SHI TRO parte II° - Il bardo del sogno

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SHI TRO commentario al testo di Karma Lingpa “Il profondo Dharma dell’autoliberazione tramite la mente dei pacifici e degli irati” Parte II° – Il bardo del sogno Ven. Khenchen Palden Sherab Rinpoche Khenpo Tsewang Dongyal Rinpoche Trad. Thupten Nyima Mi-lam bardo, il bardo del sogno Se abbiamo raggiunto una comprensione profonda del bardo della nascita e della vita, possiamo anche imparare a fare buon uso del tempo speso nel dormire e nel sognare. In tibetano, è ciò che si chiama il mi-lam bardo. Secondo gli insegnamenti Vajrayana, il bardo della nascita e della vita può essere fondamentalmente diviso nell’esperienza del giorno e nell’esperienza della notte. Durante il giorno lavoriamo e siamo fisicamente attivi. Di notte ci rilassiamo e il sonno diventa la nostra principale occupazione. Anche gli animali seguono questi pattern di comportamento.

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SHI TROcommentario al testo di

Karma Lingpa

“Il profondo Dharma dell’autoliberazione tramite la mente dei pacifici e degli irati”

Parte II° – Il bardo del sogno

Ven. Khenchen Palden Sherab Rinpoche

Khenpo Tsewang Dongyal Rinpoche

Trad. Thupten Nyima

Mi-lam bardo, il bardo del sogno

Se abbiamo raggiunto una comprensione profonda del bardo della nascita e della vita, possiamo anche imparare a fare buon uso del tempo speso nel dormire e nel sognare. In tibetano, è ciò che si chiama il mi-lam bardo.

Secondo gli insegnamenti Vajrayana, il bardo della nascita e della vita può essere fondamentalmente diviso nell’esperienza del giorno e nell’esperienza della notte. Durante il giorno lavoriamo e siamo fisicamente attivi. Di notte ci rilassiamo e il sonno diventa la nostra principale occupazione. Anche gli animali seguono questi pattern di comportamento.

Ogni giorno impegnamo il corpo, la voce e la mente in una miriade di attività. Normalmente, le persone non cercano di coltivare le qualità positive e di accumulare meriti. La maggior parte del tempo siamo presi da sentimenti come la gelosia e la competitività, basati sull’ignoranza e l’attaccamento. Questa è la tipologia delle emozioni caratteristica degli esseri umani durante il giorno.

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Di notte, la maggior parte delle persone va a dormire. Mentre siamo addormentati, i pattern di comportamento seguiti nella giornata si ripresentano nella nostra mente. Quindi i sogni seguono i patterns di attività sviluppati durante il giorno. Se tendiamo ad essere competitivi o sviluppiamo emozioni come il desiderio e la rabbia, queste stesse qualità si presenteranno nel sogno e condizioneranno la nostra esperienza fino al mattino.

Il sonno è una parte molto importante delle nostre vite. Come il nutrirsi, è necessario per il nostro benessere. Quando dormiamo, il nostro corpo e la nostra parola riposano. Poiché abbiamo bisogno di riposo, le nostre attività esterne cessano. I nostri cinque sensi diventano inattivi: l’occhio non vede, l’orecchio non sente, il naso non odora, la lingua non assapora e il corpo non è sensibile. In molti punti dell’insegnamento del Buddha, il sonno è descritto come uno stato di ottundimento. Il sonno è anche conosciuto come la “piccola morte”. Le cinque coscienze convergono nella sesta, la coscienza mentale, dove i sogni hanno luogo. La coscienza mentale vaga nei canali (energetici, ndt) sotto l’influenza delle tendenze affettive e così cominciamo a sognare.Nello stato del sogno, ogni cosa che appare è il riflesso dei nostri pattern abituali di comportamento. Possiamo cadere da un palazzo di duecento piani, o volare nel cielo senza ali. Possiamo cercare disperatamente di sfuggire a degli inseguitori, o godere di fantastiche delizie. Forse abbiamo vinto la lotteria, o al contrario siamo disperati per la perdita di milioni di dollari. Qualsiasi cosa sperimentiamo nel bardo del sogno avviene interamente entro il dominio della nostra ristretta coscienza e dei suoi pattern abitudinari.

La maggior parte dei sogni fatti la notte riflette le azioni e le attitudini del giorno: l’accettare e il rifiutare, l’analizzare, il litigare e il combattere – tutti i tipi di emozioni e attività insorgono come fanno di giorno. La nostra mente è trasportata dalle emozioni secondo i pattern abituali, sia che siamo svegli o addormentati. La maggior parte dei sogni, forse l’80%, sono correlati al condizionamento acquisito in questa vita. Circa il 20% è connesso alle vite passate o collegato a qualcosa che non si è ancora manifestato. Poiché potenzialmente è già in esistenza, la nostra coscienza sottile lo riflette attraverso il sogno. Il 2-3% dei sogni è collegato al sentiero spirituale e può magari manifestare incontri con buddha e bodhisattva. Quest’ultimo tipo di sogni rafforza la nostra motivazione e incoraggia la pratica dell’amore puro e della

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compassione. Ma non importa quale sia il tipo di sogno, si tratta comunque di esperienze comunicate dalla mente alla mente, per cui essa è comunque al lavoro anche nel sonno.

mentre giaciamo stupidamente come un cadavere,abbandoniamo la trascuratezza

Guru Padmasambhava usa parole forti per scuoterci e farci rendere conto dell’importanza di sviluppare la presenza mentale e la chiarezza anche nello stato del sogno, proprio perché passiamo un sacco di tempo dormendo. Se viviamo cento anni, infatti, almeno quaranta li passiamo normalmente dormendo. Se approfittiamo anche di questo tempo per praticare, possiamo grandemente aumentare la possibilità di attualizzare un significativo risultato. A questo scopo, gli insegnamenti Vajrayana sullo yoga del sogno ci forniscono un metodo estremamente efficace per espandere la pratica della consapevolezza nello stato del sogno, in modo da non dormire nell’inutile modo ordinario.

entriamo nella sfera naturale dell’attenzione incrollabile

Prepariamoci al sonno coscientemente, mantenendo una motivazione pura. Abbandonando la trascuratezza, cerchiamo di addormentarci in uno stato di rilassata attenzione. Come pratichiamo la presenza mentale nel sogno?

riconoscendo i nostri sogni,pratichiamo trasformando l’illusione in luminosità

Per utilizzare il tempo che spendiamo dormendo, dobbiamo per prima cosa riconoscere che stiamo sognando. Questo è l’esercizio iniziale. Il passo successivo è chiamato “trasformare il sogno”, il terzo è la “moltiplicazione” e il quarto unificare il sogno e la chiara luce. Riconoscere, trasformare, moltiplicare e unificare il sogno con la luminosità della vera natura; queste quattro sono le applicazioni essenziali dello yoga del sogno.

Possiamo fare queste pratiche in ogni momento, ma normalmente si iniziano prima di andare a letto la sera. Si inizia allineando la nostra motivazione con bodhicitta e con la consapevolezza della purezza naturale. Queste sono le fondamenta e la struttura dell’intero sentiero. Senza di esse, la nostra pratica si disgregherà,

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anche se abbiamo già raggiunto un certo livello. L’aspirazione di bodhicitta e la consapevolezza della purezza sono indispensabili.

Proviamo amore profondo e compassione per tutti gli esseri, inclusi noi stessi. Apriamo realmente il nostro cuore a tutti gli esseri. Se abbiamo qualche problema in questo, ricordiamo che stiamo praticando per tutti gli esseri, e che ciascuno di essi ha bisogno di amore per sviluppare la propria natura di buddha. Pensiamo intensamente alle molte buone ragioni per generare compassione per chiunque. Poi lavoriamo per applicarla proprio ora cambiando la nostra disposizione.

La consapevolezza della purezza può essere definita un profondo senso di apprezzamento e rispetto per tutti i buddha, i bodhisattva e i maestri del lineage, come anche un apprezzamento positivo verso noi stessi e gratitudine sincera per la situazione della nostra vita. Tutto questo è veramente importante. Con questa disposizione d’animo iniziamo la pratica dello yoga del sogno.

Rilassiamo la mente, abbandoniamo ogni concetto mentale eccetto quelli associati a bodhicitta e, dopo un po’, lasciamo andare anche questi fino a raggiungere la sfera della vera natura, lo stato infinito. Rilassiamo la mente il più a lungo possibile nella spaziosità della vera natura, libera da ogni costrutto mentale e da ogni pensiero mondano disturbante. Eliminiamo ogni traccia di speranza e paura, abbandoniamo l’analisi, la discriminazione; lasciamo andare tutte le emozioni come la rabbia, la gelosia o l’attaccamento. Semplicemente liberiamo tutte queste cose, lasciamole andare in ogni direzione mentre si dissolvono. Semplicemente rimaniamo nella immacolata consapevolezza del momento presente.

Poi, pensiamo: “Questa notte, voglio veramente riconoscere il sogno in quanto tale”. Sviluppiamo una forte determinazione e incoraggiamoci a riconoscere ogni sogno che si presenterà. Sentiamo la presenza del Buddha e di Guru Rinpoche e le benedizioni di tutti i bodhisattva, e sviluppiamo la certezza che ci aiuteranno a riconoscere il sogno.

Ciò che siamo proprio adesso non è altro che un tipo di sogno. Il nostro senso del sé è come un sogno. Non c’è veramente nessun modo per fare una distinzione sostanziale fra l’intera visione che abbiamo proprio adesso davanti a noi e quello che sogneremo questa notte. Noi siamo in un sogno ad occhi aperti e questa notte

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sperimenteremo un sogno da addormentati. In questo modo, tutto è un sogno. Pensiamo a questo molto intensamente, perché è proprio così! Le percezioni nello stato di veglia sono un riflesso della mente e dei suoi eventi, e lo stesso vale per le percezioni nel sogno. Allora qual è la differenza fra lo stato di veglia e quello del sogno? Consideriamo la possibilità che non ci sia alcuna differenza fondamentale. Siamo già nello stato del sogno. Di notte, il nostro “io” di sogno giace in un letto di sogno, sotto coperte di sogno, in una casa di sogno. Tutte queste visioni sono sogni, i buddha sono esseri di sogno; i concetti inducono stati simili al sogno, di giorno, di notte, sono tutti sogni. Contempliamo ciò molto attentamente, perché è molto importante.

Buddha Shakyamuni spesso diceva ai suoi discepoli di considerare tutti i fenomeni come dei sogni. Egli usava molti esempi per delineare la natura illusoria del mondo fenomenico – quello di un’eco, di una città fra le nuvole o di un arcobaleno. I sogni sono solamente un tipo di illusione. L’intero universo si manifesta e si dissolve come un miraggio. Tutto quello che ci riguarda, anche le qualità più illuminate, sono anche fenomeni di sogno. Non c’è niente che non sia compreso nel sogno dell’essere illusorio: così, andando a dormire, passiamo semplicemente da uno stato di sogno ad un altro.

Mantenendo questa consapevolezza andiamo a letto. E’ meglio giacere sul fianco destro, con la mano destra fra la guancia ed il cuscino. Manteniamo la gamba sinistra sopra la destra, con il braccio sinistro lungo il fianco. Questa postura è la stessa che assunse Buddha Shakyamuni come preparazione al mahaparinirvana. E’ conosciuta come la “postura del leone”.

Prima dobbiamo generare amore e compassione per tutti gli esseri di sogno. Poi bisogna combinare questo con la consapevolezza della purezza essenziale di tutte le cose. Il terzo passo è quello di generare una forte risoluzione di riconoscere il sogno, affermando la nostra intenzione di comprendere che tutte le cose, inclusi noi stessi, non sono altro che sogno e che ciò che accade nel sonno è solo un altro sogno. Intensifichiamo la nostra determinazione verso questo obiettivo e concentriamoci. Per supportare la concentrazione esistono diversi metodi, come per esempio visualizzare i buddha, le sillabe seme oppure oggetti rituali.

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Uno dei metodi principali per stabilizzare la concentrazione durante la transizione fra la veglia ed il sonno è quello di visualizzare un loto rosso in corrispondenza della gola. Immaginiamo un florido loto rosso, con quattro petali, in prossimità di dischiudersi. I petali non sono ancora del tutto aperti, ma non sono neanche del tutto chiusi. Al centro del loto c’è una luce brillante. Concentrarsi sulla luce è sufficiente. Se riusciamo a gestire un’ulteriore visualizzazione, immaginiamo un piccolo triangolo bianco in corrispondenza del centro fra le sopraciglia, al centro del quale siede un minuscolo Vajrasattva.

Focalizziamoci su queste forme, lasciandole diventare sempre più piccole, sempre più sottili; rilassiamoci e lasciamoci andare sempre più in profondità. Poi, nel momento in cui lo pensiamo, Vajrasattva emette dal centro delle sopraciglia una grande luce bianca che investe tutto il corpo e si pone seduto davanti a noi. Entriamo nel sonno concentrandoci su Vajrasattva seduto davanti a noi. A meno che non entriamo nell’alaya, prima o poi inizieremo a sognare. Se riusciamo ad addormentarci mantenendo la concentrazione, potremo facilmente riconoscere che stiamo sognando. Di solito, quando si riconosce che si sta sognando, ci si sveglia. Impariamo a mantenere il riconoscimento del sogno continuando a dormire.

E’ importante praticare lo yoga del sogno regolarmente, come sforzo gioioso. Se possiamo riconoscere il sogno come sogno, possiamo riconoscere la verità di qualsiasi situazione, anche se siamo morti. Spesso le persone non si accorgono di essere morte, ma di questo parleremo più dettagliatamente trattando il quinto bardo.

Dopo aver riconosciuto il sogno ed essere riusciti a mantenere questa consapevolezza senza svegliarsi, continuiamo ad osservarlo. Questo ci prepara alla seconda fase dello yoga del sogno, quella della trasformazione dei contenuti del sogno. Adesso possiamo anche divertirci un po’. Possiamo fare un po’ di ginnastica, cadendo da 37.000 piedi, toccando terra e rimbalzando indietro incolumi!

Nella realtà del sogno possiamo trasformare tutto, inclusi noi stessi. Se vogliamo diventare un leone, faremo l’esperienza di essere un leone e sapremo che cosa si prova ad esserlo. Possiamo anche trasformarci in una montagna, un albero, la terra, l’acqua, un uomo o una donna, un bambino, o uno qualsiasi degli esseri dei sei reami. Non siamo limitati dai fattori fisici, siamo liberi ed indipendenti e

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fare quello che vogliamo. Non esistono barriere qui, possiamo essere qualsiasi cosa. Oltrepassiamo i limiti della paura e della speranza. Per esempio, normalmente tendiamo a prendere le distanze da ciò che non ci piace; ma nel sogno, possiamo ristrutturare creativamente i fenomeni, gli esseri e gli eventi, penetrando le nostre idee fisse e rimuovendo i nostri preconcetti, rivelando la verità più profonda oltre i limiti e le limitazioni dei sistemi e delle tradizioni dualistiche. Questo è un esercizio della spaziosità e della libertà ed è conosciuto come “trasformare”.

Il terzo aspetto dello yoga del sogno è chiamato “moltiplicare”. Qui si aprono ulteriori opportunità e si espandono le qualità. Nella pratica della trasformazione si cambiano le cose, ma ci si limita ad una singola manifestazione. Questa volta cerchiamo di moltiplicare gli aspetti del sogno, compresi noi stessi, milioni di volte. Possiamo prendere cento forme, o diventare dieci cose differenti all’istante. Possiamo diventare diverse divinità, alcuni buddha, un naga, tre bodhisattva, una dozzina di umani, molti tipi di animali, un bosco, tutto nello stesso istante. Possiamo moltiplicarci in milioni di forme. Aumentiamo la diversità e apriamoci alla possibilità di essere l’intero sistema cosmico. Comprendiamo che tutto questo siamo noi. L’inconcepibile vastità della nostra natura è ciò che si rivela tramite questa pratica..

Se portiamo questo a compimento, possiamo visitare le terre pure e i cinque dhyani buddha all’istante, facendo offerte, ricevendo insegnamenti e ritornando simultaneamente da tutte e cinque le direzioni. Mentre meditiamo nella terra pura di Ratnasambhava, ascoltando i suoi insegnamenti, presentando offerte, moltiplicando per mille noi stessi e le offerte, possiamo fare lo stesso nella terra pura occidentale di Amitabha, come anche al nord alla presenza di Amoghasiddhi e al centro dove Vairocana fa girare le ruote del dharma. Possiamo visitare ciascuno dei dhyani buddha singolarmente, o tutti nello stesso momento. Nel bardo del sogno, la mente è più veloce dello space shuttle e anche della luce stessa. Possiamo essere in qualsiasi posto allo stesso momento. Ci sono molte terre pure dove gli esseri senzienti possono andare e ricevere insegnamenti, realizzare molti benefici e ritornare. Questo è proprio vero.

Tutti i grandi terton nyingma sono andati nella terra pura di Guru Padmasambhava nello stato di sogno. Molti di loro hanno incontrato Guru Rinpoche e la sua consorte Yeshe Tsogyal nello stato di veglia,

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ma questo avviene più spesso nel sogno. Tipicamente, un terton torna da uno di questi sogni e descrive in dettaglio il percorso battuto, come è stato ricevuto, chi ha incontrato ed altro ancora. Queste visioni possono riferirsi a settimane o mesi di esperienze, mentre inevitabilmente, nel nostro tempo, corrispondono al tempo di una notte.

Per esempio Tsasum Lingpa, un famoso terton nyingma, fece un sogno mentre era accampato su una montagna del Tibet centrale. Egli non aveva né tenda né sacco a pelo; semplicemente dormiva sulla montagna, quando arrivarono quattro dakini che gli dissero di andare con loro. Tsasum Lingpa chiese dove e perché, così gli fu risposto che doveva andare ad incontrare i suoi genitori. Tsasum Lingpa non voleva, così le dakini praticamente lo costrinsero a salire sopra un telo di cui tenevano gli angoli e insieme si alzarono in volo. Mentre passavano sopra l’India, Tsasum Lingpa poteva vedere montagne e fiumi come noi li descriveremmo da un aereoplano. Al suo arrivo, fu ricevuto da Guru Padmasambhava e Yeshe Tsogyal che, riferì Tsasum Lingpa, fu molto gentile con lui. Egli partecipò ad una grande cerimonia tenuta da Guru Padmasambhava e da molti altri esseri realizzati, dove sedette con grande gioia vicino a Yeshe Tsogyal. Al termine della cerimonia gli fu detto che era per lui ormai tempo di andare, ma Tsasum Lingpa insistette per poter rimanere. Guru Padmasambhava ripetè che doveva andare, ma che sarebbe potuto tornare in futuro. Così Yeshe Tsogyal, dopo tre settimane, lo condusse alla porta dove le dakini lo stavano aspettando. Yeshe Tsogyal disse a Tsasum Lingpa che non sarebbe mai stata lontana da lui e dop avergli dato altre istruzioni lo congedò. Le dakini condussero indietro Tsasum Lingpa, che si ritrovò seduto sulla montagna quando ormai il sole era già alto. Non fu solo Tsasum Lingpa ad avere questo tipo di visioni; anche molti altri terton descrissero in modo simile ciò che videro nelle terre pure.

Ho descritto succintamente ciò di cui i terton hanno dato descrizioni dettagliate. Per esempio, quando le dakini condussero Tsasum Lingpa al palazzo, aprirono la porta principale tutte assieme. Tsasum Lingpa descrisse il colore della porta e tutto ciò che vide quando entrò: i bellissimi giardini, un’emanazione di Guru Padmasambhava, alcuni lama, e molti altri dettagli specifici.

Se siamo capaci di mantenere la consapevolezza durante il sogno, possiamo anche noi ricordare dettagliatamente questo tipo di esperienze. Le visioni si presenteranno spntaneamente. I grandi

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terton non hanno bisogno di praticare lo yoga del sogno, perché sono già consapevoli della natura di sogno dell’esistenza.

Il quarto aspetto dello yoga del sogno è quello dell’unificazione del sogno con la chiara luce, l’aspetto luminoso della vera natura. Questa è la parte più importante della pratica, di cui dobbiamo imparare a mantenere la comprensione durante tutto lo stato del sogno: sia che riconosciamo semplicemente il sogno, sia che lo trasformiamo o ne moltiplichiamo i contenuti, è essenziale mantenere la consapevolezza di questa unificazione.

La chiara luce, o luminosità primordiale, ha molti aspetti differenti, ma il più importante è la completa assenza di attaccamento. Il miglior modo di praticare lo yoga del sogno è quello di non generare attaccamento per il sogno, per il suo riconoscimento, per i risultati della trasformazione e della moltiplicazione e, in generale, per tutte le pratiche di questo tipo. Se non generiamo attaccamento, i sogni stessi si trasformano ed acquistano una qualità radiosa, diventando come trasparenti alla chiara luce. In questo modo, i sogni diventano un’emanazione delle cinque saggezze. Questo è chiamato unificare il sogno con la chiara luce, o fondere il sogno con la luminosità della vera natura.

non dormiamo come un animale

Guru Padmasambhava ci incoraggia ancora una volta a sviluppare l’intenzione pura, a diventare abili nel mantenere consapevolezza e presenza mentale rilassate durante il bardo del sogno. Ci incita a intraprendere la pratica che fonde i sogni con lo stato di veglia, ad unificare le percezioni della notte con quelle del giorno. Attraverso le pratiche del riconoscimento, della moltiplicazione, della trasformazione e dell’unificazione con la chiara luce, impariamo a liberarci dall’attaccamento ai fenomeni irreali.La forma è sogno, la percezione è sogno, il tocco, i suoni, il gusto sono sogni. Anche lo stato mentale è sogno. Samsara e nirvana sono sogni, è l’illuminazione è un grande sogno. Dunque Guru Padmasambhava ci sprona a mescolare le condizioni del sogno e della veglia. In realtà sono già unificate, non esiste alcuna definitiva differenza fra di esse. Come disse il Buddha a Subhuti: “Considera tutti i fenomeni come un sogno”.

Non è solo perché è stato il Buddha a dirlo che dobbiamo crederci, ma possiamo fare riferimento alla nostra esperienza. Tutte le

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attività esterne non sono differenti dai sogni. Sono talmente la stessa cosa, che non possiamo fare una distinzione assoluta, anche dal punto di vista della logica. Per esempio, stasera ci troviamo a West Palm Beach. Io sto parlando e voi state ascoltando, ma prima di adesso, dove eravate? Dove sono i genitori che avevamo quando eravamo piccoli? Dov’è la vecchia scuola? Che amici avevate? Di che cosa parlavate? Che cosa facevate? Tutto ciò sono solamente ricordi adesso.Non possiamo prendere niente di tutto questo e portarlo qui, se non attraverso i ricordi. I sogni della notte scorsa sono proprio come questi ricordi, non possono essere riprodotti qui in maniera tangibile. Pensate ai ricordi, che sono convenzionalmente considerati reali perché corrispondono alle nostre passate esperienze dello stato di veglia, e ai sogni, che sono normalmente considerati irreali. Non penso che ad un’analisi approfondita troverete qualche differenza fra i sogni e i ricordi, se non nella vostra immaginazione.

Consideriamo come cambia la nostra fisiologia. Da neonati, non siamo molto pesanti. Può darsi che pesiamo tre – quattro kilogrammi e siamo lunghi 40 centimetri. Non saremo mai più così piccoli. Non è come se fosse successo in un sogno?

Quanto a me, sono nato e cresciuto in Tibet. Ricordo perfettamente molte cose, ma, appunto, sono solo ricordi. Il Tibet è completamente cambiato da quel tempo. Se tornassi là, niente sarebbe più lo stesso. Quando ero un po’ più grande, ho attraversato l’Himalaya a costo di grandi sofferenze e sono arrivato in India, dove ho abitato per molti anni. Ora, tutto questo è passato e un altro capitolo del sogno si è completato. Al momento mi trovo negli Stati Uniti, in un altro capitolo. Si potrebbe dire che in questa stessa vita io sia nato tre volte. Questo è solo un esempio personale, ma fondamentalmente è così che stanno le cose.

Quando osserviamo attentamente i fenomeni, essi ci appaiono come sogni, ma molto spesso non guardiamo così da vicino; rimaniamo alla superficie e ci attacchiamo alle tendenze dualistiche, rinforzando i vecchi pattern abitudinari. In realtà, anche questo momento sta cambiando, si sta muovendo, è evanescente. Non c’è niente di solido e permanente in questo. Ciò che è passato non può tornare presente. Tutto si muove, niente rimane uguale, proprio come nei sogni. Per questo motivo il Buddha paragonò la natura dei fenomeni a un miraggio, a un’illusione magica, a un lampo, etc.

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Questa evanescenza non si applica solamente alle cose accadute molto tempo fa, ma anche alle attività di questa mattina che esistono anch’esse solo nella memoria. Tutto è già passato. Si tratta solo di un’altra sequenza di sogno che ci ha condotto a questa. Questa è la realtà del grande sogno.

In quanto praticanti Vajrayana, la nostra mente deve essere reindirizzata. Dobbiamo esercitare lo sforzo gioioso per compiere attività ancora più positive, per aumentare la nostra comprensione, sviluppare la saggezza, la gentilezza amorevole e la compassione.. Più ci impegnamo in questo sforzo gioioso, più facilmente trascenderemo i sentimenti negativi e le emozioni reattive. Coloro che si impegnano in questo modo sviluppano una visione penetrante continua del corpo dell’illuminazione, della parola dell’illuminazione e della mente di saggezza, o emanazione –manifestazione dell’illuminazione. Essi vedono questi tre aspetti del Buddha per tutto il tempo e hanno una profonda comprensione della loro interrelazione. Questa stessa visione profonda può continuare anche la notte, durante il sogno. Ciò significa che la mente è stabilizzata nella sfera della saggezza, impreziosita da amore e compassione, per 24 ore al giorno.

Grazie alla comprensione del bardo del sogno, possiamo realizzare profondi risultati e beneficiare tutti gli esseri di sogno del samsara perché sappiamo di non essere realmente limitati da restrizioni e limiti convenzionali. Generando vitalità, coraggio e dedizione, la conoscenza liberatrice si manifesterà sia nel piano di veglia che in quello del sogno, trasformando e beneficiando tutti gli esseri.

Poiché tutti i fenomeni hanno una natura illusoria, possiamo portare a compimento il risultato ultimo. Se le cose fossero realmente solide e concrete, non potremmo mai crescere e svilupparci. Ma poiché tutto ha la qualità del sogno, ci è possibile scoprire e rivelare tutte le meravigliose qualità dell’illuminazione, e irradiare benedizioni a tutti gli esseri. Grazie a questa comprensione, possiamo usare il sogno per il beneficio degli altri. Ignorare la natura di sogno dell’esistenza e cercare la natura originale nell’ambito dell’attaccamento dell’ego è un puro esercizio di inutilità. Questo era un breve insegnamento sullo yoga del sogno.

fine della II° partecontinua con “il bardo della meditazione”

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e “il bardo del momento della morte”