sieme. Loro sono personaggi rea- - I Teatri · Lo spettacolo Personaggi riunisce ... lacrime nella...

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Vorrei che dopo un mio spettacolo tutti si sentissero un po’ meno soli, un po’ più allegri, un po’ più forti, vorrei abbracciarli tutti. La risata è un abbraccio, un bisogno che ci sarà sempre. Antonio Albanese

Che cosa hanno in comune i mille volti con i quali Antonio Albanese racconta il presente? L’umanità. La realtà diventa teatro attraverso Epifanio, L’Ottimista, il Sommelier, Cetto La Qualunque, Alex Drasti-co e Perego, maschere e insieme prototipi della nostra società, visi conosciuti che si ritrovano nel vi-cino di casa, nell’amico del cuore, in noi stessi. Lo spettacolo Personaggi riunisce alcuni tra i volti creati da Antonio Albanese: dall’immigrato che non riesce a inserirsi al nord, all’im-prenditore che lavora sedici ore al giorno, dal sommelier serafico nel decantare il vino, al candidato politico poco onesto, dal visionario ‘Ottimista’ “abitante di un mondo perfetto” al tenero Epifanio e i suoi sogni internazionali. Personaggi appunto che in questi anni abbiamo imparato a cono-scere e ad amare, dove la nevro-si, l’alienazione, il soliloquio nei rapporti umani e lo scardinamento affettivo della famiglia, l’ottimismo insensato e il vuoto ideologico contribuiscono a tessere la trama scritta da Michele Serra e Antonio Albanese. In scena uomini del sud e del nord, uomini alti e bassi, grassi e magri, ricchi e poveri, ottimisti e qualunquisti. Maschere irriverenti e grottesche specchio di una real-tà guardata con occhio attento a

carpirne i difetti, le abitudini e i tic. Una galleria di anti-eroi che svela-no un mondo fatto di ossessioni, paure, deliri di onnipotenza e scor-ciatoie, ma dove alla fine anche la poesia trova posto. Un recital che racconta, con corrosiva comicità e ritmo serrato, un mondo popola-to da personaggi tipici del nostro tempo, dal pensiero contempora-neo interpretato con dirompente fisicità.

Parlando Albanesedi Andrea Salerno

Alex Drastico: 12.000. Perego: 43.200. Frengo: 88.700. Cetto La Qualunque: 42.600. Epifanio: 13.800. Se i personaggi di Antonio Albanese si mettessero a fare ego surfing – scusate la parola – cioè se si mettessero a cercare nei motori di ricerca di Internet quante volte compare il loro nome, quan-ti siti, quante pagine web, quanti Mp3 o Jpg, farebbero sicuramente causa al loro genitore, chiedereb-bero un aumento dei diritti Siae, batterebbero cassa.Me li immagino mentre suona-no tutti assieme al citofono della tranquilla casetta di Antonio. La nuvola di fumo altamente tossi-ca di Frengo, la faccia sorpresa di Epifanio. Loro sono gli unici a non sapere precisamente perché si trovano lì. Diciamo che non se lo sono neanche chiesto troppo. Si guardano attorno, giocano con i gatti, rollano il rollabile. Sono stati gli altri tre a trascinarli, a convin-cerli ad affrontare il viaggio: Alex, Ivo, Cetto, un terzetto più perico-loso della Banda dei quattro e di quella della Magliana messe as-

sieme. Loro sono personaggi rea-li, vivono nel loro tempo, declina-no ancora con significati antichi le parole: lavoro, soldi, potere, casa. La new economy se la sono man-giata a colazione e lei è finita pri-ma dei cornetti, prima dell’ultimo caffè. L’hanno subito digerita. Si sono imbattuti in Tecnici delle Ge-stioni Integrate persi nell’analisi di flussi di ogni genere e grado, in sommelier danzanti precisi e utili come le domande a mezzanotte di Gigi Marzullo, in intellettuali su-blimi che gli hanno spiegato l’im-portanza del mondo B, dei film a basso costo, della filosofia da talk-show, del confronto tra i paradigmi di Amedeo Minghi e quelli di Max Weber, che tanto non fa differen-za. Come la destra e la sinistra, categorie dello spirito di un secolo finito, perse nei partiti della Prima e della Seconda repubblica come lacrime nella pioggia. Hanno co-nosciuto gli Ottimisti da ponte Ti-tanic e gli uomini assoggettati alla nuova religione mondiale: la Gran-de Paura e i suoi devoti apostoli. Sono dei sopravvissuti a tutto, perché del tutto loro sono figli, la sintesi e la radice, l’espressione e la matrice.E ora sono lì sul pianerottolo. An-tonio pare non ci sia. - Ostia, sta girando uno di quei suoi film – dice uno.- Fiction su ‘u pilu? – chiede un altro.- Ma che minchia di fiction… ci-nematografo! Nun cunfunemmo la minchia c’o bummolo, - chiosa il terzo.E tutti guardano le scarpe da cam-pagna piene di fango appoggiate su un mobile bianco, i bastoni,

Martedì 9 e mercoledì 10 febbraio 2010, ore 20,30Teatro Municipale Valli

PERSONAGGIcon Antonio Albanese

testi di Michele Serra, Antonio Albanese

collaborazione ai testi diPiero Guerrera, Enzo Santin, Giampiero Solari

Produzione Bea

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qualche attrezzo. Guardano le canne da pesca adagiate sulle scale, le latte d’olio. Guardano quelle cose e si rassicurano.Anche Antonio è reale. Lo sanno che sa maneggiare una sega cir-colare, un tornio. Lo sanno che ogni anno trova il tempo di andare a pescare le trote con la mosca e di fare l’olio, di curare gli ulivi, di guardare il padre che gli rifà il mu-retto di casa, pietra dopo pietra, come si faceva una volta, come si fanno le cose per farle bene. Lo sanno che Antonio conosce vera-mente i loro gesti, le loro parole, i loro dialetti. Conosce la loro storia, la loro disperazione, la loro natu-ra. Per questo riesce a farli vivere, a farli applaudire dalla gente ogni volta che vanno in giro per i teatri, riesce a fare ridere dei loro difetti e delle loro virtù. E allora tutto som-mato sono contenti, Alex, Cetto e Ivo. A loro dell’ego surfing in fondo non è mai fregato nulla. Anzi, non sanno neanche che cosa sia. E questa, infatti, è l’unica invenzione in queste righe strampalate.Sono molte, invece, le “invenzioni” che troverete in Personaggi. Sono le mille maschere e le mille trovate che Antonio Albanese ha portato in televisione e a teatro negli ultimi quindici anni. Una forza espressi-va senza pari, un talento comico completo, fatto di voce, di gesti, mimica e testo. Un insieme inscin-dibile e che compone un racconto efficace e prezioso del nostro Pa-ese, di noi stessi, dei nostri costu-mi e modi di vivere. Regala risate, satira e ironia leggera.Quella che si racconta in Perso-naggi è una cavalcata straordi-naria, una carriera fantastica, un mondo immaginario che parla di noi, delle nostre paure, dei nostri

giorni passati tra lavori inesisten-ti e un reale sdoppiato tra reale e panna montata.

da: Antonio Albanese, Personaggi, Einaudi, 2006.

Due o tre cose che so di loro di Antonio Albanese

I miei personaggi sono liberi di girare, liberi di agire. Io mental-mente me li ritrovo sempre sparsi nel mondo. Mi piace pensare Alex Drastico in Norvegia, Perego a sharmelsheik, shamsheick, shem-scieik, come dice lui, mi piace pen-sare il Professore o l’Intellettuale di sinistra in una comune in Um-bria, Cetto La Qualunque da un analista. Ecco, io amo fantastica-re, amo animare i miei personaggi anche quando non li rappresento. Quando mi dicono: “Dov’è Fren-go?” mi piace rispondere: “Frengo è in Sud America da un amico”. Mi piace cercare di immaginarli vivi.Io li proteggo molto i miei perso-naggi, perché è fondamentale, perché comunque è soprattutto proteggere me stesso. Li proteggo perché nel tempo sono diventati amici, la mia compagnia, mante-

nendo delle vere distanze, questo è certo, ma sono diventati dei gran-di amici. Loro sono un po’ il segno dei nostri tempi confusi, sono la rappresentazione, nel bene e nel male, di questi ultimi quindici anni, di questi cambiamenti faticosi che stiamo tutti vivendo e affrontando.I miei personaggi si possono divi-dere – quasi – in due: quelli che generano e cavalcano determina-te situazioni che io non accetto, quelli che le subiscono, che sono (come Epifanio) delle persone in-genue. L’ingenuità è una cosa che adoro, è una cosa che mi mette gioia, tenerezza. La meravigliosa ingenuità, che è l’opposto della maledetta furbizia, perché poi es-sere furbi è maledettamente faci-le, è un comportamento infame, è facile. E allora, la grande difficoltà e il grande impegno è quello di ri-trovare quell’ingenuità, quella te-nerezza che mi rende felice. Io seguo il mio tempo, mi piace

rappresentare il mio tempo, quello che mi circonda, anche il micro-momento, la microatmosfera, le microsituazioni, perché credo che il mio lavoro sia anche questo. Credo che sia come in un esau-rimento nervoso, che arriva non per una sola e brutta notizia, ma arriva per tante. Mi piace lavorare sulle piccole cose, che tutte assie-me diventano rappresentazione generale di un universo. Cerco di riportare in maniera esasperata quello che vedo.Sono figlio degli anni Ottanta, di una generazione nevrotica che è cresciuta negli ultimi anni su uno strato culturale tendenzialmente volgare. Anzi, credo che questo sia uno dei periodi più volgari della storia dell’uomo, anche se como-do per tanti motivi. Le brutalità che vedo sono il motore della rappre-sentazione comica. Forse solo la comicità le può svelare in maniera più efficace, perché credo che la comicità sia una delle forme d’arte più elevate in assoluto.Nella comicità ci deve essere tut-to: il corpo, il linguaggio, il colore, il ritmo, lo sguardo, la rappresen-tazione, il gesto. Invece, in una rappresentazione o interpretazio-ne che chiamiamo per intenderci drammatica – anche se a volte ci sono rappresentazioni drammati-che che sono molto meno dram-matiche di quelle comiche – c’è una linea da seguire, un punto, se vogliamo ben preciso, e tu devi ri-entrare in tutto questo: è meno fa-ticoso, è un lavoro più sereno. (...)

da: Antonio Albanese, Personaggi, Einaudi, 2006.

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Antonio Albanese nasce a Lecco il 10 ottobre 1964 e nel 1991 si diploma alla scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano. Tra il 1990 e il 1991 è in teatro, diretto da registi come Vacis (Tre Sorelle di Cechov), Santagata e Morganti (Tamburi nella notte di B. Brecht), Martin (Caligola di Camus) e Solari (Calapranzi di Pinter), negli stessi anni è autore e attore protagonista degli spetta-coli Psicofarmaco (1990) e Uomo (1992) quest’ultimo scritto con Amato, Modesti, regia di Solari. Nel 1991 debutta sul grande schermo con Il viaggiatore ceri-monioso per la regia di Bertolucci e l’anno successivo in televisione con il programma di Raitre con-dotto da Paolo Rossi Su la testa. Nel 1993 è nel cast di Puccini Mu-sic Show di Freyrie, regia di Sala, e nello stesso anno è su Italia 1 con la trasmissione Mai dire gol. Nel 1994 è protagonista con Vito e Tita Ruggeri dello spettacolo te-atrale Salone Meraviglia regia di Sala. Dal 1994 al 1996 è in tournée con gli spettacoli Uomo e Salone Me-raviglia. Nel 1996 torna al cinema con il film di Mazzacurati Vesna va veloce e debutta come regista con Uomo d’acqua dolce. L’anno successivo porta in scena Giù al Nord, scritto dallo stesso Albane-se, Serra e Santin per la regia di Solari e sempre nel 1997 interpre-ta il cortometraggio di Marengo Dead Train, abbinato nelle sale cinematografiche al film di Woody

Allen Herry a pezzi. Nel 1998 è tra i protagonisti della pellicola dei fra-telli Taviani Tu ridi. Il 1999 lo vede tornare al cinema in qualità di regista e attore con il film La Fame e la Sete, alla cui sceneg-giatura collabora Cerami e a luglio dello stesso anno è protagonista dell’opera buffa e inedita Concerto apocalittico per Grilli, Margherite, Blatta e Orchestra scritta da Ben-ni con musiche originali composte da Morricone e Francesconi, pre-sentata all’interno del Festival Ta-ormina Arte e in inverno riprende la tournée teatrale dello spettacolo Giù al Nord. Nel 2000 è accanto a Fabrizio Bentivoglio nel film La lingua del Santo per la regia di Mazzacurati e nel febbraio dell’an-no successivo debutta alla Scala di Milano come interprete della celebre fiaba musicale Pierino e il lupo di Prokof’ev, con i professori d’orchestra scaligeri diretti da Riz-zi Brignoli, produzione Teatro alla Scala. Nel 2002 esce nelle sale cinematografiche Il nostro matri-monio è in crisi di cui è regista, in-terprete e sceneggiatore con Ce-rami e Serra e torna a teatro con Buffa Opera, atto unico per attore orchestra e coro (Kammerton vo-cal ensemble) scritta da Benni e messa in musica da Francesconi, produzione Piccolo Teatro di Mila-no. L’anno successivo è in tv con Non c’è problema programma di Raitre scritto con Salerno, Purga-tori, Serra, Ruisi e Guerrera, che diventa anche spettacolo teatrale per la regia di Solari, nello stesso anno partecipa al documentario

L’Uomo flessibile di Condiglio, tratto dal Diario postumo di un la-voratore flessibile di Gallino. Nel 2004 è sul grande schermo con E’ già ieri di Manfredonia, nel 2005

porta in scena Personaggi scritto con Serra e con la collaborazione di Guerrera, Santin e Solari che ne è anche il regista e viene diretto, lo stesso anno, da Pupi Avati nella

pellicola La seconda notte di noz-ze. È, inoltre, in scena con Psico-party di Albanese e Serra, scritto con Solari, Guerrera e Santin per la regia di Solari. Sempre nel 2007 torna al cinema con due film: Ma-nuale d’amore 2 regia di Veronesi e Giorni e Nuvole di Soldini. Dal 2007 partecipa al programma di Raitre Che tempo che fa. Nel 2009 esce nelle sale cinema-tografiche Questione di cuore di Archibugi del quale è protagonista insieme a Kim Rossi Stuart.

Annalisa Pellini

13 febbraio 2010 ore 20,30Teatro Municipale ValliArenacoreografia di Israel Galvan

13 febbraio 2010 ore 20,30, 14 febbraio 2010 ore 15,30Teatro AriostoLe nuvoledi Aristofane regia Antonio Latella

15, 16 febbraio 2010 ore 20,30Teatro Municipale ValliNatalia Gutman violoncelloIntegrale delle suites di Bach per violoncello solo

19, 20 febbraio 2010 ore 20,3021 febbraio ore 15,30Teatro Municipale ValliAl cavallino biancodi R. Benatzky e R. Stolz