Signacula ex aere dal territorio di Aquileia

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INSTRVMENTA INSCRIPTA V Signacula ex aere Aspetti epigrafici, archeologici, giuridici, prosopografici, collezionistici a cura di Alfredo Buonopane e Silvia Braito con la collaborazione di Cristina Girardi Atti del convegno internazionale Verona, 20-21 settembre 2012 Scienze e Lettere Roma 2014

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Il numero di signacula ex aere di provenienza aquileiese attualmente conservatie individuati in diversi musei locali si riduce a quattro esemplari. Le indicazioniraccolte negli archivi museali lasciano intravvedere l’esistenza, in passato, di un numeroassai ridotto di ulteriori signacula, oggi apparentemente non più reperibili. Nonostantela scarsità della documentazione, tali oggetti si rivelano comunque interessanti. In particolare,un signaculum rinvenuto nell’Ottocento a Castel Porpetto, non molto distantedalla via Annia, consente di istituire un collegamento tra il suo proprietario e le attivitàdi produzione di laterizi gestite da alcuni membri della gens Trosia che avevano sede nelterritorio circostante.

Transcript of Signacula ex aere dal territorio di Aquileia

INSTRVMENTA INSCRIPTA V

Signacula ex aereAspetti epigrafici, archeologici, giuridici,

prosopografici, collezionistici

a cura di Alfredo Buonopane e Silvia Braitocon la collaborazione di Cristina Girardi

Atti del convegno internazionaleVerona, 20-21 settembre 2012

Scienze e LettereRoma 2014

INSTRVMENTA INSCRIPTA V

Signacula ex aere.Aspetti epigrafici, archeologici, giuridici,

prosopografici, collezionistici

ATTI DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE

(Verona, 20-21 settembre 2012)

a cura di Alfredo Buonopane e Silvia Braito

con la collaborazione di Cristina Girardi

Scienze e LettereRoma 2014

Volume stampato con il contributo di: Dipartimento Tempo Spazio Immagine Società (TeSIS) dell’Università degli Studi di Verona

Rotary Club Como Baradello

Con il patrocinio di: Università degli Studi di Verona, Dipartimento TeSIS Association Internationale d’Épigraphie Grecque et Latine (A.I.E.G.L.) Terra Italia Onlus

&RPLWDWR�VFLHQWL¿FR� Giulia Baratta, Alfredo Buonopane, Ivan Di Stefano Manzella,

Sergio Lazzarini, Marc Mayer i Olivé, Giovanni Mennella

Redazione: Alfredo Buonopane, Silvia Braito, Cristina Girardi

(GLWLQJ�H�OD\RXW�JUD¿FR��Cristina Girardi

Coordinamento peer review: Alfredo Buonopane

I contributi raccolti in questo volume sono stati sottoposti alla peer review secondo la procedura del “doppio cieco”

© 2014 Scienze e Lettere dal 1919 S.r.l.già Bardi EditoreVia Piave, 7 – 00187 RomaTel. 0039/06/4817656 – Fax 0039/06/48912574e-mail: [email protected] 978-88-6687-072-2

In copertina: il signaculum di Asturius (CIL XV, 8094) in J. Muselli, Antiquitatis reliquiae, Verona 1756, tab. XXXXVIII, 2 (incisione di Dionisio Valesi e Domenico Cunego).

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Alfredo BuonopanePremessa

Marc Mayer i Olivé Signata nomina; sobre el concepto y valor del término signaculum con algunas consideraciones sobre el uso de los instrumentos que designa

Ivan Di Stefano ManzellaSignacula ex aere e mercatura: indizi e ambiguità testuali

Manfred HainzmannSignacula und Synonyme

Simona MarchesiniSignacula: analisi linguistica

Sergio LazzariniI signacula: tra certezza dei “diritti soggettivi” e tutela GHOO¶DI¿GDPHQWR

Margherita Bolla&HQQL�VXOOH�IDOVL¿FD]LRQL�QHOOD�EURQ]LVWLFD

Giulia BarattaIl signaculum al di là del testo: la tipologia delle lamine

Francesca CeneriniNec desunt mulieres: signacula al femminile

Alfredo BuonopaneSchiavi e liberti imperiali nei signacula ex aere

Indice

Silvia Braito1HOO¶RI¿FLQD�GHO�CIL. I signacula nei lavori preparatori del Corpus inscriptionum Latinarum

Cristina GirardiLe societates nel mondo romano: attestazioni dai signacula ex aere

Norbert FrankenDie lateinischen Bronzestempel der Berliner Antikensammlung aus sammlungsgeschichtlicher Sicht

Daniela Rigato I signacula ex aere del Museo Nazionale di Ravenna: un quadro introduttivo

Antonio SartoriNon Dianam magis montibus quam Minervam inerrare

Giovanna CicalaSignacula pompeiani: appunti di una ricerca in corso

Raimondo ZuccaSignacula ex aere provinciae Sardiniae

Silvia EvangelistiSignacula da Aeclanum in CIL (IX e X). Alcune note

Claudia GattaSignacula ex aere e collezionismo. Carlo Morbio e le sue raccolte

Stefano MagnaniSignacula ex aere dal territorio di Aquileia

Filippo BoscoloSignacula conservati nel Museo Archeologico di Padova

Giovanni MennellaSignacula aenea e bollatura di laterizi: a proposito di un timbro inedito nel Museo di Antichità di Torino

Marina VavassoriSignacula a Bergamo e dintorni: curiosità e quesiti

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Elena CimarostiTre signacula da raccolte museali nell’Italia nord-occidentale

Valeria ValcheraSignacula ex aere del Museo Civico Archeologico di Bologna: notabilia�WHFQLFL��SURVRSRJUD¿FL�H�FROOH]LRQLVWLFL

Simona Antolini, Silvia Maria MarengoI signacula ex aere della regio VI adriatica

Silvia BraitoSignacula “in rete”: fra documentazione, aste online e collezionismo

Heikki SolinEpiclinus: una nota onomastica

Marco FirmatiSigilli di mercatores per doli dal porto di Pisa

Luigi Vecchio Un signaculum in bronzo con iscrizione greca da Velia

Paola Pacchiarotti, Giada Fatucci, Laura Ebanista, Sarah Gozzini, Federica LamonacaI signacula del Museo Nazionale Romano: un’esperienza didattica tra studio e EDR

0DXUL]LR�%XRUD��(UJ�Q�/DÀÕTre signacula dall’Asia Minore

Christophe Schmidt HeidenreichSignacula ex aere dans les deux Germanies et les trois Gaules : observations sur une documentation récalcitrante

Gaetano ArenaVasetti iscritti e produzione di medicamenta a Priene ellenistico-romana

Margherita Cassia“Marchi di fabbrica” a Creta e tituli picti di Ercolano: considerazioni socio-economiche

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Reinhold WedenigBleiplomben mit Stempel- und Ritzinschriften aus Iuvavum (Noricum)

Zsolt VisyInstrumenta Inscripta Aenea aus Ungarn

Angela Donati(�SHU�¿QLUH

%LEOLRJUD¿D

Lista autori

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Riassunto: Il numero di signacula ex aere di provenienza aquileiese attualmente con-servati e individuati in diversi musei locali si riduce a quattro esemplari. Le indicazioni raccolte negli archivi museali lasciano intravvedere l’esistenza, in passato, di un numero assai ridotto di ulteriori signacula, oggi apparentemente non più reperibili. Nonostante la scarsità della documentazione, tali oggetti si rivelano comunque interessanti. In par-ticolare, un signaculum rinvenuto nell’Ottocento a Castel Porpetto, non molto distante dalla via Annia, consente di istituire un collegamento tra il suo proprietario e le attività di produzione di laterizi gestite da alcuni membri della gens Trosia che avevano sede nel territorio circostante.

Abstract: The number of signacula ex aere�RI�$TXLOHLDQ�RULJLQV�FXUUHQWO\�LGHQWL¿HG�DQG�preserved in various regional museums is reduced to four specimens. The information collected in the archives of the museums give a glimpse of the previous existence of a very small additional number of signacula, now apparently no longer traceable. Despite WKH�ODFN�RI�GRFXPHQWDWLRQ��WKHVH�REMHFWV�DUH�UHYHDOLQJ�WR�EH�YHU\�LQWHUHVWLQJ��,Q�SDUWLFXODU��a signaculum discovered in the nineteenth century in Castel Porpetto, not far from the Via Annia, allows us to establish a connection between the owner and the activities of bricks production managed by some members of the gens Trosia located in the surrounding area.

Parole chiave: Signacula ex aere, Aquileia, gens Trosia, marchi lateriziKeywords: Signacula ex aere, Aquileia, gens Trosia, brick stamps

La documentazione aquileiese concernente i signacula ex aere è particolarmente povera. Nel V volume del Corpus Inscriptionum Latinarum è presente un solo si-gnaculum1, QRWR�¿Q�GDO�6HWWHFHQWR2, e pochi sono gli elementi di novità contenuti nei Supplementa Italica, curati da Ettore Pais3, e in successive pubblicazioni4. Anche in

1. CIL V, 8116, 64. 2. La sua esistenza fu segnalata dal canonico Gian Domenico Bertoli (Bertoli 1739, p. 326, nr. CCCCLXXV). 3. SI 1081, 7 (p. 201), con l’integrazione di Maionica 1889, p. 294. 4. Buiatti 1992, p. 30, n. 31.

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ragione del numero limitato, tali oggetti non hanno sostanzialmente ricevuto attenzio-ne negli studi del Novecento, rispecchiando una tendenza generale che solo in anni recenti mostra segni di inversione5.

Nelle vetrine del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia attualmente sono HVSRVWL� GXH� SXQ]RQL� FODVVL¿FDELOL� FRPH� signacula ex aere�� DL� TXDOL� q� DI¿DQFDWR� XQ�terzo punzone, apparentemente di diversa tipologia6��/D�YHUL¿FD�GHL�UHJLVWUL�GHOO¶LQ-ventario dei materiali conservati presso i depositi del Museo, facilitata dal riordino e dalla digitalizzazione dei documenti d’archivio, attualmente in corso, ha consentito di raccogliere ulteriori informazioni e di appurare l’esistenza in passato di altri signa-cula, presumibilmente in bronzo. Tuttavia, la loro presenza non ha trovato riscontro, nonostante il controllo dei contenitori e dei depositi di oggetti metallici effettuato con l’ausilio del dott. Daniele Pasini, responsabile tecnico del restauro del Museo. Pochi altri dati sono offerti dall’ampliamento della ricerca a livello territoriale.

Ci si limita, pertanto, alla presentazione dei signacula attualmente conservati e dei dati desunti dalla ricognizione della documentazione edita o nota attraverso gli archivi inventariali.

1. MAN Aquileia, inv. n. 17479Signaculum in bronzo con manubrium ad anello di forma trapezoidale e giro inter-

no circolare, con castone secondario rettangolare, piano e apparentemente inornato. /D�ODPLQD�q�UHWWDQJRODUH�H�OR�VSHFFKLR�HSLJUD¿FR�q�GHOLPLWDWR�GD�XQD�FRUQLFH�ULOHYDWD��Il cartiglio reca una legenda con testo distribuito su due righe, scrittura con anda-mento sinistrorso e lettere prominenti. Il punzone presenta evidenti tracce di usura e consunzione.

Dimensioni7. Lamina: altezza 2,45; lar-ghezza 6,85; spessore 0,55; manubrio: al-tezza 1,8; larghezza 3,1; diametro interno verticale 1,4; diametro esterno orizzontale 1,5; lettere: altezza 0,9 alla prima riga; 0,8 DOOD�VHFRQGD�ULJD���¿J����

Edizione: Maionica 1881, p. 124; SI 1081, 7.

Trascrizione: T(itus) Ulgeus / &ƩHULQWKXVIl testo presenta un unico nesso HE alla seconda riga. Le lettere hanno apicature

evidenti, in particolare la N e la L, il cui braccio assume una forma a uncino. È pro-babilmente presente un segno d’interpunzione a foglia d’edera con lungo gambo. Alla

5. La nascita di un interesse per questa classe di documenti è assai recente; si veda in proposito BuonoPane�������QRWD����S������H�QRWD����SS�����������FRQ�ELEOLRJUD¿D�GL�ULIHULPHQWR� 6. Sull’utilizzo e la funzione di questa categoria di oggetti si rimanda a di stefano Manzella 2010a e di stefano Manzella 2012a. 7. Le dimensioni sono sempre espresse in centimetri.

ÀJ�� ��� Signaculum� GL� Titus Ulgeus &ĠHULQWKXV��0$1�$TXLOHLD��LQY��Q��������

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prima riga, infatti, la forma dell’asta che segue la T iniziale differisce da quella della I presente alla seconda riga; essa appare leggermente ribassata al centro, tanto da risultare quasi separata in due tratti, e rastremata verso l’alto, oltre che priva di apici superiormente. Si è indotti a interpretare il segno come un possibile elemento diviso-rio stilizzato, secondo un modello diffuso8, anche se non si può escludere del tutto che l’effetto sia semplicemente dovuto ai danneggiamenti subiti dal punzone, che appare alquanto usurato.

Tale eventualità non è stata presa in considerazione dai precedenti editori. Enrico Maionica, infatti, ha proposto la lettura Ti(berius) Ulgeus &ƩHULQWKXV9, mentre Et-tore Pais ha interpretato l’apparato onomastico come una forma bimembre priva di praenomen e con nomen e cognomen scritti per esteso, ognuno su una singola linea: 7LXOJHXV�&ƩHULQWKXV10. In questi casi e persino nell’eventuale variante T(itus) Iulgeus &ƩHULQWKXV, il nomen, sia esso Tiulgeus, Iulgeus o Ulgeus, costituirebbe un unicum, risultando attestato per la prima volta in questa occasione, almeno sulla base dei con-fronti disponibili11. Anche il cognomen Cherinthus non appare altrimenti documenta-to, pure trattandosi chiaramente di una variante del più diffuso Cerinthus o Cerintus, di chiare origini grecaniche12.

Tra gli elementi da tenere in considerazione vi è l’utilizzo del nominativo in luo-go della più comune forma al genitivo per indicare il proprietario o il responsabile dell’oggetto e della funzione alla quale esso era adibito13.

Secondo le informazioni fornite da Maionica, il signaculum, che precedentemente era stato in possesso di Domenico Delneri, collezionista di Fiumicello, si trovava nel 1881 nella raccolta del Barone Eugen Ritter conservata nella residenza di Podgora, presso Gorizia14. Infatti, esso compare al numero 146 negli inventari degli oggetti fa-centi parte della collezione Ritter e passati successivamente al Museo di Aquileia che furono redatti a più riprese dallo stesso Maionica nel 1885 e nel 188715.

La datazione può essere solo molto genericamente compresa tra I e II secolo d.C.

2. MAN Aquileia, inv. n. 17480Signaculum in bronzo con manubrium ad anello di forma ovale, a giro interno

ovale, con castone secondario leggermente schiacciato e apparentemente inornato.

8. Interessante il confronto con un signaculum veronese (CIL V, 8116, 10) che presenza forti analogie anche per quanto riguarda la forma delle lettere e delle apicature; cfr. BuonoPane 2012, pp. 372-373. 9. Maionica 1881, p. 124. 10. SI 1081, 7. 11. 1RQ�KD�GDWR�HVLWR�O·LQWHUURJD]LRQH�GHL�SULQFLSDOL�GDWDEDVH�YHULÀFDWL��('&6��('+��('5� 12. Si veda solin 2003, pp. 629-630. 13. A proposito dell’uso strettamente personale o eventualmente oggetto di delega di questa tipologia di punzoni, adatti a siglare documenti, si rimanda a di stefano Manzella 2010a. 14. Maionica 1881, p. 124. 15. Inventare ehem. Sammlung Baron Eugen Ritter, f. 64, nr. 146 (MAN Aquileia, Armadio 1, Cassetto 25, Inventari, Moschettini-Ritter, Ritter 1885).

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/D�ODPLQD�KD�IRUPD�UHWWDQJRODUH�H�OR�VSHFFKLR�HSLJUD¿FR�q�GHOLPLWDWR�GD�XQD�FRUQLFH�rilevata. Il cartiglio reca una legenda con testo distribuito su due righe, con scrittura ad andamento sinostrorso e lettere in rilievo, leggermente prominenti rispetto al bordo della cornice e ben leggibili. Il punzone risulta spezzato e mancante della porzione laterale destra; presenta inoltre rilevanti tracce di usura.

Dimensioni. Lamina: altezza 2,5; larghezza 4,5; spessore 0,6 (0,1 è l’aggetto delle lettere); manubrio: altezza 1,9; larghezza 2,6; diametro interno verticale 1,5; diametro LQWHUQR�RUL]]RQWDOH������OHWWHUH��DOWH]]D�����DOOD�SULPD�ULJD������DOOD�VHFRQGD�ULJD���¿J��2)

Edizione: Maionica 1889, p. 294; Buiatti 1992, p. 30, n. 31.Trascrizione: [.] Domiti / [C]elerisLe lettere sono ben curate e presenta-

no apicature non particolarmente marcate, che tuttavia nel caso della T si trasformano in una sorta di tratto orizzontale inferiore. Non sono presenti nessi.

Lo spazio mancante sulla destra della targhetta, la cui lunghezza originale dove-YD�HVVHUH�GL� FLUFD�������FP��q� VXI¿FLHQWH�per accogliere alla prima riga una lettera per la forma abbreviata del praenomen ed eventualmente anche un punto divisorio, di cui però non rimane traccia alcuna. Alla seconda riga la lettera mancante è facilmente integrabile come una C.

La prima notizia del rinvenimento di tale punzone compare nell’inventario delle accessioni museali del 1884, curato personalmente da Maionica. Il signaculum è re-gistrato come tredicesimo ingresso dell’anno. Maionica ne produsse il disegno e una sommaria descrizione con la trascrizione e l’integrazione del cognomen, annotando che l’oggetto era stato rinvenuto nel giugno del 1883 dal sig. G. Milocco a Terzo (d’Aquileia)16. Non fu però compreso da Pais nei Supplementa Italica. Solo alcuni anni più tardi, commentando proprio l’edizione dei Supplementa, Maionica fornì la notizia dell’esistenza di una matrice in bronzo inedita, conservata presso il Museo di Aquileia, riportandone il testo con l’integrazione della lettera mancante del cognomen ma senza indicarne le misure e la provenienza17.

Tali dati sono assenti anche nella scheda compresa nel catalogo Instrumenta In-scripta Latina, Sezione Aquileiese18��RYH�YLHQH�IRUQLWD�XQD�IRWRJUD¿D�GHO�SXQ]RQH�H�GHO�calco ma il nomen è erroneamente integrato come se nella frattura fosse scomparsa la

16. B. Archaeologischer Bericht, f. 12 (MAN Aquileia, Armadio 1, Cassetto 25, Inventario A, Relazione Museo 1884). 17. Maionica 1889, p. 294. 18. Buiatti 1992, p. 30, n. 31.

ÀJ�����Signaculum�GL�Domitius Celer.�0$1�$TXLOHLD��LQY��Q��������

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prima lettera: [D]omiti.La gens Domitia è bene attestata ad Aquileia e nei territori contermini19./H�FDUDWWHULVWLFKH�GHOOH�OHWWHUH�LQGXFRQR�D�LSRWL]]DUH�XQD�GDWD]LRQH�WUD�OD�¿QH�GHO�,�

secolo a.C. e il I secolo d.C.20.

Proviene da Aquileia, ma è conservato presso il Museo Civico Archeologico di Bologna, anche il seguente signaculum, per una più completa descrizione del quale si rimanda al contributo di Valeria Valchera in questo volume21.

3. MCA Bologna, inv. n. ROM 625Signaculum in bronzo con manubrium ad anello a giro interno circolare ed ester-

no di forma quadrangolare, con castone secondario piatto, sottile e apparentemente LQRUQDWR��/D�ODPLQD�KD�IRUPD�UHWWDQJRODUH�H�OR�VSHFFKLR�HSLJUD¿FR�q�GHOLPLWDWR�GD�XQD�cornice leggermente rilevata. Il cartiglio reca una legenda con testo distribuito su due righe, con scrittura ad andamento sinistrorso e lettere prominenti. Il punzone presenta evidenti segni di usura, con forte appiattimento delle lettere, comunque ben leggibili, e possibili tracce di rilavorazione al centro della seconda riga.

Dimensioni. Lamina: larghezza 5,8; altezza 2,4, spessore 0,5; manubrio: altezza 1,7; larghezza 2,5; diametro interno verticale 1,2; diametro interno orizzontale 1,6; OHWWHUH��DOWH]]D�������¿J����

Edizione: Bertoli 1739, p. 326, n. CCCCLXXV; CIL V, 8116, 64; CIL XI, 6712, 479; gregorutti 1888, p. 326, n. 213.

Trascrizione: Sex(ti) Vibi / Petronը ia(ni)È questo l’unico signaculum aquileiese che compare nella raccolta del canonico

Gian Domenico Bertoli e nel V volume del CIL. Bertoli attesta di esserne giunto in possesso ad Aquileia. Le modalità del ritrovamento non sono riportate nell’opera a stampa ma in una lettera inviata a Mons. Giusto Fontanini, datata 13 giugno 1730 e conservata presso l’Archivio Capitolare di Udine22. In essa il canonico ricorda che il rinvenimento dell’oggetto, assieme a monete e altri materiali, tra cui tubi in piombo e mattoni bollati, era stato effettuato durante alcuni lavori realizzati nei mesi precedenti e nel corso dei quali, non lontano dalla sua abitazione ad Aquileia, erano state messe LQ� OXFH� OH�VWUXWWXUH�GL�XQ�DQWLFR�HGL¿FLR��FRQ�XQ�DPELHQWH�FDUDWWHUL]]DWR�GDOOD�SDYL-mentazione in mosaico, successivamente oggetto di ristrutturazioni e trasformazioni funzionali, con la realizzazione di una pavimentazione a livello superiore, sorretta da

19. Per Aquileia si vedano ad esempio le seguenti attestazioni: CIL V, 1052 = InscrAq, 667; 1148 = InscrAq, 968; 1194 = InscrAq, 1065. 20. Così anche Buiatti 1992.� ���� �5LQJUD]LR�OD�GRWW�VVD�9DOFKHUD�SHU�DYHUPL�FRUWHVHPHQWH�IRUQLWR�XQD�IRWRJUD¿D�H�L�GDWL�UHODWLYL�DOOH�misure del signaculum. 22. Archivio Capitolare di Udine, Fondo Fontanini, tomo XXIII, pp. 127-130, su cui si rimanda a vale 1936-1937, coll. 64-65 e giovannini 2000, in part. coll. 429-430 e 437-438.

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un sistema di suspensurae per consentirne il riscaldamento.Entrato così a fare parte della raccolta Bertoli, per vie al momento non appurabili

il signaculum�¿Qu�VXFFHVVLYDPHQWH�QHOOH�FROOH]LRQL�GHO�&LYLFR�0XVHR�$UFKHRORJLFR�GL�Bologna, ove ancora oggi si conserva.

Alla prima riga il praenomen e il nomen sono separati da un elemento di punteggia-tura di forma ovoidale, mentre le ultime due lettere appaiono maggiormente distanzia-te tra loro. Alla seconda riga si individua un intervallo di spazio ancora maggiore tra le lettere T e R del cognomen�H��SHU�TXDQWR�q�SRVVLELOH�GHVXPHUH�GDOOD�VROD�IRWRJUD¿D��OD�VXSHU¿FLH�GHOOD�ODPLQD�VHPEUD�HVVHUH�VWDWD�RJJHWWR�GL�XQD�ODYRUD]LRQH�VXFFHVVLYD�DOOD�fusione. In base alla corrispondenza con la prima linea, si può ipotizzare che in origine fosse stato inserito erroneamente un punto separativo, presumibilmente anch’esso di forma ovoidale, come sembra lasciare intravvedere una leggera ombreggiatura sulla VXSHU¿FLH�ULODYRUDWD��,O�cognomen compare in forma abbreviata e presenta un nesso tra N e I ottenuto apponendo un’apicatura anche a metà della seconda asta verticale della N.

Bertoli non sembra essersi accorto del nesso, che non fu individuato né da Theodor Mommsen né da Carlo Gregorutti, i quali evidentemente descrissero l’oggetto sulla sola base dell’opera del canonico aquileiese, né successivamente da Maximilian Ihm, editore dell’Instrumentum dell’XI volume del CIL, che utilizzò la copia del punzone realizzata da Eugen Bormann, intuendo che potesse trattarsi dello stesso signaculum

ÀJ�����Signaculum�GL�Sextus Vibius Petronianus��GD�%ERTOLI ������S�������Q��&&&&/;;9�

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già noto ad Aquileia23. Tuttavia, mentre Mommsen e Ihm fornirono la medesima lettu-ra Sex(ti) Vibi / Petrona desumibile dalla testimonianza di Bertoli, Gregorutti ritenne che il terzo elemento testuale fosse da riferire non al cognomen, come inteso da Ber-toli, ma a una ¿JOLQD Petroniana, passata in proprietà della gens Vibia, così da leggere Sexti Vibi Petroniana. Secondo Gregorutti, il punzone sarebbe dunque servito per marcare le matrici utilizzate nella ¿JOLQD per la produzione di laterizi24. In realtà, la-sciando a parte la questione della diversa funzione alla quale i signacula ex aere erano presumibilmente e generalmente adibiti25��QHOO¶DJUR�DTXLOHLVH�H�QHL�WHUULWRUL�OLPLWUR¿�sono attestate le produzioni di alcuni membri delle gentes Petronia e Vibia, ma non si conoscono legami a questo livello tra i due nuclei in ambito regionale26.

Se le informazioni fornite da Bertoli sono corrette, si è piuttosto tentati di indi-YLGXDUH�QHOO¶HGL¿FLR�VFDYDWR�SUHVVR�OD�VXD�DELWD]LRQH��VLWD�QHOO¶DWWXDOH�9LD�3DWULDUFD�Poppone 6, una probabile residenza urbana della gens Vibia, bene attestata ad Aquileia ¿Q�GDL�SULPL�GHFHQQL�GL�YLWD�GHOOD�FRORQLD�H�SLHQDPHQWH�LQVHULWD�QHOO¶pOLWH�FLWWDGLQD27.6XOOD�EDVH�GHOOD�GRFXPHQWD]LRQH�IRWRJUD¿FD��VHPEUD�LSRWL]]DELOH�XQD�JHQHULFD�GD-

tazione tra I e II secolo d.C.

Come si è già notato, il numero esiguo dei signacula ex aere aquileiesi appare solo parzialmente integrabile grazie alle schede raccolte da Pais e al loro confronto con i dati conservati nei registri dell’inventario del Museo Archeologico Nazionale di Aqui-leia e con le poche informazioni edite da Maionica e da Gregorutti.

4. MAN Aquileia 17478Signaculum in bronzo28, apparentemente privo di manubrium. La lamina sembre-

rebbe di forma rettangolare. In mancanza di altre indicazioni non è possibile stabilire se le lettere fossero sinistrorse e disposte con andamento retrogrado.'LPHQVLRQL��/DPLQD��DOWH]]D����ODUJKH]]D����VSHVVRUH�������¿J����Edizione: si 1081, 8.Trascrizione: C(ai?) P(- - -) H(- - -)Secondo Pais, che afferma di averlo visto, il punzone avrebbe fatto parte della

collezione allestita da Gregorutti nella propria residenza di Paperiano. Quest’ultimo, tuttavia, non sembra averne fatto menzione nei suoi numerosi lavori dedicati ai rinve-nimenti aquileiesi e in particolare ne Le marche di fabbrica dei laterizi di Aquileja29.

23. ihM ad CIL XI, 6712, 479 (p. 1195): «descripsi ex ectypo quod fecit Bormann. Credibile est esse LGHP�VLJQDFXOXP�TXR�$TXLOHLDH�UHSHWXP�VHUYDEDWXU�DSXG�%HUWROLXP�&��9���������». 24. Così gregorutti 1888, p. 326. 25. Cfr. di stefano Manzella 2012a, pp. 241-246. 26. Per un quadro complessivo delle produzioni in area aquileiese, si rimanda a goMezel 1996, in part. pp. 44 e 61-62; cfr. inoltre Buora 1993, pp. 179-186; furlan 1993, 199-205. 27. Si rimanda a chiaBà 2003a, in part. pp. 105-106. 28. Questo e i seguenti esemplari furono raccolti da Pais nella sezione Signacula ex aere. 29. gregorutti 1888.

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Il registro dell’inventario museale riporta in ordine consecutivo una serie di misure ULIHULWH�D�TXDWWUR�GLYHUVL�SXQ]RQL��DSSDUHQWHPHQWH�FRQ�RUGLQH�FRUULVSRQGHQWH��¿J������Le lettere sembrerebbero costituire le iniziali dei tria nomina di un individuo. L’in-ventario asburgico riporta l’indicazione: «Matritze mit C·P·H»30, lasciando presup-porre l’esistenza di punti distintivi tra le lettere non segnalati nell’inventario italiano.

5. MAN Aquileia 17481Signaculum in bronzo, probabilmente provvisto di un manubrium ad anello. La

lamina sembrerebbe di forma rettangolare. In mancanza di altre indicazioni non è possibile stabilire se il testo avesse andamento sinistrorso.'LPHQVLRQL��/DPLQD��DOWH]]D����ODUJKH]]D����VSHVVRUH�������¿J����Edizione: Maionica, 1882, p. 86; SI 1081, 1.Trascrizione: M(arci) Antoni Il punzone faceva parte della collezione Ritter, acquisita dal Museo di Aquileia.

Coma tale è registrato nell’inventario, ove viene descritto come un oggetto di piccole dimensioni31. In effetti, Maionica lo aveva pubblicato precedentemente interpretando-

30. MAN Aquileia, Armadio 1, Cassetto 25, Inventario D, Bronzen u. Eisen, 1889, n. 926. Da rilevare il fatto che al numero successivo di catalogo (927) compare un’ulteriore «Matritze» in bronzo, con tre lettere o simboli a rilievo e tra loro uniti, ovvero una croce la cui asta poggia su una barra orizzontale alle cui estremità sono unite due S tra loro opposte, di cui quella a sinistra è retrograda. Si tratta presumibilmente di un punzone di altra tipologia, apparentemente privo di lamina, ma la mancanza di ulteriori indicazioni non consente di precisarne la natura. L’oggetto sembra non essere stato presente nella collezione al momento della redazione dell’inventario italiano. 31. Inventare ehem. Sammlung Baron Eugen Ritter, f. 64, nr. 148 (MAN Aquileia, Armadio 1, Cassetto 25, Inventari, Moschettini-Ritter, Ritter 1885).

ÀJ�����(OHQFR�GL�signacula��WUD�FXL�TXHOOR�GL�Marcus Antonius��GD�0$1�$TXLOHLD��,QYHQWDULR��QQ��������������

ÀJ�����Signaculum� FRQ� VLJOD�&3+��GD�0$1�$TXLOHLD��$UPDGLR����&DVVHWWR����� ,QYHQWDULR�'��%URQ]HQ�X��(LVHQ��������Q�������IRWR�)ODYLR�&RVVDU��

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Signacula ex aere dal territorio di Aquileia

lo come «eine kleinere Stempelmatritze aus Bronze für die sog. aretinischen Gefässe mit der Inschrift: M·ANTONI»32��8Q�SURGXWWRUH�R�FHUDPLVWD�FKH�¿UPDYD�LQ�WDO�PRGR�la propria produzione è effettivamente noto in area transpadana, anche se i pochi bolli conosciuti hanno cartigli diversi, con lettere disposte su tre righe o senza praenomen33.

Dal territorio aquileiese, almeno sulla base della documentazione edita, sembra provenire un ulteriore signaculum ex aere, trovato poco dopo la metà dell’Ottocento presso Castel Porpetto, località poco distante da S. Giorgio di Nogaro, e conservato presso i Civici Musei di Storia e Arte di Udine.

���&LYLFL�0XVHL�GL�6WRULD�H�$UWH�GL�8GLQH��VHQ]D�QXPHUR�LQYHQWDULDOHSignaculum con manubrio a linguetta allungata e di forma rettangolare, innestato

perpendicolarmente rispetto alla lamina. La lamina è priva di cornice, allungata e con due anse rientranti sui lati corti, così da assumere la forma peculiare a “pelle di bue”. Il testo della legenda è distribuito su una sola riga, con scrittura sinistrorsa e lettere prominenti. La presa reca a sua volta una lettera destrorsa. Il punzone ben conservato, pur presentando segni d’usura.

Dimensioni. Lamina: altezza 1,9; larghezza 9,5; spessore 1,5 (lamina e caratteri); manubrio: altezza 4,9; larghezza 2-2,1. Lettere: altezza 1,8-1,9; la lettera O è larga 1,8; l’asta orizzontale della T è larga 1,8; l’occhiello della R è largo 1,3. La P posta VXO�PDQXEULR�q�DOWD�����H�LO�VXR�RFFKLHOOR�q�ODUJR�������¿JJ���D�E�

Edizioni: si 1081, 12.Trascrizione: P(ublii) // Trosi(i)Le lettere hanno dimensioni e forma estremamente regolari e sono completamente

prive di apici. La P della presa ha un occhiello molto largo e del tutto aperto. Sulla lamina, la R è molto alta e la parte superiore del suo occhiello sporge leggermente sul SUR¿OR�GHO�VXSSRUWR��PHQWUH�O¶DVWD�REOLTXD��LPSRVWDWD�GLUHWWDPHQWH�VX�TXHOOD�YHUWLFDOH��è molto allungata, tanto da terminare ormai sotto la O. Quest’ultima è quasi perfet-tamente rotonda e di modulo leggermente inferiore rispetto alle altre lettere, così che risulta spostata verso l’alto, lasciando al di sotto uno spazio marginale libero. La S presenta i tratti terminali inferiore e superiore e quello centrale praticamente rettilinei e orizzontali.,Q�EDVH�DOOH�FDUDWWHULVWLFKH�SDOHRJUD¿FKH�VHPEUD�SRVVLELOH�SURSRUUH�XQD�GDWD]LRQH�

nell’ambito del I secolo a.C.Stando alla breve nota di Pais, Gregorutti avrebbe trovato notizia del rinvenimento

del signaculum, con l’indicazione del luogo e della data, in un non meglio precisato commentario di Costantino Cumano, medico ed erudito originario di Cormons34. In

32. Maionica 1882, p. 86. 33. Cfr. OCK 213 e 214, con datazione tra il 10 a.C. e il 15 d.C. 34. Personalità complessa e interessante, Costantino Cumano fu medico presso l’ospedale di

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Stefano Magnani

effetti, Gregorutti non descrisse l’oggetto nel suo scritto su Le marche di fabbrica, ma ne diede comunque notizia ricordando che un esemplare di mattone con bollo TROSI in cartiglio rettangolare e lettere a rilievo era stato rinvenuto da Cumano a Castel Porpetto, il 2 maggio 1858, col relativo timbro di bronzo35. Quando Pais lo vide, il signaculum si trovava già a Udine, nel Museo che all’epoca aveva sede presso la biblioteca36.

La diversità del cartiglio e delle lettere del punzone rispetto al bollo su mattone, quale è descritto da Gregorutti, non sembra essere stata rilevata, almeno apparente-mente, dallo stesso Gregorutti e da Pais, che pure ebbe modo di vedere personalmente l’oggetto. Il signaculum conservato a Udine avrebbe prodotto delle lettere incava-te, non a rilievo, e certo non avrebbe lasciato l’impronta di un cartiglio rettangola-re. Inoltre, esso non presenta quelle tracce di usura che sarebbero state determinate dall’uso ripetitivo sul materiale argilloso, che avrebbe causato una forte consunzione H�QXPHURVH�VWULDWXUH�VXOOD�VXSHU¿FH�PHWDOOLFD�GHL�FDUDWWHUL�D�ULOLHYR��7XWWDYLD��QRQ�VL�può escludere del tutto che il signaculum possa essere stato utilizzato, almeno saltua-riamente - ad esempio, dopo le operazioni di recensio e probatio -, come strumento funzionale per la bollatura dei laterizi o che, eventualmente, abbia costituito il model-lo per la realizzazione di repliche o dei veri e propri tipari, generalmente realizzati in legno, piombo o terracotta37. Vi sono, infatti, alcuni elementi che sembrano favorire un’ipotesi di questo genere.

In primo luogo, è evidente che il proprietario del signaculum, Publius Trosius, utilizzava il punzone per contrassegnare o siglare documenti o manufatti con il solo nomen e che l’iniziale del praenomen posta sull’asta aveva una funzione interna al luogo ove veniva normalmente utilizzato. Essa serviva presumibilmente a individuare a prima vista l’oggetto, segnalando chi era il proprietario e responsabile dell’utilizzo del signaculum, forse per distinguerlo da altri simili, con quello allineati o disposti e il cui utilizzo spettava ad altri membri della gens che erano partecipi delle stesse attività R�GHOOD�JHVWLRQH�GHOOD�PHGHVLPD�RI¿FLQD��'L�IDWWR��LO�IUXLWRUH�XOWLPR�GHO�SURGRWWR�R�LO�destinatario del documento siglato con il punzone ricevevano la sola informazione generica riguardante la gens, senza potere risalire, quanto meno sulla base del timbro, al singolo individuo che lo aveva realizzato o sottoscritto. La lettera posta sul manu-

Trieste, fervente irredentista, vicepresidente del Consiglio Municipale di Trieste, oltre che appassionato raccoglitore e studioso di antichità. Coltivò gli studi storici, scrivendo un’opera su Cormons, e dal 1860 si RFFXSz�GHOO¶$UFKLYLR�GLSORPDWLFR�GL�7ULHVWH��GL�FXL�IX�QRPLQDWR�&RQVHUYDWRUH�QHO�������6XOOD�VXD�¿JXUD�H�la sua opera si rimanda a kunz 1877-1878 e 1879-1880; cella 1985; cargnelutti 2011. 35. gregorutti 1888, p. 191. 36. Non vi è traccia dell’accessione del signaculum nei registri dei doni e negli inventari delle acquisizioni conservati presso i Civici Musei di Udine. Tuttavia, si può quanto meno supporre che esso vi sia giunto con le donazioni fatte dai conti Frangipane, all’epoca proprietari dell’intera area e noti collezionisti. 37. Alcune interessanti considerazioni sulla tipologia dei tipari utilizzati normalmente per contrassegnare i laterizi sono formulate da Pulitani 2010, pp. 155-158.

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Signacula ex aere dal territorio di Aquileia

brium aveva dunque una valenza almeno in parte differente rispetto a quella attribui-bile alle lettere, singole o nella forma dell’acronimo dei tria nomina, e agli eventuali simboli personalizzati presenti sui castoni secondari di molti signacula ex aere e che SUHVXPLELOPHQWH�YHQLYDQR�XWLOL]]DWL�SHU�VSHFL¿FDUH�H�GLVWLQJXHUH�XOWHULRUPHQWH��QHO�GRFXPHQWR�VLJODWR��O¶LGHQWLWj�GHO�¿UPDWDULR�R�GHO�FRQWUR¿UPDWDULR�WUDPLWH�O¶DSSRVL]LR-ne dell’abbreviazione onomastica38.

La forma del signaculum e la sola indicazione del gentilizio al genitivo sembrano essere confa-centi alla timbratura di oggetti e SURGRWWL�QHOO¶DPELWR�GL�XQ¶RI¿FLQD��più che alla sigla di documenti, che avrebbe richiesto la presenza di un HOHPHQWR�GL�VSHFL¿FD]LRQH�FRPH�LO�praenomen e presumibilmente an-che del cognomen per distinguere e LGHQWL¿FDUH� FRQ� HVDWWH]]D� O¶LQGLYL-duo responsabile dell’atto.

Quale fosse l’attività o almeno una delle attività nelle quali Publius Trosius era coinvolto lo si può in parte intuire grazie alla ricca docu-PHQWD]LRQH� HSLJUD¿FD� ULJXDUGDQWH�la gens di appartenenza. Di origini probabilmente venetiche39, quella dei Trosii è una delle più antiche e importanti fra le gentes�DTXLOHLHVL��SUHVHQWH�QHO�WHUULWRULR�¿Q�GDL�SULPL�WHPSL�GHOOD�FRORQLD�H�GLIIXVD�FRQ�YDULH�UDPL¿FD]LRQL�QHOO¶DUHD�DOWR�DGULDWLFD��,�Trosii sembrano essersi dedicati a diverse attività produttive. Rientrava nei loro interessi la lavorazione della lana, documentata da un’iscrizione repubblicana che ricorda una liberta che svolgeva l’attività di ODQL¿FD�circulatrix40, e non si possono escludere più ampi coinvolgimenti nelle forme dell’al-levamento ovino e della lavorazione o del commercio dei suoi derivati o di prodotti ad esso strettamente correlati. Un’iscrizione aquileiese ricorda, ad esempio, un liberto di Publius Trosius Salinator41, il cui cognomen rimanda forse alla sfera delle attività

38. Si vedano le considerazioni di di stefano Manzella 2010a, pp. 271-273, nel caso di sigle sul titulus minor non corrispondenti all’apparato onomastico indicato sul titulus maior e riferibili alla pratica della delega nell’uso del signaculum��SHU�FXL�DOOD�¿UPD�DSSRVWD�FRO�WLPEUR�GHO�SURSULHWDULR�DVVHQWH�(subscriptio��VL�DJJLXQJHYD�OD�FRQWUR¿UPD��obsignum) col timbro del titulus minor che indicava l’individuo delegato alla sigla del documento. 39. In proposito, si rimanda a chiaBà 2003a, pp. 96 e 105. 40. InscrAq 69 = IEAquil 57 = AE 2003, 115; cfr. chiaBà 2003b. 41. IEAquil 388 = AE 1992, 716 = AE 2003, 678; cfr. zaccaria 1992, coll. 170-171, n. 9.

ÀJ���D�E��Signaculum�GL�Publius Trosius��&LYLFL�0X�VHL�GL�6WRULD�H�$UWH�GL�8GLQH��VHQ]D�QXPHUR�LQYHQWD�ULDOH��IRWR�&ODXGLR�0DUFRQ��

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Stefano Magnani

legate alla pastorizia e in particolare al commercio del sale, necessario sia per l’ali-mentazione del bestiame sia nei processi di lavorazione della lana e delle pelli42. In questo contesto, il timbro avrebbe forse potuto essere utilizzato per apporre il marchio su qualche prodotto o contenitore.

È però nell’ambito della produzione dei laterizi che i Trosii sembrano essere stati particolarmente attivi. Si conoscono, infatti, produzioni che recano i bolli TROSI, C.TROSI, M.TROSI e P.TROSI43, con numerose varianti nella punteggiatura, nei nes-si, nella forma delle lettere e in quella del cartiglio e con una diffusione che riguarda le regioni costiere alto- e medio-adriatiche44��1HOOR�VSHFL¿FR��q�SRVVLELOH�LVWLWXLUH�XQ�collegamento diretto tra il Publius Trosius proprietario e responsabile ultimo della funzione e dell’uso del signaculum e il Publius Trosius che siglò col proprio nome alcune produzioni di tegole, mattoni e coppi databili al I secolo a.C. e caratterizzate da un’ampia distribuzione in ambito nord-adriatico45. I bolli di alcuni laterizi appar-tenenti alla sua produzione e rinvenuti durante le indagini condotte presso la villa URPDQD�ULQYHQXWD�QHOO¶DUHD�%RQL¿FD�GL�0X]]DQD��FRPXQH�GL�0X]]DQD�GHO�7XUJQDQR��e nel corso degli scavi della Motta Foghini, presso S. Giorgio di Nogaro, non molto lontano da Castel Porpetto, presentano caratteristiche molto simili a quelle rilevabili sul signaculum. Innanzitutto si tratta di bolli privi di cartiglio, a lettere incavate e sottili la cui altezza è circa 1,7 cm; le lettere sono prive di apici, la P è molto aperta, la coda della R è allungata e impostata sull’asta, la O è rotonda. Sembra assente il punto separativo46. Le somiglianze tra il bollo e il signaculum sono assai forti, pur trattan-dosi naturalmente di un punzone differente, per la presenza della P nel bollo e per la GLYHUVD�IRUPD�GHOOD�6���¿J���D�

Nello stesso contesto dello scavo della Motta Foghini sono stati rinvenuti un la-terizio e un coppo bollati che forniscono un confronto ancora più stringente. Il bollo sul laterizio è privo di cartiglio e presenta il solo elemento onomastico TROSI, con lettere incavate e sottili che corrispondono esattamente ai caratteri del punzone per quanto riguarda la forma: assenza di apici, lettera R più alta, coda della R allungata, O

42. Cfr. chiaBà 2003b, p. 274. Risulta meno convincente l’ipotesi proposta da Bonetto 2001, p. 157, di un collegamento tra i Trosii e un certo Trauseus, presumibilmente addetto o gestore di una fullonica, noto grazie a una laminetta plumbea rinvenuta sul Magdalensberg. 43. Qualche dubbio sulla reale esistenza di una variante C.TROSI, indicata da goMezel 1996, pp. 36 e 58, è stato avanzato da Alfredo Furlan in una nota inedita nella quale evidenzia il fatto che l’unica riproduzione nota del bollo manca della C iniziale e sembra piuttosto riconducibile a una delle varianti con il solo gentilizio al genitivo TROSI. 44. Oltre a goMezel 1996, pp. 36-37, 46-47, 58, 68, 71, 81, 83, 86, 90 e 98, si vedano anche: furlan 1993, pp. 200-201; =$&&$5,$��ä83$1ý,ý 1993, p. 150, per un bollo TROSI da Pirano; Paci 2002, pp. 206-208, per due bolli TROSI su mattoni utilizzati per le colonnette di un tempio a Potentia (Porto Recanati). 45. Cfr. goMezel�������FROO���������FRQ�ELEOLRJUD¿D�FLUFD�OD�GLIIXVLRQH�GHL�EROOL�&�7526,�H�37526,�[senza riguardo, tuttavia, per la tipologia dei cartigli]. 46. Le informazioni riguardanti due esemplari rinvenuti nei due distinti contesti sono desunte da goMezel 1995, col. 52 (con riproduzione del calco) e da vazzoler�������S�������FRQ�IRWRJUD¿D�DOOD�S�������TXL�ULHODERUDWD�QHOOD�¿J���D��

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Signacula ex aere dal territorio di Aquileia

rotonda e di minori dimensioni, S con i tratti inferiore, centrale e superiore rettilinei. La distanza tra l’estremità del braccio della T e l’asta della I è stata misurata in 7,5 cm e combacia con quella rilevabile sul punzone. L’altezza delle lettere è di circa 1,6 cm e dunque sembra leggermente infe-riore, ma occorre tenere conto del fatto che al vertice i caratteri del punzone hanno dimensioni legger-mente ridotte rispetto alla base47. �¿J���E�

Considerando le forti analogie SDOHRJUD¿FKH�� QRQ� DSSDUH� LPSUR-babile che il punzone utilizzato per bollare il laterizio recupera-to presso la Motta Foghini sia lo stesso signaculum rinvenuto non molto distante, a Castel Porpetto, e conservato a Udine. È dunque pos-sibile che, almeno in alcuni casi, Publius Trosius, proprietario del signaculum, marcasse con il solo gentilizio TROSI una parte della produzione di laterizi, con bolli privi di cartiglio e a lettere incavate. Le analogie tipologiche e formali inducono inoltre ad attribuire allo stesso Publius Trosius�R��HYHQWXDOPHQWH��D�XQ�VXR�RPRQLPR�IDPLOLDUH��IRUVH�LO�¿JOLR��le produzioni marcate PTROSI e caratterizzate da bollature senza cartiglio e a lettere LQFDYDWH��1HO�SULPR�FDVR��VL�DYUHEEH�D�FKH�IDUH�FRQ�XQD�GLVWLQ]LRQH�R�GLYHUVL¿FD]LRQH�nell’ambito della medesima produzione, mentre nel secondo si potrebbe pensare a una più netta separazione delle attività, condotte da due distinti individui, anche se presumibilmente sempre all’interno dello stesso impianto produttivo.

È possibile che considerazioni analoghe valgano anche per quelle produzioni i cui bolli presentano gli stessi elementi onomastici TROSI e PTROSI o eventualmente P.TROSI, ma inseriti in cartiglio e con le lettere in rilievo e che appaiono databili a XQ�SHULRGR�VXFFHVVLYR��WUD�OD�¿QH�GHO�,�VHFROR�D�&��H�O¶LQL]LR�GHO�,�VHFROR�G�&��4XH-ste e altre varianti nella forma del cartiglio e delle lettere, nella presenza di nessi e, soprattutto, la comparsa di altri praenomina sembrano riconducibili agli sviluppi dell’attività imprenditoriale avvenuti nel corso del tempo, come la trasmissione agli eredi della proprietà o della conduzione della ¿JOLQD, la co-gestione, la suddivisione o

47. vazzoler� ������S�� ����� FRQ� IRWRJUD¿D�GHO� IUDPPHQWR�GL� ODWHUL]LR� DOOD�S�� ���� �TXL� ULHODERUDWD�QHOOD�¿J���E���1HO�VDJJLR�QRQ�VRQR�ULSRUWDWH�OH�GLPHQVLRQL�GHL�FDUDWWHUL��FKH�WXWWDYLD�VRQR�VWDWH�JHQWLOPHQWH�misurate e fornite da Marco Zanon. Non è stato possibile per ora attuare una prova diretta del punzone sul bollo.

ÀJ���D��%ROOR�37526,�VX�ODWHUL]LR��GDOOD�0RWWD�)R�JKLQL��GD�9AZZOLER�������S������

ÀJ���E��%ROOR�7526,�VX�ODWHUL]LR��GDOOD�0RWWD�)RJKL�QL��GD�9AZZOLER ������S������

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Stefano Magnani

OD�GLYHUVL¿FD]LRQH�SURGXWWLYD�GD�SDUWH�GHL�PHPEUL�GHOOD�VWHVVD�gens48. Le informazioni attribuite a Cumano, dunque, indurrebbero a localizzare nell’area

di Castel Porpetto la�¿JOLQD o una delle ¿JOLQDH dei Trosii49, le cui produzioni presen-tano in effetti una forte concentrazione nel territorio prossimo alla via Annia�H�DO�¿XPH�Corno. Il sito nel quale un tempo sorgeva il castello che ha dato nome al luogo si trova in un’area ricca di tracce di antichi insediamenti produttivi e di ¿JOLQDH e ben caratte-UL]]DWD�GDO�SXQWR�GL�YLVWD�GHOOD�FRQQHWWLYLWj�WHUUHVWUH�H�ÀXYLDOH50. Nelle vicinanze scorre LQIDWWL�LO�¿XPH�&RUQR��LO�FXL�FRUVR�QDYLJDELOH�JDUDQWLYD�XQ�UDSLGR�FROOHJDPHQWR�WUD�OD�pianura interna e la laguna di Marano. A occidente e parallelamente ad esso correva un antico percorso viario che partendo dalla mutatio Ad Undecimum51, presso S. Giorgio di Nogaro, congiungeva la via Annia alla via Postumia. La mutatio stessa si trovava in corrispondenza del punto in cui l’Annia attraversava il Corno per poi piegare con un OXQJR�UHWWL¿OR�LQ�GLUH]LRQH�GL�$TXLOHLD52.

La notizia riguardante Costantino Cumano induce ad allargare la ricerca alla sua LPSRUWDQWH�FROOH]LRQH��FRQÀXLWD��GRSR�OD�PRUWH��QHOOH�UDFFROWH�GHO�0XVHR�&LYLFR�GL�Trieste. Essa comprendeva esclusivamente monete, timbri e bolle di epoca tardome-dievale e moderna, ma al momento della cessione i familiari consegnarono anche altri oggetti conservati a Cormons e di diversa provenienza. Fra questi, accanto a un’ascia in diorite rinvenuta nei pressi di Cormons e a un catino in bronzo da Aquileia, viene segnalata la presenza di “due sigilli romani in bronzo��GD�¿JXOLQR��XQR�FRQ�O¶LVFUL]LRQH�STE, l’altro con MB·P - ANCF, in due righe”53. In mancanza di altre indicazioni, si può quanto meno supporre che entrambi i signacula provenissero se non da Castel Porpetto, spesso frequentato da Cumano, da qualche altra località nei pressi di Aqui-leia e che, pertanto, i due oggetti possano essere ascritti al dossier aquileiese.

Se la lettura è corretta, le lettere del primo punzone, forse frammentario, potreb-bero costituire parte del nome o del cognomen di un individuo (Stepanus-Stephanus oppure Orestes, ma sono possibili altre soluzioni, come Sestelus54, ecc.). Il secondo sigillo potrebbe recare una sigla onomastica completa M(arci) B(- - -) P(- - -), con SXQWL�GLVWLQWLYL��VHJXLWD�GD�XQD�VHTXHQ]D�GL�OHWWHUH�GL�GLI¿FLOH�FRPSUHQVLRQH��$1&"��H�conclusa forse dall’indicazione f(ilii).

48. Desidero ringraziare Alfredo Furlan per avermi fornito un elenco delle tipologie di bolli riferibili ai Trosii, stilato sulla base delle ricerche da lui condotte nel territorio della bassa pianura friulana. Ulteriori indagini potrebbero forse chiarire i legami e la cronologia dei diversi bolli. 49. Si rimanda ai dati forniti da goMezel 1996, pp. 36-37, 46-47, 58, 68, 83, 86 e 97-98. 50. Cfr. Buora 1987, pp. 44-46; Prenc 2002, pp. 271-278. 51. Itin. Burd., 559, 10. Cfr. Bosio 1991, p. 80; calzolari 2000 p. 31. 52. Cfr. zanon 2007, pp. 32-58 e, in part. pp. 49 e 58. 53. kunz 1879-1880, p. 55. 54. CIL V, 8110, 299b, da Monselice: C(ai) Sestel(i).

293

Signacula ex aere dal territorio di Aquileia

APPENDICEAccanto ai pochi signacula sopra elencati è sembrato opportuno segnalare altri due

punzoni che non rientrano propriamente nella categoria dei signacula ex aere.

7. MAN Aquileia (?). L’oggetto è noto solo attraverso le pubblicazioni; non risulta presente negli inven-

tari e non è stato possibile reperirlo nei depositi del Museo. La forma e le dimensioni sono pertanto solo parzialmente desumibili sulla base dei dati pubblicati.

Punzone di grandi dimensioni, presumibilmente in ferro, con manubrium costituito apparentemente da un’asta sormontata dall’impugnatura vera e propria. La lamina sembra rettangolare e priva di cornice. Il testo della legenda appare parzialmente dan-neggiato, distribuito su una sola riga, con scrittura sinistrorsa e lettere prominenti.

Dimensioni. Lamina: altezza 3; larghezza 15; spessore 2755; manubrio: larghezza impugnatura 15; lunghezza stelo 35.

Edizione: Maionica 1882, p. 86; si 1081,10.Trascrizione: L(uci?) [- - -] 3ƩHUDF(- - -) Il testo presenterebbe un unico nesso HE. Secondo le indicazioni fornite da Maionica, il punzone, conservato originariamente

nella collezione Ritter, sarebbe stato in ferro e di grandi dimensioni e destinato alla timbratura dei laterizi56. Pais, invece, evidentemente per una svista, lo annoverò tra i signacula ex aere. Le dimensioni e la forma quali appaiono desumibili dai dati forniti da Maionica inducono a vedere nell’oggetto un tipario utilizzato non tanto per tim-brare laterizi, quanto piuttosto contenitori, merci o prodotti più facilmente deperibili, forse in legno o in cuoio.

8. MAN Aquileia, inv. n. 11751Signaculum in piombo o in lega bronzea con forte percentuale di piombo, con ma-

nubrio ad anello irregolare e schiacciato, costituito da un’asta quadrangolare saldata lateralmente alla lamina e ripiegata. La lamina ha forma rettangolare leggermente concava ed è priva di cornice. Il testo è distribuito su una sola riga, con scrittura de-strorsa e lettere in rilievo e ben leggibili. Il punzone presenza forti tracce di usura e consunzione, con alcune piccole fratture.

Dimensioni. Lamina: altezza 2,1; larghezza 5,8; spessore 0,7 (con le lettere 1,2);

55. Maionica 1882, p. 86, riporta le seguenti misure: «die Matritze selbst 0.03 h., 0.15 br., 0.27 d.». Sembra, tuttavia, che l’altezza in questo caso debba essere riferita allo spessore della lamina, anche se tale soluzione non migliora la comprensione della forma dell’oggetto. 56. Maionica 1882, p. 86. Nei registri museali il punzone risulta tra gli oggetti in ferro, con la lettura PHERAC nell’Inventare ehem. Sammlung Baron Eugen Ritter, f. 110, n. 1 (MAN Aquileia, Armadio 1, Cassetto 25, Inventari, Moschettini-Ritter, Ritter 1885), mentre è registrato come PERAC nelle acquisizioni del 1887 (MAN Aquileia, Armadio 1, Cassetto 25, Inventario D, Bronzen u. Eisen, 1887, n. 753).

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PDQXEULR��DOWH]]D������ODUJKH]]D�������OHWWHUH��DOWH]]D�PDVVLPD������VSHVVRUH�������¿J��8)

Edizione: si 1082, 4 (¿VWXODH�DTXDULDH); gregorutti 1888, p. 393, n. 200.Trascrizione: UrsiLe lettere del cartiglio sono di forma e dimensioni irregolari e prive di apicature.

La R è la lettera che ha le dimensioni maggiori e presenta l’occhiello aperto, alla cui estremità inferiore è innestata la coda lunga, divaricata e leggermente curvilinea, forse anche come conseguenza dell’utilizzo e di qualche colpo subito. Anche l’asta vertica-le appare leggermente divaricata alla base.

Il fatto che sia presente solo un elemento onomastico indurrebbe a ritenere che Ur-sus fosse un individuo di origine servile, anche se è più frequentemente attestato come cognomen di individui di condizione ingenua, con un’ampia diffusione, soprattutto in ambito illirico57.

Il signaculum, attualmente conservato ed esposto nel Museo Archeologico Nazio-QDOH�GL�$TXLOHLD��GHYH�FHUWDPHQWH�HVVHUH�LGHQWL¿FDWR�FRQ�O¶RJJHWWR�UHFDQWH�O¶LVFUL]LRQH�VRSI inserito da Pais tra le ¿VWXODH�DTXDULDH�e che si trovava all’epoca nella colle-zione di Gregorutti a Paperiano58. In effetti, Gregorutti lo menziona con maggiore ricchezza di particolari: «VRSI. Timbro di piombo a lettere rilevate, convesso, che serviva per imprimere il bollo sulla matrice degli embrici. Nella collezione Grego-rutti, rinvenuto in Aquileia»59. La descrizione corrisponde perfettamente a quella del signaculum qui esaminato. Nel 1894, al momento del passaggio della collezione di Gregorutti al Museo, anche Maionica registrò la «matrice VRSI» tra gli oggetti di piombo60. Il punzone compare poi nel registro d’inventario italiano nel quale furono annotati o ricopiati frettolosamente i dati riguardanti gli oggetti conservati nel Museo VXFFHVVLYDPHQWH�DOOD�FRQFOXVLRQH�GHO�,�FRQÀLWWR�PRQGLDOH��©6LJLOOR�GL�956,�GL�SLRPER�6x2x3»61. Le misure, chiaramente approssimate, corrispondono a quelle del punzone.

Il signaculum�KD�XQ�FRORUH�UHODWLYDPHQWH�FKLDUR�FKH�KD�LQGRWWR�D�LGHQWL¿FDUQH�OD�componente metallica col piombo. Tuttavia, come si può notare da alcuni punti di frattura, il metallo sembra piuttosto essere costituito da una lega bronzea assai ricca in piombo62.

Rispetto ai signacula ex aere presi in esame, quello di Ursi ha una fattura semplice ed è il risultato di una lavorazione grossolana. La sua forma leggermente arcuata è SUREDELOPHQWH� GHWHUPLQDWD� GDOOD� QHFHVVLWj� GL� DGDWWDUOR� DOOD� VXSHU¿FLH� FRQYHVVD� GHL�

57. Cfr. kaJanto 1965, p. 86. A titolo di semplice confronto, si segnala che nel territorio concordiese è presente una produzione di laterizi con bollo TENࡂ VG.Vࡂ RSI a lettere incavate; cfr. Buora 1983, pp. 183-184. 58. SI 1082, 4. 59. gregorutti 1888, p. 393, n. 200. 60. MAN Aquileia, Armadio 1, Cassetto 25, Inventario D, Bronzen u. Eisen, 1894, n. 530. 61. MAN Aquileia, Inventario, n. 11751. 62. Devo l’osservazione al dott. Daniele Pasini.

295

Signacula ex aere dal territorio di Aquileia

prodotti o dei materiali che era destinato a bollare, con uso presumibilmente costante H�TXRWLGLDQR�DOO¶LQWHUQR�GL�XQ¶RI¿FLQD�OD�FXL�QDWXUD�q�DO�PRPHQWR�GLI¿FLOH�GD�DSSXUDUH�

In conclusione, il numero di signacula ex aere di provenienza aquileiese attual-mente conservati e individuati in diversi musei si riduce a quattro esemplari (nn. 1, 2, 3 e 6), mentre le indicazioni raccolte negli archivi museali lasciano intravvedere l’esistenza in passato di un numero assai ridotto di ulteriori signacula, oggi apparen-temente non più reperibili. Tale scarsità può essere spiegata chiamando in causa il fenomeno di dispersione che ha caratterizzato questi reperti, assai ricercati dai colle-zionisti e oggetto di un vivace commercio antiquario, come documenta anche il caso del signaculum posseduto dal canonico Bertoli. È dunque possibile che altri oggetti di questo tipo, rinvenuti casualmente o nel corso di lavori ed escavazioni spesso abusive, abbiano seguito la via del mercato antiquario senza lasciare traccia alcuna del luogo di rinvenimento o provenienza.

ÀJ�����Signaculum�GL�Ursus��0$1�$TXLOHLD��LQY��Q��������

519

Le abbreviazioni delle riviste e dei corpora sono quelle impiegate da /¶$QQpH�philologique e dalla *XLGH�GH�OµpSLJUDSKLVWH���$OWUH�ULVRUVH�DUFKLYLVWLFKH��ELEOLRJUD¿FKH�o informatiche sono indicate nell’elenco seguente.

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