di settembre 2012.

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INDICE

Prefazione ................................................................................................ 3

Parte I

1. Alcuni lavoratori con sindrome di Down si presentano .................. 5

2. Gioie e dolori dei lavoratori .............................................................. 212.1 Cosa mi piace e cosa non mi piace ................................................ 222.2 I rapporti e i comportamenti sul posto di lavoro ............................ 242.3 I miei progetti, i miei desideri ........................................................ 25

Parte II

3. Il progetto “Il lavoro, i lavori”: dai pregiudizi al da farsi .............. 29

4. L’inserimento lavorativo: azioni e attori .......................................... 45

AppendiceIl lavoro, i lavori e la cooperazione (Luigino Giliberto) ...................... 65

Bibliografia .............................................................................................. 81

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Indice

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Monica BerarducciPsicologa e psicoterapeuta, lavora dal 2002 presso l’Associazione Italiana PersoneDown Onlus.Ha lavorato come operatrice con ruolo educativo all’interno del «Corso dieducazione all’autonomia» dell’AIPD Sezione di Roma, ha partecipato a iniziativein ambito internazionale e ha coordinato le attività di alcuni progetti.Attualmente collabora alla progettazione e alla realizzazione di attività per giovani eadulti con sindrome di Down, in particolar modo nell’area dell’educazioneall’autonomia e dell’inserimento lavorativo.

Giorgia ScivolaPsicologa e psicoterapeuta, lavora dal 2006 come operatrice con ruolo educativoall’interno del «Corso di educazione all’autonomia» dell’Associazione ItalianaPersone Down Sezione di Roma. Collabora alla progettazione nazionale ed internazionale nell’ambito di iniziativerivolte a persone con sindrome di Down.

Anna ContardiAssistente sociale e coordinatrice nazionale dell’AIPD, Associazione ItalianaPersone Down Onlus, lavora dal 1981 all’interno dell’associazione, svolgendoattività di consulenza, formazione e progettazione.Ha ideato e dirige dal 1989 il «Corso di educazione all’autonomia» per adolescenticon sindrome di Down.È autrice di svariati libri sulla sindrome di Down, aspetti educativi e socioassistenziali.

Questo Quaderno è stato realizzato nell’ambito del progetto “Il lavoro, ilavori”, finanziato dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle PoliticheSociali, Legge 383/00.

Si ringraziano tutte le Sezioni AIPD, i lavoratori e gli operatori che hannopartecipato al progetto.

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QUADERNO N. 21 EDIZIONE 2012

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Prefazione

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“Anch’io lavoro: tra esperienze e buone prassi”

Si è concluso a luglio 2012 il progetto “Il lavoro, i lavori” finanziato dalMinistero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali (L.383/2000direttiva 2010) che ha voluto fornire strumenti e metodi per la realizzazionedi progetti di inserimento lavorativo di persone con sindrome di Down (sD). Per fare questo si è innanzitutto approfondito l’argomento con un gruppo dilavoratori con sD che si sono confrontati su “Gioie e lavori dei lavoratori”e si sono poi realizzati 3 cantieri di formazione rivolti ad operatori e leaderdelle sezioni AIPD sui temi dell’impresa sociale, dell’inserimento lavorativonel libero mercato e dell’impresa sociale in Europa.

Il volume che presentiamo rappresenta la conclusione di questa esperienza evuole aiutare persone con sD, famiglie, operatori, datori di lavoro aconoscere meglio questo tema e ad entrare, sia pure parzialmente, in questocammino.La I parte è frutto del lavoro dei principali “testimoni” di questo cammino, ilavoratori con sD che hanno partecipato a novembre 2011 ad un incontro diformazione e ricerca a Roma. Ci raccontano il loro lavoro, ma anche checosa gli piace e non gli piace, le relazioni e i comportamenti adeguati datenere sul posto di lavoro e i loro desideri per il futuro.La II parte raccoglie, sia pur sinteticamente, alcune riflessioni nate dalpercorso formativo coi partecipanti e rielabora alcune linee guida su quantoè necessario fare per avviare percorsi di successo. Un approfondimento sutali temi può essere fatto attraverso i testi citati in bibliografia e colconfronto con l’Osservatorio sul mondo del lavoro, servizio presente ormaida molti anni presso la sede nazionale di AIPD.

Su questo tema c’è sicuramente tanto ancora da fare se l’ultima indagine delCoordown del 2009 registrava ancora solo il 13% di lavoratori tra gli adulti

PREFAZIONE

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QUADERNO N. 21 EDIZIONE 2012

presenti nelle associazioni che si occupano in Italia di persone con sD.Molte resistenze sono sicuramente ancora legate ai pregiudizi sullapossibilità che una persona con una disabilità intellettiva possa essere unvero lavoratore. Le esperienze narrate in questo volume speriamo possanocontribuire ad illustrare quanto invece questo sia possibile e comel’inserimento di un giovane con sD in azienda possa essere veramentemotivata dall’avere “un lavoratore in più”.

Un grazie sincero va a tutti coloro che ci hanno accompagnato inquest’anno di attività con le loro storie, le loro domande, le loro esperienze,il loro cambiare, imparare, impegnarsi e crederci con la speranza diincontrarci presto a raccontarci storie di nuovi lavoratori.

Anna Contardi

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PARTE I

1. ALCUNI LAVORATORI CON SINDROME DI DOWN SI PRESENTANO

Di seguito vengono presentati da vicino i veri protagonisti di questoquaderno: i lavoratori con sindrome di Down (sD). Tutti loro hannopartecipato alla ricerca-azione nel progetto “Il lavoro, i lavori”,un’esperienza di condivisione tra lavoratori provenienti da diverse partid‘Italia. Durante questo evento sono stati esplorati tanti temi:

DOVE LAVORO e CHE COSA FACCIO: settori di lavoro e mansioniCON CHI LAVORO: rapporti coi colleghiCHI SONO IO LAVORATORE: lo status di lavoratore, salario, ferie,permessiCHI SONO IO PERSONA: la mia vita da lavoratoreIL MIO FUTURO: aspettative, carriera, vita indipendente.

Non sono solo storie di alcuni lavoratori, per cui incontreremo unmagazziniere, un operaio presso fabbrica di occhiali, un aiuto cuoco pressola cucina di una mensa scolastica, uno scaffalista del supermercato, unoperaio in una grande fabbrica, un operatore Mc Donald’s, un operaio pressouna fabbrica di giocattoli, una commessa in un negozio di scarpe, uncommesso in un negozio equo e solidale, un aiuto bibliotecario, un segretarioin una azienda, un impiegato presso azienda pubblica. Sono, soprattutto,storie di vita.

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Parte I

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QUADERNO N. 21 EDIZIONE 2012

TIZIANO MORETTI(AIPD BELLUNO)

CIAO, MI CHIAMO TIZIANO MORETI HO 26 ANNI ABITO ASOSPIROLO IN PROVINCIA DI BELLUNO.IO LAVORO IN UNA FABBRICA DI ELETTRONICA NEL REPARTOMAGAZZINO. LA FABBRICA SI CHIAMA EVCO SI TROVA A 15 KM DA CASA MIA,IO MI SPOSTO CON GLI AUTOBUS.LAVORO DA TRE ANNI, IL PRIMO ANNO DA TIROCINANTE POI DAAPPRENDISTA.IL MIO CONTRATTO SCADE NEL GENNAIO 2014 SPERIAMO CHEPOI MI ASSUMINO.LE MIE MANSIONI SONO: DISIMBALLAGGIO MERCI POIQUALCHE GIORNO DIPENDE DAL LAVORO RICOMPONGOSCATOLONI DI DIVERSE MISURE.CON I MIEI COLLEGHI MI TROVO MOLTO BENE, DURANTE LAPAUSA CHIACCHIERIAMO E QUANDO TERMINO LE MIE TRE OREE MEZZA DI LAVORO CON LE MIE COLLEGHE VADO CON LAMACCHINA ALLA MENSA A PRANZARE PERO’ TERMINATO MIACCOMPAGNANO ALLA FERMATA DELL’AUTOBUS, LORORITORNANO AL LAVORO IO A CASA.A ME PIACE UN PO’ TUTTO QUELLO CHE FACCIO PERCHÉ ÈVARIO E MI MUOVO.CON IL MIO STIPENDIO UNA PARTE LO USO PER LE MIENECESSITA’, MI COMPERO QUALCHE INDUMENTO, GELATI, LAPIZZA E QUALCHE REGALINO.UNA PARTE LA D0 ALLA MAMMA CHE ME LI VERSA IN POSTA.

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PARTE I

GIOVANNI MASATO(AIPD VENEZIA-MESTRE)

MI CHIAMO GIOVANNI MASATO, SONO UN RAGAZZO DOWN E HO28 ANNI.MI PIACE MOLTO LEGGERE LIBRI DI VARIO GENERE AD ESEMPIOLA DIVINA COMMEDIA E TANTI ALTRI ED HO AVUTO LAFORTUNA DI TROVARE UN LAVORO INERENTE A QUESTA MIAPASSIONE PRESSO LA BIBLIOTECA DELLO STUDIUM GENERALEMARCIANUM DEL SEMINARIO PATRIARCALE DI VENEZIA DOVE.LAVORO DA CIRCA 6 ANNI. CIO` E` STATO POSSIBILE GRAZIE ALLA DIRETTRICE DOTORESSAELISABETTA GIURIOLO CHE MI HA SUBITO ACCETTATO EDAIUTATO. IO PRIMA HO FATTO UN PERIODO DI PROVA DI CIRCA 12 MESIALL`INIZIO ERO UN PO` FRASTORNATO, ADESSO MI TROVOMOLTO BENE ANCHE NEL RAPPORTO CON I MIE COLLEGHI,ANCHE LORO CON ME SONO BRAVI. LAVORO NEL SETTORE DEL RIORDINO DEL PATRIMONIOLIBRARIO, TIMBRO I LIBRI, LI PULISCO, INSERISCO NEI LIBRIL’ANTITACCHEGGIO E QUALCHE VOLTA LEGGO QUALCHE PASSODI UN LIBRO, INSOMMA FACCIO UN LAVORO CHE MI PIACEMOLTO. E CHE RICHIEDE MOLTA ATTENZIONE ERESPONSABILITA`. PERCEPISO UN NORMALE STIPENDIO CHE CONSERVO IN BANCAPER IL MIO FUTURO E QUANDO HO BISOGNO DI COMPRARMIDELLE COSE PRELEVO QUANTO MI SERVE.

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QUADERNO N. 21 EDIZIONE 2012

ANGELO MARIANO (AIPD POTENZA)

IO MI CHIAMO ANGELO MARIANO E SONO UN RAGAZZO DI 23ANNI E VIVO A RUOTI UN PAESE VICINO POTENZA.LAVORO IN UNA MENSA DI UNA SCUOLA ELEMENTARE CHE SITROVA A POTENZA NEL RIONE CHIANCHETTA VICINOALL’ASSOCIAZIONE.IO LAVORO DA DUE ANNI.IL PRIMO ANNO LAVORAVO PRESSO LA MENSA DI UNAFABBRICA QUEST’ANNO INVECE MI HANNO SPOSTATO NELLAMENSA DELLA SCUOLA ELEMENTARE.LE MIE MANSIONI SONO: APPARECCHIARE LA TAVOLA, METTEREI BICCHIERI, FORCHETTE, COLTELLI E TOVAGLIOLI. RIEMPIO LEBROCCHE DI ACQUA E LA METTO NEI BICCHIERI.SISTEMO I PANINI E LA FRUTTA SUI TAVOLI QUANDO È PRONTOPORTO I PIATTI A TAVOLA.QUANDO I BAMBINI TORNANO IN CLASSE IO PULISCO LA SALA.SPARECCHIO I TAVOLI, PULISCO A TERRA, LAVO I TAVOLI ESISTEMO LE SEDIE SUI TAVOLI.IO HO TANTI COLLEGHI E SONO MIMMO, ANTONELLA, L’ALTRAANTONELLA, ROSANNA, LUCIA E ELISABETTA.QUALCHE VOLTA HO FATTO ARRABBIARE I MIEI COLLEGHIPERCHÉ NON RISPETTAVO LE REGOLE DEL POSTO DI LAVORO.UNA VOLTA HO SGRIDATO UN BAMBINO PERCHÉ BUTTAVAL’ACQUA E IL PANE A TERRA E SI SONO ARRABBIATI CON MEPERCHÉ NON LO DOVEVO FARE.A ME PIACE IL LAVORO CHE FACCIO PERCHÉ MAMMA E I MIEI

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PARTE I

FRATELLI SONO CONTENTI CHE LAVORO.MI PIACE FIRMARE LA BUSTA PAGA E PRENDERE I SOLDI.A ME PIACE IL LAVORO CHE FACCIO PERCHÉ QUELLO CHE FACCIOA MENSA LO FACCIO ANCHE A CASA QUANDO AIUTO A MAMMA.DEL MIO LAVORO A ME PIACE TUTTO.IL MIO STIPENDIO VA SU UN CONTO ALLE POSTE.I SOLDI DELLO STIPENDIO LI USO PER FARE LE MIE COSE. CON ISOLDI COMPRO I VESTITI CHE MI PIACCIONO E A NATALEFACCIO I REGALI AD AURORA, NICOLE E FRANCESCA CHE SONOLE MIE NIPOTINE.USO I MIEI SOLDI PER PAGARMI LE VACANZE CHE FACCIO CONGLI AMICI DELL’ATL.SPERO DI LAVORARE A LUNGO E PROMETTO DI FARE LAPERSONA SERIA.

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GIULIANO PERUZZA

DOVE LAVORO? DA ALBERTA SALOTTI

DA QUANTO TEMPO LAVORO? 14 ANNI

QUALI SONO LE MIE MANSIONI? METO L’IMBOTITURA DELCUSCINO E CHIUDO CERNIERA, AIUTO I MEI COLLEGHI AIMBALLARE I DIVANI, PREPARO I BRACCIOLI BIANCO CONPISTOLA ELETRICA

COM’È IL MIO RAPPORTO CON I COLLEGHI? BUONO INSIEMELAVORIAMO IN ALEGRIA, A VOLTE USCIAMO INSIEME ALCANCELLO A PARLARE ASSIEME E RIDERE, SONO MIEI AMICITUTTI.

QUALI SONO LE COSE CHE MI PIACCIONO DI PIÙ E LE COSECHE NON MI PIACCIONO DEL MIO LAVORO? PER ME ILLAVORO È TUTTO BELLO, MI PIACE PERHE CAMBIO SEMBREPOSTO, MI PIACE CHIUDERE LE CERNIERE E MENO IMBALARE

COSA FACCIO CON IL MIO STIPENDIO? VADO IN CROCERA, ALMARE CON MIA SORELLA, LI METTO IN BANCA, CONPRO VESTITO

QUADERNO N. 21 EDIZIONE 2012

L’INTERVISTA DOPPIA DALLA MARCA TREVIGIANA

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MATTEO PERENCIN

DOVE LAVORO? TARZO, VIA LA CORONA ISTITUTO CASA DIRIPOSO PADRE PIO

DA QUANTO TEMPO LAVORO? HO INCOMINCIATO NEL 2008COME TIROCINANTE MENTRE COME ASSUNZIONE NEL 2010

QUALI SONO LE MIE MANSIONI? AIUTO NEL RIORTINO SALADA PRANZO E CUCINA

COM’È IL MIO RAPPORTO CON I COLLEGHI? ABBASTANZABENE CON TUTTI

QUALI SONO LE COSE CHE MI PIACCIONO DI PIÙ DEL MIOLAVORO? DIALOGARE CON I COLLEGI E COLLEGHE E AVERERAPORTI AMICHEVOLI, MI PIACE FARE TUTTO

QUALI SONO LE COSE CHE NON MI PIACCIONO DEL MIOLAVORO? CHI NON HA RISPETTO DELLA DIRETICE E DELLEPISICOLLOGHE

COSA FACCIO CON IL MIO STIPENDIO? LO PORTO IN BANCA ELO USO POCO NIENTE, SOLO PER CELLULARE, PER SOSTENERELE SPESE COME FIGLIO IN CASA

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PARTE I

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MARTA ALFANI(AIPD ROMA)

MI CHIAMO MARTA E LAVORO DA DUE ANNI IN UN’AZIENDAINTERINALE CHE SI CHIAMA ADECCO AIUTA A CERCARE LAVOROA PERSONE CHE NON HANNO O CHE VOGLIONO CAMBIARE.COME MANSIONI RISPONDO AL TELEFONO, MANDO E-MAIL,CONSEGNO LA POSTA, PREPARO LA POSTA DA SPEDIRE, FACCIOACCOGLIENZA, FACCIO FOTOCOPIE, SPEDISCO I FAX, CONSEGNOI BUONI PASTO AI COLLEGHI E COLLEGHE. CON I MIEI COLLEGHI MI TROVO BENE NON HO MAI AVUTOPROBLEMI CON I COLLEGHI IL RAPPORTO È SEMPRE STATOOTTIMO CERTO NON LI CONSIDERO AMICI E AMICHE MI ÈDIFFICILE GESTIRE I DUE TIPI DI RAPPORTO ESSERE AMICI ÈUNA COSA ESSERE COLLEGHI È UN’ALTRA COSA PERCHÉ PERME GLI AMICI SONO ALTRI. IN REALTÀ NON C’È NULLA CHE NON MI PIACCIA DEL MIOLAVORO MI PIACE TUTTO DEL MIO LAVORO E NE SONO MOLTOSODDISFATTA DEL MIO LAVORO MI PIACE AIUTARE LE PERSONEA CERCARE LAVORO E DARE UNA MANO INVECE DI STARE CONLE MANI IN MANO DIREI CHE NE SONO CONTENTA DI ME STESSAE PER QUELLO CHE FACCIO NE SONO VERAMENTE CONTENTA. GRAN PARTE DEL MIO STIPENDIO RESTA IN BANCA E UNA PARTECI FACCIO SHOPPING, RICARICHE AL CELLULARE, LI PRELLEVOQUANDO MI SERVONO, LE CENE E ALTRO MA GRAN PARTE È PERIL MIO FUTURO CHE CONDIVIDO INSIEME CON IL MIOFIDANZATO DI CUI INSIEME ABBIAMO TANTI PROGETTI TRA CUIUNIRCI IN MATRIMONIO.

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MONICA COSTANTINI(AIPD VENEZIA-MESTRE)

MI CHIAMO MONICA, LAVORO DENTRO IL CENTROCOMMERCIALE AUSCHAN ORMAI CHE SONO 3 ANNI. L’ALTRO GIORNO DI DOMENICA HO FATTO LE PULIZIE DI TUTTONEGOZIO CHE FACCIO IO SEMPRE GUARDO LE I MAIL CON LA MIA SIGLÀ (PASSWORD) ANDRÒCONTROLLARE ANCHE LA POSTAMETTO GLI ANTITAGHEGGIO SULLE SCARPE PER ARRIVARE ILCAMMION DELLA MERCE CHIUDERO I SCATOLLONI CON LOSCHOC IMBUSTARE CON I GLIENTI(CLIENTI) IN CASSA PER ADESSO MI TROVO BENISSIMO MI PIACE TANTO STARE UNASQUADRA DEI COLLEGHIMI PIACEREBBE FARSI LE CHIACCHIERE DA POCO TEMPO CISONO DELLE BARUFFE I SOLDI INTANTO CHE MI METTO NELMIO CASSETTO TIPO DI PAGARE LA PRIMA VACANZA DAQUEST’ANNO E PAGO ANCHE I MIEI SOLDI DI COMPERARE LESCARPE

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PARTE I

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QUADERNO N. 21 EDIZIONE 2012

GIULIA ABIUSI (AIPD POTENZA)

IO SONO GIULIA ABIUSI HO LAVORATO IN UNA MENSA PER UNANNO PRESSO DI UNA COOPERATIVA CHE SI CHIAMA ECLESSIAHO FATTO UN COLLOQUIO DI LAVORO E MI HANNO ASSUNTA INSEGUITO HANNO ASSUNTO ALTRI 7 RAGAZZI DELLAASSOCIAZIONE A.I.P.D. DI POTENZA. IO AL LAVORO ANDAVO CON UN AUTOBUS VICINO POTENZA ATITO ZONA INDUSTRIALE. IL MIO LAVORO CONSISTEVA DI STAREIN UNA CUCINA PER DARE UNA MANO A MIEI COLLEGHI ERANOSIMPATICI E GENTILI, I MIEI CAPI NON ERANO TROPPO SEVERIMA ERANO SIMPATICI E MI DAVANO DELLE MANSIONI DA FARETIPO: TAGLIARE GLI ALIMENTI E PULIRE IL POSTO DI LAVORO. AME PIACEVA DI STARE IN UNA CUCINA PERCHÉ MI DIVERTIVO ACUCINARE E ESPERIMENTARE DELLE NUOVE RICETTE. IL MIOPRIMO STIPENDIO ERA MOLTO DIVERTENTE PERCHÉ UN GIORNOCI HANNO CHIESTO DI ANDARE DAL NOSTRO CAPO CHE CI HADATTO LA BUSTA PAGA DUE MIEI AMICI HANNO AVUTA E IO NOMI HANNO DETTO CHE MIA MADRE CHE AVEVA LEI LA MIAPRIMA BUSTA PAGA DEL MIO STIPENDIO IO TORNANDO A CASAERO FURIOSA CON LA MIA MAMMA E LEI MI DICEVA DI NONAVERLO INVECE LA COOPERATIVA SI ERA SBAGLIATA. IOLAVORAVO CON DUE RAGAZZI DELLA ASSOCIAZIONE CONELISABETTA E MARCELLO ERAVAMO CONTENTI DI QUESTOLAVORO E DI STARE IN INSIEME. QUESTA MENSA INIZIAVA DAOTTOBRE FINO A FINE DI MAGGIO ERA COLLEGATA DELLASCUOLA QUANDO INIZIAVA FINO ALLA CHIUSURA DELLE

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PARTE I

SCUOLE. È PASSATO 4 MESI È NON HANNO PIÙ CHIAMATO DALLAVORO, CI HANNO CHIAMATO A GENNAIO PER FINIRE DINUOVO A MAGGIO. AL QUEL’ PUNTO ABBIAMO DECISO DILINCENZIARE DELLA COOPERATIVA. A SETTEMBRE COMINCERÒUN NUOVO LAVORO IN UN UFFICIO CHE SI TROVA A POTENZASOPRA ALLA COIN PALAZZO AFFIANCO. QUESTO LAVORO IOSTARÒ IN UNA SEGRETERIA CON DUE COLLEGHE CHE SICHIAMERANNO ANNAMARIA E MARIAPINA. AVRÒ UNA MIAPOSIZIONE LA MIA SCRIVANIA, UN COMPUTER, CASSETTI CONUNA CHIAVE, UNA CHIAVETTA PER LA MACCHINETTA E UNTELEFONO DA URLO QUESTO POSTO DI LAVORO. GIÀ MI PIACEQUESTO LAVORO. PARLIAMO DI PIÙ BENE HO SENTITO COSADEVO FARE A QUESTO LAVORO: METTERE LE CARTENELL’ARCHIVIO CARTACEO, FATTURE DA SCANARIZZARE EARCHIVIARE AL COMPUTER: PROCEDIMENTO MI ARRIVA UNAMAIL APRIRE IL FILE E COPIARE E INCOLLARE E RINOMINARELA DATA DELLE FATTURE E METTERE NELL’ARCHIVIO DEIFORNITORI AL COMPUTER POI LE FATTURE STESSE METTONELL’ARCHIVIO CARTACEO, SCRIVERE I DOCUMENTI IN WORDFARE LE STAMPE E SCANARIZZARE I DOCUMENTI APRIRE LEBUSTE E DIVIDERE LE CARTE INSOMMA LAVORO DASEGRETARIA CHE BELLO DA URLO NON VEDO L’ORA DI INIZIAREA LAVORARE EVVIA!!!!QUESTO UFFICIO È MOLTO GRANDE HA TANTI SETTORI QUESTOLAVORO SI OCCUPA DELLE BANCHE SIA A POTENZA E FUORI DIPOTENZA. CI SARANNO TANTI COLLEGHI SARANNO MOLTOSIMPATICI E GENTILI. AL RISPETTO DEL VECCHIO LAVORO MI PIACERÀ DI PIÙ QUESTOLAVORO PERCHÉ NON DEVO PIÙ METTERE LA DIVISA DACUCINA E RISPETTARE L’IGIENE DELLA PERSONA EDELL’AMBIENTE MA POTRÒ ESSERE ME VOGLIO DIRE CHEPOSSO ESSERE UNA RAGAZZA LO SONO GIÀ VOGLIO DIRE:CURARMI DI PIÙ METTERE TANTI VESTITI, VESTITINI, GONNE,METTERE LO SMALTO AI PIEDI E MANI E SISTEMARE I CAPELLICOSE DA RAGAZZA CHE PRIMA NON POTEVO FARE MA ORA SI ESONO MOLTISSIMO CONTENTA DI FARLO. QUINDI PERCONCLUDERE TUTTO MI PIACERÀ DI PIÙ QUESTO NUOVOLAVORO CHE QUELLO VECCHIO NON MI DISPIACE DI ESSERELICENZIATA IO STAVO IN CUCINA DAL 1 SUPERIORE ISTITUTOALL’ALBERGHIERO DI POTENZA CAMBIARE LAVORO È BELLOAVERE UNA SECONDA SCHANZ. CIAO A TUTTI

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QUADERNO N. 21 EDIZIONE 2012

GIORGIA VITIELLO(AIPD ROMA)

LE DOMANDE SUL IL MIO LAVORO:IO LAVORO PRESSO IN UNA AZIENDA, DELLA SOCIETÀ DEL IL(GRUPPO DELLE FERROVIE) DI “FS LOGISTICA” E SONO 5 ANNICHE IO CI LAVORO E LE MIE MANSIONI DI LAVORO SONO: 1. LA CORRISPONDENZA 2. IL CONTROLLO ACCESSI, DI METTERE APPOSTO I CONTRATTI

E RIFORNIMENTO CARTA 3. E LA CANCELLERIA

E SONO QUESTI DI LAVORI CHE MI PIACCIONO DI STARE E ALTELEFONO E CON IL MIO STIPENDIO CI PAGO MIE VACANZE CHE IO FACCIOCON:1. L’ATL2. USL 3. CON LA MIA PARROCCHIA; E IL TENNIS

E UN BUON RAPPORTO SUL IL PUNTO, DI VISTA LAVORATIVO EAFFETTIVO E !! CON I TUTTI E I MIEI RESPONSABILI ECOLLEGHI? 1. ALESSANDRA2. ANNA MARIA3. VITTORIA RITA

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PARTE I

ANDREA BASSO (AIPD VENEZIA-MESTRE)

CIAO, SONO ANDREA.IO LAVORO NELLA COOPERATIVA EQUO E SOLIDALE IN CAMPOSANTA MARGHERITA VERSO I CARMINI TRA MACELLERIA EANTIQUARIATO ABBIAMO APERTO UNA BOTTEGA PER LAVENDITA DI PRODOTTI EQUO E SOLIDALI PROVENIENTI DALSUD DEL MONDO ASIA, AFRICA, E SUD AMERICA È UN IMPRESASOCIALE CON LO SCOPO DI CREARE ANCHE LAVORO PERPERSONE SVANTAGGIATE PER CUI ABBIAMO DECISO DICHIAMARCI COOPERATIVA SOCIALE DI TIPO B.LAVORO DA 6 ANNI LE MIE MANSIONI SONO: ADDETTO ALRIORDINO SCAFFALI.IL MIO RAPPORTO CON I COLLEGHI SONO BUONI E VADOD’ACCORDO MA QUALCHE VOLTA MI PIACCIONO TUTTE MA SEPER CASO NON MI PIACCIONO NE PARLO CON IL CAPO.CON IL MIO STIPENDIO LI METTO VIA PER PAGARE I CONTICORRENTI DELLE MIE ATTIVITÀ LE VACANZE ESTIVE!

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QUADERNO N. 21 EDIZIONE 2012

FEDERICA INNAMORATI (AIPD L’AQUILA)

MI CHIAMO FEDERICA INNAMORATI, HO 36 ANNI E SONO UNARAGAZZA CON LA SINDROME DI DOWN. HO FREQUENTATOL’ISTITUTO STATALE D’ARTE E PARTECIPO CON INTERESSE EDIMPEGNO ALLE VARIE ATTIVITÀ DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANAPERSONE DOWN DI L’AQUILA. LAVORO PRESSO UN FAST FOOD AL’AQUILA CHE SI CHIAMA MC DONALD’S E SI TROVA IN VIACORRADO IV, 54/56.LAVORO DAL 16 GIUGNO 2008 MA LA VERA ASSUNZIONE C’ÈSTATA IL 3 FEBBRAIO 2010, ALLE 16E15, CON UN CONTRATTO DILAVORO A TEMPO INDETERMINATO. LE MIE MANSIONI SULPOSTO DI LAVORO SONO: LA GESTIONE E LA PULIZIA DELLASALA, LA PREPARAZIONE DEL CONDIMENTO DEI TOAST INCUCINA, LA PULIZIA DEI VASSOI E SONO LA RESPONSABILE DELRIORDINO MAGAZZINO. OGNI MERCOLEDÌ E OGNI SABATOMATTINA MI OCCUPO DELLO SCARICO MERCI. PER QUANTORIGUARDA IL RAPPORTO CON I MIEI COLLEGHI È AL 100%OTTIMO ANCHE SE SI DOVREBBERO METTERE NEI MIEI PANNIQUANDO A VOLTE MI FANNO LITIGARE CON I MANAGER. MA INFONDO MI CONSIDERANO UNA COLLEGA A TUTTI GLI EFFETTINEL MIO SETTORE DI RESPONSABILE MAGAZZINO.LA COSA CHE MI PIACE DI PIÙ DEL MIO LAVORO È LA MIA

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PARTE I

SODDISFAZIONE DI ESSERE UNA LAVORATRICE IN CORSO E LAMIA GRATIFICAZIONE NELL’ESSERE LA RESPONSABILE DELMAGAZZINO. INVECE, LA COSA CHE MI PIACE DI MENO DEL MIOLAVORO È L’INCOMPATIBILITÀ DI CARATTERE CON ILDIRETTORE E ANCHE CON I MANAGER DI TURNO. UNA COSACHE NON TOLLERO È QUANDO MI DICONO CHE SONOBUGIARDA. LO STIPENDIO LO METTO TUTTO IN UNA BANCA DIFIDUCIA CHE SI CHIAMA FINECO, SUGGERITA DA MIO FRATELLO.QUANDO HO BISOGNO DI SOLDI LI CHIEDO A MIO FRATELLO ILQUALE AMMINISTRA IL MIO STIPENDIO. CON QUESTI SOLDICOMPRO QUALCOSA PER ME DI PERSONALE O LI UTILIZZO PERANDARE A CENA FUORI. PENSO CHE CI POTRÒ REALIZZARE ILMIO FUTURO CIOÈ RIMETTERE A POSTO CASA MIA, DISTRUTTADAL TERREMOTO.

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QUADERNO N. 21 EDIZIONE 2012

MIRIAM TORREM(AIPD BELLUNO)

IO MI CHIAMO MIRIAM. LAVORO IN OCCHIALERIA VIAVALCOZZENA IN AGORDO (BL) PER LUXOTTICA DA MARCOZANVETTOR. LAVORO QUI DA OTTO ANNI. LE MIE MANSIONI CONSISTONO NEL DIVIDERE LE ASTE DAICOLORI, LE METTO IN FILA CON LE SCATOLE, POI ANCHE LECAPSULE DELLE STRASS. I MIEI COLLEGHI MI VOGLIONO TANTISSIMO BENE, MI AIUTANOSUL LAVORO. LE COSE CHE NON MI PIACCIONO DEL MIO LAVORO SONO LECROMO DI VERSACE CHE SONO ROTONDE E PICCOLE E MIFANNO MALE AGLI OCCHI. LA COSA CHE MI PIACE DI PIÙ ÈLAVORARE CON LE ASTE COLORATE.I SOLDI DELLA MIA PAGA DEL LAVORO LI METTO IN BANCA E LIUSO PER I MIEI BISOGNI, COMPRO VESTITI, SCARPE, VADO ALMARE, ALLE TERME E AIUTO LA MAMMA.

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PARTE I

2. GIOIE E DOLORI DEI LAVORATORI

Dopo le testimonianze dei lavoratori, viene di seguito presentato il frutto dellavoro svolto durante la Ricerca-Azione.Al termine di ogni giornata tutti i partecipanti hanno espresso liberamente leloro opinioni sulla loro esperienza e sul mondo del lavoro, scrivendole sudue cartelloni: il cartellone del “mi piace” e quello del “non mi piace”. È stato poi affrontato il tema dei rapporti con i colleghi e con il datore dilavoro, attraverso un’attività chiamata “minuetto”. Sono state presentatesituazioni di lavoro sotto forma di brevi racconti o filmati, dove ogniprotagonista o attore esprime due punti di vista diversi e la soluzione vienelasciata aperta. Dopo la lettura o la visione della storia, è stato chiesto adogni partecipante di prendere una posizione rispetto alla problematicaproposta, schierandosi fisicamente alla destra o alla sinistra del conduttore,che ha proposto tali dislocazioni come l’essere d’accordo con l’una o l’altraposizione. Almeno un lavoratore per parte ha poi esposto la motivazionedella propria scelta e su tale confronto è iniziata la discussione che ha portatoalla stesura delle “regole d’oro” che è importante seguire sul posto di lavoro.È stato infine chiesto ai lavoratori quali fossero i loro progetti per il futuro,attraverso la scrittura delle “nuvole dei desideri”.Nelle prossime pagine viene proposto tutto il materiale raccolto al terminedella Ricerca-Azione, così come è stato scritto dai lavoratori con sindrome diDown che hanno partecipato.

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QUADERNO N. 21 EDIZIONE 2012

DEL LAVORO MI PIACE

• MI PIACE POTER COLLABORARE CON I MIEICOLLEGHI

• MI PIACE STARE BENE TRA GLI ALTRI, ÈIMPORTANTE STARE BENE PERCHÉ GLI ALTRISONO FELICI

• MI PIACEREBBE ANDARE A CONVIVERE CON LA RAGAZZAPERCHÉ HO UN LAVORO

• NEL MIO LAVORO MI PIACE STARE INSIEME AI RAGAZZIDURANTE LE ATTIVITA’ ALL’INTERNO DI UN CLIMAPIACEVOLE

• MI PIACE LAVORARE

• MI PIACE LAVORARE CON LE MIE COLLEGHE INMAGAZZINO E TOGLIERE LE FELPE I PANTALONI DALCELOFAN IN COPPIA

• MI PIACE QUESTO LAVORO PERCHÉ SONO PAGATO, SONO INCONTATTO CON I CLIENTI E MI RENDO UTILE NELLE MIEMANSIONI E COLLABORO CON I COLLEGHI

• MI PIACE QUANDO LAVORO BENE, QUANDO FACCIO BENE LECOSE

• LA SODDISFAZIONE CHE PROVO QUANDO LA PERSONA C HESEGUO NELL’INSERIMENTO LAVORATIVO RAGGIUNGE I SUOIOBIETTIVI

• QUELLI CHE PIACCIONO COSI TANTO STARE IN COMPAGNIADI AMICI E COLLEGHI

• MI PIACE COMPRARE REGALI PER I NIPOTI CON LO STIPENDIO

• MI PIACE AVERE UN LAVORO, UNO STIPENDIO E UNA CASADOVE VIVERE DA SOLA

• MI PIACE DI FARE IL MIO LAVORO E CONTINUERO’ A FAREDEL MIO MEGLIO DEL MIO DOVERE

• CON I MIEI COLLEGHI VADO D’ACCORDO QUASI SEMPRE. MIPIACE AIUTARE IN MAGAZZINO

• MI PIACE IL RAPPIORTO DI FIDUCIA CHE HO INSTAURATO CONI MIEI COLLEGHI

• A ME PIACE STARE CON I MIEI COLLEGHI DI LAVORO E MIDIVERTO

• SUL RAPPORTO CON I MIEI COLLEGHI BISOGNA ESSERECORDIALI E RISPETTARE COMPORTARSI BENE

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2.1 Cosa mi piacee cosa non mi

piace

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PARTE I

• MI PIACE ESSERE UN LAVORATORE IN CORSO E ESSERE ATUTTI GLI EFFETTI UNA VERA LAVORATRICE IN CORSO

• MI PIACE QUANDO IL MIO CAPO SI CONFRONTA CON ME E MIIMPONE IL SUO PUNTO DI VISTA

• MI PIACE IL MIO LAVORO E CHE STO NEI LIBRI VISTO CHE MIPIACE TANTO LEGGERE

• DEL MIO LAVORO MI PIACE POTERMI CONFRONTARE CONPERSONE DIVERSE

• MI PIACE LA MIA MANSIONE FARE PEZZI DEI PASSEGGINI

• IL MIO LAVORO MI PIACE STARE TUTTI CON I MIEI COLLEGHI,ESSERE SERENA, LA PAGA

• MI PIACE I SOLDI

• IL CONFRONTO CON ALTRE PERSONE

• MI PIACE STARE IN CUCINA A PREPARARE I PIATTI ECUCINARE LE RICETTE CHE VENGONO DETTE DAL MIO CAPO

DEL LAVORO NON MI PIACE

• NON MI PIACE QUANDO SUL LAVORO SI GRIDAE CI SI SPINGE

• NON MI PIACE STARE SENZA FAR NIENTE ALAVORO

• NON MI PIACE ESSERE PRESO IN GIRO E GIUDICATO DAGLIALTRI

• NON MI PIACE QUANDO LA GENTE MI CRITICA SIA NELLAVORO SIA NELLA VITA PRIVATA È UNA COSA CHE NONTOLLERO

• QUELLO CHE NON MI PIACE È DI ESSERE PRESA IN GIRO DANESSUNO E NEANCHE DAI COLLEGHI

• NON MI PIACE QUANDO I COLLEGHI NON RISPETTANO I RUOLI

• AVERE UN CONTRATTO A TEMPO DETERMINATO

• NON MI PIACE QUANDO CI SONO DEI COMPORTAMENTI POCOCORDIALI CON I COLLEGHI DI LAVORO

• IL MIO LAVORO NON È CONTINUATIVO

• NON MI PIACE STARE SENZA LAVORO

• CHE I CLIENTI DISFANO I VESTITI DAI CESTONI E IO DEVOFARLI TUTTI DA SOLA

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• NEL MIO LAVORO NON MI PIACE CHE SI DICA MALE ALLE MIESPALLE E DEL LAVORO MIO PERCHÉ NON SI GIUDICA ILLAVORO DEGLI ALTRI

• NON MI PIACE TIPO CHIACCHIERARE A LAVORO

• NON MI PIACE? LE PRESE IN GIRO TRA COLLEGHI DI LAVOROE CON I SUPERIORI

• AVERE DELLE INSICUREZZE SUL LAVORO O NELLA GESTIONEDELLE ATTIVITA’

• SUL LAVORO MI SENTO CONTROLLATO

• QUELLO CHE NON MI PIACE È DI STARE A CASA SENZA UNLAVORO, QUELLO MI DA NOIA E NON FACCIO NIENTE

• NON PIACCIONO LE REGOLE SUL LAVORO

• NON MI È PIACIUTO DI AVERE SEMPRE DELLECONTESTAZIONI CON I MIEI COLLEGHI DI LAVORO

• NON MI PIACE UTILIZZARE LA CUCITRICE

• NON MI PIACE NON ANDARE A LAVORO

AL LAVORO È IMPORTANTE

1. AVERE RISPETTO PER GLI ALTRI

2. NON PRENDERE IN GIRO, COMPORTARSI DA PERSONE ADULTE

3. SAPER ASCOLTARE E COLLABORARE, NON ESSEREPRESUNTUOSI

4. DIRE LE COSE IN FACCIA

5. CREARE DEI RAPPORTI POSITIVI

6. ESSERE CORDIALI

7. RISPETTARE I TEMPI E GLI SPAZI DEGLI ALTRI

8. IMPEGNARSI SUL LAVORO

9. NON FARSI METTERE I PIEDI IN TESTA

10. PARLARE CON GLI ALTRI SENZA LITIGARE

11. SAPER ACCETTARE LE CRITICHE

12. RISPETTARE I RUOLI E I COMPORTAMENTI: IL CAPO E ICOLLEGHI SONO DIVERSI

13. RICORDARSI NON TUTTI I COLLEGHI SONO AMICI

14. SUL POSTO DI LAVORO CI SI PUO’ FIDANZARE MA… ATTENZIONEA NON CONFONDERE IL LAVORO CON LA VITA PRIVATA

2.2 I rapporti e i

comportamentisul posto di lavoro

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PARTE I

2.3 I miei progetti,i miei desideri

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PARTE I

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3. IL PROGETTO “IL LAVORO, I LAVORI”: DAI PREGIUDIZI AL DA FARSI

L’inserimento lavorativo di una persona con sD nel libero mercato è il risul-tato di un percorso complesso fatto d’interventi specifici con le famiglie, leaziende e i potenziali lavoratori. Tale percorso non può essere improvvisato ecostruito senza un adeguato bagaglio di conoscenze ed esperienze e presup-pone la presenza di figure professionali informate e formate, in possesso dispecifiche cognizioni, capacità educative e gestionali, così come di Servizi diInserimento Lavorativo (SIL) in grado di fare rete sul territorio e coordinarele varie azioni (si veda il Cap. 4).L’attuale situazione di crisi del mercato del lavoro, rendendo sempre più dif-ficili gli inserimenti in termini di disponibilità da parte delle aziende, spingedall’altro canto a guardare oltre e a pensare a scenari alternativi. La creazio-ne di attività di tipo commerciale, agricolo o servizi, può, ad esempio, offrireuna possibilità concreta a tutte quelle persone con disabilità intellettiva chenon riescono a inserirsi nel mercato ordinario del lavoro per difficoltà ogget-tive; per qualcun altro può invece rappresentare uno “spazio di passaggio”,per formarsi e fare esperienza in vista di un inserimento nel mercato aperto.In ogni caso, l’apertura di un’impresa sociale è una strada da valutare se sivogliono creare nuove opportunità in termini di posti di lavoro (si veda l’Ap-pendice).Sono queste le principali riflessioni che hanno portato all’elaborazione delprogetto “Il lavoro, i lavori”, un’iniziativa centrata sulla formazione e sulla“messa in comune”, avente come obiettivo il miglioramento della qualitàdelle esperienze già attive presso le sedi AIPD e l’avvio di nuove.Aspetto centrale dell’iniziativa è stato costituito dalla realizzazione di alcuni“Cantieri” di formazione, con l’idea di favorire l’avvio di nuovi progettid’inserimento a partire dalla conoscenza di buone prassi realizzate, mettendoin contatto i protagonisti e predisponendo il sostegno di esperti per lo start upd’Impresa.

Parte II

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PARTE II

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Per rilevare le conoscenze e le credenze dei partecipanti, impostare i pro-grammi dei vari eventi e scegliere i contenuti da trasferire, lo staff nazionaleha elaborato in avvio di progetto un questionario d’ingresso, che è statocompilato da alcuni partecipanti1. I contenuti emersi attraverso i dati presentati nelle prossime pagine, seppurpoco indicativi dal punto di vista numerico (poiché relativi solo a 17 perso-ne), sono però interessanti e meritevoli di riflessione in quanto “temi comuniricorrenti” che generano dubbio e confusione (alcune delle tematiche trattateattraverso il questionario sono, infatti, “tornate” durante i Cantieri e in piat-taforma). Analizzare tali temi, aldilà del progetto in cui sono stati espressi,rappresenta un buon punto di partenza per una riflessione sull’inserimentolavorativo delle persone con disabilità. Si potrà osservare come anche perso-ne coinvolte in processi di inserimento lavorativo portino con loro mal cono-scenze, pregiudizi e stereotipi che possono ostacolare tali processi.

1 8 coordinatori e 3 operatori dei SIL, 2 coordinatori e 3 operatori dei Corsi di autonomia e 1Presidente, provenienti da 15 diverse sezioni AIPD.

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PARTE II

QUESTIONARIO D’INGRESSO(segna una sola risposta, salvo diversa indicazione)

1) L’inserimento lavorativo di una persona con sindrome di Down è possibile:a) per tuttib) per tutti con un’adeguata formazionec) solo per alcuni

2) Per una persona con sD l’inserimento lavorativo è importante soprattutto perché:a) è una fonte di redditob) è un’occupazione del proprio tempoc) è un elemento di identità

3) Scegli tra questi elementi i 3 che ti sembrano indispensabili per un inserimento lavorativo di successo:a) volontariato b) scuola media inferiore c) tirocinio formativo d) corso di formazione professionale e) scuola media superioref) esperienza lavorativa non retribuitag) contratto a tempo determinatoh) tirocinio finalizzato all’assunzione i) laboratorio protettol) centro educativo occupazionale diurnom) esperienza di lavoro in cooperativa

4) Un lavoratore con sD è:a) un lavoratore con ridotta capacità produttivab) una persona sottratta al circuito assistenzialec) una persona felice e serena al di là della produttività d) una persona che se collocata bene esprime la stessa produttività degli altri

5) Una persona con sD può:a) fare qualsiasi lavoro esecutivob) solo lavori ripetitivic) lavori non pericolosi e lontani dalle macchined) qualsiasi lavoro ben organizzato compatibile con le proprie competenze

6) Le aziende assumono un lavoratore con sD se:a) hanno più di 15 dipendentib) hanno più di 35 dipendentic) addetti nella ristorazioned) ricevono incentivi per l’assunzionee) vogliono partecipare ad appalti pubblicif) se sono disponibili

7) Tutti i lavoratori con sD possono essere assunti se:a) hanno una percentuale di invalidità tra il 75% e 99%b) se sono iscritti nelle liste speciali per il collocamentoc) se hanno completato l’obbligo scolastico

8) La Convenzione di integrazione lavorativa è:a) una forma speciale di contratto di lavorob) un accordo tra azienda, centro per l’impiego e lavoratorec) un accordo tra sindacati e azienda

9) Un lavoratore con sD regolarmente assunto:a) percepisce un salario proporzionale alla sua produttivitàb) percepisce lo stesso salario dei colleghi con uguale qualificac) percepisce un salario che viene in parte pagato dagli enti localid) percepisce il salario ma perde ogni forma di previdenza economica per gli invalidi

10) Al momento della costituzione di una cooperativa sociale di tipo B quali dei seguenti parametri devi considerare (segnane 3):a) gli interessi delle persone con sindrome di Down che intendi coinvolgere b) la presenza di lavoratori disabili e non c) la disponibilità dei familiari ad impegnarsi direttamente nell’attività d) la domanda del mercato e) la disponibilità di appalti f) le capacità delle persone con sindrome di Down che intendi coinvolgere g) la disponibilità di finanziamenti pubblici per la cooperazione h) la disponibilità di materiali e macchinari i) la presenza di persone esperte nel settore di mercato scelto

Risposte corrette: 1 c; 2 c; 3 b,c,h; 4 a; 5 d; 6 a; 7 b; 8 b; 9 b; 10 d,f,g.

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Se con inserimento lavorativo si intende“ il raggiungimento, attraverso ope-razioni di supporto e mediazione, di un ruolo lavorativo reale in un contestoproduttivo di mercato“ 2, pensare che tutte le persone con sD adeguatamenteformate possano lavorare è una visione poco realistica, che rischia di crearefalse aspettative e avviare percorsi destinati a fallire in quanto non adeguatialle persone e ai loro bisogni. Prima di avviare qualsiasi tipo di riflessione intal senso è importante però avere chiara una distinzione tra questo tipo d’in-serimenti e forme alternative, come ad esempio le esperienze occupazionali(laboratori protetti, centri di occupazione con finalità educative, ecc.), chehanno come obiettivo il benessere generale della persona e la sua realizza-zione, attraverso la permanenza stabile in un contesto lavorativo.Se si pensa all’inserimento nella prima accezione, sicuramente la formazionee, soprattutto lo sviluppo di capacità di autonomia personale e sociale fin daiprimi anni, ha un peso molto forte in termini di risultati (intesi come possibi-lità concreta d’inserimento). Tuttavia è importante tenere sempre “tenere ipiedi per terra” e considerare l’eterogeneità e la diversità dell’universo dellepersone con sD, all’interno del quale sono anche presenti giovani che perdifficoltà cognitive non riescono ad inserirsi con successo, ma possono inve-ce esprimersi positivamente in contesti di lavoro protetto (ad esempio leCooperative Sociali di tipo B). Altri ancora, proprio per la complessità della

2 Si veda Lepri C., Montobbio E., Papone G. (1999), in Bibliografia.

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L’inserimento lavorativo di una persona con sD è possibile:

N° %

Per tutti 0 0

Per tutti con un’adeguata formazione 8 47

Solo per alcuni 9 53

TUTTE LE PERSONE CON SD POSSONO LAVORARE?

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loro condizione di disabilità, avranno invece bisogno di risposte assistenziali,più adeguate ai loro bisogni.Per molte persone con sD, dunque, un adeguato training formativo non è suf-ficiente per inserirsi nel mondo del lavoro.Bisogna inoltre ricordare che imparare un lavoro è diverso da imparare a la-vorare, che vuol dire riconoscersi e sentirsi adulti, comportarsi come tali e sa-per vivere all’interno di un ambiente fatto di ruoli, regole e doveri. Impararea lavorare significa anche sapere accettare cambiamenti nelle abitudini, faredelle rinunce, seguire ritmi a volte incalzanti, gestire il rapporto con altre per-sone, che sono colleghi o superiori. Anche questi aspetti, al di là delle capa-cità e della formazione individuali, possono non essere sostenibili per alcuni.In questo senso l’educazione in famiglia (prima) e il sostegno all’interno del-l’associazione (poi), sono fondamentali: se un giovane di 20 anni è stato (edè) trattato come un bambino ed iperprotetto, sarà molto difficile per lui, an-che con il miglior percorso di formazione, percepirsi un adulto lavoratore esapersi integrare in un contesto nuovo così complesso.

LAVORO E IDENTITÀ

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PARTE II

Per una persona con sD l’inserimento lavorativo è importante soprattutto perché:

N° %

È una fonte di reddito 0 0

È un’occupazione del proprio tempo 0 0

È un elemento di identità 17 100

Altro tema centrale, su cui tutti concordano, è quello dell’importanza del la-voro per una persona con sD: al di là degli aspetti economici e occupaziona-li, sicuramente importanti ma secondari, essere un lavoratore vuol dire sen-tirsi ed essere riconosciuto adulto e capace, avere delle responsabilità chepassano attraverso un ruolo, contribuire all’interno della società, dover faredelle scelte, doversela cavare da solo.Lavoro e ruolo lavorativo sono senza dubbio elementi fondamentali nella co-struzione dell’identità adulta; allo stesso tempo una buona strutturazione del-l’identità è elemento essenziale a sostegno del ruolo lavorativo. Identità eruolo lavorativo sono due fattori di un complesso fenomeno circolare che siattivano, rafforzano e completano a vicenda3.

3 Si veda Montobbio (2003), in Bibliografia.

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In tal senso l’inserimento lavorativo è un momento fondamentale del proget-to di vita di una persona e le testimonianze e le riflessioni contenute nellaprima parte di questa pubblicazione ne sono la dimostrazione più evidente. Il lavoro è elemento determinante in termini di autorealizzazione e costruzio-ne di uno status, di una identità lavorativa che costruisce e fa crescere la per-sona, rendendola parte di un meccanismo, integrandola nella società, con no-tevoli ripercussioni sulla sua autostima e il suo benessere.Questi aspetti dovrebbero far riflettere chi si occupa d’inserimento lavorati-vo e deve gestire i primi incontri con le famiglie, in particolar modo conquelle più preoccupate o incerte, che vedono l’esperienza lavorativa inun’ottica riabilitativa/occupazionale, hanno difficoltà a percepire il propriofiglio come un adulto o hanno paura di perdere provvidenze o diritti pensio-nistici. Oltre ad una buona informazione in tal senso (si vedano le schedealla fine del capitolo), è infatti importante ragionare con le famiglie sul si-gnificato del lavoro e sugli effetti positivi che potrebbe avere per il propriofiglio in termini di crescita personale, benessere e miglioramento dell’auto-stima, aspetti che passano anche attraverso l’immagine che proviene dall’in-contro con l’altro.

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PARTE II

Scegli tra questi elementi i 3 che ti sembrano indispensabili per un inserimento lavorativo di successo:

N° (risposte)

Volontariato 0

Scuola media inferiore 0

Tirocinio formativo 13

Corso di formazione professionale 6

Scuola media superiore 5

Esperienza lavorativa non retribuita 2

Contratto a tempo determinato 3

Tirocinio finalizzato all’assunzione 16

Laboratorio protetto 1

Centro educativo occupazionale diurno 4

Esperienza di lavoro in cooperativa 1

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Adultità e inserimento lavorativo di una persona con sD non possono essereimprovvisati al raggiungimento di una data età, ma vanno costruiti giornodopo giorno attraverso un percorso educativo, affettivo e relazionale che de-ve necessariamente iniziare nella prima infanzia. Per costruire un progetto di vita è necessario, infatti, comporre un puzzle fat-to di esperienze, che saranno ancor più utili e significative se coinvolgerannotutti gli “attori” (famiglia, scuola, servizi, ecc)nella condivisione di obiettivie modalità.L’inserimento lavorativo di una persona si colloca all’interno di tale progettoe presuppone, come già visto, la capacità di imparare a lavorare e poi di sa-per fare uno specifico lavoro, aspetti molto diversi che rimandano al saperessere e saper fare della persona e che necessitano esperienze formative, af-fettive ed educative specifiche.Per questo sono determinanti, al termine del ciclo scolastico4, tutte quelleoccasioni che permettono alla persona di crescere in capacità e avvicinarsi almondo del lavoro, come ad esempio i tirocini formativi (esperienze di for-

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QUADERNO N. 21 EDIZIONE 2012

4 Dal 1° settembre 2007 l’obbligo di istruzione è elevato a 10 anni: questo vuol dire che ter-minata la scuola secondaria di 1° grado (ex scuola media), scatta l’obbligo di istruzione fino a16 anni (biennio di istruzione secondaria superiore). Al termine del biennio è possibile prose-guire il percorso scolastico o orientarsi per la formazione professionale attraverso, ad esem-pio, l’iscrizione a CFP (Centri di Formazione Professionale).

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mazione lavorativa limitate nel tempo, almeno 6-9 mesi, non finalizzate al-l’assunzione ma alla formazione della persona) e stage di formazione inten-siva5 presso aziende disponibili (esperienze di breve durata, ad esempio da 1settimana a 1 mese).L’obiettivo di queste esperienze è far acquisire al futuro lavoratore compe-tenze professionali e relazionali attraverso la conoscenza diretta del mondodel lavoro, oltre che conoscersi meglio, arricchire il proprio curriculum eorientare le proprie scelte professionali. Per il Servizio che segue il tiroci-nante (si veda Cap. 4), può trattarsi inoltre di occasioni importanti in cui co-noscere meglio la persona e orientarne i passi successivi (valutazione e sele-zione del candidato).Tutte le esperienze di tirocinio/stage formativo, rappresentano dunque un ef-ficace strumento per inserire la persona con sD in un nuovo contesto lavora-tivo e arricchire il suo curriculum.In ogni caso, anche qualora si prefiguri la disponibilità immediata di un inse-rimento in un’azienda, è fondamentale effettuare un’esperienza di formazio-ne e conoscenza del nuovo posto di lavoro, tramite tirocinio finalizzato al-l’assunzione ai sensi della ’68/99 (esperienza formativa che prevede al suotermine, se gli obiettivi sono stati raggiunti, l’assunzione del lavoratore).

QUALE LAVORO PER UNA PERSONA CON SD?

Le risposte degli operatori coinvolti nel questionario non lasciano dubbi: il100% afferma che una persona con sD può fare qualsiasi lavoro ben orga-nizzato compatibile con le proprie competenze. Non esiste, infatti, una tipo-logia di lavoro più adatta a una persona con sD, così com’è uno stereotipo

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PARTE II

Una persona con sD può:

N° %

Fare qualsiasi lavoro esecutivo 0 0

Solo lavori ripetitivi 0 0

Lavori non pericolosi e lontani dalle macchine 0 0

Qualsiasi lavoro ben organizzato compatibile con le proprie competenze

100 100

5 Le esperienze realizzate da AIPD grazie alla collaborazione con la Presidenza della Repub-blica e la realizzazione dei progetti europei “Finally alone”, “Workers in progress”, “Mettetecialla prova”, “Lavorando per lavorare” (programma LLP - Leonardo Mobility, in collab. conhotel INOUT di Barcellona, Associazione Icaria Iniciatives Socials), hanno dimostrato l’effi-cacia di percorsi di formazione breve nella costruzione del profilo professionale della persona.

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che lavori esecutivi e ripetitivi siano i più adatti alle loro capacità (peraltromolto diverse).Chi lavora nel settore dell’inserimento lavorativo ed è in contatto con azien-de e responsabili risorse umane sa bene quanto questo costituisca un pregiu-dizio e che a volte, nel concreto, si trasformi in un possibile motivo di falli-mento. I lavori ripetitivi, in particolar modo, rischiano di demotivare la per-sona e determinare nel tempo cali nella produttività.L’obiettivo con una persona con disabilità intellettiva, inoltre, a prescinderedal contesto lavorativo o meno, dovrebbe essere quello di favorire la flessibi-lità e l’acquisizione di comportamenti strategici, attraverso compiti semplicima ben organizzati, compatibili con le capacità della persona.Le esperienze finora realizzate con successo hanno evidenziato l’importanzadi elementi che nulla hanno a che vedere con la tipologia di lavoro, quantopiuttosto con:- l’organizzazione: presenza di mansioni semplici ma chiare e ben organiz-

zate, turni di lavoro e pause il più possibile fissi, tempo di lavoro part ti-me;

- la chiarezza: ruoli e sistema gerarchico chiari (importanza dell’unifor-me);

- la veridicità: considerazione della persona con sD come un lavoratore co-me gli altri.

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QUADERNO N. 21 EDIZIONE 2012

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LA PRODUTTIVITÀ: È POSSIBILE?

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PARTE II

Se è vero che la produttività è il risultato di un buon collocamento mirato,ossia dell’incontro tra le capacità e peculiarità della persona e le necessità ecaratteristiche dell’azienda, è pur vero che i limiti legati alla disabilità intel-lettiva delle persone con sD non possono essere ignorati. Dire che una persona con sD/disabilità intellettiva è “un lavoratore con ri-dotta capacità produttiva” non significa avere sfiducia nelle sue capacità epotenzialità: vuol dire essere consapevoli e obiettivi rispetto a un limite, cheè quello indotto dal ritardo mentale presente (anche se in alcun i casi in for-ma lieve) in tutte le persone con la sD.In alcuni casi è sicuramente vero che è possibile arrivare ad una produttivitàmolto simile/uguale a quella di un lavoratore “non disabile”, ma si tratta di ca-si isolati, frutto dell’incontro tra persone con sD con ottime capacità cognitivee strategiche e alcune caratteristiche del posto di lavoro in cui si trovano. Èpertanto importante essere consapevoli tanto delle abilità e delle potenzialitàdel singolo e delle persone con sD in generale, quanto delle possibili difficoltà

Una persona con sD può:

N° %

Un lavoratore con ridotta capacità produttiva 0 0

Una persona sottratta al circuito assistenziale 4 23

Una persona felice e serena al di là della produttività 2 12

Una persona che se collocata bene esprime la stessa produttività degli altri

11 65

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e limitazioni che potrebbero scaturire all’interno di un contesto lavorativo, inmodo da valutare ogni situazione con obiettività e pienaconsapevolezza. Il dato emerso attraverso il questionario (per il 65% degli operatori parteci-panti una persona con SD, se ben inserita, può avere la stessa produttivitàdegli altri), un po’ troppo ottimistico e poco realistico, rischia nella pratica ditrasformarsi in un insuccesso per il SIL, in una frustrazione per il lavoratoree in malcontento per l’azienda. Il vero obiettivo da raggiungere per chi lavora nel settore dell’inserimento la-vorativo, più perseguibile e sostenibile a lungo termine, non è pertanto unaproduttività del 100%, quanto raggiungere la massima produttività possibileper quella determinata persona in quel determinato contesto, tenendo in con-siderazione gli elementi ad essa correlati che potrebbero inficiarla (ad esem-pio l’affaticamento potrebbe portare ad una riduzione della produttività: me-glio allora un part time, per ottimizzare le risorse).

COSA DICE LA LEGGE

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QUADERNO N. 21 EDIZIONE 2012

Tutti i lavoratori con sD possono essere assunti se:

N° (16 risposte) %

Hanno una percentuale di invalidità tra il 75% e 99% 0 0

Se sono iscritti nelle liste speciali per il collocamento 15 88

Se hanno completato l’obbligo scolastico 1 6

L’iscrizione all’apposito elenco dei lavoratori disabili disoccupati, istituitopresso i Servizi per L’Impiego della Provincia, costituisce il prerequisito es-senziale per accedere ai benefici della Legge 68/99, ma anche il primo passoper la costruzione del profilo professionale del futuro lavoratore e per stimo-lare in lui la consapevolezza e l’acquisizione del ruolo.

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I requisiti richiesti per iscrizione sono6:- aver compiuto 16 anni ed aver assolto l’obbligo di istruzione- avere una invalidità civile superiore al 45%, certificata dalla commissione

medica ex art. 1 Legge 295/90 (c/o ASL)- essere in possesso di capacità lavorative, accertate dalle Commissioni

Mediche ASL di cui all’Art. 4 della Legge 104/92 (questo requisito nonsempre è richiesto)

- essere domiciliati nello stesso ambito territoriale in cui si trova il Centroper L’Impiego competente

E IL SALARIO?

41

PARTE II

6 Per maggiori informazioni consultare Buzzelli A. e Contardi A. (2008), in Bibliografia

Un lavoratore assunto regolarmente ai sensi della Legge 68/99 percepisce lostesso salario dei colleghi con uguale qualifica presso quell’azienda (vieneapplicato il trattamento economico e normativo previsto nel Contratto Col-lettivo Nazionale di Lavoro per quella categoria). Il salario di una persona con sD è pertanto uguale a quello di qualsiasi altrolavoratore e non dipende dal suo livello di produttività (cosa che invece av-viene, ad esempio, in altri paesi europei).Per quanto riguarda la perdita delle provvidenze economiche, motivo dipaure e ripensamenti da parte dei familiari, il lavoratore le conserva purchénel rispetto dei limiti di reddito prefissati (si veda nelle prossime pagine) e

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fatta eccezione per l’indennità di accompagnamento, sempre compatibilecon lo svolgimento di attività lavorativa (poiché non subordinata a limiti direddito).

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QUADERNO N. 21 EDIZIONE 2012

Gli aspetti trattati attraverso il questionario hanno evidenziato l’importanza,per le figure coinvolte in un SIL, di un approccio al tema obiettivo e pragma-tico e di determinate conoscenze, capacità e atteggiamenti, funzionali albuon esito di un percorso. In particolar modo si sono evidenziati, anche durante i Cantieri, dubbi sullanormativa e confusione in merito ai classici temi di discussione con le fami-glie, riassunti nelle domande di seguito presentate7.

7 Per maggiori informazioni: Quaderno 16 (2008), in Bibliografia; Sito AIPD www.aipd.it(Sportello informativo – Diritti e agevolazioni - Schede).

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PARTE II

UNA PERSONA TITOLARE D’INDENNITÀ DIACCOMPAGNAMENTO PUÒ LAVORARE?

“L’indennità di accompagnamento non è incompati-bile con lo svolgimento di attività lavorativa” (art. 3,L. 508/88).Le persone titolari d’indennità di accompagnamentohanno diritto:- Alla valutazione delle capacità lavorative;- Ad accedere al lavoro e/o percorsi di inserimento

mirato, qualora tale valutazione risulti positiva(L. 68/99, DPCM 13/01/2000).

CHI LAVORA PERDE IL DIRITTO ALLEPROVVIDENZE ECONOMICHE?

Un lavoratore conserva il diritto all’assegno men-sile (per maggiorenni con invalidità tra il 74% e il99%) se il suo reddito personale annuo non supera€ 4.596,02 (per il 2012).

Un lavoratore conserva il diritto alla pensione diinabilità (per maggiorenni con invalidità del 100%)se il suo reddito personale annuo non supera€ 15.627,22 (per il 2012).

In ogni caso il lavoratore conserva il diritto all’in-dennità di accompagnamento, non essendo questasubordinata a limiti di reddito.

IL DIRITTO ALLA PENSIONE DI REVERSIBILITÀ È COMPATIBILE CON LO SVOLGIMENTO DIATTIVITÀ LAVORATIVA?

Una premessa:Il diritto per tutti i figli sussiste sempre fino al compimento della maggiore età; fino ai 21 anni per studenti di scuo-la superiore, fino a 26 per studenti universitariI figli con disabilità mantengono il diritto anche dopo, se riconosciuti inabili al lavoro e se a carico del geni-tore al momento della scomparsa

E poi:- La condizione di inabilità al lavoro viene riconosciuta dall’ente erogatore della pensione- Vivenza a carico: il limite di reddito stabilito è pari a quello indicato per la pensione di invalidità civile

(€ 15.627,222); se la persona è anche titolare di indennità di accompagnamento, il limite sale a € 21.542,86

Compatibilità con lo svolgimento di attività lavorativa - art. 46 decreto legge 31/12/ 2007, n. 248 convertitoin L. 28/2/ 2008, n. 31 - :- Se il beneficiario con disabilità è a carico del genitore al momento del decesso, non avendo un reddito perso-

nale superiore a quelli previsti- Se l’attività è svolta fino ad un massimo di 25 ore settimanali- Se l’attività è svolta presso una cooperativa sociale o datori di lavoro che hanno assunto tramite convenzioni

di integrazione lavorativa (art. 11 della 68/99) con contratti di formazione e lavoro o apprendistato, o con leagevolazioni previste per le assunzioni di disoccupazione di lunga durata (art. 46 della 248/07)

- Se ne è riconosciuta la finalità terapeutica del lavoro svolto, da parte dell’ente erogatore - Se il beneficiario viene valutato inabile al lavoro (dalle commissioni mediche dell’INPS per i privati e dell’A-

SL o dalle commissioni mediche di verifica o dagli ospedali militari per i dipendenti pubblici)

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QUADERNO N. 21 EDIZIONE 2012

UN LAVORATORE CON DISABILITÀ PUÒ OTTENERE LA PENSIONE CON UN NUMERO DI ANNIINFERIORE AGLI ALTRI LAVORATORI?

- Prepensionamento dei lavoratori invalidi e sordomuti (art. 80, c.3, L. 388/2000. Finanziaria per il 2001):possono richiedere per ogni anno di lavoro svolto il beneficio di 2 mesi di contribuzione figurativa; il benefi-cio è riconosciuto fino al massimo di 5 anni di c.f. utile ai soli fini del diritto alla pensione e dell’anzianitàcontributiva.

- Possibilità di fare domanda al proprio ente previdenziale di riferimento per la pensione di inabilità (che verràfruita al momento dell’età pensionabile).

SONO PREVISTE DELLE AGEVOLAZIONISUL POSTO DI LAVORO PER I LAVORATORICON DISABILITÀ?

- Riposi giornalieri retribuiti di due ore e/o tregiorni mensili (comma 3, art. 3, L. 104/92)

- Scelta prioritaria tra le sedi disponibili (art. 21, L. 104/92)

- Non è richiesta la certificazione di sana e robu-sta costituzione fisica(art. 22, L. 104/92)

UNA PERSONA INTERDETTA PUÒ LAVORARE?

L’interdizione (Codice Civile, Tit. XII, art. 414 e se-guenti) definisce una persona incapace di provvede-re ai propri interessi. La persona è legalmente rappresentata da un tutore.Dal punto di vista normativo non esiste una limita-zione all’assunzione di una persona interdetta, ma èmolto difficile che un datore accetti la firma di un tu-tore su un contratto di lavoro.L’interdizione può essere rivista facendo doman-da al Giudice.

IL GENITORE DI UN LAVORATORE CONDISABILITÀ RICONOSCIUTO IN SITUAZIO-NE DI GRAVITÀ MANTIENE LE AGEVOLA-ZIONI SUL POSTO DI LAVORO PREVISTEPER I GENITORI?

- Permesso mensile (art. 33, comma 3, legge104/92, così come sostituito dall'art. 24, comma 1,lett. a, legge 183/2010)La legge prevede tre giorni di permesso mensileinteramente retribuiti e coperti da contribuzione fi-gurativa. I giorni possono essere fruiti alternativamente daigenitori, anche all’interno dello stesso mese (peresempio, due giorni la madre e un giorno il padre),non sono cumulabli con quelli dei mesi successiviné sono assoggettabili alla disciplina del recupero.

- Congedo retribuito di due anni (art. 42, comma5, decreto legislativo 151/2001, come sostituito daart. 4, comma 1, lett. b, d.lgs 119/2011 - che ha in-trodotto anche il 5bis, 5ter, 5quater e 5quinquies)In assenza del coniuge della persona da assistere, igenitori, alternativamente, hanno la possibilità difruire di un periodo di 2 anni di congedo, retribui-to interamente se il proprio reddito non superal'importo di € 43.579,06, rivalutabile annualmen-te a decorrere dal 2011 sulla base della variazionedell'indice ISTAT dei prezzi al consumo per fami-glie di operai e impiegati. Il congedo può essere fruito anche frazionatamen-te e in qualsiasi momento della vita lavorativa delgenitore richiedente).

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4. L’INSERIMENTO LAVORATIVO: AZIONI E ATTORI

Per costruire un percorso finalizzato all’integrazione lavorativa delle perso-ne con disabilità intellettiva è necessario pensare a metodologie d’interven-to e strumenti strategici che favoriscano l’incontro tra due realtà di per sélontane e complesse: quella del mondo della disabilità e quella del mercatodel lavoro.L’esperienza dell’Osservatorio sul Mondo del Lavoro di AIPD Nazionale,scaturita anche dall’analisi dei bisogni e dalle esperienze dei territori loca-li, ha portato negli ultimi anni alla definizione di un protocollo degli inter-venti necessari per la realizzazione di un percorso d’inserimento lavorativoefficace di una persona con sD. Al suo interno sono riassunte “buone pras-si” e azioni funzionali al perseguimento di un buon progetto, azioni chehanno sempre al centro l’individualità e i bisogni dei diversi protagonisti(famiglie, persone con sD, aziende, operatori), nei diversi momenti dell’e-sperienza.Realizzare un progetto d’inserimento lavorativo significa elaborare un per-corso lineare ma flessibile fatto di persone, momenti e azioni diverse; tale in-tervento necessita la presenza di un SIL con funzione di regista dell’interoprocesso, a supporto e coordinamento del tutto. Il Servizio, con competenze di tipo socio-psico-pedagogico, deve prevederefunzioni d’interlocuzione con istituzioni e aziende, orientamento al lavoroper le persone con sD, informazione e consulenza alle famiglie e supporto al-l’inserimento lavorativo in tutte le fasi. I professionisti coinvolti, a loro volta, devono agire in rete con le figure dialtri servizi socio-sanitari e delle varie agenzie educative.All’interno del SIL è inoltre importante prevedere ruoli e compiti diversi eben definiti, che, coinvolgendo differenti figure, vadano di volta in volta aintervenire tanto sul mandato (contesto politico istituzionale) quanto sul pro-getto di inserimento (livello tecnico)1.

45

PARTE II

1 V. anche Lepri C., Montobbio E. (1993), in Bibliografia.

MANDATO (LIVELLO POLITICO)

CHI CHE COSA COME A CHI È RIVOLTO

Assessore al lavoro della ProvinciaPresidente sezione AIPD

Politica degli enti locali verso le fasce de-boli, atteggiamento degli uffici perifericidello Stato, cultura del lavoro di quell’a-rea socio-economica, atteggiamento dellefamiglie, cultura dei ServiziStipula di accordi territoriali

Raccogliere i bisogni sociali e dare man-dato ai tecnici perché possano formularenuovi e adeguati progetti

AZIENDE

PERSONE CON SD

SERVIZIValidare (o non validare) i progetti va-gliando i risultati

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QUADERNO N. 21 EDIZIONE 2012

PROGETTO (LIVELLO TECNICO)

CHI CHE COSA COME A CHI È RIVOLTO

Responsabiledel Servizio

Informazione/sensibilizzazione su chisono e cosa possono fare le persone consD, racconto/diffusione di esperienzepositive realizzate, creazione di una retedi contatti utili

- Invio materiale informativo- organizzazione di incontri con i re-

sponsabili delle risorse umane- presenze in convegni e sui mass-media - contatti con organizzazioni di datori di

lavoro

AZIENDE

Responsabiledel Servizio

Informazione sui diritti e sulle agevola-zioni previste dalla legge

Incontri di grande e piccolo gruppo e/ocolloqui individuali

FAMIGLIE

Responsabiledel Servizio

Accompagnamento nel percorso di inse-rimento al fine di promuovere e ricono-scere la condizione adulta dei propri figli

Incontri di grande e piccolo gruppo e/ocolloqui individuali

FAMIGLIE

Responsabiledel Servizio +Tutor

Raccolta informazioni utili SUL CASO Colloqui individuali FAMIGLIE

Responsabiledel Servizio +Tutor

Condivisione/monitoraggio del percorso Incontri di grande e piccolo gruppo e/ocolloqui individuali

FAMIGLIE

Responsabiledel Servizio +Tutor

Valutazione e selezione: scrittura profilipersonali e curricula

- Schede per il percorso di orientamento- scheda di valutazione pre-lavorativa- curriculum vitae

PERSONA CON SD

Responsabiledel Servizio

Percorso di orientamento e pre-formazionelavorativa

Incontri di gruppo PERSONA CON SD

Responsabiledel Servizio

- Selezione candidato - Individuazione aziende disponibili - Mappatura aziende- Segnalazione da parte di AIPD di un

possibile candidato

- Collegamento network mondo del lavoro- database aziende- archivio lavoratori e curriculm vitae

PERSONA CON SDAZIENDE

Responsabiledel Servizio

- Incontro di selezione- Accompagnamento nella definizione

del rapporto di lavoro (espletamentoformalità burocratiche e definizionedelle modalità di inserimento)

- Incontri individuali- collegamento con il centro per l’im-

piego

PERSONA CON SDAZIENDE

Tutor Supportare il lavoratore nella compren-sione delle regole del luogo di lavoro enell’apprendimento delle mansioni

- Presenza sul posto di lavoro del tutor- Incontri individuali e di gruppo tra il

lavoratore e il tutor al di fuori del po-sto di lavoro

PERSONE CON SD

Tutor Aiutare l’azienda e i colleghi nell’indivi-duazione delle mansioni e nell’acquisi-zione delle modalità di formazione e direlazione più adeguateSostenere il lavoratore nelle sue relazioni

- Presenza sul posto di lavoro del tutor- Incontri individuali e di gruppo tra il

lavoratore e il tutor al di fuori del po-sto di lavoro

AZIENDACOLLEGHIPERSONE CON SD

Responsabiledel Servizio

Monitoraggio dell’esperienza lavorativa Colloqui diretti e/o telefonici AZIENDA COLLEGHI PERSONACON SDFAMIGLIA

Tutor Monitoraggio dell’esperienza lavorativa Osservazioni sul posto di lavoro AZIENDA LAVORATORE

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PARTE II

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Un percorso d’inserimento lavorativo è pertanto come un puzzle fatto di tantitasselli, la cui riuscita dipende da un lavoro sinergico e costante che non puòescludere alcun passaggio. La divisione di ruoli/compiti all’interno del Ser-vizio (chi fa cosa, come e quando lo fa), il coinvolgimento di tutti i protago-nisti (aziende, famiglie, persone con sD, operatori) e la corretta definizionedel progetto in termini di obiettivi, modalità e strumenti rappresentano l’asseportante dell’intero processo.Nelle prossime pagine sono presentati sinteticamente i diversi punti del pro-tocollo realizzato da AIPD, divisi per destinatario dell’intervento; vengonoinoltre esposte schede e strumenti utili per il lavoro degli operatori durante ilpercorso2.

Azioni e attori di un percorso di inserimento lavorativo

2 Per una visione più esaustiva di tutto il percorso di inserimento lavorativo e degli strumenticitati, si rimanda a Buzzelli A., Berarducci M., Leonori C., (2009), in Bibliografia.

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QUADERNO N. 21 EDIZIONE 2012

LE AZIENDE

Se l’obiettivo è l’integrazione nel mercato ordinario del lavoro, azioni co-stanti finalizzate al contatto, alla sensibilizzazione e al supporto al mondoaziendale sono fondamentali, così come lo sono la creazione di una rete dicontatti utili sul proprio territorio.Stereotipi, pregiudizi e poca informazione sono aspetti che a tutt’oggi ostacola-no l’inserimento lavorativo di una persona con sD, spesso visto come un’op-portunità “occupazionale” e/o terapeutica o come un peso per l’impresa e noncome un contributo alla produttività aziendale. Il lavoro di un SIL dovrebbepertanto prevedere innanzitutto informazione e sensibilizzazione per farsi co-noscere, far conoscere il mondo delle persone con sD e le loro potenzialità.Questo tipo di lavoro, oltre che finalizzato ad un miglioramento dell’imma-gine delle persone con sD nell’opinione pubblica, è inoltre funzionale all’in-dividuazione di contatti e aziende disponibili ad avviare un percorso di inse-rimento.Nelle fasi successive all’avvio di un progetto di inserimento, un altro obietti-vo centrale è invece rappresentato dalla costruzione di un rapporto basatosulla collaborazione e la comunione d’intenti con la/le azienda/e individuatecome disponibile/i, attraverso il sostegno durante tutte le fasi d’inserimento(tanto nella fase di avvio dell’esperienza, quando durante e dopo l’eventualeassunzione).

Azioni utili per il lavoro con le aziende3

- informazione/sensibilizzazione su chi sono e cosa possono fare le personecon sD;

- racconto/diffusione esperienze positive già realizzate;- informazioni sulla normativa e sulle agevolazioni previste dalla 68/99;- creazione di una rete di contatti utili e di una banca dati delle aziende sul

territorio;- contatti diretti con le aziende;- individuazione di aziende disponibili;- mappatura delle aziende e analisi del posto di lavoro (esplorazione ap-

profondita per analizzarne i contesti, individuare le possibili mansioni epostazioni, ecc.).

E poi (se viene avviato un percorso di inserimento lavorativo – si veda nellepagine successive):- incontri di selezione presso le aziende disponibili;- accompagnamento nella fase di definizione del rapporto di lavoro;- tutoraggio e monitoraggio delle esperienze.

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3 Le azioni elencate (fatta eccezione per quelle conseguenti l’avvio di un percorso di inseri-mento lavorativo nell’azienda, che segue anche il tutor assegnato al lavoratore con disabilità),vengono generalmente effettuate dal responsabile del SIL.

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PARTE II

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Modalità di lavoroPer la sensibilizzazione e la ricerca di aziende disponibili suggeriamo alcu-ne attività:- invio materiale informativo (sul SIL, sulla normativa, sulle persone con

sD, ecc.);- organizzazione di incontri con i responsabili delle risorse umane;- presenze a convegni e sui mass-media;- contatti con organizzazioni di datori di lavoro;- collaborazioni con Centri per l’Impiego;- ricerca su giornali e riviste specializzate, internet, ecc.;- passaparola/contatti personali.All’avvio del percorso- colloqui con il datore di lavoro e il tutor aziendale;- riunioni con i colleghi.

Alcuni esempi di strumenti per far conoscere il SIL, sensibilizzare e sup-portare le aziende:- Lettera primo contatto con le aziende- Volantino del SIL (uno strumento fondamentale per dare visibilità e cre-

dibilità al servizio)- Materiale video di esperienze di inserimento lavorativo già realizzate con

successo - Materiali informativi sul tema- Scheda mappatura aziende (nella fase di conoscenza ed esame del conte-

sto aziendale)- Consigli ai colleghi (in avvio e durante l’inserimento, per dare indicazioni utili)

Le esperienze degli ultimi anni dell’Osservatorio sul mondo del lavoro, con-centrandosi in particolar modo sulla sensibilizzazione e la creazione di contat-ti utili con il mondo aziendale, prerequisiti fondamentali per l’avvio di qual-siasi forma di collaborazione, hanno evidenziato inoltre i seguenti aspetti:- Scarse conoscenze sulla sindrome - la maggior parte dei Responsabili del-

le Risorse Umane di grandi aziende non conosce il mondo delle personecon sD: non sa cos’è la sD e che tipo di disabilità la caratterizza, non haidea di cosa può fare una persona con sD/disabilità intellettiva in generalee non è a conoscenza delle esperienze già realizzate d’inserimento nelmercato ordinario del lavoro (un’idea comune è che l’inserimento sia pos-sibile solo in ambienti “protetti”, come ad esempio le cooperative sociali).

- Buonismo e stereotipi sempre presenti – al di là delle conoscenze posse-dute, che senza dubbio influiscono sulle diverse posizioni in merito al te-ma, la maggior parte dei rappresentanti aziendali non immagina che unapersona con sD, se ben inserita, possa arrivare ad una buona produttivitàe possa rappresentare una risorsa vera per l’azienda.

- Sfiducia e paura di non saper gestire gli inserimenti - In molti casi

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QUADERNO N. 21 EDIZIONE 2012

esperienze negative con i Centri per l’Impiego hanno condizionato ne-gativamente l’idea di pensare all’inserimento di persone con disabilitàintellettiva nelle proprie aziende. Sapere che AIPD prevede un certo ti-po di supporto in tutte le fasi dell’inserimento e che l’azienda avrà sem-pre una figura cui far riferimento è un aspetto che va sempre messo inevidenza.

Visti gli aspetti di cui sopra, se si partecipa ad un incontro con Datori delPersonale o altri rappresentanti del mondo aziendale, è importante prevedereuna presentazione molto semplice con pochi temi essenziali e mostrare sem-pre, laddove possibile, del materiale video, sicuramente più incisivo. Vedereuna persona con sD che lavora o ascoltare un commento di un datore del per-sonale che lo ha assunto ed è soddisfatto è diverso che sentirselo solo rac-contare.Di seguito viene presentata una ipotetica scaletta per un incontro di questo tipo:- L’apertura: chi sono, chi rappresento, perché sono qui- Il video: per “rompere il ghiaccio” e far capire subito di che si parla. Uti-

lissimi lo spot “Assumiamoli” (se il tempo a disposizione è poco) o “La-voratorincorso” (solo alcune parti significative, ad esempio i commentidei lavoratori o del Capo del Personale)

- Il tema centrale: le persone con sD (far riferimento a qualche dato, adesempio il numero degli adulti; mettere in evidenza il tema della diversitàintesa come peculiarità di ogni individuo, per affrontare il principale ste-reotipo che vede le persone con sD tutte uguali); i lavoratori con sD (cita-re le ultime ricerche/dati a disposizione e le principali riflessioni emersedalle esperienze positive già realizzate); ulteriore materiale video o foto(se c’è tempo)

- Cosa vi offriamo se decidete di collaborare: presentazione del SIL e delleazioni a sostegno delle aziende (fondamentale!)

Alcuni consigli:- se si ha la possibilità di partecipare a un Convegno o ad incontri di “gran-

de gruppo” con Responsabili delle Risorse Umane o altri rappresentantidel mondo aziendale, sfruttare la situazione il più possibile: utilizzare imomenti di pausa o la chiusura dell’evento per farsi conoscere, scambiarebiglietti da visita e prendere contatti;

- prima di andare all’incontro, documentarsi se possibile sulle aziende chesaranno presenti: in questo modo nella fase successiva l’incontro sarà piùfacile interagire con i vari rappresentanti, facendo domande specifiche eadeguate. Inoltre il tema della Responsabilità Sociale d’Impresa è moltosentito, specialmente nelle grandi aziende: informarsi prima di che cosafa e quanto è attiva una certa azienda in tal senso può essere pertantomolto utile (anche per esempio per proporre in alternativa il finanzia-mento di un proprio progetto).

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PARTE II

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- nella quasi totalità dei casi si tratta di ambienti molto formali: vestirsi inmodo elegante o comunque adeguato è importante, così come lo è mo-strarsi professionali e preparati; portare con sé il proprio biglietto da visi-ta e dei depliant di AIPD e/o del SIL è un ottimo modo per “presentarsi”.

- ricordarsi che questi incontri sono solo l’inizio: tornati “a casa” utilizzarei contatti presi per approfondire il discorso è d’obbligo e va fatto quandoancora il terreno “è caldo”.

Uno step successivo può ad esempio prevedere l’invio di una lettera, di ma-teriale informativo (es volantino del SIL e una pubblicazione sul tema) e vi-deo e poi, a distanza di qualche settimana dall’invio, una telefonata o un’e-mail, per cercare di prendere un appuntamento.Se si riesce ad arrivare all’appuntamento, l’obiettivo è in parte comunqueraggiunto, anche se poi concretamente l’azienda non dovesse assumere nes-suna persona con sD: sicuramente chi ci riceve vedrà le cose in modo diver-so e avremo abbattuto qualche pregiudizio!L’attuale situazione di crisi del mercato del lavoro, gli stereotipi a tutt’oggipresenti e la poca capacità di molti di “guardare oltre” rende il lavoro con leaziende molto difficile e i risultati (in termini di inserimenti), non incorag-gianti. Queste criticità implicano, da parte di chi lavora in un SIL, un atteg-giamento energico, positivo e fiducioso e un po’ di “faccia tosta” (che signi-fica non fermarsi al primo segnale di non interesse/disponibilità). Inoltre èanche molto importante, nel momento in cui si va ad un appuntamento conuna azienda, essere preparati, mostrarsi sicuri ed avere le idee chiare su cosaproporre e chiedere. Di seguito è presentata una simulazione di primo colloquio tra un operatore diun SIL e il Capo del Personale di un’azienda (realizzata in attività formativa daun operatore e un membro dello staff nazionale durante il Cantiere su “L’inse-rimento nel libero mercato” a Roma) e le riflessioni che ne sono scaturite.

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4 All’operatore che ha partecipato alla simulata del colloquio, era stato precedentemente datoun profilo dell’azienda per “prepararsi” all’incontro.5 Operatore (O), Capo del personale (CP).

PARLIAMONE INSIEME

Simulazione di un primo colloquio con il Capo del Personale di XXX (catena di li-brerie)4

O5: “Buongiorno sono … e faccio parte del Coordinamento dell’Inserimento Lavorativo diAIPD, è l’Associazione Italiana Persone Down che come lei saprà sono ragazzi con disabilitàintellettiva. Venivo per proporle innanzitutto il volantino dell’associazione così magari si faun’idea di che cosa ci occupiamo, soprattutto sul tema dell’inserimento lavorativo….”.

L’operatrice inizia l’incontro con una presentazione che tocca tutti i punti (chi è lei, che as-sociazione rappresenta e il Servizio) in modo diretto e abbastanza chiaro, ma un po’ troppofrettoloso e generico (sarebbero state utili maggiori informazioni su AIPD e sulla sindrome diDown). Ottima la consegna del volantino del SIL, che doveva essere però accompagnata dauna veloce spiegazione degli obiettivi e delle azioni promosse dal servizio.

O: “…e poi volevo proporre alla sua attenzione due curriculum in particolare, due ragazziche potrebbero secondo noi, se lei volesse, magari far parte della vostra azienda. Sono dueragazzi che già da noi si occupano dell’archivio dei libri che abbiamo, quindi li mettono aposto di volta in volta…diciamo hanno cura di questa parte dell’associazione” CP: “ Ma sanno usare il computer?”O: “Uno di loro si, ha fatto anche un corso ed è abbastanza bravo…ovviamente ha delleconoscenze elementari del computer ma lo sa usare…l’altro invece va…”CP: “ Lei sa che chiaramente tutti i libri vengono catalogati in libreria con il sistemaISPM…loro lo utilizzano?”O: “No, loro hanno stilato un archivio tramite una pagina di Word”CP: “Si rende conto che non c’entra proprio niente con quello di cui stiamo parlando?”

La presentazione dei due curriculum è un’ottima scelta ma le capacità informatiche dellepersone proposte, non adeguate alla richiesta fatta, mostrano che l’operatrice non si è bendocumentata in merito ai bisogni e le caratteristiche dell’azienda. Gli interventi del CP,non a caso provocatori, evidenziano la sensazione che l’operatrice non abbia chiaro cosaproporre, con il rischio di influenzare negativamente l’andamento del colloquio.Poteva essere utile fare una breve premessa prima di presentare i cv, in cui a partire dallecaratteristiche dell’azienda(rilevate anche attraverso eventuali domande), introdurre duepossibili candidati potenzialmente adatti a coprire la postazione del magazzino, dopo unaformazione sull’utilizzo dei loro programmi di catalogazione.

O: “Quello si, però dato che già abbiamo avuto un’esperienza lavorativa di inserimentopresso di voi con un ragazzo che faceva, era addetto magazziniere... era stato anche un in-serimento andato a buon fine, iniziato con un tirocinio e poi passato ad assunzione... equindi ci siamo anche trovati bene con l’altro capo del personale…”

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PARTE II

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Riassumendo, i punti da “toccare” in un primo colloquio di conoscenzacon un’azienda sono:

- CHI SIAMO: presentare in modo esaustivo se stessi e l’associazione;- COSA FACCIAMO: il Servizio di inserimento lavorativo (quali sono gli

obiettivi e cosa offre alle aziende), la disponibilità di una rosa di possibilicandidati;

- PERCHÉ SIAMO LÌ e COME COLLABORARE: quali sono gli obietti-vi, quali le esigenze e le possibilità offerte dall’azienda, quali le nostre.(Se ci sono margini per avviare un percorso) che tipo di profilo stannocercando;

Il riferimento a precedenti esperienze andate a buon fine è positivo e permette all’operatri-ce di ridare direzione al colloquio; quello al vecchio capo del personale invece rischia,nella realtà, di togliere credibilità e svalutare quanto fino a quel momento espresso.Sarebbe stato più utile raccontare qualcosa di più dell’esperienza, per avvalorare la possibi-lità di avviarne di nuove (e farlo nella prima parte dell’incontro, prima di presentare i cv).

CP: “Dunque noi in realtà stiamo lavorando adesso per le prossime assunzioni sulle sco-perture, quindi è arrivata al momento giusto. Queste persone sarebbero in grado di prendereservizio il 1° agosto, immagino?!”O: “Beh si, sono delle persone abbastanza autonome, conoscono bene la città, sanno orien-tarsi…usano i mezzi anche per venire da noi, quindi magari…”CP: “Però io credo che il posto che si libera è presso l’aeroporto…lei conosce ovviamentela libreria dell’aeroporto, fa un orario fino a mezzanotte, ci sono i turni..pensa che sia unacosa assolutamente compatibile?”O: “Beh penso di si, noi offriamo anche un tutoraggio a questi ragazzi…quindi nell’eve-nienza…CP: “Quindi il tutor li accompagnerebbe tutte le notti dal punto vendita a casa?”O: “Potremmo metterci d’accordo anche con la famiglia, facciamo dei turni, per garantireal ragazzo il ritorno a casa”

Il riferimento a precedenti esperienze realizzate con successo orienta il capo del personaleverso la possibilità concreta di assumere a breve i ragazzi. L’operatrice però, nel prendere“la palla al balzo”, perde di vista alcuni aspetti fondamentali, rischiando l’avvio di unprogetto poco fattibile che andrebbe a precludere una possibilità reale di inserimento. I te-mi non trattati sono:- le mansioni e le postazioni che i giovani lavoratori andrebbero concretamente a coprire

(che richiederebbero, in ogni caso, una mappatura dell’azienda e un colloquio da partedel datore di lavoro con i candidati)

- la tipologia d’inserimento: non si capisce come il/i progetti saranno formalizzati (tiroci-nio formativo, finalizzato all’assunzione, ecc)

- le modalità: i turni notturni sono poco sostenibili, specialmente in considerazione dellalocalizzazione dell’azienda (aeroporto), che implicherebbe il costante coinvolgimento difamiliari e operatori.

- il tutoraggio: l’operatrice lo nomina ma non spiega di che si tratta, rischiando che l’in-terlocutore lo confonda con un “accompagnamento” sul posto di lavoro.

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- EVENTUALI ACCORDI PER UNO O PIÙ APPUNTAMENTI SUC-CESSIVI IN CUI:

- effettuare un colloquio con i possibili candidati;- ragionare sulle modalità di inserimento (dove, come, quando, per quanto

tempo).

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LE FAMIGLIE

Altro attore fondamentale all’interno di un percorso d’inserimento lavorativoè ovviamente la famiglia della persona con sD: senza la creazione di un’al-leanza lavorativa (che implica il passaggio di informazioni, la condivisionedi obiettivi e modalità) e relazionale (basata sulla collaborazione, la fiducia el’empatia), il progetto di inserimento rischia di vacillare in corso d’opera.Per molti genitori l’avvicinamento ad un percorso di inserimento è motivo dipaure e dubbi e necessita tempo per essere metabolizzato: per alcuni di essi,inoltre, è difficile pensare al proprio figlio come ad un adulto lavoratore congli stessi diritti/doveri degli altri e il suo inserimento lavorativo viene perce-pito come una maniera per occupare il “tempo”, con atteggiamenti assisten-ziali e iperprotettivi che ne limitano l’acquisizione dell’identità adulta/lavo-rativa e l’emancipazione in generale.

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PARTE II

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Le esperienze realizzate hanno sempre mostrato che un elemento fondamen-tale per un inserimento produttivo/di successo è, infatti, che la persona condisabilità intellettiva si percepisca adulta e, lavorando, continui a costruire lapropria identità. Sentirsi e percepirsi adulti non può però prescindere dal-l’immagine riflessa che proviene dall’ambiente familiare: se la famiglia, perprima, percepisce il figlio ancora bambino, sarà difficile che egli riesca asentirsi e comportarsi da adulto. L’inserimento nel contesto lavorativo divie-ne a questo punto un obiettivo difficilmente realizzabile.Supporto e informazione da parte del Servizio devono pertanto essere co-stanti durante tutto il percorso, accompagnate da un rapporto basato sullachiarezza, la collaborazione e la condivisione del piano di realtà. È necessa-rio inoltre iniziare a riflettere in modo collettivo sul tema già in età adole-scenziale per essere più pronti ai passi successivi.

Azioni da effettuare con le famiglie durante il percorso di inserimentodel figlio- Informazione sui diritti e sulle agevolazioni previste dalla 68/996.- Accompagnamento nel percorso d’inserimento, per promuovere e ricono-

scere la condizione adulta dei propri figli.- Raccolta d’informazioni utili sul potenziale lavoratore (accoglienza e va-

lutazione).- Condivisione/monitoraggio del percorso avviato.

Modalità- incontri di grande e piccolo gruppo (con tutti i familiari dei giovani coin-

volti in percorsi di Inserimento, differenziati in base al momento e alleesigenze);

- colloqui individuali con i familiari del potenziale lavoratore/lavoratore (lacui cadenza dipende dal momento del percorso e dai bisogni rilevati).

Strumenti utiliNella fase di informazione/sensibilizzazione delle famiglie- Materiale informativo (es. Quaderno 16 AIPD).- Sito web di AIPD/della Sezione.- Volantino del SIL.- Traccia di riunione coi genitori.In fase di avvio di un percorso di inserimento lavorativo- Schede per la raccolta d’informazioni e la valutazione pre-lavorativa del

potenziale lavoratore (da compilare durante colloqui individuali).

6 La mancanza d’informazioni corrette sui diritti e le agevolazioni previste possono precluderel’avvicinamento ad un percorso di inserimento lavorativo da parte di una famiglia, o condizio-narne i livelli di motivazione. È pertanto sempre consigliato prevedere momenti informativi suqueste tematiche in avvio del progetto.

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PARLIAMONE INSIEME

Simulazione di un colloquio con una famiglia7 sull’orientamento al lavoro

M8: “Buongiorno, ho preso un appuntamento qualche tempo fa… mia figlia ormai ha 18 an-ni, termina la scuola e, come sappiamo, terminare la scuola è come stare sull’orlo di un bara-tro perché sorge un interrogativo sul dopo: che cosa fare? Stiamo pensando che forse biso-gna iniziare a proiettarsi verso un’idea di lavoro… che cosa può fare l’Associazione?”.O: “Come lei sa, in Associazione abbiamo attivato il Servizio di Inserimento Lavorativo percui tutti i ragazzi che hanno delle capacità e che stanno frequentando un percorso di inseri-mento lavorativo possono affacciarsi nel mondo del lavoro in maniera totalmente autonoma,logicamente accompagnati da noi attraverso tutti gli step necessari per far si che sua figlia siaadatta e trovi il suo scopo anche nel lavoro. È importante che tutte le cose che Flavia sa farepossano essere spendibili nell’ambito lavorativo, un esempio tra tanti: Flavia nel suo percorsoscolastico ha imparato ad utilizzare il computer, cosa che fa anche durante le attività in asso-ciazione. Ecco, questa potrebbe essere una competenza spendibile in un tirocinio formativoed in seguito per un futuro lavoro. Sarà nostra cura cercare di valutare quali aziende e qualirealtà richiedano una figura professionale come quella di Flavia. Ovviamente sempre accom-pagnandola con un tutoraggio. Vale a dire che non vi lasciamo soli subito, ma che ci sarà unpercorso graduale di distacco. Si tratta di un processo che richiede tempo: non avviene tuttodall’oggi al domani, una volta terminate le scuola superiori non significa che Flavia sia subitopronta per andare a lavorare, ma c’è un percorso da seguire per tappe…”

L’operatore durante il colloquio si mostra empatico, ma la sua risposta è dispersiva: sitratta infatti di un momento molto particolare sia per la ragazza che per la famiglia. Per laragazza perché perde un punto di riferimento molto protetto come quello della scuola, dicontro per i genitori perché iniziano a domandarsi: che fine farà mio figlia? Questo collo-quio è un buon esempio per comprendere come alla domanda diretta “voglio un lavoro”non bisogna rispondere in modo diretto, ma capire qual è il bisogno che sta dietro la do-manda, altrimenti rischiamo di saltare un passaggio, cioè capire chi è la persona che hodavanti, che tipo di percorso dobbiamo fare ed avere il tempo per un valutazione dellecompetenze del candidato.La ragazza in questione ha 18 anni e si sta solo affacciando sul mondo del lavoro per dare unsbirciatina. Successivamente all’analisi della domanda si possono fare dei riferimenti praticisu cosa offre il territorio, ad esempio le i Centri di Formazione Professionale (CFP) chespesso alternano un parte teorica ad una formazione pratica sul campo attraverso tirociniformativi, che possono costituire un buon ponte tra il termine della scuola ed un possibile in-serimento lavorativo, o comunque esperienze di stage e tirocini per capire quale sia il settorepiù indicato per la ragazza. Parlare di inserimento lavorativo è un secondo passaggio, dopouna possibile esperienza formativa e professionalizzante della ragazza. Altre azioni che possono arricchire un primo colloquio possono essere la proposta di co-struire insieme il curriculum vitae della ragazza e iniziare le pratiche per l’iscrizione al-l’ufficio di collocamento.

7 Agli operatori è stato dato un canovaccio su cui improvvisare la simulata del colloquio conla famiglia: la mamma di Flavia chiede un incontro col SIL perché Flavia finirà la scuola l’an-no prossimo e vorrebbe trovarle un lavoro. Flavia ha 18 anni e termina il liceo.8 Operatore (O), Mamma (M).

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PARTE II

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M: “… ovviamente da genitori ci preoccupiamo anche sul tipo di inserimento, voi avetegià delle idee o avete contattato delle aziende o avete una lista sulla tipologia di lavoro?Giusto per capire perché anche noi abbiamo delle idee ben precise, noi che siamo i genitorie la conosciamo benissimo nostra figlia…”O: “… anche noi abbiamo imparato a conoscere Flavia, ma in questo percorso ci affidiamoanche a voi genitori che di sicuro la conoscete meglio. In questo è importante che il nostrolavoro sia integrato. Non si può pensare di inserire Flavia solo per quelli che sono i desideridella famiglia, ma dobbiamo tenere presenti quelle che sono le competenze di Flavia e chelei stessa ci ha dimostrato. Quindi il nostro lavoro deve essere sinergico. Molte cose le de-cideremo con Flavia, perché è il suo percorso lavorativo ”

Prima ancora di parlare di un posto di lavoro si deve far in modo che Flavia capisca checosa significa lavorare; al tempo stesso anche il servizio deve poter valutare la sua capa-cità lavorativa. Anche se si conosce la ragazza perché ha frequentato altre attività in asso-ciazione, ben diversa è la conoscenza in situazione. Bisogna prestare molta attenzione alla differenza tra creare alleanze e creare collusione con igenitori. Creare alleanza significa che insieme si esamina quello che è il bisogno vero e si ca-pisce come lavorare congiuntamente. Colludere significa rispondere tout court ad una doman-da senza analisi dei bisogni: “tu mi hai detto questa cosa ed io ti rispondo a questa cosa”. Co-sì facendo si corre un grande rischio perché non si analizza il bisogno implicito sotteso alla ri-chiesta esplicita. L’analisi della domanda si configura, quindi, come momento conoscitivo ini-ziale sul quale si può e si deve fondare la prestazione professionale dell’operatore. Un’altra riflessione: prima di parlare di lavoro è necessario anche capire se c’è la possibi-lità (in quel momento, in quel determinato territorio, per quella persona) ed è per questoopportuno dipingere un quadro realistico alla famiglia.

M: “… voglio essere sincera e le esprimo quelli che sono i nostri timori. Essendo una ragazzamolto giovane non vorremmo che lavorasse la sera. Insomma sarebbe meglio la mattina, ma inun orario che non sia troppo presto perché così ci organizziamo per uscire di casa insieme … èautonoma, è vero, però ci piacerebbe poterla accompagnare, magari in alcuni momenti…”O: “… ma lei si immagina già la vita della sua famiglia senza Flavia?”M: “Beh, senz’altro abbiamo fatto l’esperienza di Flavia fuori casa per le vacanze o per al-tri momenti, come dai nonni…O: “Ma io parlavo di un distacco, come lei si è staccata dalla famiglia anche Flavia potreb-be decidere di lavorare e di avere il lavoro che la mantiene. Non è detto che succeda, però èuna possibilità!”M: “Una cosa alla volta però! La figlia è giovane è pensare ora ad un distacco mi sembra

un po’ forte…”O: “… noi andiamo incontro alle vostre esigenze, della famiglia e di Flavia, pertanto rite-niamo importante che Flavia possa procedere nel suo percorso lasciandole conquistaresempre maggiori spazi da autonomia”.

Troppa carne sul fuoco. Meglio poche informazioni e chiare; poi, proprio in virtù del percor-so che si prospetta alla ragazza e alla famiglia, si possono affrontare la varie tematiche, tracui quella del distacco, più in là, quando sarà il momento opportuno e si sarà creato il conte-sto in cui la paura e l’ansia del distacco possano essere accolte e la famiglia capace di ela-borarle in modo costruttivo. Il tema del distacco è molto forte e lontano nel tempo in un pri-mo colloquio di orientamento e si può incorrere nel rischio di far scappare la famiglia.

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Riassumendo, alcune parole chiave per un buon colloquio con una famiglia,a prescindere dal momento del percorso del figlio e dal tema affrontato:

- DEDICARE TUTTO IL TEMPO NECESSARIO AL MOMENTO DEL-L’ANALISI DELLA DOMANDA (se è il primo incontro): è fondamenta-le per cogliere il/i vero/i motivo/i della richiesta e capire cosa la famigliavuole, cogliere aspettative e motivazioni sottostanti e creare una alleanzadi lavoro, che implica chiarezza e condivisione degli obiettivi e delle mo-dalità. Aver chiaro il bisogno è il punto di partenza di qualsiasi percorso;

- ASCOLTARE: ascoltare e saper ascoltare sono cose diverse. L’ascoltoattivo è fondamentale per la creazione di un terreno accogliente in cui lafamiglia si senta capita e non giudicata e sia aiutata a far emergere ancheciò che non è chiaro in un primo momento;

- ACCOGLIERE ED ESSERE EMPATICI: sapersi mettere nei panni di chiè di fronte, sospendendo i giudizi e assumendo il suo punto di vista, èfunzionale alla creazione di una buona alleanza relazionale e a una mag-giore comprensione di quello che la famiglia “sta portando”;

- FARE DOMANDE: per chiarire dubbi o aspetti di cui non si è informati,ma anche per “capire se la famiglia ha capito” quello che le stiamo dicen-do/proponendo;

- DARE DIREZIONE AL COLLOQUIO: accogliere i bisogni e le doman-de “mettendo ordine” e direzione, per evitare di mettere “troppa carne alfuoco” e creare confusione e fraintendimenti reciproci;

- AVERE UN ATTEGGIAMENTO POSITIVO MA REALISTICO: diresempre la verità, essere obiettivi mantenendo il contatto col piano direaltà, evitando di creare false aspettative;

- METTERSI ALLA PARI, MANTENENDO IL PROPRIO RUOLO: è fun-zionale a far sentire la famiglia a suo agio e capita, ma supportata da una per-sona competente. Essere alla pari non vuol dire però perdere il “peso” dellapropria posizione (attenzione a non confondere professionale e personale);

- ESSERE PROFESSIONALI: vuol dire fornire informazioni e passare co-noscenze sul tema, offrire consigli e strategie concrete … ma anche esseregentili e disponibili con le famiglie più difficili e “oppositive”. L’obiettivodeve essere sempre quello di cercare la collaborazione e stabilire una rela-zione basata sulla fiducia e il rispetto dei reciproci ruoli e punti di vista.

IL LAVORO CON I POTENZIALI LAVORATORI(dal momento dell’accesso al Servizio, prima dell’inserimento lavorativo)

Le esperienze realizzate evidenziano che un inserimento lavorativo produtti-vo, di successo e motivo di soddisfazione per tutte le parti coinvolte, deveprevedere due elementi “chiave”: la formazione in situazione e il colloca-mento mirato, elementi che permettono/facilitano l’incontro fra il potenzialelavoratore, la mansione e l’azienda.

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PARTE II

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Per operare in questa direzione è fondamentale prevedere momenti e occa-sioni concrete per conoscere e valutare la persona in relazione al compito (oai possibili compiti) che potrebbe andare ad effettuare e al contesto all’inter-no del quale questo potrebbe verificarsi. Tale fase è inoltre fondamentale perun’efficace valutazione della collocabilità della persona.È inoltre importante offrire alle persone con sD percorsi strutturati di orienta-mento al lavoro, occasioni per crescere in consapevolezza e capacità relazio-nali e per lavorare sugli aspetti che maggiormente incidono sull’andamento diun percorso d’inserimento lavorativo (che hanno principalmente a che farecon modalità relazionali inadeguate, spesso legate ad una percezione di sé co-me non-adulto, scarsa motivazione e confusione di ruoli, doveri e limiti).

Dal momento dell’accesso al Servizio dovrebbero pertanto essere previste leseguenti azioni:- Costruzione di profili personali e curricula (valutazione e selezione del

candidato, ai fini del collocamento mirato).- Creazione di un archivio dei lavoratori.- Percorsi educativi di orientamento, per la comprensione del ruolo di lavo-

ratore, un primo approccio conoscitivo al mondo del lavoro e la costru-zione della propria identità lavorativa.

Modalità- incontri di gruppo e/o individuali, a seconda del momento e delle esigenze.

Strumenti utili- schede per il percorso di orientamento e per la raccolta di informazioni e

la valutazione pre-lavorativa del potenziale lavoratore (da compilare du-rante colloqui individuali);

- bozza per la creazione del curriculum vitae.

IL PERCORSO DI ORIENTAMENTO E PREFORMAZIONE LAVORATIVA CON I POTENZIALI LAVORATORI CON SD

Obiettivi:• Incrementare l’acquisizione teorico-pratica delle capacità comunicativo/relazionali e di

quelle legate all’attività lavorativa• Promuovere la conoscenza di sé e dell’altro• Promuovere l’acquisizione della consapevolezza dell’identità adulta• Incrementare la motivazione e l’espressione della potenzialità lavorativa delle persone

con disabilità intellettiva• Promuovere l’acquisizione della consapevolezza di che cosa vuol dire essere un lavo-

ratore• Facilitare la transizione dalla dimensione delle aspettative a quella del progetto profes-

sionale personale• Offrire opportunità di confronto con il mondo del lavoro (regole, orari, gerarchie)

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QUADERNO N. 21 EDIZIONE 2012

VERSO L’INSERIMENTO LAVORATIVO:IL LAVORO CON I POTENZIALI LAVORATORI E LE AZIENDE

Nella fase successiva alla valutazione del/dei potenziali lavoratori e alla loroformazione tramite l’attivazione di percorsi di orientamento, il focus dell’in-tervento del SIL si sposta nuovamente anche sulle aziende, per effettuare unadeguato incontro tra domanda e offerta.Le principali azioni effettuate in questa fase sono:

Selezione candidato e segnalazione all’azienda: il/i candidato viene/vengonoindividuato/i all’interno della banca dati del SIL, che raccoglie i profili deipotenziali lavoratori, in base alle proprie caratteristiche e a quelle richiestedell’azienda (collocamento mirato: la persona giusta al posto giusto). In al-cuni casi è il servizio che seleziona direttamente il candidato; in altri i poten-ziali lavoratori individuati dal SIL vengono selezionati direttamente dall’a-zienda tramite normale colloquio di lavoro. - Incontro di selezione presso l’azienda (colloquio di lavoro): nella fase di

avvicinamento all’azienda, il/i candidato/i effettua un incontro di selezio-ne, al quale partecipa anche un rappresentante del Servizio (come osser-vatore/mediatore). NB: I candidati si preparano al colloquio in associazione, attraverso atti-vità specifiche

- Accompagnamento nella definizione del rapporto di lavoro (espletamentoformalità burocratiche e definizione delle modalità di inserimento, elabo-razione Progetto formativo e di orientamento): il SIL concorda con l’a-zienda le modalità dell’inserimento, valutando la possibilità di tirocinipre-assunzione e la stipula di convenzioni (L.68/’99), la tipologia delcontratto, l’eventuale adozione di un part-time ecc.Aspetti centrali, anche in questa fase, sono sempre le caratteristiche dellavoratore e le esigenze dell’azienda e del posto di lavoro, nonché l’indi-viduazione delle mansioni più idonee.

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Modalità: incontri di gruppo (al massimo 8-10 partecipanti), 1 volta alla settimana per cir-ca 3 ore.Il numero degli incontri varia in funzione degli obiettivi.

Aree di riferimento:• Identità e accettazione di sé.• Conoscenza del mondo del lavoro.• Io e il lavoro.• Io e gli altri.• Comunicazione.• Autonomia esterna (uso del denaro, spostamenti, uso di negozi e servizi).

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PARTE II

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IL TUTORAGGIO DEGLI INSERIMENTI AVVIATI

L’accompagnamento del tirocinante/lavoratore con disabilità intellettiva e l’a-zienda verso una reciproca conoscenza è il principale obiettivo nel momentoin cui si avvia concretamente un percorso d’inserimento lavorativo. Lavorato-re e azienda hanno bisogno di sostegno per affrontare la nuova esperienza,che li vede impegnati con ruoli nuovi in nuove relazioni e situazioni, aspettiche necessitano a loro volta di nuove attenzione, impegno e capacità.Per rispondere a questi bisogni è necessaria la presenza di un operatore delSIL (tutor) con capacità educative e esperienza nel settore. La sua presenza presso l’azienda ha l’obiettivo di:- Supportare il lavoratore nella comprensione delle regole del luogo di la-

voro e nell’apprendimento delle mansioni.- Aiutare l’azienda e i colleghi nell’individuazione delle mansioni e nel-

l’acquisizione delle modalità di formazione e di relazione più adeguate.

Il tutor è dunque una figura di mediazione tra il lavoratore e l’azienda duran-te il percorso di inserimento. La sua presenza presso l’azienda viene pianifi-cata attraverso il Piano di tutoraggio, all’interno del Progetto formativo e diorientamento.

Strumenti utili durante il percorso- Scheda di osservazione sul posto di lavoro (per il tutor)- Scheda per l’automonitoraggio (per il tirocinante/lavoratore)

IL PROGETTO FORMATIVO E DI ORIENTAMENTO

Che cos’è:Si tratta di una traccia per formalizzare una collaborazione tra le parti: l’azienda ospitante eil tirocinante.È un documento all’interno del quale viene definita la tipologia del rapporto di lavoro (tiro-cinio formativo, tirocinio finalizzato all’assunzione, assunzione, ecc.), gli obiettivi, i tempie le modalità dell’inserimento e della presenza del tutor, i ruoli e le competenze delle varieparti coinvolte. I contenuti vengono concordati tra l’azienda e il servizio proponente e devono essere sotto-scritti anche dal tirocinante/lavoratore, per responsabilizzarlo e coinvolgerlo rispetto agliobiettivi/obblighi previsti. Importante: Nel caso di tirocini finalizzati all’assunzione (ex lege 68/99) questo documen-to è obbligatorio e va firmato anche dal Centro per l’Impiego. Negli altri casi è da conside-rarsi una buona prassi.

Chi deve compilarlo: l’operatore responsabile del percorso d’inserimento lavorativo

Quando compilarlo: nel momento in cui l’azienda ospita il tirocinante o assume il lavora-tore con disabilità intellettiva.

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QUADERNO N. 21 EDIZIONE 2012

IL MONITORAGGIO DELL’ESPERIENZA NEI PRIMI ANNI

Durante il tirocinio e nel caso di un’assunzione, oltre al sostegno inizialeconcordato e formalizzato nel Progetto formativo e di orientamento, è op-portuno prevedere ulteriori interventi del SIL a supporto dell’azienda edel lavoratore, attraverso momenti periodici di incontro che hanno l’o-biettivo di:- Verificare il percorso mantenendo e consolidando i risultati positivi rag-

giunti.- Rilevare eventuali cambiamenti negativi, individuarne le cause e proporre

strategie di soluzione.- Valutare l’efficacia del percorso e l’efficienza del lavoratore.- Orientare e promuovere azioni future (ad esempio nuove mansioni).- Sostenere il personale dell’azienda nella gestione di eventuali problemi.

Il responsabile del SIL e/o il tutor (a seconda dei casi e dei tempi) devonorimanere figure presenti e disponibili anche ad assunzione avvenuta, perevitare che nel tempo l’azienda (per esempio in seguito al cambio del Capodel personale), trovandosi “sola”, scelga la famiglia del lavoratore come in-

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PARTE II

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terlocutore principale per la gestione di aspetti organizzativi e/o problemati-ci, rischiando di escludere il lavoratore e ritornare ad atteggiamenti”assi-stenzialisti”. Il monitoraggio anche nel lungo tempo (ad esempio a distanza di molti an-ni dall’assunzione), è inoltre fondamentale per rilevare l’emergere di diver-se problematiche all’interno del posto di lavoro: tali difficoltà, spesso ri-scontrabili attraverso un calo oggettivo della produttività, sono a volte le-gate a cambi nel contesto, ad una diminuzione della motivazione (lo stessamansione/ruolo per molti anni) e/o a problematiche personali/psicologi-che/cognitive che vanno rilevate e gestite attraverso interventi e strumentiadeguati.

Modalità- Colloqui diretti e/o telefonici con il datore di lavoro, i colleghi, il lavora-

tore, la famiglia (almeno due volte al mese durante l’inserimento; almeno2 volte l’anno completata l’assunzione).

- Osservazioni sul posto di lavoro.

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IL LAVORO, I LAVORI E LA COOPERAZIONELuigino Giliberto

Dal 18 al 21 gennaio 2012 è stato effettuato a Potenza il secondo appuntamento previsto nel-l’ambito del progetto AIPD “Il lavoro, i lavori” (finanziato dal ministero del Lavoro e delle Poli-tiche sociali ai sensi della 383/2000 lettera f), un “Cantiere” sul tema dell’inserimento lavorativonell’Impresa Sociale. Di seguito viene presentata una parte del materiale messo a disposizionedal Dott. Luigino Giliberto, responsabile della Progettazione per L’Area Inclusione Sociale eLavorativa presso Italia Lavoro SpA, docente all’interno del Cantiere.

Lo Start Up di una cooperativaIl Business Plan e elementi base per una analisi di bilancio

Inquadramento giuridico della cooperativaLe società cooperative si differenziano dalle società ordinarie non per le attività esercitabili (og-getto), per le quali valgono le stesse limitazioni relative a queste ultime società, ma per la causadel contratto sociale, differenza dalla quale discendono le deroghe alla disciplina delle societàper azioni, altrimenti applicabile (art. 2516 c.c.), previste dal Titolo VI, Capo I, del Libro V delCodice civile.Le società cooperative sono “imprese che hanno scopo mutualistico” (art. 2511 c.c.), la cuimancanza inibisce lo stesso impiego della qualificazione di “cooperativa” (art. 2515, comma 2,c.c.): in tale scopo, quindi, e nella causa dallo stesso desumibile, si riassume la “diversità” e la“tipicità” delle imprese cooperative.

Significato sociale dell’impresa cooperativaCooperare è un verbo derivato dall’unione di “con” e “operare“ e significa, appunto, collabora-re e cioè operare assieme ad altri per il raggiungimento di un fine comune.L’aggettivo “mutuo” ha il significato di scambievole, vicendevole e la mutualità (termine di

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origine francese) consiste in una forma di aiuto scambievole, per garantire uguali diritti dopoaver adempiuto ad uguali doveri.La “mutualità cooperativa” ha, quindi, il significato, non equivoco, della libera collaborazionedi più persone per il raggiungimento di un fine comune attraverso lo scambievole aiuto che assi-curi parità di diritti e di doveri.Come sottolinea l’art. 45 della Costituzione, la valenza sociale della mutualità cooperativa è in-scindibilmente legata all’assenza di “fini di speculazione privata” e cioè al prevalere degli inte-ressi comuni della cooperativa (scambievole aiuto e parità di diritti e di doveri) sugli interessi(egoistici) dei singoli soci.La causa del contratto sociale che si instaura fra cooperativa e ciascun socio deve, quindi, essereindividuata nel soddisfacimento dei bisogni del socio, comuni a quelli degli altri soci aderen-ti alla stessa cooperativa, attraverso le iniziative assunte collettivamente (impresa coopera-tiva), le quali, eliminando o riducendo l’attività di intermediazione di terzi, sono dirette a con-sentire la realizzazione di condizioni economiche più favorevoli (vantaggio cooperativo) rispet-to a quelle conseguibili mediante il ricorso a strumenti ordinari (imprese ordinarie), assicurando,nella concreta realizzazione di tali iniziative, parità di diritti e di doveri fra tutti i soci.

Quali differenze ci sono tra le cooperative sociali e gli altri tipi di cooperative?Le cooperative sono società mutualistiche che sono nate per soddisfare il bisogno dei soci (biso-gno di lavoro = coop. di produzione e lavoro; bisogno di abitazione = coop. edilizia; ecc.). Lecooperative sociali, invece, nascono per soddisfare un bisogno collettivo, ovvero il persegui-mento di un interesse generale della collettività, quali la promozione umana, la prevenzione del-l’emarginazione, ecc. Quindi la coop. sociale nasce innanzitutto per soddisfare un bisogno col-lettivo ma riesce anche a conciliare il lavoro per i propri soci attraverso la gestione di servizi so-cio-sanitari o integrazione lavorativa di soggetti svantaggiati.

Quanti tipi di “cooperative sociali” esistono?Le cooperative sociali sono classificate in due grandi gruppi: le cooperative dette di tipo a) chegestiscono servizi socio-sanitari ed educativi, e le cooperative di tipo b) che prevedono l’inseri-mento lavorativo di soggetti svantaggiati socialmente. La distinzione deriva dall’art. 1 dellaL.381/91.

Quali attività svolgono le cooperative di tipo A?Le Cooperative Sociali di tipo A che hanno il compito di gestire servizi socio-sanitari educativi epossono farlo sia direttamente sia in convenzione con enti pubblici. Possono gestire servizi so-ciali (progetti di reinserimento sociale, centri di aggregazione per ragazzi, centri sociali per an-ziani, centri rieducativi per malati psichici, case alloggio, case famiglia, ecc), sanitari (strutturesanitarie, assistenza domiciliare ad anziani ecc.), educativi (centri educativi per ragazzi, centriludici, animazione di strada, formazione per operatori sociali, ecc.). Il tutto cercando di intercet-tare sul territorio i bisogni e trasformarli in domanda, offrire servizi qualificati, adottare formedi gestione democratica, essere presenti nella ridefinizione delle politiche sociali, conquistarsiun’autonomia rispetto al mercato mantenendo i propri valori, è il delicato compito di chi parteci-pa alla crescita della cooperazione sociale.

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Quali attività svolgono le cooperative di tipo B?Le Cooperative Sociali di tipo B possono svolgere tutte le attività produttive - commerciali, arti-gianali, industriali o agricole - che siano finalizzate soprattutto all’inserimento lavorativo di sog-getti socialmente svantaggiati (ex tossicodipendenti, ex alcolisti, ex detenuti, malati psichici,portatori di handicap, minori a rischio di devianza, ecc.).Questo tipo di imprese ha conquistato un ruolo come strumento privilegiato e specialistico perl’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, come soggetto in grado di svolgere una forma-zione professionale sul campo, a lavorare per una piena integrazione sociale delle persone indifficoltà e ad avviarle anche all’inserimento del lavoro esterno alla cooperativa.

I soci della cooperativaPossono candidarsi a soci coloro i quali, non avendo interessi in contrasto con quelli della coo-perativa, si prefiggono di perseguirne gli scopi tramite la partecipazione alle attività sociali. Perdiventare soci occorre presentare domanda al consiglio di amministrazione che decide in meritoall’accoglimento delle stesse. I soci sono poi tenuti a:1. versare la quota sottoscritta;2. osservare lo statuto e le delibere dell’assemblea e del Consiglio di Amministrazione;3. contribuire al perseguimento degli scopi sociali mediante la partecipazione alle attività socia-

li nelle forme e nei modi stabiliti dall’Assemblea e dal Consiglio di Amministrazione.

Possono essere soci di una cooperativa sociale le persone fisiche appartenenti alle seguenti cate-gorie:• soci lavoratori, che prestano la loro attività ricevendo un compenso di qualsiasi natura o entità;• soli ordinari, sostenitori della cooperativa;• soci volontari, che prestano la loro attività gratuitamente;• soci sovventori, che partecipano a programmi per lo sviluppo tecnologica o per la ristruttura-

zione o per il potenziamento aziendale in specifici progetti;Possono essere socie le persone giuridiche, pubbliche o private, nei cui statuti sia previsto il fi-nanziamento e lo sviluppo delle attività delle cooperative sociali.

Come riescono a coesistere nelle cooperative sociali solidarietà ed imprenditorialità?Le cooperative sociali sono vere e proprie strutture imprenditoriali che, tuttavia, non hanno co-me obbiettivo primario la realizzazione del profitto economico bensì ricercano la solidarietà so-ciale che è un bene della collettività.Per raggiungere questa finalità, le risorse di cui dispone una cooperativa sociale devono, al paridi una società commerciale, essere organizzate imprenditorialmente, ottimizzandone, sotto l’a-spetto economico, dell’efficacia e dell’efficienza, l’impiego e prestando la massima attenzionealla qualità del servizio fornito, soprattutto in considerazione del disagio sociale in cui versanogli utenti di tale servizio. Generalmente, l’utente non coincide con il cliente in quanto i servizi,nella maggior parte dei casi, sono commissionati dalla Pubblica Amministrazione.

L’impresa socialeL’impresa sociale è un soggetto privato non a scopo di lucro, così come indicato dalla Legge 13giugno 2005 n. 118 e dal Decreto Legislativo 24 marzo 2006 n. 155.

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La legge stabilisce che l’impresa sociale:- non può essere diretta o controllata da imprese private con finalità lucrative e da amministra-

zioni pubbliche;- ha l’obbligo di reinvestire gli utili o gli avanzi di gestione nello svolgimento dell’attività isti-

tuzionale oppure per incrementare il patrimonio;- ha il divieto di ridistribuire, anche in modo indiretto, utili e avanzi di gestione comunque de-

nominati, nonché fondi, riserve o capitali, ad amministratori e a soci, partecipanti (personefisiche o giuridiche), collaboratori o dipendenti, al fine di garantire in ogni caso il caratterenon speculativo della partecipazione all’attività dell’impresa.

L’impresa sociale deve inoltre:- ottenere oltre il 70% dei ricavi dalla sua attività principale;- avere come oggetto dell’attività principale l’erogazione di beni e/o servizi di rilievo etico e

sociale per la collettività.L’impresa sociale si caratterizza inoltre per:- gestione democratica: coinvolgimento degli stakeholder interni (soci, collaboratori, volonta-

ri) ed esterni all’organizzazione (utenti finali, committenti, finanziatori o donatori);- partecipazione degli utenti finali alla valutazione dei risultati;- rendicontazione sociale effettuata soprattutto attraverso la redazione e pubblicazione del bi-

lancio sociale.L’impresa sociale, così come le altre imprese, deve essere iscritta al Registro Imprese della Ca-mere di Commercio.

Riassumendo le caratteristiche dell’impresa socialeL’impresa sociale è un particolare tipo di impresa in generale si tratta di un’organizzazione:- privata;- senza scopo di lucro;- che esercita una attività economica (produzione o scambio di beni e di servizi) di utilità sociale;- con finalità di interesse generale.Attenzione però...:- l’impresa sociale non si regge sulla beneficenza;- il fatto che un’organizzazione privata sia senza scopo di lucro ed abbia finalità sociali non

vuol dire che può vivere esclusivamente di sussidi. L’impresa sociale va infatti consideratacome un’impresa a tutti gli effetti, anche se con caratteristiche particolari.

Le tappe per la creazione di un’impresa socialeIl percorso di creazione di un’impresa sociale può essere suddiviso in sette “tappe”:- 1a tappa - Valutare le attitudini imprenditoriali- 2a tappa - Definire l’idea imprenditoriale- 3a tappa - Affrontare gli adempimenti burocratici- 4a tappa - Analizzare il mercato e il prodotto/servizio- 5a tappa - Organizzare l’azienda- 6a tappa - Redigere il piano d’impresa- 7a tappa - Acquisire le informazioni mancanti

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1° tappa: Valutare le attitudini imprenditorialiIn questa prima tappa occorre richiamare l’attenzione sulle capacità personali dell’aspirante“imprenditore sociale”.È importante valutare il proprio profilo dal punto di vista:- psicologico (con riferimento sia alla “personalità imprenditoriale” che alla “personalità so-

ciale” che si possiede);- tecnico (con riferimento al “mestiere” specifico nel settore di attività prescelto).Dal punto di vista psicologico, si può dire che esiste una “personalità imprenditoriale” e una“personalità sociale”.Alcuni hanno infatti delle doti naturali per fare l’imprenditore: ad esempio la resistenza allostress, l’accettazione del rischio, la capacità di risolvere problemi in modo creativo.Per operare nel sociale occorrono poi altre caratteristiche (solitamente più frequenti nelle donne)quali ad esempio la sensibilità, l’altruismo, la capacità di mettersi in relazione con gli altri.In questa fase è opportuno individuare i “punti forti” e i “punti deboli” della propria personalitàimprenditoriale e sociale, valorizzando i primi e migliorando i secondi.

2° tappa: Definire l’idea imprenditorialeIn generale, definire l’idea di impresa (business idea) è fondamentale. Una buona idea d’impre-sa non si può improvvisare.Ciò significa che prima di pensare di offrire un qualsiasi bene o servizio, occorre:- scegliere beni o servizi di utilità sociale;- sapere cosa desidera l’utente. È necessario partire dai suoi bisogni.È di fondamentale importanza produrre in base alle esigenze dell’utente e non proporre qualun-que cosa (anche se di qualità) e poi cercare di venderla.In conclusione, anche l’impresa sociale deve fare i conti con il mercato. E, in qualche misura,anche con la concorrenza.I concorrenti non saranno soltanto imprese sociali: in molti casi avremo a che fare anche conimprese for profit che svolgono la loro attività nel nostro stesso settore.

3° tappa: Affrontare gli adempimenti burocratici- In primo luogo gli aspiranti imprenditori sociali devono verificare se possiedono i requisiti

giuridici per acquisire la qualifica di impresa sociale.- In secondo luogo devono informarsi sugli adempimenti necessari per la costituzione, tenendo

presente che essi variano notevolmente secondo la forma giuridica adottata.Ad esempio se un’organizzazione si costituisce in forma di associazione seguirà un dato iter, sesi costituisce in forma di società di persone ne seguirà un altro e così via.- In terzo luogo devono informarsi sulle procedure di iscrizione dell’organizzazione, così co-

stituita, all’apposita sezione istituita nel Registro Imprese della Camera di Commercio.- In quarto luogo devono trovare le informazioni giuste:

• sulle autorizzazioni da richiedere per ogni singola attività (atti autorizzatori, licenze, de-nunce, dichiarazioni, visti, nulla-osta, concessioni, prese d’atto, ecc.);

• sull’iter procedurale da seguire (ad es. alcune autorizzazioni devono essere chieste primadi iniziare l’attività, altre dopo);

• sui formulari e la modulistica da riempire per ottenere le autorizzazioni o inoltrare le denunce;

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• sugli enti cui presentare le varie domande (Camera di Commercio, Comune, Provincia,Regione, Ministeri, ASL...).

4°tappa: Analizzare il mercato e il prodottoLa formula imprenditoriale appena abbozzata nelle fasi precedenti deve essere ora compiuta-mente definita. Non siamo ancora pronti a far nascere la nostra impresa sociale. Prima di proce-dere, infatti, dobbiamo dare una risposta a tre fondamentali domande:- a chi vendere ➞ quale mercato- cosa vendere ➞ quale prodotto o servizio- come produrre ➞ con quale struttura aziendale

5° tappa: Organizzare l’aziendaOgni azienda è composta da quattro ingredienti base:- risorse materiali (locali, mobili, macchinari, attrezzature, materie prime…);- risorse umane (personale);- risorse finanziarie;- risorse tecnologiche e know-how.Per quanto riguarda l’azienda, le scelte da compiere sono numerose e delicate. In particolare,dovremo stabilire:- se realizzare una nuova azienda o acquisirne una già esistente;- quale dimensione dargli;- dove localizzarla;- che veste giuridica assumere;- come organizzare i fattori produttivi.

6° tappa: Redigere il piano d’impresaA questo punto occorre mettere nero su bianco un vero e proprio “progetto di impresa” (o busi-ness plan).Abbiamo detto che il business plan è un documento di fondamentale importanza per il neo-im-prenditore (“sociale” o meno).Un business plan ben fatto:- consente di verificare la reale fattibilità dell’iniziativa sotto i suoi diversi profili (tecnico,

commerciale, economico, finanziario);- costituisce una “guida operativa” per i primi periodi di gestione;- rappresenta un “biglietto da visita” insostituibile per qualsiasi contatto con i potenziali

committenti o finanziatori (è previsto anche da molte leggi di finanziamento per le nuoveimprese).

7° tappa: Acquisire le informazioni mancantiPer quanto chiaro e schematico sia stato il tragitto, ci accorgeremo sicuramente che ci manca-no ancora tante competenze per riempire le “zone oscure” del piano d’impresa (ad es. insuffi-ciente conoscenza del settore di attività prescelto, particolari problematiche fiscali legate al ti-po specifico di attività che si vuole intraprendere, ecc.) e per lanciarci nel varo definitivo del-l’iniziativa.

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Per colmare le nostre carenze conoscitive, evitando di perdere tempo prezioso, è possibile:- partecipare a corsi di formazione su ben determinate tematiche aziendali;- avvalerci della consulenza personalizzata di esperti.

Il Business PlanIl Business plan è il risultato di una attività di ricerca e pianificazione: guida la maturazione del-l’imprenditore e la preparazione dell’ingresso in un settore.Il Business Plan, inoltre, essendo il documento che descrive l’idea imprenditoriale e che ne do-cumenta la fattibilità, permette ai terzi la valutazione dell’idea imprenditoriale e delle sue oppor-tunità di successo.

Parte descrittivaLa parte descrittiva comprende normalmente la descrizione dei seguenti elementi:- presentazione dei neo imprenditori e dell’origine dell’idea imprenditoriale;- il prodotto (o servizio) offerti;- il mercato e la concorrenza;- gli obiettivi strategici;- la struttura organizzativa.

Parte economico finanziariaLa parte economico finanziaria comprende invece normalmente:- riepilogo degli investimenti in programma;- fabbisogno finanziario e fonti di copertura;- stato Patrimoniale e Conto Economico preventivi;- previsioni dei Flussi di cassa.

Il prodotto (servizio) offertiSi deve essere chiari nell’identificare il prodotto/servizio che l’iniziativa imprenditoriale intendevendere. È necessario infatti evidenziare in modo chiaro i seguenti punti:- qual è il prodotto/servizio che si intende produrre/vendere;- quali bisogni soddisfa;- qual è il gruppo di clienti (target) potenziali a cui si rivolge.Le suddette caratteristiche scaturiscono da un’attenta analisi del mercato in cui si ha intenzionedi entrare.

Il mercato e la concorrenzaLe piccole dimensioni delle nuove iniziative imprenditoriali, a cui questo lavoro si rivolge, nongiustificano certo la programmazione di ricerche di mercato articolate e costose; tuttavia, un’at-tenta analisi della realtà in cui ci si intende immettere è quanto mai importante per aumentare lepossibilità di successo della nuova iniziativa.La dimensione quantitativa (in termine di vendite possibili e in termini geografici) del mercato,è un dato necessario per effettuare previsioni attendibili sulle vendite/ricavi possibili della nuovainiziativa imprenditoriale. Tali informazioni sono spesso già contenute in numerose pubblicazio-ni. L’analisi di queste informazioni può dare validi suggerimenti per quanto riguarda i dati ditendenza del mercato nazionale, regionale o provinciale.

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Gli obiettivi strategici e la strategiaUna volta effettuata l’analisi del mercato, l’aspirante imprenditore dovrebbe essere in grado didefinire con precisione quali sono gli obiettivi economici e di mercato che l’azienda si prefiggedi raggiungere, sia nel breve periodo, sia a regime. In più, dovrebbe possedere tutti gli elementivolti alla definizione e descrizione delle strategie da adottare nella programmazione delle azionidi marketing (in termini di prodotto, prezzo, promozione e modalità distributive).

La struttura organizzativaDalla definizione degli obiettivi economici e di mercato, dovrebbe derivare una coerente strate-gia organizzativa (sia per quanto riguarda l’impiego di risorse umane, sia per quanto riguarda ledecisioni riguardanti gli investimenti).Ricollegandosi alla prima parte del Business Plan (presentazione dei nuovi imprenditori), andràdescritta la struttura organizzativa della nuova impresa, precisando le competenze e le responsa-bilità di ogni componente (titolare, socio ed eventuali assunzioni previste). Andranno inoltre de-scritti e motivate le scelte relative sia alla forma giuridica, sia agli investimenti previsti, coeren-temente con le strategie che si prevede di adottare.

Gli investimenti in programmaGli investimenti in programma, giustificati nella parte descrittiva, vanno elencati all’inizio dellaparte economico-finanziaria. Le informazioni relative a questa parte vengono normalmente pre-sentate in forma tabellare.Il prospetto degli investimenti serve a indicare i beni di cui ci si intende dotare per l’espletamen-to dell’attività aziendale (immobili, arredi, macchine d’ufficio, macchinari, attrezzature, ecc.).La possibilità di analizzare tali elementi permette al lettore del Business Plan di valutare conobiettività la struttura che si intende approntare per l’avvio dell’attività.

Fabbisogno finanziario e fonti di coperturaIl fabbisogno finanziario comprende le uscite di cassa che dovrà effettuare inizialmente la nuovaimpresa: non solo, dunque, quelle per gli investimenti, ma anche quelle per il cosiddetto attivocircolante (scorte, credito Iva, liquidità, ecc.).L’aspirante imprenditore deve dimostrare come ha intenzione di coprire il proprio fabbisogno.L’azienda ha a disposizione due tipologie di fonti di finanziamento: a breve e a lungo termine. Siconsiderano a breve quelle fonti rimborsabili nei successivi 12 mesi; a lungo termine quelle rim-borsabili oltre i 12 mesi.

Stato patrimoniale e conto economico preventiviI prospetti relativi alle immobilizzazioni, al fabbisogno ed alle fonti di copertura appaiono unadiretta conseguenza delle voci esposte all’interno dello Stato Patrimoniale preventivo, che riuni-sce tutti i prospetti presentati in precedenza. Tale prospetto, infatti, rappresenta, alla fine di cia-scun anno, la fotografia dell’intero patrimonio aziendale e delle fonti necessarie per ottenerlo.Il Conto Economico, invece, serve a riassumere la struttura dei costi e dei ricavi generati dall’at-tività di impresa in dato periodo amministrativo (anno).Le previsioni relative sia al Conto Economico, sia allo Stato Patrimoniale, vengono normalmen-te effettuate per un periodo di almeno tre anni.

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Previsioni dei flussi di cassaÈ di fondamentale importanza che il nuovo imprenditore possa prevedere le uscite finanziarieche l’azienda dovrà sostenere, almeno nel primo anno di vita.In questo modo egli potrà controllare se gli apporti del capitale di rischio, gli incassi per le ven-dite, i finanziamenti degli istituti di credito o di leggi di agevolazione, in sintesi tutte le entratefinanziarie, riescono a coprire le uscite dovute agli investimenti ed alla gestione corrente.

Il piano di marketingIl piano di marketing è l’elemento chiave del piano d’impresa poiché serve all’imprenditore percapire quali sono le opportunità di business che presenta il mercato a cui ci si vuole rivolgere.

Elementi del piano di marketing- Chi sono i potenziali clienti;- Chi sono i potenziali concorrenti;- Quali sono le strategie che si possono usare per conoscere e raggiungere il mercato target

prescelto.Inoltre, dovrebbero anche essere spiegate le strategie che si vogliono utilizzare per mantenere lequote di mercato eventualmente conseguite.In buona sostanza: in un piano di marketing l’imprenditore descrive “chi fa cosa, quando, dovee come”. Si tratta, in sostanza, di fare un’attività di pianificazione di marketing.

Schema pianoL’attività di pianificazione di marketing comporta una serie di attività che vanno dalla definizio-ne degli obiettivi aziendali, dalle ricerche di mercato, dalla valutazione dei punti di forza e didebolezza dell’azienda fino alla definizione delle strategie di marketing e dei budget. In sintesiil processo di pianificazione di marketing puoi visualizzarlo in questo modo:

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Obiettivi di marketingDopo aver definito gli obiettivi, occorre fare le opportune ricerche di mercato per verificare cheeffettivamente i tuoi obiettivi siano raggiungibili. Dalle tue ricerche di mercato devi avere moltochiare queste informazioni:- quanto è grande il tuo mercato?- come è segmentato?- si tratta di un mercato nuovo? oppure di un mercato maturo? oppure di un mercato saturo?- chi sono i tuoi principali clienti? Dove si trovano?- quali sono i prodotti/servizi più venduti?- i prodotti attuali soddisfano le esigenze dei tuoi clienti?- chi sono i tuoi concorrenti? Dove si trovano? Operano nello stesso segmento di mercato della

tua azienda? Quali canali di distribuzione utilizzano?- è necessario sviluppare nuovi prodotti/servizi?- quali sono i canali di distribuzione?- quali sono i mezzi di comunicazione utilizzati: la stampa, Internet, la TV, la radio, il direct

mailing?

Swot analisysAlla luce dei dati ottenuti dalle ricerche di mercato, puoi procedere a valutare i punti di forza edi debolezza della tua azienda, nonché le opportunità e le minacce che “arrivano” dal mercato(devi fare la cosiddetta SWOT ANALISYS). I punti di forza e di debolezza devi analizzarli dalpunto di vista della tua azienda e dei tuoi prodotti/servizi; mentre le opportunità e le minacce so-no fattori esterni di cui tu non hai il controllo. Questa è una delle fasi più importanti di tutto ilpiano di marketing. Da questa analisi devi cercare di sfruttare i punti di forza, superare i punti didebolezza, cogliere le opportunità che arrivano dal mercato e difenderti dalle minacce.Dopo aver condotto la SWOT ANALISYS, per scrivere il tuo piano di marketing, non devi far al-tro che stabilire le strategie: devi cioè stabilire i modi e i mezzi con cui intendi raggiungere gliobiettivi che hai in precedenza prefissato. Le strategie di marketing sono strettamente collegateagli elementi del marketing mix: e cioè al prodotto, al prezzo, alla promozione e al punto vendita.Una strategia di sviluppo per un’impresa potrebbe essere quella di offrire ai suoi clienti attualiuna più ampia gamma di prodotti o servizi.Oppure un’altra strategia potrebbe essere quella di attuare una politica di sconti per un determi-nato tipo di prodotto; oppure si può pensare di cambiare l’organizzazione della rete di vendita.Un’altra strategia potrebbe essere quella di aumentare la partecipazione a fiere ed eventi di setto-re per promuovere l’azienda, oppure il ricorso a varie forme di comunicazione.

I costi di una cooperativaI costi di una cooperativa sono tanti e di diversa natura. E sono soprattutto i costi che hanno “unpeso” imparare a conoscerli e valutarli ha un’importanza fondamentale nel non sprecare risorsee quindi nella riuscita dell’impresa.In molte cooperative ed organizzazioni del Terzo Settore, spesso, le decisioni sui costi da soste-nere si prendono sulla base dell’esperienza e delle capacità e competenze dei vari operatori.Queste decisioni se sotto l’aspetto tecnico risultano essere perfette, può accadere che da un pun-to di vista economico sono un disastro.Differenziazione dei costi: è evidente che il costo del personale è diverso dal costo per l’acquisto

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del materiale, o dal costo per le utenze o dal costo dell’affitto del locale: perché si tratta dell’ac-quisizione di risorse di natura diversa.Variabilità dei costi: ci sono costi che possono variare nel tempo e nelle quantità prodotte; peresempio, il costo che sostengo oggi per acquistare 1 litro di benzina è sicuramente diverso dalcosto che ho sostenuto 10 giorni fa e anche dal costo che sosterrò tra 15 giorni. Inoltre la varia-bilità dei costi può dipendere oltre che dal tempo anche dalla quantità perché ci sono dei costiche aumentano o diminuiscono in base anche alle quantità prodotte.Costi fissi e costi variabili: quindi quando fai la stima dei tuoi costi ricordati sempre di distin-guere i costi fissi dai costi variabili. Tutti questi costi fissi e variabili sono presenti nel bilanciodella cooperativa ma li ritrovi “tutti alla rinfusa”. Se tu vuoi avere una chiara distinzione tra idue, devi impostare un sistema di analisi dei costi: cioè devi analizzare ad uno ad uno i tuoi co-sti e capire se si tratta di un costo fisso e di un costo variabile.

I costi fissi di una cooperativaI costi fissi sono tutti quei costi che a prescindere dal fatto che produci tanto, poco o niente, la coope-rativa comunque li deve sostenere. Per esempio, una cooperativa che si occupa di turismo sociale egestisce un albergo, a prescindere da quante camere occupa ogni giorno, deve comunque sosteneredei costi fissi come lo stipendio per il capo ricevimento, lo stipendio per la governante, l’ammorta-mento per l’ascensore, l’ammortamento per l’arredamento delle camere, le spese per la manutenzionedel locale, ed altri ancora. Da questi esempi hai anche tu capito che i costi fissi per una cooperativasono per lo più costi di “struttura” e si sostengono anche nel caso in cui l’albergo per alcuni giorni hacamere vuote perché non accoglie clienti: ciò significa che i costi fissi non hanno nessuna relazionecon il volume di produzione ed hanno un andamento costante, almeno per un certo periodo di tempo.

Andamento costi fissiQuesto grafico ti dice che se la cooperativa non occupa le camere dell’albergo, e quindi ha unaproduzione pari a zero, comunque i costi fissi devono essere sostenuti. Se la cooperativa ha costifissi pari a € 240.000 questi costi devono essere comunque sostenuti sia se le camere rimangonovuote sia se ne vengono occupate 5 sia che ne vengono occupate 10.

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Prepensionamento

Pensioni di inabilità

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Costi variabiliI costi variabili di una cooperativa sono invece tutti quei costi che variano in relazione al volumedi produzione cioè dalle quantità di camere e che la cooperativa riesce ad occupare. Questi costivariabili quindi li sostieni solo e soltanto se produci il prodotto o eroghi il servizio. I costi varia-bili per una cooperativa che gestisce un albergo sono per esempio: i costi per il cambio dellabiancheria, i costi per il set di cortesia, costi per energia e acqua nelle camere, costi per le prov-vigioni alle agenzie di viaggio.

Costo totaleLa somma quindi dei Costi Fissi (CF) e dei Costi Variabili (CV) dà il Costo Totale che la coope-rativa sostiene per la gestione dell’albergo.Il Costo Totale (CT) cresce quando aumenta la quantità di camere “vendute”; se le camere nonvengono riempite e quindi l’albergo non ha clienti, il Costo Totale della cooperativa è rappresen-tato solo dai Costi Fissi (CF) perché l’albergo non sostiene i Costi Variabili (CV). Il Costo Tota-le appare graficamente così:

Andamento costo totale

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Break Even PointConoscere i costi della tua cooperativa ti serve non solo per poter determinare il prezzo di ven-dita a cui, nel nostro esempio, la cooperativa può decidere di “vendere” una camera, ma ti con-sente di sapere se producendo ad un determinato livello di costi, hai un reddito positivo o nega-tivo. Ecco a cosa serve conoscere i costi della gestione.Puoi, anche tu, usare uno strumento molto semplice che si chiama ANALISI DEL PUNTO DIEQUILIBRIO o BREAK EVEN POINT, che è uno strumento che ti consente di analizzare e ve-rificare qual è il livello di produzione e di vendita dei prodotti/servizi in cui il reddito è uguale azero perché i ricavi conseguiti sono uguali ai costi. Più semplicemente il problema della coope-rativa è non solo capire a quale prezzo di vendita offrire una stanza dell’albergo, ma anchequante camere e servizi annessi deve “vendere” per poter almeno coprire tutti i costi sostenuticioè i Costi Fissi ed i Costi Variabili.

Cioè il punto in cui le rette del Costo Totale (CT) e del Ricavo Totale (RT) si incontrano è il co-siddetto Punto di Pareggio o di Equilibrio, è il punto in cui l’utile è uguale a zero perché i ricaviconseguiti dalla cooperativa con la vendita delle camere coprono i costi sostenuti.La cooperativa si trova in un’area di perdita quando la retta dei Costi Totali (CT) supera la rettadei Ricavi totali (RT); la cooperativa, opera e si trova in un’area di profitto nel caso in cui la ret-ta dei Costi Totali (CT) è al di sotto della retta dei Ricavi totali (RT).La cooperativa, attraverso questo modello, ad esempio può stabilire il prezzo a cui vendere le ca-mere, nel caso vuole conseguire un reddito annuo pari a € 220.000. Ipotizziamo che la nostra coo-perativa ha dei Costi Fissi pari a € 240.000; un Costo Variabile Unitario pari a € 50; e sulla base dialcune previsioni fatte stima di poter avere circa 6.000 presenze di clienti/annue. Vediamo come:

Prezzo di vendita

P= Costi Fissi + Reddito + Costo Variabile UnitarioQuantità

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Sostituendo alla formula per l’individuazione del prezzo di vendita, i valori della nostra coopera-tiva otteniamo che:

P= 240.000 + 220.000 + 50Quantità

Determinazione prezzo di venditaLa cooperativa per raggiungere un reddito annuo pari a € 220.000, ed ipotizzando di avereun’occupazione di 6.000 presenze/anno, deve vendere le camere ad un prezzo di vendita almenopari a € 127,00.Questa è solo una delle tante risposte a cui può portare l’analisi dei costi e del punto di pareggio.

Ulteriori elementi costitutivi il bilancio di una cooperativa lo stato patrimonialePer fare il bilancio di una cooperativa ti servono alcuni documenti: il Conto Economico, lo StatoPatrimoniale e la Nota Integrativa.Abbiamo visto il significato che si nasconde dietro ai valori contabili di costo e di ricavo che so-no nel Conto Economico. Ora vediamo il significato delle voci che trovi quando leggi lo StatoPatrimoniale di una cooperativa.

Analisi di bilancioEsaminiamo il bilancio di un asilo nido. Una cooperativa che gestisce un asilo nido deve soste-nere una serie di costi. Alcuni dei quali sono costi cosiddetti d’esercizio e contabilmente vengo-no registrati nel Conto Economico. Altri costi invece sono i cosiddetti costi pluriennnali (chia-mati anche immobilizzazioni) cioè quei costi che la cooperativa sostiene in un determinato annoma che hanno una durata utile di più anni.Per capire meglio, i costi pluriennali della cooperativa sono gli investimenti che deve fare peracquistare i locali dove svolgere l’attività di ludoteca, gli arredi ed i mobili per le aule, la cucina,etc. Oltre agli investimenti per i costi pluriennali (cioè le Immobilizzazioni), la cooperativa puòfare investimenti in scorte di magazzino, oppure crediti, oppure disponibilità di banca o cassa(cosiddetto Attivo Circolante).

Acquisizione di fondi per investimentiPer affrontare tutti questi investimenti la cooperativa deve trovare dei soldi cioè deve cercareuna copertura finanziaria. Quindi se la cooperativa ha necessità di comprare investimenti per300.000 euro, deve trovare fonti finanziarie (cioè finanziamenti) per altrettanti 300.000 euro.Dove si possono “rimediare” questi 300.000 euro? Da varie parti: € 200.000 ce li mettono i socisotto forma di “capitale sociale”; i rimanenti € 100.000 vengono chiesti in prestito a terzi (il co-siddetto capitale di terzi), cioè alle banche, agli istituti finanziari, a parenti, amici, fornitori o al-tri finanziatori.

Ecco come appare lo stato patrimoniale della cooperativa in forma sintetica:Cosa significano quindi queste voci dello Stato Patrimoniale? Come vanno lette ed interpretate?Queste voci contabili ci dicono che la cooperativa ha investito € 210.000 in immobilizzazioni

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cioè in beni (cucina, arredi, etc) che impiegano quindi molti anni prima di “ritrasformarsi” indenaro liquido (attraverso le quote di ammortamento); i rimanenti € 90.000 sono stati investiti incapitale circolante. Cosa c’è dentro a questo capitale circolante? Ci sono le rimanenze (€ 5.000);ci sono dei crediti (per 45.000 euro) e poi ci sono delle liquidità (per 40.000 euro). Tolte le liqui-dità, tutto quello che sta nel capitale circolante si “trasforma” in denaro entro un periodo di 12mesi.

Il capitale sociale e il capitale di terziCapitale SocialePer far fronte a questi investimenti di 300.000 euro, la cooperativa deve trovare la copertura fi-nanziaria cioè le fonti di finanziamento o, se preferisci: deve trovare i soldi per comprare tuttigli investimenti. Come mostra lo stato patrimoniale, in questo caso € 200.000 sono messi dai so-ci sotto forma di capitale sociale; questo capitale sociale ha un peso positivo per la cooperativaperché si tratta di denaro che essa ha a disposizione in modo permanente (cioè non deve restitui-re) e sul quale non vengono pagati gli interessi.Capitale di terzi o da indebitamentoInvece il capitale di terzi (meglio conosciuti come debiti!) per una parte pari a € 80.000 sonostati prestati alla cooperativa dalla banca sotto forma di mutuo e quindi, pur rappresentando undebito, sono soldi che non devono essere restituiti subito (cioè entro 12 mesi) ma in un arcotemporale di almeno 5-10 anni. Gli altri 20.000 euro sono debiti a breve termine, cioè debiti chela cooperativa ha nei confronti dei suoi fornitori, e che si impegna a pagare entro 12 mesi.

La correlazione temporale dell’investimentoEsaminando quindi lo Stato Patrimoniale puoi vedere le scelte compiute dalla cooperativa cioècome ha investito i soldi a disposizione tra le immobilizzazioni e le attività liquide. E non solo:perché leggendo lo Stato Patrimoniale puoi comprendere se ha rispettato il principio della corre-lazione temporale.

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Elementi di valutazione ulterioreLeggendo i dati dello Stato Patrimoniale della cooperativa, tu stesso puoi vedere che il principiodella correlazione temporale è stato rispettato perché la cooperativa ha usato tutti i 200.000 eurodel capitale sociale e una parte dei debiti a lungo termine per compiere gli acquisti in immobiliz-zazioni pari a € 210.000. E non solo: la cooperativa, grazie all’indebitamento a lungo termine(cioè il mutuo) riesce a “coprire” anche il valore delle scorte (€ 5.000) e dei crediti v/clienti chedeve incassare. Per far fronte ai debiti nei confronti dei fornitori, cioè che devono essere pagatinei prossimi 12 mesi, la cooperativa può utilizzare la disponibilità liquida della banca.

ConclusioniDopo quanto abbiamo visto, ora sicuramente comprendi meglio il perché il Bilancio non rispon-de alla sola domanda “Quante imposte devo pagare quest’anno?”.Se utilizzi il bilancio solo per cercare questa risposta, utilizzi le sue informazioni solo al 10%delle sue potenzialità.Dal bilancio puoi trarre indicazioni importanti sulla tua attività caratteristica. Se essa ti ha gene-rato risorse o te le ha assorbite; puoi inoltre anche tu verificare se hai utilizzato correttamente lefonti finanziarie (cioè i soldi) che hai a disposizione per fare i tuoi investimenti o se invece haiutilizzato debiti a breve termine per acquistare mobili e arredi. Il bilancio serve a questo e moltoaltro ancora…

Perché tutto sulle nostre spalle? Le agevolazioni esistentiNon è facile trovare informazioni adeguate sulle leggi di agevolazione, anzi è decisamentefuorviante. Il settore delle agevolazioni è infatti soggetto ad una produzione legislativa:• quantitativamente ingente;• a vari livelli (comunitario, nazionale, regionale e, in alcuni casi, anche provinciale e camerale);• con misure variabili a seconda di diversi fattori (localizzazione, forma giuridica, settore di at-

tività, investimento da finanziare ecc.);• “a ragnatela”, in cui ogni provvedimento si richiama ad altri e forma un intreccio normativo

estremamente complesso, che comprende spesso una o più leggi a vari livelli, altre leggi mo-dificative di queste, regolamenti di attuazione, circolari ministeriali ed interministeriali, prov-vedimenti degli istituti o degli enti che gestiscono materialmente le agevolazioni, e perfinoconsuetudini non scritte degli organismi erogatori o gestori degli interventi;

• con validità operativa limitata, per scadenza dei termini di presentazione delle domande o peresaurimento dei fondi a disposizione (in entrambi i casi, spesso a breve o a brevissimo termi-ne), o addirittura nulla per assenza di regolamenti applicativi.

Molte delle informazioni necessarie per accedere alle agevolazioni (soprattutto quelle sull’ope-ratività dei provvedimenti) non compaiono peraltro in alcun documento ufficiale e sono di diffi-cile o incerta reperibilità.È opportuno pertanto rivolgersi a sportelli informativi specializzati, operativi presso molte Ca-mere di commercio. Lo sportello camerale utilizza spesso – e in alcuni casi mette gratuitamentea disposizione – diverse banche dati sull’argomento, aggiornate in tempo “quasi reale” e in gra-do di dare un quadro sintetico delle opportunità realmente esistenti per uno specifico tipo diimpresa, localizzata in una certa zona e con determinati obiettivi.

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QuadernoAIPD 21

Supplemento a “Sindrome Down Notizie” Periodico quadrimestrale anno XI - n. 2/2012

Anch’io lavoro: tra esperienze e buone prassi

a cura di Monica Berarducci, Giorgia Scivola e Anna Contardi

Poste Italiane S.P.A.Spedizione in AbbonamentoPostale D.L. 63/2012(conv. in L. 16/07/2012 n. 103)Art. 5bis, CPO PARMAISSN: 1122-147X

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