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© SEI - Società Editrice Internazionale p.a. - Torino Non uccidete il mare, la libellula, il vento. Non soffocare il lamento (il canto!) del lamantino. Il galagone, il pino: anche di questo è fatto l’uomo. E chi per introito vile fulmina un pesce, un fiume, non fatelo cavaliere del lavoro. L’amore finisce dove finisce l’erba e l’acqua muore. Dove, sparendo la foresta e l’aria verde, chi resta piange nel sempre più vasto squallore vedendo la terra ridursi da un capo all’altro a un misero paese guasto. G. Caproni, Versicoli quasi ecologici, in Tutte le poesie, Garzanti, Milano 1991 Nel presente Pablo Picasso (1881-1973), Guernica, 1937, particolare. 4 SEZIONE II - PERCORSI POETICI nel presente 1 volume B on line

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Non uccidete il mare,la libellula, il vento.

Non soffocare il lamento (il canto!) del lamantino.Il galagone, il pino:anche di questo è fattol’uomo. E chi per introito vilefulmina un pesce, un fiume,non fatelo cavalieredel lavoro. L’amorefinisce dove finisce l’erbae l’acqua muore. Dove,sparendo la forestae l’aria verde, chi restapiange nel sempre più vastosquallore vedendo la terraridursi da un capo all’altroa un misero paese guasto.

G. Caproni, Versicoli quasi ecologici,in Tutte le poesie, Garzanti, Milano 1991

Nelpresente

Pablo Picasso (1881-1973), Guernica, 1937, particolare.

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SEZIONE II - PERCORSI POETICInel presente

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Il 27 aprile 1937 la cittadina basca di Guernica fu distrut-ta dai bombardieri della Germania nazista, alleata del ge-nerale Franco durante la guerra civile spagnola.Ispirandosi a quel tragico evento, in circa due mesi Picassorealizzò quest’opera monumentale (metri 3,5x8) per il pa-diglione della Spagna repubblicana all’Esposizione inter-nazionale di Parigi del 1937, come grido di denuncia con-tro la violenza dei regimi totalitari. Evitando ogni rischio

di retorica ideologica, lavorando unicamente sulla gammadei bianchi, dei neri e dei grigi, Picasso mette in scena, inuno spazio scomposto come in seguito a una deflagrazio-ne, alcune figure, un cavallo morente e un toro, esaspera-tamente deformate e dalle forti valenze simboliche.Malgrado la modernità del linguaggio, la straordinariaforza d’impatto di quest’opera la rese immediatamentecomprensibile anche dal grande pubblico.

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Il poetae il nostro tempo

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IL RAPPORTO CON LA REALTÀ STORICANonostante la convinzione piuttosto diffusa che i poeti vivano avulsi dalla real-tà, «con la testa tra le nuvole», nel tempo essi si sono mostrati osservatori at-tenti e interpreti critici del mondo circostante.Agli inizi del XIX secolo gli intellettuali italiani che subivano la dominazione politicadi governi assoluti si servirono della poesia per criticare gli oppressori ed esorta-re i contemporanei a lottare per la libertà, sovente pagando in prima persona leconseguenze delle proprie scelte (vedi Foscolo, A Zacinto).Tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo un certo riconoscimento sociale permi-se ai poeti di esercitare una profonda influenza sui connazionali: alcuni di essi siproposero come modello di comportamento collettivo assumendo il ruolo dipoeta-vate (vedi a p. 147) a cui, non molti anni dopo, altri opposero un atteg-giamento di disincanto e di apparente distacco dalla contingenza storica (vediMontale, Non chiederci la parola), frutto non solo della riflessione individualema anche del clima culturale che permeava l’Europa (vedi Machado, Nuda laterra e l’anima).Se il XX secolo vede la progressiva riduzione dell’importanza sociale del poeta,ciò non implica tuttavia che egli si disinteressi del mondo che lo circonda; alcontrario, a causa dei profondi e spesso violenti cambiamenti politici e socialiche caratterizzano la prima metà del Novecento, aumentano in molti intellettualiil senso di appartenenza alla comunità umana e la necessità di stabilire quel-la stretta interconnessione tra gli individui descritta già nel XVII secolo dalloscrittore inglese John Donne :

«Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del con-tinente, una parte del tutto; se anche una sola zolla fosse portata via dall’ondadel mare, all’Europa mancherebbe qualcosa, come se le mancasse un promon-torio, come se fosse privata della casa di un uomo, di un amico o della tua stes-sa casa. La morte di qualsiasi uomo mi diminuisce perché io sono una parte del-l’umanità; e dunque non chiedere mai per chi suona la campana: essa suonaper te» (da Meditation XVII).

IL PRESENTEA partire dal secondo dopoguerra, tratti distintivi di molta poesia contempora-nea divengono la capacità di osservare criticamente la realtà e la scelta diassumersi la responsabilità di ciò che accade: facendosi domande sui mu-tamenti in atto e sottolineandone le incongruenze, il poeta mette a disposizionedei pochi che lo riconoscono ancora come voce autorevole il proprio non scon-tato punto di vista.

Vedi Appendice

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La guerraÈ soprattutto l’insorgere di conflitti ad accrescere nel poeta la consapevolezzadi condividere il proprio destino con gli altri uomini: l’esperienza della guer-ra spinge molti autori a prendere una posizione netta e a servirsi dei propri ver-si per denunciare i massacri di cui sono testimoni e per celebrare i valori in cuihanno scelto di credere (vedi Neruda, Terre offese).

Il boom economicoL’atteggiamento critico dei poeti si palesa con forza maggiore nei momenti incui le trasformazioni della società si fanno così profonde e radicali da ge-nerare cambiamenti strutturali che segnano l’inizio di una nuova epoca: èil caso del cosiddetto boom economico che tra la fine degli anni Cinquanta egli inizi degli anni Sessanta impone alla società italiana tradizionalmente conta-dina una rapidissima industrializzazione, modificando in modo irreversibilel’aspetto delle città e favorendo l’avanzata di un capitalismo sempre più ag-gressivo e spregiudicato (vedi Majorino, O mia città).All’euforia che accompagna la modernizzazione del paese, molti poeti contrap-pongono il rifiuto delle facili certezze di cui la nascente società di massa è incli-ne ad accontentarsi, proponendo una interpretazione degli eventi critica eproblematica, in cui essi, coinvolti come tutti nella trasformazione, scelgono difarsi portavoce del disagio e degli interrogativi di coloro che non hanno voceper esprimersi: una delle conseguenze di questa “rivoluzione” è infatti il fortesenso di straniamento vissuto da chi vede sparire botteghe artigiane e attivitàtradizionali su cui aveva costruito la propria identità individuale e collettiva (ve-di Luzi, Ma dove).

Le migrazioni verso l’EuropaNell’ultimo decennio, il massiccio arrivo di immigrati provenienti dalle zonepovere del mondo costituisce un altro passaggio cruciale per la società italia-na, costretta a confrontarsi con culture e tradizioni radicalmente diverse.A coloro che reagiscono a questo fenomeno con indifferenza o aperta ostilità,difendendo i privilegi consolidati di cui godono i paesi occidentali, si contrap-pone la voce di chi decide di raccontare con forza il dramma dell’esodo chequotidianamente conduce sulle coste italiane centinaia di disperati in cerca diuna aleatoria forma di sopravvivenza: scegliendo di descrivere il viaggio, il mo-mento più doloroso ma anche più ignoto del processo migratorio, fino all’epilo-go tragico ma frequente del naufragio (vedi De Luca, Naufragi), e di mettere inluce le condizioni umilianti e disumane in cui si svolgono gli spostamenti di que-sti uomini (vedi Majorino, stracci sulle ginocchia), la poesia si attribuisce ilcompito civile di rendere evidenti verità che spesso, per viltà ed opportunismo,vengono negate, ribadendo l’idea che nessun uomo possa considerarsi un’iso-la e che nessuna coscienza possa sentirsi esonerata dall’assumersi le pro-prie responsabilità rispetto a un dramma che coinvolge i nostri simili.

il poeta e il nostro tempoCAPITOLO QUATTRO volume

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LA POESIAIn Spagna fin dal 1934 per un incarico diplomatico, il poeta cileno Nerudaviene coinvolto dalla violenza della guerra civile scoppiata nel 1936 che op-pone i repubblicani, fedeli al governo, ai ribelli nazionalisti guidati dal gene-rale Francisco Franco (vedi L’extratestualità). Neruda, che sposa apertamentela causa repubblicana, sceglie di celebrare con i suoi versi la resistenzadel popolo spagnolo ai soprusi dei franchisti, soprattutto dopo la barbarauccisione da parte dei nazionalisti del poeta-amico Federico García Lorca(vedi Appendice) il 18 agosto 1936. In questo contesto nasce il poema LaSpagna nel cuore (España en el corazón) che dopo una prima edizione pub-blicata nel 1937 a Santiago del Cile, viene riedito in Spagna l’anno succes-sivo, nel pieno della guerra civile, in una stamperia di fortuna allestita nelmonastero di Monserrat, nel quale gli stessi soldati repubblicani preparano icaratteri tipografici, dopo aver fabbricato la carta in un vecchio mulino ab-bandonato utilizzando materiali di ogni tipo, compresa una bandiera nemicae la divisa di un soldato morto. Nel componimento Terre offese (Tierras ofen-didas) la sofferenza della Spagna viene rappresentata attraverso la ras-segna dei luoghi amati dal poeta, un tempo fertili e ora insanguinati daidelitti, dove morte, violenza ed ira cieca provocano una desolazione tale daapparire insanabile, qualunque sia l’esito della lotta.

Pablo Neruda

Terre offese

Terre offeseRegioni affondatenell’interminabile martirio, per infinitosilenzio, battitid’ape e roccia sterminata,

5 terra che invece di grano e di trifogliohai tracce secche di sangue e delitti: fertile Galizia1, pura come la pioggia, salata per sempre dalle lacrime: Estremadura2 sulla cui riva

10 di cielo e d’alluminio, scuro come squarciodi proiettile, tradito e ferito e distrutto, Badajoz3 tra i suoi figli mortigiace senza memoriaguardando un cielo che ricorda:

15 Malaga4 arata dalla mortee perseguitata in mezzo ai precipizifino a che le madri impazzitesferzavano la pietra con i figli appena nati5.Furore, ala di lutto,

20 e morte e collera,fino a che le lacrime e il dolore uniti,fino a che le parole, lo smarrimento e l’ira

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1. Galizia: regione anord-ovest della Spagna,controllata dai nazionalistifin dalle prime fasi dellaguerra civile.2. Estremadura: regionesituata nella partecentrale della Spagna,che comprende leprovince di Cáceres eBadajoz.3. Badajoz: cittadinadella regionedell’Estremadura la cuioccupazione da parte deinazionalisti, avvenuta il14 agosto del 1936,provocò 4000 vittime.4. Malaga: città situatanella regione dell’Andalusianella quale, dopol’occupazione dei militarinazionalisti l’8 febbraiodel 1938, furono fucilatipiù di 4000 repubblicani.5. sferzavano la pietracon i figli appena nati:uccidevano i neonatiscagliandoli sulle pietre.L’inaudita violenzadell’immagine ha lafunzione di esprimere lafollia degli sconfitti cui ilterrore fa perdere ogniumanità.

tratto da La Spagnanel cuore

anno1937

luogoSpagnail significante

le parole chiave

i temi

le figure retoriche

la simbologia

l’intertestualità

l’extratestualità

METRO versi liberi

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Pablo Neruda, pseudo-nimo di Neftalí RicardoReyes, nacque a Parral nel1904 e morì a Santiagonel 1973. Viene conside-rato una delle più impor-tanti figure della lettera-tura latino-americana. Nel1923 pubblicò il suo primovolume in versi, Crepuscu-lario, seguito nel 1924 da

Venti poesie d’amore e una canzone disperata, chedivenne un best-seller e gli diede la notorietà. Rico-prì per il suo paese importanti incarichi diplomaticie politici e dal 1926 al 1943 girò il mondo comerappresentante del Cile; nel 1936-37 partecipò allaguerra civile spagnola, che determinò un muta-mento profondo nell’animo, nelle convinzioni, nellacultura, nella poesia del poeta. La sua poesia, in-fatti, divenne una poesia sociale, di lotta politica edi lotta alle ingiustizie. Nel 1944, tornato in Cile,s’iscrisse al Partito Comunista cileno e venne elettosenatore. Dal 1948 al 1952 fu perseguitato e co-stretto all’esilio per la sua presa di posizione controil neodittatore Gonzalez Videla; così tornò a viag-giare per il mondo. Nel 1971 vinse il Premio Nobelper la Letteratura. Nel 1973 ritornò in Cile e morìpoco dopo il colpo di stato che rovesciò SalvadorAllende. Durante la sua lunga carriera letteraria,Neruda ha pubblicato più di quaranta libri di poesia,traduzioni e teatro in versi. Ricordiamo: Residenzasulla terra (1933); Spagna nel cuore (1937); Cantogenerale (1950); I versi del Capitano (1952); Le uvee il vento (1954); Stravagario (1958); Fine delmondo (1969). È del 1967 il dramma Splendore emorte di Joaquín Murieta.

non saranno che un cumulo d’ossa in una stradae una pietra seppellita dalla polvere.

25 Tante, tante,tombe, tanto martirio, tantogaloppo di bestie qui sulla stella6!Nulla, né la vittoriacancellerà la ferita terribile del sangue:

30 nulla, né il mare, né il passaredella sabbia e del tempo, né il geranioche brucia sulla tomba.

Terre offese, in Poesie, Einaudi, Torino 1952

Regiones sumergidasRegiones sumergidasen el interminable martirio, por el inacabablesilencios, pulsosde abeja y roca exterminada,

5 tierra que en vez de trigo y tréboltraéis señal de sangre seca y crimen:caudalosa Galicia, pura como la lluvia,salada para siempre por las lágrimas:Extremadura, en cuya orilla augusta

10 de cielo y aluminio, negro como agujerode bala, traicionado y herido y destrozado,Badajoz sin memoria, entre sus hijos muertosyace mirando un cielo que recuerda:Málaga arada por la muerte

15 y perseguida entre los precipicioshasta que las enloquecidas madresazotaban la piedra con sus recién nacidos.Furor, vuelo de lutoy muerte y cólera,

20 hasta que las lágrimas y el duelo reunidos,hasta que las palabras y el desmayo y la irano son sino un montón de huesos en un caminoy una piedra enterrada por el polvo.Es tanto, tanta

25 tumba, tanto martirio, tantogalope de bestias en la estrella!Nada, ni la victoriaborrará el agujero terrible de la sangre:

30 nada ni el mar, ni el pasode arena y tiempo, ni el geranio ardiendosobre la sepultura.

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6. galoppo di bestie quisulla stella: tanti uominitrasformati in animali(galoppo di bestie) nelmondo (sulla stella).

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STRUMENTI DI LETTURAL’extratestualità

Tra il 1936 ed il 1939 la Spagna è lacerata dauna sanguinosissima guerra civile che vededa una parte i repubblicani, costituiti dalleforze di sinistra coalizzate nel Fronte popo-lare che governano il paese dopo la vittoriaelettorale del febbraio del 1936, dall’altra inazionalisti, guidati dal generale FranciscoFranco e sostenuti dalla maggioranza del-l’esercito, che il 18 luglio 1936 insorgonocontro il governo regolare approfittando diuna lunga fase di disordini e tensioni interne.Per tre anni la Spagna è spezzata in duefronti radicalmente contrapposti, i cuieserciti controllano città ed intere regioni, ela grave situazione ha pesanti ripercussionianche sul piano internazionale: a sostegnodei repubblicani si schierano infatti l’URSS, ilMessico e, a fasi alterne, la Francia, oltre amolti intellettuali provenienti da varie partidel mondo, mentre i nazionalisti sono ap-poggiati dall’Italia fascista e dalla Germaniaguidata da Hitler.La guerra si conclude nel marzo del 1939con la vittoria dei nazionalisti e l’instaura-zione di una dittatura, fondata sul poterepersonale del generale Francisco Franco(definito el Caudillo, “il capo”) e sulla violentarepressione degli oppositori, che durerà finoal 1975 e causerà la morte di 200000 per-sone, centinaia di migliaia di condannati apene varie e 300000 esiliati.

Il significanteNel poema España en el corazón Neruda ce-lebra la resistenza del fronte repubblicano inun’opera dal carattere epico (dal grecoépos, narrazione di gesta eroiche o leggen-darie di singoli individui o interi popoli) chemostra con forza sia la tragicità della distru-zione in atto sia la volontà del popolo di ri-scattarsi dal nemico.La traduzione del poeta Salvatore Quasi-modo ci restituisce piuttosto fedelmente gliaspetti più significativi delle scelte stilistichedi Neruda: il linguaggio prosastico, atto adesprimere lo sdegno e la condanna morale,arricchito da immagini cupe e suggestive(vv. 9-11 sulla cui riva / di cielo e d’alluminio,scuro come squarcio / di proiettile); il tonoenfatico con cui l’autore si rivolge, come inun’invocazione, alle terre offese, vittime dellaviolenza (vv. 1-2 Regioni affondate / nell’in-terminabile martirio, vv. 5-6 terra che ... haitracce secche di sangue e di delitti); il ritmo

lento e solenne ottenuto grazie a simme-trie che pongono in reciproca relazione ter-mini complementari (v. 12 figli morti / v. 18figli appena nati; v. 13 senza memoria / v. 14che ricorda), anafore (vv. 17, 21, 22 fino ache) e ripetizioni (vv. 25-27 Tante, tante, /tombe, tanto martirio, tanto / galoppo...)che nella parte finale del testo conferisconoai versi un tono profetico (vv. 28-32 Nulla, néla vittoria / cancellerà la ferita terribile delsangue: / nulla, né il mare, né il passare /della sabbia e del tempo, né il geranio / chebrucia sulla tomba.)

Le parole chiaveIl concetto di martirio, legato a quello di fe-rita (v. 29), attraversa tutto il testo: la collo-cazione del termine all’inizio e alla fine dellapoesia (v. 2 nell’interminabile martirio, vv.25-26 Tante, tante / tombe, tanto martirio)dà ai versi un andamento circolare, al cuicentro sta la tragica sorte delle città e delpopolo spagnolo in lotta. Lo stravolgimentosubìto da tutti gli aspetti della realtà siesprime attraverso la sistematica contrap-posizione tra la passata vitalità dei luoghi ela loro attuale desolazione (vv. 5-6 terra cheinvece di grano e di trifoglio / hai traccesecche di sangue e delitti; vv. 7-8 fertileGalizia, pura come la pioggia, / salata persempre dalle lacrime; v. 15 Malaga aratadalla morte).

I temiLa partecipazione alla guerra civile: nono-stante il coinvolgimento nella guerra civile diPablo Neruda sia più sentimentale che pra-tico, il poeta cileno si identifica nella lottadel popolo spagnolo, al quale si senteunito da una vibrante solidarietà già dichia-rata nel 1934 quando, nel clima teso dellaSpagna pre-bellica, egli aveva espresso lavolontà di partecipare ai drammatici cambia-menti in atto per conservarne la memoria at-traverso la parola scritta: «Il mondo è cam-biato e la mia poesia è cambiata. Una gocciadi sangue caduta su queste righe resterà sudi esse continuando a vivere, indelebilecome l’amore» (nota introduttiva al poemaLas furias y las penas).Per Neruda le regioni di Galizia (v. 7) edEstremadura (v. 9), le città di Badajoz (v. 12) eMalaga (v. 15), martirizzate e offese dallaguerra, rappresentano il crollo dell’illusionedi una vita felice: un tempo floride e serene

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8il poeta e il nostro tempo

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(v. 5, v. 7, v. 15), esse offrono ora al poeta ilpanorama desolato di paesaggi sterili e lut-tuosi (v. 6 tracce secche di sangue e delitti),di rovine (vv. 23-24 un cumulo d’ossa in unastrada / e una pietra seppellita dalla polvere),di vite troncate dalla morte (v. 12 Badajoz trai suoi figli morti), creano uno scenario cheanticipa in modo profetico l’imminente trage-dia della seconda guerra mondiale.La condanna morale: il brutale annienta-mento di esseri umani e la distruzione di cittàinermi provocano la ferma condanna moraledel poeta, che definisce delitti (v. 6) le azionidi guerra, attribuendone la piena responsabi-lità alle milizie nazionaliste: in un crescendodi immagini dolorose (v. 6, vv. 10-11, vv. 15-16) l’attenzione dell’autore insiste soprat-tutto sulle vittime innocenti della guerra(vv. 17-18 madri impazzite / sferzavano la pie-tra con i figli appena nati), senza essere ri-schiarata da sprazzi di speranza, nella con-

vinzione che nulla potrà ricucire la ferita (v.29) che ha lacerato il tessuto umano e civiledel popolo spagnolo (vv. 28-32).

Le figure retorichePer esprimere la violenza della guerra e lasofferenza che ne deriva Neruda si serve dinumerose metafore: regioni affondate (v. 1)sono le città sconfitte che, sottomesse al ne-mico, appaiono sprofondate in una sopraffa-zione senza fine; salata (v. 8) a causa delle in-numerevoli lacrime sparse e quindi non piùfertile è la Galizia, mentre i campi rigogliosidi Malaga non sono più arati dai contadinima dalla morte (v. 15 Malaga arata dallamorte) che scava la terra per seppellire i ca-daveri. Ha valore metaforico anche la pa-rola chiave ferita (v. 29) che allude sia aicolpi fisici inferti sulle popolazioni inermi chealla lacerazione morale di un popolo vittimadi violenza fratricida.

José Clemente Orozco (1883-1949), Combattimento, 1920, particolare.

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9 SEZIONE II - PERCORSI POETICInel presente

LABORATORIO

diffic

oltà

Il quadro riprodotto di seguito è Guernica, dipinto dal pittore spagnolo PabloPicasso nel corso della guerra civile. Dopo aver letto con attenzione la bre-ve scheda di presentazione, spiega, facendo un

, quali analogie tematiche trovi tra il dipinto di Picasso e lapoesia di Neruda.

Vedi a p. 69 e 75confronto extratestuale

10

Produzione

diffic

oltà

Le parole chiave Elenca tutte le espressioni che appartengono ai campi semantici della ferita(v. 29) e della morte (vv. 15, 20).

Nella poesia sono presenti alcuni termini che richiamano sensazioni di gioiae di vita: individuali e spiegane la funzione all’interno del componimento.

Le figure retoriche Individua nel testo un esempio di sineddoche, di similitudine e di metafora.

Nel verso galoppo di bestie qui sulla stella (v. 27), a chi si riferisce il poetacon i termini bestie e stella?

Spiega il significato, secondo te, della contrapposizione tra le espressionigiace senza memoria (v. 13) e un cielo che ricorda (v. 14).

Vedi a pp. 52-53

Vedi a p. 50

9

8

7

6

5

Analisi

diffic

oltà

A quale situazione storica si riferisce il componimento?

Che cosa accomuna i luoghi elencati nella poesia?

Quali sentimenti caratterizzano i protagonisti della guerra civile (vv. 19-22)?

Che cosa prevede il poeta nella parte conclusiva del componimento (vv. 28-32)?4

3

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Comprensione

Labo

rato

rio

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APPROFONDIMENTO

Allo scopo di piegare la resistenza dei repubblicani, il 26 aprile del 1937 la città spagnola di Guerni-ca, nella provincia di Biscaglia, subisce il primo bombardamento aereo della storia da partedell’esercito franchista: la città viene totalmente rasa al suolo ma le incursioni si susseguono inmassicce ondate con bombe esplosive e incendiarie di alto potenziale distruttivo che provocano1600 morti e quasi 1000 feriti.Cinque giorni dopo, il pittore spagnolo Pablo Picasso (1881-1973) nel suo studioparigino inizia a dipingere il quadro che sarà il suo capolavoro, Guernica: è un’opera alta più di 3metri e lunga più di 7, gremita di figure enigmatiche, con i volti sconvolti e i corpi riversi a terra, in cuispiccano due immagini di animali, il toro, che simboleggia la brutalità e la tenebra della violenza e ilcavallo, che rappresenta il popolo colpito dalla tragedia.L’opera viene acquistata dalla Repubblica spagnola per 150000 franchi, ma la guerra civile vienevinta dai franchisti e per questa ragione Guernica viene inviata negli Stati Uniti dove, per volontà delpittore, rimane “in prestito” fino alla fine della dittatura.Dal 1981 il quadro è tornato in Spagna: attualmente è esposto al Centro Reina Sofia in una sala blin-data in grado di reggere colpi di bazooka.

Vedi Appendice

Guernica

Pablo Picasso (1881-1973), Guernica, prima stesura sulla tela, particolare.Prima della versione definitiva, Picasso abbozzò sulla tela sette redazioni di Guernica, tutte documentate fotograficamente da DoraMaar, all’epoca compagna dell’artista. Con procedimento fedele alla tradizione, Picasso ripartisce la rappresentazione in due grandiriquadri bilanciati rispetto all’asse centrale, perno della composizione, la quale si articola poi per grandi diagonali, motivi giustappostie proiezioni angolari che progressivamente s’infittiscono dall’alto verso il basso. Nell’equilibrio generale l’artista innesta continuetensioni interne, e segue il criterio medievale di dilatare le figure maggiormente significative.

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LA POESIAIl breve poema La capitale del Nord, pubblicato per la prima volta nel 1959,costituisce l’opera di esordio di Majorino, che concentra la propria attenzionesu Milano, “capitale del Nord”, nella convinzione che le trasformazioni dellacittà provocate dal boom economico (vedi L’extratestualità a p. 282) sianol’emblema della situazione italiana.In questo testo il poeta presenta i mutamenti urbanistici di Milano, la suaespansione oltre il limite delle porte, tradizionali confini fisici dello spazio cit-tadino e il parallelo ampliamento delle periferie, collegandoli alla corrispon-dente metamorfosi del tessuto economico che vede l’affermarsi del capitali-smo finanziario delle banche, osservato con sguardo critico dall’autore.Il ritmo incalzante della descrizione ci restituisce l’immagine multiforme diuna città in cui le diverse voci si appartengono reciprocamente e dannoorigine a un insieme unitario anche se contraddittorio, dai movimenti pul-santi e vivaci.

Giancarlo Majorino

O mia città

O mia città1 vedo le porte gli archi2

che un tempo limitavano il tuo cautointrecciarsi di case strade parchioggi spezzarti come una frontiera

5 o come una catena di pontilicongiungere le tue zone più vili3

ai box del centro dove grandi bancherivali o consociate in busta chiusa4

dan vita o morte in crediti d’usura5

10 legate col cordone ombelicaledel capitale e in loro trasformatee quelle in queste ritmica simbiosi6

le sedi razionali dell’industriacon l’asino alla mola7 e i nuovi impianti

15 la rapida salita la discesapiù rapida la sedia dei trent’anniintorno curve schiene di negozila Galleria col tronco fatto a croce8

in fondo oltre la Scala9 la gran piazza20 Cavour congestionata la questura

la pietra dell’Angelicum trapassiviolenti e luminosi in via Manzoni10

il tufo11 è ancora base ai grattacieli?O mia città, in La capitale del Nord, Edizioni dell’Arco, Milano 1994

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1. O mia città: il poeta si riferisce allacittà di Milano dove è nato e vive tuttora.2. le porte gli archi: le porte sormontateda archi che una volta separavanoil centro urbano dalla campagna.3. vili: prive di pregio in quanto periferiche.4. in busta chiusa: in modo occulto.5. dan vita o morte in crediti d’usura:concedono prestiti a tassi di interessealtissimi, simili a quelli degli usurai(crediti d’usura), determinando la vita ola morte delle aziende.6. ritmica simbiosi: le grandi banchee le industrie prendono decisionicondizionandosi a vicenda epromuovendo il loro reciprocoarricchimento (ritmica simbiosi). 7. asino alla mola: la mola è un discodi pietra che in passato veniva fattoruotare dalla forza animale (asino)per macinare i cereali.8. la Galleria col tronco fatto a croce:la galleria Vittorio Emanuele di Milano,un’ampia strada pedonale coperta chepone in comunicazione il Duomo con ilTeatro alla Scala; costruita nellaseconda metà del XIX secolo ha la formadi croce latina, in cui l’asse maggioremisura 210 metri e quello minore la metà.9. la Scala: uno dei più importanti teatrilirici del mondo, realizzato dall’architettoGiuseppe Piermarini nel 1778.10. la gran piazza Cavour ...Angelicum ... via Manzoni: via Manzoniè una storica via milanese che collegapiazza della Scala con piazza Cavour neipressi della quale si trovano gli ufficidella Questura e il teatro Angelicum.11. tufo: roccia di origine vulcanicapiuttosto resistente, utilizzata già daiRomani come materiale da costruzione.

tratto daLa capitaledel Nord

anno1959

luogoMilanoil significante

le parole chiave

i temi

le figure retoriche

la simbologia

l’intertestualità

l’extratestualità

METRO endecasillabi sciolti

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Giancarlo Majorino nasce nel 1928 a Milano, dove vive tuttora. Inizia a scriveremolto presto, grazie anche all’aiuto della famiglia, in particolare della madre au-trice di romanzi e di novelle. Per un certo periodo si dedica anche alla pittura.Persona molto curiosa, svolge varie attività culturali e lavorative.Nel 1956 inizia a lavorare in una banca; nel 1959 esce la sua prima opera, Lacapitale del Nord; nel 1963 Elio Vittorini pubblicherà sulla sua prestigiosa rivistaIl Menabò, un suo gruppo di poesie. Nello stesso anno inizia a insegnare storia efilosofia nei licei e lo farà fino al 1982. Impegnato di nuovo nell’insegnamentoagli inizi degli anni Novanta (ora insegna semiotica, analisi della scrittura edestetica alla Nuova Accademia di Belle Arti), pubblica vari libri di poesia, parte-cipa a numerosi incontri in Italia e all’estero, sempre tuttavia concentrato su di

un poema, iniziato nel 1969 e non ancora apparso. Ricordiamo tra le sue opere: Lotte secondarie (1967);Equilibrio in pezzi (1971); Sirena (1976); Provvisorio (1984); La solitudine e gli altri (1990); Tetrallegro(1995); Le trascurate (1999); Gli alleati viaggiatori (2001); Prossimamente (2004).

12il poeta e il nostro tempo

CAPITOLO QUATTRO volumeB

on line

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STRUMENTI DI LETTURAIl significante

Nel componimento, che l’autore colloca inapertura del poemetto La capitale del Nord,coesistono elementi della tradizione lette-raria e segnali di quella sperimentazionestilistica che diverrà più esplicita e radicalenelle opere successive (vedi Majorino,stracci sulle ginocchia a p. 296).La poesia si apre con un’apostrofe dal tonoaulico (v. 1 O mia città) con cui l’autore si ri-volge direttamente alla sua città, alla quale sisente profondamente legato, come dichiaratoin più occasioni: «Provo amore per la città diMilano, mi interessa a fondo perché la cono-sco enormemente. Milano continua a rima-nere per me quasi una casa mia, più grande».Il testo è costituito da 23 endecasillabisciolti in cui sono presenti rime libere (vv. 1-3 archi / parchi; vv. 5-6 pontili / vili), allittera-zioni (vv. 8-9 busta chiusa / usura) ed en-jambement che conferiscono ai versi unritmo serrato ed irregolare (vv. 2-3; vv. 6-7;vv. 10-11; vv. 15-16; vv. 19-20; vv. 21-22).Costituisce un elemento di innovazione stili-stica l’assoluta mancanza di punteggia-tura, a eccezione del punto interrogativoconclusivo (v. 23 il tufo è ancora base ai grat-tacieli?), che mostra l’influsso dei grandi ro-manzieri del Novecento sul poeta, il quale la-scia fluire i suoi pensieri senza interruzioniaccostando immagini concrete (v. 3 casestrade parchi) a espressioni metaforiche (v.17 curve schiene di negozi).

Le parole chiaveLa rapida successione delle scene pone inrisalto i concetti di separazione e coesione,due facce opposte ma complementari di un

tessuto urbano caratterizzato da una pro-fonda mutevolezza: nel testo si alternano in-fatti termini che definiscono i rapporti diconnessione all’interno dello spazio citta-dino (v. 3 intrecciarsi, v. 5 catena di pontili, v.6 congiungere) a espressioni che ne sottoli-neano la frattura (v. 2 limitavano, v. 4 spez-zarti, frontiera).Anche il crescente potere economico dellebanche appare come il frutto di un continuorimescolarsi di antagonismi e alleanze (v. 8rivali o consociate) il cui collante è costituitodalla segreta (v. 8 in busta chiusa) e comunevolontà di arricchimento (vv. 10-11 legate colcordone ombelicale / del capitale).

I temiIl mutamento della città: lo sguardo del-l’autore ripercorre i luoghi cittadini come se liosservasse da una prospettiva a volo di uc-cello (v. 1 vedo le porte gli archi), sofferman-dosi sugli elementi del paesaggio urbanoche stanno cambiando aspetto e funzionetravolti da una rapidissima trasformazioneeconomica (vv. 4-7; vv. 18-22): la tradizionalepianta circolare di Milano, chiusa da bastioniinterrotti dai varchi d’accesso delle porte,appare come un organismo vivente animatoda antiche qualità morali umane come ilsenso del limite e la cautela (vv. 2-3 untempo limitavano il tuo cauto / intrecciarsi),tanto che dalla proverbiale laboriosità dellacittà scaturisce l’immagine visionaria dei ne-gozi del centro con la schiena incurvata dallafatica (v. 17 intorno curve schiene di negozi).Questi aspetti sono incalzati e messi in di-scussione dal progressivo mutamentoprovocato dalle nuove attività industriali

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13 SEZIONE II - PERCORSI POETICInel presente

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e finanziarie (v. 7; v. 13): l’ampliamento deiconfini cittadini e il conseguente collega-mento dei quartieri centrali alle zone periferi-che (vv. 6-7 congiungere le tue zone più vili /ai box del centro), che ha come unica finalitàla realizzazione di nuovi profitti, spinge legrandi banche a superare i vecchi concetti dialleanza e rivalità (v. 8) al fine di controllaretotalmente le risorse finanziarie (v. 9 dan vitao morte in crediti d’usura), rendendo via viapiù rapida la trasformazione economica (vv.15-16 la rapida salita la discesa / più rapida).Il presente come storia: mosso da unospiccato interesse per il presente e convintoche al poeta spetti il compito di “dire dav-vero le cose come sono”, Majorino guardacriticamente la realtà che lo circonda percoglierne i passaggi cruciali e problema-tici: se il cambiamento in atto appare ineso-rabile, non per questo viene supinamenteaccettato dall’autore che con profonda luci-dità intellettuale ne sottolinea gli aspettiamorali e feroci (v. 9 dan vita o morte in cre-diti d’usura).Egli tuttavia non si colloca all’esterno di ciòche sta osservando, al contrario mostra diessere pienamente coinvolto nel pro-cesso: la domanda che conclude la poesia,il tufo è ancora base ai grattacieli? (v. 23), co-stituisce la sintesi dell’atteggiamento dell’au-tore, complesso e contraddittorio come è larealtà da lui osservata poiché l’interrogativorimane privo di risposta, lasciando aperta siala possibilità di una totale scomparsa dellatradizione che quella della coesistenza tra ilvecchio (il tufo) e il nuovo (grattacieli).

Le figure retoricheUna strategia frequentemente utilizzata daMajorino per moltiplicare il significato diuna parola consiste nel collocarla in una po-sizione tale per cui essa sia logicamente ri-feribile a concetti diversi: ne troviamo unesempio nei versi 19-20, la gran piazza / Ca-vour congestionata la questura, in cui l’ag-gettivo congestionata è attribuibile sia allapiazza che alla questura.Con questa scelta il poeta mostra di privile-giare la funzione espressiva della parolapoetica rispetto a quella comunicativa:egli appare infatti più interessato a suggerirel’idea di affollamento che a definire in modounivoco a quale dei due luoghi sia associa-bile l’attributo.

Diverse metafore intensificano e rafforzanoconcetti-chiave presenti nel testo: lo strettorapporto tra banche e società finanziarie ap-parentemente antagoniste è rappresentatodal cordone ombelicale (v. 10) che le lega re-ciprocamente; la pluriennale e laboriosa atti-vità dei negozi storici genera l’immaginedelle curve schiene (v. 17), simbolo di sforzoe di fatica; il contrasto tra il passato e il pre-sente passa attraverso la contrapposizionetra il tufo e i grattacieli (v. 23).

L’extratestualitàTra il 1958 e il 1963 la società italiana vieneprofondamente mutata dal cosiddetto mira-colo economico, la fase di più rapida cre-scita nella storia del nostro sistema produt-tivo, caratterizzata dallo spostamento dellaforza lavoro dal settore agricolo a quelloindustriale, che diviene trainante e per laprima volta si lega alle dinamiche dei mercatieuropei attraverso la produzione di beni de-stinati all’esportazione, e dal boom edilizio,che si concretizza nella massiccia attività dicostruzione di nuove abitazioni e nell’avviodi numerose opere pubbliche.Nel corso di questi anni la media italiana dicrescita economica arriva al 6,3%, percen-tuale mai più raggiunta, la produzione indu-striale dei settori metalmeccanico e petrol-chimico risulta più che raddoppiata, ladisoccupazione scende sotto la soglia del3%, il reddito per abitante raddoppia e ilconsumo di elettrodomestici e di auto crescevertiginosamente.Oltre agli indubbi effetti benefici sullo svi-luppo del paese, questa velocissima trasfor-mazione porta alla luce nuovi problemi: in-nanzitutto la diffusione del benessere tra icittadini crea una serie di nuovi bisogni,come scuole e ospedali, a cui il sistema eco-nomico italiano non è in grado di rispondereperché lo sviluppo ha riguardato soprattuttole grandi industrie del Nord orientate quasiesclusivamente all’esportazione; si accrescepoi il divario tra il Nord industrializzato eavanzato e il Sud agricolo e arretrato; in-fine l’aumento di oltre un terzo della produtti-vità operaia, che determina l’arricchimentodei grandi gruppi industriali, non corrispondea un incremento dei salari reali che riman-gono su livelli più bassi di quelli europei, pe-nalizzando proprio la classe sociale che hareso possibile il miracolo economico.

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14il poeta e il nostro tempo

CAPITOLO QUATTRO

LABORATORIO

diffic

oltà

la poesia che ritieni necessaria, poi va-luta il risultato ottenuto: il tuo testo è più o meno chiaro dell’originale, haperso o acquistato incisività e forza suggestiva? Esponi per iscritto le tueconsiderazioni.

inserendo la punteggiaturaRiscrivi7

Produzione

diffic

oltà

Il significante Riporta qualche esempio di rima interna e di allitterazione presente nel testo.

Le parole chiave Individua e riporta le numerose opposizioni di termini attraverso cui l’autoreevidenzia nel testo le contraddizioni della città di Milano. Quali sottolineanoil contrasto tra passato e presente?

Spiega che cosa intende, secondo te, il poeta con l’espressione ritmica sim-biosi (v. 12), motivando la tua risposta con adeguati riferimenti testuali.

6

5Vedi a p. 62

4Vedi a pp. 25-28

Analisi

diffic

oltà

Quale scopo hanno avuto in passato le porte e gli archi della città di Milanoe quale hanno nel momento in cui l’autore scrive? Attraverso quale figura re-torica il poeta esprime la loro nuova funzione?

Chi sono gli attuali detentori del potere economico? Quale giudizio implicitosulla loro attività esprime il poeta?

In quale luogo del centro di Milano l’antico e il moderno si mescolano in mo-do più stridente?

3

2

1

Comprensione

Labo

rato

rio

LESSIC

O

volumeB

on line

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SEZIONE II - PERCORSI POETICInel presente

15

L’OPERACon la raccolta Nel magma, pubblicata nel 1963, Luzi inizia a confrontarsicon le manifestazioni della realtà contemporanea, la cosiddetta “società delbenessere”, di cui la sua poesia svela l’illusorietà.Proprio le repentine e imprevedibili trasformazioni della sua epoca spingonoil poeta a considerare la storia come una successione di fatti il cui senso nonpuò essere spiegato dall’individuo: il titolo della raccolta, che allude a questostato di confusione e di incertezza, esprime l’idea di un fluire ininterrotto,“magmatico”, della realtà contingente di cui l’autore si sente partecipe e nonsemplice osservatore.Anche il linguaggio si trasforma e Luzi abbandona l’endecasillabo, spessoutilizzato nelle raccolte precedenti, a favore di forme metriche spezzate e ir-regolari più adatte a denunciare l’assurdità di una condizione esistenzialepriva di certezze e di significato.

LA POESIAIl testo, tratto dalla raccolta Nel magma (1961-1963), è ispirato dalle pro-fonde trasformazioni che sconvolgono la tradizionale organizzazione dellecittà a partire dagli anni Sessanta.Coinvolto direttamente in questa fase cruciale, Luzi dà voce allo smarri-mento di coloro che vedono avanzare il cambiamento subendone sulla pro-pria pelle gli effetti in termini di espulsione dal tessuto produttivo: la sua poe-sia si interroga su ciò che sta accadendo ponendosi come una voce criticache, nell’euforia collettiva, coglie i limiti e i rischi intrinseci in questo pro-cesso e si domanda quale sia il senso profondo del mutamento, senza riu-scire a trovare risposte adeguate.

Mario Luzi

Ma dove

«Non è più qui» insinua una voce di sorpresa«il cuore della tua città» e si perdenel dedalo1 già buiose non fosse una luce

5 piovosa2 di primavera in erba3

visibile al di sopra dei tetti alti.

Io non so che rispondere e osservole api di questo viridario4 antico,i doratori d’angeli, di stipi,5

10 i lavoranti di metalli e d’ebani6

on linevolume

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1. dedalo: labirinto, dal nome di Dedalo, padre di Icaroe mitico costruttore del labirinto in cui il re creteseMinosse rinchiuse il Minotauro.2. piovosa: che giunge dall’alto come la pioggia.3. primavera in erba: primavera incipiente.4. viridario: latinismo che sta per giardino. Nell’antica

Roma il viridario era il giardino del peristilio, il portico acolonne situato su uno o più lati di un edificio.5. stipi: mobili chiusi da ante, come armadi e madie.6. lavoranti ... d’ebani: falegnami. L’ebano è un legnoscuro e pregiato utilizzato per costruire mobili estrumenti musicali.

tratto da Nel magma

anno1961-1963

luogoItalia

il significante

le parole chiave

i temi

le figure retoriche

la simbologia

l’intertestualità

l’extratestualità

MarioLuzivedi Testo

METRO versi liberi

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chiudere ad uno ad uno i vecchi antri7

e spandersi un po’ lieti e un po’ spauriti nei vicoli attorno.

«Non è più qui, ma dove?» mi domandomentre l’accidentale e il necessario

15 imbrogliano l’occhio della mente8

e penso a me e ai miei compagni, al rottoconversare con quelle anime in penadi una vita che quaglia poco,9 al perdersidel loro brulicame10 di pensieri in cerca di un polo.

20 Qualcuno cede, qualcuno resiste nella sua fede tenuta stretta.Ma dove, in Nel magma, Garzanti, Milano 1966

16il poeta e il nostro tempo

CAPITOLO QUATTRO volumeB

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7. antri: caverne, con riferimento all’oscurità dellevecchie botteghe.8. mentre l’accidentale e il necessario imbroglianol’occhio della mente: mentre non è più possibiledistinguere tra gli aspetti importanti del cambiamento(il necessario) e quelli che hanno un peso minore

(l’accidentale).9. una vita che quaglia poco: una vita che non sirisolve, che realizza ben poco di ciò che si è prefissa.10. brulicame: letteralmente significa moltitudine diinsetti; in questo caso ha il senso di affollamento,massa disordinata.

STRUMENTI DI LETTURAIl significante

La poesia, in versi liberi, è costituita da trestrofe di lunghezza irregolare e da unverso isolato che funge da conclusione. Ilbrano di conversazione che apre la primastrofa (vv. 1-2 «Non è più qui» ... «il cuoredella tua città») viene ripreso dall’anafora al-l’inizio della terza e rappresenta la riflessionedel poeta, nella quale confluiscono i dubbi ele incertezze derivanti dalle repentine edinarrestabili trasformazioni della sua città (v.13 «Non è più qui, ma dove?»).L’inserimento nel testo di voci che concre-tizzano la drammaticità del contrasto trapassato e presente si interrompe nell’ultimoverso in cui l’autore si limita a constatare inmodo oggettivo gli effetti del cambiamentosociale: la diversità del tono è sottolineatadallo spazio grafico che separa l’afferma-zione conclusiva dalle strofe precedenti (v. 20Qualcuno cede, qualcuno resiste nella suafede tenuta stretta). Prevale un linguaggiofluido e diretto, ai limiti del parlato, privo dirime e di figure foniche particolari, in cui sonoaccostate, con un forte contrasto espressivo,parole colte come viridario (v. 8) ed espres-sioni quotidiane come quaglia poco (v. 18).

Le parole chiaveL’irrecuperabilità del passato è espressadagli aggettivi antico (v. 8) e vecchi (v. 11),che si riferiscono ai luoghi delle tradizionaliattività artigianali e vengono rafforzati dal-l’abbinamento a termini semanticamente af-fini come l’elegante ma arcaico viridario (v. 8)con cui l’autore definisce il quartiere degli ar-tigiani e il cupo antri (v. 11) che trasforma lebotteghe in caverne fuori dal tempo. Al mutamento della società sono collegati laperdita di certezze, posta in rilievo dallafrattura degli enjambement (vv. 2-3 e siperde / nel dedalo già buio; vv. 18-19 per-dersi / del loro brulicame di pensieri), e ilconseguente disorientamento di cui sonovittime i protagonisti del mondo artigiano (v.19 pensieri in cerca di un polo).L’atteggiamento sentimentale del poeta neiconfronti di questa realtà al tramonto tra-spare nell’espressione cuore della tua città (v.2) in cui il termine cuore assume sia il signifi-cato di centro fisico, sia quello di anima, cheevoca l’intensità dei rapporti interpersonali ti-pici del contesto tradizionale (vv. 16-17).

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17 SEZIONE II - PERCORSI POETICInel presente

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I temiLe trasformazioni della realtà: posto difronte a un cambiamento che travolge l’or-ganizzazione del lavoro alterando anche lafunzione degli spazi cittadini, Luzi interpretala sorpresa (v. 1 insinua una voce di sor-presa) e lo spaesamento dei suoi contem-poranei, attribuendo alla sua poesia ilcompito di osservare criticamente le tra-sformazioni in atto (v. 1 «Non è più qui ... ilcuore della tua città»): una metamorfosi cosìradicale e confusa può infatti essere “detta”dalla parola poetica, che ha come scopoprincipale interrogarsi e porre domande pursapendo che esse sono destinate a rima-nere senza risposta (v. 7 Io non so che ri-spondere; v. 13 «Non è più qui, ma dove?»mi domando) per l’impossibilità dell’uomo dicogliere il senso profondo degli eventi e didistinguere ciò che è essenziale da ciò che ètransitorio e insignificante (vv. 14-15 mentrel’accidentale e il necessario / imbroglianol’occhio della mente).Incapace di trovare spiegazioni soddisfa-centi, la voce lirica continua a registraregli eventi, lasciando che da essi scaturi-sca l’indignazione di chi legge (v. 20 Qual-cuno cede, qualcuno resiste nella sua fedetenuta stretta).

Il fluire dell’esistenza: lo smarrimento degliartigiani che abbandonano le loro botteghe esi disperdono con animo incerto in altri quar-tieri (vv. 9-12) diviene per il poeta l’emblemadel fluire ininterrotto della vita, cui egli parte-cipa pienamente, mescolando l’osserva-zione critica al sentimento di dolentecondivisione per la sorte dei suoi compa-gni (vv. 16-18 e penso a me e ai miei compa-gni, al rotto / conversare con quelle anime inpena / di una vita che quaglia poco): la suaposizione non è però frutto di una nostalgicaidealizzazione del passato ma scaturiscedalla scelta di stare con quella parte diumanità tagliata fuori dal progresso, perla quale il cambiamento coincide con lo sra-dicamento da un mondo dotato di un cuorepulsante (v. 2).

Le figure retoricheL’operosità non meccanica ma creativa degliartigiani è resa dalla metafora che li para-gona ad api che si muovono in un giardino (v.8 le api di questo viridario antico); l’immaginedello sciame di insetti viene ripresa nellaparte conclusiva del componimento in cui,con uno spostamento semantico, la massadi pensieri incerti e confusi dei protagonistiviene definita brulicame (v. 19).

Francesco Menzio(1899-1979), Autoritrattocon la famiglia, 1961,particolare.Praticamente coeva allaraccolta Nel magma diMario Luzi, quest’operadi Francesco Menziorappresenta, con trepidasensibilità, tutta laprofondità degli affettifamigliari e al tempostesso la loro fragilitàrispetto al mondoesterno, all’inesorabiletrascorrere del tempo,all’ineluttabilitàdel destino.

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18il poeta e il nostro tempo

CAPITOLO QUATTRO

LABORATORIO

diffic

oltà

A distanza di oltre quarant’anni dal momento di cui parla la poesia di Luzi,una radicale trasformazione ha interessato sia i centri storici delle grandi cit-tà che quelli di molti piccoli comuni: fa’ una relativa al luogo incui vivi e con l’aiuto di vecchie foto (reperibili anche su Internet) descrivinebrevemente i cambiamenti indicando quali attività hanno oggi preso il postodelle botteghe tradizionali.

breve ricerca

9

Produzione

diffic

oltà

Il significante e le parole chiave Gli enjambement presenti nella poesia mettono in rilievo alcune parole chia-ve: individuale e spiega il loro valore all’interno del contesto.

In che modo la natura riesce a contrastare il lugubre senso di abbandonoche proviene dal dedalo già buio (v. 3) delle vie del centro svuotate dai lorotradizionali abitanti?

I temi A chi appartiene, secondo te, la voce di sorpresa (v. 1) che segnala al poetala trasformazione irreversibile della sua città?

Quale fede consente ad alcuni artigiani di resistere al cambiamento (v. 20)?

Vedi a p. 66 e 76

Vedi a p. 15 e 62

8

7

6

5

Analisi

diffic

oltà

Per quale motivo le oscure viuzze del centro (v. 3) non sono del tutto al buio?

A quali attività artigianali tradizionali corrispondono le espressioni i doratorid’angeli, di stipi / i lavoranti di metalli e d’ebani (vv. 9-10)?

Con quali contrastanti stati d’animo gli artigiani affrontano il cambiamentodel loro quartiere (v. 12)?

Perché il poeta definisce i lavoratori del centro i miei compagni? Che cosaricorda del suo rapporto con loro? (vv. 16-18)

4

3

2

1

Comprensione

Labo

rato

riovolume

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SEZIONE II - PERCORSI POETICInel presente

19

LA POESIAIl dramma dell’immigrazione clandestina, che spesso si conclude con latragica morte dei suoi protagonisti, è il tema di questa breve poesia tratta daOpera sull’acqua e altre poesie (2002), la prima raccolta di versi del narratorenapoletano Erri De Luca. Nell’immagine dei naufraghi sparsi nel mare comesementi, possiamo leggere la denuncia dell’autore nei confronti dell’indif-ferenza con cui i paesi verso i quali questi viaggiatori disperati sono direttiaccolgono il quotidiano bollettino di morte.

Nei canali di Otranto e Sicilia1

migratori senz’ali, contadini di Africa e di orienteaffogano nel cavo delle onde.Un viaggio su dieci s’impiglia sul fondo,

5 il pacco dei semi si sparge nel solcoscavato dall’ancora e non dall’aratro.La terraferma Italia è terrachiusa.Li lasciamo annegare per negare.

Naufragi, in Opera sull’acqua e altre poesie, Einaudi, Torino 2002

Erri De Luca

Naufragi

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1. canali d’Otranto eSicilia: i bracci di mareche separano l’Italiarispettivamentedall’Albania e dal nordAfrica, rotte privilegiate dimolti immigrati irregolari.

Sandro Chia (1946),Zattera temeraria, 1982,particolare.

Erri De Luca, scrittore e poeta italiano, è nato a Napoli nel 1950 da una famiglia della media borghesia.Nel 1968 entra nel movimento politico Lotta Continua, e ne diventa uno dei dirigenti attivi durante glianni Settanta. In seguito svolge numerosi lavori in Italia e all’estero, come operaio qualificato, camioni-sta, magazziniere, muratore. Durante la guerra nella ex Jugoslavia è autista di convogli umanitari de-stinati alle popolazioni. Studia da autodidatta l’ebraico e traduce alcuni libri della Bibbia. È opinionistadel Manifesto. Pubblica il suo primo libro nel 1989, a quasi quarant’anni: Non ora, non qui, una rievoca-zione della sua infanzia a Napoli. Seguono: Una nuvola come tappeto (1991); Aceto, Arcobaleno (1992);In alto a sinistra (1994); Alzaia (1997); Tu, mio (1998); Tre cavalli (1999); Montedidio (2003); Il contra-rio di uno (2003); Mestiere all’aria aperta (2004).

tratto daOperasull’acqua ealtre poesie

anno2002

luogo Italia

il significante

le parole chiave

i temi

le figure retoriche

la simbologia

l’intertestualità

l’extratestualità METRO versi liberi

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20il poeta e il nostro tempo

CAPITOLO QUATTRO volumeB

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STRUMENTI DI LETTURAIl significante

Il breve testo ha un ritmo narrativo, assimi-labile a quello della scrittura in prosa, a cui siavvicina anche per la scelta di adottare metridi lunghezza diversa non spezzati da en-jambement: la maggior parte dei versi, infatti,che il poeta definisce semplicemente «lineeche vanno troppo spesso a capo», coincidecon proposizioni sintatticamente compiute.Nonostante l’andamento lineare e prosa-stico, diversi espedienti retorici enfatizzanoalcune parole sottolineandone le caratteristi-che foniche e conferendo musicalità alcomponimento: segnaliamo un’assonanza(vv. 4, 5 fondo / solco), una consonanza (vv.3, 4 onde / fondo) ed un’allitterazione vo-calica (v. 6 scavato dall’ancora e non dal-l’aratro). Sono inoltre presenti esempi dirima interna inclusiva, cioè quella in cui laparola in rima risulta foneticamente inclusa inun’altra come canali / ali (vv. 1, 2), e di an-nominazione, che consiste nella ripetizionenello stesso verso di due parole con la me-desima base etimologica come terraferma /terrachiusa (v. 7).

Le parole chiaveNella poesia il termine terra assume un du-plice significato: essa è il luogo fisico chepromette sicurezza e possibilità di iniziareuna nuova vita ai migranti (v. 7 terraferma),ma è anche l’espressione metaforica del-l’egoismo e dell’ostilità di coloro che, arroc-cati nella loro posizione di benessere (v. 7terrachiusa), impediscono agli altri di acce-dervi. Alla immutabile stabilità della terra ilpoeta contrappone la fluida pericolosità delmare, simbolo di insicurezza e portatore dimorte per coloro che vi si avventurano spintidal bisogno (v. 3 affogano nel cavo delleonde; v. 4 un viaggio su dieci s’impiglia sulfondo). È interessante notare come la stessacontrapposizione venga utilizzata dall’autoreper spiegare il suo passaggio dal luogo si-curo della prosa ai pericoli della scrittura inversi: «A cinquant’anni un uomo sente di do-versi staccare dalla sua terraferma e andar-sene al largo. Per chi scrive storie all’asciuttodella prosa, l’azzardo dei versi è il mareaperto».

I temiIn viaggio verso l’Italia: l’argomento dellapoesia di De Luca nasce da un fenomeno di

drammatica attualità: l’ininterrotto flussodelle carrette del mare, imbarcazioni di for-tuna che attraversano il Mediterraneo so-vraccariche di immigrati irregolari imbarcatida trafficanti senza scrupoli, che in cambiodi cifre altissime promettono di condurli sullecoste di ricchi paesi europei come Italia,Spagna e Grecia.Fino a qualche anno fa molti immigrati irre-golari giungevano in Italia dall’Albania (v. 2contadini ... di oriente) dopo aver attraver-sato lo strettissimo canale di Otranto (v. 1),ma attualmente questo processo si è inter-rotto grazie ad accordi bilaterali sottoscrittidai governi italiano e albanese; oggi la mag-gior parte delle imbarcazioni che solcano ilMediterraneo trasportando esseri umani pro-viene dalla Libia. Esse raccolgono individui per i quali l’attra-versamento del canale di Sicilia (v. 1) èspesso l’ultima tappa di un lungo esodo:partiti da villaggi lontanissimi, spesso nelcuore dell’Africa (v. 2 contadini di Africa), imigranti superano a piedi il deserto per sfug-gire a fame, guerre e carestie e raggiungonodopo mesi la costa libica dove vengono im-barcati clandestinamente su mezzi assoluta-mente inadeguati a reggere l’impatto con ilmare aperto, gommoni, scialuppe, pesche-recci in disuso, spesso privi di acqua e cibosufficienti per la traversata.Noi e i naufraghi: in queste condizioni il loroviaggio si conclude spesso tragicamente:talvolta i naufraghi sono tratti in salvo da navidi passaggio, più frequentemente inveceessi muoiono e finiscono in fondo al mare (v.3 affogano nel cavo delle onde) senza che sene sappia più nulla, visto che nessuno è alcorrente della rotta della loro imbarcazionené conosce il nome degli imbarcati: macabretracce del loro passaggio sono quei brandellidi corpo affioranti nelle onde che stanno ren-dendo il mar Mediterraneo un enorme “cimi-tero marino” in cui i resti dei naufraghi sisparpagliano come semi (v. 5 il pacco deisemi si sparge nel solco).Quale posizione assume l’autore rispetto aquest’esodo inarrestabile che sempre piùspesso si trasforma in tragedia collettiva? Dalle sue parole comprendiamo che eglisente di condividere la responsabilità diciò che accade con tutti gli abitanti dei paesiricchi e privilegiati (v. 8 Li lasciamo annegareper negare): è la chiusura egoistica dell’Occi-dente ai bisogni primari delle popolazioni po-vere (v. 7 La terraferma Italia è terrachiusa) ad

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obbligare un numero sempre crescente dipersone ad affrontare un viaggio impossibileper tentare di sopravvivere, e quindi indiret-tamente a provocarne la morte.

Le figure retoricheL’immagine che definisce i naufraghi migra-tori senz’ali (v. 2) è una metafora in cui ilviaggio dagli uomini viene accostato a quelloaffrontato dagli uccelli migratori che in pri-mavera si spostano dal Sud al Nord. La so-vrapposizione tra i due concetti viene però inparte vanificata dalla “mancanza di ali” dei

clandestini, che se da un lato serve a sottoli-neare la specificità dello spostamentoumano, dall’altro pare anticiparne l’esito in-fausto. Anche la parte centrale della poesia(vv. 4-6) è costruita intorno a una metafora:partendo dalle origini contadine dei migranti(v. 2 contadini di Africa e di oriente), l’autoreassimila il mare a un campo in cui il cavo del-l’onda (v. 3) che inghiotte le imbarcazionicorrisponde alla traccia segnata da un ara-tro, e i corpi dei naufraghi dispersi in mare asemi che non daranno più frutto (vv. 5-6 ilpacco di semi si sparge nel solco / scavatodall’ancora e non dall’aratro).

21 SEZIONE II - PERCORSI POETICInel presente

L’intertestualitàAgli inizi degli anni Sessanta il fenomeno della massiccia immigrazione dai paesi poveri versol’Europa venne anticipato con eccezionale intuizione da Pier Paolo Pasolini, che nel volumeAlì dagli occhi azzurri (1965) inserì il racconto in versi Profezia.Del componimento, successivamente incluso nella sezione Poesie in forma di croce per lasua particolarissima struttura grafica, ti presentiamo un ampio stralcio nel quale Pasolini de-scrive lo sbarco sulle coste europee di immigrati provenienti dal Sud del mondo, che egliidentifica con i sottoproletari dell’Italia meridionale, riconoscendoli come i nuovi, veri rivolu-zionari i quali, spinti dalla fame a invadere i paesi occidentali, ne sovvertiranno inevitabil-mente regole e consuetudini.

Alì dagli Occhi Azzurri1

uno dei tanti figli di figli,scenderà da Algeri, su navi

a vela e a remi. Sarannocon lui migliaia di uominicoi corpicini e gli occhidi poveri cani dei padri

sulle barche varate nei Regni della Fame. Porteranno con sé i bambini,e il pane e il formaggio, nelle carte gialle del Lunedì di Pasqua.2

Porteranno le nonne e gli asini, sulle triremi3 rubate ai porti coloniali.4

Sbarcheranno a Crotone o a Palmi,5

a milioni, vestiti di stracciasiatici, e di camice americane.

[….]Essi sempre umili

essi sempre deboliessi sempre timidiessi sempre infimi

essi sempre colpevoliessi sempre sudditiessi sempre piccoli,

essi che non vollero mai sapere, essi che ebbero occhi solo per implorare,essi che vissero come assassini sotto terra, essi che vissero come banditi

in fondo al mare, essi che vissero come pazzi in mezzo al cielo,essi che si costruironoleggi fuori dalla legge,essi che si adattarono

a un mondo sotto il mondoessi che credettero

in un Dio servo di Dio[...]

da Profezia, in Alì dagli occhi azzurri, Garzanti, Milano 2005

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1. Alì dagli occhiazzurri: protagonista delvolume Alì dagli occhiazzurri, è il mitico capodell’esodo dai paesipoveri.2. nelle carte gialle delLunedì di Pasqua:l’immagine rendeesplicita l’identificazionetra coloro cheprovengono dal Terzomondo e i sottoproletariitaliani: ai primi vieneinfatti attribuita laconsuetudine dei cetipopolari italiani diavvolgere le vivande nellacaratteristica carta giallopaglierino in occasionedella tradizionale gitafuori porta del lunedì inAlbis.3. trireme: imbarcazionecostruita ai tempidell’espansione romananel Mediterraneo.4. ai porti coloniali: aiporti creati dai dominatoriper sfruttare meglioquesti territori dopo averlisottomessi militarmentee trasformati in colonie.5. Crotone o Palmi:cittadine della costacalabra.

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22il poeta e il nostro tempo

CAPITOLO QUATTRO

L’extratestualitàLe vittime dell’immigrazione: sarebberoquasi 10 000 – un terzo dispersi – i migrantimorti nel viaggio verso l’Europa dal 1998al luglio 2007, secondo “Fortress Europe”,l’osservatorio europeo sulle vittime dell’im-migrazione clandestina. Sono in gran partenaufraghi, ma anche vittime di stenti neldeserto e di incidenti stradali.Dall’inizio del 2007, solo nei pressi di Lam-pedusa, sono state 300 le vittime dei viaggidella speranza. Nel canale di Sicilia, tra Libia,Egitto, Tunisia, Malta e Italia sono 2260 i mi-granti morti: di 1365 non sono stati recupe-rati i corpi.Altri 553, di cui metà “dispersi”, sono mortinel mare Adriatico e 64 navigando dall’Africaverso la Sardegna.Sulle tratte verso la Spagna da Marocco eAlgeria, passando dalle Canarie o attraversolo stretto di Gibilterra, i migranti che hannoperso la vita sono 3196; nel mare Egeo, traTurchia e Grecia si contano 696 vittime, permetà ritenuti “dispersi”.Ma certamente molti più di 1000 sono i mi-granti morti nel tentativo di attraversare il Sa-hara – spesso queste vittime sfuggono aqualsiasi conteggio – e non meno di 140 imorti accertati da “Fortress Europe” per sof-focamento nelle stive di mercantili.Il naufragio di Portopalo: la notte tra Natalee Santo Stefano del 1996 a 20 miglia al largodi Portopalo, in provincia di Siracusa, la naveYiohan, carica di oltre 400 migranti prove-nienti dall’Asia, si scontra con un’imbarca-zione più piccola, la F174, partita da Maltaper trasbordare gli immigrati fino alla costadella Sicilia. La F174 cola a picco con il suo carico di 283uomini senza che nessuno lanci l’SOS: soloin 29 si salvano aggrappandosi alle funi dellaYiohan che scarica i superstiti sulle costegreche e sparisce.In Grecia i sopravvissuti raccontano alla poli-zia il terribile naufragio dei loro connazionalima non vengono creduti: ritenendo che si

stiano inventando tutto per impietosire le au-torità greche e ottenere così l’asilo politico, isuperstiti vengono arrestati come clandestini.Il destino dei 283 morti in fondo al maresembra essere l’oblio, anche perché nel frat-tempo non sono affiorati corpi o altre traccedel naufragio, fino a quando, cinque annidopo, il giornalista Giovanni Maria Belluraccoglie la testimonianza del marinaio diPortopalo Salvatore Lupo, che rivela di averripescato tempo prima indumenti e una cartad’identità scritta in caratteri incomprensibili,che mostra al giornalista: sono i documentidi Anpalagan Ganeshu, 17 anni, tamil, di na-zionalità cingalese, uno dei viaggiatori abordo della nave affondata.Rompendo il clima di omertà che circonda ifatti, Lupo spiega poi che non sono mai statirinvenuti cadaveri perché quando i pescatoridi Portopalo li trovavano nelle loro reti, li ri-gettavano subito in mare in quanto se aves-sero denunciato alle autorità il ritrovamentodei corpi, come prevede la legge, avrebberorischiato di vedere i loro pescherecci bloc-cati per giorni e giorni, con una notevole per-dita economica.A questo punto Bellu acquista a sue speseun Rov (Remotely Operated Vehicle), unrobot per la ricerca sottomarina, e parteverso il luogo indicatogli da Lupo: lì, nel 2001individua le immagini del relitto della F174,dentro il quale vede ancora imprigionati i ca-daveri, ridotti a scheletri.Nonostante l’impegno di molti per renderepubblica la notizia del più grande naufragionel Mediterraneo degli ultimi 50 anni, moltopoco è successo da allora: il 10 maggio2007 l’unico imputato per la strage, il paki-stano Sheik Turab, armatore della barca ina-bissatasi, è stato assolto «per non aver com-messo il fatto», mentre il relitto e i corpigiacciono ancora a 108 metri di profondità,anche se sono state avviate verifiche tecni-che per stabilire se sia possibile recuperareciò che resta dell’imbarcazione.(Se ti interessa approfondire questi temi con-sulta il sito www.meltingpot.org).

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23 SEZIONE II - PERCORSI POETICInel presente

LABORATORIO

diffic

oltà

Leonardo Sciascia nella novella Il lungo viaggio, dalla raccoltaIl mare color del vino (1973), racconta la migrazione clandestina verso gliStati Uniti di un gruppo di contadini siciliani, con conseguenze meno estre-me ma una conclusione altrettanto amara. Dopo averla letta fai un

tra la vicenda narrata e quella descritta da DeLuca, in particolare sulle analogie che, a distanza di anni, le due situazionipresentano (motivi dello spostamento, situazione sociale dei protagonisti,stato d’animo con cui il viaggio viene affrontato, comportamento di coloroche lo hanno organizzato).

intertestuale Vedi a p. 67 e 75confronto

Vedi Appendice9

Produzione

diffic

oltà

Il significante Segna le cesure nei tre dodecasillabi centrali (vv. 4-6), poi definisci la lun-ghezza metrica di ciascuna delle due parti del verso (emistichio).

Individua nella poesia un altro esempio di rima interna inclusiva oltre a quel-lo indicato negli Strumenti di lettura.

L’intertestualità Confronta i testi di Pasolini e di De Luca: quali delle situazioni presentate neicomponimenti ti appaiono simili e per quali aspetti tematici, invece, essi dif-feriscono?

Anche dal punto di vista stilistico i due testi mostrano notevoli differenze:trova per ciascuno un esempio di enjambement, consonanza, anafora, simi-litudine, metafora, ricordando che solo alcune di esse sono riscontrabili inentrambi i testi.

Le parole chiave Riporta le parole che appartengono ai contrapposti campi semantici dellaterra e del mare.

8Vedi a p. 66 e 76

7

6Vedi a p. 67 e 75

5

4Vedi a p. 8, 13 e 25

Analisi

diffic

oltà

In quali punti del testo l’autore fa riferimento all’episodio del naufragio?

Perché, secondo te, De Luca non parla delle condizioni del viaggio ma con-centra la propria attenzione solo sulla sua tragica conclusione?

Completa il verso finale Li lasciamo annegare per negare (v. 8): che cosa vie-ne negato da chi lascia annegare i migranti?

3

2

1

Comprensione

Labo

rato

rio

LESSIC

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il poeta e il nostro tempoCAPITOLO QUATTRO 24

Labo

rato

rioIl lungo viaggioEra una notte che pareva fatta apposta, un’oscurità cagliata che a muoversi quasi sene sentiva il peso. E faceva spavento, respiro di quella belva che era il mondo, ilsuono del mare: un respiro che veniva a spegnersi ai loro piedi.Stavano, con le loro valigie di cartone e i loro fagotti, su un tratto di spiaggia pietro-sa, riparata da colline, tra Gela e Licata; vi erano arrivati all’imbrunire, ed erano par-titi all’alba dai loro paesi; paesi interni, lontani dal mare, aggrumati nell’arida plagadel feudo. Qualcuno di loro, era la prima volta che vedeva il mare: e sgomentava ilpensiero di dover attraversarlo tutto, da quella deserta spiaggia della Sicilia, di notte,ad un’altra deserta spiaggia dell’America, pure di notte. Perché i patti erano questi –Io di notte vi imbarco – aveva detto l’uomo: una specie di commesso viaggiatore perla parlantina, ma serio e onesto nel volto – e di notte vi sbarco: sulla spiaggia delNugioirsi, vi sbarco; a due passi da Nuovaiorche... E chi ha parenti in America, puòscrivergli che aspettino alla stazione di Trenton, dodici giorni dopo l’imbarco...Fatevi il conto da voi... Certo, il giorno preciso non posso assicurarvelo: mettiamoche c’è mare grosso, mettiamo che la guardia costiera stia a vigilare... Un giorno piùo un giorno meno, non vi fa niente: l’importante è sbarcare in America.L’importante era davvero sbarcare in America: come e quando non aveva poi im-portanza. Se ai loro parenti arrivavano le lettere, con quegli indirizzi confusi esgorbi che riuscivano a tracciare sulle buste, sarebbero arrivati anche loro; “chi halingua passa il mare”, giustamente diceva il proverbio. E avrebbero passato il ma-re, quel grande mare oscuro; e sarebbero approdati agli stori alle farmedell’America, all’affetto dei loro fratelli zii nipoti cugini, alle calde ricche abbon-danti case, alle automobili grandi come case.

Duecentocinquantamila lire: metà alla partenza, metà all’arrivo. Le tenevano, amodo di scapolari, tra la pelle e la camicia. Avevano venduto tutto quello che ave-vano da vendere, per racimolarle: la casa terragna il mulo l’asino le provviste del-l’annata il canterano le coltri. I più furbi avevano fatto ricorso agli usurai, con la se-greta intenzione di fregarli; una volta almeno, dopo anni che ne subivano angaria:e ne aveva soddisfazione, al pensiero della faccia che avrebbero fatta nell’appren-dere la notizia. “Vieni a cercarmi in America, sanguisuga: magari ti ridò i tuoi sol-di, ma senza interesse, se ti riesce di trovarmi”. Il sogno dell’America traboccava didollari: non più, il denaro, custodito nel logoro portafogli o nascosto tra la camiciae la pelle, ma cacciato con noncuranza nelle tasche dei pantaloni, tirato fuori amanciate: come avevano visto fare ai loro parenti, che erano partiti morti di fame,magri e cotti dal sole; e dopo venti o trent’anni tornavano, ma per una breve va-canza, con la faccia piena e rosea che faceva bel contrasto coi capelli candidi.Erano già le undici. Uno di loro accese la lampadina tascabile: il segnale che pote-vano venire a prenderli per portarli sul piroscafo. Quando la spense, l’oscurità sem-brò più spessa e paurosa. Ma qualche minuto dopo, dal respiro ossessivo del mareaffiorò un più umano, domestico suono d’acqua: quasi che vi si riempissero e vuo-tassero, con ritmo, dei secchi. Poi venne un brusìo, un parlottare sommesso. Si tro-varono davanti il signor Melfa, che con questo nome conoscevano l’impresario del-la loro avventura, prima ancora di aver capito che la barca aveva toccato terra.– Ci siamo tutti? – domandò il signor Melfa. Accese la lampadina, fece la conta. Nemancavano due. – Forse ci hanno ripensato, forse arriveranno più tardi... Peggioper loro, in ogni caso. E che ci mettiamo ad aspettarli, col rischio che corriamo?Tutti dissero che non era il caso di aspettarli.Se qualcuno di voi non ha il contante pronto – ammonì il signor Melfa – è megliosi metta la strada tra le gambe e se ne torni a casa: che se pensa di farmi a bordo lasorpresa, sbaglia di grosso: io vi riporto a terra com’è vero dio, tutti quanti siete. Eche per uno debbano pagare tutti, non è cosa giusta: e dunque chi ne avrà colpa la

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SEZIONE II - PERCORSI POETICInel presente

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Labo

rato

riopagherà per mano mia e per mano dei compagni, una pestata che se ne ricorderàmentre campa; se gli va bene...Tutti assicurarono e giurarono che il contante c’era, fino all’ultimo soldo.– In barca – disse il signor Melfa. E di colpo ciascuno dei partenti diventò una in-forme massa, un confuso grappolo di bagagli.– Cristo! E che vi siete portata la casa appresso? – cominciò a sgranare bestemmie,e finì quando tutto il carico, uomini e bagagli, si ammucchiò nella barca: col rischioche un uomo o un fagotto ne traboccasse fuori. E la differenza tra un uomo e un fa-gotto era per il signor Melfa nel fatto che l’uomo si portava appresso le duecento-cinquantamila lire; addosso, cucite nella giacca o tra la camicia e la pelle. Li cono-sceva, lui, li conosceva bene: questi contadini zoticoni, questi villani.Il viaggio durò meno del previsto: undici notti, quella della partenza compresa. Econtavano le notti invece che i giorni, poiché le notti erano di atroce promiscuità,soffocanti. Si sentivano immersi nell’odore di pesce di nafta e di vomito come in unliquido caldo nero bitume. Ne grondavano all’alba, stremati, quando salivano adabbeverarsi di luce e di vento. Ma come l’idea del mare era per loro il piano ver-deggiante di messe quando il vento lo sommuove, il mare vero li atterriva: e le vi-scere gli si strizzavano, gli occhi dolorosamente verminavano di luce se appena in-dugiavano a guardare.Ma all’undicesima notte il signor Melfa li chiamò in coperta: e credettero dappri-ma che fitte costellazioni fossero scese al mare come greggi; ed erano invece paesi,paesi della ricca America che come gioielli brillavano nella notte. E la notte stessaera un incanto: serena e dolce, una mezza luna che trascorreva tra una trasparentefauna di nuvole, una brezza che allargava i polmoni.– Ecco l’America – disse il signor Melfa.– Non c’è pericolo che sia un altro posto? – domandò uno: poiché per tutto il viag-gio aveva pensato che nel mare non ci sono né strade né trazzere, ed era da dio fa-re la via giusta, senza sgarrare, conducendo una nave tra cielo ed acqua.Il signor Melfa lo guardò con compassione, domandò a tutti. – E lo avete mai vi-sto, dalle vostre parti, un orizzonte come questo? E non lo sentite che l’aria è di-versa? Non vedete come splendono questi paesi?Tutti convennero, con compassione e risentimento guardarono quel loro compa-gno che aveva osato una così stupida domanda.

– Liquidiamo il conto – disse il signor Melfa.Si frugarono sotto la camicia, tirarono fuori i soldi.– Preparate le vostre cose – disse il signor Melfa dopo avere incassato.Gli ci vollero pochi minuti: avendo quasi consumato le provviste di viaggio, che perpatto avevano dovuto portarsi, non restava loro che un po’ di biancheria e i regaliper i parenti d’America: qualche forma di pecorino qualche bottiglia di vino vec-chio qualche ricamo da mettere in centro alla tavola o alle spalliere dei sofà.Scesero nella barca leggeri leggeri, ridendo e canticchiando; e uno si mise a canta-re a gola aperta, appena la barca si mosse.E dunque non avete capito niente? – si arrabbiò il signor Melfa. – E dunque mi vo-lete fare passare il guaio?... Appena vi avrò lasciati a terra potete correre dal primosbirro che incontrate, e farvi rimpatriare con la prima corsa: io me ne fotto, ognu-no è libero di ammazzarsi come vuole... E poi, sono stato ai patti: qui c’è l’America,il dovere mio di buttarvici l’ho assolto... Ma datemi il tempo di tornare a bordo,Cristo di Dio!

Gli diedero più del tempo di tornare a bordo: che rimasero seduti sulla fresca sab-bia, indecisi, senza saper che fare, benedicendo e maledicendo la notte: la cui pro-tezione, mentre stavano fermi sulla spiaggia, si sarebbe mutata in terribile agguatose avessero osato allontanarsene.

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il poeta e il nostro tempoCAPITOLO QUATTRO 26

Labo

rato

rioIl signor Melfa aveva raccomandato – sparpagliatevi – ma nessuno se la sentiva didividersi dagli altri. E Trenton chi sa quant’era lontana, chi sa quanto ci voleva perarrivarci.Sentirono, lontano e irreale, un canto. “Sembra un carrettiere nostro”, pensarono:e che il mondo è ovunque lo stesso, ovunque l’uomo spreme in canto la stessa ma-linconia, la stessa pena.

Ma erano in America, le città che baluginavano dietro l’orizzonte di sabbia e d’al-beri erano città dell’America.Due di loro decisero di andare in avanscoperta. Camminarono in direzione dellaluce che il paese più vicino riverberava nel cielo. Trovarono quasi subito la strada:“asfaltata, ben tenuta; qui è diverso che da noi”, ma per la verità se l’aspettavanopiù ampia, più dritta. Se ne tennero fuori, ad evitare incontri: la seguivano cammi-nando tra gli alberi.Passò un’automobile: “pare una seicento”; e poi un’altra che pareva una millecen-to, e un’altra ancora: “le nostre macchine loro le tengono per capriccio, le com-prano ai ragazzi come da noi le biciclette”. Poi passarono, assordanti, due motoci-clette, una dietro l’altra. Era la polizia, non c’era da sbagliare: meno male che sierano tenuti fuori della strada.Ed ecco che finalmente c’erano le frecce. Guardarono avanti e indietro, entrarononella strada, si avvicinarono a leggere: Santa Croce Camerina - Scoglitti.– Santa Croce Camerina: non mi è nuovo, questo nome.– Pare anche a me; e nemmeno Scoglitti mi è nuovo.– Forse qualcuno dei nostri parenti ci abitava, forse mio zio prima di trasferirsi aFiladelfia: che io ricordo stava in un’altra città, prima di passare a Filadelfia.– Anche mio fratello: stava in un altro posto, prima di andarsene a Brucchilin... Macome si chiamasse, proprio non lo ricordo: e poi, noi leggiamo Santa CroceCamerina, leggiamo Scoglitti; ma come leggono loro non lo sappiamo, l’america-no non si legge come è scritto.– Già, il bello dell’italiano è questo: che tu come è scritto lo leggi... Ma non è chepossiamo passare qui la nottata, bisogna farsi coraggio... Io la prima macchina chepassa, la fermo: domanderò solo “Trenton?”... Qui la gente è più educata. Anche anon capire quello che dice, gli scapperà un gesto, un segnale: e almeno capiremoda che parte è, questa maledetta Trenton.Dalla curva, a venti metri, sbucò una cinquecento: l’automobilista se li vide guizza-re davanti, le mani alzate a fermarlo. Frenò bestemmiando: non pensò a una rapina,che la zona era tra le più calme; credette volessero un passaggio, aprì lo sportello.– Trenton? – domandò uno dei due.– Che? – fece l’automobilista.– Trenton?– Che Trenton della madonna – imprecò l’uomo dell’automobile.– Parla italiano – si dissero i due, guardandosi per consultarsi: se non era il caso dirivelare a un compatriota la loro condizione.

L’automobilista chiuse lo sportello, rimise in moto. L’automobile balzò in avanti: esolo allora gridò ai due che rimanevano sulla strada come statue – ubriaconi, cor-nuti ubriaconi, cornuti e figli di... – il resto si perse nella corsa.Il silenzio dilagò.– Mi sto ricordando – disse dopo un momento quello cui il nome di Santa Crocenon suonava nuovo – a Santa Croce Camerina, un’annata che dalle nostre parti an-dò male, mio padre ci venne per la mietitura.Si buttarono come schiantati sull’orlo della cunetta perché non c’era fretta di por-tare agli altri la notizia che erano sbarcati in Sicilia.

Il lungo viaggio, in Il mare colore del vino, Einaudi, Torino 1973

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SEZIONE II - PERCORSI POETICInel presente

27

L’OPERAPubblicata nel 2001, la raccolta Gli alleati viaggiatori è centrata sulla rappre-sentazione visionaria di un esodo di massa dal carattere mitico che coinvolgein un grandioso spostamento animali e uomini, protagonisti della lotta perla sopravvivenza, veri e propri alleati viaggiatori colti nell’attimo della fugadall’occhio di un osservatore che può essere collocato sia all’interno che al-l’esterno di una vicenda in cui non è difficile sentire l’eco delle moltissimemigrazioni di popoli del nostro tempo.Soggetto collettivo dei versi è la massa in movimento, visualizzata attra-verso quelli che l’autore definisce concetticona, immagini rapide riprodottecome se si utilizzasse la macchina da presa, che rappresentano plastica-mente idee e concetti tramite una lingua originale, ricchissima di energia e diinvenzioni, creata apposta per riprodurre la molteplicità e la complessità delpresente.

LA POESIANel testo che presentiamo, tratto dalla raccolta Gli alleati viaggiatori, il feno-meno della migrazione di uomini provenienti dalle zone più povere delpianeta e diretti verso territori più fortunati viene affrontato in uno stile inno-vativo che restituisce la drammaticità degli eventi narrati: per quanto gli per-mette la sua posizione di osservatore, l’autore cerca di dare voce alla sof-ferenza dei migranti, trasformati dall’esperienza dell’esodo in una massasilenziosa, senza nome e senza volto, protagonista inconsapevole di un cam-biamento radicale che non riguarda soltanto la loro vita ma anche quella delmondo occidentale, rivoluzionato da questo impatto inarrestabile di cui nonsi sforza abbastanza di comprendere le ragioni storiche e sociali.

Giancarlo Majorino

stracci sulle ginocchia

stracci sulle ginocchia forse altri si lancianoglobale s’inerpica e soffoca gruppo di terramare1

dire dirci il gremito?2 o non conviene scrivere e se distingui a fatica c’è un carro con abiti

5 o sono esseri con il cranio inghiottitostupida linguetta smarrita3 nella polvere nel brusio diciamoci come sbattono i corpi diciamocelo adesso gruppi fitti si accostano e si scostano la cute nell’abitacolo

10 continuerà a frusciare4

resti di venti diurni s’avviano nell’abitacolo da qualche parte si rimuovono s’avvianoun frullo d’ali barrette sulla rena squittiscono5

mentre uno scafo scende nell’acqua lustra buia15 con un dorso enorme di squalo balena

e un altro più breve con buchi qua e là nella pece a tratti luminosa sotto la lunastracci sulle ginocchia, in Gli alleati viaggiatori, Mondadori, Milano 2001

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1. globale s’inerpicagruppo di terramare: gliuomini che passano afatica dalla terra al mareassumono l’aspetto di uncorpo unico (globale ...gruppo di terramare).2. il gremito:l’affollamento.3. stupida linguettasmarrita: la voce(linguetta) di chi osservala drammatica scenaappare inadeguata edincapace di descrivereciò che vede (stupida ...smarrita).4. la cute nell’abitacolocontinuerà a frusciare:l’odore della pelle (cute)dei protagonisti èdestinato a rimanere(continuerà a frusciare)anche quando loro sisaranno allontanati dalmezzo che li hatrasportati (abitacolo).5. un frullo d’alibarrette sulla renasquittiscono: il versopuò riferirsi sia al fruscioprovocato dal movimentodegli uomini sullaspiaggia che ricordaquello degli animali, cheal rumore dell’elica edello sbattere i remi sullabattigia che segnalala partenzadell’imbarcazione deimigranti (frullo d’alibarrette ... squittiscono).

GiancarloMajorinovedi p. 12

tratto da Gli alleativiaggiatori

anno 2001

luogo Italiail significante

le parole chiave

i temi

le figure retoriche

la simbologia

l’intertestualità

l’extratestualità

METRO versi liberi

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28il poeta e il nostro tempo

CAPITOLO QUATTRO volumeB

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STRUMENTI DI LETTURAIl significante

Prima di iniziare l’analisi del testo, che colpi-sce immediatamente per lo sforzo interpre-tativo richiesto al lettore, ti proponiamouna breve riflessione dell’autore sulla specifi-cità della poesia contemporanea: «La vita ècomplicata, i rapporti tra le persone sonocomplicati e l’opera d’arte deve rendereconto di questa complessità, deve combat-tere le semplificazioni, le banalità degli ste-reotipi che caratterizzano la cultura contem-poranea. La poesia contemporanea ècomplicata perché è complicata anche la re-altà di cui parla».L’aspetto più evidente del componimento èla sua novità formale: notiamo infatti chenei 17 versi liberi raggruppati in due strofedi diversa lunghezza corrispondenti a duedifferenti “inquadrature” della scena (vv. 1-13i migranti in viaggio, vv. 14-17 il movimentodelle imbarcazioni), l’autore fa un uso limitatodegli espedienti retorici classici, privile-giando soluzioni stilistiche spiccatamentesperimentali.Sin dal verso iniziale il lettore è collocato al-l’interno della situazione (v. 1 stracci sulle gi-nocchia forse altri si lanciano), e la man-canza di maiuscole accentua l’impressioneche il testo sia lo stralcio di un corpo più

ampio, quasi la prosecuzione di un discorsogià iniziato e destinato a continuare ancheoltre la fine del componimento.L’assenza di punteggiatura, che confermauna scelta espressiva già avviata anni primadal poeta (vedi O mia città p. 280), viene in-terrotta soltanto dalla presenza del puntointerrogativo in corrispondenza della in-quieta riflessione della voce-narrante (v. 3dire dirci il gremito?), sottolineando come ilsolo modo per porsi di fronte alla realtà siafare e farsi domande su tutto, anche sullafunzione stessa della poesia: «Ho semprepensato alla poesia non come ad una ripara-zione di vita non vissuta, ma come a qual-cosa che ha un’intensità maggiore della vita:la poesia deve portare inquietudine, nonaffermazioni».Una peculiarità del testo è costituita dagli in-cisi in cui l’autore si interroga su ciò che ac-cade: in essi l’alternanza tra prima per-sona singolare e plurale (v. 3 dire dirci; v. 7diciamoci … diciamocelo) esprime la volontàdi descrivere situazioni complesse adot-tando un punto di vista molteplice che su-peri la frattura tra letteratura e realtà: «Misono stancato di pensare a me come ad unsingolo, diverso, scisso da tutti gli altri. Co-mincio a pensare che ognuno di noi sia sin-golo di molti: siamo sempre dei noi anche

Chéri Samba (1956),J’aime la couleur, 2003.Nato in Congo, Sambaè uno dei più famosiartisti africanicontemporanei, la cuiopera è fortementeispirata a temi diattualità.

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quando siamo singoli, siamo influenzatianche quando siamo da soli. Uso il pluraleperché il noi è più potente dell’io, permettedi fare una poesia su quello che sta succe-dendo, descrivendo una simultaneità diazioni e di personaggi e restituendo qual-cosa più ampio del singolo».Le numerose immagini presenti nei versinon si succedono secondo un ordine logico(causa / effetto) o cronologico (prima / dopo)ma procedono in un flusso continuo chepermette di considerare ciascuna di esseconclusa in sé e contemporaneamente le-gata alla precedente o alla successiva peranalogia, secondo una modalità tipica dellapoesia novecentesca (v. 4; v. 5; v. 11).

Le parole chiaveAlla base del componimento, come dell’in-tera raccolta Gli alleati viaggiatori, c’è il con-cetto di gremito (v. 3) inteso come moltitu-dine e affollamento, che per l’autorecostituisce la connotazione tipica del mondocontemporaneo e che la poesia può rendereriproducendo situazioni e personaggi cheagiscono simultaneamente.L’idea di gremito dà origine a un ampiocampo semantico al quale appartengono leespressioni globale ... gruppo di terramare (v.2), gruppi fitti (v. 8) che si riferiscono ai prota-gonisti della migrazione come a una massaal cui interno i destini individuali vengono as-sorbiti dall’esperienza collettiva.Particolarmente significativi sono i passagginei quali la voce-narrante riflette su sestessa interrogandosi sulla possibilità diesprimere ciò che sta vedendo (v. 3 diredirci il gremito?): nonostante il dubbio che leparole siano insufficienti a rendere contodelle proporzioni drammatiche degli eventi inatto (v. 6 stupida linguetta smarrita ... nel bru-sio), la sua scelta finale è di non tacere perfar affiorare almeno qualche frammento diuna realtà misconosciuta (v. 7 diciamocicome sbattono i corpi diciamocelo).

I temiIl dramma dell’esodo: la descrizione di unamigrazione collettiva causata dalla necessitàdi sfuggire a condizioni di miseria estrema (v.1 stracci sulle ginocchia) in direzione di unaimprecisata via di scampo, viene orchestratadall’autore con una modalità espressivanon realistica ma visionaria, in quanto lenumerose immagini degli uomini in movi-mento, pur se suggerite da episodi di cro-naca, non ci permettono di ricostruire le ef-fettive tappe del loro viaggio.

In esse, infatti, si sovrappongono particolariattinti da tutti i possibili spostamenti dellostesso tipo: in partenza verso nuove terre oappena sbarcati (v. 1 forse altri si lanciano),stipati su un veicolo (vv. 9, 11 abitacolo) o suuna imbarcazione (v. 14 scafo), gli individuiappaiono come un corpo unico (v. 2 globale... gruppo di terramare, v. 8 gruppi fitti), sof-ferente (v. 7), privo di identità e persino diforma umana (vv. 4-5 e se distingui a faticac’è un carro con abiti / o sono esseri con ilcranio inghiottito), che si muove come unamassa invisibile (v. 8), di cui non rimangonoaltre tracce se non un indistinto brusio (v. 6)ed un odore stagnante nel veicolo occupatodurante la fuga (vv. 9-10 la cute nell’abita-colo / continuerà a frusciare).L’impotenza della parola: posto di fronte aun fenomeno inedito per drammaticità edampiezza, colui che osserva, forse uno spet-tatore esterno, forse un componente delgruppo in movimento, si chiede se sia giustoparlare della condizione dei fuggiaschi (v. 3dire dirci il gremito?), ipotizzando persinoche sia preferibile tacere (v. 3 o non convienescrivere) piuttosto che servirsi di parole inutilie inadeguate rispetto a situazioni che supe-rano il limite di quanto può essere conside-rato umano (v. 6 stupida linguetta smarrita).Nella domanda possiamo leggere l’implicitacritica dell’autore verso chi pare non ac-corgersi della dolorosa necessità biolo-gica di sopravvivenza che sta alla basedelle molte “invasioni” di cittadini stra-nieri, limitandosi pretestuosamente a sottoli-neare il disagio che da ciò deriva ai paesid’arrivo: per questo motivo alla fine il poeta-osservatore sceglie di “dire”, restituendocosì voce e dignità a chi le ha perse nella sualotta per la sopravvivenza (v. 7 diciamocicome sbattono i corpi diciamocelo).

Le figure retoricheNella sinestesia presente nella prima strofa,la lieve persistenza dell’odore dei corpi deimigranti si trasforma in un suono sommesso(vv. 9-10 la cute nell’abitacolo / continuerà afrusciare): le due sensazioni hanno in co-mune impalpabilità e leggerezza, che a lorovolta sembrano richiamare i silenziosi movi-menti degli uomini e la loro “invisibilità” agliocchi del mondo verso il quale sono diretti. Idue ossimori che concludono il componi-mento hanno contenuto analogo e acco-stano le idee di cupezza e luminosità nel-l’immagine del mare notturno rischiaratodalla luna (v. 14 acqua lustra buia, v. 17 pecea tratti luminosa).

29 SEZIONE II - PERCORSI POETICInel presente

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30il poeta e il nostro tempo

CAPITOLO QUATTRO

LABORATORIO

diffic

oltà

Il tema del viaggio alla ricerca di una nuova patria è tipico di molti poemiepici (vedi Neruda, Terre offese) come l’Odissea di Omero oVedi Appendice

8

Produzione

diffic

oltà

Il significante Tra le poche figure tradizionali presenti nel testo, individua un esempio di ri-ma interna, uno di ripetizione e uno di allitterazione.

Anche se nel componimento mancano le voci dirette dei protagonisti, l’am-biente è attraversato da diversi suoni: riportali e spiegane il significato in re-lazione al contesto.

Le figure retoriche A che cosa si riferisce, secondo te, l’immagine dello scafo ... con un dorsoenorme di squalo balena (vv. 14-15).

All’interno dell’ossimoro pece a tratti luminosa (v. 17) è presente un’altra fi-gura retorica. Quale?

7

6Vedi a p. 52

5

4Vedi a p. 25, 28 e 60

Analisi

diffic

oltà

Nella prima strofa individua i verbi che suggeriscono l’idea del viaggio e ri-portali sul quaderno: ti pare che queste espressioni sottolineino particolaricaratteristiche dello spostamento in atto? Quali?

Quale aspetto esteriore hanno gli uomini protagonisti della poesia?

Quali difficoltà incontra colui che osserva nel riferire ciò che accade?3

2

1

Comprensione

Labo

rato

riovolume

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l’Eneide di Virgilio : fa’ una breve ricerca su Ulisse ed Enea, pro-tagonisti di questi due poemi, e illustra per iscritto i motivi dei loro lunghi etormentati viaggi, spiegando se è possibile trovare qualche affinità tra essicon i massicci spostamenti di uomini dei giorni nostri.

Vedi Appendice

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SEZIONE II - PERCORSI POETICInel presente

31

VERIFICA FINALEVe

rific

a Il testo che segue appartiene alla sezione Il Cairo della raccolta Poesia della fonte, in cui l’au-tore milanese Maurizio Cucchi, fissa lo sguardo sulle zone povere e periferiche della cittàdi Milano, osservando i comportamenti della gente umile e comune che le abita. In questocaso la poesia prende spunto dalla trasformazione di uno dei quartieri industriali più grandid’Italia, la Bovisa, in cui dal 1980 ad oggi moltissimi stabilimenti sono stati chiusi e via via ri-convertiti ad altre funzioni.

L’uomo della Bovisa non poteva immaginareL’uomo della Bovisa1 non poteva immaginare che il suo avvenire, così presto,sarebbe divenuto preistoria.Torna e rimugina2 quei nomi: la società Smeriglio,3

5 l’officina del Gas4 e scopre come un monumentola torre di mattoni altissima,dove di dentro gli operai si arrampicavano.

In un oblìo forse sognante, quei diroccamentie le navate al sole o nella palta,5

10 gli immensi alberi strani contro il cielo, nelle refezioni,gli insegnano la muta dignità delle rovine.L’uomo della Bovisa non poteva immaginare, in Poesie della fonte, Mondadori, Milano 1993

1. Bovisa: quartiere alla periferia nord-ovest di Milano, simbolo dellacittà industriale in quanto fin dal 1880 è stato sede di importantiindustrie chimiche e meccaniche e del grande impianto delle Officinedel Gas. Negli ultimi trent’anni, in seguito alle trasformazioni delsistema produttivo molti stabilimenti sono stati chiusi; attualmente alquartiere Bovisa si trovano il polo universitario del Politecnico e ilTeatro degli Arcimboldi.2. rimugina: continua a ripensare.3. Società Smeriglio: storica industria meccanica situata nelquartiere Bovisa.

4. Officina del Gas: imponente impianto per la trasformazione delcarbon fossile in gas di città mediante un complesso sistema didistillazione, la cui prima torre fu costruita nel 1906 dalla Union desGaz. Nel 1930 e nel 1953 furono costruiti altri due gasometri per unacapacità complessiva di oltre 300000 metri cubi al giorno. Alla Bovisala produzione del gas dal carbone cessò solo nel 1969, sostituita da unprocesso chimico più semplice e pulito così detto di “reforming” delgas naturale o di distillati di petrolio.5. palta: espressione regionale che sta per fanghiglia.

Renzo Vespignani(1924-2001), Periferiacon gasometro, 1946,particolare.

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il poeta e il nostro tempoCAPITOLO QUATTRO 32

diffic

oltà

Il significante All’interno del Percorso Nel presente abbiamo prevalentemente analizzatotesti di autori molto recenti: partendo da ciò che hai acquisito completa sulquaderno lo schema in relazione alla poesia di Maurizio Cucchi.

Osservazioni sul metro e sulla strutturaOsservazioni sulle scelte linguistiche

Le parole chiave Nella prima strofa nel protagonista prevale il ricordo del passato (vv. 6-7).Quali sono le parole chiave della seconda strofa?

Osserva con attenzione le parole messe in evidenza dalla posizione nel ver-so; a partire da ciò ricostruisci un campo semantico che corrisponda al te-ma centrale della poesia.

Spiega il significato dei versi non poteva immaginare / che il suo avvenire,così presto, / sarebbe divenuto preistoria (vv. 1-3): in particolare perché, se-condo te, l’autore utilizza il termine preistoria e non storia?

Quale posizione assume il poeta nei confronti di ciò che sta accadendo? Silimita a descrivere i fatti o ti pare coinvolto emotivamente? Motiva la tua ri-sposta con opportuni riferimenti testuali.

Le figure retoriche Individua e spiega quale significato ha secondo te la similitudine presentenella prima strofa.

9Vedi a p. 52

8

7

6

5Vedi a p. 50 e 62

4Vedi a p. 8, 12 e 55

Analisi

diffic

oltà

Chi è l’uomo della Bovisa (v. 1) protagonista della poesia?

Che cosa è accaduto nel quartiere a cui egli torna (v. 4)?

Perché la dignità delle rovine è detta muta (v. 11)?3

2

1

Comprensione

Maurizio Cucchi nasce nel 1945 a Milano, dove vive. Si laurea all’UniversitàCattolica con una tesi su Nelo Risi e Andrea Zanzotto. È consulente editoriale,critico letterario, traduttore (ha tradotto opere di Flaubert, Lamartine, Mallarmé,Stendhal, Villiers de l’Isle-Adam, Prévert) e pubblicista; collabora attualmente alquotidiano La Stampa. Si impone alla critica e al pubblico già con la prima rac-colta di poesie Il Disperso (1976). Nel 1980 pubblica Le meraviglie dell’acqua edue anni più tardi il poemetto Glenn, che riceve il Premio Viareggio 1983. Pub-blica poi Donna del gioco (1987) e Poesia della fonte (1993), che riceve il PremioMontale. Nel 1996 ha curato, con Stefano Giovanardi, l’edizione di una antologiadei poeti italiani del secondo Novecento. Ha diretto per due anni la rivista Poesia(1989-1991). Fra i suoi ultimi lavori, L’ultimo viaggio di Glenn, del marzo 1999,

Poesie 1965-2000, L’uomo che mangia (2001), Per un secondo o un secolo (2003), 101 poesie per so-pravvivere (2004), Il male è nelle cose (2005).

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