Sfida al deserto

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La nuova ecologia / OTTOBRE 2011 62 SFIDA AL DESERTO testo e foto di Roberto Gabriele e Simona Ottolenghi Nell’oasi di Tigzmirte, in Marocco, una comunità di agricoltori ottiene l’acqua con una pompa alimentata da pannelli fotovoltaici. Un frutto della cooperazione storie a sfida era quella d’inventare una storia, trasformarla in realtà, darne testimonianza fotografica attraverso un libro. È il percorso che ci ha portato a realizzare un impianto fotovoltaico nel sud del Marocco, in pieno deserto del Sahara. Una società produttrice di pannelli è stata il principale sostenitore dell’iniziativa fornendo tutta la parte tecnica. La onlus “Bambini nel deserto” invece, in collaborazione con la ong Ciss, ha individuato il luogo più adatto in cui installare la struttura. La scelta è caduta così sull’oasi di Tigzmirte, nei pressi della città di Tata. L Qui esisteva una vecchia pompa, ma per farla funzionare i contadini dovevano ricorrere a un rumoroso e inquinante motore a scoppio, che produceva corrente trifase in quantità eccessiva ri- spetto alle reali esigenze. Il moto- re richiedeva 300.000 dirham al giorno di benzina, circa 30 euro, decisamente troppi per la debolis- sima economia agricola dell’oasi La pompa si aziona al sorgere del sole e invia l’acqua a un bacino di raccolta sopraelevato rispetto al terreno. Produce acqua fino a quando il bacino (150 metri cubi al giorno) risulta pieno, poi si spegne da sola.

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Articolo de La Nuova Ecologia di ottobre, pompa d'acqua alimentata da pannelli fotovoltaici in marocco

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La nuova ecologia / ottobre 201162 ottobre 2011 / La nuova ecologia

Sfida al deSerto testo e foto di Roberto Gabriele e Simona Ottolenghi

Nell’oasi di tigzmirte, in Marocco, una comunità di agricoltori ottiene l’acqua con una pompa alimentata da pannelli fotovoltaici. Un frutto della cooperazione

storie

a sfida era quella d’inventare una storia, trasformarla in realtà, darne testimonianza fotografica attraverso un libro. È il percorso che ci ha portato a realizzare un impianto fotovoltaico nel sud del Marocco, in pieno deserto del Sahara. Una società produttrice di pannelli è stata il principale sostenitore dell’iniziativa fornendo tutta

la parte tecnica. La onlus “Bambini nel deserto” invece, in collaborazione con la ong Ciss, ha individuato il luogo più adatto in cui installare la struttura. La scelta è caduta così sull’oasi di Tigzmirte, nei pressi della città di Tata.

lQui esisteva una vecchia

pompa, ma per farla funzionare i contadini dovevano ricorrere a un rumoroso e inquinante motore a scoppio, che produceva corrente trifase in quantità eccessiva ri-spetto alle reali esigenze. Il moto-re richiedeva 300.000 dirham al giorno di benzina, circa 30 euro, decisamente troppi per la debolis-sima economia agricola dell’oasi

La pompa si aziona al sorgere del sole e invia l’acqua a un bacino di raccolta sopraelevato rispetto al terreno. Produce acqua fino a quando il bacino (150 metri cubi al giorno) risulta pieno, poi si spegne da sola.

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che produce solo menta, datteri e pochi ortaggi... I guadagni servi-vano solo per pagare la benzina. Era la location ideale, insomma, per realizzare un impianto foto-voltaico con lo scopo di azionare una pompa che desse acqua per uso agricolo.

La comunità locale è compo-sta da ottanta famiglie di conta-dini berberi, per un totale di 600 persone che oggi coltivano la ter-ra ottenendo acqua gratuitamen-te. Il lavoro più lungo e difficile è stato far costituire ai proprietari delle terre una cooperativa che garantisse una gestione comune dell’acqua. Nel deserto il concet-to di proprietà privata è molto sentito ed è quasi sconosciuto quello di collaborazione. Si è do-vuto perciò realizzare prima un lungo intervento di sensibilizza-

zione, perché maturasse l’idea che l’impianto era utile a tutta la comunità e che tutti avrebbe-ro avuto giovamento da questo progetto attraverso una coopera-tiva con tanto di cariche sociali. Lo scorso 19 marzo, durante la

Giornata mondiale dell’acqua, il nostro impianto è stato ter-minato e inaugurato in diretta con Ferrara durante un evento organizzato del Centro di edu-cazione ambientale “La fabbrica dell’acqua”: una grande festa tra le palme dell’oasi alla presenza delle autorità di Tata e di tutta la comunità dei contadini.

Oggi è in vendita un libro che racconta l’intero progetto: i proventi serviranno a finanziare altri progetti, primo fra tutti un corso di formazione sul fotovol-taico per i ragazzi dell’istituto tecnico di Tata. Impareranno loro stessi a progettare e costruire im-pianti come quello che abbiamo realizzato, potranno creare nuo-ve imprese e andare avanti anche senza il nostro aiuto. n

i www.bambinineldeserto.org

donazioni a impatto zero

✱L’impianto fornito dalla società Ingaeta di Latina è stato accuratamente progettato

per calcolare l’esatto posizionamento ed evitare le ombreggiature delle palme. Alimenta una pompa a immersione (donata dalla ditta Tronchin) appositamente studiata per il fotovoltaico: funziona a corrente continua senza batterie né inverter, azzerando i rischi d’impatto ambientale (niente piombo, nessun solvente) e riducendo drasticamente i costi.

L’acqua raccolta durante il giorno viene distribuita aprendo le chiuse del bacino e irriga i campi con un impianto goccia a goccia che riduce gli sprechi e le dispersioni. Accanto, il momento dell’inaugurazione.

educare al bene comune✱

Il centro di educazione ambientale “La fabbrica dell’acqua” è nato nel 2004 per volontà del Cadf,

l’acquedotto del Delta che gestisce il ciclo idrico integrato di 15 comuni, in collaborazione con la Provincia di Ferrara. La cultura dell’acqua come bene primario e diritto fondamentale dell’uomo è la mission che il centro persegue sia con l’impegno nelle scuole che nella comunità locale. Lo conferma la divulgazione del progetto dell’impianto idrico-fotovoltaico del Marocco o l’Operazione trasparenza: un “patto” con i cittadini che, attraverso una sottoscrizione, s’impegnano a usare solo acqua di rubinetto perché pulita, sicura e salubre.i www.cealafabbricadellacqua.it