Shadow of the mark capitolo 6

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Venite sul mio blog, My Bookish Philosophy (http://mybookishphilosophy.blogspot.it/)! Questo è il sesto capitolo di "Shadow of the Mark" di Leigh Fallon tradotto da me, perché l'opera in Italia è ancora inedita... A breve altri capitoli

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Capitolo6

Il promesso sposo

Proprio mentre, il giorno dopo, stavo per mangiare il pranzo, un viso familiare si presentò a scuola.

Adam alzò lo sguardo, fingendosi sorpreso. «Rían, cosa ti porta qui?»

Non sei andato molto per il sottile, Adam!

Gli occhi di Rían si incupirono quando incontrarono i miei. «Áine ha dimenticato il pranzo e ho pensato di portarglielo.» Ruppe il contatto visivo con me e ondeggiò un sacchetto.

«Oh, sì. Grazie Rían.» Áine arrossì e spinse con discrezione il contenitore del pranzo nella borsa, coprendolo poi con un libro.

Chloe alzò lo sguardo verso Rían con un ampio sorriso. «Quindi tu sei il fratello di Áine e Adam?»

Rían lanciò un’occhiata indagatrice verso di lei. «Già.» Disse poi lui. «E tu devi essere Chloe.»

«Sono io.» Rispose, emozionata che lui sapesse chi fosse lei. «Frequenti il college?»

Rían scosse la testa e si sedette al suo fianco. «Non ancora. Inizio a settembre.» Qualcosa cambiò nei suoi occhi, come se si fossero addolciti.

Adam gli calciò la caviglia, ma Rían ne sembrò ignaro. Non accennò nemmeno un’occhiata verso Adam.

Notai Killian e Darren scambiarsi uno sguardo sconvolto. Che possibilità avrebbero avuto contro un ragazzo più grande, specialmente uno sexy come Rían? Lo trovai esilarante e così pure Áine, ma potevo chiaramente vedere che Adam era furibondo.

Rían trascorse il resto della pausa chiacchierando con Chloe. «Se ci fossero state delle ragazze come te quando andavo a scuola io, sarei rimasto più a lungo.»

Chloe alzò lo sguardo verso di lui da sotto le ciglia e sorrise accondiscendente.

«Ah!» Gemette Adam. «È ora che ti levi dalle palle, dobbiamo andare in classe.»

Rían si alzò riluttante. «Arrivederci, Chloe.» Lui le offrì la mano per aiutarla ad alzarsi.

«Ci vediamo in giro?» Indagò con cautela lei.

«Sì, decisamente.» Lui si rivolse al resto di noi e i suoi occhi indugiarono nei miei. Mi formicolò la pelle della nuca e il mio cuore mancò un battito. Cosa c’era di sbagliato in me? Era il fratello di Adam!

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Caitlin alzò gli occhi al cielo verso di me, mentre guardava Chloe ondeggiare verso la scuola con espressione sognante. «Che hanno di speciale i DeRís che rimbecilliscono le ragazze intelligenti?»

«Stai parlando con la persona sbagliata.» Risi. «Ma hai mai visto Rían così? Troppo divertente.»

Caitlin guardò Chloe truce. «Qualcosa non mi convince su di lei.»

Mi girai di scatto verso di lei. «Oh, anche tu no!»

Al ritorno verso casa, Adam stava ancora bollendo di rabbia.

«Adam, devi lasciar perdere.» Dissi gentilmente. «Rían indagherà per te. Potrebbe far parte del suo piano.»

«Non è quello. È passato al lato oscuro.» Fissò la strada oltre il parabrezza. «E cosa gli prende che ti fissa sempre?»

Mi schiarii la gola. «Che intendi?»

«Sai esattamente che intendo. Prima l’abbraccio. E adesso i suoi occhi ti seguono ovunque. Si sta comportando in modo strano.»

«Sei solo arrabbiato per aver perso il tuo unico alleato. Se ti è di alcuna consolazione, anche Caitlin pensa che Chloe si stia impegnando troppo.»

«Interessante,» disse Adam. «Caitlin è molto perspicace.»

«Ah! Ora basta!» Mi girai verso Áine nel sedile posteriore. «Áine, sei preparata psicologicamente per stasera?»

«Sì.» Rispose. «Rimarrò sullo spensierato e casual. Vieni a cena?»

«Certo. Se tu sei sicura di volermi lì.»

«Decisamente. Sei l’unica che capisce.»

Adam imboccò il mio vialetto di casa e si sporse per un bacio.

«Mmm, non ci è proibito baciarci al momento?» Gli ricordai.

Rimase sconvolto. «Già, mi sa di sì.» Guardò verso Áine.

«Oh, fate pure. Non dirò niente. Basta che non te la prendi come me quando muori.» Si girò e guardò fuori dal finestrino.

Mi morsi il labbro, esitante.

«Non farle caso. Un bacio veloce non mi ucciderà.» Rise e mi tirò più vicino.

Mi avvicinai e lo baciai, ma mi ritirai quando lo sentii crollare. Immediatamente misi una mano sul suo viso e mi concentrai nel restituirgli l’energia. Il suo corpo reagì immediatamente.

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«Vedi.» Sorrise compiaciuto. «L’ho a malapena sentito. Inoltre, ne vale la pena.»

Scossi la testa tristemente e uscii dall’auto. Girandomi per salutare scorsi Áine con uno sguardo severo rivolto a me. Era arrabbiata che ci fossimo baciati? Ma un istante più tardi, sbatté le palpebre e scosse la testa, come se stesse cercando di schiarirsi le idee e, mentre si allontanavano, mi salutò allegramente.

Mio padre non sarebbe tornato ancora per un bel po’, quindi entrai e mi diressi in cucina per farmi una tazza di tè. Mi stavo sedendo, quando suonò il campanello. Guardai fuori dalla finestra, sorpresa di vedere Chloe. Ero piuttosto sicura di non averle mai dato il mio indirizzo.

«Ehi, Chloe. Che ci fai qui?»

«Scusa per essermi presentata qui così. Mi stavo annoiando e ho pensato che potevamo stare un po’ insieme. Ho la cioccolata!» Disse, sollevandone una barretta e sorridendo.

«Certo. Entra pure, mi stavo giusto facendo del tè. Ne vuoi una tazza?»

«Sì, per favore, sarebbe fantastico.» Si sedette al tavolo e guardò fuori dalla finestra. «Che problemi hanno i corvi in questa città? Giuro che quello lì mi sta seguendo da tutto il giorno!» Indicò il punto dove Randel era appollaiato su un ramo basso del mio giardino.

Nascosi un sorriso mentre spegnevo il bollitore. «Ho pensato la stessa cosa quando mi sono trasferita qui. Gli uccelli sono decisamente fin troppo amichevoli.»

«Già, beh, niente che un fucile e qualche proiettile non possano risolvere.»

Rantolai e la guardai in viso.

Tenne le mani alzate e rise. «Stavo scherzando.»

Dopo aver rotto il ghiaccio, chiacchierammo per ore. Voleva che le raccontassi della mia vita negli Stati Uniti, mentre lei mi parlò della Svezia e del Regno Unito. Mi chiese anche vaga delle informazioni su Rían, che immaginai essere la ragione principale della sua visita. Qualcuno era proprio cotta a puntino! Prima di quanto mi aspettassi, mio padre stava entrando facendo un gran fracasso.

«Ciao, Meg.» Esclamò appendendo il cappotto.

«Ehi, papà. Ti presento Chloe. Si è appena trasferita.»

«Signor Rosenberg è un piacere conoscerla.» Disse Chloe, alzandosi per stringergli la mano.

«Ciao, Chloe, è un piacere conoscerti anche per me.»

«Farei meglio ad andare.» Disse, afferrando la sua giacca. «Ci vediamo domani, Megan.»

«Sembra una ragazza simpatica.» Commentò mio padre quando Chloe uscì.

«Lo è.»

«È al tuo stesso anno? Sembra più matura.»

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«Oh, papà. Vorresti solo avere ancora una figlia che gioca con le bambole.»

«Era solo un’osservazione!» Arretrò, fingendosi spaventato.

«Sì, sì. Lo so. Ti ricordi che sono a cena dai DeRís sta sera, vero?»

«Mi ricordo. Ma una di queste sere usciamo a cena, noi due da soli. Che ne dici? C’è una cosa di cui vorrei parlarti.»

«Certo, papà. Che ne dici di mercoledì? Penso di poterti trovare un buco.»

Rise. «Fatta.»

Adam mi venne a prendere alle sette e mezza.

«Beh?» Lo spronai. «Lui com’è?»

Adam sollevò un sopracciglio. «Mi uccide ammetterlo, ma è un tipo a posto.»

«Davvero? Come di chiama? Dimmi tutto!»

«Matthew Stevens.» Adam scrollò le spalle. «Non so… Credo sia nella media, più o meno. È al secondo anno a Cambridge, a Londra. Ha l’aria di un aristocratico.»

«Aristocratico?»

«Hai presente… elegante, beneducato…»

«Capito. Come sta Áine?»

«Questa è la cosa strana,» rispose pensieroso. «Sta benissimo. Vanno d’amore e d’accordo.»

«Non so se stia reagendo bene quanto da a vedere.» Dissi, scuotendo la testa. «Ultimamente si comporta in maniera molto strana.»

«Beh, di certo non puoi biasimarla.»

«Lo so, ma penso ci sia qualcos’altro sotto. Il modo in cui mi guarda a volte, è come se… fosse gelosa. Ma non ha alcun senso!»

«Beh, stava alla grande quando me ne sono andato.» Rispose, imboccando il vialetto. «Vedrai.»

Fummo accolti da Áine non appena entrammo. «Megan!» Esclamò. «Vieni a conoscere Matthew.»

Matthew si alzò quando entrammo in salotto e in modo maldestro mi salutò. Mi aspettavo un tipo rigido, ma i suoi occhi castano chiaro avevano la caratteristica ruga di espressione di chi sorrideva molto. Dava, però l’impressione di essere nervoso.

Adam si abbassò e prese quello che sembrava essere uno scontrino. Me lo passò, mentre mi prendeva il cappotto. «Tieni, ti è caduto questo. Vuoi da bere?»

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«Un bicchiere d’acqua per favore.» Mi sedetti dal lato opposto di Matthew e Áine e risi per Randel, che se ne stava sullo schienale del divano, facendo il malocchio a Matthew. Povero uccello. C’era effettivamente la possibilità che dovesse condividere Áine.

Guardai lo scontrino che Adam mi aveva consegnato e poi lo gettai nel fuoco. Ma trattenni il respiro quando scivolò dalle mie dita. Il tempo sembrò come rallentare mentre leggevo le parole scarabocchiate nel pezzetto di carta.

Anú, Bebinn, Sigrid, Megan.

Lottai per afferrare la carta bruciante con il mio potere, ma a quel punto non era altro che cenere. Mi si seccò la gola, cercando di ricordare i nomi. Anù, la ragazza che aveva ucciso la sua stessa madre per il Segno, per poi vederglielo strappato dall’Ordine. Bebinn, la ragazza menzionata negli Scritti per aver avuto una relazione con un altro Segnato e che successivamente aveva creato una specie di essere maligno che aveva ucciso il marito e consumato lei. Quella storia mi aveva perseguitato sin dal primo incontro con l’Ordine nella cripta. Non avevo mai sentito parlare di Sigrid. E non avevo assolutamente idea del perché il mio nome era su quella lista o da dove venisse quel pezzo di carta.

Matthew stava guardando me adesso, chiaramente in attesa di una risposta.

«Scusa?» Chiesi, reinserendomi nella conversazione.

«Ti stavo chiedendo se ti piace vivere in Irlanda,» rispose.

«Sì.» Il mio cervello si rifiutava di collaborare e lottava per trovare una qualsiasi cosa di interessante da dirgli. «È fantastica… Che te ne pare di Cork per il momento?»

Matthew si schiarì la gola, ruotando lo stelo del bicchiere da vino. «Non ho visto molto, sono arrivato dall’aeroporto, ma non sembra male. Forse vedrò di più alla mia prossima visita.» Iniziò a dire qualcos’altro, ma gemette quando perse la presa sul bicchiere.

Senza pensarci, mossi la mano e lo catturai con il mio potere, raddrizzandolo prima che il vino si rovesciasse e facendolo fluttuare verso il tavolino di fronte a lui.

Matthew mi guardò con gli occhi spalancati. «Wow. A quanto pare sapere che voi ragazzi avete dei poteri e vederli effettivamente in azione sono due cose completamente diverse.»

Rían creò una sfera di fuoco nella mano entrando nella stanza. «Il povero Matthew è un pochino intimidito da noi. Non capisco proprio perché.» Spense le fiamme che teneva in mano con un forte sibilo, sedendosi di fianco a Matthew e mettendo le sua braccia sullo schienale del divano, dietro di lui. «Beh, non è rassicurante?»

Il povero Matthew era molto a disagio. «Rían, comportati bene.» Lo rimproverai.

Rían rise. «Non è per causa mia che è intimidito. Non è così Matthew?»

Matthew fece scivolare lo sguardo verso Rían, ma poi lo riportò su di me quando Rían continuò. «Vedi, lui sta ascoltando tutte queste storie sulla ragazzina innocente che si è dimostrata possedere

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questo grande, grosso elemento fuori controllo. A quanto pare la voce della tua super forza è filtrata fino a ranghi più bassi dell’Ordine.»

Risi. «Non hai niente di cui preoccuparti, Matthew. Sono totalmente innocua.»

«A meno che non ti baci,» mormorò Rían. I suoi occhi bruciavano nei miei e un’improvvisa agitazione nel mio petto mi prese alla sprovvista. Facendo segno con la mano mandai un cuscino contro Rían.

«Vedi, Matthew, è una mina vagante.» Disse infine Rían, ridendo.

Per fortuna, Fionn ci chiamò per cena così da poter nascondere l’ovvio malessere. Non appena entrammo in cucina, tirai Adam da parte. «Hai presente lo scontrino che mi hai dato prima? Perché hai pensato fosse mio?»

«Ti è caduto dalla tasca.»

«Sei sicuro?»

Mi guardò come per dirmi che pensava stessi impazzendo. «Penso di sì, perché?»

«Non era uno scontrino. Era una lista di nomi: il mio, Anú, Bebinn e Sigrid.»

«Sei sicura?»

«Sicurissima. Adam, come ci è finito nella mia tasca?»

«Forse non è mai stato nella tua tasca. Non ci ho prestato molta attenzione. Non andare fuori di testa.»

«Adam! Anú e Bebinn erano violente psicopatiche e il mio nome era nella lista insieme ai loro. Penso di avere il diritto di andare fuori di testa.»

«Senti, ne parleremo con Fionn. Sono sicuro che non sia nulla. Qual era il terzo nome?»

«Sigrid. Credo. Ho notato i nomi solo dopo che l’avevo già buttato nel fuoco.»

«Non ho mai sentito parlare di una Sigrid. Vediamo cosa riusciamo a scoprire prima di iniziare a saltare a conclusioni affrettate, ok?»

Non saltare a conclusioni! Scusa, troppo tardi.

Non mi potei godere la cena, perché i miei pensieri erano concentrati sulla lista. Matthew, tuttavia, si rilassò abbastanza per entrambi dopo tre bicchieri di vino. Uno volta abbassata la guardia, era parecchio divertente. I suoi lineamenti si accesero raccontando di una delle sue “lezioni su Áine”, dove imparò le sue preferenze in fatto di cibo.

Áine ansimò dallo spavento. «Non è vero! Io odio l’avocado.»

Rían scoppiò a ridere. «Seriamente ti insegnano quella roba? Troppo divertente!»

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«Voi ragazzi non siete per niente come che mi aspettavo,» disse Matthew. «Siete tutti così diversi di persona. Soprattutto tu, Megan.»

Rían sbuffò. «Non è esattamente la terribile lunatica che ti era stata descritta, eh? In realtà è una micetta.»

Matthew mi fece l’occhiolino. «Adesso lo vedo.»

Adam mise la sua mano sopra la mia piuttosto intenzionalmente, sul tavolo. Matthew registrò il movimento e poi si girò sorridendo verso Áine. Fionn, notando la mano di Adam sulla mia, iniziò a tamburellare le dita sul tavolo.

Adam ignorò l’accenno di Fionn e cambiò argomento. «Fionn, hai mai sentito parlare di una certa Sigrid nella storia dei Segnati?»

Le dita di Fionn si immobilizzarono. «Dove hai sentito quel nome?»

«Megan pensa di averlo visto in una lista.»

«Che lista?»

Spostai lo sguardo da Adam a Fionn, sentendomi un po’ insicura. «Su un pezzo di carta. È caduta dalla mia tasca prima… pensiamo. C’erano quattro nomi. Bebinn, Anú, Sigrid e il mio.»

Fionn strinse gli occhi. «Sei sicura?»

«Beh, no.» Ammisi. «Ho gettato il foglietto nel fuoco. L’ho solo visto di sfuggita.»

Lui scrollò le spalle. «Il nome Sigrid non mi dice niente. Probabilmente è solo qualche vecchia robaccia di Hugh.»

«Ma Adam ha pensato che fosse caduto dalla mia tasca.»

«È molto improbabile, non credi?» Disse Fionn, facendo un sorriso forzato. «Quindi, chi vuole il dolce?»

«Io sì.» Disse Áine, alzandosi e guardandomi dritta negli occhi.

«Ehm, ti aiuto io.» Dissi e poi la seguii in cucina.

Abbassò la voce. «Che stava succedendo di là?»

«Non lo so. Fionn sembrava irritato, vero?»

«Forse era un appunto di Fionn ed era disturbato dal fatto che l’avessi trovato.»

«Forse. Ma se è così, non dovrebbe sapere chi è Sigrid?»

«Giusto. In ogni caso, non dare peso a Fionn. È nervoso per Matthew e me. E a proposito, che ne pensi di lui?»

«Sembra simpatico. Ma cosa più importante, cosa ne pensi tu?»

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«Oh, è grandioso. Non sono di certo interessata a lui da un punto di vista romantico, ma almeno i nostri possibili figli saranno biondi e carini!» Ridacchiò. «È un tale sollievo averlo incontrato e prendere la decisione adesso invece che preoccuparmene per i prossimi anni. Penso che nemmeno lui sia interessato a me. Infatti, sembra avere un debole per te!»

«Shh! Meglio non farlo sapere ad Adam.»

«Dirò a Matthew dopocena che mi va benissimo essere solo amici.»

«E con l’Ordine?»

Scrollò le spalle indifferente. «Non c’è motivo di agitare le acque per adesso, e quindi faremo finta di essere d’accordo. Alla fine, a nessuno importa finché la successione continua, no?»