1894-1914 Il nuovo secolo - staticmy.zanichelli.it · dopo la disfatta di Adua (1896). A partire...

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1894-1914 Il nuovo secolo: tra eredità del passato e “svolta liberale” 1903-1914 L’“età giolittiana” 1914-1918 L’intervento e la guerra 1919-1922 Il dopoguerra, la crisi dello Stato liberale e l’avvento del fascismo 1922-1943 La svolta dittatoriale e la costruzione del regime fascista 1939-1945 La Seconda guerra mondiale, l’armistizio e la Resistenza 1946-1948 La Repubblica e gli anni del centrismo 1969-1980 Dal centro-sinistra al “compromesso storico” 1980-1994 Gli anni Ottanta e la fine della “Prima Repubblica” 1996-2014 Gli anni della “Seconda Repubblica” Giuseppe Pellizza da Volpedo, Il quarto stato (particolare), 1901. Museo del Novecento, Milano.

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1894-1914

Il nuovo secolo:tra eredità del passatoe “svolta liberale”1903-1914

L’“età giolittiana”1914-1918

L’interventoe la guerra1919-1922

Il dopoguerra, la crisi delloStato liberale e l’avventodel fascismo1922-1943

La svolta dittatoriale e lacostruzione del regimefascista1939-1945

La Seconda guerramondiale, l’armistizioe la Resistenza1946-1948

La Repubblica e gli annidel centrismo1969-1980

Dal centro-sinistra al“compromesso storico”1980-1994

Gli anni Ottanta e la finedella “Prima Repubblica”1996-2014

Gli anni della“Seconda Repubblica”

Giuseppe Pellizza da Volpedo, Il quarto stato

(particolare), 1901. Museo del Novecento,Milano.

Introduzione

Profilo storico

del Novecento

2 | Profilo storico del Novecento |

Il nuovo secolo:tra eredità del passatoe “svolta liberale”

|�| Achille Beltrame, L’assassinio di Re

Umberto I a Monza, “La Domenica delCorriere”, 5 agosto 1900.

prezzo del pane aveva fatto scoppiare una se-rie di manifestazioni di protesta in tutto ilPaese. Il governo, presieduto dal conservato-re Antonio Di Rudinì, aveva reagito dichia-rando lo stato d’assedio in Toscana, a Napoli ea Milano. L’8 e il 9 maggio nel capoluogo lom-bardo le truppe del generale Fiorenzo BavaBeccaris avevano aperto il fuoco con l’arti-glieria sui dimostranti, provocando oltrecento morti e cinquecento feriti |2|. La re-pressione aveva colpito anche il movimentosocialista e i partiti d’opposizione, sebbenele proteste fossero state perlopiù spontanee.Conferendo una sorta di sanzione ufficialeall’eccidio di Milano, uno degli episodi piùcruenti della storia nazionale, il sovranoaveva insignito il responsabile con la Crocedi cavaliere dell’ordine militare dei Savoia.

L’episodio che macchia di sangue il nuo-vo secolo è l’emblema dei conflitti sociali epolitici che caratterizzano l’intera vicen-da postunitaria. Nella tragica notte di Mon-za si ripropone il conflitto tra una classe di-

|�| Scontri a Milano fra i reparti del Generale BavaBeccaris e i dimostranti, 1898.

È una calda domenica d’estate, a Monza.Sono da poco passate le ventidue. Il re d’Ita-lia, Umberto I di Savoia |�|, ha appena finitodi presenziare alla premiazione degli atletidi una società ginnica e si accinge a tornarepresso la sua residenza estiva nella cittàbrianzola. La carrozza scoperta si muove tradue ali di folla quando, all’improvviso, il fra-gore di tre colpi di pistola tronca il clima fe-stoso. Tra lo sgomento generale, Umberto Isi accascia e, colpito al cuore, muore di lì apoco. È il 29 luglio 1900.

L’attentatore, che sfugge al linciaggio solograzie al tempestivo intervento delle forzedell’ordine, è l’anarchico Gaetano Bresci, ri-entrato dagli Stati Uniti con il dichiarato pro-posito di vendicare le vittime dei moti delpane del 1898. Quell’anno l’aumento del

| Il nuovo secolo: tra eredità del passato e “svolta liberale” | 3

rigente nazionale che tenta di imporre conla forza la propria egemonia sociale e politi-ca, nonché la propria visione dell’organizza-zione e dei fini dello Stato, e una società civi-le che reclama migliori condizioni di vita,ma anche – a fronte della permanente esclu-sione dalla partecipazione alla gestione del-la cosa pubblica – diritti e spazi di legittima-zione politica. E che lotta per ottenerli.

Preoccupate di condurre a tappe forzate ilPaese verso la modernità, le classi dirigentipostunitarie si erano trovate di fronte all’e-sigenza di completare l’unificazione territo-riale, amministrativa e linguistica dell’Ita-lia (nel 1861 soltanto il 2% della popolazionedel Regno parlava l’italiano). La strutturaproduttiva era fortemente arretrata, segnatadallo squilibrio tra il Nord, nel quale si era-no sviluppati i primi nuclei industriali, e leregioni centro-meridionali, caratterizzatedalla persistenza di un’economia agricolabasata sulla mezzadria e il latifondo. La so-cietà civile si presentava frammentata, pri-va di una dinamica borghesia consapevoledel proprio ruolo politico e sociale.

D’altra parte, la convinzione delle éliteliberali di dover difendere le istituzioni dal-la opposta pressione dei “rossi” (i repubbli-cani e i socialisti) e dei “neri” (i cattolici),con l’adozione di un suffragio limitato percenso e politiche centralistiche e autorita-rie, aveva provocato l’astensionismo dei cat-tolici (conseguente al non expedit di papaPio IX) e l’ostilità verso lo Stato monarchicodei repubblicani e dei radicali e, in seguito,del movimento socialista in via di progressi-va organizzazione.

La crisi sociale di fine secolo è accompa-gnata da un tentativo di restaurazione poli-

|�| Lo Statuto Albertino, 8 febbraio 1848.

1893-1894

Il governo Crispireprime il movimentodei Fasci siciliani1° MARZO 1896

Francesco Crispi sidimette dopo lasconfitta di Adua1897

Sidney Sonninopubblica l’articoloTorniamo allo Statuto

1898

Il generale BavaBeccaris fa spararesulla folla a Milano

1900

L’anarchico GaetanoBresci uccide il reUmberto I

1903

Giovanni Giolittitorna al governo:inizia l’età giolittiana1911-1912

Guerra di Libia

1913

Prime elezioni asuffragio universalemaschile

1914

Scoppia la Primaguerra mondiale

Linea del tempo1893-1914

tico-istituzionale. Nel 1897 il conservatoreSidney Sonnino teorizza la necessità di in-vertire la prassi parlamentare affermatasisin dai tempi di Cavour e di tornare alla let-tera dello Statuto Albertino |�|, che attri-buisce alla corona la prerogativa di nomina-re il capo del governo. Il successore del DiRudinì, il generale Luigi Pelloux, tenta ditradurre in pratica un simile orientamento

porta l’obbligoscolastico a treanni di scuolaelementare, chediventa pubblicae gratuita

Allargamento del

diritto di voto (1882)

Riscossa dai mulini, almomento dellamacinazione deicereali. Facevacrescere il prezzo delpane, principalealimento delle classipopolari

Abolizione della tassa

sul macinato (1884)

Nuova legge sull’istruzione

elementare (1877)

1 2 3

negli Stati preunitaril’istruzione era gestitaprevalentemente dallaChiesa cattolica

La politicasociale dellaSinistra storica

4 | Profilo storico del Novecento |

zata dal tentativo di ricucire lo strappo tra“Paese legale” e “Paese reale”, avviando uncauto ma progressivo processo di democra-tizzazione delle istituzioni, volto a favori-re l’educazione politica delle classi lavora-trici per integrarle nello Stato. Di fronte allacrisi di fine secolo, la parte più illuminatadella classe dirigente liberale prende attoche non è più possibile ignorare la voce diquegli strati sociali emergenti che reclama-no il diritto a partecipare al processo di for-mazione delle decisioni politiche.

FARE IL PUNTO

Che cosa si intende per crisi di fine secolo?

antiparlamentare, presentando alla Camerauna serie di progetti di legge che rafforzanoil potere dell’esecutivo e limitano i diritti diespressione e di manifestazione delle oppo-sizioni. La tecnica dell’ostruzionismo parla-mentare, adottata dai gruppi socialisti, re-pubblicani e radicali, e l’opposizione dei li-berali-progressisti, guidati da Giuseppe Za-nardelli e da Giovanni Giolitti |4|, producetuttavia una situazione di stallo.

L’arretramento dello schieramento go-vernativo alle nuove elezioni, l’impressioneprodotta dal regicidio e l’allentarsi delletensioni sociali conseguente al migliora-mento della situazione economica, assiemealla decisione del nuovo sovrano, VittorioEmanuele III, di intraprendere un nuovocorso, portano alla presidenza del ConsiglioZanardelli, autore tra l’altro del codice pe-nale del 1898 che aveva abolito la pena dimorte. Presentando il governo alle Camere,il nuovo capo dell’esecutivo dichiara di vo-lersi attenere «con devozione scrupolosa aiprincipi di libertà». La nomina di Giolitti,già presidente del Consiglio nel 1892-1893,al dicastero chiave per la gestione dell’ordi-ne pubblico è significativa: nel corso del di-battito parlamentare sullo sciopero di Ge-nova, il politico torinese aveva teorizzato laneutralità dello Stato nei conflitti sociali edespresso una chiara posizione di aperturanei confronti del movimento operaio.

Sconfitte le tentazioni reazionarie delleforze politiche e sociali conservatrici, la“svolta liberale” di inizio secolo apre unanuova fase della storia nazionale, caratteriz-

|�| Giovanni Giolitti sul lungomare diOstia, 1922.

L’età giolittiana: periodoche si estende dalla svoltaliberale di inizio secolo(1903) alla vigilia dellaGrande guerra (1914).

È dominata dalla figura diGiovanni Giolitti, il quale èarbitro indiscusso della vitaparlamentare (“dittaturaparlamentare”).

Intervento statale per correggere gli squilibri

della modernizzazione economica

Apertura alle forze anti-sistemiche: socialisti

e cattolici

Sostegno alle forze più dinamiche della

società: proletariato industriale e borghesia

imprenditoriale

1

2

3

Tre direttricidella politicagiolittiana

| L’”età giolittiana” | 5

L’“età giolittiana”

Tornato alla guida dell’esecutivo nel 1903,Giolitti tenta di ottenere il sostegno dei rap-presentanti dell’estrema sinistra radicale esocialista, ricercando la collaborazione del le-ader socialista riformista Filippo Turati, ilquale, personalmente favorevole a un gover-no liberale effettivamente riformatore, nonpuò accettare la proposta per le pressioni del-la corrente rivoluzionaria in ascesa all’inter-no del suo partito. Giolitti è convinto che unapolitica di ampie riforme politiche e socialipossa contribuire a isolare le pulsioni rivolu-zionarie presenti nel movimento operaio, raf-forzando la componente riformista e modera-ta, e ad allargare la base di consenso delloStato liberale.

L’evoluzione in senso democratico dellapolitica liberale coincide con una nuova fasedi crescita economica. Durante l’“età giolit-tiana” si realizza in Italia quel processo di in-dustrializzazione che altri Stati europei ave-vano conosciuto tra la fine del Settecento e lametà dell’Ottocento. La crescita del settoreindustriale è resa possibile, oltre che da unacongiuntura internazionale favorevole, dalrialzo dei prezzi, da una maggiore disponibili-tà di capitali, dall’aumento della manodopera(con la trasformazione progressiva dei conta-dini in operai), dall’impiego di nuove tecni-che produttive e di rinnovate energie impren-ditoriali. L’intervento dello Stato acquista un

ruolo centrale per correggeregli squilibri sociali e sostenerela crescita economica del Pae-se. La politica protezionisti-ca, adottata nel 1887 e prose-guita anche nel periodo giolit-tiano, permette all’industrianazionale di svilupparsi al ri-paro dalla concorrenza stra-

niera, soprattutto nel settore siderurgico,meccanico e tessile.

Il nuovo slancio industriale non è tale dacolmare il ritardo che l’economia nazionaleha accumulato rispetto a quella delle grandipotenze industriali del tempo. L’Italia restaun Paese ancora prevalentemente agricolo|5|: nel decennio 1901-1910 l’agricoltura, chein questo periodo conosce un’ulteriore espan-sione, contribuisce alla formazione del pro-dotto interno per il 46,6%, contro il 23%dell’industria e il 30,3% delle attività terzia-rie. Lo sviluppo dell’industria non si manife-sta in forma omogenea, interessando preva-lentemente l’area del cosiddetto “triangoloindustriale” (Torino-Milano-Genova).

Il Mezzogiorno continua a rimanere aimargini della crescita economica, ancheperché la politica giolittiana individua comeinterlocutori privilegiati il movimento ope-raio e il mondo industriale del Nord; mentreverso il Sud manifesta un volto ambiguo, cheaffianca all’avvio di alcune grandi opere in-frastrutturali (“leggi per il Mezzogiorno”)l’alleanza con gli interessi conservatori degliagrari e la repressione delle manifestazionispontanee dei contadini. L’emigrazione, cheinteressa prevalentemente ma non esclusiva-mente le regioni meridionali, costituisceuna valvola di sfogo della manodopera in ec-cesso e, attraverso le rimesse degli emigranti,contribuisce ad aumentare il reddito dellefamiglie. Tuttavia, già nel 1907 la crescitaconosce una battuta d’arresto. L’Italia siconfronta con una grave crisi di sovrappro-duzione e con la ripresa della conflittualitàsociale.

Malgrado limiti e contraddizioni, cosìcome accaduto nel resto dell’Occidente capi-talistico, la modernizzazione della struttura

|5| La lavorazione dellacanapa, inizio XX secolo.Bentivoglio, Villa Smeraldi,Museo della CiviltàContadina.

Emigrazione

Periodo Media annuaespatri

1896-1900 300.000

1901-1904 500.000

1905-1907 700.000

1913 872.598

6 | Profilo storico del Novecento |

Paese, indetto dai socialisti |6|. Nel 1906 vienefondata la Confederazione generale dellavoro (Cgdl), il sindacato a guida riformista.La volontà di difendere gli interessi padronalinel settore industriale, in risposta alla ripresadella conflittualità operaia a partire dalla crisidel 1907, porta nel 1910 alla creazione dellaConfederazione generale dell’industria(Confindustria).

Anche il movimento cattolico compie al-cuni timidi passi verso una maggiore parte-cipazione alla cosa pubblica. L’enciclica Re-

rum novarum, emanata da papa Leone XIIInel 1891, critica le sperequazioni del sistemacapitalistico ma condanna la soluzione so-cialista e incoraggia l’impegno sociale deicattolici, che danno vita a una fitta rete asso-ciativa (cooperative, sindacati, leghe contadi-ne e operaie). Nel mondo cattolico, a fianco diun orientamento di intransigente chiusuranei confronti dello Stato liberale, si sviluppa

produttiva è causa di profonde trasformazio-ni. La società diventa più complessa e stratifi-cata; aumenta la mobilità sociale; si allenta-no gli antichi vincoli sociali, si fa strada, len-to ma inesorabile, un processo di laicizza-zione e secolarizzazione. I mutamenti dellasocietà si riverberano sulle forme di organiz-zazione della politica. Precedentemente con-cepita come confronto tra notabili, che trae-vano la propria base di consenso dall’ambitolocale, la politica ha come protagonisti i nuo-vi partiti di massa dotati di strutture orga-nizzative a diffusione nazionale, di statuti eprogrammi, di apparati propagandistici tesia svolgere una permanente azione di proseli-tismo, ma anche di formazione culturale, trale masse operaie e contadine.

Sul modello sperimentato con successodalla socialdemocrazia tedesca si organizzanell’ultimo decennio dell’Ottocento il movi-mento operaio italiano. Dopo la crisi di finesecolo, il Partito socialista italiano (Psi) sce-glie la strada della democrazia parlamen-tare. La maggioranza del partito appoggiaTurati e la componente riformista, che guar-da con favore all’esperimento giolittiano.Tuttavia, con il manifestarsi dei limiti e dellecontraddizioni della politica di riforme libe-rale e con l’inasprirsi del conflitto sociale nelMezzogiorno, le correnti rivoluzionarie – perle quali il rovesciamento del sistema capitali-stico-borghese è una condizione essenzialeper l’emancipazione del proletariato – pren-dono la guida del partito.

Nel 1904 l’Italia è paralizzata dal primogrande sciopero generale della storia del

|6| Gruppo di operai, 1900 circa. Biella, Centro Studi Biellesi.

1911-1914: suffragio universale maschile; monopolio delle assicurazioni sulla vita, i cui utilisono devoluti alle casse di previdenza per le pensioni operaie; conquista della Libia.

1907-1909 (“lungo ministero”): conversione della rendita, ossia riduzione del tasso diinteresse versato ai possessori di titoli di Stato.

1903-1905: leggi speciali per il Mezzogiorno. La legge per Napoli tende a modernizzarel’agricoltura campana e rende possibile la costruzione dell’area siderurgica di Bagnoli.Analoghi interventi furono realizzati in Calabria, in Basilicata e nelle isole; legge per lacostruzione dell’acquedotto pugliese; legislazione sulla sanità pubblica; statizzazione delleferrovie; divieto del lavoro notturno femminile; età lavorativa minima innalzata a 12 anni;miglioramento delle condizioni della cassa di invalidità e di vecchiaia degli operai; riforma delsistema carcerario.

L’attivitàriformatrice deigoverni Giolitti

| L’”età giolittiana” | 7

|7| Le truppe italianeentrano a Tripoli durante laguerra contro l’Imperoottomano, 1911.

Percentuale della popolazione analfabeta nei principaliPaesi europei dal 1850 al 1900.

100

90

80

70

60

50

40

30

20

10

0

Francia

Italia Spagna

Svezia

Russia

Belgio

Germania

GranBretagna

Parlamento i primi deputati cattolici.Preparata da una politica di riavvicina-

mento alla Francia, pur tenendo fede all’al-leanza con l’Austria e la Germania (Triplicealleanza, 1882), la guerra di Libia (1912) |7|segna una decisa evoluzione della politicadelle alleanze sociali perseguita da Giolitti.L’impresa coloniale consolida i legami con ilcattolicesimo moderato e con gli ambientidella finanza vaticana, che con il Banco diRoma avevano avviato la penetrazione com-merciale e finanziaria in Libia. Nel contempo,va incontro al desiderio dell’opinione pubbli-ca borghese di rilanciare l’azione in Africadopo la disfatta di Adua (1896).

A partire dai primi anni del secolo, intel-lettuali nazionalisti, come Enrico Corradini,contrappongono alla lotta di classe internaquella internazionale, che opporrebbe le “na-zioni proletarie”, povere di materie prime maricche di manodopera, alle “nazioni capitali-stiche” per conquistare il proprio “posto alsole”. Si diffonde allora il mito della “quartasponda”, della conquista di territori in Africasettentrionale verso i quali indirizzare l’im-ponente flusso di emigrazione italiana. Rac-cogliendo intellettuali di diverso orienta-mento politico, l’Associazione nazionalistaitaliana nasce a Firenze nel 1910 con il propo-sito di sviluppare la coscienza imperialistadell’Italia. La guerra di Libia costituisce la pri-ma occasione per trasformare i temi agitati daristrette avanguardie politico-culturali inun’ondata propagandistica di stampo nazio-nalista che investe e contagia l’intera societàitaliana.

L’introduzione del suffragio universalemaschile (1912) rappresenta una contropar-

una tendenza volta a collaborare con i libera-li e una che, con la formula della “democraziacristiana” proposta dal sacerdote RomoloMurri, pensa alla costituzione di un partitodi cattolici per affrontare la questione opera-ia secondo i dettami della Rerum novarum. Ilpontefice Pio X, pur non lasciando spazioalla linea di Murri, in occasione delle elezio-ni politiche del 1904 e del 1909 attenua il non

expedit in alcuni collegi elettorali in funzioneantisocialista. In questa maniera entrano in

1850

18801900

8 | Profilo storico del Novecento |

L’antigiolittismo, l’ostilità a una politicabasata sul compromesso, autoreferenziale edistante dalle esigenze di una società in fer-mento, cementa un fronte trasversale cheunisce liberali conservatori, liberisti antipro-tezionisti, nazionalisti, futuristi, socialisti,sindacalisti rivoluzionari, democratico-radi-cali. Diviso tra pulsioni democratiche e auto-ritarie, questo composito schieramento è uni-ficato soltanto dall’aspirazione al rinnova-mento della politica e dello Stato.

L’uomo che nel 1903 aveva tentato di ade-guare la politica a un Paese in cambiamentodeve constatare che il mutamento è più rapi-do del passo che egli ha saputo o voluto im-primere alla politica. La capacità di aggregaregruppi e interessi attorno alla sua personanon è più sufficiente a contenere le spinte delnazionalismo imperialista e del rivoluzio-narismo socialista, che agiscono in contattocon esigenze profonde della società italianadel tempo e in collegamento con più vastecorrenti europee.

Ciò appare in tutta evidenza durante idrammatici avvenimenti del giugno 1914,noti come la “settimana rossa”. Gli scontricon le forze dell’ordine avvenuti in occasionedi una manifestazione antimilitarista, orga-nizzata ad Ancona da anarchici e repubblica-ni nel giorno della festa dello Statuto, dà av-vio a un’ampia mobilitazione del fronte ri-voluzionario in tutto il Paese. In alcuni cen-tri vengono assaltati gli edifici pubblici e lecaserme. In altri viene addirittura proclamatala repubblica. La situazione, soprattuttonell’Italia centrale, sembra preludere a unainsurrezione di massa. La Cgdl proclama e poiannulla lo sciopero generale. Il presidente delconsiglio, Antonio Salandra, fa intervenirel’esercito. L’Italia sembra ripiombare nel caose nel conflitto sociale del 1898.

Malgrado alcuni progressi, lo Stato libera-le è ancora percepito come un nemico dalleclassi popolari. Segno che quel processo di“nazionalizzazione delle masse”, che neiprincipali Paesi europei ha integrato, anchesul piano ideologico le classi popolari nelloStato, è rimasto in Italia limitato alla borghe-sia e ai ceti medi urbani.

FARE IL PUNTO

Quali mutamenti politici, sociali ed economici

investono l’Italia nell’età giolittiana?

tita concessa al movimento operaio per laguerra di Libia, ma anche l’ennesimo tentati-vo di Giolitti di legare le masse operaie all’or-dine liberale. In occasione delle elezioni, l’al-leanza tra liberali e cattolici viene sancitadal “patto Gentiloni” (1911), finalizzato a farconvergere i voti dei cattolici su quei candi-dati liberali, di area ministeriale, che dianogaranzia di difendere gli interessi cattolici inparlamento. I socialisti, nel congresso di Reg-gio Emilia del 1912, espellono la componenteriformista di Leonida Bissolati e Ivanoe Bono-mi, che fonda il Partito socialista riformistaitaliano. Proprio in quel consesso comparesulla scena un giovane leader rivoluzionarioromagnolo, al quale viene affidata la guidadel quotidiano socialista “Avanti!”. Quell’uo-mo, che a ventinove anni rappresenta uno deiprotagonisti del socialismo italiano, è BenitoMussolini.

Le elezioni del 1913 vedono un aumentodel corpo elettorale, che passa dal 9,5% al24% della popolazione (circa 8 milioni di cit-tadini). Nel complesso si afferma lo schiera-mento moderato, anche grazie all’alleanzacon i cattolici e all’apporto di una sparuta pat-tuglia nazionalista (6 deputati), ma in pro-spettiva si delinea la contrapposizione trauna destra conservatrice e una sinistra sem-pre più dominata dalle correnti rivoluziona-rie e intransigenti. Il Psi aumenta la propriapresenza in Parlamento con 79 seggi.

Ma ancora prima che dallo scontro con leforze politiche emergenti, il sistema giolittia-no è logorato dalla pratica trasformista sullaquale si fonda, consistente nell’includere nel-la maggioranza moderata, fedele a Giolitti,uomini e tendenze diverse, ricorrendo spessoalla corruzione e ai brogli elettorali, che allalunga annegano lo slancio riformatore in unpragmatismo senza prospettive e in una ge-stione clientelare e personalistica del potere.Lo scadimento della politica giolittiana nelmalaffare viene denunciata dall’intellettualedemocratico Gaetano Salvemini nel 1910, inuno scritto intitolato polemicamente Il mini-

stro della malavita. La pratica giolittiana di co-struire le maggioranze parlamentari intornoalla sua persona impedisce, inoltre, di darevita a un partito conservatore che superi latradizionale aggregazione di comitati eletto-rali e di consorterie locali per accettare la sfi-da, non più rinviabile, della politica di massa.

|8| Manifestazioneinterventista a Bologna,1914. Bologna, MuseoCivico del Risorgimento.

| L’intervento e la guerra | 9

negli anni precedenti dalle principali po-tenze europee (la Triplice intesa nasce nel1907 dall’alleanza di Gran Bretagna, Franciae Russia) trasforma l’azione omicida di unsingolo in un casus belli e un conflitto regio-nale in una guerra di dimensioni europeeprima e mondiali poi, che verrà ricordatacome la Grande guerra.

Nel periodo precedente l’Europa avevaconosciuto un lungo periodo di pace (l’ulti-ma guerra combattuta sul continente erastata quella franco-prussiana del 1870). Lacrescita economica, le innovazioni nel cam-po della scienza e della tecnica, il migliora-mento generalizzato delle condizioni divita, la diffusione dei consumi e della cultu-ra, la distensione delle relazioni diplomati-che intereuropee avevano fatto sperare ipopoli nell’avvento di un’era di benessere edi progresso, dominata dalla ragione e dallafiducia nel futuro.

In realtà, l’ottimismo borghese della Bel-le époque cela e forse contribuisce a esorciz-zare lo spettro di nuovi conflitti. I Paesi eu-ropei sono attraversati dalla lotta di classe,esaltata dai marxisti come motore della sto-ria. Il nazionalismo e l’imperialismo ecci-tano le tensioni tra le potenze europee, ali-mentano la corsa agli armamenti e induco-no una disposizione bellicistica e offensivadegli Stati |8|. Inoltre, diffondono tra le mas-se un atteggiamento egoistico, la convinzio-ne che la guerra sia necessaria per realizza-re l’auspicata potenza nazionale, alimenta-no le teorie della supremazia della razzabianca sulle popolazioni coloniali e l’antise-mitismo all’interno dei Paesi europei. Per leavanguardie culturali europee la guerra èl’occasione per sfuggire alla monotonia diun presente banale e senza gloria e per met-tere in moto la macchina del cambiamento.Nel manifesto futurista, pubblicato nel1911, Marinetti esalta la guerra “come solaigiene del mondo” |9|.

L’interventoe la guerra

Il 28 giugno 1914 lo studente bosniaco Ga-vrilo Princip uccide con due colpi di pistolal’arciduca Francesco Ferdinando, nipotedell’imperatore Francesco Giuseppe ed ere-de al trono dell’Impero austro-ungarico. L’at-tentatore, membro del gruppo terroristicoantiaustriaco La mano nera, agisce per riven-dicare il diritto a una Jugoslavia indipenden-te. L’annessione nel 1908 della Bosnia-Erze-govina da parte dell’Austria aveva infiam-mato il nazionalismo dei serbi, che mirava-no a costituire uno Stato dei popoli slavi egodevano della protezione della Russia. IBalcani erano diventati la “polveriera d’Eu-ropa”, giacché nella regione si scontravanole contrapposte ambizioni egemoniche diAustria e Russia. Le guerre balcaniche(1912-1913) e quella italo-turca avevano ac-celerato il processo di decomposizionedell’Impero ottomano.

L’Austria impone un ultimatum alla Ser-bia e, ritenendo di non essere stata soddi-sfatta nelle sue richieste di individuare epunire i responsabili dell’attentato, le di-chiara guerra. Segue la dichiarazione diguerra all’Austria da parte della Russia. L’at-tivarsi del sistema delle alleanze stipulate

|9| L’aviatore FrancescoBaracca davanti al suoSpad VII con l’emblema delcavallino rampante. Con lesue 34 vittorie incarnava lospirito eroico e vitalistacelebrato dal Futurismo.Fu abbattuto nel 1918 sulfronte austro-ungarico aNervesa della Battaglia, inprovincia di Treviso.Durante le sue esequieGabriele d’Annunzio, suoammiratore, pronunciò ildiscorso funebre.

10 | Profilo storico del Novecento |

Il fronte interventista, non meno compo-sito, vede in prima fila i custodi della tradi-zione risorgimentale: i repubblicani, i radica-li, le associazioni irredentiste che vedononella guerra contro l’Austria la possibilità diconcludere il processo di unificazione nazio-nale con l’annessione di Trento e Trieste, an-cora sotto il dominio austriaco; i socialistiriformisti di Bissolati, che considerano ilconflitto come occasione di scontro con lepotenze autoritarie; alcuni esponenti del sin-dacalismo rivoluzionario (Alceste De Am-bris, Filippo Corridoni), all’interno del qualesi svolge un processo di graduale avvicina-mento all’idea nazionale; Benito Mussolini,inizialmente su posizioni neutraliste, si con-verte all’intervento venendo espulso dal Par-tito socialista e fondando un proprio giorna-le, “Il Popolo d’Italia”; infine i liberali con-servatori antigiolittiani, guidati da Salandrae Sonnino, sostenuti dal “Corriere dellaSera”, il più autorevole e influente quotidia-no nazionale, i quali temono che la mancatapartecipazione al conflitto possa compro-mettere il ruolo internazionale dell’Italia.

Il governo di Antonio Salandra, succe-duto a quello di Giolitti, allo scoppio dellaguerra dichiara la neutralità dell’Italia,giustificandola con il carattere espressa-mente difensivo della Triplice alleanza.Il Paese si spacca sulla questione dellapartecipazione alla guerra. I sostenitoridella neutralità ritengono che questa posi-zione possa assicurare cospicui vantaggiterritoriali al Paese, senza impegnarlo in unconflitto che, dopo lo slancio iniziale dell’of-fensiva tedesca in territorio francese, si ètrasformato in una dura guerra di posizio-ne e di logoramento, dall’esito e dalla dura-ta incerti. Con una motivazione simile, sischierano su posizioni neutraliste: Giolitti,ancora leader di una maggioranza parla-mentare piuttosto ampia, mentre il neutra-lismo dei socialisti deriva dalla denunciadel carattere borghese della guerra; l’opinio-ne pubblica cattolica e la Chiesa di Benedet-to XV che, oltre a ribadire il tradizionaleorientamento pacifista, teme un interventoitaliano contro l’Austria cattolica e a fiancodella Francia repubblicana e anticlericale.

Parigi

Roma

ViennaBudapest

Belgrado

Skopje

Sofia

Bucarest

Atene

Costantinopoli

Lussemburgo

Bruxelles

BerlinoLondra

Stoccolma

San Pietroburgo

Mosca

MadridLisbona

Impero germanico

Impero austro-ungarico

Impero russo

Imperoottomano

GRANBRETAGNA

OLANDA

DANIMARCA

NORVEGIA

SVEZIA

ROMANIA

SERBIA

BULGARIA

ALBANIA

MONTENEGRO

GRECIA

BELGIO

FRANCIA SVIZZERA

ITALIAPORTOGALLO

SPAGNA

maredel Nord

marBaltico

oceanoAtlantico

marTirreno

mar Mediterraneo

mar Nero

Estensione mondiale delconflitto

Triplice alleanza

Stati alleati conla Triplice alleanza

Triplice Intesa

Stati alleati conla Triplice Intesa

Stati neutrali

Triplice alleanza,neutrale all’inizio della guerra,poi alleato con l’Intesa

| L’intervento e la guerra | 11

Il gruppo più attivo è senza dubbio quel-lo dei nazionalisti, i quali, grazie al suppor-to di alcune personalità di spicco della cul-tura del tempo, portano l’agitazione inter-ventista nelle piazze del Paese. Gabrieled’Annunzio – che incarna al meglio la figu-ra dell’“intellettuale militante” – perora lacausa della guerra in una celebre orazio-ne, tenuta a Quarto il 5 maggio 1915. Il 14maggio, a Roma, il “poeta-soldato” defini-sce Giolitti e i deputati fautori della neu-tralità «il binomio della nostra vergogna»e incita la piazza ad abbattere il Parlamen-to. L’appello non rimane inascoltato. Lemanifestazioni del maggio 1915 – le “radio-se giornate di maggio” nella retorica inter-ventista – culminano con l’invasione daparte della folla, composta perlopiù da stu-denti, di Montecitorio.

La questione viene risolta dal Patto diLondra. Stipulato segretamente il 26 aprile1915 da Salandra e dal ministro degli EsteriSonnino, con l’assenso del re, l’accordoprevede l’ingresso dell’Italia al fiancodell’Intesa in cambio del Trentino, la Ve-nezia Giulia, la penisola istriana e unaparte della Dalmazia. Posto di fronte al

28 GIUGNO 1914

Attentato di Sarajevo28 LUGLIO

L’Austria dichiaraguerra alla SerbiaLUGLIO 1914

Mobilitazionedell’esercito russo1° AGOSTO

Dichiarazione diguerra della Germaniaalla Russia4 AGOSTO

Invasione tedesca dellaFrancia e del Belgio5 AGOSTO

La Gran Bretagnadichiara guerra allaGermania23 AGOSTO

Il Giappone dichiaraguerra alla Germania1° NOVEMBRE

La Turchia intervienea favore degli impericentrali5 NOVEMBRE

Russia, Gran Bretagnae Francia dichiaranoguerra all’ImperoottomanoMAGGIO 1915

L’Italia entra in guerraa fianco dell’IntesaSETTEMBRE 1915

La Bulgaria si schieracon gli imperi centraliMARZO 1916

Il Portogallo aderisceall’alleanza conl’IntesaAGOSTO 1916

La Romania aderisceall’alleanza conl’IntesaGIUGNO 1917

La Grecia aderisceall’alleanza conl’IntesaAPRILE 1917

Usa, Cina, Brasile ePaesi latino-americaniaderiscono all’alleanzacon l’Intesa

Linea del tempoCronologiadell’estensionedel conflitto

IMPERODI ROMANIA

IMPERORUSSO

REGNODI ALBANIA

REGNO DELMONTENEGRO

REGNODI GRECIA

REGNODI BULGARIA

IMPEROOTTOMANO

IMPEROAUSTRO-UNGARICO

REGNODI SERBIA

Vienna Budapest

Croazia

Dalmazia

Erzegovina

Dodecaneso(1912 occup. italiana)

Creta(1913 alla Grecia)

Macedonia

Bosnia

Slovenia

a

Bucarest

Adrianopoli

Salonicco

Durazzo

Dardanelli

Belgrado

Sofia

Sarajevo

Ateneo

Bosforo

marIonio

marAdriatico

marMediterraneo

marEgeo

maNer

L’area balcanica

Possedimentidell’Impero ottomanonel 1912

Confini degli Statinel 1913

Mobilitati, morti e feriti nella I guerra mondiale

Stati Soldatimobilitati

Morti Feriti

Russia 12.000.000 1.700.000 4.950.000

GranBretagna

8.900.000 910.000 2.100.000

Francia 8.500.000 1.357.000 4.266.000

Italia 5.615.000 650.000 947.000

Usa 4.355.000 126.000 234.000

Romania 750.000 335.000 120.000

Serbia 707.000 45.000 133.000

Germania 11.000.000 1.773.000 4.216.000

Austria-Ungheria

7.800.000 1.200.000 3.620.000

Imperoottomano

2.850.000 325.000 400.000

Altri 1.847.000 115.000 240.000

Totale 64.324.000 8.536.000 21.226.000

fatto compiuto e sotto la pressione dellapiazza interventista, al Parlamento non re-sta che ratificare l’accordo. Con la dichia-razione di guerra all’Austria, il 23 mag-gio 1915 l’Italia si getta nel conflittomondiale.

La borghesia patriottica, i cui figli costi-tuiscono il nerbo dell’ufficialità di comple-mento, saluta con entusiasmo la mobilita-zione bellica e si organizza in comitati disostegno ai soldati e al “fronte interno”. Lamaggioranza della popolazione, soprattut-to quella delle campagne, accoglie la deci-sione con indifferenza o con rassegnazio-ne, pur senza manifestare un’attiva oppo-sizione alla guerra. È questa massa di con-tadini analfabeti, estranea ai valori pa-triottici, che spesso ignora le ragioni delconflitto, a formare i ranghi dell’esercitoitaliano che combatte lungo il corso dell’I-sonzo e sull’altopiano del Carso. I socialistiitaliani, che, al contrario di quelli francesie tedeschi, non votano a favore della guer-ra, si attestano su una posizione riassuntanello slogan “né aderire né sabotare”.

Lo scontro assume fin dall’inizio le ca-ratteristiche di una “guerra totale”, sia inquanto le popolazioni vengono investite di-rettamente dalle operazioni militari, paten-do saccheggi, requisizioni, stupri, l’abban-

12 | Profilo storico del Novecento |

dono delle proprie terre; sia perché risultadecisivo, prima ancora che l’impeto deicombattenti o le manovre strategiche deigenerali, il retroterra industriale che ali-menta la macchina bellica. Per la primavolta le donne vengono immesse massic-ciamente nel mondo del lavoro |10|, svol-gendo anche mansioni considerate tipica-mente maschili in sostituzione degli uomi-ni al fronte.

L’esperienza della guerra è contradditto-ria. Per i “fanti-contadini” è l’occasione persperimentare la modernità della prima“guerra tecnologica”, combattuta con largoimpiego di mezzi motorizzati, treni, carriarmati, aeroplani, gas asfissianti. Allo stes-so tempo, la guerra di trincea |11| ricon-duce gli uomini a uno stato di primordialelotta per la sopravvivenza. Le precarie con-dizioni di vita nelle trincee e il trauma de-rivante dall’esperienza della morte di mas-sa producono una condizione di “brutaliz-zazione dell’esistenza”, di radicale perditadel senso dell’umanità.

L’autolesionismo, l’insubordinazione, ladiserzione sono le strategie messe in attodai soldati per sottrarsi a quella che appareanche al più convinto patriota come un’i-nutile carneficina. Nella sola battagliadella Bainsizza gli italiani contano 30.000morti, 110.000 feriti e 20.000 fra dispersi eprigionieri. Nell’esercito italiano si verifi-cano 900.000 diserzioni (su 5 milioni dimobilitati, non tutti combattenti). I tribu-nali militari reprimono il fenomeno coninaudita durezza.

Dopo due anni di battaglia i frontisono pressoché immobili. Le truppe sonostanche e demoralizzate. La popolazionecivile è sfiancata dai sacrifici. Nell’agostodel 1917 a Torino la mancanza di pane pro-voca una sommossa, sostenuta dai sociali-sti, che produce sessanta vittime tra mani-festanti e forze dell’ordine. In questo clima,il 24 ottobre 1917 l’esercito austriaco sfon-da le linee nei pressi del villaggio di Capo-retto e dilaga in Friuli, occupa le posizioniconquistate dagli italiani in due anni diguerra e giunge a 50 chilometri da Venezia.Le truppe italiane si sbandano e la ritiratasi trasforma in rotta: 350.000 soldati ab-bandonano le armi, si disfano delle propriedivise e si danno alla fuga. Ai 39.000 mortie feriti si aggiungono oltre 290.000 prigio-nieri. Il nome di Caporetto evoca, nella me-moria italiana, un evento tragico della sto-ria nazionale.

Nel momento dell’emergenza si formaun governo di coalizione nazionale guida-to da Vittorio Emanuele Orlando. Il co-mandante supremo delle forze armate, ge-nerale Luigi Cadorna, che ha guidato letruppe con piglio autoritario e senza tene-re in nessuna considerazione il sacrificiodei fanti, è sostituito da Armando Diaz. IlPaese è chiamato alla riscossa attraverso lamobilitazione patriottica. Per motivare icontadini a combattere si cerca di miglio-rarne le condizioni di vita al fronte, si in-tensifica l’azione di propaganda, con la dif-fusione dei giornali di trincea che illu-strano gli scopi della guerra e, soprattutto,

|10| Operaie impegnatenella lavorazione deiproiettili presso leFabbriche Riunite WayAssauto di Asti. Roma,Archivio Centrale di Stato.

| L’intervento e la guerra | 13

mar

marTirreno

maredel Nord

maredel Baltico

marIonio

mar Nero

Parigi

Londra

Milano

Atene

Istambul

Sofia

Sarajevo

Gorizia

Praga

Berlino

Kiel Danzica

ViennaBudapest

Bucarest Belgrado

Trento

Riga

Vilna

Bruxelles Varsavia

Roma

(24-05-1915)

Bordeaux

Galizia

Lorena

Imperoaustro-ungarico

Impero germanico

Impero ottomano

Impero russo

FRANCIA

BELGIO POLONIA

ROMANIABOSNIA

NORVEGIA

SVEZIA

SERBIA

MONTENEGRO

ALBANIA

BULGARIA

GRECIA

GRANBRETAGNAE IRLANDA

PAESIBASSI

DANIMARCA

SVIZZERA

ITALIA

Fronti della guerra

Triplice intesa

Alleati dell’Intesa

Imperi centrali

Alleati degli imperi centrali

Territorio occupatodagli imperi centrali

Fronti nel 1915

Fronte russo nel 1917

Fronte nel 1918

Principali offensive dell’Intesa

Principali offensivedegli imperi centralie dei loro alleati

si promette loro la terra. Nel mese di no-vembre le forze italiane si riorganizzanoe fermano il nemico sulla linea del Grap-pa e del Piave.

Lo scoppio della rivoluzione bolscevi-ca in Russia, nel novembre successivo, ela conseguente pace separata con gli im-peri centrali (pace di Brest-Litovsk, marzodel 1918), l’esaurirsi dell’offensiva tedescasul fronte occidentale per l’efficace resi-stenza anglo-francese, sostenuta anchedagli statunitensi (entrati in guerra inaprile), il crollo dell’Austria-Ungheria,minata dalle spinte centrifughe rappre-sentate dal moto delle nazionalità che re-clamano l’indipendenza determinanouna svolta nella guerra. L’Italia, dopo labattaglia vittoriosa di Vittorio Veneto, ar-riva alla firma dell’armistizio con l’Au-stria, a Villa Giusti, nei pressi di Padova,il 4 novembre 1918.

FARE IL PUNTO

Indica le fasi che segnano la partecipazione

dell’Italia al primo conflitto mondiale.

|11| Soldati in trincea.

Praga

Sofia

Berlino

Bucarest

Vienna

FINLANDIA

LITUANIA

Prussiaorientale

Galizia

Transilvania

Slesia

Tracia

POLONIAGERMANIA

BULGARIA

BELGIO

14 | Profilo storico del Novecento |

vanizza le masse del proletariato italiano edeuropeo, la cui parola d’ordine è “fare comein Russia”.

Nella primavera-estate del 1919 la peni-sola è percorsa da agitazioni contro il caro-vita, con tumulti e assalti ai magazzini digeneri alimentari. Nell’industria gli sciope-ri passano dai 313 del 1918 ai 1663 del 1919.Le rivendicazioni riguardano la riduzionedella giornata lavorativa e gli aumenti sala-riali. Oltre agli operai, scioperano gli addet-ti ai servizi pubblici e i lavoratori agricolidella pianura padana, che chiedono la revi-sione dei contratti agrari. Al Sud i braccian-

Alla fine della guerra l’economia italianavive una fase di profonda crisi dovuta a ungrave deficit del bilancio statale; l’inflazionealle stelle, che impone una drastica riduzio-ne dei beni di consumo di prima necessitàdelle classi popolari; un forte aumento delladisoccupazione operaia, dovuta alla difficilericonversione dell’industria bellica; il rista-gno dell’agricoltura. Il conflitto sociale e l’o-dio di classe sono alimentati dalla polemicacontro gli imboscati e gli speculatori (i “pe-scecani”), accusati di essersi arricchiti con laguerra mentre i soldati morivano nelle trin-cee. La rivoluzione bolscevica del 1917 gal-

Il dopoguerra, la crisidello Stato liberale el’avvento del fascismo

OsloStoccolma

Roma

Istria

Istambul

Smirne

MadridLisbona

Londra

Copenaghen

Mosca

Danzica

Budapest

Parigi

Amsterdam

(indipendentedal 1922)

(dal1922)

Helsinki

FRANCIA

LUSS.

DANIMARCA

NORVEGIA

SVEZIA

URSS

ESTONIA

LETTONIA

Dobrugia

Macedonia

Alto AdigeTrentino

CECOSLOVACCHIA

UNGHERIA

ALBANIA

TURCHIA

GRANBRETAGNA

PAESIBASSI

IRLANDA

SPAGNAPORTOGALLO

ITALIA

SVIZZERAAUSTRIA

IUGOSLAVIA

mardel Nord

oceanoAtlantico

marMediterraneo

marNero

| Il dopoguerra, la crisi dello Stato liberale e l’avvento del fascismo | 15

ti, tra i quali molti ex combattenti, occupa-no le terre incolte e i latifondi. Le organizza-zioni sindacali socialiste e cattoliche, purnon senza diffidenza per il carattere sponta-neo della protesta, appoggiano i movimentidi rivendicazione.

Le lotte sono frammentate e disperse subase locale, ma costituiscono quello chepassa alla storia come il “biennio rosso”,culminato nell’occupazione delle fabbri-che nell’estate-autunno del 1920 |12|. Lasituazione sembra effettivamente preluderea una rivoluzione. Guidati dai metalmecca-nici della Fiom (Federazione Italiana Ope-rai Metallurgici), gli operai organizzanosquadre di armati e innalzano la bandierarossa sugli stabilimenti industriali. Al difuori dei canali sindacali tradizionali e sot-to l’influenza del gruppo di intellettuali to-rinesi raccolto intorno alla rivista “L’Ordi-ne nuovo” (Antonio Gramsci, Angelo Tasca,Umberto Terracini, Palmiro Togliatti), glioperai danno vita all’esperienza dei consiglidi fabbrica, organismi attraverso i quali siesercita il contro-potere operaio sull’esem-pio dei soviet russi.

I ceti urbani a reddito fisso sono quellimaggiormente colpiti dall’inflazione: neldopoguerra gli impiegati subiscono una ri-duzione dei salari del 25-50% rispetto al1913. Il timore di subire un processo di “pro-letarizzazione”, il senso di insicurezza ali-mentato dalla minaccia della rivoluzioneagitata dai socialisti, la sfiducia nella capa-cità delle istituzioni di ripristinare l’ordine,la mancanza di un partito nazionale che lirappresenti producono la mobilitazione di-retta dei ceti medi in funzione antiproleta-ria. Squadre di volontari, composte da exarditi (combattenti nei reparti d’élite dell’e-sercito) e ufficiali smobilitati incapaci ditrovare una nuova collocazione nella vitacivile, ma anche da cittadini stanchi della“scioperomania” dilagante, entrano in azio-ne per sostituire gli scioperanti e assicurarei servizi pubblici essenziali.

Alle elezioni politiche del 1919, tenutecon il sistema proporzionale a scrutinio dilista, avanzano forze politiche nuove. Il Psidiviene il partito di maggioranza relativa,con il 32% dei voti e 156 deputati eletti inParlamento. Il socialismo italiano benefi-cia di una grande crescita nel numero degli

iscritti e di un forte radicamento territoria-le (camere del lavoro, cooperative, leghecontadine ecc.) nelle regioni centro-setten-trionali, ma è sempre più diviso tra la cor-rente “massimalista”, dominante nel parti-to e attestata su posizioni rivoluzionarie, equella riformista, che guida il gruppo parla-mentare e la Cgdl.

L’altra formazione politica di massa chesi afferma in questi anni è quella dei cattoli-ci. Durante il conflitto il mondo cattolico siriconcilia definitivamente con la nazione.Abbandonando la tradizionale linea diastensionismo, nel 1919 i cattolici entranonella vita politica del Paese con il Partitopopolare italiano (Ppi), che si ispira all’e-sperienza del Centro cattolico tedesco. Fon-dato dal sacerdote siciliano Luigi Sturzo, ilnuovo partito, laico ma d’ispirazione catto-lica, si basa su un programma democraticoe riformatore, di natura interclassista, mache guarda ai ceti medi, ai contadini e ai pic-coli proprietari, e intende rappresentareuna risposta moderata e antisocialista allacrisi di trasformazione della società. Sfrut-tando la capillare presenza organizzativadella Chiesa cattolica e del sindacalismobianco (la Confederazione italiana dei lavo-ratori raccoglie nel 1920 circa un milione emezzo di iscritti) sul territorio nazionale, ilPpi nel 1919 è la seconda forza politica ita-liana, raccogliendo il 20% dei suffragi e por-tando alla Camera 100 deputati.

|12| Le Guardie Rossedurante l’occupazione dellefabbriche a Torino, 1920.Roma, Archivio Centrale diStato.

16 | Profilo storico del Novecento |

La positiva prova data dal Paese in guer-ra non è sufficiente a risolvere il deficit diegemonia della classe dirigente liberale e asanare i conflitti che attraversano la societàitaliana. Le elezioni del 1919 segnano lafine del predominio parlamentare dei li-berali, i quali danno vita a governi deboli eimpotenti, basati sulla precaria collabora-zione con i popolari, stante l’opposizionedei socialisti a entrare nelle combinazioniparlamentari. Per di più, alla conferenza dipace di Versailles (1919) la delegazione ita-liana, guidata da Orlando e Sonnino, nonriesce a ottenere il rispetto delle clausoledel trattato di Londra. Si diffonde alloranell’opinione pubblica il mito della “vitto-ria mutilata”.

Gabriele d’Annunzio, postosi a capo direparti militari ammutinati e di volontari,occupa nel settembre del 1919 la città diFiume, proclamandone, contro le delibera-zioni di Versailles, l’annessione all’Italia|13|. A Fiume, d’Annunzio istituisce la co-siddetta “reggenza del Carnaro”, promulgauna costituzione repubblicana assai avan-zata sul piano sociale ed elabora il primoprogetto di “marcia su Roma”|14|, per defe-nestrare una classe politica ritenuta imbel-le e incapace.

Nel 1919 sorge anche una piccola forma-zione guidata da Benito Mussolini, il cuinome racchiude l’essenza del programma.Con i Fasci di combattimento, fondati aMilano il 23 marzo 1919, il futuro duce in-tende costituire un movimento per raduna-re le forze dell’interventismo di sinistra edel combattentismo, che nella retoricamussoliniana costituiscono la “trincero-crazia”, la nuova aristocrazia del comandoche ha guadagnato il diritto di guidare lanazione attraverso il sacrificio della guerra.Il movimento assume una connotazionedecisamente antisocialista, nella convin-zione che occorra riconciliare la classe ope-raia con la nazione, e, nello stesso tempo,eversiva dell’ordine democratico e liberale,ritenuto incapace di risolvere la questionedell’integrazione delle masse nello Stato. Ilfascismo si propone come il detentore

|13| Gabriele d’Annunziodavanti ai legionari aFiume, 7 febbraio 1920.

Dopoguerrae fascismo

Avvento del fascismo al potere

crisi economica

inflazione

deficit del bilanciostatale

disoccupazione

crisi sociale

scioperi

occupazioni da parte dicontadini e operai

insoddisfazione dei cetimedi

crisi politico-istituzionale

crisi dei liberali

affermazione dei partiti di massa estraneialla tradizione dello Stato risorgimentale(socialisti e popolari)

nascita del fascismo

impossibilità di formare governi stabili

incapacità delle autorità di fronteggiare laviolenza politica

timore dei ceti medi e dellaborghesia di una rivoluzionecomunista

divisioni tra le forzeantifasciste

Cause

sostegno al fascismo dei cetiproprietari e di settori delleistituzioni tradizionali(esercito, monarchia, Chiesa)

Conseguenze

| Il dopoguerra, la crisi dello Stato liberale e l’avvento del fascismo | 17

esclusivo dei valori patriottici e naziona-li e, attraverso l’idealizzazione dell’espe-rienza della guerra, propugna una visionetragica e attivistica dell’esistenza e unaprassi basata sull’esaltazione della violenzae sulla militarizzazione della politica. Nona caso, la prima azione dei fascisti, il 15aprile 1919, è lo scontro con un corteo socia-lista a Milano e la successiva devastazionedella sede del quotidiano “Avanti!”.

La scarsa diffusione del movimento e ilmodesto risultato ottenuto alle elezioni del1919 convincono Mussolini che non vi siaspazio alla sinistra dello schieramento po-litico. Con il secondo congresso (Milano,maggio 1920) i Fasci si trasformano inun’organizzazione politica in difesa dellaborghesia e dei ceti medi, decisa a contra-stare l’avanzata delle forze rivoluzionarie ea ripristinare l’ordine interno.

Proprio quando, con il fallimento dell’oc-cupazione delle fabbriche e le elezioni am-ministrative dell’autunno 1920, sta sce-mando la minaccia rappresentata dal“biennio rosso”, inizia il “biennio nero”.Dalla fine del 1920 i fascisti, grazie al finan-ziamento degli agrari e degli industriali,organizzano squadre d’azione che conduco-no un’opera sistematica di smantellamentodelle organizzazioni socialiste e popolarinell’Italia centro-settentrionale. L’offensi-va antiproletaria dello squadrismo è accol-ta dalla borghesia e dai ceti medi come unalegittima reazione al sovversivismo “rosso”

e consente al fascismo di presentarsi comeil tutore dell’ordine e della legalità.

Tornato al governo nel giugno del 1920,Giolitti ripete con i fascisti la stessa strate-gia che aveva tentato invano di attuare coni socialisti. L’anziano statista piemonteseintende riaffermare l’egemonia liberale co-stituendo un fronte moderato (i “blocchinazionali”) che includa, accanto ai princi-pali partiti “nazionali”, anche i fascisti,nell’illusione di riuscire a depotenziarne laspinta eversiva. Alle elezioni del maggio1921 i fascisti ottengono 35 deputati.

L’azione spregiudicata del fascismo, cheutilizza indifferentemente la violenza con-tro gli avversari e la manovra parlamentare,è facilitata dalla paralisi del quadro politico.Infatti, mentre il movimento fascista è trava-gliato da una profonda crisi d’autorità, perl’opposizione dei leader dello squadrismoprovinciale (ras) al “patto di pacificazione” –firmato da Mussolini con i socialisti e la Cglnell’estate 1921 sotto il patrocinio del presi-dente del consiglio, Bonomi – le forze demo-cratiche, per interessi particolaristici e pre-clusioni ideologiche, non riescono a dare vitaa governi solidi, capaci di riportare l’ordinenel Paese. Nel corso del 1922 le divisioni e leincertezze dei partiti, i veti incrociati rispet-to alle combinazioni governative possibili,danno vita ai due deboli e traballanti governiguidati dal giolittiano Luigi Facta.

Con il congresso di Roma del novembre1921 il movimento dei fasci si trasforma nel

MARZO 1919

Nascita dei Fasci dicombattimentoSETTEMBRE 1919

D’Annunzio occupaFiumeNOVEMBRE1919

Prime elezionipolitiche con il sistemaproporzionale:affermazione disocialisti e popolari1919-1920

“Biennio rosso”:occupazioni dellefabbriche e delle terreda parte di operai econtadini1920-1921

“Biennio nero”:reazione fascistaantiproletariafinanziata da agrarie industrialiMAGGIO 1921

Elezioni politiche:35 deputati fascistientrano alla Cameracon i “blocchinazionali”AGOSTO 1922

“Sciopero legalitario”promosso dalle forzeantifascisteOTTOBRE 1922

“Marcia su Roma”

Linea del tempo1919-1922

|14| Giacomo Balla,Marcia su Roma, 1932.Collezione privata.

18 | Profilo storico del Novecento |

|16| Mussolini e gli altrigerarchi in Piazza delPopolo a Roma, 1922.

|15| Alcuni squadristiraggiungono la capitale intreno, 1922.

del Psi nasce il Partito socialista unitariodi Giacomo Matteotti) e mostrano l’impo-tenza dello Stato liberale a opporre un vali-do argine al fascismo.

Negli ambienti borghesi si fa strada l’ideache, cessata la minaccia socialista, il fasci-smo debba rientrare nei ranghi. Mussolinisi rende conto che entrare in un governopresieduto da Giolitti, oltre a riaccenderel’opposizione del fascismo intransigente,depotenzierebbe lo slancio rivoluzionariodel suo movimento. Il momento di agire èarrivato. Gli eventi si succedono rapidi: allafine di settembre la direzione del partito ap-prova il piano insurrezionale. Il 24 ottobre,mentre emissari di Mussolini trattano perla formazione del governo, 40.000 fascisti siradunano a Napoli. Mussolini afferma pub-blicamente: «O ci daranno il governo o loprenderemo calando a Roma». A partire dal27 ottobre le colonne dei fascisti comincia-no a convergere su Roma |15-16|. Il rifiutodel re, Vittorio Emanuele III, di firmare ladichiarazione di stato d’assedio, per paurache l’esercito solidarizzi con i fascisti, segnala capitolazione dello Stato liberale nato dalRisorgimento.

Pochi si rendono conto, quel giorno, chel’ingresso delle squadre fasciste nella capita-le apre la strada a un regime dittatoriale de-stinato a durare oltre un ventennio. È il 28ottobre 1922.

FARE IL PUNTO

Illustra le condizioni politiche ed economiche

che conducono alla crisi dello Stato liberale e

all’avvento del fascismo.

Partito Nazionale Fascista (PNF). Il disor-ganizzato movimento di reduci del 1919 èmutato in un “partito-milizia” che, forte dioltre 200.000 membri, già esercita di fattoun potere alternativo a quello statale, attra-verso il controllo militare della piazza, e sipropone l’obiettivo della conquista armatadello Stato.

La frattura tra le due componenti del so-cialismo italiano, aggravata dalla sfida rap-presentata dalla violenza fascista, porta,durante il Congresso di Livorno (gennaio1921), alla scissione dalla quale nasce il Par-tito comunista d’Italia, che assume il pro-gramma leninista. Il fallimento dello “scio-pero legalitario”, proclamato dai socialistinell’agosto del 1922, e la nuova ondata diviolenza fascista causano ulteriori divisionidel movimento operaio (da una scissione

| La svolta dittatoriale e la costruzione del regime fascista | 19

berale il capo d’un partito armato, che rifiu-ta i valori democratici e si accinge a distrug-gere l’impalcatura giuridica e costituziona-le dello Stato liberale.

L’istituzione del Gran consiglio del fa-scismo, il 12 dicembre 1922, segna l’avvio diquella progressiva compenetrazione traorgani dello Stato e organi del partito checostituirà una delle caratteristiche pecu-liari del regime fascista. Composto da diri-genti fascisti, il Gran consiglio costituisceuna sorta di “governo ombra” nel quale ven-gono elaborati i provvedimenti da presenta-re al Parlamento. Uno dei primi atti delGran consiglio è l’istituzione della Miliziavolontaria per la sicurezza nazionale (gen-

La svolta dittatorialee la costruzione delregime fascista

Il 31 ottobre 1922 Mussolini forma, per in-carico del re, il nuovo esecutivo, nel quale,oltre ai fascisti, entrano liberali, popolari,democratici e nazionalisti e che riceve ilvoto della Camera con l’opposizione dei so-cialisti, dei comunisti e dei repubblicani.L’azione del governo è inizialmente im-prontata alla moderazione, per la volontà diconsolidare il potere fascista attraversol’appoggio delle istituzioni tradizionali (lamonarchia, l’esercito, il Vaticano) e degliambienti economici.

Benché l’ascesa al potere dei fascisti nonsi configuri come una “rivoluzione” nel sen-so tradizionale del termine, per la primavolta giunge al potere in una democrazia li-

Repressione “legale”

leggi contro la libertàd’espressione e di associazione

controllo di polizia sulla condottapolitica dei cittadini; Tribunalespeciale; carcere e confino; esiliodegli oppositori

controllo dell’esistenzadei cittadini dall’infanziaall’età adulta

Violenza squadrista contro glioppositori

Mezzi di comunicazionedi massa (stampa,giornali, radio)

propagandano i successidel regime

Ideologia

fascismo come “religionedella nazione” fondata sulculto del “duce”

mito dell’“uomo nuovo”fascista

Organizzazione dellemasse

Partito Nazionale Fasci-sta, organizzazioni giova-nili (Onb-Gil-Guf)

Organizzazioni femminili

Opera nazionaledopolavoro

“Fascistizzazione dellacultura”

scuola, università,accademie e istituzioniculturali contribuiscono adiffondere i miti del regimenelle masse e nelle éliteintellettuali

Imperialismo

forgia nuovi miti e nuoviideali nazionali veicolatiincessantemente dallapropaganda e dalleorganizzazioni di massa

Totalitarismofascista

Costruzione del consensoRepressione del dissenso

20 | Profilo storico del Novecento |

mettono in seria difficoltà il governo fasci-sta e lo stesso Mussolini. Spinto dagli intran-sigenti del partito, in mancanza di quell’in-tervento del re auspicato dalle opposizioniper sfiduciare il capo del governo, di frontealle divisioni sempre più evidenti nel fronteaventiniano, Mussolini assume di frontealla Camera la «responsabilità politica, mo-rale e storica» di tutti gli atti compiuti dalfascismo.

Il discorso del 3 gennaio 1925, mettendofine ai compromessi con le forze moderate,sancisce la svolta autoritaria di Mussolini el’inizio della trasformazione del sistemaliberale in un regime dittatoriale a partitounico. Proposti dal giurista nazionalista Al-fredo Rocco e approvati da un Parlamentoormai dominato dai fascisti tra il 1925 e il1926, i provvedimenti noti come “leggi fa-scistissime” eliminano la libertà di stampae di associazione, mettono fuori legge i parti-ti politici, reintroducono la pena di morte eistituiscono il Tribunale speciale per la dife-sa dello Stato, rafforzano i poteri dell’esecu-tivo ed eliminano l’elettività dei sindaci.

Nel 1926 la legge sulla disciplina dei rap-porti di lavoro vieta lo sciopero e la serrata eistituisce una magistratura per la soluzionedelle vertenze tra datori di lavoro e lavorato-ri. L’unico sindacato ammesso è quello fasci-sta. L’ordinamento corporativo, annunciatodalla Carta del lavoro del 1927 e presentatocome “terza via” tra socialismo e capitali-smo, è attuato progressivamente nella pri-

naio 1923), con la quale lo squadrismo vieneintegrato nelle forze armate dello Stato.

Allo stesso tempo i fascisti limitano i re-sidui spazi di libertà degli oppositori, siaperpetuando la violenza squadrista sia at-traverso la repressione “legale” attuata daiprefetti, i quali per ordine del governo sciol-gono le amministrazioni a guida socialista epopolare e impongono una serie di limita-zioni alla libertà di stampa. Dopo avere co-stretto i popolari a lasciare il governo, incor-porato i nazionalisti nelle file del fascismo eavere varato una legge elettorale che asse-gna un cospicuo premio di maggioranzaalla lista vincente (legge Acerbo, 1923),Mussolini porta il Paese alle urne. L’inten-zione è quella di sanzionare con il voto popo-lare la sconfitta militare delle opposizioni edi allargare la propria base parlamentare. Lesuccessive elezioni (aprile 1924) segnano ilsuccesso del cosiddetto “listone” fascista,che ottiene circa il 65% dei voti e 356 seggialla Camera.

Il leader del Partito socialista unitario,Giacomo Matteotti |17|, denuncia alla Ca-mera il clima di violenze e intimidazioni nelquale si sono svolte le elezioni. Aggredito erapito il 10 giugno da una squadra di sicarifascisti, il deputato socialista viene trovatoucciso il 16 agosto 1924. La cosiddetta “se-cessione dell’Aventino”, ossia l’abbandonodei lavori parlamentari da parte delle oppo-sizioni per denunciare l’efferato crimine, el’ondata di indignazione che scuote il Paese

LIBIAEGITTO

ERITREA

ETIOPIA

KENYA

TANGANICA

UGANDA

SUDANANGLO-

EGIZIANO

ALGERIA

TUNISIA mar Mediterraneo

oceano Indianooceano Atlantico

Somaliafrancese

Somaliabritannica

Somaliaitaliana

Massaua

Addis Abeba

Zambesi

Gibuti

Possedimenti colonialiin Africa

Possedimenti italiani

Possedimenti inglesi

Possedimenti francesi

|17| Giacomo Matteotticon alcuni compagni delPsi pochi giorni prima delsuo rapimento, 1924.

| La svolta dittatoriale e la costruzione del regime fascista | 21

ma metà degli anni Trenta, ma si trasformain un carrozzone burocratico il cui unicoeffetto concreto è quello di subordinarecompletamente i lavoratori ai datori di lavo-ro.

I dirigenti politici e gli intellettuali an-tifascisti che non sono uccisi (muoiono perle percosse fasciste Piero Gobetti e AntonioAmendola) vengono incarcerati (come ilcomunista Antonio Gramsci e molti altri) ocostretti all’esilio, come Gaetano Salvemi-ni, Luigi Sturzo, Palmiro Togliatti. Quellirimasti in patria sono ridotti al silenzio esottoposti a un serrato controllo da partedella polizia politica del regime. Oltre 15.000oppositori vengono inviati al confino tra il1926 e il 1943. Nel 1927 le residue forze delmondo democratico e socialista danno vitain Francia alla Concentrazione antifasci-sta. Il Partito comunista resta fuori dallaConcentrazione, ma opera clandestinamen-te in Italia. Nel 1929 l’intellettuale CarloRosselli fonda il movimento antifascista“Giustizia e libertà”, con un programma disocialismo liberale, che nel 1931 aderiscealla Concentrazione.

Il consolidamento del regime fascista ècoronato dalla Conciliazione dello Statocon la Chiesa cattolica, nel febbraio 1929,che pone fine alla querelle aperta nel 1870con la presa di Roma. In quell’occasione,papa Pio XI saluta Mussolini come l’“uomodella provvidenza”. Le prime elezioni plebi-

scitarie, con le quali gli elettori sono chia-mati ad approvare una lista di deputati sceltidal Gran consiglio e dai sindacati fascisti,assicura al regime il consenso del 98,5% de-gli italiani.

Accanto alla repressione del dissenso, ilregime si propone di diffondere la propriaideologia e i propri valori tra le masse |18|.Il fascismo si presenta come una “religionepolitica”, con i suoi miti, i suoi simboli e isuoi riti, centrata sul culto della sua ideolo-gia e del suo duce |19|. Per tenere i “fedeli” inuno stato di mobilitazione permanente ilregime crea una potente macchina propa-

1923

Costituzione del Granconsiglio e dellamilizia fascista1924

Elezioni politiche:i fascisti ottengonoil 65% dei seggi allaCamera1924

Crisi Matteotti e“Aventino”1925

Svolta totalitaria1926

“Leggi fascistissime”1927

Carta del lavoro e avviodell’ordinamento“corporativo” delloStato1929

Conciliazione con laChiesa cattolica;elezioni plebiscitarie(98,5% di voti per illistone fascista)1935-1936

Conquista dell’Etiopia1936-1938

Avvicinamento allaGermanianazionalsocialista1938

Accelerazionetotalitaria: Cameradei fasci e dellecorporazioni; leggiantiebraiche;iniziative perla costruzione dell’“uomo nuovo”1936-1939

Partecipazioneitaliana alla guerradi Spagna1940

Ingresso dell’Italianella Seconda guerramondiale1943

Invasione della Siciliada parte degli anglo-americani e cadutadel fascismo

Linea del tempo1923-1943

|18| Avanguardisti schierati con le motociclette, 1937.

|19| La facciata di Palazzo Braschi, ricoperta da unmanifesto di propaganda con il volto di Mussolini. Roma,1934.

22 | Profilo storico del Novecento |

in conflitto con la Chiesa, come avviene nel1931 e nel 1938, per ridimensionare la con-correnza dell’Azione cattolica.

Una funzione non meno importante èsvolta dalle organizzazioni femminili (Fascifemminili, massaie rurali, sezioni femmini-li delle organizzazioni giovanili), che veico-lano il modello della “donna nuova” fascistae contribuiscono a ridefinire uno spazio del-la socialità femminile che travalica il tradi-zionale ambito domestico. Un’analoga fun-zione svolge l’Opera nazionale dopolavoro,che organizza il tempo libero dei lavoratori.

Chiamati a raccolta dal filosofo e princi-pale ideologo del fascismo Giovanni Gentilecon il Manifesto degli intellettuali fascisti

(1925), esponenti di primo piano del mondodella cultura aderiscono al fascismo (tra glialtri Marinetti, Pirandello, Panzini, Ojetti,Malaparte). Il regime crea un sistema di con-trollo e di organizzazione delle espressionidella cultura, sia fascistizzando le istituzio-ni preesistenti (prime fra tutte le università)sia creandone di nuove (Istituto nazionalefascista di cultura, Accademia d’Italia, Enci-clopedia italiana): una rete di istituzioni chesovvenziona e promuove l’arte – purché “fa-scista” – in tutte le sue espressioni, offre agliintellettuali la possibilità di svolgere unruolo centrale nell’elaborazione dell’univer-so simbolico e culturale del fascismo. Gliintellettuali antifascisti si raccolgono in-torno al magistero del filosofo BenedettoCroce e ad alcune riviste che, con alternefortune, mantengono vivo lo spirito di liber-tà della cultura.

La conquista dell’Etiopia e la proclama-zione dell’Impero nel maggio 1936 |21|rappresentano il culmine del consenso alfascismo e della popolarità di Mussolini.Condotta con un imponente spiegamentodi mezzi militari, l’uso di gas proibiti dalleconvenzioni internazionali, la spietata re-pressione della resistenza locale, e malgra-do l’opposizione della Società delle nazioni,che vota sanzioni economiche contro l’Ita-lia, la campagna militare è l’occasione peruna grande mobilitazione patriottica, cul-minata con la “Giornata della fede” (novem-bre 1935), durante la quale gli italiani dona-

gandistica, che utilizza la stampa, la radio eil cinema per valorizzare i successi della po-litica del regime (battaglia del grano, quotanovanta, bonifica pontina). Al partito e alleorganizzazioni di massa è affidato il compi-to di indottrinare e di organizzare le attivitàdi milioni di italiani di ogni condizione so-ciale ed età |20|.

Obiettivo del totalitarismo fascista èquello di creare un individuo capace di su-bordinare la propria individualità agli obiet-tivi di potenza della comunità nazionale e diidentificarsi totalmente con il modello del“cittadino-soldato”, i cui doveri sono rias-sunti nel motto mussoliniano «credere, ob-

bedire, combattere».In questo disegno unposto di primo pia-no è riservato allegiovani generazioni:la completa fasci-stizzazione dellascuola e la creazio-ne, fin dal 1926, diun sistema di orga-nizzazioni giovani-li (Onb-Gil e Guf),che inquadra i ragaz-zi dai 6 ai 21 anni,hanno l’obiettivo dicrescere le nuoveleve in un clima in-tegralmente fasci-sta. Su questo terre-no il regime non ri-conosce limitazionie non esita a entrare

|21| La copertina de“La Domenica del Corriere”dedicata alla Campagna diEtiopia, 27 dicembre 1936.

|20| Hitler e Mussolinia Venezia, 1934.

| La svolta dittatoriale e la costruzione del regime fascista | 23

no la fede nuziale a sostegno dello sforzobellico del Paese.

L’antifascismo politico è un fenomeno or-mai minoritario. La classe operaia e contadi-na è, se non integrata, soprattutto nelle gio-vani generazioni, rassegnata al perduraredel fascismo. I cattolici vedono in Mussolinicolui che ha ridato “Dio all’Italia”. La borghe-sia e i ceti medi, sedotti dal mito del capo,trovano nel fascismo non solo la soddisfa-zione del proprio desiderio di ordine internoe di potenza nazionale, ma anche e soprat-tutto una concreta possibilità di promozio-ne sociale.

In questo contesto Mussolini decide diimprimere un’“accelerazione totalitaria”alla vita nazionale per giungere all’auspica-ta creazione della “civiltà nuova”. Sul pianoistituzionale, essa si traduce nel rafforza-mento del processo di integrazione del parti-to nello Stato, nell’affermazione del ruolocentrale del duce e nell’introduzione dellaCamera dei fasci e delle corporazioni(1938), nominata dal PNF e dai sindacati fa-scisti. La campagna antiborghese, quellacontro il celibato e l’uso del “lei” e, soprattut-to, quella razziale e antisemita tendono a re-alizzare la trasformazione antropologica de-gli italiani per dare vita all’“uomo nuovo”fascista. La legislazione adottata nel 1937 perseparare i dominatori italiani dagli indigenidelle colonie, e le leggi antiebraiche |22|,varate nel 1938 mettendo fine ai diritti po-litici e civili degli ebrei, hanno il medesimoscopo di creare di una “stirpe” italiana etni-camente e culturalmente omogenea.

Tuttavia, al volgere della seconda metàdegli anni Trenta una serie di indizi rivelal’emergere di un malessere diffuso nellasocietà civile. L’aumento costante del costodella vita, della disoccupazione (effetto dellacrisi economica mondiale del 1929) e la re-strizione dei consumi conseguente alla “po-litica autarchica” del regime provocano uncrescente disagio tra le classi popolari, soloparzialmente compensato dalle provviden-ze dello Stato sociale creato dal regime. Laborghesia produttiva e gli ambienti econo-mici, che pure appoggiano il regime, sonosempre più insofferenti nei confronti dellapretesa fascista di affermare il primato dellapolitica sull’economia. Il riavvicinamentoalla Germania nazista (“Asse Roma-Berli-

no” del 1936), il coinvolgimento nella guerradi Spagna (1936-1939), che vede per la primavolta lo scontro armato tra fascismo e antifa-scismo, il varo delle leggi razziali, la crescen-te invadenza del partito e la militarizzazio-ne della vita civile producono allarme e pre-occupazione negli ambienti moderati enell’opinione pubblica cattolica, che temonol’avventurismo e il bellicismo di Mussolini.

L’accoglienza trionfale riservata dagli ita-liani a Mussolini quale “salvatore della pace”|23| dopo gli accordi di Monaco del settem-bre 1938, che, sacrificando la Cecoslovacchiaalle mire espansioniste della Germania,sembrano avere evitato lo scoppio di un nuo-vo conflitto, è l’ultimo successo del duce.

FARE IL PUNTO

Attraverso quali tappe il fascismo diventa stato

totalitario?

|22| Titolo de“La Stampa” dedicatoall’emanazione deldecreto di espulsione degliinsegnanti e degli studentidi razza ebraica,3 settembre 1938.

|23| Il duce tiene undiscorso in piazza dellaVittoria a Genova, 1938.

24 | Profilo storico del Novecento |

pe alleate anglo-americane in Tunisia, nelnovembre 1942, segna l’avvio della fase cheporta alla chiusura del fronte africano. Nelgennaio 1943 l’occupazione inglese ponefine al dominio italiano in Libia. Il con-trollo del Mediterraneo consente agli Allea-ti di intraprendere la penetrazione nel ter-ritorio italiano, sbarcando in Sicilia nellanotte tra il 9 e il 10 luglio 1943.

Più del primo, il secondo conflitto mon-diale elimina la divisione tra popolazioni etruppe combattenti. Entrambe le parti uti-lizzano i bombardamenti indiscriminatidelle città, non solo per colpire obiettivi mi-litari, ma per fiaccare anche psicologica-mente la resistenza delle popolazioni nemi-che |24|. Questa pratica, sperimentatadall’aviazione tedesca nella guerra di Spa-

La Seconda guerramondiale, l’armistizioe la Resistenza

Con la firma del “patto d’acciaio” (maggio1939) Mussolini lega definitivamente le sor-ti del Paese all’espansionismo razzista dellaGermania hitleriana, che fin dal 1933 criti-ca l’assetto europeo di Versailles e rivendicail diritto all’espansione verso l’Europaorientale, che considera come il proprio“spazio vitale”. Nell’aprile di quell’anno l’I-talia annette il regno di Albania.

Allo scoppio della guerra, causatadall’invasione tedesca della Polonia il 1° set-tembre 1939 e dalla pronta reazione di Fran-cia e Inghilterra, l’Italia dichiara la propria“non-belligeranza”, adducendo a motivol’impreparazione ad affrontare un nuovoconflitto. Constatato il successo dell’avan-zata tedesca sul fronte occidentale, che por-ta in poche settimane le divisioni hitlerianea occupare Polonia, Danimarca, Norvegia,Olanda, Belgio e Francia, Mussolini, il 10giugno 1940, dichiara guerra alla Franciae alla Gran Bretagna.

L’illusione di poter condurre una “guer-ra parallela” a quella tedesca, per consegui-re l’obiettivo dell’espansione nel Mediterra-neo e della penetrazione nell’area balcani-ca, si infrange già nel corso della disastrosacampagna di Grecia, avviata nell’ottobre1940. Da quel momento l’iniziativa milita-re e politica italiana è sostanzialmente su-bordinata a quella del potente alleato. Ladichiarazione di guerra del Giappone (alquale l’Italia è legata, assieme alla Germa-nia, dal “patto tripartito” del settembre1940) agli Stati Uniti e alla Gran Bretagnanel dicembre del 1941 e l’attacco tedescoalla Russia nel giugno segnano il passaggiodalla guerra breve a quella di logoramento.

Nel 1941, mentre perde l’Impero d’Etio-pia recentemente conquistato, Mussolinidecide di partecipare alla guerra control’Urss, inviando un corpo di spedizione ita-liano (Csir, poi ampliato con l’Armir, Arma-ta italiana in Russia). Lo sbarco delle trup-

|24| Milano, la GalleriaVittorio Emanuelebombardata nel 1943.

| La Seconda guerra mondiale, l’armistizio e la Resistenza | 25

zate del movimento operaio, guidate dal Pci,danno vita agli scioperi del marzo 1943.

L’esito disastroso delle operazioni mili-tari rende possibile la ripresa dell’iniziativadelle forze moderate e conservatrici, com-presse ma non eliminate dal fascismo, che,assieme ai vertici del regime, tentano di dis-sociare le sorti della nazione da quelle delfascismo. Con l’ordine del giorno presenta-to da Dino Grandi, nel corso della sedutadel Gran consiglio del 25 luglio 1943, ilduce viene sfiduciato dalla maggioranzadei gerarchi e poi destituito e fatto arre-stare dal re. È la fine della ventennale dit-tatura fascista.

Al diffondersi della notizia, la folla si ri-versa nelle strade festante. I più audaci di-struggono le insegne e i simboli del regi-me. La speranza che la fine del fascismoporti la pace è tuttavia effimera. Il comuni-cato radiofonico che annuncia le dimissio-ni di Benito Mussolini afferma perentorio:«la guerra continua».

gna, culmina nell’utilizzo da parte deglistatunitensi della bomba atomica sulle cit-tà giapponesi di Hiroshima e Nagasaki (ago-sto 1945) |25|. Alla fine il numero delle vitti-me civili è superiore a quello dei militari.

I bombardamenti aerei, i lutti e il raziona-mento alimentare, il disvelamento dell’im-preparazione militare di un regime che ave-va fatto della guerra la propria ragion d’esse-re rendono inevitabile la caduta verticale delconsenso al regime. Le frange più politiciz-

Parigi

Berlino Londra

Campagnadi Francia

maggio-giugno1940

Campagnadi Grecia

ottobre 1940

Campagnad’Africa

gennaio-giugno1942

Campagnadei Balcaniaprile 1941

Linea didemarcazione

d’Inghilterra1940

Campagnadi Norvegia

aprile-giugno1940 Campagna di

Russia giugno1941

estate 1942Dunkerque

1940

Danzica

Leningrado

Mosca

Stalingrado

SPAGNA

FRANCIA

SVIZZERA

GRANBRETAGNA

PAESIBASSI

PRUSSIAORIENTALE

PROT.DI BOEMIAE MORAVIA

DANIMARCA

NORVEGIA

SVEZIA

FINLANDIA

URSS

ITALIA

AUSTRIA

GERMANIA

POLONIA

SLOVACCHIA

UNGHERIA

ROMANIA

BULGARIA

IUGOSLAVIA

ALBANIA

GRECIATURCHIA

IRAQ

EGITTO

LIBIA (IT.)

IRAN

PORTOGALLO

TransgiordaniaPalestina

Siria

Libano

El Alamein

marNero

marCaspio

L’Europa dell’Asse

I Paesi dell’Asse alla finedel 1939

Territori conquistatio occupati dai nazifascisti

Paesi alleati con l’Asse

Paesi progressivamentecoinvolti nella guerra control’Asse

Paesi neutrali

Fronte orientaledicembre 1941

Fronte orientalemarzo 1942

Fronte orientalesettembre 1942

|25| Hiroshima dopol’esplosione della bombaatomica, 7 settembre1945.

26 | Profilo storico del Novecento |

Le trattative segrete condotte dal nuovogoverno, presieduto dal maresciallo PietroBadoglio, conducono alla firma dell’armi-stizio con gli Alleati, che viene annuncia-to l’8 settembre 1943. Il re e il governo la-sciano Roma per mettersi sotto la protezionedegli Alleati che controllano l’Italia meri-dionale, dando vita al cosiddetto Regno delSud |26|.

La reazione dell’ex alleato tedesco, cheha provveduto nei mesi precedenti a raffor-zare la propria presenza militare in Italia,non si fa attendere. I militari italiani in pa-tria e all’estero, lasciati senza direttive da-gli alti comandi, vengono disarmati e de-portati in Germania. Isolati e disperati epi-sodi di resistenza dei militari italiani allepreponderanti forze tedesche si registranoa Roma, presso Porta San Paolo, e sull’isolagreca di Cefalonia, dove la fiera resistenza

novembre1942

marzo-aprile1943

maggio1944

luglio1943

ottobre1944

settembre1944

agosto1942

giugno1944

giugno1944

giugno1944

luglio1943

febbraio1943

giugno1944

giugno1944

gennaio1944

maggio1945

aprile1945

agosto1944

occupazionenovembre

1942

LeningradoSVEZIA

NORVEGIA

DANIMARCA

REGNOUNITO

PAESIBASSSI

GERMANIA

SVIZZERAAUSTRIA

SLOVENIA

UNGHERIA

CROAZIA

SERBIA

MONTEN.

ALBANIABULGARIA

GRECIA

TURCHIA

SIRIA

IRLANDA

PORTOGALLO

SPAGNA

FRANCIA

BELGIO

MAROCCO

ALGERIATUNISIA

LIBIA

FINLANDIA

BerlinoLondra

Budapest

Mosca

Koursk

el-Alamein

Stalingrado

marMediterraneo

marBaltico

oceanoAtlantico

maredel Nord

marNero

L’evoluzione dei fronti diguerra

Paesi alleati nel novembre 1942

Paesi controllati dagli Alleati:1942-1943

Paesi controllati dagli Alleati:1944-1945

Sbarchi alleati

Battaglie

Offensive sovietiche

Offensive occidentali

Incursioni aeree

Paesi neutrali

Massima espansione dell’Asse

Offensive dell’Asse

Zone ancora occupatedall’Asse dall’8 maggio 1945

|26| In questa foto di Robert Capa, un contadinosiciliano mostra a un giovane soldato la via seguitadalle truppe tedesche, 4-5 agosto 1943, Troina,Sicilia.

| La Seconda guerra mondiale, l’armistizio e la Resistenza | 27

SETTEMBRE 1939

Con l’invasionetedesca della Poloniae la dichiarazione diguerra di Francia eInghilterra allaGermania inizia laSeconda guerramondialeGIUGNO 1940

L’Italia entra in guerraa fianco dellaGermania nazistaOTTOBRE 1940

Attacco italiano allaGreciaGIUGNO 1941

Partecipazionedell’Italia alla guerracontro l’UrssLUGLIO 1943

Gli anglo-americanisbarcano in Sicilia;cade il governoMussoliniSETTEMBRE-OTTOBRE

1943

Nascono il Comitatodi liberazionenazionale e laRepubblica socialeitalianaMARZO 1944

Nasce un governo diunità nazionaleappoggiato da tutti ipartiti del ClnGIUGNO 1944

Liberazione di RomaAPRILE 1945

Fine della Secondaguerra mondiale inItaliaMAGGIO 1945

La Germania firma laresa incondizionataAGOSTO 1945

Resa del Giapponedopo le bombeatomiche suHiroshima eNagasaki

Linea del tempo1939-1945

della divisione Aqui è seguita dallo stermi-nio dopo la resa. A Napoli, durante le quat-tro giornate (27 settembre – 1° ottobre1943), la popolazione costringe le truppenaziste a ritirarsi.

Per organizzare la resistenza i partiti po-litici (Partito comunista italiano, Partitosocialista, Partito liberale italiano, Demo-crazia cristiana, Partito d’Azione, Democra-zia del lavoro) formano il Comitato di libe-razione nazionale (Cln). Le truppe tede-sche prendono il controllo della parte set-tentrionale del Paese e si attestano lungo la“linea Gustav”, che attraversa l’Italia daGaeta a Termoli, dando vita a un’accanitaresistenza. Mussolini, liberato dai tedeschidalla prigionia sul Gran Sasso, alla fine disettembre proclama la nascita della Re-pubblica sociale italiana (Rsi), uno Statocollaborazionista posto, politicamente emilitarmente, sotto la tutela dei tedeschi.

Al Nord l’appello alla lotta contro il tede-sco invasore viene raccolto dagli antifasci-sti, dai soldati sbandati del regio esercito,da militari alleati evasi dai campi d’inter-namento, che formano le prime bande par-tigiane. Nel corso dell’inverno le formazio-ni si ingrossano, alimentate dalla renitenzadi massa al bando di leva emanato dal nuo-vo esercito fascista del generale Graziani, esi organizzano politicamente. Le formazio-ni più numerose, le Brigate Garibaldi, fan-no capo al Pci, seguite dalle Brigate Mat-

teotti (Psi), da quelle di Giustizia e libertà,dalle Fiamme Verdi (Cattolici) e dai “bado-gliani”, composte da fedeli alla monarchia.

Alla lotta armata si affianca, nel Centro-Nord, la resistenza civile delle popolazioniche aiutano i partigiani. I tedeschi, in at-tuazione di una strategia della “terra bru-ciata” sperimentata nei territori occupatinell’Est europeo, cercano di contrastare laprogressiva estensione del movimento diresistenza con la violenza e il terrore. Lestragi di civili (Boves, Sant’Anna di Stazze-ma, Marzabotto e altre), in risposta alleazioni di guerriglia dei partigiani, lascianouna lunga scia di sangue dietro le truppetedesche che si ritirano incalzate dagli al-leati. Il 16 ottobre 1943 circa mille ebreivengono rastrellati dal ghetto di Romadalle SS e dai fascisti e avviati verso i campidi sterminio nazisti. In risposta all’azionedi via Rasella del Gruppo di azione patriot-tica (Gap) romano, che causa la morte di 32soldati tedeschi, il 24 marzo 1944 le SS tru-cidano 335 prigionieri italiani alle Fosseardeatine |27|. La partecipazione degli ita-liani rimasti fedeli a Mussolini alle azioniantipartigiane e antiebraiche trasforma ilconflitto militare che attraversa il Paese inuna guerra civile.

|27| Civili rastrellati da tedeschi e fascisti, davanti aPalazzo Barberini, dopo l’attentato partigiano di viaRasella, 23 marzo 1944. Koblenz, Das Bundesarchiv.

28 | Profilo storico del Novecento |

Nel marzo del 1944 il leader comunistaPalmiro Togliatti, rientrato in Italia dall’e-silio a Mosca, promuove la “svolta di Saler-no” con cui vengono superate le divisionitra i partiti del Cln circa l’opportunità dicollaborare con la monarchia compromes-sa con il fascismo. La decisione permette diformare un secondo gabinetto Badoglio alquale partecipano tutti i partiti del Cln.Alla liberazione di Roma, il 4 giugno 1944,il re, Vittorio Emanuele III, nomina il fi-glio, Umberto, luogotenente del Regno. Ledimissioni di Badoglio sono seguite dallaformazione di un nuovo governo di unitànazionale presieduto da Bonomi.

Dopo la battuta d’arresto dell’inverno1944, che blocca l’avanzata alleata e sotto-pone le formazioni partigiane a duri ra-strellamenti, in aprile gli Alleati sfonda-no la “linea gotica”. Le forze armate tede-sche sono ormai allo stremo delle forze ecostrette alla ritirata dai territori europeiprecedentemente conquistati dall’avanzatasimultanea dei sovietici a est e degli anglo-americani, i quali, nel giugno 1944 hannoaperto un nuovo fronte occidentale con losbarco in Normandia ( > cartina p. 26 |). Il 25il Cln Alta Italia lancia l’ordine di insurre-

zione generale ai circa 120.000 combattentiinquadrati nelle formazioni partigiane. Apartire dal 20 aprile inizia la liberazionedelle principali città (Firenze, Bologna,Ferrara, Parma, Genova) |28|, che si conclu-de con la sollevazione di Milano il 25 aprile1945. Il Clnai assume tutti i poteri. Le forzetedesche sono in ritirata; quelle di Salò sidisperdono.

Mussolini, con uno sparuto drappellodi fedelissimi, tenta di raggiungere la Val-tellina al seguito di una colonna tedesca,quando viene fermato dai partigiani aDongo il 27 e fucilato presso Giulino diMezzegra il giorno successivo, insieme allasua amante Claretta Petacci. I cadaveri ven-gono trasportati a Milano ed esposti, conquelli di altri gerarchi, in Piazzale Loreto,luogo in cui, pochi mesi prima, i fascistiavevano compiuto un’analoga macabra esi-bizione di corpi nemici. La folla infieriscesui cadaveri, dando vita a un rito d’espiazio-ne e di vendetta che sancisce la fine dellalunga guerra civile, iniziata nel 1922, cheha visto la contrapposizione dell’Italia fa-scista e di quella antifascista.

FARE IL PUNTO

Spiega quale ruolo ha la Resistenza

nell’affermazione della repubblica

democratica.

Roma

Linea Hitler

Linea Gustav

Linea Gotica

NapoliSalerno

Palermo

Taranto

Pola

Pisa

Venezia

Marzabotto

BolzanoBelluno

Salò

Genova

MIlanoTorino

NIzza

Ravenna Bologna

Rimini

Ancona

Cassino

Firenze

Siena

Anzio

Termoli

Gaeta

Reggio Calabria

Siracusa

Pachino Gela

Gorizia

Verona Trieste Fiume

La guerra in Italia

Territori controllatidai nazifascisti

Zone liberatedagli Alleati

Zone di più intensaattività partigiana

Direttrici dell’avanzataalleata

Primi nuclei partigiani

|28| Partigiani a Firenze nel giorno dellaLiberazione, 1945.

| La Repubblica e gli anni del centrismo | 29

La Repubblica e glianni del centrismo

Nella primavera-estate del 1945 l’Italia è unPaese vinto e sottoposto alle dure clausolearmistiziali. Una parte consistente dell’ap-parato industriale del Nord (circa il 25%),gran parte della rete di infrastrutture e tra-sporti, una quota importante del patrimonioabitativo sono stati distrutti dai bombarda-menti alleati. Molte le famiglie sfollate equelle che abitano in ricoveri di fortuna.La diminuzione dei redditi, l’aumento deiprezzi dei generi alimentari, la disoccupa-zione determinano condizioni difficili per lapopolazione. Il cinema neorealista raffiguraun Paese distrutto dalla guerra, alle presecon il dramma della povertà e della disoccu-pazione, ma che, nella sua parte migliore, èanimato da un sentimento di speranza in unfuturo migliore.

Al Nord l’aspirazione a un radicale rinno-vamento suscitata dal movimento di libera-zione (il “vento del Nord”) – che ha combat-tuto una guerra patriottica contro i tede-schi, una guerra civile contro il ritorno delfascismo, ma anche, nelle sue frange di sini-

stra, una guerra di classe, per la distruzio-ne della borghesia e del capitalismo – con-sentono di riassorbire in parte il disagio.

Nel Mezzogiorno l’iniziale entusiasmoper la Liberazione ha lasciato il posto alladura realtà dell’occupazione da parte deglieserciti stranieri. La scarsità alimentareproduce, già nel corso del 1944, vere e pro-prie insurrezioni popolari, duramente re-presse dagli Alleati. Si sviluppa un sistemaillegale di distribuzione basato sul contrab-bando e la “borsa nera” |29|. Gli Alleati, permantenere l’ordine, si appoggiano a uominicompromessi con il fascismo e, soprattutto,alla mafia. La propaganda neofascista e se-paratista (il movimento che promuove laseparazione della Sicilia dal continente) sof-fia sul fuoco del malcontento popolare. Allostesso tempo, i contadini, organizzati dalPci, danno vita a movimenti di occupazionedel latifondo, una questione annosa e anco-ra irrisolta.

Il nuovo esecutivo, presieduto da Fer-ruccio Parri, comandante partigiano e lea-der del Partito d’Azione – nato sul program-ma di socialismo liberale di Giustizia e li-bertà –, include come vicepresidente il so-cialista Pietro Nenni e come ministro dellaGiustizia il comunista Togliatti e sembraincarnare la richiesta di cambiamento chesale dal Paese, ma fatica a riportarvi l’ordi-ne. Gruppi di ex partigiani, scontenti per lalentezza del processo di epurazione, che do-vrebbe eliminare i fascisti dall’amministra-

|29| Roma, il mercato diPiazza Vittorio, 1945.

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Risultati del referendum

Repubblicavoti: 12 717 923

Monarchiavoti: 10 719 284

30 | Profilo storico del Novecento |

zione dello Stato e dall’economia, non disar-mano e proseguono l’azione di giustiziasommaria nei confronti dei fascisti avviatanell’immediato dopoguerra.

La determinazione del “governo della Re-sistenza” nel colpire la grande industria mo-nopolistica suscita l’ostilità delle forze eco-nomiche e sociali conservatrici. I liberali,che le rappresentano, escono dalla maggio-ranza decretando la fine di quell’esperien-za. Il nuovo esecutivo, guidato dal leaderDc, Alcide De Gasperi, ottiene il rinnovatoappoggio di tutte le forze del Cln, ma rap-presenta una svolta in senso moderato.

Dal marzo 1946 si svolgono le elezioniamministrative nelle quali si profila il ruo-lo da protagonisti che i partiti di massa

(Dc, Pci, Psi), che già contano milioni diiscritti, sono destinati a svolgere nella vitapubblica. L’appuntamento decisivo è quellodel 2 giugno, data fissata per il referendumistituzionale con il quale gli italiani sonochiamati a decidere se il nuovo Stato conti-nuerà a essere monarchico o sarà repubbli-cano. Nello stesso giorno si tengono le ele-zioni per l’Assemblea costituente. Le forze disinistra (Pci, Psi, PdA) si dichiarano a favoredella repubblica, mentre la Dc, il cui gruppodirigente è in maggioranza repubblicano,ma il cui elettorato è prevalentemente mo-narchico, sceglie una linea di agnosticismo.I liberali si uniscono ai monarchici.

Il risultato del voto del 2 giugno, il pri-mo effettivamente a suffragio universale perla partecipazione delle donne, vede la preva-lenza dell’opzione repubblicana (12.700.000voti) su quella monarchica(10.700.000 voti).L’Italia è spaccata in due, con il Centro-Nordorientato verso le forze progressiste repubbli-cane, e il Sud ancora fortemente conservato-re, che si pronuncia a favore della monarchia.Dopo avere denunciato presunti brogli elet-torali, con la proclamazione dei risultati uffi-ciali del referendum Umberto II, succedutoal padre in maggio, lascia l’Italia, ritirandosiin esilio in Portogallo.

Dalle urne emerge la netta affermazio-ne della Democrazia cristiana, con il 35%,seguita dal Psiup (20,7%) e dal Pci (19%). IlPdA, che pure ha svolto un ruolo importan-te nella Resistenza, esce drasticamente ridi-mensionato, così come i liberali e i demola-buristi di Bonomi, i repubblicani e i monar-chici. Un discreto, quanto effimero succes-so arride al Fronte dell’Uomo qualunque,

|30| Il Presidente dellaRepubblica Enrico De Nicola firmal’atto di promulgazione dellaCostituzione Italiana, 27 dicembre1947.

Risultati delle elezioni per l’Assemblea costituente

Partito Percentualevoti

Seggi inParlamento

Democraziacristiana

35,2 207

Partito socialista 20,7 115

Partito comunista 18,9 104

Unione democraticanazionale

7,4 41

Fronte dell’Uomoqualunque

5,3 30

Partito repubblicano 4,4 23

Blocco nazionaledella libertà

2,9 16

Partito d’Azione 1,5 7

Altre liste 2,3 13

| La Repubblica e gli anni del centrismo | 31

2 GIUGNO 1946

Elezioni perl’Assembleacostituente ereferendumrepubblica/monarchia; secondogoverno De Gasperibasato sull’accordo diDc, Pci, PsiGENNAIO 1947

Scissione socialista diPalazzo BarberiniMAGGIO 1947

Estromissione dellesinistre dal governoDe GasperiGENNAIO 1948

Entra in vigore laCostituzionerepubblicanaAPRILE 1948

Prime elezionipolitiche deldopoguerra. Prendeavvio la stagionedel “centrismo”

Linea del tempo1946-1948

La cooperazione del periodo bellico e la con-corde spartizione in zone di influenza (Con-ferenza di Yalta, febbraio 1945 |31|) si tra-sforma nel conflitto tra due opposte formedi organizzazione sociale, quella capitalisti-co-occidentale e quella comunista sovieti-ca. La contrapposizione tra due sistemi dialleanze militari (Nato e Patto di Varsa-via), che si caratterizzano per l’omologazio-ne ideologica e la subordinazione degli Statimembri alla potenza egemone, consolida ilnuovo “ordine bipolare” che regola le rela-zioni internazionali. L’Europa perde la suaantica centralità. La divisione in “zone diinfluenza” è resa visibile dalla separazio-ne della Germania nel 1949 e dalla costru-zione del Muro di Berlino nel 1961 |32-33|.Nel 1949 l’Urss si dota dell’arma atomica.Una guerra tra le due superpotenze signifi-cherebbe la distruzione del pianeta, cionono-stante continua la corsa agli armamenti. Ilmondo si regge sull’“equilibrio del terrore”.

Con il viaggio negli Stati Uniti della pri-mavera del 1947, De Gasperi accredita la Dc

un movimento che esprime il malessere dialcuni settori della società di fronte alle dif-ficoltà della ricostruzione con una retoricaantiideologica e antipolitica.

L’Assemblea costituente svolge i suoilavori tra il giugno 1946 e il dicembre 1947.Il testo conclusivo, approvato a larga mag-gioranza, entra in vigore il 1° gennaio 1948.La Costituzione è il risultato dell’accordotra le principali forze politiche |30|, le qua-li danno vita a un sistema istituzionale ba-sato sulla centralità dei partiti (“Repubblicadei partiti”), che non solo assicuri, dopo l’e-sperienza dittatoriale, i diritti civili e politi-ci dei cittadini, un corretto equilibrio tragli organi costituzionali (il Senato divieneelettivo) e un’ampia autonomia alle comu-nità locali (regioni), ma affermi e garantiscala tutela di nuovi diritti sociali (il diritto allavoro, alla salute, all’istruzione ecc).

L’attuazione di alcuni istituti e alcunenorme della Costituzione (Corte costituzio-nale, regioni, referendum popolare), cheavrebbero avuto l’effetto di rinnovare lo Sta-to, creando un più solido rapporto di fiduciadei cittadini nei confronti delle istituzioni,viene consapevolmente ritardata negli annidel dominio della Dc. Il partito cattolico fadella continuità della legislazione dello Sta-to, del personale amministrativo e dellacultura del periodo precedente, in un Paeseche, nel complesso, fatica a smaltire l’eredi-tà del fascismo, il pilastro sul quale fonda lastabilizzazione della propria egemonia poli-tico-culturale.

Questa situazione è non solo l’effetto del-la persistente arretratezza socio-economicae culturale del Paese ma anche – e soprattut-to – dei riflessi politici interni della “guerrafredda”, del delinearsi dello scontro tra ledue superpotenze mondiali, Usa e Urss.

|31| Winston Churchill, Franklin D.Roosevelt e Iosif Stalin allaConferenza di Yalta, febbraio 1945.

|32| Ponte aereo duranteil Blocco di Berlino del1948.

|33| Il Muro di Berlino,1961.

32 | Profilo storico del Novecento |

voti. I social-comunisti patiscono una co-cente sconfitta, fermandosi al 31% (l’8% inmeno del 1946). Il successo elettorale Dc èdovuto anche alla capacità di rivolgersi aun elettorato composito, che va dalla bor-ghesia imprenditoriale al mondo contadi-

come garante della permanenza dell’Ita-lia nella sfera occidentale e, sul piano in-terno, dell’afflusso degli aiuti economiciprevisti dal “Piano Marshall” per la rico-struzione. Preceduta dalla scissione di Pa-lazzo Barberini, che vede i socialdemocrati-ci di Giuseppe Saragat, contrario all’unitàd’azione con i comunisti, abbandonare ilPsiup di Nenni e fondare il Partito socialistadei lavoratori italiani (Psli, poi Psdi), la crisidi governo del maggio 1947 porta all’espul-sione delle sinistre dalla maggioranza.

Le prime elezioni politiche dell’Italiarepubblicana (18 aprile 1948) si svolgonoin un clima arroventato. Il conflitto comu-nismo-anticomunismo viene presentatoagli elettori come un decisivo scontro di ci-viltà. La propaganda Dc, sostenuta dai co-mitati civici di Luigi Gedda, diffonde il ti-more dell’avanzata del comunismo ateo ematerialista grazie anche all’appoggio dellaChiesa, che con Pio XII assume un orienta-mento decisamente anticomunista, e degliStati Uniti, nonché delle forze moderate econservatrici. La Dc ottiene il 48,5% dei

RU

F USA

FRANCIA

BELGIO

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DANIMARCA

NORVEGIA

SVEZIA

FINLANDIA

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POLONIA

RDTRFT

CECOSLOVACCHIA

UNGHERIA

ROMANIA

BULGARIA

ALBANIA

GRECIA

TURCHIA

GRANBRETAGNA

PAESIBASSI

IRLANDA

ISLANDA

SPAGNAPORTOGALLO

ITALIA

SVIZZERA

AUSTRIA

IUGOSLAVIA

Berlino

Stettino

Trieste

1949

1949

1947

1947

1946

1946

1948

L’EUROPA DIVISABlocco occidentale

Paesi che ricevettero aiutidel piano Marshall

Membri dell’alleanza atlantica

(Nato)

nel 1949

aderenti nel 1952 e 1955

Blocco orientale

Proclamazionedella “democrazia popolare”

Paesi aderenti al pattodi Varsavia (1955)

Paese socialista nonaderente al patto di Varsavia

Cortina di ferro

Risultati delle elezioni del 18 aprile 1948

Partito* Percentuale voti Seggi ottenuti

Democrazia cristiana (Dc) 48,5 305

Fronte democraticopopolare (Fdp)

31 183

Unità socialista (Us) 7 33

Blocco nazionale (Bn) 3,8 19

Partito nazionalemonarchico

2,8 14

Partito repubblicanoitaliano

2,5 9

Movimento sociale italiano 2 6

*Sono riportati solo i risultati dei principali partiti alla Camera deideputati.

| La Repubblica e gli anni del centrismo | 33

no, passando per iceti medi urbani;ossia a quegli stratidella società che, te-mendo il “salto nelbuio”, rappresentatoda una vittoria deicomunisti e dei so-cialisti, legati allapolitica di Mosca,preferiscono affi-darsi alla modera-zione e alla capacitàdi comporre interes-si diversi del partito

cattolico |41|.L’attentato a Togliatti del luglio 1948,

compiuto da un giovane neofascista, portamilioni di lavoratori a scioperare, nella con-vinzione che sia in atto un tentativo di gol-pe reazionario. Gli ex partigiani prendononuovamente la via della montagna. Rientra-ta per la prudenza dei dirigenti della sini-stra, l’agitazione produce l’inasprirsi delclima sociale e l’approfondirsi delle divisio-ni politiche, rinforzando l’attitudine del go-verno a reprimere duramente la protestapopolare. Il ministro degli Interni, il demo-cristiano Mario Scelba, crea il reparto cele-re della polizia. Finisce anche la fase

dell’unità sindacale: le componenti cattoli-che e laiche abbandonano la Cgil per fonda-re, rispettivamente, la Confederazione ita-liana sindacati lavoratori (Cisl) e l’Unioneitaliana del lavoro (Uil).

L’inasprirsi della “guerra fredda” a livellointernazionale (rivoluzione cinese, 1949,guerra di Corea, 1950) e il rafforzarsi delvincolo di politica estera rendono perma-nente l’esclusione dei comunisti e dei socia-listi dall’area di governo. Sul versante oppo-sto, la pregiudiziale antifascista emargina ineofascisti del Movimento sociale italiano(nato nel dicembre del 1946) e i monarchici.Quella italiana è una “democrazia bloccata”,nella quale non è possibile l’alternanza traforze di governo e di opposizione, per la na-tura antisistemica (reale o percepita) di que-ste ultime.

Perciò dal 1948 prende avvio la stagionedei governi centristi, basati sulla centralitàdella Dc in alleanza con i partiti laici minori(Pli, Psdi, Pri), che chiude definitivamente lesperanze di rinnovamento alimentate dallaResistenza e consolida l’egemonia del bloccosociale tradizionale, rappresentato dal par-tito di De Gasperi. Nel 1953 la volontà dellaDc di consolidare la maggioranza di gover-no, sottoposta nelle piazze e in Parlamentoalla duplice pressione della sinistra e della

destra neofascista, è alla basedell’approvazione di una nuo-va legge elettorale, che asse-gna un sostanzioso premio dimaggioranza alla coalizioneche ottiene il 50% dei voti.Duramente osteggiata dalleopposizioni, la “legge truffa”,come viene ribattezzata, nondispiega i suoi effetti, per labattuta d’arresto registratadalla Dc e dai suoi alleati alleelezioni che si tengono nellostesso anno.

FARE IL PUNTO

Delinea le vicende politiche

che conducono la Democrazia

Cristiana dalla sua affermazione

al “compromesso storico”.

|41| Una scena del filmneorealista Ladri di

biciclette (1948), regia diVittorio De Sica.Il movimento neorealistasi sviluppò tra il 1945 e iprimi anni Cinquanta.Registi come RobertoRossellini, Vittorio De Sicae Luchino Visconti diederouna rappresentazionecruda e drammatica dellarealtà del dopoguerra inopposizione allerappresentazioniestetizzanti e retoriche delcinema fascista.

FRANCIA

BELGIO GERMANIA

LUSS.

DANIMARCA

NORVEGIA

SVEZIA

FINLANDIA

POLONIA

LITUANIA

LETTONIA

ESTONIA

BIELORUSSIA

UCR

MOLDOVA

REP. CECA

SLOVACCHIA

UNGHERIA

CROAZIASLOVENIA ROMANIA

BULGARIA

ALBANIA

GRECIATURCH

BRETAGNA PAESIBASSI

SPAGNAPORTOGALLO

ITALIA

SVIZZERAAUSTRIA

BOSNIAERZ.

MONTENEGRO

SERBIA

L’integrazione europea

Europa dei 6Ceca: 1951, Cee: 1957

Europa dei 9: 1973

Europa dei 12: 1986

Europa dei 12: integrazionedella Germania orientale 1990

Europa dei 15: 1995

Europa dei 25: 2004

Europa dei 28: 2007-2013

34 | Profilo storico del Novecento |

dell’agricoltura. Si assiste a una nuovaespansione del settore industriale, che, altradizionale settore manifatturiero, affian-ca lo sviluppo di quello meccanico, dellachimica e della petrolchimica.

I mutamenti della struttura produttivasi riflettono sugli assetti sociali e culturalidel Paese. L’ulteriore slancio industriale,che interessa prevalentemente il Settentrio-ne, ma si estende progressivamente ancheall’Italia centrale, provoca importanti flus-si migratori interni, dal Sud al Nord e dal-le campagne verso le città. Oltre 9 milionidi italiani tra il 1955 e il 1971 lasciano la re-gione d’origine. La crescita delle città delCentro-Nord dà impulso allo sviluppodell’edilizia, che raddoppia il numero degliaddetti tra il 1952 e il 1962.

L’aumento del reddito si traduce in unavera e propria “rivoluzione dei consumi”.I generi di prima necessità non rappresenta-no più la voce principale dei bilanci fami-liari e aumentano le spese destinate all’ac-quisto di beni durevoli, servizi e generi vo-luttuari. La pubblicità fa sorgere nuovi biso-gni e contribuisce a diffondere nuovi gusti enuovi stili di vita. Gli elettrodomestici en-trano nelle case degli italiani. La Vespa e la600, la vettura economica prodotta dalla

Dal centro-sinistra al“compromesso storicoÓ

Il cauto riformismo dei governi a maggio-ranza Dc (riforma agraria, Cassa per il Mez-zogiorno, piano Casa, piano Vanoni), chepure ottengono alcuni importanti risultatiin politica estera, come la soluzione dellaquestione di Trieste (1954) o l’adesione alMercato comune europeo (1957), non è suf-ficiente a interpretare le profonde trasfor-mazioni della società italiana tra la fine de-gli anni Cinquanta e Sessanta.

In quel decennio, all’interno di un più ge-neralizzato fenomeno che interessa tuttol’Occidente capitalistico, il Paese conosceuna nuova fase di espansione economica,nota come “miracolo economico”. Il reddi-to nazionale netto raddoppia; il reddito an-nuo pro capite passa da 350.000 a 571.000lire. Nel 1958 gli addetti del settore indu-striale superano per la prima volta quelli

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Giappone

Germania

Francia

Gran Bretagna

Italia

Crescita economica

Flussi migratori

Da 20.000 a 45.000 unità

Da 45.000 a 75.000 unità

Da 75.000 a 100.000 unità

Oltre 100.000 unità

| Dal centro-sinistra al “compromesso storico” | 35

12 DICEMBRE 1969

Lo scoppio di unabomba alla BancaNazionaledell’Agricoltura inpiazza Fontana aMilano provoca17 morti e il ferimentodi 88 persone28 MAGGIO 1974

Bomba di piazza dellaLoggia a Brescia,esplosa durante unamanifestazionesindacale: 8 morti e103 feriti4 AGOSTO 1974

Una bomba esplodesul treno Italicus neltratto tra Firenze eBologna: 12 morti e48 feriti2 AGOSTO 1980

Lo scoppio di unabomba alla stazione diBologna provoca85 morti e 177 feriti

Linea del tempo1969-1980

Fiat, sono i nuovi status-symbol degli anniSessanta. Le automobili aumentano da unmilione del 1956 ai cinque milioni e mezzodel 1965 |42|. La popolazione giovanile, cre-sciuta negli anni dell’immediato dopoguer-ra in seguito al baby boom, abbandonata l’eti-ca del lavoro e del sacrificio delle generazio-ni precedenti, diventa una fascia di mercatocon gusti specifici, alla quale rivolgono cre-scente attenzione l’industria della moda edell’intrattenimento. La televisione, che ini-zia le trasmissioni nel gennaio 1954 ed èsaldamente controllata dal governo, contri-buisce a forgiare l’immaginario e l’identitàdegli italiani, ma anche a generalizzare l’u-so della lingua italiana, in un Paese nel qua-le è ancora prevalente l’uso dei dialetti. L’atti-tudine pedagogica della Rai si coglie in tra-smissioni quali Non è mai troppo tardi, con ilmaestro Manzi che insegna agli analfabeti a

leggere e a scrivere. Nel contempo avanzal’“americanizzazione” dello spettacolo conun quiz popolarissimo come Lascia o raddop-

pia, condotto da Mike Bongiorno |43|.Il cinema (Visconti, Risi, Rosi) e la lette-

ratura (Bianciardi, Mastronardi, Pasolini)raccontano le trasformazioni del Paese edenunciano gli effetti perversi di una mo-dernizzazione caotica e incontrollata, de-scrivendo in maniera impietosa la perditadelle identità tradizionali e del senso dellacomunità, la loro illusoria sostituzione conmiti effimeri, quali il miraggio del successoindividuale e del consumismo.

|42| Torino, lostabilimento Fiat diMirafiori, 1950.

|43| Una puntata del 1956 di Lascia

o raddoppia, il popolare quizcondotto da Mike Buongiorno.

Nuovi consumi

Famiglie italiane dotate di elettrodomestici (in %)

Anno Tv b/n Tv colore Lavatrice Frigo

1953 1 14

1960 20 5 17

1965 49 23 55

1970 82 63 86

1975 85 77 93

1980 85 22 86 98

1985 64 58 89 99

36 | Profilo storico del Novecento |

La denuncia dei crimini staliniani al XXcongresso del Pcus e l’invasione sovieticadell’Ungheria (1956) determinano in Italiala fine dell’alleanza tra socialisti e comu-nisti. Mentre i primi prendono le distanzedal comunismo sovietico, i secondi ribadi-scono, pur con qualche distinguo, la propriafedeltà a Mosca. La fase di cauto disgelo neirapporti Usa-Urss, seguita alla morte di Sta-lin nel 1953, la sconfitta del tentativo deldemocristiano Fernando Tambroni di con-solidare a destra la maggioranza governati-

va con il sostegno dei neofascisti, il nuovocorso impresso alla Chiesa cattolica da papaGiovanni XXIII con il Concilio Vaticano II(1963), che avvicina i cattolici a un fecondorapporto con la modernità, consentono disperimentare nuove formule di governo,aperte alla partecipazione delle forze politi-che che rappresentano le masse popolari.

Il riavvicinamento di cattolici e socialistinel 1962 sfocia, l’anno successivo, nel varodel primo governo di centro-sinistra orga-nico, che vede il Psi entrare nella compaginegovernativa presieduta dal democristianoAldo Moro. Il nuovo esecutivo nasce con ilproposito di guidare l’impetuoso processo dimodernizzazione di quegli anni, sanandone,allo stesso tempo, gli squilibri. L’istituzionedella scuola media unica e obbligatoria,per realizzare la scolarizzazione di massa, ela nazionalizzazione dell’energia elettrica,necessaria per orientare lo sviluppo e sot-trarlo al condizionamento dei grandi gruppiprivati, costituiscono i due perni del pro-gramma riformatore del centro-sinistra.

Quel disegno, che alimenta nuove spe-ranze di cambiamento, suscita la diffidenzae l’allarme delle forze politiche conservatri-ci (destra democristiana, liberali, monarchi-ci, neofascisti), le quali temono che il cen-

|44| Manifestazione deglistudenti a Roma alla vigiliadegli scontri a Valle Giulia,1968.

Il centro-sinistrae la stagionedelle riforme

Economia Governo

Mutamento dellastrutturademografica

(baby boom)

migrazioni interne eurbanizzazione

modernizzazionedei costumi esecolarizzazione

apertura dellaChiesa al mondomoderno

desiderio dimaggiorepartecipazionepolitica di nuovisoggetti sociali(studenti e operai)

Quadro politico

disgelo dopo lastagione più aspradella “guerrafredda”

fine del pattod’unità d’azionecomunisti-socialisti

sconfitta dell’ipotesineocentrista basatasull’alleanza dellaDc con le destrepolitiche e sociali

modernizzazionedella strutturaproduttiva

“miracoloeconomico”

rivoluzionedei consumi

riforma della scuolamedia

nazionalizzazionedell’energia elettrica

Societˆ

| Dal centro-sinistra al “compromesso storico” | 37

tro-sinistra sia il “cavallo di troia” del Pci,ma anche dei ceti proprietari, dei potentatieconomici, di settori degli apparati delloStato che vedono messe in pericolo le pro-prie posizioni di potere e di privilegio. Taliopposizioni impediscono la realizzazionedella riforma urbanistica del democristianoFiorentino Sullo, l’estensione della riformadella scuola alle elementari e alle medie su-periori, l’attuazione del piano di program-mazione economica proposto dall’esponen-te della sinistra socialista Antonio Giolitti.

Il diffondersi nell’estate del 1964 di vocicirca un colpo di Stato organizzato dal co-mandante generale dei Carabinieri, Gio-vanni De Lorenzo (“piano Solo”), che ve-drebbe il coinvolgimento del presidentedella Repubblica, Antonio Segni, e l’attitu-dine alla mediazione e al compromesso diMoro (che deve tenere conto delle resistenzeinterne al suo partito), chiudono la stagioneriformatrice del centro-sinistra, anche se laformula politica sopravvive ancora perqualche anno. La fine di quell’esperienza se-gna la rinuncia delle classi dirigenti a gui-dare lo sviluppo dell’economia e della socie-tà e inaugura una prassi di governo, nellaquale è coinvolto ora anche il Psi, basatasull’utilizzo clientelare delle risorse pubbli-che come strumento per mantenere edestendere il consenso.

A fronte dell’incapacità della politica dirappresentare le istanze di cambiamento, lasocietà civile si mette in movimento nelbiennio 1968-1969. Il movimento studen-tesco |44| nasce sulla scia della contestazio-ne giovanile che in quegli anni investe altriPaesi occidentali e si alimenta del disagioper un sistema scolastico arcaico, selettivo eautoritario. Per l’influenza di gruppi intel-lettuali della sinistra, nei quali è fortemen-te radicata la tradizione marxista e operai-sta, si trasforma successivamente in un mo-vimento di critica al sistema capitalisti-co-borghese, aprendosi ad altri soggetti so-ciali (giovani non scolarizzati, impiegati,immigrati del Sud).

Gli studenti ricercano attivamente il col-legamento con la classe operaia che, conl’ingresso di una nuova generazione, menoeducata politicamente e più attenta ai nuovibisogni collettivi, negli stessi anni si mobi-lita rivendicando salari più alti, ma anche

|45| La strage alla Banca Nazionaledell’Agricoltura in Piazza Fontana, Milano,12 dicembre 1969.

denunciando l’alienazione del lavoro e l’au-toritarismo della fabbrica fordista. Studentie operai sono uniti dalla richiesta di formedi democrazia diretta e assembleare. Il “mo-vimento del Sessantotto”, nelle sue varieespressioni e al di là della veste ideologicache assume, porta con sé una potenteistanza di liberazione dell’individuo e dirinnovamento dei costumi che contribui-sce in maniera duratura alla modernizza-zione della società.

La mobilitazione operaia dell’“autunnocaldo” ha come effetto più tangibile l’appro-vazione da parte del Parlamento, nel 1970,dello Statuto dei lavoratori, che tutela i di-ritti dei lavoratori nelle aziende. E, d’altraparte, provoca la reazione dell’estrema de-stra, con la complicità di apparati dello Sta-to e di settori deviati dei servizi di sicurezza.I 17 morti e gli 88 feriti provocati dalla bom-ba esplosa nella sede di Milano della BancaNazionale dell’Agricoltura |45|, il 12 dicem-bre 1969, inaugurano la “strategia dellatensione”, tesa a soffocare la mobilitazionedelle sinistre e a produrre una svolta autori-taria nel Paese. La strage di Piazza Fontana èl’inizio di una stagione di sangue che prose-gue con gli attentati di Piazza della Loggiaa Brescia (maggio 1974), del treno Italicus

(agosto 1974), della stazione di Bologna(agosto 1980) e che produce più di 4000 epi-sodi di violenza politica, per l’80% attribui-bili all’estrema destra.

38 | Profilo storico del Novecento |

Quell’oscuro disegno non ferma la sta-gione dei movimenti collettivi, durante laquale la società civile si organizza per riven-dicare nuovi spazi di democrazia e più avan-zati diritti civili. Alcune istanze di rinnova-mento si affermano, grazie alle battaglie delmovimento femminista, con la legge cheintroduce il divorzio (1970) e la successivasconfitta del referendum abrogativo chiestoda Dc e Msi (1974), con il nuovo diritto di fa-miglia, che sancisce la parità dei coniugi(1975), con la legge che introduce l’interru-zione volontaria di gravidanza (1978).

Il varo di un governo monocolore guida-to dal democristiano Giulio Andreotti, conl’astensione di tutti i partiti, segna l’avvici-namento del Pci all’area di governo einaugura la stagione del “consociativismo”|46|, nella quale, piuttosto che realizzareun organico piano di riforme, si coinvolgeil partito comunista nella pratica dellaspartizione (“lottizzazione”) degli incari-chi pubblici tra i partiti, come avviene conla riforma della Rai (1975) e con quella dellasanità (1978).

Con la guerra arabo-israeliana del Kip-pur e l’aumento del prezzo del greggio(1973) ha inizio una fase di ristagno delleeconomie occidentali, che comporta unanuova crescita della disoccupazione. Nel1975 si registrano in Italia una contrazionedel prodotto interno lordo del 3,6% e un tas-so d’inflazione del 18%. La spesa pubblica,utilizzata dai partiti come risorsa per stabi-lizzare il proprio potere, continua a cresce-re. Nuovi scandali, che coinvolgono anche ilpresidente della Repubblica, Giovanni Leo-ne, rivelano la cattiva gestione della cosa

|47| Aldo Moro, durantela prigionia dopo ilrapimento da parte delleBrigate Rosse, tiene inmano una copia de“la Repubblica”, 20 aprile1978.

|48| La marcia deiquarantamila, Torino,1980.

pubblica e la corruzione degli amministra-tori.

In questo quadro di crisi delle istituzionie di disagio economico, nel contesto del ri-flusso della mobilitazione collettiva e di uncrescente disagio giovanile, che si manife-sta con la fiammata violenta del movimen-to del 1977, si sviluppa il fenomeno del ter-rorismo di sinistra. Ristretti gruppi, for-mati nelle esperienze di mobilitazione delperiodo immediatamente precedente, ri-spondono all’integrazione del Pci nel siste-ma e all’azione repressiva dello Stato con lalotta armata. Le Brigate Rosse iniziano laloro attività con azioni dimostrative e, inuna escalation di violenza, proseguono conl’attacco armato ai simboli del sistema, ucci-dendo magistrati, poliziotti, giornalisti, conl’obiettivo di portare l’attacco al “cuore delloStato”. Gli anni tra il 1977 e il 1980 verran-no ricordati come “anni di piombo”.

Il 16 marzo 1978, alla vigilia del varo delnuovo esecutivo presieduto da Giulio An-dreotti, con l’appoggio del Pci, un comman-do delle Br uccide gli uomini della scortae rapisce il presidente della Dc, AldoMoro, artefice della politica di “solidarietànazionale”|47|. Il ritrovamento del corpodello statista democristiano, 55 giornidopo, segna, anche sul piano simbolico, ilculmine della crisi dello Stato. L’esperienzadei governi di solidarietà nazionale, se creaun fronte di forze determinate a sconfigge-re il terrorismo, non produce gli esiti spera-ti sul piano economico e sociale e si esauri-sce già nel corso del 1979. La sconfitta delmovimento operaio è sancita nell’immagi-nario collettivo dalla “marcia dei quaranta-

|46| La storica stretta dimano tra Aldo Moro (Dc)ed Enrico Berlinguer (Pci),luglio 1977.

| Gli anni Ottanta e la fine della “Prima Repubblica” | 39

mila” |48|, i quadri della Fiat torinese chescendono in piazza per chiedere la fine del-le agitazioni promosse dai sindacati percontrastare il previsto piano di ristruttura-zione aziendale.

FARE IL PUNTO

Quali sono le radici e gli effetti del boom

economico?

Gli anni Ottanta e la finedella “Prima Repubblica”

All’inizio del nuovo decennio il calo dell’in-flazione e l’aumento del prodotto internolordo con un tasso del 2,5% annuo, il buonandamento degli indici di Borsa e la remu-nerazione dei titoli di Stato alimentano l’ot-timismo per un certo dinamismo dell’eco-nomia, che sembra rinverdire il miraggiodel benessere. Il declino di alcuni compartiindustriali (siderurgico e automobilistico) ela conseguente razionalizzazione produtti-va delle grandi aziende collocate nel “trian-golo industriale” sono accompagnati dall’af-fermarsi, soprattutto nelle regioni del Nord-Est, di un nuovo modello produttivo, basa-to sulla piccola e media impresa. Al Sud itentativi di modernizzazione delle aree de-presse fondati sugli investimenti pubblicinon hanno risolto il problema della disoc-cupazione, che si mantiene al 20% (contro il7% del Nord).

Nel Mezzogiorno, ma non solo, la vitalitàdel sistema economico è assicurata dallacrescente incidenza dell’“economia som-mersa”, alimentata da piccolissime impreseche si mantengono competitive sfuggendoai controlli fiscali e alla legislazione del la-voro. Ma anche dal fiorire dell’“economiacriminale”, che, secondo alcune stime, allafine degli anni Ottanta vale circa il 10% delPil nazionale.

Gli introiti del commercio di stupefacen-ti e il controllo del sistema degli appalti nelsettore delle opere pubbliche ampliano adismisura in questi anni la capacità delle“mafie” (mafia siciliana, Õndrangheta cala-brese, camorra napoletana, sacra coronaunita pugliese) di penetrare nel sistemaeconomico, di controllare ampie zone delPaese e di condizionare lo stesso potere poli-tico. Gli omicidi del generale Carlo Albertodalla Chiesa (1982) e poi dei giudici Giovan-ni Falcone e Paolo Borsellino (1992) |49|definiscono i limiti cronologici di un de-cennio caratterizzato dal crescere della mi-

40 | Profilo storico del Novecento |

naccia delle organizzazioni mafiose e daltentativo dello Stato, con i suoi uomini mi-gliori, di contrastarlo. La società civile simobilita per sostenere i magistrati anti-mafia. Episodi inquietanti, come l’uccisionedell’esponente Dc siciliano Salvo Lima, sve-lano d’altra parte il sistema di collusione conla mafia di importanti settori della politicanazionale.

Questa fase vede protagonista il leaderdel Psi Bettino Craxi |50|. Asceso alla guidadel partito nel 1976, Craxi rilancia la culturariformista del socialismo italiano, accen-tuando la polemica con il Pci. I governi gui-dati dal leader socialista tra il 1983 e il 1987,sorretti da una maggioranza pentapartita(Dc, Psi, Pri, Psdi, Pli), inaugurano un nuovostile politico, basato su un atteggiamento“decisionista”, che in politica interna si con-cretizza nell’imposizione del taglio di alcunipunti della scala mobile (l’adeguamento au-tomatico dei salari al costo della vita), con-tro il parere dei sindacati e del Pci, e nel ten-tativo di riaffermare il ruolo del Paese sulpiano internazionale. Ma si caratterizzanoanche per l’esplosione del debito pubblico(passato dal 55% del 1981 al 92% del Pil nel1987).

Le ripercussioni nazionali del crollo dellaBorsa di Wall Street nell’ottobre 1987 svela-no il carattere illusorio della promessa dibenessere che sostiene l’era Craxi, mettendoa nudo la fragilità del sistema economico, ledebolezze e le inefficienze dello Stato e la cri-si di senescenza del sistema dei partiti, cor-

|49| Giovanni Falcone ePaolo Borsellino, 1985.

|50| Bettino Craxi.

roso dalla corruzione e dal clien-telismo. È in questo contesto,che si affermano nel Paese nuo-ve forze sociali e politiche. Giànel corso degli anni Ottanta allacrisi delle ideologie corrispondel’emergere di movimenti temati-ci, come quelli pacifisti ed ecolo-gisti. Alle elezioni regionali del1990 compare per la prima voltala Lega Nord, un raggruppa-mento politico guidato da Um-berto Bossi che rappresenta l’in-sofferenza dei nuovi ceti produt-tivi del Nord-Est per la gravositàdel sistema fiscale dello Statocentrale, l’assistenzialismo nelMezzogiorno ma anche le paure

e le difficoltà di convivenza prodotte dai re-centi flussi d’immigrazione straniera in Ita-lia. Solleticando gli istinti individualisticidi una società civile che ha smarrito i valoridella solidarietà, la Lega oscilla tra ipotesi diriorganizzazione federale dello Stato e mi-nacce di secessione delle regioni ricche delPaese.

D’altra parte, la profonda crisi del comu-nismo sovietico, che prosegue malgrado iltentativo riformatore di cui è protagonista

1992 la crisi finanziaria porta la lira a usciredal Sistema monetario europeo. La “Secon-da Repubblica” nasce nel pieno di una crisifinanziaria, istituzionale e politica. Si cercadi fare fronte all’emergenza con una serie di“governi tecnici” che impongono al Paesepesanti manovre economiche.

Con il referendum del 1993, i cittadini siesprimono a favore del superamento del si-stema elettorale proporzionale e per l’intro-duzione del maggioritario, una formulache favorisce le singole personalità politi-che invece dei partiti organizzati su basenazionale. A fronte della verticale perditadi credibilità della classe politica, si diffon-de l’opinione che occorra sostituire i profes-sionisti della politica con esponenti dellasocietà civile. Venute meno le vecchie for-me di mobilitazione ideologica e di parteci-pazione collettiva, la politica si affida sem-pre più al carisma dei leader e alla spettaco-larizzazione mediatica.

In questo clima, alle elezioni politichedel 1994 si afferma a sorpresa Forza Italia,un partito nato in pochi mesi dal sistemaaziendale guidato da Silvio Berlusconi, im-prenditore televisivo cresciuto all’ombradel potere craxiano, per sbarrare la strada aquella che si annuncia come una incontra-stata vittoria della sinistra. Forza Italia èstato definito un partito-azienda, per laprovenienza aziendale dei suoi dirigentipolitici e per l’adozione di un nuovo stilepolitico, basato su tecniche pubblicitarie,tese a colpire l’immaginario e i sentimentidell’audience. Il “Polo delle libertà” di Ber-lusconi si appoggia al Nord alla Lega di Bos-si e al Sud ad Alleanza nazionale, la forma-zione sorta nel 1994 dalle ceneri del Msi,guidata da Gianfranco Fini. Il programmadel raggruppamento si propone di portarein Italia quella “rivoluzione neoliberista”attuata negli anni Ottanta negli Stati Unitidi Ronald Reagan e nella Gran Bretagna diMargaret Thatcher.

FARE IL PUNTO

Che fattori determinano la crisi e il crollo della

prima repubblica?

Michail Gorbaciov a partire dal 1985 – il cuiesito ultimo è rappresentato dalla caduta del“muro di Berlino” nel 1989 e dalla riunifi-cazione della Germania –, si riflette sul pia-no nazionale, facendo venire meno le ragionistesse che avevano collocato i comunisti inuna posizione di esclusione dall’area di go-verno. Ma la crisi del “socialismo reale”, unsistema che nega la libertà e non assicura ilbenessere dei cittadini, travolge l’idea stessadi comunismo come strumento di liberazio-ne. Il nuovo segretario del Pci, Achille Oc-chetto, con la “svolta della Bolognina”, rom-pe con la tradizione comunista e annuncia lanascita del Partito democratico della sini-stra (Pds), mentre l’opposizione interna dàvita al partito della Rifondazione comunista.

Nel 1992 l’inchiesta della magistraturadi Milano, ribattezzata “Mani pulite”, do-cumenta il sistema di corruzione che legail mondo dell’impresa e della finanza a quel-lo della politica (“Tangentopoli”) |51|. Unterremoto si abbatte sui partiti che hannocostituito le fondamenta della “Prima Re-pubblica”. La Dc, che pur restando partito dimaggioranza relativa, dalla fine degli anniSettanta è andata perdendo progressiva-mente consensi, e il Psi sono travolti dagliscandali e scompaiono dalla scena. Dopoaver tentato di difendere in Parlamento il si-stema illegale di finanziamento dei partiti,Craxi, inseguito da mandati di cattura perreati di concussione, sceglie la via dell’esilioin Tunisia. La componente di centro-sinistradella Dc prende il nome di Partito popolare,mentre quella di centro-destra si organizzanel Centro cristiano democratico e nei Cri-stiani democratici unitari. Nel settembre del

|51| Milano,manifestazione contro lacorruzione all’epoca diTangentopoli, 1992.

| Gli anni Ottanta e la fine della “Prima Repubblica” | 41

42 | Profilo storico del Novecento |

Gli anni della“Seconda Repubblica”

Le elezioni del 1996, anticipate per una cri-si di governo provocata dalla Lega, portanoa palazzo Chigi il candidato dello schiera-mento di centro-sinistra, raccolto sotto ilsimbolo dell’Ulivo (Partito popolare, De-mocratici di sinistra, Verdi, Rifondazionecomunista), Romano Prodi. Il governo Pro-di intende ridurre il debito pubblico per ri-entrare nei parametri economici fissati nelTrattato di Maastricht (1993) e portare l’I-talia ad adottare l’euro, la nuova monetaeuropea che entrerà in vigore nel 2002.

Nel 2001 Berlusconi conduce nuova-mente alla vittoria il centro-destra |52|, chegoverna per l’intera legislatura e vara prov-

vedimenti di riforma della scuola, dell’im-migrazione, delle pensioni, del sistema ra-dio-televisivo. Dopo una breve parentesi dicentro-sinistra, Berlusconi ottiene una nuo-va affermazione personale alle elezioni del2008. Nella competizione elettorale si scon-trano ora il Partito democratico –nato nel2007 dalla fusione della Margherita (ex Par-tito popolare) e dei Democratici di sinistra– che, nel tentativo di riavvicinare i cittadi-ni alla politica, adotta le “elezioni primarie”per la scelta dei candidati. Sul versante op-posto, e come conseguenza della nascita delPd, Berlusconi lancia il Popolo della libertà,che unisce Forza Italia e Alleanza nazionale.

Il quadro politico vede in questi anni lasemplificazione degli schieramenti, attra-verso continue trasformazioni dei partitialle quali, però, solo parzialmente corri-sponde un reale rinnovamento della classepolitica, e il delinearsi di un sistema bipo-lare, basato sull’alternanza delle forze che sicandidano a governare. Il bipolarismo, inve-ce di produrre l’auspicata normalizzazionedella dialettica democratica, inasprisce loscontro politico tra centro-destra e centro-sinistra. Le sinistre denunciano il “conflitto

|52| Silvio Berlusconi.

teoria economica che sostienel’abbandono dell’interventismostatale nella sfera pubblica,indicato come causadell’inflazione e dell’aumentodel deficit statale.

deregulation

eliminazione progressiva delleregole che disciplinano il mercatodelle merci, del lavoro e dellafinanza

privatizzazione

e/o drastica riduzione dei serviziprecedentemente erogati dalloStato (sanità, trasporti, previdenza,istruzione ecc.)

defiscalizzazione

riduzione delle tasse, soprattuttoper le categorie benestanti, comevolano della crescita

La liberalizzazione

del mercato deve

essere attuata

attraverso tre

ricette

2

3

1

Neoliberismo

di interessi” e il monopolio berlusconianoin campo televisivo come una distorsionedella competizione politica, oltre che delleregole del mercato, e appoggiano la magi-stratura che apre diverse inchieste sull’atti-vità dell’imprenditore Berlusconi. L’interes-sato replica con leggi che cancellano i reatie denunciando l’intento della sinistra e diparte della magistratura, a suo dire, “comu-nista”, di volerlo eliminare dalla competi-zione politica per via giudiziaria.

Gli argomenti utilizzati dal centro-sini-stra non sembrano tuttavia modificare l’o-pinione degli italiani, i quali nel 2008 ricon-fermano la fiducia a Berlusconi. La litigiosi-tà delle componenti del centro-sinistra el’incapacità di proporre un proprio modellodi società, che vada oltre il semplice rigorenella tenuta dei conti pubblici, spiegano ilsostanziale predominio dello schieramentoberlusconiano nel periodo 1994-2011.

Nel corso del ventennio il dibattito poli-tico si concentra quasi esclusivamente sulleriforme istituzionali. La questione della “go-vernabilità”, del rafforzamento dell’esecuti-vo attraverso l’adozione di leggi elettoraliche garantiscano un premio di maggioranzaallo schieramento vincitore, nonché le pro-poste di vari modelli di presidenzialismo(dibattuti sin dai tempi di Craxi) rivelano iltentativo di supplire alla sempre più evi-dente debolezza della politica con l’ingegne-ria costituzionale. L’interminabile dibattito

sulle riforme alimenta la conflittualità tra leparti e conduce a una situazione di stallo de-cisionale. Assieme a quella istituzionale, ri-mane irrisolta la “questione morale”.

In effetti, la “Seconda Repubblica” nonsembra soddisfare quelle attese di rifor-ma del sistema istituzionale, di risana-mento della spesa pubblica, di rinnova-mento della classe dirigente e di muta-mento del costume politico espresse a piùriprese dalla società civile. Nel centocin-quantesimo anniversario dell’Unità d’Italia(2011) solo il 18% dei cittadini interpellatiper un sondaggio dichiara di avere fiducianel Parlamento, mentre ancora più bassa èquella nei partiti (9%). Alta rimane la credi-bilità della magistratura, delle forze dell’or-dine e del presidente della Repubblica. Ineffetti, la presidenza di Giorgio Napolitano,oltre a proseguire la linea del predecessoreCarlo Azeglio Ciampi (1999-2006), volta arecuperare il sentimento di appartenenzanazionale degli italiani a fronte delle moltespinte disgregatrici, si caratterizza per ilruolo di solido riferimento istituzionale e diindirizzo a fronte della debolezza crescentedella politica. Questa la ragione della sua ri-elezione, senza precedenti nella storia re-pubblicana, all’alta carica nel 2013.

In questi anni, seguendo le politiche eco-nomiche indicate a livello europeo per ri-portare sotto controllo il deficit del bilanciostatale, il Paese viene sottoposto a una dra-

L’Italia dallaResistenzaa oggi

Anni Ottanta-Novanta

“era Craxi” e illusione del benessere

cambiamento del modello produttivo(piccola e media impresa)

economia criminale (mafie)

crisi delle istituzioni e dei partiti:“tangentopoli” e crisi fiscale dello Stato;fine della “Prima Repubblica” (1992)

Resistenza

guerra di liberazione contro l’occupantetedesco

guerra civile tra fascisti della Rsi e antifascisti

guerra di classe per rinnovare la società e loStato

Anni Novanta

“Seconda Repubblica”: affermazione disoggetti politici nuovi (Forza Italia,Lega, Alleanza nazionale) etrasformazione dei vecchi (Pci-Pds-Ds-Pd)

struttura bipolare del confronto politico(centro-destra/centro-sinistra);persistente deficit dell’azione diriforma delle istituzioni

Centro-sinistra e stagione deimovimenti collettivi

apertura al Psi della maggioranzadi governo (1963)

1968-1969: mobilitazionestudentesca e operaia

anni Settanta: compromessostorico (Dc-Pci)

terrorismo rosso e nero

Repubblica e anni del centrismo

affermazione della Repubblica (2 giugno 1946)

varo della Costituzione

governi formati dalla Dc e dai partiti di centro

| Gli anni della “Seconda Repubblica” | 43

44 | Profilo storico del Novecento |

stica cura a base di privatizzazioni, riduzio-ne dei servizi erogati dallo Stato (scuola, sa-nità, previdenza, trasporti), restringimentodel potere dei sindacati e delle tutele dei la-voratori in nome della “flessibilità del lavo-ro” e delle nuove esigenze poste dalla “glo-balizzazione” dei mercati delle merci e fi-nanziari |53|. L’Italia vede allargarsi in mi-sura mai conosciuta prima le diseguaglian-ze sociali, arretrare la produttività, crollaresalari e stipendi a vantaggio di rendite eprofitti, aumentare la disoccupazione, so-

prattutto quella giovanile e femminile, inparticolare nelle regioni meridionali. Lanuova crisi economica mondiale del 2008produce un ulteriore peggioramento degliindicatori economici nazionali.

È in questo contesto che, a partire dal2009, si fa strada il Movimento CinqueStelle (M5S), fondato dall’ex comico BeppeGrillo, che raccoglie in parte l’eredità dimovimenti di critica alla politica degli anniprecedenti. La nuova formazione politica,al pari di altri movimenti (Occupy WallStreet in America, Indignados in Spagna, Pi-raten in Germania) predica l’avvento di unanuova “democrazia digitale”, che attraversonuove forme di partecipazione rese possibi-li dalla rete (world wide web) restituisca po-tere decisionale ai cittadini. Il successo del

|54| Le elezioni politiche del 2013.

|53| Roma, muro dicartoni con i nomi e inumeri della crisi delsettore industriale italianodavanti al Ministero delLavoro, 2013.

Risultati elettorali dal 1994 al 2013

Anno Coalizione vincente Presidentedel Consiglio

1994 Polo delle libertà(centro-destra)

Berlusconi

1996 Ulivo(centro-sinistra)

Prodi

2001 Casa delle libertà(centro-destra)

Berlusconi

2006 Unione(centro-sinistra)

Prodi

2008 Popolo della libertà(centro-destra)

Berlusconi

2011 Governo “tecnico” Monti

2013 Governodelle “larghe intese”

Letta

movimento di Grillo si basa sulla propostad’intervento in campi d’immediato interes-se per i cittadini (acqua pubblica, trasporti,sviluppo, ambiente), ma anche e soprattut-to sulla denuncia, con aggressività verbaleche sconfina nel turpiloquio, degli abusi deipartiti, dei costi di finanziamento della po-litica e dello spreco di denaro pubblico,dell’inamovibilità e incapacità delle classidirigenti.

La bufera finanziaria dell’estate, la pres-sione delle istituzioni economiche interna-zionali, i contrasti interni alla maggioranzaportano alla fine del quarto governo Ber-lusconi nel novembre 2011. Nello scenariodrammatico del momento, viene formato

un “governo tecnico” presieduto dall’eco-nomista Mario Monti, con l’appoggio diuna larga maggioranza parlamentare com-prendente Pdl e Pd. Il governo vara una pe-sante manovra economica denominata“salva Italia” per scongiurare il pericolo delfallimento (default) economico del Paese e ilsuo commissariamento da parte di organi-smi sovranazionali. Pur apprezzato in sedeinternazionale, il governo Monti, con lascelta di continuare la strada delle politichedeflattive, aggrava la recessione: decine dimigliaia di piccole imprese chiudono e li-cenziano i dipendenti, i consumi delle fami-glie si riducono, i giovani, privi di prospetti-ve occupazionali, prendono, come i lorononni all’inizio del Novecento, la stradadell’emigrazione.

Le elezioni del 2013 |54|, con la vittoriadi stretta misura del Pd (25,4%), il calo delPdl (21,5%), il drastico ridimensionamentodella Lega (dall’8,3 del 2008 al 4%) e la nettaaffermazione del M5S (25,5%) di Grillo |55|,che nelle settimane successive rifiuta laproposta di appoggiare un esecutivo a guidaPd, portano alla formazione di un governodelle “larghe intese”, guidato dall’esponen-te democratico Enrico Letta, sostenuto daPd, Pdl e da Scelta civica, la lista con la qualeMonti si è presentato agli elettori.

Pochi mesi dopo, la condanna in via defi-nitiva per frode fiscale costringe Berlusconia lasciare il seggio al Senato. Il Popolo dellalibertà si spacca: mentre una parte conflui-

sce nella rifondata Forza Italia che, in segui-to, toglierà l’appoggio al governo, un’altra,guidata dall’ex ministro della Giustizia An-gelino Alfano, fonda il Nuovo centrodestrae riconferma l’appoggio a Letta.

Sfiduciato dall’esecutivo del suo partito,nel gennaio 2014 Letta cede la mano a Mat-teo Renzi |56|, giovane sindaco di Firenzeche ha condotto una campagna interna alPd per rinnovare la vecchia classe dirigente(o “rottamarla”, secondo un termine ormaientrato nell’uso). Il nuovo esecutivo, in cari-ca da febbraio, limita il numero dei ministria 18, fra cui 8 donne e alcuni esponenti dellanuova generazione tratti dalla società civi-le, proponendosi come il più attento allaparità di genere e il più giovane della storianazionale (con un’età media di 47 anni).

Renzi si presenta con un volto nuovo elancia un ambizioso programma di rinno-vamento – sia sul versante economico-sociale sia su quello istituzionale – per im-primere una scossa riformatrice a un Paeseche accusa un notevole ritardo sull’appro-vazione delle misure per combattere la crisifinanziaria globale e nazionale degli ultimianni. Il segnale della discontinuità sembraessere stato colto dagli elettori, che hannotrasformato l’occasione delle elezioni euro-pee del 25 maggio 2014 in un considerevoleattestato di fiducia a favore di Renzi e delsuo governo. Il Pd ottiene quasi il 41% deivoti, il M5S si riconferma il secondo partitocon il 21,5%, mentre Forza Italia scende al16,8%. L’ottimo risultato del Pd è consolida-to nella tornata di elezioni amministrativedel giugno successivo.

Gli osservatori si interrogano sul fatto secon Renzi stia prendendo forma la “TerzaRepubblica”, ossia se si sia inaugurata unanuova stagione politica nella quale si possa-no finalmente realizzare quelle promesse diriforma del Paese a lungo e vanamente atte-se. L’Italia è inoltre chiamata a scelte di cru-ciale importanza, in cooperazione con glialtri Stati europei, sul piano dei rapporti in-ternazionali e della gestione dei crescentiflussi migratori che provengono soprattut-to da Paesi in guerra e in grave crisi sociale eumanitaria dell’Africa e del Medio Oriente.

|55| Beppe Grillo. |56| Matteo Renzi.

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