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in Italia Si va precisando la complessa mappa delVeversione romana Altri tre terroristi accusati dell'assassinio del col. Varisco - e armniwata nel covo di via Antonio Silvani Dopo l'ondata di arresti della notte tra lunedì e mar- tedi. si vanno ora delineando i ruoli di alcuni dei presunti ap- partenenti alla colonna ro- mana delle Brigate Rosse. E' di ieri mattina la notizia del nuovo mandato di cattura no- tificato in carcere a Prospero Gallinari. M'ajcariNanni. Bru- no Seghetti (che dopo l'arre- sto di Gallinari sarebbe di- venuto il nuovo capo della co- lonna). Alessandro Demitri. Antonio Musarella. e Bruno Marrone per i delitti Tarta- glione, (ottobre '78) Meà e 01- lanu (Piazza Nicosia. màggio '79) e Varisco (luglio 1979). ^ e i nómi di Prosperò Gallinari, Mara'TSTanni e Bruno Seghetti erano stati già comparsi nei voluminosi fascicoli dalle in- chieste sull'uccisione del magistrato romano, l'assalto alla sede del Comitato provin-, ciale della De. e l'uccisione del responsabile del Nucleo scorte e traduzioni dei cara- binieri. assolutamente nuovi scino quelli di Antonio Musa- rella. Bruno Marrone, e Ales- sandro Demitri. Nuovi però solo trell'ambitò di queste tre inchieste. Tutti e tre in pas- sato sono stati infatti coinvol- ti in diverse procedimenti sempre connessi con fatti di Antonio Musarella, Alessandro Demitri e Bnino Marrone complici di (tallinari. Mara Nanni e Seghetti nelVomicidio — A Casalbertone il secondo covo terrorismo. Antonio Musarella. Fer- mato una prima volta insieme a Cesare Prudenti — un altro degli arrestati nell'ultimo bliz il 20 aprile dello scorso in un appartamento di via Ostia, a Roma, in cui furono seque- strate quattro pistole, mezzo chilo di esplosivo, bozze di volantini inneggianti all' MPRO (Movimento proleta- rio di resistenza offensiva), Musarella è stato condannato qualche mese più tardi ad un anno e quattro mesi di reclu- sione. Condanna mai sconta- ta perché in quella occasione gli fu concesso il beneficio del- la condizionale. Prudenti in- vece ~fu assolto' per insuffi- cienze di prove. Nell'ambito della stessa in- chiesta furono anche arre- stati Biancucci e Manfredi (anch'essi finiti in carcere nel bliz martedì scorso) ma pre- sto furono rimessi in libertà. Il nome di Musarella è poi tornato agli oneri delle cro- nache il 23 febbraio scorso, all'indomani dell'assassinio del giovane Valerio Verbano. un gruppo di autonomi ag- gredì in via Pomponazzi due carabinieri che aveva scam- biato per fascisti. Uno dei due carabinieri apri il fuoco con- tro il gruppetto, ferendo gra- vemente uno di loro, il Muse- rella appunto. Anche Demitri fu arrestato una prima volta l'il gennaio dello scorso anno insieme ad altre quattro persone su una 128 targata Firenze nella quale furono sequestrate due pistole. L'auto risultò inte- stata a Nando Bfccheri che in un primo momento fu arre- stato. Successivamente Bic- cheri riuscì a dimostrare che la sua auto era stata rubata e fu rimesso in libertà. A questo punto una breve parentesi per dire che probabilmente anche l'arresto avvenuto martedì scorso dello stesso Biccherl subito rilasciato — è stato frutto di un equivo- co generato da quel vecchio episodio. E, infine. Bruno Marrone. Anche lui arrestato il 23 di- cembre dello scorso anno in- sieme a Marino Pallotto e Paolo Santini per detenzione di armi. Il suo nome, come del resto quello di molti degli ar- restati di questi giorni, sareb- be stato fatto dal terrorista pentito Manno Pallotto. Tra personaggi dunque apparen- temente sbiaditi ma che — sempre che l'accusa si dimo- stri fondata — avevano rico- perto un ruolo di primo piano nella storia del terrorismo nella capitale. Sempre ieri si è appreso che nei confronti di Marco Capitelli è stato spiccato un mandato di cattura della magistratura romana per concorso negli attentati Ba- chelet, Minervlni, e negli at- tentati contro l'esponente democristiano Gianantonio e il direttore dell'Ufficio del lavoro di Roma, Paride Pirri. In giornata i carabinieri hanno anche reso noto l'indi- rizzo del primo covo scoperto nel corso del bliz di martedì. E' in vìa Ugo Pesci, nel quar- tiere di Casalbertone, a poca distanza dal luogo dove fu as- sassinato l'agente di Ps Mi- chele Granato. Nell'appar- tamento, che risulta sia stato abitato da una ragazza gio- vane, sui vent'annii — che al momento della irruzione non era però in casa — sono state sequestrate quattro pistole, tra automatiche ed a tambu- ro, due mitra^iette, cilindri metallici e candelotti esplo- sivi. centinaia di proiettili, baionette e pugnali. E anco- ra, ricetrasmittenti, parruc- che, giubotti antiproiettili, documenti finti, opuscoli in- neggianti alla lotta armata e alcuni fumogeni simili a quelli usati dai killers di Varisco per coprirsi la fuga. Ancora nessuna novità in- vece per quanto riguarda la posizione dell'avviato Roc- co Ventre accusato di favo- reggiamento personale nei confronti di Marino Pallotto. Anche ieri i suoi difensori di fiducia Plàmmini e Arbla hanno atteso inutilmente una risposta alla loro istanza di scarcerazione. Ma anche ieri, come già giovedì, il giudice i- struttore Ferdinando Impo- simàto ha spiegato loro che prima di pronunciarsi in me- rito deve ancora ultimare una serie di atti istruttori. In mattinata i colleghì di Ventre — che da martedì hanno praticamente blocca- to. salvo ì processi con impu- tati detenuti l'attività del pa- lazzo di Giustizia — si sono nuovamente riuniti in assem- blea al termine della quale hanno approvato una risolu- zione in cinque punti in cui censurano l'operato del Con- siglio dell'Ordine degli avvor cati,' decidono di sospendere a partire da oggi la loro asten- sione dal lavoro e di adottare una nuova forma di lotta, una sorta di .sciopero bianco da lunedì fino al 5 giugno pros- simo. Milano: cinque di essi sono accusati delVassa^sinio di Torreggiani Chiesto il rinvio a giudizio di 2 2 autonomi legati a Prima linea MILANO. 23 — Il sostituto procu- ratore della Repubblica di Milano Corrado Carnevali, ha chiesto oggi il rinvio a giudizio di 22 presunti terro- risti dell'area dell'autonomia mila- nese. collegati secondo l'accusa, all' organizzazione terroristica. «Prima Linea». Di questi, stando alla requi- sitoria 5, sarebbero accusati anche di omicidio dell'orefice Pierluigi Tor- regiani, ucciso a Milano nei pressi del suo negozio, il 16 febbraio 1979. Si tratta di; Giuseppe Memeo, Sante Fatone, Sebastiano Masala, Pietro Mutti e Gabriele Grimaldi. Dall'accusa di tentato omicidio del figlio dell'orefice. Alberto Torregia- ni. rimasto ferito al punto da rima- nere paralizzato, il pubblico" mini- stero ha chiesto il proscioglimento per; Sante Fatone, i fratelli Seba- stiano e Marco Masala e per Pietro Mutti perché «il fatto non sussiste». Dei ventidue personaggi per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio, cin- que devono rispondere di organizza- zione di banda armata e tredici di partecipazione; mentre gii ultimi quattro solamente di reati minori. Presunti organizzatori sarebbero: Gabriele Grimaldi, Giuseppe Me- meo, Maria Pia Ferrari, Germano Fontana e Silvana Marelli. Accusati di partecipazione a ban- da armata invece sono;'Walter An- dreatta, Giuseppe Crippa, Sante Fatone, Sebastiano e Marco Masala, Pietro Mutti, Franco Angelo, Marco Moretti, Cipriano Falcone, Diego Giacomini, Cesare Battisti, Claudio Lavazza e Luigi Bergamin. (Latitan- ti del gruppo sono; Bergamin, La- vazza, Fontana, Mutti e Fatone). Dovrebbero rispondere di reati minori: Claudio Creili ed Angela Bìt- ti (detenzione e porto d'armi) ; Annie Casagrande (favoreggiamento) e, per concorso in falso, Giuseppe Miot- ti, Il P,M. dottor Carnevali ha poi chiesto il proscioglimento a vario ti- tolo per numerose altre persone. Per Sisinio Bitti, infermiere della clinica milanese Mangiagalli, per non aver commesso il fatto dal reato di omici- dio e partecipazione a banda arma- ta; per lo stesso motivo; Claudio O- relli. Angela Bitti, Rita Vitrani, Giu- seppe Masala, Paolo Molina, Enrica Migliorati, Fabio Zoppi, Roberto Vil- la ed Umberto LucareUi. Insegnante arrestato a Nuoro per atten- tati contro edifici e auto dì magistrati GENOVA, 23 — «Chiedo di pro- durre dichiarazioni fatte da Patrizio Peci suirorganizzazione delle 'Bri- gate Rosse' e alcuni reperti trovati nel 'covo' di via Fracchia» : le parole del PM Luciano Di Noto hanno pro- vocato la reazione degli avvocati di- fensori al processo contro i presunti brigatisti rossi in svolgimento davan- ti alla Corte d'Assise di Genova, La richiesta giunta al termine dell' udienza, dimostra che la pubblica ac- cusa ha trovato altri elementi di prova nei confronti di alcuni imputa- ti? La risposta dovrebbe essere po- sitiva, ma i documenti presentati dal dottor Di Noto sono ancora coperti dal segreto istruttorio, essendo atti relativi ad altri procedimenti e, come tali, non ancóra acquisiti alla Corte Secondo indiscrezioni che non han- no trovato conferma, peraltro, si' tratterebbe di elementi che prove-1 rèbbero la conoscenza tra alcuni dei : sedici imputati del processo in corso con i quattro terroristi uccisi in via ' Fraccliia alla fine dello scorso mese ' , di marzo. Operazione antiterrori- smo: altri arresti a Torino TORINO, 23 — Senza sosta l'azione del carabinieri e del- la Digos nella lotta contro le ot-ganlzzazlonì terroristiche. Sono almeno altre cinque le persone cadute nella rete dei carabinieri e della Digos di Torino nell'ambito delle o- perazionl contri) te organlz- zazióni eversive. Di due di es- si gli inquirenti hanno reso note oggi le generalità; si tratta di Giacinto Rmanzin e Marco Re; nel confronti dei primo è scattato il mandato di cattura per partecipazione ed organizzazione ' di banda armata denominate Brigate Rosse, mentre H secondo è ancora in stato di fermo per- ché sospettato di appartenere a Prima Linea. Giacinto Ràmanzin, 23 an- ni, ex operaio della Fiat, è stato catturato dai carabi-. niéri nella propria' abitazione di via Pasubio 30 di Testana, una frazione di Mòncalierì un comune della cintura di To- rino. Aveva lavorato presso lo stabilimento'prèsse della Fiat Mirafiori dal 25 settembre 1972 al marzo di quest'anno, quando si era dimesso. Il giovane era stato inoltre mi- litante del PCI fino allo scorso mese prima di essere espulso dal partito. Marco Re, 24 anni ferro- viere di Bussóieno, in valle di Susa a 50 chilometri da To- rino, è il giovane fermato dai funzionari dèlia Digos duran- te l'indagine du Prima Linea. E' stato prelevato due sere fa in un bar della cittadina dove abita con la madre e una so- rella in via Toneiii, e subito accompagnato in questura. Il suo fermo è da mettere in re- lazione all'arresto di qualche giorno fa di Bruno Peirolo (anch'egii ferroviere di Bus- soieno) suo amico. Per quanto riguarda gli al- tri presunti terroristi arre- stati, viene mantenuto il massimo riserbo sia da parte delle forze dell'ordine che dei magistrati. Sembra tuttavia che in questura si trovino altri due giovani, un uomo e una don- na, catturati nell'ambito dell' inchiesta di polizia giudiziaria su Prima Linea, mentre altri due presunti brigatisti rossi sarebbero stati tratti in arre- sto dai carabinieri. Il vice segretario del partito Claudia Signorile parlerà oggi a Firenze al Palazzo degli Affari in via Adua alle ore 17. Nella stessa giornata di oggi in- terverrà a Pisa alle ore 21,30 àll'Abbaaa di S. Ze- Caso Campanile: minacce di morte al ^Wperteste" ANCONA, 23 — Forse ad una svolta le indagini sul'de- litto Campanile, il giovane di «Lotta Continua» ucciso cin- que anni fa a Reggio Emilia;' continua infatti a parlare il «supertestimone» che ha af-- fermato di essere a conoscen- za degli assassini del giovane. E gli stessi magistrati che conducono l'inchiesta hanno manifestato la loro intenzione ad affrettare i tempi e ad ar- rivare quanto prima a con- crete conclusioni. Lo ha confermato il Pro- curatore capo della Repub- blica di Ancona, dott. Di Fi- lippo, già sostituto procura- tore della città emiliana per interrogare proprio il «super- testimone» del delitto di Al- ceste Campanile. Nel carcere di Reggio Emilia, dove era stato trasferito da quello di Padova, l'uomo vi è rimasto, comunque, soltanto il tempo necessario alla attività istrut- toria dopo di che è stato tra- sferito, per motivi di sicurez- za, i in altro carcere dove è stato messo a confronto con Antonia Di Girolamo ondica- tó come l'esecutore materiale del delitto. Ma sull'interrogatorió di sabato, sull'incontro con il Di Girolamo e sul carcere cui il superteste è stato destinato, regna il Più assoluto riserbo. Tale segretezza è dovuta ad un motivo ben preciso; pare infatti che all'uomo siano giunte minàcce di morte so- prattutto dopo che si sono ap- presi alcuni particolari im- portanti sul suo conto. Si chiama Stefano Scerpa e sta scontando a Padova una coi\{^anna per concorso in sequestro di persona. Si è sa- puto anche che anni fa era stato più. volte a Reggio Emi- lia dove ha avuto contatti con persone coinvolte nella vicen- da dell'omicidio di Alceste Campanile. • SEGUE DALLA V coste libiche, e in specie la detenzione del capo scalo dell' Alitalia imprigionato sotto la ridicola accusa di spionaggio. Ma verosimilmente si è par- lato soprattutto degli assas- sinii compiuti dai fanatici di Gheddafi «in nome del popolo libico». Lo Stesso argomento il presidente Pertini lo ha evi- dentemente affrontato nuo- vamente sempre ieri mattina con il ministro degli Interni appròfittàndo della circo- stanza che Rognoni aveva ac- compagnato il suo amico per- sonale monsignor Poletto, nominato di recente vescovo a giurare nelle mani del Capo dello Stato. Il problema che si pone a Rognoni è quello di sol- lecitare le forze di polizia al maggior impegno possibile nella difesa della vita degli e- suli libici, tanto più che un paese democratico qual è l'I- talia deve opporsi con tutti i mezzi a simili, deliranti dise- gni di «giustizia» politica. Pertini ha discusso Indubbiamente la vicenda dei cittadini libici assassinati a Roma e in altre città euro- pee, o minacciati di morte, sta assumendo aspetti sem- pre più drammatici. Sinora i «Comitati rivoluzionari lìbici» hanno «giustiziato» quattro' esuli nella capitale italiana, due a Londra e altri tre a Bonn, Beirut ed Atene. A Roma l'altra sera un altro cit- tadino libico proprietario di un ristorante nei pressi della stazione è sfuggito fortuita- mente alla morte. Già nove omicidi e un tentato omicidio, dunque, ma almeno alti-é quarante persone contrarie al regime di Gheddafi e riparate in varie'città europee sareb- bero iscritte nelle famigerate liste già consegnate ai killer. Gran parte della comunità libica a Roma, che in tutto conta 835 persone, è preda della paura. Coloro che si sen- tono in pericolo e in partico- lare quelli che già sono stati «invitati» a rientrare in Libia, con tutti i loro beni, e che non vogliono piegarsi ai voleri di Gheddafi, stanno svendendo precipitosamente le loro pfoprierà e cercano rifugi più sicuri. Anche perché a Roma non si sentono più sicuri. Ri- tengono che il nostro governo, per una serie di motivi, non abbia assunto nella circostan- za un atteggiamento suffi- cientemente deciso e risoluto. Le accuse degli oppositori di Gheddafi si rivolgono in particolare contro la polizia colpevole di «inumana collu- sione» con si servizi segreti libici in Italia. Infatti é di una decina di giorni fa, all'indo- mani dell'uccisione del terzo libico a Roma, una lettera a- perta inviata ai presidente della Repubblica Sandro Per- tini dalla nazionale dei libici residenti in Egitto, una or- ganizzazione che raccoglie numerosi oppositori di Ghed- dafi, e pubblicata dal quoti- diano del Cairo Ai messawar Nella lettera gli esuli libici denunciavano il clima di ter- rore, in cui erano piombati i loro connazionali residenti a Roma, e a proposito delle re- sponsabilità della polizia ita- liana, si affermava che «one- ste personalità libiche erano state espulse dall'Italia con 1 ' acquiescenza per non dire cooperazione, del ministero degli Interni. Già questa let- tera aveva indòtto il presiden- te Pertini a compiere un pas- so presso il ministro degli In- terni Rognoni per conoscere quali iniziative erano state prese o si intendeva prendere per proteggere gli esuli libici in Italia, e Rognoni, a quanto si sa, aveva dato al capo dello Stato ampie assicurazioni, dichiarando che la polizia stava facendo quanto era nel- le sue possibilità per impedire la carneficina, e che in nessun caso si poteva parlare di e- spulsioni immotivate, essen- so tutti i cittadini libici ac- compagnati alla frontiera non in regola con le leggi.

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in Italia

Si va precisando la complessa mappa delVeversione romana

Altri tre terroristi accusati dell'assassinio del col. Varisco

- e armniwata nel covo di via Antonio Silvani

Dopo l'ondata di arresti della notte t r a lunedì e mar-tedi. si vanno ora delineando i ruoli di alcuni dei presunti ap­partenenti alla colonna ro­mana delle Brigate Rosse. E ' di ieri mattina la notizia del nuovo mandato di cattura no­tificato in carcere a Prospero Gallinari. M'ajcariNanni. Bru­no Seghetti (che dopo l'arre­sto di Gallinari sarebbe di­venuto il nuovo capo della co­lonna). Alessandro Demitri. Antonio Musarella. e Bruno Marrone per i delitti Tarta­glione, (ottobre '78) Meà e 01-lanu (Piazza Nicosia. màggio '79) e Varisco (luglio 1979) . ^ e i nómi di Prosperò Gallinari, Mara'TSTanni e Bruno Seghetti erano stati già comparsi nei voluminosi fascicoli dalle in­chieste sull'uccisione del magistrato romano, l'assalto alla sede del Comitato provin-, ciale della De. e l'uccisione del responsabile del Nucleo scorte e traduzioni dei cara­binieri. assolutamente nuovi scino quelli di Antonio Musa­rella. Bruno Marrone, e Ales­sandro Demitri. Nuovi però solo trell'ambitò di queste t r e inchieste. Tutti e t r e in pas­sato sono stati infatti coinvol­ti in diverse procedimenti sempre connessi con fatti di

Antonio Musarella, Alessandro Demitri e Bnino Marrone complici di (tallinari. Mara Nanni e Seghetti nelVomicidio — A Casalbertone il secondo covo

terrorismo. Antonio Musarella. Fer­

mato una prima volta insieme a Cesare Prudenti — un altro degli arrestati nell'ultimo bliz il 20 aprile dello scorso in un appartamento di via Ostia, a Roma, in cui furono seque­strate quattro pistole, mezzo chilo di esplosivo, bozze di volantini inneggianti all' MPRO (Movimento proleta­rio di resistenza offensiva), Musarella è stato condannato qualche mese più tardi ad un anno e quattro mesi di reclu­sione. Condanna mai sconta­t a perché in quella occasione gli fu concesso il beneficio del­la condizionale. Prudenti in­vece ~fu assolto' per insuffi­cienze di prove.

Nell'ambito della stessa in­chiesta furono anche arre­stati Biancucci e Manfredi (anch'essi finiti in carcere nel bliz martedì scorso) m a pre­sto furono rimessi in libertà.

Il nome di Musarella è poi tornato agli oneri delle cro­nache il 23 febbraio scorso, all'indomani dell'assassinio del giovane Valerio Verbano. un gruppo di autonomi ag­gredì in via Pomponazzi due carabinieri che aveva scam­biato per fascisti. Uno dei due carabinieri apri il fuoco con­tro il gruppetto, ferendo gra­

vemente uno di loro, il Muse-rella appunto.

Anche Demitri fu arrestato una prima volta l ' i l gennaio dello scorso anno insieme ad altre quattro persone su una 128 targata Firenze nella quale furono sequestrate due pistole. L'auto risultò inte­stata a Nando Bfccheri che in un primo momento fu arre­stato. Successivamente Bic-cheri riuscì a dimostrare che la sua auto era stata rubata e fu rimesso in libertà. A questo punto una breve parentesi per dire che probabilmente anche l'arresto avvenuto martedì scorso dello stesso Biccherl •— subito rilasciato — è stato frutto di un equivo­co generato d a quel vecchio episodio.

E , infine. Bruno Marrone. Anche lui arrestato il 23 di­cembre dello scorso anno in­sieme a Marino Pallotto e Paolo Santini per detenzione di armi. Il suo nome, come del resto quello di molti degli ar­restati di questi giorni, sareb­be stato fatto dal terrorista pentito Manno Pallotto. Tra personaggi dunque apparen­temente sbiaditi m a che — sempre che l'accusa si dimo­stri fondata — avevano rico­perto un ruolo di primo piano

nella storia del terrorismo nella capitale.

Sempre ieri si è appreso che nei confronti di Marco Capitelli è stato spiccato un mandato di cattura della magistratura romana per concorso negli attentati Ba-chelet, Minervlni, e negli at­tentati contro l'esponente democristiano Gianantonio e il direttore dell'Ufficio del lavoro di Roma, Paride Pirri.

In giornata i carabinieri hanno anche reso noto l'indi­rizzo del primo covo scoperto nel corso del bliz di martedì. E ' in vìa Ugo Pesci, nel quar­tiere di Casalbertone, a poca distanza dal luogo dove fu as­sassinato l'agente di P s Mi­chele Granato. Nell'appar­tamento, che risulta sia stato abitato da una ragazza gio­vane, sui vent'annii — che al momento della irruzione non e r a però in casa — sono state sequestrate quattro pistole, t ra automatiche ed a tambu­ro, due mitra^iette, cilindri metallici e candelotti esplo­sivi. centinaia di proiettili, baionette e pugnali. E anco­ra , ricetrasmittenti, parruc­che, giubotti antiproiettili, documenti finti, opuscoli in­neggianti alla lotta armata e alcuni fumogeni simili a quelli

usati dai killers di Varisco per coprirsi la fuga.

Ancora nessuna novità in­vece per quanto riguarda la posizione de l l ' avvia to Roc­co Ventre accusato di favo­reggiamento personale nei confronti di Marino Pallotto. Anche ieri i suoi difensori di fiducia Plàmmini e Arbla hanno atteso inutilmente una risposta alla loro istanza di scarcerazione. Ma anche ieri, come già giovedì, il giudice i-struttore Ferdinando Impo-simàto ha spiegato loro che prima di pronunciarsi in me­rito deve ancora ultimare una serie di atti istruttori.

In mattinata i colleghì di Ventre — che da martedì hanno praticamente blocca­to. salvo ì processi con impu­tati detenuti l'attività del pa­lazzo di Giustizia — si sono nuovamente riuniti in assem­blea al termine della quale hanno approvato una risolu­zione in cinque punti in cui censurano l'operato del Con­siglio dell'Ordine degli avvor cati,' decidono di sospendere a partire d a oggi la loro asten­sione dal lavoro e di adottare una nuova forma di lotta, una sorta di .sciopero bianco da lunedì fino al 5 giugno pros­simo.

Milano: cinque di essi sono accusati delVassa^sinio di Torreggiani

Chiesto il rinvio a giudizio di 2 2 autonomi legati a Prima linea

MILANO. 23 — Il sostituto procu­ratore della Repubblica di Milano Corrado Carnevali, ha chiesto oggi il rinvio a giudizio di 22 presunti terro­risti dell'area dell'autonomia mila­nese. collegati secondo l'accusa, all' organizzazione terroristica. «Prima Linea». Di questi, stando alla requi­sitoria 5, sarebbero accusati anche di omicidio dell'orefice Pierluigi Tor-regiani, ucciso a Milano nei pressi del suo negozio, il 16 febbraio 1979.

Si t ra t ta di; Giuseppe Memeo, Sante Fatone, Sebastiano Masala, Pietro Mutti e Gabriele Grimaldi. Dall'accusa di tentato omicidio del figlio dell'orefice. Alberto Torregia-ni. rimasto ferito al punto da rima­nere paralizzato, il pubblico" mini­stero ha chiesto il proscioglimento

per; Sante Fatone, i fratelli Seba­stiano e Marco Masala e per Pietro Mutti perché «il fatto non sussiste».

Dei ventidue personaggi per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio, cin­que devono rispondere di organizza­zione di banda a rmata e tredici di partecipazione; mentre gii ultimi quattro solamente di reati minori.

Presunti organizzatori sarebbero: Gabriele Grimaldi, Giuseppe Me­meo, Maria Pia Ferrari, Germano Fontana e Silvana Marelli.

Accusati di partecipazione a ban­da armata invece sono;'Walter An­dreatta, Giuseppe Crippa, Sante Fatone, Sebastiano e Marco Masala, Pietro Mutti, Franco Angelo, Marco Moretti, Cipriano Falcone, Diego Giacomini, Cesare Battisti, Claudio Lavazza e Luigi Bergamin. (Latitan­

ti del gruppo sono; Bergamin, La­vazza, Fontana, Mutti e Fatone).

Dovrebbero rispondere di reati minori: Claudio Creili ed Angela Bìt-t i (detenzione e porto d'armi) ; Annie Casagrande (favoreggiamento) e, per concorso in falso, Giuseppe Miot­ti,

Il P,M. dottor Carnevali ha poi chiesto il proscioglimento a vario ti­tolo per numerose altre persone. Pe r Sisinio Bitti, infermiere della clinica milanese Mangiagalli, per non aver commesso il fatto dal reato di omici­dio e partecipazione a banda arma­t a ; per lo stesso motivo; Claudio O-relli. Angela Bitti, Rita Vitrani, Giu­seppe Masala, Paolo Molina, Enrica Migliorati, Fabio Zoppi, Roberto Vil­la ed Umberto LucareUi.

Insegnante arrestato a Nuoro per atten­tati contro edifici

e auto dì magistrati GENOVA, 23 — «Chiedo di pro­

durre dichiarazioni fatte da Patrizio Peci suirorganizzazione delle 'Bri­gate Rosse' e alcuni reperti trovati nel 'covo' di via Fracchia» : le parole del PM Luciano Di Noto hanno pro­vocato la reazione degli avvocati di­fensori al processo contro i presunti brigatisti rossi in svolgimento davan­ti alla Corte d'Assise di Genova,

La richiesta giunta al termine dell' udienza, dimostra che la pubblica ac­cusa ha trovato altri elementi di prova nei confronti di alcuni imputa­ti? La risposta dovrebbe essere po­sitiva, ma i documenti presentati dal dottor Di Noto sono ancora coperti dal segreto istruttorio, essendo atti relativi ad altri procedimenti e, come tali, non ancóra acquisiti alla Corte

Secondo indiscrezioni che non han­no trovato conferma, peraltro, si ' tratterebbe di elementi che prove-1 rèbbero la conoscenza t r a alcuni dei : sedici imputati del processo in corso con i quattro terroristi uccisi in via ' Fraccliia alla fine dello scorso mese ', di marzo.

Operazione antiterrori­smo: altri

arresti a Torino

TORINO, 23 — Senza sosta l'azione del carabinieri e del­la Digos nella lotta contro le ot-ganlzzazlonì terroristiche. Sono almeno altre cinque le persone cadute nella rete dei carabinieri e della Digos di Torino nell'ambito delle o-perazionl contri) te organlz-zazióni eversive. Di due di es­si gli inquirenti hanno reso note oggi le generalità; si tratta di Giacinto Rmanzin e Marco Re; nel confronti dei primo è scattato il mandato di cattura per partecipazione ed organizzazione ' di banda armata denominate Brigate Rosse, mentre H secondo è ancora in stato di fermo per­ché sospettato di appartenere a Prima Linea.

Giacinto Ràmanzin, 23 an­ni, ex operaio della Fiat, è stato catturato dai carabi-. niéri nella propria' abitazione di via Pasubio 30 di Testana, una frazione di Mòncalierì un comune della cintura di To­rino. Aveva lavorato presso lo stabilimento'prèsse della Fiat Mirafiori dal 25 settembre 1972 al marzo di quest'anno, quando si era dimesso. Il giovane era stato inoltre mi­litante del PCI fino allo scorso mese prima di essere espulso dal partito.

Marco Re, 24 anni ferro­viere di Bussóieno, in valle di Susa a 50 chilometri da To­rino, è il giovane fermato dai funzionari dèlia Digos duran­te l'indagine du Prima Linea. E' stato prelevato due sere fa in un bar della cittadina dove abita con la madre e una so­rella in via Toneiii, e subito accompagnato in questura. Il suo fermo è da mettere in re­lazione all'arresto di qualche giorno fa di Bruno Peirolo (anch'egii ferroviere di Bus-soieno) suo amico.

Per quanto riguarda gli al­tri presunti terroristi arre­stati, viene mantenuto il massimo riserbo sia da parte delle forze dell'ordine che dei magistrati.

Sembra tuttavia che in questura si trovino altri due giovani, un uomo e una don­na, catturati nell'ambito dell' inchiesta di polizia giudiziaria su Prima Linea, mentre altri due presunti brigatisti rossi sarebbero stati tratti in arre­sto dai carabinieri.

Il vice segretario del partito Claudia Signorile parlerà oggi a Firenze al Palazzo degli Affari in via Adua alle ore 17. Nella stessa giornata di oggi in­terverrà a Pisa alle ore 21,30 àll'Abbaaa di S. Ze-

Caso Campanile: minacce di morte al ^Wperteste"

ANCONA, 23 — Forse ad una svolta le indagini sul'de-litto Campanile, il giovane di «Lotta Continua» ucciso cin­que anni f a a Reggio Emilia;' continua infatti a parlare il «supertestimone» che ha af--fermato di essere a conoscen­za degli assassini del giovane. E gli stessi magistrati che conducono l'inchiesta hanno manifestato la loro intenzione ad affret tare i tempi e ad ar­rivare quanto prima a con­crete conclusioni.

Lo ha confermato il Pro­curatore capo della Repub­blica di Ancona, dott. Di Fi­lippo, già sostituto procura­tore della città emiliana per interrogare proprio il «super­testimone» del delitto di Al-ceste Campanile. Nel carcere di Reggio Emilia, dove era stato trasferito da quello di Padova, l'uomo vi è rimasto, comunque, soltanto il tempo necessario alla attività istrut­

toria dopo di che è stato tra­sferito, per motivi di sicurez­za, i in altro carcere dove è stato messo a confronto con Antonia Di Girolamo ondica-tó come l'esecutore materiale del delitto.

Ma sull'interrogatorió di sabato, sull'incontro con il Di Girolamo e sul carcere cui il superteste è stato destinato, regna il Più assoluto riserbo. Tale segretezza è dovuta ad un motivo ben preciso; pare infatti che all'uomo siano giunte minàcce di morte so­prattutto dopo che si sono ap­presi alcuni particolari im­portanti sul suo conto.

Si chiama Stefano Scerpa e sta scontando a Padova una coi\{^anna per concorso in sequestro di persona. Si è sa­puto anche che anni f a e ra stato più. volte a Reggio Emi­lia dove ha avuto contatti con persone coinvolte nella vicen­da dell'omicidio di Alceste Campanile. •

SEGUE DALLA V

coste libiche, e in specie la detenzione del capo scalo dell' Alitalia imprigionato sotto la ridicola accusa di spionaggio. Ma verosimilmente si è par­lato soprattutto degli assas-sinii compiuti dai fanatici di Gheddafi «in nome del popolo libico».

Lo Stesso argomento il presidente Pertini lo ha evi­dentemente affrontato nuo­vamente sempre ieri mattina con il ministro degli Interni appròfittàndo della circo­stanza che Rognoni aveva ac­compagnato il suo amico per­sonale monsignor Poletto, nominato di recente vescovo a giurare nelle mani del Capo dello Stato. Il problema che si pone a Rognoni è quello di sol­lecitare le forze di polizia al maggior impegno possibile nella difesa della vita degli e-suli libici, tanto più che un paese democratico qual è l'I­talia deve opporsi con tutti i mezzi a simili, deliranti dise­gni di «giustizia» politica.

Pertini h a discusso Indubbiamente la vicenda

dei cittadini libici assassinati a Roma e in altre città euro­pee, o minacciati di morte, sta assumendo aspetti sem­pre più drammatici. Sinora i «Comitati rivoluzionari lìbici» hanno «giustiziato» quattro' esuli nella capitale italiana, due a Londra e altri t r e a Bonn, Beirut ed Atene. A Roma l'altra sera un altro cit­tadino libico proprietario di un ristorante nei pressi della stazione è sfuggito fortuita­mente alla morte. Già nove omicidi e un tentato omicidio, dunque, ma almeno alti-é quarante persone contrarie al regime di Gheddafi e riparate in varie'città europee sareb­bero iscritte nelle famigerate liste già consegnate ai killer.

Gran parte della comunità libica a Roma, che in tutto conta 835 persone, è preda della paura. Coloro che si sen­tono in pericolo e in partico­lare quelli che già sono stati «invitati» a rientrare in Libia,

con tutti i loro beni, e che non vogliono piegarsi ai voleri di Gheddafi, stanno svendendo precipitosamente le loro pfoprierà e cercano rifugi più sicuri. Anche perché a Roma non si sentono più sicuri. Ri­tengono che il nostro governo, per una serie di motivi, non abbia assunto nella circostan­za un atteggiamento suffi­cientemente deciso e risoluto.

Le accuse degli oppositori di Gheddafi si rivolgono in particolare contro la polizia colpevole di «inumana collu­sione» con si servizi segreti libici in Italia. Infatti é di una decina di giorni fa, all'indo­mani dell'uccisione del terzo libico a Roma, una lettera a-perta inviata ai presidente della Repubblica Sandro Per­tini dalla nazionale dei libici residenti in Egitto, una or­ganizzazione che raccoglie numerosi oppositori di Ghed­dafi, e pubblicata dal quoti­diano del Cairo Ai messawar

Nella lettera gli esuli libici

denunciavano il clima di ter­rore, in cui erano piombati i loro connazionali residenti a Roma, e a proposito delle re­sponsabilità della polizia ita­liana, si affermava che «one­ste personalità libiche erano state espulse dall'Italia con 1' acquiescenza per non dire cooperazione, del ministero degli Interni. Già questa let­tera aveva indòtto il presiden­te Pertini a compiere un pas­so presso il ministro degli In­terni Rognoni per conoscere quali iniziative erano state prese o si intendeva prendere per proteggere gli esuli libici in Italia, e Rognoni, a quanto si sa, aveva dato al capo dello Stato ampie assicurazioni, dichiarando che la polizia stava facendo quanto era nel­le sue possibilità per impedire la carneficina, e che in nessun caso si poteva parlare di e-spulsioni immotivate, essen­so tutti i cittadini libici ac­compagnati alla frontiera non in regola con le leggi.