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    INTERVISTA

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    Le autobiografie di jazzisti costituiscono qua-si un genere letterario a parte. Ne esisto-no, letteralmente, dozzine e dozzine: alcu-ne famosissime (Miles di Miles Davis, Satchmo. La mia vita a New Orleans di Louis Armstrong, Peggio di un bastardo di Charles Mingus, La signora canta il blues di Billie Holiday, Straight Life di Art Pepper, questultima purtroppo mai tradotta in italiano), al-tre meno note. Ne hanno scritte Count Basie, Duke Ellington, Dizzy Gillespie, Sidney Bechet, Oscar Pe-terson, Ray Charles, Artie Shaw, Benny Goodman, Horace Silver e infiniti altri.Coltrane no. La ragione, ovviamente, sta anche nel-la sua morte prematura, nel 1967, a soli quarantanni; per, anche vero che il sassofonista stato sempre descritto da tutti come un uomo schivo, poco propen-so a esibire s stesso, tutto concentrato sulla propria

    musica, e viene da pensare che, se anche fosse vissuto ancora a lungo, difficilmente si sarebbe esposto scri-vendo unautobiografia.Nel 2010, Coltrane On Coltrane di Chris DeVito ha colmato questo vuoto. Il libro raccoglie una settan-tina di testi usciti fra il 1952 e il 1967: interviste, let-tere personali, note di copertina, articoli di giorna-le, insomma qualunque tipo di documento nel quale siano contenute parole di Coltrane. DeVito ha setac-ciato gli archivi, consultato la corrispondenza priva-ta, intervistato amici e conoscenti, portato alla luce testi dimenticati, finendo per comporre un libro di ol-tre trecento pagine. Da qualche mese, esso disponi-bile anche in traduzione italiana, con il titolo di Col-trane secondo Coltrane. Tutte le interviste (EDT 2012, con la cura e la traduzione di Francesco Martinelli). Ne abbiamo parlato con lautore.

    LA vOCE DEL SASSOFONO DI JOhN COLtRANE FRA LE PI INtENSE

    E vISCERALI DELLINtERA StORIA DEL JAZZ. quELLA DELLuOMO,

    INvECE, NON SI SENtE quASI MAI: tRANE hA LASCIAtO POChI

    DOCuMENtI DI S E NON hA MAI SCRIttO uNAutOBIOgRAFIA.

    uN LIBRO COME COLtRANE SECONDO COLtRANE (EDt, 2012) DI

    ChRIS DEvItO, APPENA tRADOttO IN ItALIANO, uNOCCASIONE

    PREZIOSA PER ASCOLtARE quELLA vOCE

    Silenzio, parla

    Coltraneintervista a Chris devito

    di SERGIO PASQUANDREA

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  • intervista chris devito

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    Com nata lidea di mettere insieme una colle-zione di interviste di Coltrane?Ho avuto lidea qualche anno fa, mentre lavoravo a The John Coltrane Reference (un ponderoso vo-lume, pubblicato nel 2007 dalleditore Routledge a cura di Lewis Porter, che contiene una dettaglia-tissima cronologia della vita e dellopera del sasso-fonista, NdR). Mentre svolgevo le ricerche per il li-bro, ho trovato alcune interviste e ho pensato che si sarebbero potute inserire l. La cosa si rivela-ta impraticabile, perch alla fine lopera arrivata a contare circa ottocento pagine: non cera proprio spazio! Quindi mi venuto in mente, in maniera quasi spontanea, che un intero volume di interviste con Coltrane sarebbe potuto risultare interessante. Poi, poco tempo dopo la pubblicazione di The John Coltrane Reference, un editor della Chicago Review Press contatt Lewis Porter, curatore del volume, e gli chiese se voleva occuparsi di un libro di intervi-ste a Coltrane, da inserire in una collana che stava-no pubblicando. Lewis rispose che era troppo im-pegnato, ma che conosceva qualcuno che avrebbe potuto essere interessato, e diede loro il mio nome. cos che nato il progetto.

    Il lavoro di ricerca bibliografica da te compiu-to davvero imponente: il libro contiene molte interviste di difficile reperibilit, pubblicate in varie lingue e in vari paesi del mondo, spesso su riviste poco note. Come sei riuscito a trovarle? Avevo gi fatto molto del lavoro in precedenza, quando lavoravo a The John Coltrane Reference, quindi avevo una buona base di partenza. Sostan-zialmente, ho letto tutto quel che sono riuscito a trovare su Coltrane, comprese le bibliografie, e ho cercato qualunque menzione di unintervista, un ar-ticolo, una recensione, che potesse contenere qual-che sua parola. Ho fatto molte ricerche sui giorna-li e ho trovato parecchie interviste brevi, alcune per puro caso, e anche recensioni di concerti dal vivo nelle quali lautore aveva parlato con Coltrane e ci-tato le sue dichiarazioni. E ho passato moltissime ore nelle biblioteche, a srotolare microfilm sbiaditi di vecchi giornali.

    Hai usato anche testi pubblicati in precedenza?Devo senzaltro citare la biografia di Coltrane scrit-ta da Lewis Porter (John Coltrane: His Life and Mu-sic, uscita in inglese nel 1998 e tradotta in italiano con il titolo di Blue Trane. La vita e la musica di John Coltrane, minimum fax 2006, NdR), perch da l ho tratto lispirazione del lavoro, e che stata anche la base di tutte le mie ricerche. In appendice al libro, Lewis ha incluso una cronologia e una lista di tutte le esibizioni di Coltrane allora conosciute (club, con-certi, registrazioni, eccetera), e anche una biblio-grafia con tutti gli articoli che facevano riferimento a Coltrane. Senza queste fondamenta cos solide su cui costruire, probabilmente non sarei andato lonta-no. Devo menzionare anche i miei colleghi nel lavo-ro per il Coltrane Reference: Yasuhiro Fujioka, David Wild e Wolf Schmaler. Le loro ricerche mi hanno aiutato molto con questo libro. Wolf, in particolare, mi ha aiutato molto nel ricercare recensioni dei con-certi europei, articoli di giornale e cos via.

    Quali sono state le maggiori difficolt che hai in-contrato nel processo di redazione?Ottenere tutti i permessi per la pubblicazione. A vol-te stato molto difficile trovare i detentori dei di-ritti, mi c voluto del tempo, e le spese per riusci-re ad avere i copyright sono cresciute a dismisura. un libro che mi costato tantissimo, anche in ter-mini economici.

    Hai ritrascritto molte delle interviste, nella ma-niera pi fedele possibile. In certi casi, i risultati sono illuminanti. Penso ad esempio a una famo-sa dichiarazione di Coltrane, quando durante unintervista giapponese del 1966 afferm che avrebbe voluto essere un santo. Dalla tua tra-scrizione, si capisce che lintervista era afflitta da problemi di traduzione, e che forse Coltrane stesso era un po ironico. Quale ritratto di Col-trane pensi che venga fuori, da questo libro?Spero soprattutto che le persone abbiano una perce-zione di quale persona posata e seria fosse Coltrane, ma spero anche si capisca che a volte aveva un gran senso dellumorismo, persino su s stesso.

    Sostanzialmente, ho letto tutto quel che sono riuscito a trovare su Coltrane, comprese le bibliografie, e ho cercato qualunque menzione di unintervista, un

    articolo, una recensione, che potesse contenere qualche sua parola Chris DeVito

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    Ascoltando le interviste, ci si accorge che Coltrane era molto attento e ponderato nel suo modo di esprimersi sulla musica, sulla politica,

    o su qualunque altro argomento Chris DeVito

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    In molte interviste, si avverte bene anche quale fu la reazione alla musica di John Coltrane, du-rante il corso della sua carriera: allinizio fu so-stanzialmente ignorato, poi provoc scandalo e alla fine fu osannato quasi come un profeta.Certe reazioni sono state davvero folli. Probabil-mente la follia cominci nel 1958, quando sulla ri-vista americana Downbeat comparve un articolo in cui John Coltrane era definito un giovane te-nore arrabbiato. Poi, un paio danni dopo, com-parve una recensione tristemente famosa, in cui la musica di Coltrane era chiamata anti-jazz, pri-va di senso (letteralmente, gobbledegook, termine gergale che indica un linguaggio involuto e incom-prensibile, NdR) e un sacco di altri epiteti. Ironica-mente, ci port alla percezione di Coltrane come un arrabbiato, quando invece era una persona riflessiva, timida e molto alla mano. Larticolo di Gene Lees (Coltrane: luomo e la musica, alle pagi-ne 61-65 delledizione italiana, NdR), in particola-re, lo fa capire benissimo. Lees si aspettava davve-ro che Coltrane fosse un tipo ostile e difficile da trattare: invece, trov un uomo educato e schivo, e ne scrisse un ritratto davvero carino. In effetti, va anche detto che allepoca larticolo fu pubblicato soltanto in Europa (sulla rivista inglese Jazz News, NdR): per quanto ne so, questa la prima volta che appare negli Stati Uniti.

    Unaltra intervista interessante quella con Frank Kofsky del 1966, in cui lintervistatore cer-ca pi volte di far esprimere a Coltrane opinioni politicamente orientate, ottenendone sempre ri-sposte molto evasive. In realt, ho visto che, quando Coltrane aveva uno-pinione, la esprimeva. Se non laveva, oppure se era incerto, in genere lo diceva a chiare lettere. In unin-tervista, poche settimane prima di quella con Kofsky, gli fu chiesto il suo parere sulla guerra in Vietnam. Disse esplicitamente che era contrario e che avrebbe voluto fosse fermata, ma poi prosegu dicendo anche che, dal punto di vista pratico, non sapeva come lo si sarebbe potuto ottenere: semplicemente, voleva che fosse fermata. Ma, a parte questo, s: ascoltando le in-terviste, ci si accorge che Coltrane era molto attento e ponderato nel suo modo di esprimersi sulla musica, sulla politica, o su qualunque altro argomento.

    C qualche articolo pi significativo?Non so se sia significativo, ma uno dei miei prefe-riti quello che apre il libro: Lafro va a un concer-to di be-bop. un pezzo del 1952, uscito su un gior-nale afroamericano di Baltimora, in occasione di un concerto di Coltrane con il batterista Specs Wright. scritto nel gergo dellepoca, e rende lo spirito dei tempi, ti fa capire che cosa avresti provato se fossi stato al concerto

    Se qualcuno dovesse ritenere questo libro irrilevante e inutile, sostenendo che solo la musica con