Sextantio Albergo Diffuso a Matera, Le Grotte della Civita

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Sextantio Le Grotte della CivitaMATERA

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UN MODELLO DI SVILUPPO PER I BORGHI STORICI DELLA MONTAGNA APPENNINICA OGGETTO DI ABBANDONO: DIFFERENZE E SPECIFICITA’ DEL PROGETTO NEI SASSI DI MATERA

PremessaIl progetto a S. Stefano di Sessanio, e quello che verrà in essere in altri borghi storici abbandonati o semi abbandonati della nostra montagna, sussumìbili al concetto di “patrimonio storico minore”, vorrebbe avere un approccio di inusuale conservazione le cui premesse metodologiche cercheranno di essere spiegate di seguito. Il termine “patrimonio storico minore”, verrebbe usato, secondo questo ordine di idee, per rappresentare l’architettura che nasce primariamente dalle più essenziali esigenze di sussistenza, un patrimonio spesso rurale, costruito, almeno in parte, dalle stesse persone che lo avrebbero abitato e che ha subito, nelle generazioni, costanti mutazioni legate ad esigenze funzionali e in antitesi al patrimonio più nobile che contempla una specifica

e più unitaria progettualità legata a differenti esigenze di significazione, di rappresentatività, di ricerca estetica, etc.

I patrimoni minori sono stati creati invece, non dall’opera demiurgica di una ricca committenza, attraverso l’interpretazione talora creativa dell’artista\architetto, ma da una collettività indifferenziata che affonda le sue radici in uno specifico

contesto storico antropologico legato a doppio filo con il

territorio - filiazioni antropiche dell’anima più profonda di

questo territorio.

Ma perché questi patrimoni e specificatamente questi patrimoni

minori dovrebbero trovarsi in uno speciale rapporto col territorio?

Innanzitutto per ragioni molto pratiche. La povertà e la mancanza di mezzi hanno reso necessario il materiale da costruzione locale con le sue assonanze materiche e l’assecondamento dell’originale

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01 1215 L’UOMO ABITA LE GROTTE

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morfologia del territorio. Ma la ragione di questo ancestrale rapporto tra costruito e territorio è molto più profonda e, a prescindere dalle spiegazioni teoriche, che potrebbero rifarsi alle molteplici e più differenziate teorie sul rapporto uomo\ambiente, di fatto è intuitivamente “comprensibile” un “Genius Loci” che testimonia gli aspetti più complessi e differenziati di quei territori con forti caratteristiche di identità. Un’identità che va dalla costituzione degli umani, dalla loro fisiognomica, ai loro usi e costumi, dal patrimonio storico\

architettonico fino al paesaggio “tout cour”; tutte caratteristiche

che, nella loro indissolubile unitarietà, caratterizzano la specifica identità del territorio.

Ed è stato specificatamente nei borghi storici oggetto

dell’abbandono, in particolare nella montagna appenninica del nostro meridione dove di Storia ne è passata tanta, che si è conservata questa identità sia nel rapporto col paesaggio, per la mancanza in alcuni luoghi delle invasive e “moderne” urbanizzazioni degli ultimi 50 anni, sia antropologicamente, perché l’elemento umano residuo ha mantenuto, particolarmente in questi luoghi, maggiori rapporti con la ritualità e l’immobilità delle antiche culture locali.

Il modelloCome conseguenza di queste sommarie considerazioni, si vuole quindi proporre un modello di sviluppo proprio per luoghi che non ne hanno vissuti di significativi nel passato più recente,

un modello che preveda una particolare progettualità negli interventi privati e specifici disciplinari da proporre e concordare

con gli enti territoriali, un modello di sviluppo che può dare rispetto e dignità a questi territori e alle loro culture e che sia produttivo economicamente sia per il soggetto proponente che per l’intero territorio. Una scommessa complessa, più di quanto si può formalizzare in una breve relazione e che sembrerebbe usare termini apparentemente in contraddizione.

Cominciando dall’aspetto normativo: si può auspicare che alcune semplici regole in ambito pubblico di tutela di queste identità, siano disciplinabili soprattutto laddove non in conflitto con

differenti e più proficui modelli di sviluppo.

Partendo innanzitutto dalla disciplina del territorio, le “Draconiane” richieste di integrità tra il costruito storico ed il paesaggio, insieme all’inibizione, senza tolleranze, di costruito ex-novo, laddove non esiste alcun indice urbanistico a richiedere nuove costruzioni, sarebbero particolarmente auspicabili specificatamente per quei borghi storici di montagna di particolare

suggestione e oggetto dell’abbandono integrale o sostanziale.L’aspetto evocativo di queste scelte è di facile intuizione. Quella integrità tra costruito storico e paesaggio circostante, in quei borghi costituitisi sulle sommità delle colline, talora in pieno Medioevo nel periodo dell’incastellamento, talvolta aggrappati quasi disperatamente agli speroni della montagna, per manifeste 02

ragioni di difesa o in altri casi con una morfologia più dolce, rappresenta uno dei topos più ricorrenti nell’immaginario del paesaggio italiano, immaginario tanto seduttivo quanto nella realtà sistematicamente compromesso dalle politiche urbanistiche del secondo dopo guerra e, fatto meno giustificabile, anche da

quelle finalizzate alla ridestinazione turistica di questi borghi.

Le linee guidaSarebbe quindi auspicabile immaginare una via costruttiva anche per questi altre realtà costituite da un patrimonio storico architettonico che si fonde senza soluzione di continuità col paesaggio circostante e che necessiterebbero, più che misure assistenziali, discipline normative fondamentalmente riducibili a due aspetti, la tutela integrale del paesaggio con la totale inedificabilità in borghi dove l’abbandono integrale o sostanziale

non rendono necessario, in termini di indici urbanistici, il nuovo costruito e secondariamente permettere attività economiche, fondamentalmente di tipo ricettivo, qualora abbiano come obiettivo la tutela integrale delle architetture locali, con alcune deroghe senza le quali il suddetto obiettivo è, di fatto, irraggiungibile.

Per quanto riguarda la progettualità privata, in via sintetica sono menzionate di seguito alcune linee guida, alcune delle quali potrebbero anche essere oggetto di normativa pubblica, a proposito della disciplina di recupero del patrimonio storico esistente:

• conservazione dell’originaria cubatura, del numero e delle

dimensioni delle aperture (porte e finestre) e conservazione

della divisione ed eventualmente della destinazioni d’uso dei vani nell’originaria organizzazione domestica. • uso esclusivo di materiale architettonico di recupero,

laddove spogliato, proveniente dalla stessa area geografica e

dal medesimo contesto di provenienza, superate ovviamente le esigenze strutturali. Qui le differenze tra i grandi patrimoni della classicità e questi patrimoni storici minori è fondante, essendo questo materiale di recupero maggiormente interscambiabile per assimilabili caratteristiche stilistiche di quanto possa essere un portale o un camino spogliato in un palazzo Rinascimentale che ha una sua unicità e una identità legata a questa unicità (Avrà un nome, legato alla committenza, una storia progettuale legata, oltre che alle fortune della committenza, alla particolare interpretazione dell’architetto…), la cui integrazione mediante

sostituzione sarebbe decisamente discutibile.. Senza contare che, di fatto, la pratica del riuso del materiale architettonico, in questi patrimoni storici minori si è perpetuata sistematicamente, secondo le più pratiche necessità, fino ad un

passato molto recente.• L’approccio conservativo arriva quindi a contemplare le

scelte più estreme fino a conservare le tracce del vissuto umano,

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dai muri anneriti alle tracce delle attività di sussistenza, parte integrante dell’identità di questi luoghi, anche qui in contrasto col patrimonio più nobile dove, l’aspetto formale, risultato di articolate progettualità, è invece quello prioritario e quindi quello oggetto di tutela.• Per quanto riguarda gli interni e l’arredo è stato considerato

prioritario anche qui la riproposizione degli elementi originari: dal letto alle madie, alle cassepanche, fino ai particolari più

minuti quali le coperte tessute a mano, in taluni casi di maggiore deperibilità, rifatte quindi secondo i modelli autoctoni, con i colori naturali, previo specifiche indagini, tramite la memoria

storica degli anziani, commissionate alle più competenti istituzioni di ricerca a proposito delle culture materiali, nel caso di S. Stefano di Sessanio, al Museo delle Genti d’Abruzzo.• Laddove dovranno essere inseriti elementi che storicamente

non erano presenti, dai comodini, ai porta asciugamani, etc. al posto della tentazione tipica di ricorrere con elementi di design, peccato originale di molta progettualità italiana, sono stati creati artigianalmente gli elementi con materiali di recupero che intimamente colloquino nella forma, nel colore, nella patina, nel tatto e negli odori con questa identità del luogo. In un patrimonio, che ha visto la sedimentazione di varie epoche e che raramente persegue un’unitarietà progettuale di tipo formale estetico e di rappresentanza, l’esigenza di rendere chiaramente distinguibile l’intervento contemporaneo con l’inserimento di elementi chiaramente decontestualizzati, non aiuta a conservare l’unitarietà estetico\emozionale del patrimonio originario, ma serve solo ad inserire elementi che, ad una percezione meno intellettualistica, sarebbero chiaramente in distonia, sempre in riferimento a questa tipologia di patrimonio. Solo laddove gli elementi sono assolutamente necessari alla vivibilità contemporanea e non sostituibili con elementi che nel passato non esistevano, fondamentalmente i sanitari, la scelta, nei progetti in essere, è stata quella di inserire un design minimalista, ricercando con questo, oltre che una semplice eleganza formale, anche una certa quale retoricità per diffusione e riconoscibilità (tipo vasca di Stark) senza tentazioni

innovative che avrebbero potuto confondere l’attenzione dal patrimonio originario.

La filosofia di fondo

In sintesi, la filosofia di fondo è quella di non tradire l’anima

profonda di questi luoghi con questo specifico approccio

metodologico indipendentemente dalle destinazioni finali di

questi luoghi e indipendentemente da calcoli teorici di costi e benefici in termini economici. paradossalmente risulterà proprio

questo modello l’aspetto decisivo, secondo questo ultimo punto di vista, decisivo per il soggetto proponente e decisivo per l’intero territorio in cui il progetto è in atto.Il dialogo con l’identità è avvenuto da una parte tramite un approccio estremamente conservativo e di riproposizione degli 03 1952 LO SFOLLAMENTO E L’ABBANDONO

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elementi storicamente esistenti, dall’altra, laddove le nuove esigenze del vivere hanno richiesto nuove soluzioni, con interventi che comunque potessero dialogare con l’identità di questi luoghi.La scelta più ricorrente e caratterizzante il progetto è l’uso del materiale di recupero autoctono che avviene spesso in maniera “filologica”, talora al di fuori dall’originale uso, funzione e

contesto. In quest’ultimo caso l’identità viene riproposta in termini maggiormente simbolici per intime assonanze non riconducibili ad esempi storici o riducibili a facili algoritmi formali ma, nelle scelte specifiche, comprensibile mediante intuizione e partecipazione

empatica aspetto che diverrà fondante, come spiegheremo successivamente, nella progettualità ai Sassi di Matera. Identità “simbolica” costituita, ad esempio, nella montagna d’Abruzzo e nelle sue case da una realtà essenziale, poco sculta ma con una sua intima poesia. Gli interni delle abitazioni, pur nella povertà, mantenevano una forte caratteristica di accogliente e dignitosa domesticità incentrata intorno al focolare domestico tipica dei luoghi dal clima impervio dove la casa era profondamente vissuta.Per questo motivo, nel recupero, i locali dovranno mantenere, nel loro lirismo, un certo ascetico rigore, tipico di questa terra e delle sue dimore, talora anche a dispetto di piccole esigenze di confort, ma senza indulgere in alcuna forma e maniera in quella feticizzazione degli elementi di arredo povero, in forma di musealizzazione ed esposizione seriale, tipica di tanti agriturismi sparsi per il nostro paese. L’aspetto più importante della tutela delle identità del territorio, e nello stesso tempo di più difficile ottenimento, è

la tutela del paesaggio con l’inibizione del nuovo costruito intorno all’abitato originario e la salvaguardia dell’evocativo e fusionale rapporto tra il borgo storico e questo paesaggio, il vero valore aggiunto e il vero “patrimonio” di questi luoghi laddove intorno al borgo o al costruito storico non si vedano tracce irreversibili dei tempi moderni e delle nuove urbanizzazioni e delle nuove architetture.

L’aspetto economico L’aspetto economico, di questo particolare modello di sviluppo, contempla essere questo forse l’unico modello proponibile in un territorio che ha resistito a qualsiasi tentativo di ridestinazione nel passato più recente, nel processo più generale di abbandono della montagna e di depauperamento del meridione italiano. La difficoltà di proposizione di questo modello di sviluppo, che

vede coincidere esigenze culturali, estetiche con un costruttivo modello di sviluppo economico, è legata, oltre alle consuete problematiche di tipo politico o di malagestione politica, anche paradossalmente a quelle di tipo culturale. In Italia, questi borghi storici minori, che nella loro integrità e in questa fusione col paesaggio trovano la loro più intima suggestione, non sono stati quasi mai oggetto di articolate strategie di tutela essendo 04

così lontani non solo dai richiami della Classicità ma in alterità assoluta con l’eredità Crociana, che ha condizionato fortemente la cultura del nostro paese in materia, e ha definito i patrimoni

da tutelare e quelli che potevano essere dispensati da questo imperativo. Di fatto in specie nel sud Italia non è mai avvenuto che una ridestinazione turistica di borghi storici non avvenisse se non portandosi dietro una quantità di nuove urbanizzazioni e questo, sensato o meno, è il punto di partenza da cui è nato il nostro progetto e per cui , mi si consenta un dato auto referenziale, questa politica sia nel nostro progetto privato, sia concordata con le amministrazioni, ha portato nel primo progetto portato a termine, quello di S.Stefano di Sessanio, a ritorni logaritmici in una serie di parametri economico-finanziari,

nel valore patrimoniale degli immobili, nel numero delle attività, nel fatturato di quelle attività già esistenti, etc. per cui questo modello basato su un forte progetto culturale si è trovato ad essere, indubbiamente per il territorio, ma anche per il soggetto proponente, notevolmente più vantaggioso di tutti quei progetti di cui sono riuscito ad analizzare i bilanci che contemplavano la tradizionale maniera di fare turismo tramite case di nuova edificazione.

IL PROGETTO NEI SASSI DI MATERA

PremessaDi seguito vorrei sottolineare in particolare le divergenze tra il progetto nei Sassi di Matera ed il progetto di S.Stefano che verrà riproposto con i medesimi criteri precedentemente descritti, più o meno affinati o più o meno estremizzati in tutti gli altri borghi

a seconda delle specifiche caratteristiche del luogo.

Le convergenze tra la progettualità descritta per i borghi storici di montagna oggetto di sostanziale abbandono e quella nei Sassi di Matera risultano essere abbastanza chiare: • conservazione delle cubature originarie anche negli

eccezionali volumi dei Sassi.• uso di materiale architettonico di recupero.

• mimetizzazione, con diverse soluzioni, degli elementi

tecnologici.• design minimalista solo dove strettamente necessario.

La realtà nei Sassi di Matera è per altri versi profondamente differente da quella dei borghi storici di montagna in abbandono, ponendo di conseguenza differenti problemi a livello metodologico\progettuale.Innanzitutto anche qui partiamo da alcune considerazioni generali sui luoghi, sulle loro caratteristiche e sul loro uso storico, sui Sassi di Matera, cercando quindi di sottolineare per chiara evidenza il contraddittorio con l’identità dei luoghi precedentemente descritta e di conseguenza le differenti progettualità .

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2007 IL PROGETTO DI RIPRISTINO

• I Sassi di Matera in prima istanza hanno un’eccezionalità

formale, la cui tutela è stata l’emergenza prioritaria nel progetto di recupero. Nello specifico Il nostro progetto si colloca nella Civita, la

parte più antica dei Sassi caratterizzata quasi elusivamente da grotte, talune di dimensioni ragguardevoli, a dirupo sulla Gravina, con pochissime emergenze architettoniche, nell’insieme un luogo di particolare eccezionalità scenografica.

• I Sassi di Matera hanno, secondariamente, una storia, un

uso umano, estremamente più complesso e trasversale di questi altri borghi della montagna appenninica che nascono e muoiono con la civiltà pastorale. Matera ed i suoi Sassi hanno ospitato dall’uomo preistorico, alle civiltà Cenobitiche, dai contadini \pastori e, dopo l’abbandono coatto, la variegata umanità caratterizzante la marginalità metropolitana, etc.• Infine, terza considerazione, i Sassi di Matera avevano

storicamente degli interni e degli arredamenti decisamente più prosaici o propriamente più squallidi rispetto a quelli dei borghi di montagna. La condizione del contadino asservito nelle forme di bracciantato al latifondo meridionale e non di piccolo proprietario come il suo collega di montagna, facevano di questi luoghi dei puri dormitori. Il clima meno impervio rendeva meno vissute queste abitazioni che avevano una minore suggestione legata alla vita domestica (mentre maggior importanza andavano ad assumere gli esterni, il vicinato, per tanti aspetti della vita collettiva).

Il progettoConseguenza di tutte queste considerazioni - partendo primariamente dall’unicità ed eccezionalità di questi luoghi, - è stata la scelta di una progettualità maggiormente svincolata da tutto l’approccio di riproposizione filologica degli interni, una

progettualità che desse maggior evidenza alla specificità unica

ed irripetibile delle forme per luoghi, grotte dalle dimensioni anche considerevoli, che erano stati fino a qualche decennio

addietro delle dimore sia per gli uomini che per gli animali.La scelta fatta per cercare di esaltare queste forme è stata quella di progettare interventi di arredo geometrici, minimalisti e ridotti all’essenziale. I mobili, quasi tutti di nostra costruzione, sono stati spesse volte incassati nella roccia per non perdere continuità in una forma di fusionalità con la struttura originaria (in superfici così irregolari il mobile acquista un curioso “status”

di irreversibile precarietà).

Si è cercato di rendere al minimo essenziale gli interventi fuori dall’originario elemento materico della grotta, cercando di nascondere, dove possibile, e comunque di rendere al minimo assoluto gli interventi, a mio avviso legittimamente presenti a S. Stefano dove l’identità, per essere un poco retorici, da “focolare domestico” poteva declinarsi con una maggiore presenza di elementi di arredo. 05

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Nella costruzione artigianale di questi mobili (armadi, sedute, scrivanie) - facendo riferimento all’intima drammaticità del

vissuto umano di questi luoghi - si è scelto di usare del materiale di recupero secolare cosicché, se da lontano la semplicità di queste forme, la loro fusione con la struttura non viene ad interrompere l’ampia scenografia dei Sassi e delle loro grotte,

da vicino il consumo e la sofferenza dei materiali di riuso dialoga con il drammatico contesto esistenziale che ha caratterizzato l’uso umano di questi luoghi fino ad un passato abbastanza

recente, parte integrante della loro identità simbolico\affettiva e parte integrante dell’immaginario collettivo sedimentato sui Sassi di Matera.Il progetto nel suo insieme si è quindi svincolato dalla riproposizione filologica degli arredi di un passato ancora vivo

nella memoria degli anziani, ampiamente documentato e quindi potenzialmente riproponibile senza falsi storici. Si è preferito invece, interpretare l’approccio conservativo che caratterizza tutti i nostri progetti, su un piano differente, meno fattuale e più simbolico, per cercare di colloquiare intimamente col significato

archetipo di questi luoghi straordinari. Si è cercato sempre di non scadere in simbolismi troppo facili (la grotta, etc) che

la cultura del secolo appena trascorso ha sovraccaricato di 08

significati col rischio di ridurli a meri clichet intellettualistici,

ma provando a cogliere il senso più ancestrale, l’emozioni più profonde, le assonanze più intime, l’evocazioni più subliminali che questi luoghi ci comunicano, avvolti nel ventre della montagna e a livello materico circondati dalla realtà monotematica della pietra con la sua essenza dura, pura, incorruttibile, eterna, ascetica…

Abbiamo cercato di tradurre tutto questo in un progetto.

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L’Albergo

Un “albergo diffuso” all’interno della zona più antica ed estrema dei Sassi a esclusiva caratterizzazione rupestre caratterizzata quasi esclusivamente da grotte con pochissime emergenze architettoniche. Le stanze sono 19, quasi tutte all’interno delle grotte, compresa una stanza di accoglienza ed una imponente grotta comune (storicamente è stata anche una chiesa)dove

avranno luogo tutti gli eventi di convivialità.

L’apertura è prevista per autunno 2008, salvo incombenze amministrative non sempre prevedibili.

Un’attenzione particolare verrà data al contesto ambientale in cui si trova questa struttura per renderlo maggiormente usufruibile anche dagli umani, un Parco Ragionale che per le sue straordinarie caratteristiche paesaggistiche,per le suggestive presenze di Chiese Rupestri in abbandono e di realtà ancora vive della civiltà pastorale, potrebbe diventare, con qualche operazione di bonifica ambientale, uno delle

attrattive più interessanti di tutto il Sud Italia per una specifica

tipologia di turismo, con un ritorno, facilmente intuibile, per l’intero territorio.Un’altra grande battaglia di civiltà a cui questo progetto vorrebbe dare il proprio contributo in accordo chiaramente con gli enti territoriali e con gli altri operatori del settore.

Per informazioni più specifiche www.sassidimatera.com

, sito che sarà completato entro metà Luglio.- ufficio stampa ottavia ricci: [email protected]

- Margaret Berg +39 3479085193- Enrico Ducrot +39 3403460231- Daniele Kihlgren +39 3485914810

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