SHI TRO parte V - Il bardo del momento della morte - III° parte

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SHI TRO commentario al testo di Karma Lingpa “Il profondo Dharma dell’autoliberazione tramite la mente dei pacifici e degli irati” Parte V° Il bardo del momento della morte (III) Ven. Khenchen Palden Sherab Rinpoche Khenpo Tsewang Dongyal Rinpoche Trad. Thupten Nyima Phowa Il momento della morte è quello in cui attuare la pratica del phowa per il trasferimento della coscienza. Non c’è niente di arbitrario nel decidere quando fare il phowa. Se la nostra pratica è avanzata e siamo in grado di vedere chiaramente i tre stati del vajra, non sarà necessario usare il phowa, siamo già oltre. Se invece non siamo a un livello simile è buona cosa farlo. Il trasferimento della coscienza deve essere fatto specificatamente quando vediamo i segni della morte imminente, o sentiamo la necessità di equilibrarci con una pratica su Buddha Amitabha. Guru Padmasambhava raccomanda di eseguire almeno tre volte le pratiche

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SHI TROcommentario al testo di Karma Lingpa"Il profondo Dharma dell'autoliberazione tramite la mente dei pacifici e degli irati"Parte V° Il bardo del momento della morte (III)Ven. Khenchen Palden Sherab Rinpoche Khenpo Tsewang Dongyal RinpocheTrad. Thupten NyimaPhowa Il momento della morte è quello in cui attuare la pratica del phowa per il trasferimento della coscienza. Non c'è niente di arbitrario nel decidere quando fare il phowa. Se la nostra pratica è avanzata e siamo in grado di v

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SHI TROcommentario al testo di

Karma Lingpa

“Il profondo Dharma dell’autoliberazione tramite la mente dei pacifici e degli irati”

Parte V°

Il bardo del momento della morte (III)

Ven. Khenchen Palden Sherab Rinpoche

Khenpo Tsewang Dongyal Rinpoche

Trad. Thupten Nyima

Phowa

Il momento della morte è quello in cui attuare la pratica del phowa per il trasferimento della coscienza. Non c’è niente di arbitrario nel decidere quando fare il phowa. Se la nostra pratica è avanzata e siamo in grado di vedere chiaramente i tre stati del vajra, non sarà necessario usare il phowa, siamo già oltre. Se invece non siamo a un livello simile è buona cosa farlo. Il trasferimento della coscienza deve essere fatto specificatamente quando vediamo i segni della morte imminente, o sentiamo la necessità di equilibrarci con una pratica su Buddha Amitabha. Guru Padmasambhava raccomanda di eseguire almeno tre volte le pratiche rigenerative prima di trasferire la coscienza con il potere del phowa.Phowa, che significa “trasferimento della coscienza”, ha molti significati differenti. La forma più elevata è il phowa del dharmakaya, che è la meditazione sulla grande perfezione. Quando si medita secondo lo Dzogchen, non c’è bisogno di trasferire alcunchè, perché non c’è niente da trasferire, nessun posto dove trasferire e nessuno che lo faccia. Questa è la forma più elevata di phowa.

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Il secondo phowa è quello del sambhogakaya, che comporta vedere tutto come il mandala delle divinità pacifiche e irate, come nella stessa pratica dello shi tro.

Tutti i fenomeni appaiono come il mandala delle divinità pacifiche e irate.Queste divinità si dissolvono come un arcobaleno nel cielo.

Rilasso la mente nello stato naturale che è unione di apparenza e vacuità,

libera da ogni complessità.Tutti i suoni sono la parola

delle divinità pacifiche ed irate.Questo suono della vacuità si dissolve

come la voce di tuono del dragone scompare nel cielo

Questa è la descrizione della fase di completamento. Impariamo a fondere la mente con tutto ciò che è nel mandala, semplicemente siamo parte di (ciò che è) come è e rilassiamoci in quella natura. Questo è conosciuto come il trasferimento della coscienza attraverso il sambhogakaya.

La terza pratica di trasferimento è conosciuta come il phowa del nirmanakaya. Visualizziamo Buddha Amitabha sopra la nostra testa e noi stessi come Vajrayogini/Yeshe Tsogyal. Al centro del nostro corpo immaginiamo il canale centrale, cavo e blu. A livello del chakra del cuore visualizziamo la nostra coscienza fusa con l'elemento vento nella forma di un thig-le blu chiaro. Usando questi elementi, proiettiamo la coscienza verso l'alto attraverso il canale centrale e il chakra della corona, sino al centro del cuore di Buddha Amitabha. Tutto ciò richiede che immaginiamo noi stessi e il Buddha Amitabha nella forma del corpo arcobaleno di saggezza. Non percepiamo niente di tutto questo come solido. Pratichiamo ripetutamente fino a che appaiono i segni. Ciò è conosciuto come il phowa del nirmanakaya, ampiamente praticato in Tibet.

Trasferisco la auto-consapevolezza non nata nella apertura dello spazio

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Questo è un altro riferimento al phowa del dharmakaya. Non c'è niente da visualizzare in questo caso. Rimaniamo semplicemente fusi con la consapevolezza non nata.

Quando sto per lasciare questo corpo composto di carne e sangue,

realizzo la sua impermanenza e illusorietà

In questi due versi, Guru Padmasambhava enfatizza la libertà dall'attaccamento al corpo. Abitualmente siamo attaccati al corpo e alla nozione di un sè separato. Questo corpo di carne e sangue è preso in prestito dai cinque elementi. È composto e fragile, un miraggio magico e impermanente. Perché questo attaccamento? A che cosa ci attacchiamo? Se ci stiamo tuttora attaccando, non comprendiamo la reale situazione.

In caso di morte improvvisa, concentriamo la mente in meditazione e visualizziamo la nostra divinità yidam per bilanciare lo shock della transizione. In realtà, ogni qual volta ci troviamo in una situazione disturbante, è meglio mantenere la mente in meditazione. Rilassiamoci nella natura primordiale e non cediamo al panico. Concentriamoci sulla nostra divinità yidam, percependo la presenza di Buddha e Guru Padmasambhava, oppure semplicemente meditiamo sulla vera natura senza pensiero. Negli insegnamenti Dzogchen si dice di visualizzare le divinità che si manifestano istantaneamente come un arcobaleno nel cielo, o come un pesce che salta fuori dall'acqua. Questi sono esempi di visualizzazione in cui si invoca immediatamente l'intera forma della divinità in un breve periodo di tempo. Gli stadi della dissoluzione degli elementi durante la morte sono di solito così veloci che non c'è abbastanza tempo per sviluppare una visualizzazione graduale. Questo accade perché le facoltà si dissolvono e funzionano sempre meno. Ecco perché è così importante meditare e sviluppare la pratica adesso, mentre siamo in buona salute.

Quando vediamo i segni della morte imminente, lasciamo andare rabbia e attaccamento. Manteniamo l'equanimità, sia che siamo noi stessi a morire oppure un'altra persona. Cerchiamo di creare un ambiente pacifico e condizioni armoniose. Non cerchiamo di convincere nessuno. Se chi muore non crede nel Dharma, lasciamolo morire in uno stato di non-credenza. Facciamo tutto quello che è più adatto. Il miglior modo per supportare e beneficiare il morente è con amore e compassione. Soprattutto, aiutiamo a

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morire pacificamente. Questo è un punto di transizione cruciale, e se lasciamo che le persone si confondano, anche un buon praticante può esserne danneggiato.

Ci sono situazioni in cui il morente crede fermamente nel Dharma, mentre i suoi familiari ed amici no. In questo caso, non dovremmo forzare la situazione, ma semplicemente cercare di creare un ambiente che richiami il Dharma. Se iniziamo a svolgere attività di Dharma per il morente, e i suoi parenti ed amici non lo gradiscono, ciò può causare una sceneggiata non necessaria. Piuttosto, dovremmo onorare indirettamente il Dharma e creare un’atmosfera meditativa per il praticante morente, aiutandolo a sistemare il cuscino e offrendogli altri servizi con spirito amorevole e compassionevole, mentre meditiamo internamente su Guru Padmasambhava, Vajrasattva o Buddha Amitabha. Recitiamo alcuni mantra quietamente e invochiamo la presenza del Dharma con tutto il nostro essere. Se ne abbiamo l’opportunità, poco prima dello stadio di dissolvimento, possiamo muovergli un po’ il corpo aggiustando il cuscino e aiutandolo ad assumere una posizione seduta la più eretta possibile. Se questo non fosse possibile, cerchiamo allora di sistemarlo nella postura del leone dormiente.

Quando l’elemento vento si dissolve nella coscienza e la coscienza sta lasciando il corpo, tocchiamo il morente in cima alla testa, creando una certa sensazione attorno al chakra della corona, oppure tirandogli leggermente i capelli. Questo gesto può veramente fare la differenza, perché quando la coscienza lascia il corpo in una persona normale, lo farà attraverso il primo orifizio corporeo disponibile. Il corpo ha nove orifizi, ma lasciare il corpo attraverso il canale centrale è la cosa migliore, perché si tratta di una traiettoria diretta priva di rabbia ed attaccamento.Persino i non-praticanti, se sono in grado di uscire in qualche modo dal canale centrale, avranno una transizione più dolce che li aiuterà a rinascere nei reami più elevati. Uscendo dagli orifizi inferiori del corpo aumenta la possibilità di rinascita nei reami inferiori. Il più delle volte la coscienza non rimane per molto. In media, se ne sarà andata entro tre giorni. Ecco perché in Tibet si tiene la salma in casa per almeno tre giorni e mezzo. Così è buona cosa stimolare l’apice del cranio di tanto in tanto dopo che il respiro è cessato in modo da dirigere la coscienza verso quell’uscita. Se ciò può sembrare strano agli altri presenti, tocchiamo semplicemente l’apice del cranio lasciandoci la mano per un po’. Bisogna evitare di suscitare qualsiasi sensazione nelle parti inferiori del corpo.

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In un buon ambiente favorevole al dharma, si possono distinguere i segni esterni del processo della morte ed indicare la fase in atto al morente. Se si tratta di un praticante, e nessuno ha niente in contrario, allora un membro del sangha, un amico o un parente può spiegare all’orecchio del morente che questa è la fase in cui la coscienza lascia il corpo e ricordare di lasciare andare ogni attaccamento.

In Tibet è consuetudine leggere il Libro Tibetano dei Morti, molto lentamente e dolcemente al capezzale del morente. Ciò è chiamato Bardo Thö-dröl, che significa "Liberazione attraverso l’udire nel Bardo" ed è molto potente. Recitandolo con grande onore e rispetto, con voce calma e gentile, aiuterà il morente a riconoscere i segni e a ricordare la sua pratica. Incoraggiamo un sentimento di

fede e meditazione. Anche se il praticante che sta morendo ha già imparato a riconoscere i segni, possiamo tuttavia essere di aiuto semplicemente ricordandoglieli. È soprattutto utile indicare alcuni dei principali passaggi, come la discesa dell'elemento bianco e la salita di quello rosso e, soprattutto, ricordare al morente di concentrarsi senza distrazioni e unirsi alla chiara luce. Ricordare tutto questo con tono calmo e pacifico è di grande beneficio. Questo è anche un buon momento per tutti i membri del sangha per pregare assieme. Recitiamo il mantra di Vajrasattva, facciamo offerte, meditiamo e rendiamo tutto calmo e pacifico. Riduciamo al minimo il rumore. Recitiamo dolcemente, meditiamo e pratichiamo in supporto al morente. Una meditazione focalizzata sulla bodhicitta infonderà veramente il potere e le benedizioni del Buddha nella cerimonia e influenzerà lo stato mentale del viaggiatore del bardo, anche se non è un praticante. Lo aiuterà ad essere fiducioso e coraggioso, e lo guiderà verso le terre pure.

Segni sottili

Guru Padmasambhava scrisse un piccolo testo in cui spiega i i segni sottili associati all'arrivo della morte. Secondo gli insegnamenti dello shi tro, ci sono due tipi di morte: la morte accidentale e la morte karmica naturale. La morte karmica è come lo spegnersi di una candela: brucia per un certo numero di ore finché non finisce. Questo è un esempio della durata della vita karmica. Sia che noi viviamo per 100 anni oppure per 30, ciò dipende dal nostro karma.

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La forza karmica è potente, ma permette anche che altre cose accadano, come la morte accidentale. Il karma di una persona può prevedere un’aspettativa di vita di 100 anni, ma un ostacolo accidentale può apparire all’improvviso come un soffio di vento. Istantaneamente la candela della vita viene spenta, anche se avrebbe potuto bruciare per altri 50 anni.

Le azioni non virtuose della vita presente potrebbero accellerare l’arrivo della morte karmica naturale, ma questo non è necessariamente sempre il risultato. Le azioni non virtuose potrebbero non portare ad alcun risultato durante la vita presente. La maggior parte degli ostacoli accidentali sono in realtà parte del nostro debito karmico derivante dalle vite passate, e non anomalie che avvengono per caso. Hanno sempre una causa.

Una sezione del libro tratta di come distinguere una morte karmica da una morte accidentale. Secondo Guru Padmasambhava, ci sono dei segni. Un’altra sezione del libro tratta di come rimuovere gli ostacoli associati ai segni della morte accidentale. Questi segni si dividono in esterni, interni e segreti.

Un possibile segno esterno è un cambiamento della personalità. Qualcuno che fondamentalmente è stato sempre calmo e pacifico, all’improvviso diventa intemperante, intrattabile, intollerante. Questo può essere un segno del cambiamento che sta per sopraggiungere. Si può guardare all’energia delle persone, e vedere se è diminuita attorno alla testa. La carnagione diventa più pallida, dei segni appaiono sul corpo o sulla faccia, le unghie si opacizzano, i capelli sulla nuca si rizzano e non stanno giù neanche pettinandoli. Starnutendo si può involontariamente urinare o perdere le feci. L’udito e la vista cominciano a venir meno, come pure l’olfatto e il tatto. Tutti questi segni indicano debolezza fisica e squilibrio del sistema.

Altri segni appaiono in sogno ma, generalmente, non sono considerati significativi se ciò succede una o due volte al massimo. Se invece si hanno di questi sogni regolarmente, questo è un segno certo. Si può sognare di essere completamente nudi e correre continuamente in discesa. Oppure si può sognare di essere pesantemente giudicati, con gente che cerca di catturarci e molte mani che cercano di prenderci e picchiarci. Si può sognare di vestire pesanti abiti neri od essere nudi, cavalcare certi animali o viaggiare in certe direzioni. Ci si può sentire molto tranquilli pur essendo

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ammanettati, oppure scoprire di essere in un posto simile ad una stanza di ferro senza porte, oppure viaggiare continuamente come attraverso delle gallerie. Si può sognare di salire su una bellissima saletta che all’ improvviso si rompe, o di cadere in un grande buco, o di trovare un ponte interrotto. Ci si può trovare in compagnia di famigliari ed amici morti. I sogni fatti nella prima parte della notte ed in quella di mezzo sono di solito riflessi di patterns abituali presenti nella nostra memoria, mentre i sogni fatti presto al mattino riguardano il futuro. Se uno dei sogni del tipo descritto sopra viene ripetutamente fatto al mattino presto, questo è un indice di squilibrio fisico o psichico, e un segno certo di morte nel lungo periodo.

Se sentiamo di non aver ancora molto da vivere, esaminiamo la nostra vita. Ricordiamo di farlo secondo lo spirito della bodhicitta, con l’intenzione di acquisire consapevolezza e fare buon uso del tempo rimasto, in modo da portare a termine qualcosa di significativo e utile per sé e per gli altri esseri senzienti.

I segni che indicano la presenza di ostacoli pericolosi per la vita riflettono il nostro attaccamento a tutte quelle cose mondane che impediscono ed interrompono la continuità delle attività benefiche. Per rimediare a questo, Guru Padmasambhava ci consiglia di iniziare a fare offerte per sviluppare una forte sensazione di connessione con i Tre Gioielli: il guru, lo yidam, le dakini e i dharmapala. Dobbiamo essere realmente generosi nei confronti del sangha. Prepariamo un banchetto Vajrayana, una ganachakra, o un'offerta del chod per i nostri fratelli e sorelle di vajra. Espandiamo il sentimento di amore e compassione verso tutti gli esseri senzienti. Siamo caritatevoli verso coloro che realmente ne hanno bisogno, come i senza casa. In uno spirito di amore e pace per tutti gli esseri, possiamo anche fare offerte ad un animale. Poi, continuiamo ad investigare i segni.

I segni distanti possono apparire tre o anche cinque anni prima della morte. Questi segni sono presagi di cattivo auspicio, ma se li si riconoscono per quello che sono, può essere relativamente facile modificare il corso degli eventi cambiando certe attitudini e adottando alcune pratiche in modo da alterare il destino associato a quei segni. Invece, quando appaiono i segni finali, è molto difficile cambiare le cose. Molto raramente ciò può anche accadere, ma nella maggior parte dei casi gli auspici dei segni finali sono irreversibili. Comunque, nella maggior parte dei casi, le possibilità

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indicate dai segni a lungo termine possono essere cambiate in modo relativamente facile. Per questo, Guru Rinpoche ha dato insegnamenti approfonditi su di questo. Naturalmente, i segni non si presentano per ciascuno esattamente nello stesso modo. Se adottiamo i rimedi appropriati e nonostante questo le cose non cambiano, ciò è un indice di morte karmica e quindi non c'è niente che possiamo fare per cambiare le cose, a meno che non trasformiamo il nostro corpo in un corpo arcobaleno. In ogni caso, dobbiamo rinforzare la nostra pratica, stabilizzare la nostra meditazione e prepararci a questa transizione gioiosamente.

Guru Padmasambhava spiega che questi segni non sempre preconizzano la morte. In alcuni casi essi possono indicare la presenza di seri ostacoli, che possono condurre alla morte se ignorati. Se si riscontra uno di questi segni, è bene meditare e praticare, particolarmente su Guru Padmasambhava o Buddha Amitabha, e riequilibrare le proprie abitudini di vita. Possono esserci i sintomi che la nostra energia vitale sta diminuendo, e che il nostro potenziale sta degenerando. La pratica giornaliera e la meditazione aiuteranno sicuramente a bilanciare e rinnovare la nostra forza vitale. Ad un livello esterno, è di aiuto sforzarsi di migliorare la vita degli altri, per esempio donando denaro o lavorando in un ospizio. Come espressione di bodhicitta, bisognerebbe proteggere anche gli animali. Si può essere di aiuto anche contribuendo a riparare strade e ponti. Tutte queste sono attività favorevoli che prolungheranno la nostra vita.

Nel 14º secolo, c'era un maestro realizzato conosciuto come il Costruttore del Ponte di Ferro che costruì oltre 108 ponti in tutto il Tibet. Probabilmente è stata la prima persona al mondo a progettare ponti di ferro capaci di superare grandi fiumi. Egli fu un grande terton che visse per più di 125 anni. In tutto il Tibet, ci sono molte statue che lo raffigurano con la barba lunga e una catena di ferro in mano, a raffigurare i ponti che ha costruito. Egli usava un metallo speciale che non arrugginiva. Anche i cinesi lo tengono in considerazione come un praticante che ha migliorato in modo diretto le vite della gente comune.

Riassunto del Chik-khai bardo del momento della morte

Guru Padmasambhava ha detto: "Non pensando che la morte arriverà, facciamo piani a lungo termine." Anche una famiglia felice e dei buoni amici devono alla fine separarsi. È come se ci

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incontrassimo in un aereoporto, e presto ognuno di noi debba andare per la propria strada. I segni della morte non dovrebbero renderci spaventati, agitati o arrabbiati. La morte è un processo naturale. Senza di essa non c'è nascita. Nascita e morte creano un ciclo continuo che dura finché raggiungiamo l'illuminazione. La morte può farci sembrare che stiamo perdendo qualcosa, ma in realtà, se siamo consapevoli e abbiamo una buona comprensione della vera natura, possiamo ottenere da questa transizione grandi benefici spirituali ed anche la piena realizzazione. Dunque, non dovremmo essere preoccupati, tristi, o agitati al pensiero della morte.

La vita è la morte sono come le due facce di una moneta. Esse sono altrettanto inevitabili come la notte e il giorno. Possiamo preferire la luce del giorno ed essere spaventati da tutto ciò che accade la notte. Dal punto di vista della realizzazione più elevata, la morte è l'esperienza del dharmakaya e del sambhogakaya. L'esperienza della vita è una manifestazione nirmanakaya. Attraverso il nirmanakaya, possiamo entrare nel sambhogakaya e nel dharmakaya, così non dovremmo essere sconvolti o esitanti nel momento della morte. Dovremmo procedere con saggezza e affrontare il processo della morte gioiosamente.

Molti praticanti in Tibet hanno riconosciuto i segni della morte imminente. Quando tali praticanti capiscono che stanno per morire, non diventano tristi o preoccupati, ma invitano tutti gli amici e i membri della famiglia a condividere la loro partenza. Un insegnante radunerà tutti i suoi studenti, un praticante segreto inviterà i membri del sangha e gli amici ad una grande festa. Essi spesso celebrano una cerimonia del chod come dono di addio prima della loro dipartita. Con grande gioia, essi conducono la festa e poi abbandonano la loro forma corporea per entrare da soli nel dharmakaya e nel sambhogakaya.

La morte è un'altra dimensione della nostra esistenza che dobbiamo esplorare. Siamo stati qui per un po'. Stare qui per sempre sarebbe davvero noioso! Prima o poi bisogna dare uno sguardo all'altra faccia di questa vita. Buddha Maitreya ha insegnato che per coloro i quali hanno realizzato che le apparenze sono la manifestazione della natura della mente, il ciclo della vita e della morte è come camminare di parco in parco, andando da giardino a giardino. Non c'è niente di strano o di spaventoso, è tutto meraviglioso!

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Leggiamo le storie della vita dei grandi maestri e rimarremo attoniti e stupefatti nel vedere il modo semplice e gioioso in cui essi hanno affrontato la morte. Il 15º Karmapa fu Khakyab Dorje, il cui primo nome significa “cielo che pervade”. Quando fu in punto di morte egli cantò: "Ora è tempo per Khakyab Dorje di pervadere il cielo!" Quando Longchenpa arrivò al monastero di Samye, egli disse ai suoi studenti: "Morirò in questo posto. Sarei felice di morire qui piuttosto che di ottenere il corpo arcobaleno da qualche altra parte" Egli non era malato. Egli scrisse un bellissimo poema che dice: "Il tempo di andare è giunto; come un viaggiatore, devo mettermi sulla mia strada. La mia gioia nel morire è stata ben guadagnata: è più grande di tutta la ricchezza che un mercante può aver accumulato, della potenza divina che ha conquistato gli eserciti, o della beatitudine provata nella meditazione. Così non aspetterò oltre, ma siederò fermamente nella suprema beatitudine che non conosce la morte." Egli continuò ad insegnare per altre due o tre settimane e poi un giorno disse ai suoi studenti: "Ora sto per entrare nel dharmakaya, quindi meditiamo insieme un'ultima volta." Poi, mentre sedeva in meditazione, dissolse la sua mente nella natura primordiale.

Non dovremmo essere spaventati, esitanti o intimoriti. Questi passaggi sono parte del processo del nostro sviluppo totale. Se non permettiamo il cambiamento, non otterremo mai risultati nè faremo mai progressi verso l'illuminazione. Questo cambiamento particolare alla fine di ogni vita rappresenta una grande opportunità per ottenere la realizzazione. La mente diventa molto influenzabile in questi momenti. Nel momento della morte, le intenzioni hanno un effetto straordinario sulla nostra direzione futura. Anche un esperto arciere può fare un brutto tiro se è distratto nel momento in cui lascia la freccia. Nello stesso modo, si può essere un buon praticante in questa vita, ma un momento di disattenzione durante il processo della morte può influire drasticamente sulla possibilità di riconoscimento durante il bardo e quindi su una buona rinascita. D'altro canto, una aumentata concentrazione indirizzata nel momento della morte in una direzione positiva, sarà di grande beneficio anche se non si è stati dei buoni praticanti in vita.

Con ciò si conclude l'insegnamento sul bardo del momento della morte.

Fine della V° parte. Continua con Chos-nyid bardo, il bardo della luminosità della vera natura