SEVERINO Il Crepuscolo Delle Tradizioni Di Emanuele Severino

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  • 7/29/2019 SEVERINO Il Crepuscolo Delle Tradizioni Di Emanuele Severino

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    La tecnica sta ponendosi alla guida delmondo. Puriuscirvisolo sesi ingra-do di mostrare che ormai questo com-pito non pu pi essere assolto dalle

    grandi forze della tradizione (quali il capitali-smo, le religioni, la politica).

    Ma chi pu mostrarlo? Non certo la tecnicae la scienza. invece lessenza tendenzial-mentenascosta della filosofia delnostro tem-po a mostrarlo (purch si sappia guardare).Mostra cio che nonpossonoesistere queiLi-miti assoluti, indicati dalle forze della tradi-zione, di fronte ai quali la tecnica debba arre-starsi. Anche(ma nonsolo) per questo la filo-sofia ha un carattere decisivo. Di qui limpor-

    tanza di saper cogliere ci che chiamo es-senza della filosofia del nostro tempo al-la quale appartengono pensatori come Nietz-sche e Gentile. Appunto a questo contesto siriferiva anche il mio articolo (su la Letturadel 16 settembre scorso) intorno al quale so-no intervenuti vari interlocutori. (E daltraparte, come continuo a ripetere, quellessen-za la forma pi coerente della Follia estre-ma da cui avvolta lesistenza delluomo la Follia del nichilismo).

    Ben presto luomo si accorge degli ostacoliche limitano la sua volont. E si convince cheil mondo esista indipendentemente dalla co-scienza che egli ne ha. Questa, la base di ogniforma di realismo. Se luomo il singo-

    lo individuo umano, anche lidealismo una forma di realismo. Daltra parte, il mito eil pensiero filosofico della tradizione (sia pu-re in modo profondamente diverso) vedonoin quegli ostacoli una forma superiore, pipotente, divina, di Volont, capace di do-minare la materia di cui le cose son fatte oaddirittura capace di produrre ogni aspettodel mondo, come pensa anche lidealismoclassico, culminante in Hegel che per in-dica i motivi per i quali quella Volont divinae cosciente non sta al di l delluomo, ma gli unita. Come Cristo, luomo autentico Uo-mo-Dio. Il mondo prodotto non dalluomosingolo, ma dallUomo-Dio. Nel pensiero delneo-hegelianoGiovanni Gentile questa tema-

    tica fondata nel modo pi rigoroso.Giacomo Marramao (ne Il Secolo dItaliadel18 settembre scorso) limpidamente dac-cordo conme circa questo rigore osservan-

    do giustamente, tra laltro, che uno dei moti-vi del disinteresse per Gentile sta nel suo stilepesante e ottocentesco. Che per, ag-giungo, vanta un nitore concettuale estrema-mente superiore a quello dei neo-hegelianidel mondo anglosassone del XIX-XX secolo.Contrariamente alle loro intenzioni (e nono-stante i loro indubbi meriti), essi hanno offu-scato e complicato la potenza speculativa diHegel, determinando una reazione realisti-ca non immune da consistenti ingenuit,che sarebbe stata di pi alto livello se nel

    mondo anglosassone la presenza di quellaforma di neo-hegelismo non avesse impedi-to la presenza di Gentile.

    Ma soprattutto per quanto riguarda ilpredominio del realismo rispetto allideali-smo la tecno-scienza si presenta quasisempre come realismo (assunto come ipo-tesi di lavoro o come tesi filosofica acritica-mente accettata). Da parte sua, il realismofilosofico d spessoper scontatoche la filoso-fia non possa procedere indipendentementedalla scienza. In questo modo accade che lacentralit della scienzanel mondo contempo-raneo determini il predominio del realismorispetto a ogni altra forma filosofica.

    Ringrazio anche Maurizio Ferraris per il

    suointervento (su la Repubblica del 18 set-tembre scorso). Nel quale, per, si affermache, nella prospettiva che va da Kant a Genti-le, noi non abbiamo mai a che fare con co-se in s, ma sempre e soltanto con fenome-ni, con cose che appaiono a noi. No: questolo si pu dire di Kant (e propriamente delKant della Critica della ragion pura), non diHegel o di Gentile. Per Hegel, come per Ari-stotele, il contenuto della ragione sono pro-priole cose in s. Ea sua volta Gentile ribadi-sceche solose si presuppone (arbitrariamen-te) che esistano cose in s al di l del pensie-ro, si pu affermare che i contenuti del pen-siero siano soltanto fenomeni. Per confutarelidealismo, Ferraris richiama lesistenza del-

    le infinite cose che esistevano prima delluo-mo, gli ostacoli incontrati dall uomo,limprevedibilit degli eventi. Lidealista ri-sponde, a ragione, che di tutte queste situa-zioni non si potrebbe parlare se non fossero

    pensate e che quindi esse non stanno al di ldel pensiero, indipendenti da esso, che inve-ce include nelproprio contenutogli stessi in-dividui umani che nascono e muoiono. Dal-tra parte i miei scritti stanno al di l dellop-posizione realismo-idealismo e Luca Tad-dio ha richiamato opportunamente (sulCorriere del 27 settembre scorso) i loro te-mi centrali, che nel mio articolo avevo mes-so tra parentesi per non complicare troppo ildiscorso.

    Invece Gianni Vattimo (ancora sul Corrie-

    re del 21 settembre scorso) mi trova troppoaffezionato al vecchio argomento antiscetti-co (se uno dice che non c verit sostieneche quel che lui dice vero); argomento chepoi non sarebbe altro, a suo avviso, che ungiochetto logico-metafisico. Un giochettoche per (per richiamare solo due tra molti)Platone (nel Teeteto, 171 a) e Aristotele (nella

    Metafisica, IV, VIII) prendono molto sul se-rio. Platone scrive addirittura che quellargo-mento raffinatissimo (kompsotaton). Mapoi Vattimo dimentica che quel che qui eglichiamagiochetto, nelsuo libro (Della real-t edito dalla Garzanti, p. 25) lo chiama inve-ce giusta accusa di autocontraddizione.

    (Comunque nel mio articolo prendevo atto

    delle sue frequenti dichiarazioni di non volerdire cose vere, ma di voler soltanto esprime-re desideri. E son daccordo. Ma poi, non proprio per non esser vinto dallargomentocontro lo scettico che Vattimo, per sostenerela propria negazione della verit, dichiara dinon voler dire una cosa vera, ma di esprime-re soltantoi suoidesideri s che quellargo-mento ha unimportanza decisiva nel suo di-scorso?). Da parte mia ho scritto invece pivolte che quellargomento non sufficientecontro lo scettico non ingenuo, giacch a chigli obietta che si contraddice egli pu ancorareplicare chiedendoperchmai non ci si deb-ba contraddire e qui il discorso proseguein unterritorioche Vattimo nonsospetta nep-

    pure. (Sostiene ancheche dialogare conqual-cuno significa andare a braccetto con lui.Ora,vado s dialogando conGentile, conles-senza del pensiero del nostro tempo, con lastoria del nichilismo, con i realisti, ma non

    vado a braccetto con loro. Dialogo anchecon Vattimo).

    Per Markus Gabriel (anchegli sul Corrie-re del 29 ottobre scorso) il contenuto deimiei scritti realismo e quindi, da reali-sta, scrive che apparteniamo alla stessa fa-miglia, il cui capostipite fu Parmenide in per-sona. Infatti, a suo avviso, Parmenide affer-ma un essere indipendente dallambienteumano.

    Sennonch da pi di mezzo secolo i mieiscritti vanno mostrandoche ciche Parmeni-de dicedellessere va detto invece degli en-ti: di ogni ente va detto cio c he eterno (os-sia impossibile contraddittorio chenon sia), e quindi eterno anche ogni am-biente e pertanto anche la mbiente uma-no. Negarlo , appunto, la Follia estremadel nichilismo, che identifica lente e il nien-te. Nessun ente pu essere statoo pu diven-tare un niente. Se realismo significa checerti enti potrebbero esistere anche se nonesistesse luomo, il realismo allora una for-ma di nichilismo (cio una tesi autocontrad-

    dittoria) come lidealismo. (N luomo po-trebbe esistere se non esistesse un qualsiasialtro ente).

    Gabriel aggiunge che la realt parzial-mente contraddittoria (e cio che il princi-pio di non contraddizione non regola tutta larealt) perch gli uomini continuano a con-

    traddirsi. Ma, anche qui, pi di mezzo seco-lo che vado distinguendo il contraddirsi, checertamente esiste ed un ente che, comeogni ente, esiste incontraddittoriamente dal contenuto autocontraddittorio del con-traddirsi, che invece limpossibile, il neces-sariamente inesistente.

    Con una metafora: i pazzi esistono e so-no pazzi e nonsani,cio sonoenticontraddit-tori ma (secondo coloro che si ritengonosani di mente) ci di cui i pazzi son convintinon esiste. Lesistenza del contraddirsi nonrende dunque parziale il dominio del princi-piodi noncontraddizione(che peraltro, in re-lazione al modo in cui stato storicamenteinteso, ben lontano dal presentarsi come

    un sapere assolutamente intoccabile, ma anzi una delle espressioni pi decisive del ni-chilismo).

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    Capitalismo, religione e politica non guidano pi il mondo

    Il dibattito Perch voler porre limiti assoluti alla potenza della tecnica soltanto una follia nichilista

    il crepuscolo delle tradizionidi EMANUELE SEVERINO

    La tesi

    Futuro

    Dal momento che ogni ente eterno,perch impossibile che non sia,anche lambiente umano eterno

    Immaginesimbolicaemblematicadel prossimofuturo: undialogo adistanza invideoconfe-renza(Agenzia

    Marka)

    Il filosofoEmanueleSeverino,nato aBrescia nel

    1929

    Le Lettere