Settimo Premio Letterario sulla sicurezza stradale Quinto ... · Grafia del titolo a cura di Lisa...

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Settimo Premio Letterario sulla sicurezza stradale GIACOMO MASSOLI Prato 2018

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Quinto Premio Letterario

sulla sicurezza stradale

GIACOMO MASSOLI

Prato 2016

Settimo Premio Letterario

sulla sicurezza stradale

GIACOMO MASSOLI

Prato 2018

Edizione Aprile 2018

© Tutti i testi sono di proprietà dei relativi autori.

Unità Territoriale di Prato:

www.up.aci.it/prato/

[email protected]

Automobile Club di Prato

http://www.prato.aci.it

[email protected]

Grafia del titolo a cura di Lisa Sangiorgio.

Stampato da Copy Tafilo - via San Gallo 102/r 50129 Firenze

www.rilegaturetesi.com [email protected]

Al sempre presente Birichino,

l'indispensabile invitato dell'anno scorso,

di questo e degli anni a venire.

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Presentazione

Giorni di pioggia, sole e vento forte, giornate appassionate con gli

alunni - quasi tutte le Scuole Superiori coinvolte nel progetto Sicu-

rezza.

10 Istituti Superiori su 11, più una Scuola Media, per un totale di

1.025 ragazzi interpellati e 980 testi scritti a fine corso. L'anno scor-

so i numeri furono la metà. Un'annata straordinaria!

Veramente di valore questi ragazzi, chiamati a confrontarsi con real-

tà più grandi di loro – ma del resto chi tra gli adulti è in grado di

convivere con la tragedia di un grave incidente? E chi, tra gli adulti,

sa essere di insegnamento ai figli per strada, se per primi, noi gran-

di, ci scoliamo al ristorante mezza bottiglia di vino e un limoncello?

(Tanto io lo so che lo reggo...)

Se non più di un quinto dei ragazzi si mette la cintura dietro, un mo-

tivo ci sarà: se in casa nessuno gliel'ha mai detto e in specie non si è

fatto imporre, la responsabilità ricade proprio sui genitori. Stiamo

attenti a tante piccole cose, il berretto, lo sport, le goccine nasali... e

poi mandiamo i nostri figli in auto senza cintura. La parola più fre-

quente usata nei corsi è stata molto semplice: “Disgraziati!”

Voi, i vostri genitori e tutti quelli che non si mettono la cintura, da-

vanti come dietro.

Alla vita, fino a prova contraria, non c'è un replay, e comunque non

vale la pena perderla per un gesto che dura 5 secondi.

E così via - lungo i pericoli della strada, che sono sempre determi-

nati da colpe umane: l'uso sconsiderato dello smartphone, con cui

facciamo selfie, mandiamo messaggi, postiamo su Facebook, invia-

mo mail, navighiamo su internet... la fretta, le preoccupazioni e l'an-

sia che ci distraggono dalla guida; la velocità, che tante volte si ac-

compagna al nervosismo, o, a scelta, alla stupidità da persone re-

presse; l'alcol, che ci inganna a tal punto da farci credere in gamba

quando i nostri riflessi sono pari a quelli di un ottantenne malato; la

stanchezza, che ci fa partire la sera tardi per guidare al fresco, non-

curanti (e ignoranti) che l'unico rimedio al sonno si chiama, ap-

punto, sonno, cioè dormire.

Non succede mai nulla se si arriva 1 minuto tardi, a scuola, alla par-

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tita o anche alla stazione. Ma proprio nulla. Ma una corsa senza ca-

sco, il semplice piccolo gesto di una cintura allacciata o no e il

“classico bicchiere in più” fanno la differenza. E non in bene.

Noi dell'Aci anche quest'anno ci siamo adoperati per la riuscita di

questo progetto, sia come Automobile Club d'Italia, Unità Territoria-

le di Prato, sia come Automobile Club di Prato; e ringraziamo anche

gli sponsor, quelli conosciuti (Monte dei Paschi di Siena, Axa

Assicurazioni, Cap Viaggi, Palmucci Automobili, Libreria Giunti al

Punto) e quelli che, invece, hanno preferito rimanere nell'ombra. Un

grazie speciale va alle scuole che ci hanno permesso di tenere i

nostri corsi, e in specie a quei direttori scolastici, vicepresidi,

semplici insegnanti e operatori addetti alla strumentazione, che

hanno reso possibile stare coi ragazzi, insegnar loro tre o quattro

cosine e raccogliere gli elaborati, frutto molto spesso di forti

emozioni e senz'altro ricchi di espressione artistica.

Undicesimo Quaderno di Giacomo, Settimo anno in cui il concorso

letterario arriva a compimento. E la gioia è grande: non solo perché

il quaderno è il doppio degli altri anni, visto il successo. Ma perché,

in una società liquida in cui tutti i valori vengono digeriti, omoge-

neizzati e, in genere, ridicolizzati, certi punti fermi rimangono, assai

più solidi di quanto si possa immaginare: i giovani che abbiamo co-

nosciuto credono ancora all'amore, all'amicizia, al mondo degli af-

fetti, al senso della vita. Poi... tutti noi abbiamo attraversato le crisi

dell'adolescenza, e sappiamo come a quell'età la luce sembri buio e

viceversa. Ma uno spiraglio c'è sempre, una via d'uscita prima o poi

si trova, come ci ha insegnato, anche quest'anno scolastico 2017-

2018, quel nostro Birichino cui il Concorso è dedicato.

p.r.

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1° PREMIO NARRATIVA

Sono sempre le notazioni quotidiane quelle che ti fanno accapponare

la pelle, i modi di dire, le esclamazioni improvvise e le sorprese:

“Che ometto che è diventato!”. Ecco perché la fine ci gela.

Ciao mamma, come sei bella oggi, ti sei tagliata i capelli? Ti stanno

benissimo con quel giubbotto nero; ah, ci sei anche tu papà! Edo, ti

sei messo le scarpe che ti ho regalato per Natale. Chi è quel ragazzo

accanto a te? Oh, ma è Andrea, che ometto che è diventato!

Hei, ma perché piangete... scusatemi, non avrei dovuto guidare quel-

la sera... immaginatevi tutti i compleanni o i cenoni che abbiamo fat-

to insieme; immaginate quella tavola imbandita di cibo, quell'atmo-

sfera intrisa di calore e amore per la propria famiglia... ecco, giratevi

e immaginatevi di non vedere più di fianco a voi vostro figlio... forse

ho capito perché piangono.

Matteo Nuti 3GS Copernico

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2° PREMIO NARRATIVA

Il cane Vasco ci resterà impresso. I cani sono spesso segno di conti-

nuità, di affetto, sono la presenza che ci segue, attraverso gli odori,

che cercano e non trovano più. Racconto metafisico, incubo spaven-

toso.

Apro gli occhi. O perlomeno vorrei farlo, ma non penso che io ora

abbia degli occhi. Vado in camera mia ed attraverso la porta, entro,

mia madre è lì, inginocchiata. Guarda il muro, lo fissa da mezz'ora,

delle lacrime calde scendono dalle guance. Ricordo come era il pri-

mo giorno dopo quello che era successo. Aveva distrutto tutte le bot-

tiglie di birra, di vino e di whisky, da quel giorno non beve più. Mio

padre beve ancora, ma vedo che non gli piace più, tutto ciò che man-

gia sembra che lo disgusti, come se tutto avesse il sapore del cartone.

Avrei voluto dirgli che volevo andare con lui al concerto, so che ci

teneva molto, almeno così mi sembra.

Vorrei confortarli, dire loro qualcosa, ma non posso, vorrei andarme-

ne da qui, lasciare questo posto, ma non so quando me ne andrò. For-

se ora, forse mai. Torno in camera. Accanto a mia madre c'è Vasco, il

mio cane. Annusa il tappeto, forse c'è il mio odore. Ora abbaia meno,

per fortuna lui però sembra stare meglio. Mia madre ha smesso di

piangere, ora è uscita. Deve tornare a lavorare, anche se l'ho sentita

dire che non sa più perché debba lavorare. Non ho ancora visto la

nonna, non voglio farlo. Avrei dovuto presentarle la mia ragazza, ora

non lo farò più. Questa situazione è straziante, vorrei urlare, strillare,

piangere, ma non posso. I morti non piangono.

Alessio Domini 4FS Copernico.

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3° PREMIO NARRATIVA

Un tono spiritoso che sorprende, in un testo originale e insinuante.

Le trovate vanno avanti, scoppiettanti, il tono ironico e scanzonato

evita le facili raccomandazioni.

Hey Alessandro

adesso sono qui, seduto su queste sedie rosse, ruvide e scomode,

dove ti sei seduto tantissime volte anche te.

Noi due abbiamo sempre avuto un rapporto particolare, di amore e

odio, gemello mio, ma in fondo lo sai lo so anche io che ci vogliamo

bene, un bene che non può essere descritto né con parole né in altro

modo. Mi sono sorbito tre ore di lezione sulla sicurezza stradale e su

altre cose che, detto tra noi, non mi interessano minimamente, e alla

fine una semplicissima frase ha fatto scattare qualcosa in me.

“Pensate ai vostri cari”.

Un uomo alto con i capelli bianchi (non mi ricordo nemmeno come

si chiama, non ero attento) ci ha fatto una testa grossa come una casa,

ma alla fine a noi, noi persone comuni, cosa ci rimane, di chi possia-

mo fidarci se non dei nostri cari?

E quindi adesso penso a te, penso ai tuoi riccioli biondi, gemello

mio. Penso “Cosa farei se te non ci fossi, se me ne andassi per sem-

pre, se qualcuno ti portasse via da me, se anche solo ti facessero del

male? Beh, sappi che sicuramente quel qualcuno farebbe una brutta

fine, ma quello era scontato da dire.

Forse lo è meno dirti che soffrirò? Neanche.

Dirti che mi mancherai? Neanche.

Quindi non ti dirò niente di tutto questo, gemellino mo.

Sappi soltanto che ti voglio bene (un'altra affermazione scontata) an-

che se spesso non te lo dimostro, anche se fin da piccoli ti ho sempre

fatto i dispetti, come quella volta in cui ti ho lanciato gli scarponi da

sci addosso.

Ma alla fine, cosa c'è di più bello del dire “noi abbiamo 16 anni”,

“noi siamo timidi”, “noi abbiamo fame”?

Può sembrare una sciocchezza, in pochi sanno cosa voglia dire avere

un sosia.

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E cosa c'è di più bello del voltarsi quando chiamano te perché sai già

che gli altri non riescono a distinguerci?

Niente.

Niente.

Niente.

E quindi che dire?

Stai attento a quello che fai, gemellino mio, e scusa se qualche volta

sono io il primo a non farlo.

Ti voglio bene.

Il tuo Lollo.

Lorenzo Nannini 3CL Livi

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4° PREMIO NARRATIVA

Tesoro, vieni, il pranzo è pronto. Ti ho fatto le bracioline fritte, quelle

che ti piacciono tanto...

Amore si vede che oggi proprio non avevi fame, non le hai neanche

assaggiate... Dai, su, bevi un po' d'acqua che ti fa bene, il tuo bicchie-

re è sempre pieno... Amore sono le quattro e mezzo, preparati veloce

che dobbiamo andare all'allenamento...

Perché non hai ancora fatto la borsa? Si vede che sei particolarmente

stanco oggi, tranquillo, te la preparo io... Dai amore, mancano 5 mi-

nuti all'inizio dell'allenamento, sbrigati che sennò fai tardi...

Va bene, capisco, so che devi studiare tanto oggi pomeriggio e che

non hai tempo per andare all'allenamento.

Tesoro vieni con me a cena dalla nonna, ci sono anche i tuoi cugini.

La nonna muore dalla voglia di vedere quanto sei cresciuto...

Amore, andiamo, ci stanno aspettando tutti dalla nonna, NON POS-

SIAMO FARE TARDI ANCHE QUESTA VOLTA... Va bene, capi-

sco che devi studiare davvero tanto, quindi andrò solo io a cena dalla

nonna...

Tesoro sono le dieci di sera, vieni giù con me ed il babbo a veder la

partita, oggi la tua squadra del cuore potrebbe farcela a vincere il

campionato.

Tesoro evviva! Ce l'hanno fatta! Campioni d'Italia!!!!... Amore, è più

di mezzanotte, spegni le luci e vai a dormire sennò domani mattina

non ti sveglierai... Tesoro è l'una di notte. vengo a darti un bacino e ti

spengo le luci..."

"Signora! Signora! Si svegli!" disse il controllore del cimitero "Dob-

biamo chiudere, ormai è tardi".

Quella signora purtroppo non si sveglierà mai e passerà il resto della

sua vita sognando che suo figlio sia ancora con lei e non ci sarà nien-

te che possa farla stare meglio.

Pietro Bardazzi 4GS Copernico

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5° PREMIO NARRATIVA

Ciao mamma,

oggi a scuola mi sono divertita troppo, abbiamo fatto una lezione

molto interessante sul valore della famiglia, la prima persona che mi

è venuta in mente sei stata tu...

Sai, mi sono tornate in mente tutte le volte che abbiamo riso

insieme... ti ricordi quando siamo andate insieme al mare, avevo

allora sette anni, e sono caduta in una buca di sabbia, come eri

preoccupata. Però dopo, quanto ci abbiamo scherzato su, ti ricordi

anche quando sono tornata a casa con un cagnolino e ti ho chiesto se

potevamo tenerlo... tu mi hai risposto che se mi rendeva felice

potevamo farlo e allora siamo andate a cercare quale fosse il nome

più adatto. Lo abbiamo cercato ovunque, poi l'illuminazione: lo

chiameremo Mylo; adesso ci fa compagnia tutti i giorni.

Mi sono tornati alla mente molti ricordi, alcuni molto felici, altri

meno, ma in tutti TU mi sorridevi ed incoraggiavi.

La lezione purtroppo è finita molto presto, solo le prime tre ore, sa-

rebbe stato interessante approfondire di più l'argomento...

A ricreazione sono andata a chiedere alla professoressa d'italiano se

mi aiutava con la tesina, mi ha aiutata molto dandomi altri spunti su

cui lavorare.

Ultime tre ore laboratorio, siamo indietrissimo, speriamo di riuscire a

finire questo lavoro in tempo per poter iniziare le tesine in tempo e

portarle avanti con tranquillità...

Dopo scuola sono tornata a casa ed ho portato Mylo a fare la passeg-

giata, ci siamo anche fermati a fare uno spuntino.

Una volta tornata a casa ho preso la macchina e sono andata agli alle-

namenti, l'acqua era freddissima, più del solito, abbiamo fatto quasi

tre chilometri a nuoto. Con la ragazza dopo gli allenamenti abbiamo

deciso di andare a mangiare al nuovo ristorante in centro, carinissi-

mo, prima o poi ci andiamo.

Tutto questo avrei preferito raccontartelo piuttosto che scrivertelo.

Non me ne è stata data la possibilità.

Se solo avessi avuto più tempo.

Quell'uomo purtroppo non si è fermato al semaforo, aveva bevuto

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troppo per rendersi conto che fosse rosso.

Non portare rancore, mi ripetevo in quegli attimi, il colpo è stato fa-

tale.

Il motore era in mille pezzi, dovevi vederlo. Non ci avresti creduto.

Mi dispiace non essere stata con te in quel giorno. Ti voglio bene,

mamma, ricordati che io sarò sempre accanto a te, non piangere.

Tu sei rimasta ed io sono partita per un viaggio, quando mi raggiun-

gerai ti racconterò tutto quel che ho visto.

Sei la mamma migliore che si possa immaginare, saluta Mylo da par-

te mia.

Ciao mamma,

tua figlia.

Matilde Annis 5B Brunelleschi

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6° PREMIO NARRATIVA

Questa mattina al "corso" di sicurezza stradale, ho capito l'importan-

za della vita per strada su qualunque mezzo di trasporto. Perché

quando giochiamo ai videogiochi abbiamo 3-5 vite, la vita reale non

funziona così; ne abbiamo una sola e dobbiamo tenerne di conto. Ca-

pisco bene la situazione di Reno che, purtroppo, soffre molto per la

morte di suo nipote Giacomo. Capisco bene questa cosa perché è

successo anche a me: una mia amica, che stava andando con sua

mamma ad un concerto, ha subito un incidente molto grave. Linda

non ce l'ha fatta e adesso vola nel cielo libera.

Mia mamma mi ha raccontato che, mentre i suoi genitori erano in

barca, una farfallina bianca ci si è posata sopra. Cercavano di scac-

ciarla ma non se ne andava. Secondo loro era lei che li andava a salu-

tare. Ti voglio bene, Linda, e ricorda che per me ci sei ancora!

Grazie per la lezione di inestimabile valore chi ci avete fatto! Seguirò

sempre i vostri insegnamenti.

Ginevra Marchetti media 1B San Niccolò

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7° PREMIO NARRATIVA

Sento le risate: Ahahah!!! La domanda: bevete? Ahahah! Ancora ri-

sate, poi dal nulla la sua storia, raccontata in terza persona, il silen-

zio... non c'è più nessuno che ride. Rispetto. Riflettiamo.

Matteo Sensi 4FS Copernico

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8° PREMIO NARRATIVA

Stamani mi sono svegliata nella mia camera ma qualcosa era diverso.

Mi sono alzata dal letto per venire a darti il buongiorno, mamma.

Sono entrata in cucina e tu eri lì al tavolo ferma e con il viso pieno di

lacrime, non avevi dormito ed era evidente dalle occhiaie sul tuo

viso. Ti ho chiesto cosa era successo, ma tu non mi rispondevi, non

mi sentivi e non mi vedevi. Non capivo cosa ti stesse succedendo. Ad

un tratto ti sei alzata e sei andata nella mia camera, ti sei seduta sul

letto e fissavi il vuoto, tenevi stretto il mio pupazzo tra le braccia e

chiedevi perché al vuoto.

Hai aperto la mia scatola dei ricordi e hai guardato tutte le foto e letto

le cose che scrivevo quando ero giù o quando ero più felice che mai e

poi hai iniziato a piangere e urlare e non riuscivi a smettere.

Poi in camera è entrato babbo con la faccia a pezzi e senza forza per

camminare, ti ha stretto forte e avete ricominciato a piangere, la sera

hai dormito nel mio letto con la mia felpa preferita, quella che mi

avevi regalato e amavo. Poi mi sono ricordata... il giorno prima ave-

vo fatto la scelta sbagliata, non ho detto di no come mi hai sempre

detto, ero morta, ti avevo delusa, tu non potevi vivere senza di me e

io lo sapevo. Non ti deluderò mamma, sappilo, io tengo alla mia vita

e amo te e babbo, siete la mia vita. Farò sempre la scelta giusta.

Syria Cotroneo Cicognini Rodari

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9° PREMIO NARRATIVA

Era una mattina come tante, ti svegliavi, ti preparavi, un bacio alla

mamma e te ne andavi, eppure quella mattina era diversa, avevi un

bel sorriso, portavi un jeans stretto, una felpa e un cappello, insomma

eri pronto ad aggredire il mondo, hai aperto la porta, preso l'ombrello

e te ne sei andato.

Ricordo che ero a scuola e mi vennero a chiamare per uscire prima,

ero contento, non ero mai uscito prima, eppure la gente intorno a me

era triste.

Capii il perché poco dopo; sopra il contachilometri avevi una nostra

foto, ma la velocità ti è sempre piaciuta, ti dava emozione, ma adesso

le tue emozioni io non le sento più, le hai lasciate su quel muro e

ogni volta che passo di lì riesco a vedere ancora il tuo sorriso.

Ferruccio Yuri 4A Marconi

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10° PREMIO NARRATIVA

Sono qui in un apparentemente banale martedì pomeriggio. Il cielo è

di un azzurro sbiadito, il sole sta tramontando, alcune nuvole sono

rosa.

Guardo fuori dalla finestra e vedo passare una macchina grigia; al

suo interno due anziani. Saranno marito e moglie. Chissà da dove

sono partiti, dove stanno andando e magari da chi stanno andando, da

chi sono già andati. Sta passando ora un uomo con un berretto blu

che, probabilmente incuriosito dalle luci accese, guarda le finestre.

Non sono tante le macchine che passano, a volte vedo un bus, una bi-

cicletta, un motorino. Sembrano tutti mezzi indipendenti l'uno dall'al-

tro, ognuno con una propria destinazione, il proprio tragitto, il pro-

prio autista. Potrei stare qui e continuare ad analizzare, fantasticare

sulle realtà di ogni autista che passa. Riesco ad intravedere un uomo

dentro la sua macchina grigia, mi pare sia pelato. Ecco, lui per esem-

pio, a cosa pensa? Sarà preoccupato? Sta pensando al lavoro? O

semplicemente sta cantando la sua canzone preferita e che (che fortu-

na!) sta passando proprio in questo momento alla radio?

Ecco un altro autobus, "Lam blu Maliseti" dice la scritta frontale. Si

è fermato ora alla fermata e le macchine successive ferme insieme a

lui. Sta qui il punto: tutti immersi nei propri pensieri, nella propria

destinazione ma pochi o nessuno sa e si rende conto che il loro tem-

po, ritardo o puntualità che sia, dipende da colui che gli sta davanti o

che lo segue e a maggior ragione che da loro dipende qualcun altro.

Su questo foglio ho scritto il mio pensiero di un martedì pomeriggio

e ora il cielo è completamente buio.

Emanuela Finizio 3DL Livi

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SEGNALAZIONE NARRATIVA

A.C.I.

Non ho mai detto di odiare qualcuno veramente, adesso dopo questa

esperienza posso dire che odio le persone che per pigrizia, per arro-

ganza e per menefreghismo non mettono la cintura, non le fanno

mettere ai propri familiari e amici ma soprattutto odio la gente che

pur sapendo che non si dovrebbe utilizzare il telefono ne sentono

questo bisogno smisurato, più grande del bisogno di vivere e di la-

sciar vivere. Gli italiani sono indisciplinati per natura, facciamo leggi

che poi non prendiamo in considerazione (pure io ne ho fatti di erro-

ri, non sono un santo), prendiamo tutto alla leggera e quando succede

qualcosa di brutto ci domandiamo persino il perché è capitato. Io sto

prendendo la patente B e intendo giurare qui per iscritto che chiun-

que entrerà nella macchina che guido lo obbligherò a mettere la cin-

tura, metterò il telefono in silenzioso durante la guida, non terrò

(possibilmente) il volume dello stereo troppo alto e mi impegnerò a

concentrarmi sulla strada. Io non voglio rientrare in quelle statistiche

riguardo gli incidenti. Quando andrò ad una festa non berrò, farò gui-

dare uno sobrio nel caso o dormirò in macchina. Per evitare che que-

ste cose accadano non deve cambiare il mondo, dobbiamo cambiare

noi, dobbiamo per primi rispettare il codice stradale e le leggi morali,

solo allora il mondo cambierà, perché noi lo abbiamo cambiato.

Giulio Landroni 3 EMT Marconi

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SEGNALAZIONE NARRATIVA

Nel corso del tempo ho sempre pensato che bere, divertirsi, uscire

con gli amici fosse innocente e che non potrebbe accadere niente di

male se bevo un po' troppo o combino qualche cavolata o faccio il

figo.

Non ho mai pensato che le mie azioni potrebbero fare male a qualcu-

no.

Sono cresciuto solo con mia madre, ed è la persona più importante

che si è sempre presa cura di me ed è sempre stata accanto a me.

Ma io non mi sono comportato come lei, adesso mi chiedo il perché,

perché non ho mai pensato al suo dolore.

Vorrei sapere cosa pensava quando uscivo di casa la sera quando mi

diceva: "Stai attento a quello che fai”.

Io ogni volta le rispondevo "Sì mamma, starò attento". Ma la risposta

che le davo non era sincera, lo dicevo per levarmela e potere andare

via, non davo peso a questa cosa, non pensavo a lei, a lei che mi

aspettava la sera fin quando ritornava, dopo una giornata di lavoro

stancante, mi aspettava sveglia.

Come la ricambiavo?

Deludendola, oppure ci litigavo.

Io non ho mai saputo il suo dolore, la sua paura di perdermi, ho solo

pensato a me stesso.

Non posso sapere il suo dolore, se sapesse che suo figlio sarebbe

morto, che l'unico figlio che ha non ritornerebbe a casa più la sera.

Sergio Marius Giurgica 3 EMT Marconi

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SEGNALAZIONE NARRATIVA

Esattamente un anno fa, quando te ne sei andato, anche il mio cuore

ha smesso di battere insieme a te. Dannata! Dannata è stata quella se-

rata straziante dove io ti ho concesso di andare a quella festa da solo,

inconsapevole di cosa potesse succedere.

Beh, sì ho provato prima di farti andare a metterti sulla buona strada,

ma nonostante pensassi che avessi capito, a quanto pare me lo dicevi

solo per farmi stare tranquillo...

E così te ne sei andato, inconsapevole di quello che potesse succede-

re durante il viaggio di ritorno...

Andandotene hai lasciato un vuoto enorme nella vita di chi più ti fos-

se vicino, me compreso.

Non ti sto incolpando per quel che è successo, ma sto solamente in-

colpando me stesso.

Manchi...

Andrea Rosini 3AMT Marconi.

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SEGNALAZIONE NARRATIVA

Ogni volta che entro in casa controllo se sia in camera sua sul letto

con il telefono e le cuffie come faceva sempre. Ma lui non c'è; vado a

controllare se è fuori e aspetto ancora che ritorni da scuola.

Ogni giorno spero che sia tutto un brutto sogno e di svegliarmi pre-

sto, ogni giorno spero che sia tutto uno scherzo, un gioco stupido

ideato da lui, ogni giorno spero che quello che è stato messo sotto da

un bus non sia lui e mi illudo di vederlo sorridere ancora una volta.

Ancora non mi rendo conto che l'unico modo in cui posso vederlo è

la lapide e che in quel cimitero mi sento più a casa che a casa mia.

Delle volte mi chiedo perché proprio lui, perché non qualcun altro,

non se lo meritava. Ma ciò che ancora non ho capito è perché una

cosa così cara possa scomparire da un giorno all'altro. Mi manca, ma

non ci posso fare più niente.

Leonardo De Pozzi 3C Marconi

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SEGNALAZIONE NARRATIVA

Era un tempo mite, una delle cose che ho provato prima di tutto ciò

era il sorriso sul tuo volto e la gioia che provavi per la tua prima vol-

ta in questo posto. Ho sentito tutto il dolore uscire dalla mia mente

diventare realtà, avrei voluto accompagnarti, avrei voluto stringere la

tua mano forte forte, è bastato un secondo della mia vita per capire

quanto eri essenziale per me e per il mio mondo, avrei tanto voluto

portarti nel mio cuore senza sofferenza, senza ferite, senza odio, sen-

za morte.

Tu sarai importante come una rosa con le sue spine, spine che però

mi hanno deluso. Prometto che un giorno ti porterò nel posto dove

avevi sempre sognato di andare, perché la tua vita è stata importante

per me. Perché la vita è una sola ed è preziosa.

P.S. Questo mondo è crudeltà in sé, abbiamo bisogno di Dio che ci

protegga da questa crudeltà.

Davide Zheng Marconi

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SEGNALAZIONE NARRATIVA

Ciao, mi chiamo Vittorio, oggi vi racconterò la morte della mia se-

conda migliore amica.

Questa amica si chiamava Linda, aveva otto anni e stava andando al

concerto di Tiziano Ferro, era in autostrada, c'era molta fila, Linda

era seduta davanti o meglio era sdraiata davanti.

Sua mamma volle cambiare carreggiata e mentre usciva dalla fila, da

dietro arrivò un camion a tutta velocità, Linda rimase schiacciata tra

la macchina e il guardrail, e per lei la sua vita finì lì.

Vittorio Pulidori media 1B San Niccolò

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SEGNALAZIONE NARRATIVA

Questa mattina ho provato un senso di colpa perché tutti i giorni

quando devo andare a scuola non mi metto la cintura e la mia mam-

ma mi brontola, e dopo penso, sono un po' stupido, perché mio fratel-

lo è morto in un incidente stradale, certo non aveva colpa lui. Però

può capitare a tutti di fare incidenti, a volte va “bene” a volte va

molto “male” come disgraziatamente è successo a mio fratello e spe-

ro che mai più succeda a qualcuno di fare incidenti, perché può rovi-

nare l'infanzia. Io poco mi ricordo del mio fratello, però sarebbe stato

bello averlo ancora in vita.

Martino Sanesi media 1B San Niccolò

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SEGNALAZIONE NARRATIVA

In questa mattina ho riflettuto molto della sicurezza che serve nelle

strade.

Io ho quasi perso mio zio, lui stava andando in moto si è distratto ed

è andato contro un palo. Aveva tantissime cicatrici, per fortuna non è

deceduto, è stato fortunato. Con i video che ho visto mi sono reso

conto che serve davvero tanto la prudenza in strada.

Reno e Paolo mi hanno raccontato la storia di Giacomo che mi ha

fatto capire che devo sempre mettere la cintura e stare sempre atten-

to.

Le emozioni che provo sono tristezza, risentimento e rabbia. Mi fa

davvero arrabbiare sapere che certe persone abbiano fatto del male a

innocenti che non avevano fatto niente.

Mirko Bai 1B media San Niccolò

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SEGNALAZIONE NARRATIVA

Giacomo Massoli

La vita è impossibile da prevedere. Tante volte succedono cose che

non vorresti che succedessero e ci rimetti quasi sempre qualcosa. Te

non volevi, come quasi tutti, che succedesse questa cosa ma noi non

possiamo cambiare il passato, quando una cosa succede non ci pos-

siamo fare niente. Mi dispiace molto per questa cosa, personalmente

non vorrei nemmeno che succedesse a me. Riposa in pace.

Aureliano Hasaj 1BT Gramsci – Keynes

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SEGNALAZIONE NARRATIVA

A un amico non conosciuto

Ciao, il mio nome non ha importanza, ma ti spiegherò perché questa

vita splendida è stata interrotta da una sbandata, da una frenata bru-

sca, da un sorpasso.

Non ti conosco, ma conosco la storia di ragazzi come te.

Ragazzi che volevano giocare con il proprio futuro.

Quel casco portato sul braccio.

Quelle impennate.

Quelle corse pazze per dimostrare agli altri chi era il più bravo.

Ma l'unico bravo sarà colui che dirà di NO e per un attimo penserà al

dolore che potrà provocare alla madre con la sua perdita.

Farò di tutto perché altri non debbano seguire la tua strada.

In paradiso, sii angelo di chi guida, proteggilo e rallenta la sua corsa.

Gabriele Cintolesi 2ALS Gramsci – Keynes

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SEGNALAZIONE NARRATIVA

La storia che non ho mai avuto il coraggio di raccontare

Per quelli che mi conoscono posso sembrare una ragazza aperta, so-

lare e senza nulla da nascondere, e lo so, ma nascondo dei trascorsi

che a mio parere non sarebbe giusto far vivere ad una ragazza o un

ragazzo della mia età.

Quando ero piccola la mia vita era come quella delle favole, avevo

due genitori che si amavano, dei nonni che mi adoravano e una fami-

glia molto numerosa.

Però già quando ero molto piccola sono arrivati i problemi.

Ero molto legata ad una delle mie tante cugine, la più strana e più si-

mile a me, avevamo dieci anni di differenza e tutti mi dicevano che

le assomigliavo molto, sia fisicamente che caratterialmente. Lei ave-

vo un nome strano, Nuri, che in indiano vuol dire raggio di luna, la

chiamavano così perché i miei zii adoravano l'India. I miei genitori

mi mandarono nella stessa scuola dove andava lei. Quando potevamo

stavamo sempre insieme, ma ben presto le diagnosticarono un cancro

al cervello e io la vedevo sempre meno, nonostante la sua malattia lei

non aveva mai perso il sorriso. Quando avevo 4 anni lei morì e io mi

sentivo come se avessi perso una sorella.

Un anno dopo i miei zii, ancora devastati per la morte della loro fi-

glia, morirono in un incidente stradale il giorno del mio onomastico,

lasciando orfano il mio cugino che prese il fratello di mia zia e lo

crebbe come un figlio.

Quando ero un po' più grande, avevo 7 anni, mio zio, uno dei tanti

fratelli di mia madre, morì per un tumore ai polmoni; lui era una del-

le persone che teneva unita tutta la famiglia e anche quello fu un do-

lore immenso. Dopo il suo funerale mia madre scoprì di essere incin-

ta, e durante quella gravidanza iniziarono i problemi in famiglia: io

avevo 7 anni ed ero costretta a subire tutte le liti fra i miei genitori,

fino a che mia madre ed io ce ne andammo a Firenze a casa di mia

nonna. Da quel momento io persi definitivamente il rapporto con mio

padre e il giorno di Natale, quando dovetti leggere la mia lettera, la

lessi davanti a mio zio, perché in quel momento era lui il mio punto

26

di riferimento maschile.

Dopo due anni dalla nascita di mia sorella, a mia nonna venne un ic-

tus, tre giorni prima della mia Comunione, che la mise su una sedia a

rotelle. Lei era sempre stata una seconda mamma per me, e in quel

momento provai un dolore indescrivibile, quando andavo a trovarla e

non mi riconosceva più mi crollava il mondo, ma il momento peg-

giore fu la mattina del 12 marzo del 2012 quando alle 6 telefonarono

a mia madre per dirle che era morta. Io non ci volevo credere, infatti

durante il funerale stetti calma e immobile, ma appena finì la

cerimonia iniziai a urlare e a piangere come un'indemoniata gridando

di rivolerla a tutti i costi. Un anno dopo se ne andò anche mio nonno,

perché senza di lei non poteva vivere. Nella mia infanzia ho perso

tante persone importanti ma grazie al supporto di mia madre vado

avanti.

Anonimo, Livi

27

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Signore perdonami. Perdonami per il mio eccesso, per il mio sgarro,

per il ricercare quel momento di gloria che potesse estinguere la mia

paura nell'indimenticabile.

Anzi, no, puniscimi. Puniscimi, per il mio tentare di arrivare al limi-

te. Un limite che ho raggiunto e superato, ma a che scopo?

Per vedere le lacrime di mia madre cadere sulla tomba del figlio? A

cui IO ho portato via la vita nella mia sfrenata ricerca della velocità?

Mi manca.

Dovevi prendere la mia, di vita, non la sua. Io merito la disgrazia, la

sofferenza, la morte.

Signore puniscimi.

Jacopo Fondi Livi

28

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Mia mamma non aveva fatto altro che ripetermi per oltre una setti-

mana “non andare fuori in bici quando è buio”. Non potevo darle

ascolto, avrei fatto solo una brutta figura con gli amici. "Io sono to-

sta" pensavo "figurati se è un problema andare fuori di notte".

Quella notte però io non la dimenticherò mai. Apparentemente quel 7

agosto sembrava la serata più normale di tutte, mentre di notte giravo

in bici con gli amici. Poi, mentre attraversavo un tratto poco illumi-

nato, il colpo alle spalle. Cado a terra, due fari puntati addosso. Non

sentivo dolore, sanguinavo vistosamente da ginocchia, testa, mani e

braccia. Io disperata, che nell'innocenza dei miei 15 anni non ero in

grado da sola di sopportare una tale situazione mentre tra le lacrime

vedevo l'uomo che mi aveva colpita allontanarsi incurante per poi

sparire nella notte. Mentirei se dicessi che in un solo secondo pensai

a me, il pensiero andava su mia madre. Colei che si trovava in un'al-

tra città e che mi aveva a lungo fatto "inutili" raccomandazioni.

Quella notte per la prima volta vidi quel freddo uomo, mio padre,

impallidire ed abbracciarmi, sentii il pianto di mia madre al telefono

e il dolore di mia nonna che a 78 anni non dovrebbe sentire. Non so

chi mi abbia fatto rimanere in vita quella notte, resta inspiegabile.

Ho avuto attacchi di panico nel fare tragitti in macchina per molti

mesi e aspettavo spesso davanti alle strisce pedonali che il colore

verde passasse anche tre volte prima di attraversare. Ho una piccola

cicatrice sulla tempia che non se ne andrà mai e che mi ricorda quan-

to sono importanti le raccomandazioni dei genitori, quanto ciò che si

pensa non possa mai accadere a noi, invece accade. Quando guardai

negli occhi mia madre dopo l'incidente non ebbi il coraggio di dirle

niente. La sua espressione da persona che non aveva dormito ma solo

pianto mi ha cambiato la vita. Promisi a me stessa che sarei stata pru-

dente ma non per me, ma per coloro che se morissi io, morirebbero

insieme a me.

Giulia Maccarini 3DL Livi

29

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Cara Mamma, io e babbo siamo degli st...zi e forse questo già lo sai.

Facciamo di testa nostra, non ti ascoltiamo, alle volte ti offendiamo

anche.

Io magari, con la mia voglia di andare contro le regole, assaggiare il

limite. Il babbo solo per ridere, per farti dispetto. Anche se alle volte

esagera. Esagera col bere, con la velocità ed io, prima, lo prendevo

come un gioco, mi divertivo ad andare forte con la Panda nella tan-

genziale e a fare le sgommate quando sgassava in fila al semaforo.

Prima. Prima di quella sera. So che non c'entra niente la distrazione e

non è avvenuto nemmeno (e meno male!) per strada.

Però da quella sera qualcosa è cambiato. O forse è cambiato tutto.

Ma quando arrivai in garage - trovai il muro completamente distrutto

ed una luce accecante che usciva tra le crepe.

Feci il giro di tutto il palazzo e mentre mi avvicinavo, in un silenzio

surreale, speravo che quella non fosse la luce dei fari della tua auto,

che fossi solamente in ritardo di un'ora, e non per sempre.

Mi sbagliavo. L'auto che aveva sfondato il muro era la tua.

Non ricordo cosa ho provato, il vedere te svenuta nell'abitacolo, il

provare inutilmente ad aprire lo sportello, dapprima tirando, poi

sferrando pugni al vetro... non so cosa ho detto in quella telefonata al

118, nel chiamare il babbo che si stava tranquillamente facendo la

doccia. Ecco, forse il terrore della voce del babbo lo ricordo.

Adesso, il muro è stato riparato ed è passato un anno. Alla fine eri

svenuta per colpa del tumore che ti stava mangiando il cervello. Ma

ora stai bene e tutto è tornato come prima.

Quasi tutto, perché io sono cambiato. Adesso quando il babbo fa lo

scemo in auto lo brontolo e gli ricordo che può fare un incidente.

E questo lo faccio non tanto per paura, ma perché quella sera non tor-

ni più silenziosa e nera.

Elia Venturi 3DL Livi

30

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Cara mamma,

oggi per la prima volta ho compreso una parte di te e della tua vita.

Ti ho sempre considerata una delle donne più forti che io abbia mai

conosciuto e oggi ne sono sicura più che mai e ti spiego anche il per-

ché. All'età di 18 anni inaspettatamente la tua vita è cambiata per

sempre. Avevi trovato l'amore della tua vita e per la prima volta i vo-

stri corpi si sono uniti fisicamente, avete dato la vita ad una creatura

di nome Mario, che è il mio fratello maggiore e ha 20 anni.

In quell'anno tutto cambiò. La pancia cresceva, il mio papà ti chiese

di sposarti (non so descrivere a parole quanto tu sia bella in quella

fotografia con il pancione e il vestito da sposa).

Dopo il matrimonio finalmente Mario nacque. Subito si curarono i

preparativi. Tu scegliesti la madrina, la tua migliore amica a cui eri

particolarmente affezionata.

Si celebrò il battesimo. Il giorno dopo la tua migliore amica insieme

ai tuoi amici più cari si misero in viaggio per tornare a casa. Il desti-

no volle che in una curva di montagna la macchina sbandasse e la tua

migliore amica morisse sul colpo.

Non so cosa hai provato e non so come mantieni tu il suo ricordo. So

per certo però che la vedo nei tuoi occhi quando la sera vai a letto e

guardi la sua foto posizionata sul comodino, quando ad ogni Natale e

ad ogni Pasqua andavi a trovare sua madre per tenerla viva nella vo-

stra mente.

Mi portavi sempre con te quando andavamo a casa sua e appena en-

travo mi rendevo conto di quanto fosse potente il suo ricordo attra-

verso quadri, giocattoli, fotografie.

Tutto ciò che posso fare, mamma, è prometterti di ragionare con il

mio cervello attraverso gli insegnamenti che mi hai dato. In macchi-

na mi facevi sempre ascoltare una canzone che si chiama “Pensa” di

Fabrizio Moro. Diceva:

“Pensa, prima di sparare, pensa

prima di dire, di giudicare

prova a pensare che puoi decidere tu.

Resto un attimo soltanto

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un attimo di più

con la testa tra le mani”

Ecco, mamma, Io ti prometto che con chiunque avrò a che fare, ra-

gionerò con la ma testa pensando a ciò che fa bene a me. Non ti farò

mai del male a causa di scelte sbagliate. MAI.

Giorgia Guzzo 3DL Livi

32

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Caro babbo,

È già buio e sono qui accanto a te a guardare le stelle. È una sera

come tutte le altre: io e te sdraiati sull'erba ad aspettare una stella ca-

dente perché, chissà, un giorno il mio sogno potrebbe avverarsi, po-

trei diventare pianista come Allevi o Einaudi, ma tu continui a ripe-

termi di non arrendermi perché per raggiungere i propri obiettivi bi-

sogna combattere.

Poi arriva la mamma, ci porta i suoi biscotti e si sdraia con noi. Lei

stasera non c'è, ma non ci sono neanch'io, o meglio sono qui accanto

a te ma non mi vedi. Sono morta quattro anni fa. Sarebbe bastato

poco, forse avrei dovuto chiamarvi prima di salire in macchina con

lei ma non ce l'ho fatta. Dopo l'incidente sono subito corsa vicino a

voi però non mi vedevate. La mamma non mi sentiva e allora dopo

qualche mese ha deciso di venire con me. Babbo, ora sei lì sull'erba a

riconoscere le costellazioni e una lacrima ti riga il viso, ma ricordati

che io sono e sarò per sempre accanto a te.

Con affetto

La tua Alice

Alice Aloia Livi

33

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Piccoli occhi lucidi che guardano la Figura possente dell'uomo che

da sempre per loro era il Re pronto a tutto per proteggere la sua prin-

cipessa.

Una lacrima sul suo viso di bambina innocente che non aveva prova-

to alcun dolore.

Anche se di giovane età, non era affatto ingenua e capiva, purtroppo

capiva anche troppo bene. Qualcosa di terribile era successo, ma il

padre disse solo: “Stai tranquilla, vai dalla zia finché non torno”.

Così lei prese la sua copertina, l'unica cosa che sembrava in grado di

proteggerla in quel momento, e corse velocemente dalla zia. Pianse

tanto quel giorno, anche prima di ricevere la terribile notizia. Si mise

a sedere sul terrazzo e si sfogò totalmente.

Pregò, pianse, urlò: voleva sapere e nessuno era ancora tornato da lei.

Un senso di solitudine la pervase, a lei che era ricordata ogni giorno

dalle amichette, e dalla famiglia, a lei che era abituata al calore del-

l'amore di tutti, a lei che in quella situazione si sentiva completamen-

te persa.

Un urlo pervase l'entrata della casa. Era la voce della nonna. Il peg-

gio era in arrivo. Ora il castello della piccola principessa era abitato

da persone perse, come lei.

Occhi lucidi che fissavano il vuoto, pieni di colore, urla, pianti, sin-

ghiozzi, tanti rimpianti e una persona amata in meno...

Non riusciva a respirare, il pianto glielo impediva. E anche anni dopo

il dolore e il pianto singhiozzante la colpiscono ancora, come adesso,

mentre parla di lui. Da quel giorno c'è ancora un posto dove lei può

parlare con l'uomo che per lei era come un secondo padre, suo zio, il

cavaliere che per la sua principessa era sempre presente: su quel ter-

razzo, dove si era disperato quel pomeriggio, lei silenziosamente im-

magina che il vento sulle sue guance sia una carezza di colui che por-

terà sempre nel cuore.

Non importa quanto tempo sia passato, perdere qualcuno è un dolore

persistente, infinito. Non smette mai. Mai. Si può solo provare ad

andare avanti, anche se niente è più come prima, non ci sono più

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cene di famiglia felici come prima, non ci sono più feste allegre

come prima, senza quella persona “non c'è nemmeno Natale”.

Una storia senza lieto fine, una storia che non è solamente una storia

inventata, purtroppo. Vivere non sempre è una scelta, le persone

muoiono tutti i giorni, ma non sempre hanno preso decisioni

sbagliate, perciò quando si fa una scelta si deve pensare al dolore di

chi rimane.

Chiara Tammaro, Livi

35

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Figlia mia,

non so dove sei, non so con chi sei, non so cosa fai.

Spero che tu stia bene, più di quanto stia “bene” io da quando mi hai

lasciata.

Credimi, è stata veramente dura andare avanti, ricordo quando me lo

hanno comunicato. Pensavo di morire, non ci potevo credere. Mi tre-

mavano le gambe, i pensieri e i ricordi mi tornavano in mente ed io

non ero più io.

Da quel giorno mi sento senza qualcuno, qualcosa, nonostante sia

passato del tempo ricordo tutto quello fatto e passato insieme e spero

che anche tu ci pensi.

Quella sera è stato il destino a decidere, se tu non fossi salita sulla

macchina eri ancora qui con me, ma non voglio farti una colpa. Sappi

che l'amore che provo per te non è diminuito e mai diminuirà.

Oggi mi sono sentita di scriverti queste due parole e, anche se consa-

pevole che non riceverò una tua risposta, spero che tu in qualche

modo possa riceverla.

Ti amo e ti amerò per sempre,

la tua mamma!!!

p.s.: Mi manchi tantissimo!!!

Matilde Guerranti 3AS Livi

36

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Non so cosa sia opportuno scrivere in queste circostanze. So solo che

quando ho sentito la storia di Giacomo mi sono sentita sopraffatta da

emozioni alle quali è difficile dare un nome. E mentre fuori c'era

quel profondo silenzio, dentro tutto agonizzava.

Giacomo, di cui so talmente poco ma che sento così vicino; Giaco-

mo, che si ripresenta in ogni ragazzo che se ne va come lui, in ogni

espressione di dolore dei genitori, amici, parenti; Giacomo, che rivi-

ve in tutti questi gesti d'amore dei suoi genitori; Giacomo, che sono

sicura non dimenticherò mai...

Quel Giacomo era con Reno mentre raccontava, che era dentro di lui.

Chissà cosa hai pensato, caro Giacomo, poco prima di andartene;

chissà se, in quei pochi istanti, ti sei reso davvero conto di quanto

valga la tua vita.

Io oggi l'ho capito.

Quindi grazie Reno, perché della tua vita e quella di tuo figlio, ha

scalfito la mia.

Un abbraccio da una ragazza, alunna e figlia.

Chiara Dallai 3CL Livi

37

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Quando avevo 5 anni, nel giro di un mese sono morti i genitori di

mia madre. Non ricordo il momento, non mi ricordo il perché, non

mi ricordo come ho reagito. Penso di aver pianto, ma ero troppo pic-

cola per capire veramente. Un mese fa è morto mio nonno. Vivevamo

insieme ma è stato inaspettato. Questa volta mi ricordo tutto

benissimo, purtroppo. Mi ricordo la sensazione che ho provato

durante il suo ricovero, quando ho capito che sarebbe morto, quando

mi sono illusa e quanto ho pianto prima, dopo e durante.

Quando lo zio di Giacomo ci ha fatto riflettere su chi resta, io ho

pensato a mio nonno e a quello che abbiamo provato noi: hanno

sofferto i suoi figli, con i quali aveva un particolare rapporto, e noi

nipoti, con i quali “si era rifatto” di tutti gli errori commessi da

genitore.

Ho pensato a quanto il dolore di un padre o di una madre possa

essere più grande del mio in questo momento, che è già immenso.

Io ho rimpianti e provo un grande senso di colpa, non riesco a

immaginare il loro.

Chi è riuscito a trasformare il suo dolore in qualcosa di bello come

questo progetto è da stimare e spero che, quando ritorna il ricordo di

Giacomo, pensare al bene che stanno facendo possa essere loro di

aiuto.

Alessia Tuci 3DL Livi

38

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Cara Giulia,

mi manchi. È tanto che te ne sei andata ed io non riesco ancora a

farmene una ragione. Ricordo che quando eri piccola venivi da me e

giocavamo insieme. Scherzavi e ridevi, avevi il sorriso più bello che

avessi mai visto. Ricordo quando mi prendevi in braccio e mi facevi

fare l'aeroplano correndo per tutta la casa. Quando sono entrata alle

medie abbiamo incominciato a vederci un po' meno. A volte mia

madre mi diceva che saresti venuta a prendermi a scuola ed il cuore

mi si riempiva di gioia. Ti amavo. Era mia cugina, la mia migliore

amica e una sorella per me. Un giorno sei sparita. Aspettavo che mi

venissi a trovare ma non ti ho mai vista. Ho sofferto tanto per la tua

mancanza. Quando ero un po' più grande mia mamma mi disse che

fin da giovane avevi fatto uso di sostanza stupefacenti, di alcol e di

altre sostanze che ti hanno rovinato. Ti ho odiato. Non capivo come

potessi essere così cattiva con te stessa. Un giorno mia zia mi

chiamò. Eri morta in un incidente stradale. Uscita ubriaca da una

festa, ti sei messa alla guida per tornare a casa. Ma purtroppo quel

lunedì il tuo tragitto di ritorno è stato più breve del previsto. Mi sono

vergognata di te. Mi sembrava di non averti mai conosciuto in tutti

questi anni. Per anni ho provato a cambiare opinione su di te. Adesso

dopo tre anni sto provando a perdonarti. Ho visto la zia piangere e

urlare al telefono con mia mamma. Molte volte ho dovuto consolarla

anche se vedere mia mamma piangere è stata la più grande delusione

per me.

Ti voglio bene.

Adele Archinucci 3CL Livi

39

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Ti stringevo forte, come se la forza del mio abbraccio potesse salvare

la tua vita, i nostri progetti e la mia vita per mano a te, sapevo che se

ti lasciavo andare ti avrei perso e non ero pronta a farlo – sai, quella

sensazione strana in cui non riesco a capire niente in cui sembra un

incubo e da cui ti vuoi solo liberare, ma tu eri reale, un sogno che è

finito in un incubo.

Aurora Zullo 2ASS Dagomari

40

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Quando saluto i miei prima di prendere il motorino per uscire di

casa, noto sempre terrore nei loro occhi, quella costante paura che

quel saluto, per molti banale, possa sempre essere l'ultimo.

Ho paura anche io, anche se non lo dico mai e se agli altri non lo

mostro, ho paura.

Ho paura perché, anche se loro non me lo ripetono spesso so quello

che pensano, so che sono felici perché a soli 16 anni, grazie a un

motorino, mi hanno reso più indipendente, ma so anche che preferi-

rebbero svegliarsi la mattina alle 6 per portarmi a scuola, invece che

andarci da sola, o che preferirebbero uscire di casa la domenica

pomeriggio invece di dormire o riposare un po' solo per

accompagnarmi dalle mie amiche.

Io lo so che anche mia nonna non è egoista, che se mi chiede “per

favore” di non usare il motorino con la pioggia, con troppo vento

oppure la sera quando ormai è già buio, lo fa solo per il mio bene.

Quando io decido di uscire lo stesso, lei si rassegna e quel suo “Va

bene, mi raccomando Asia, ti voglio bene” è però pieno di amore ma

anche di paura e lo sussurra quasi con la voce che trema solo a causa

della paura.

Per strada cerco sempre di fare del mio meglio, non solo per me

stessa ma soprattutto per loro.

A questa età sappiamo come funziona: diciamo che beviamo per

divertirci quando invece beviamo solo per essere accettati dagli altri

e so che non dovrei. Ho imparato a spese mie quel giorno, me lo

ricorderò sicuramente, come ricorderò le facce dei miei genitori con

le lacrime agli occhi che mi tranquillizzavano anche se erano loro i

primi a dover essere tranquillizzati. Ho capito come devo

comportarmi e l'ho capito per loro, non solo per me stessa.

Asia Sabatino 2G AFM Dagomari

41

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Cara mamma,

oggi non sono tornata a casa. Non perché sono rimasta a dormire da

qualche mia amica. No mamma. Non so a cosa stessi pensando quan-

do ho risposto "Sì, ne voglio ancora". Dovevo fermarmi mamma.

Avrei dovuto pensare a te, a babbo, a Giacomo. E invece no, sono

stata egoista. Ed ora mi trovo qui, sul ciglio della strada, senza respi-

ro e solo ora penso a te. Mi hai sempre insegnato ad essere responsa-

bile, mi hai sempre detto cosa fare in situazioni simili. Allora perché

mamma ho fatto così?

Non prenderti la colpa per me, avrei dovuto chiamarti. Ma non l'ho

fatto. Pensavo di darti un dispiacere nel sentire quelle parole, quelle

maledette parole che mi sono costate la vita: "Ho bevuto troppo,

mamma, vienimi a prendere".

Una telefonata, un riguardo e adesso sarei con te, te che mi avresti

rimproverata e io come al solito me la sarei presa a male. E invece no

mamma. La tua voce non la sento, non sento il tuo rimprovero, le tue

raccomandazioni. E non le sentirò mai più, Il mio dolore è immenso,

ma non paragonabile a quello che potrai provare tu, babbo, nonna…-

pensami mamma, pensami sempre. Io d'ora in poi non lo farò, anche

se ormai è troppo tardi.

Ti voglio bene.

la tua luce nel cielo.

Rebecca Gori 4CL Copernico

42

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Ciao mamma

Ciao Giacomo, com'è andata a scuola?

Tutto bene mamma

Il compito di matematica?

Bene, bene. Ci vediamo a casa più tardi. Ciao mamma.

Ciao Giacomo, stai attento, ti voglio bene.

Avrei voluto dirle quanto le volessi bene. Spesso non l'ho fatto. Avrei

voluto ringraziarla per avermi dato la fortuna più grande. Non l'ho

mai fatto.

Avrei voluto dirle quanto fosse bella e intelligente. E invece l'ultima

cosa che le dissi fu "Ciao mamma":

Avrei voluto fare tante cose. Feci la scelta sbagliata. Senza riflettere.

Paolo Facchini 3AS Copernico

43

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Mi sono immaginata il volto di mia madre a casa a guardare la TV

nel suo letto dopo cena, quando suona il campanello e si vede davan-

ti quattro persone in divisa, con la faccia di chi non sa come portare

una brutta notizia. Il suo volto preoccupato comincia a rigarsi di la-

crime e urla dalla disperazione a mio padre, già addormentato sul let-

to. Lui corre giù all'ingresso e comprende subito cosa è successo per-

ché sa che non ero ancora tornata a casa. Non l'ho mai visto piangere

e credo che neanche in quel momento piangerebbe, per far forza a

mia madre. Il volto di lei mi fa paura, è totalmente straziato non cre-

de di poter reggere così tanto dolore. Si accascia a terra reggendosi

alla porta e piange, piange come non l'ho mai vista fare, come se una

parte di sé, una parte del suo cuore si fosse staccata.

Mio padre nel frattempo parla con i poliziotti e si accorda con loro su

quando andare all'obitorio, ancora con la freddezza di chi chiude in

sé i sentimenti.

Anonimo Copernico

44

SEGNALAZIONE NARRATIVA

O alcool o guida

Voglio raccontare questa storia, una storia vera, realmente accaduta.

Ho un fratello, Eugenio, di 23 anni, parto col presupposto dicendo

che mio fratello non ha amici, frequenta solo ragazze. L'anno scorso

si è ritrovato in un gruppo formato da persone poco affidabili, la sera

uscivano sempre insieme, a volte a Pistoia, a volte a Firenze. I miei

erano un po' preoccupati perché sapevano con che gente passava le

serata e ribadivano sempre che prima o poi ci avrebbe battuto la te-

sta. La batté ad aprile: era una sera come tante, per me e per la mia

famiglia.

Massimo D'Ambrosio 2CL Copernico

45

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Sospiro

Chiudi gli occhi, apri la mente, riempi i polmoni: vivi. Il soffio di

vita che ci riempie il cuore non può e non deve essere sprecato.

Un battito di ciglia, uno sbadiglio, un pensiero sul momento, è questo

il tempo che basta perché quel soffio si perda... il tempo impiegato

in un sospiro. Un sospiro di una madre che perde il figlio, di una

sorella che perde il fratello, di una fidanzata che perde il suo unico

ragazzo sempre partito da una semplice cotta adolescenziale.

Sì perché di fatto non siamo altro che questo, no? Adolescenti... ma

siamo una piccola parte di cuore in tutti coloro che ci amano e la no-

stra vita non va gettata fuori in quel sospiro. Gettando la nostra vita

si danneggia anche la parte di cuore degli altri riservata a noi.

Il motore si aggiusta, il cuore no: viviamo, divertiamoci, commettia-

mo errori, ma non togliamoci la possibilità di sospirare anche noi

stessi.

Alessio Agati 4ES Copernico

46

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Edo sei un cretino.

Non sei riuscito a dire di no e sei montato dietro ad un tuo amico

ubriaco, e ora sono due giorni che sei in ospedale.

Credevo che questa fine sarebbe stata mia, non tua. In famiglia sono

io l'irresponsabile, quella su cui non si può contare e che fa sempre

ca..ate. Tu sei buonissimo e stai appena diventando grande, il tuo fi-

sico è già cresciuto ma la testa è sempre quella di un bambino. O for-

se sembri così solo a me, e in realtà sei già cresciuto. In questo mo-

mento non riesco a sopportare il pensiero. Potresti andartene per

sempre e io non sono sicura di chi sei. Ti voglio conoscere da uomo,

sono sicura che la tua bontà e spontaneità ti faranno vivere una vita

piena di amore. Come si fa a non volerti bene, i tuoi occhi sono gran-

di e dolci, così vivaci, non sopporto di vederli chiusi. Abbiamo spre-

cato troppo tempo a litigare, avremo potuto giocare insieme.

Abbiamo finito la playlist di Youtube, quella dei video divertenti, ti

fanno ridere così tanto. Non riesco a stare a casa, il babbo e la mam-

ma piangono sempre. Ti prego svegliati.

Margherita Rapazzati 4DS Copernico

47

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Ho sempre cercato un modo per far soffrire i miei genitori, fino a che

un giorno di primavera ho visto nel loro sguardo agghiacciato una

sensazione di vuoto, avevano appena attaccato al telefono con qual-

cuno ma questa persona era diversa da tutte le altre e avrebbe cam-

biato per sempre la nostra vita.

Era il dottore che aveva dichiarato la morte di mia sorella. Mia sorel-

la non viveva più da noi da mesi, è sempre stata una ragazza ribelle

che non accettava le regole.

Non avevo mai visto i miei soffrire tanto, pensavo che non provasse-

ro niente e invece mi sbagliavo. Ho cercato di farli sfogare ma l'amo-

re per un figlio non può essere sostituto con nessuno. Tuttora vedo

mia mamma piangere quando trasmettono alla radio la canzone pre-

ferita di mia sorella: Per dirti ciao, di Tiziano Ferro.

Marianna Mordini 3GS Copernico

48

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Un anno fa, era una giornata di aprile, bellissima, era venerdì, che

per uno studente è il giorno più bello della settimana. Si sentiva nel-

l'aria l'estate e con il mio gruppo di amici ero andata a fare una cam-

minata, quando improvvisamente girando l'angolo della strada ci ri-

trovammo davanti un uomo di circa quarant'anni a terra, immerso in

una pozza di sangue.

Arrivarono ambulanze e polizia, e subito dopo l'intera famiglia. Una

bimba di neanche sei anni iniziò a piangermi davanti agli occhi, la

presi in collo cercando di tranquillizzarla mentre la madre era in pre-

da al panico. Una donna anziana era immobile, era lì ferma, come

non aveva però fatto allo stop che avrebbe dovuto rispettare. Nel mio

piccolo mi ero resa utile, è lì che ho avuto la sicurezza che nonostan-

te non fossi sicura di cosa avessi dovuto fare da grande, una cosa la

sapevo: volevo aiutare le altre persone.

Matilde Ciambellotti 4DS Copernico

49

SEGNALAZIONE NARRATIVA

È una cosa lontana, mi dicevo, 10.000 o 10 milioni, secondo me esa-

gerano, mi dicevo. Quante possibilità c'erano che ci andassi di mezzo

io? Che ci andasse di mezzo Anna? Prima, quando parlavano di un

incidente, era come se sentissi l'acqua di un torrente che mi passava

sotto le scarpe. Non mi impediva certo di camminare. Se era un ra-

gazzo/a della mia città al massimo poteva arrivarmi alla caviglia. Ma

quando ho letto il titolo del giornale "Muore sulla strada Anna Bar-

dazzi", la corrente mi ha fatto cadere e prima che me ne rendessi

conto ero sott'acqua.

Il freddo, la forza della corrente...

Ci ho messo un po' a rialzarmi, con l'acqua che mi arrivava fino al

busto. Non sono annegata: non mi è venuto addosso il mare, come ai

genitori di Anna.

Prima è solo un torrentino di montagna, poi ti investe un fiume o il

mare.

Anna, che ca..o hai fatto?

Benedetta Troni 3GS Copernico

50

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Come un angelo.

Io bevo. Io fumo. A volte mi faccio anche qualche cannetta. Ma i

miei non lo sanno. No, loro non lo devono sapere. Mi ucciderebbero.

Una volta, appena presa la patente per la moto, ho chiesto a mio bab-

bo in tono a dir poco supplichevole di farmi uscire quella sera in

moto. La sua risposta è stata: “Non lo so, secondo me qualche bic-

chierino te lo farai quando sei fuori...”

Io naturalmente ho smentito tutto. Anzi ho fatto di più, mi sono com-

portata da offesa. Però aveva ragione. Sulla sera alla fine sono uscita

e anche in moto. Mi sono messa un bel vestito nero aderente, un filo

di rossetto sulle labbra e sono uscita. Come al solito ho fumato, ho

bevuto. Mi sono fatta anche una cannetta. Come al solito i miei non

sapevano niente e mi sembrava giusto così. Alla fine la vita è una e

una sola e per questo va vissuta. Per tutta la mia breve vita ho sogna-

to. Sì ho sognato, ho sognato di innamorarmi, di soffrire, di diventare

mamma, di avere una carriera piena di soddisfazioni. Ma come molti

pensavano, anche se mi ostinavo a non credere, i sogni sono solo del-

le semplici illusioni, costruzioni astratte che la nostra mente fa e che

raramente si avverano. Non sono mai riuscita a scoprirlo. Sì, perché

quella sera, proprio quella, alle 00:47, i miei sogni sono volati di

sotto da un bivio; con loro il mio bel giovane corpo, avvolto da quel

bellissimo vestito nero e le mie labbra ancora con quel poco rossetto

rimasto e la mia nuova moto, volavano come un angelo.

Amira Rossi Copernico

51

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Sette di mattina. Mi suona la sveglia. Vado in bagno, mi sciacquo il

viso. Mi vesto, scendo per fare colazione. Mia madre è seduta al ta-

volo, guarda nel vuoto. Le dico: "Mamma, oggi ho il compito alla

prima ora; possiamo parlare un po' prima?"

Lei non mi risponde, continua a fissare il vuoto. Provo a scuoterla,

ma le mie mani sono trasparenti, non producono nessun effetto; con-

tinuo sempre più forte, ma niente, nessuna risposta. Ad un certo pun-

to, lei si dirige verso il frigorifero, stacca una mia foto, la osserva e...

scoppia in lacrime, maledicendo quelle birre vuote, ghiacciate, in fri-

go. Mi sveglio, era tutto un brutto sogno, per fortuna.

Pietro Santi 4AS Copernico

52

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Cosa mi ha insegnato questa esperienza? Che la vita è preziosa ed è

una sola e bisogna viverla al meglio, perché anche per una banalità si

può morire.

Perché bisogna sprecare questa opportunità di vivere, solo perché

una sera si ha voglia di bere di più, rischiando poi di mettere in peri-

colo noi stessi, gli altri e creare un dolore immenso ai nostri familia-

ri?

Perché bisogna sprecare l'opportunità di vivere, per una banalità,

come non mettendosi la cintura o stare distratti alla guida o dopo

aver assunto sostanze stupefacenti?

Ragazzi guardate la vita con occhi diversi, cercate sempre di fare la

scelta giusta, perché una volta che si sbaglia non si può più tornare

indietro.

Ripeto che la vita è una sola, e la dobbiamo vivere non solo per noi

stessi ma anche per i nostri cari.

E come Søren Kierkegaard "la vita può essere capita solo all'indietro

ma va vissuta in avanti".

Erika Gianfelici 4BL Copernico

53

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Già avevo riflettuto su quello che sarebbe potuto succedere se io da

un momento all'altro sparissi. Mi ha lasciato stupita il fatto che real-

mente poche persone si sarebbero dispiaciute e avrebbero sentito la

mia mancanza. Ma quelle erano le più importanti nella mia vita. I

miei genitori soprattutto, anche se era un periodo in cui ripetevo in

continuazione di odiarli e avrei provato quasi piacere a vedere il do-

lore e le lacrime nei loro occhi.

So adesso che ero io ad avere problemi con il mondo che non voleva

accettare me e le mie passioni, mentre i miei genitori in realtà mi

avevano sempre voluto bene e, pur non approvando, avevano cercato

di capirmi e cambiare per me.

L'unica cosa che non ha mai cercato di cambiare sono stata io e ades-

so che ho avuto il coraggio di farlo non mi pento affatto. Poi ci sono

gli amici, quelli più cari, che sono dalla tua parte anche se decidi di

andare contro il mondo intero, quelli che sono pronti a battere la testa

contro il muro per farti capire, quelli che ti avranno sempre. Non ho

la minima intenzione di lasciare tutto quello che sono riuscita a co-

struire con fatica per una stupidaggine come può essere una disatten-

zione o una scelta sbagliata, io che nella vita ne ho fatte abbastanza.

Caterina Buffolino 4GS Copernico

54

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Ciao, io sono Ambra, E oggi ho partecipato al progetto Aci. Questo

progetto mi ha fatto tornare alla memoria un incidente stradale avve-

nuto circa sei mesi fa. Era il 13 aprile, alle 3.47 di pomeriggio, sento

una chiamata sul telefono di casa, era l'ospedale di Pistoia, che mi

comunicava che il signor Baldo e la signora Lisetta erano ricoverati

lì in seguito a un incidente stradale. La signora Lisetta e il signor

Baldo erano i miei nonni, e ora non lo sono più, non sono morti sul

colpo, ma giorni dopo in terapia intensiva, mio nonno prima, e un

mese dopo mia nonna all'ospizio.

Ricordo bene quel periodo, ricordo tutto, loro per me erano come dei

genitori, come quella mamma che pur essendo viva è completamente

inesistente.

Siamo solo io e mio babbo. Se solo mio nonno non avesse pigiato su

quell'acceleratore ora sia lui che mia nonna sarebbero qui, con noi, e

per il mio compleanno mi avrebbero potuto fare gli auguri, e io per la

festa dei nonni al posto di portare i fiori al cimitero avrei potuto far

loro un regalo, un abbraccio. Questa “esperienza” mi ha segnato

molto, ad esempio mi ha insegnato che, quando siamo in macchina, i

limiti si rispettano, mi ha insegnato che non ci si fa male solo per se

stessi, ma anche per gli altri, e perciò bisogna essere ancora più

prudenti, perché poi è finita e non si torna più indietro. Quel giorno

dell'incidente ci dovevo essere anche io perché avevo promesso ai

miei che li avrei accompagnati a casa al mare, ma poi non ci andai

per il compito di matematica. Questa storia è drammatica, ma inse-

gna molto; spero che chiunque la stia leggendo, quando guiderà pre-

sterà più attenzione.

Ambra Papi 1a Classico Convitto Cicognini

55

SEGNALAZIONE NARRATIVA

A: Perché bevi?

B: Io bevo per togliere i dolori.

A: Tu dopo che hai bevuto guidi?

B: Sì, ma non so perché mi trovo qui.

A: Ti trovi qui perché con una bottiglia hai bevuto la tua vita, quello

di tuo fratello e quella del ragazzo alla guida dell'altra macchina a cui

sei andato contro. Ma sai perché lui non è qui all'inferno e te invece

ci sei?

B: No.

A: Perché lui era sobrio.

Matteo Pratesi 1 Europeo Convitto Cicognini

56

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Se ci sono tutti questi incidenti, allora perché usciamo con la macchi-

na? Anche se noi stessi fossimo più attenti succederebbero sempre

incidenti, allora andiamo a piedi. Tutti quanti a piedi così non ci sa-

ranno tutti questi incidenti stradali e fa bene pure all'ambiente.

Angela Zheng 1 Internazionale Convitto Cicognini

57

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Io non so cosa dire sinceramente. So quanto è pericolosa la strada e

menomale non mi è mai successo niente, né a me né ai miei cari. Ma

quando ho sentito raccontare della storia di Giacomo Massoli, non

mi sono mai dispiaciuta così tanto per un estraneo. E so per certo che

è stata una terribile perdita. Anch'io ho subito delle perdite in fami-

glia, ma mai così grandi. Voglio solamente dire che mi dispiace con

tutto il cuore per quello che è successo per colpa della strada.

Beatrice Nardi 1 Europeo Convitto Cicognini

58

SEGNALAZIONE NARRATIVA

La vita è un dono che non va sprecato. Secondo me gli incidenti stra-

dali sono la cosa più brutta per sprecare la nostra vita, basta un atti-

mo e ti accorgi che non sei più con la tua bellissima famiglia, che

non sei più con la tua bellissima vita. Secondo me ognuno dovrebbe

avere una seconda possibilità per non sbagliare di nuovo. Il brutto è

che quando te ne accorgi non puoi più tornare indietro, quindi

dobbiamo vivere la nostra vita come se ogni giorno fosse l'ultimo.

Allegra Attalmi 1SA Convitto Cicognini

59

SEGNALAZIONE NARRATIVA

L'uomo si è sempre vantato sopra tutti gli altri esseri viventi a causa

della sua capacità di pensare...

Ma allora perché smettere di pensare, ragionare proprio nel momento

in cui la tua vita dipende da quello, da come ragioni? Beh, in quei

momenti non siamo superiori a nessuno.

Matilde Passa 1 Internazionale Convitto Cicognini

60

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Mamma, sono io la tua figlia, passerottina.

Ciao papà sono io la tua principessa.

Ciao Adriano sono tua sorella, non mi hai dato nomignoli ed io non

te ne ho mai dati.

Mamma voglio iniziare da te, so che stiamo passando un periodo

buio, tu che ti sei rifatta una vita senza di me, io che sono dovuta cre-

scere arrangiandomi, occupandomi di papà e Adri.

So che ogni cosa che faccio per te non è abbastanza, ma eccomi, io

ce la sto mettendo tutta per renderti orgogliosa di me anche se tu non

lo sarai mai. Papà scusa per le troppe richieste, i miei modi di bambi-

na viziata, le troppe cose e le troppe pretese.

Su questo mondo ringrazio la vita di avere un papà come te che mi

rende felice, che mi dà amore e che mi supporta nelle mie scelte.

Mamma e papà so che vi ho deluso in questo ultimo periodo, dite che

sono cambiata in peggio, ma in realtà sto solo crescendo e sto ini-

ziando il mio percorso di vita. Per voi, i miei sono sbagli, ma per me

no. E voi sapete a cosa mi riferisco per "sbagli".

Adri non so che dirti, tu come papà mi hai sempre viziata, mi hai

sempre portata fuori e al cinema, ricordo che la prima volta che vidi

un circo fu con te al mio fianco, che bei ricordi, sei un fratello d'oro,

mi dai o presti tutto e per questo ti apprezzo molto perché altri fratel-

li si odiano mentre noi ci amiamo. Mia cara famiglia, lo sappiamo

che io sono un po' la pecora nera, la figlia ribelle, un maschio

mancato direi io, ma non per questo dobbiamo separarci.

Caro Adriano sappi che per te ho pianto giorno e notte quando sono

andata via con mamma, non mi cercavi, non mi chiamavi mai, nean-

che un messaggino né una visita da mamma, ma non te ne faccio una

colpa. Cara famiglia, il tempo per scrivere è finito. Avrei molte cose

da dire ma devo consegnare. Sappiate solo che... vi voglio bene e

spero che voi ne vogliate a me.

Vanessa Lo Coco 3A Brunelleschi

61

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Siamo così, spensierati, ingenui, immaturi, potrei continuare una lista

infinita, soprattutto noi siamo angeli. Angeli troppo entusiasti di vi-

vere, che commettono errori, che fanno cose e compiono azioni sen-

za un senso logico. Siamo angeli messi alla prova; che alle volte ti va

bene ed altre "eh, vabbè, sarà per la prossima, la vita è lunga", ma

purtroppo per molti angeli quella "prossima volta" molte volte non

arriva, e non perché non meritino di vivere, ma perché angeli troppo

belli...

Margherita Fenocchi 3AM Brunelleschi

62

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Prometto.

Prometto che starò attenta.

Il solo pensiero di perder te mi uccide, non posso immaginare cosa tu

proveresti se me ne dovessi andare.

Prometto che farò le scelte giuste, che conterò fino a dieci.

Prometto di non andare a letto arrabbiata, perché siamo chiusi nella

nostra convinzione di essere invincibili, ma basta poco, uno sguardo

mancato, un riflesso più lento, e non potrò più abbracciarti, parlarti,

vederti.

Ma prometti.

Prometti anche tu di stare attenta.

Siamo in due, non trascurare te stessa per pensare a me.

Promettiamolo.

Chiara Diddi 3D Brunelleschi

63

SEGNALAZIONE NARRATIVA

La sensazione generale che avevamo fra noi ragazzi oggi in classe

prima di venire all'incontro era una sensazione di perdita di tempo.

L'espressione più comune era quella "Oh! Finalmente si saltano le

due ore del mercoledì di italiano".

Per motivi di materie da recuperare ho dovuto saltare la seconda ora

dell'incontro. L'inizio della prima ora si preannunciava come il solito

incontro palloso fatto a scuola, ma alla fine della prima ora avevo già

cambiato parere.

Le parole del signor Reno mi hanno smosso e mi hanno suscitato

molta angoscia. Un tale senso di paura, un buio totale. La storia rac-

contata in modo così profondo e realistico alla fine le parole si sono

rivelate vere.

Parole così profonde e profondamente complesse credo che le possa

capire, concepire solo se ad una persona sono successe realmente

queste cose, perché altrimenti son convinto, come ha detto lo stesso

signor Reno, dopo due giorni si sono già dimenticate.

Eppure a me hanno espresso un tale senso di disperazione, rabbia,

sconforto.

Probabilmente perché è successo anche a me.

Forse sono egoista a dire così o forse no.

A me personalmente non è andata esattamente come ha descritto il

signor Reno. Per fortuna quello che era stato inizialmente un inciden-

te, apparentemente fatale, grazie a dei dottori formidabili si è conclu-

so nel migliore dei modi.

Eppure, come detto precedentemente, forse sono egoista. Ma non mi

sento così.

Ho sentito il dovere di confidarmi tramite questo breve testo di quei

momenti tragici, agli attimi dopo l'incidente, delle settimane succes-

sive all'incidente.

Ricordo molto bene le settimane successive, in casa si respirava un'a-

ria diversa. Nel frattempo io, i miei fratelli e la mamma ci eravamo

trasferiti dalla nonna. La mamma diceva che ci eravamo andati

perché aveva molto da fare. Ma, a distanza di anni, ho capito che

avvertiva la mancanza del babbo. Noi tutti la sentivamo. Ricordo

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ogni singola cosa, gli sguardi di una mamma in lacrime per la paura

di perdere un figlio, noi (io e la mamma) mi ricordo ci

addormentavamo piangendo abbracciati.

Alla fine il babbo si svegliò dal coma e ricordo bene il giorno in cui

si svegliò, a casa eravamo tutti allegri e contenti.

Come ho letto in un video che ci è stato mostrato oggi:

"La fortuna è stata più attenta di noi" e la ringrazio molto per questo.

L'incontro di oggi mi ha segnato molto e sono contento, dopo tanto

tempo, di essermi riaperto e aver parlato di questo fatto.

Gregorio Goti 4C Brunelleschi

65

SEGNALAZIONE NARRATIVA

A te che mi hai lasciato troppo presto, che per una banalità sei volato

via. Perché nel '73 non esistevano le cinture? Perché la gente non po-

teva avere un minimo di riguardo anche allora? Io non ti ho cono-

sciuto ma è come se ogni giorno tu fossi in me. Al mio esame di

recupero, all'esame della patente, penso a quando sono caduta di

motorino, tu c'eri, eri lì, eri il mio braccio destro che ha avuto la

prontezza di frenare per me. Purtroppo gli incidenti capitano,

purtroppo esistono persone che non riescono a capire quando è

troppo, esistono persone a cui non interessa degli altri.

Però mi rincuora il fatto che tu comunque sei sempre con me, sei

sempre l'angelo sulla mia spalla destra che mi aiuta a capire il giusto

e lo sbagliato. Come ho detto, non ti ho mai conosciuto, ho solo un

piccolo ricordo di te, un pezzo di qualcosa che starà sempre con me,

perché tu sei sempre con me. Come mai sei andato via così presto,

nessuno se lo sarebbe aspettato, la nonna c'è rimasta molto male e la

mamma e le zie non sapevano cosa il futuro aveva in serbo per loro...

passano gli anni e tu vegliavi sempre su di loro, sei il nostro angelo

custode e per sempre lo sarai.

L'unica cosa che avrei voluto dirti è ti voglio bene. Niente di più e

niente di meno. Grazie di starmi sempre vicino e anche se questa let-

tera non ti arriverà mai, io sono sicura che sei qui, ora, sulla mia

spalla a leggere. E riuscirai anche a fermarmi queste lacrime.

Alessia del Santo 4BM Brunelleschi.

66

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Se dovessi morire probabilmente ne morirebbero anche i miei genito-

ri. Mi immagino già mia mamma fissare il vuoto con le lacrime agli

occhi. Ho sentito dire che in molti casi quando un figlio muore i ge-

nitori tendono ad allontanarsi, ed è probabile che ai miei succeda. Io

più che altro ho paura di questo, perché se i miei si separassero

probabilmente uno dei due non riuscirebbe ad affrontare la

situazione.

Noemi Scannaliato 3E Brunelleschi

67

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Ultimo di quattro fratelli, Leonardo, come ogni mattina, si alzò dal

letto e si guardò intorno. Sul pavimento le scarpe buttate a caso dalla

sera prima, i vestiti sulla sedia e le coperte verdi del letto, ormai trop-

po piccolo per lui, sfatte.

Una foto della sua ragazza sulla scrivania gli ricordò che si sarebbero

visti la sera stessa ed il pensiero lo fece sorridere. Presto si sarebbero

sposati.

Era così preso da questo pensiero che non si accorse della madre che

gli stava chiedendo da almeno due minuti "Leo, mangi?".

Annuì, e si sedette al tavolo. Inghiottì velocemente la fetta di torta e

bevve il caffè. Baciò la madre e salutò con un cenno il padre, gesti

che faceva ogni mattina da 29 anni ormai. Uscì di casa, saltò sul suo

scooter Typhoon 50, compagno di mille avventure, e si diresse sulla

tangenziale, alla volta della filatura Mulinazzo, il suo posto di lavoro.

Mentre era in sella pensava al grande giorno. Ci sarebbero stati tutti,

i suoi genitori, i suoi fratelli, i suoi nipoti e lei, bellissima con l'abito

bianco da principessa.

"Ogni cosa andrà per il meglio" disse tra sé mentre entrava in roton-

da quando un tonfo cambiò la vita di una famiglia. Per terra una mar-

mitta, più in là una ruota. Poi il silenzio. Nel silenzio che aleggiava

per tutto il tragitto dove un attimo prima Leonardo sognava, ora por-

tava la notizia della sua morte.

Un camion fermo su una strada lastricata di sangue, una vita distrutta

da una disattenzione di una persona alla guida di un mezzo pesante.

Al posto di un matrimonio un funerale. Avvertiti la madre, il padre, i

fratelli, la ragazza, tutti. Leonardo è morto. Nessuno sa veramente

quanto vale una persona finché essa non se ne va. Leonardo aveva

dei sogni, sogni morti con lui, sogni che sono rimasti chiusi in quella

stanza, con le lenzuola sfatte, i vestiti nell'armadio e le scarpe per

terra, rimaste così da quel giorno.

Leonardo Bilenchi è morto nel febbraio 2007, alle 9 del mattino. Non

ricordo molto di lui ma il suo pensiero mi assale quando vado a tro-

vare la zia e mi siedo nella sua stanza. Allora ricordo chi era Leo. Un

ragazzo pieno di sogni che ha avuto una grande sfortuna, quella di

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trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ti voglio bene Leo

Diletta Bilenchi 5D Brunelleschi

69

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Sono d'accordissimo con questa lezione e al riguardo tante volte ho

avuto le lacrime agli occhi... mi tremano le mani, ho un ricordo forte

che si lega a un sabato passato, un sabato come tutti, quando ero con

la mia amica a ballare e con mia sorella Ginevra, una sera tranquilla.

Quando, verso le due, mia mamma mandò un messaggio a mia

sorella, dove riferiva che verso mezzanotte avevano avuto un

incidente. Un pazzo era passato col rosso, mentre loro avevano il

verde a un incrocio. Ma loro stavano "bene". Erano all'ospedale per

controlli.

In quel momento iniziai a gridare, mentre mia sorella e un mio amico

cercavano di tranquillizzarmi in discoteca. Dentro la mia macchina

c'era anche un'altra persona. Mia sorella, mia mamma e babbo, ed io

piangevamo come pazzi. Anche la notte prima feci un sogno simile,

come se fosse stata una previsione. Il sabato pregai che non

succedesse davvero e che fosse solo frutto di ciò che ho sognato.

Prima che ciò succedesse avvertii un fortissimo mal di testa, quasi da

svenimento, percepii che non era normale e che qualcosa sarebbe

successo.

Mi sono ritenuta fortunata per l'incubo sognato, perché loro ci sono.

Il giorno dopo mi feci domande del tipo “E se oggi non fossero stati

qui...”. Anche se è triste, capisco il dolore, la paura, il grande dolore

di perdere ciò che mi ha dato la vita. A loro che mi hanno adottata,

cui devo tutto.

Clarissa Iacovone 5DG Brunelleschi

70

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Grazie papà.

Grazie per la tua fermezza.

Per la tua freddezza.

Per la tua rabbia.

Mi chiedo cosa sarebbe potuto succedere senza la tua costanza. Quel-

la costanza simile a quella di un coniglio che rosicchia la carota in

modo impulsivo.

Finché non è consumata.

E sapevo che ti faceva male essere così duro, cattivo. Ma ora, forse,

capiamo la tua scelta.

Però ancora oggi non comprendo come puoi confondermi con lei,

stolta, fragile, incosciente.

Se mia sorella era tossicodipendente, io non ne ho colpa. Io non farò

i suoi stessi sbagli. Io non ti chiederò "papà, voglio fare la patente",

con ancora la siringa piena di eroina conficcata nelle vene mentre

una voce interna urla "È l'ultima volta!".

Si, anche tu, papà, la sentivi quella voce. Forse le credevi, forse ci

speravi. Ma hai avuto la forza di andare a comprare un test antidroga.

Hai avuto il coraggio di voltare le spalle alla tua primogenita, per sal-

varle la vita. Per salvare la vita a sconosciuti. Hai accettato e ti sei

caricato della furia di un eroinomane, di tua figlia, quella che hai vi-

sto nascere, per fare la cosa più giusta.

"Ipocrita, tu non mi vuoi bene". Io l'ho capito, papà. Ho capito quan-

to ami. Mi chiedo però se mia sorella lo abbia capito. Con la sua

mente quadrata, chiusa, nota tutto come un'accusa, una minaccia, un

ostacolo.

Chissà se è ancora adirata, se ancora si logora l'anima.

Io l'ho capito papà.

Io ti ho capito.

Gloria Caimano 5B Brunelleschi

71

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Mi presento, sono Giulia, frequento l'ultimo anno di liceo, sono una

ragazza normalissima, ho una famiglia splendida e fino a qualche

mese fa credevo in tante cose, tanti obiettivi, a partire dal grande pas-

so di finire la scuola, prendere la patente e iniziare un nuovo capitolo

della mia vita fatta di sfide, lotte, soddisfazioni...FELICITA'. Ho

pensato: adesso Giulia devi rimboccarti le maniche e affrontare uno

ad uno le piccole difficoltà che si potranno incontrare nel corso di

questo lungo e sorprendente viaggio che è la vita.

A dicembre, precisamente la notte del 5 dicembre, tutti quei sogni,

quelle aspettative, quelle paure, quella felicità spropositata svanisco-

no in una stanza di ospedale. A diciott'anni la parola "MORTE" non

esiste, è una parola di quelle a cui si penserà dopo e una cosa a cui

non credi neanche. Non hai tempo per pensare alla morte, non hai

tempo perché hai da VIVERE, hai da AMARE, hai bisogno di pian-

gere, di urlare, di gridare al mondo che, cavolo, hai diciott'anni e non

vedi l'ora di iniziare a vivere davvero!

Ma, inaspettatamente, io mi sono ritrovata catapultata in una situa-

zione che non mi apparteneva, assistere alla morte di una persona, in

particolare di un familiare non te lo aspetteresti mai, di qualunque

morte si tratti.

Aiutare un nonno e un padre ad organizzare un funerale, comprare i

fiori, che servono solo a peggiorare la situazione, no! Qualche mese

fa non credevo fosse stato possibile...

E invece la notte del 5 dicembre la vita mi ha guardato diretta negli

occhi e mi ha detto: "E ORA CHE FAI?".

Mi sono detta: "Non ce la faccio stavolta, una cosa più grande di

me".

E invece ce l'ho fatta, ce l'ho fatta anche stavolta, anche di fronte alla

MORTE ce l'ho fatta.

Quindi non c'è un momento preciso in cui qualcuno ti deve dire: ora

è il momento di crescere, è la vita che ti porta a questo, è la vita che

ti porta al cambiamento, alla crescita, e dato che in queste tre parole

messe insieme la parola VITA è spiccata in mezzo a tutta la tristezza,

io credo proprio che adesso sia il momento di vivere, ma vivere in-

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tensamente davvero ogni attimo, cogliere ogni sorriso, ogni

sguardo... questo momento non tornerà più, la vita è adesso, scordar-

mi di lei, ignorarla, non prenderla sul serio, credo sia la cosa più as-

surda che un essere umano possa fare!

Giulia De Iaco 5B Brunelleschi

73

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Non sempre siamo in grado di prendere delle giuste decisioni nella

nostra vita, mamma; anche se spesso esagero so bene che ciò che mi

dici lo fai per il mio bene. Spesso mi arrabbio quando sono fuori con

gli amici a ricevere le tue chiamate o i tuoi messaggi. Mi viene un

nervoso che non ti puoi immaginare perché penso a migliaia di cose

che mi fanno perdere la pazienza, che non ti fidi di me ad esempio,

però non riesco davvero a capire perché quando non vedo un tuo

messaggio... mi rattristo quasi; è proprio strano ed è vero che non ci

accontentiamo mai, noi esseri umani.

Ti chiedo profondamente scusa per questo, per non risponderti, per

arrabbiarmi con te, per esagerare con le parole spesso... e molto altro

ancora che non mi metto ad elencare per non sentirmi ancora più una

merda.

A proposito, mamma, scusa per ieri sera, non volevo tornare così tar-

di senza avvisarti, spero tu possa sopportarmi ancora in futuro per-

ché, fidati, ti arrabbierai ancora e ancora molte altre volte, ma sono

sicura che comunque vada riuscirò sempre a fare determinate cose

facendo la scelta giusta (parlo di quelle che hanno una certa impor-

tanza, non proprio tutte ovviamente).

Ci penserò dopo alle c....te che ho fatto il giorno prima, inizio a farmi

un esame di coscienza, solo dopo aver ricevuto un tuo cazziatone;

devo dire che sei davvero brava come genitore, riesci perfettamente a

farmi sentire una merda.

Cara mamma, io non voglio allungare troppo il brodo, probabilmente

poi queste cose da me non le sentirai mai dire, perché sarebbe troppo

strano forse... e anche imbarazzante.

Non oso immaginare quante notti rimani sveglia ad aspettarmi, con il

telefono ancora in mano accanto al cuscino e di questo sono certo,

perché tutte le volte che torno, ti ritrovo sempre sul divano addor-

mentata e con accanto il telefono e una bottiglietta d'acqua. Tutte le

volte la stessa situazione e quando entro ti vedo sempre lì non posso

fare a meno di accennare un piccolo sorriso nel vedere te, la mam-

ma... la mia mamma.

Insomma lo hai capito che anche se non te lo dico mai... ti voglio

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bene mamma.

La tua "bambina" che sicuramente oggi tornerà a litigare con te.

Azzurra D'Aniello 5 g Brunelleschi

75

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Mi sento affogare lentamente, come stretta da una morsa cui non

posso fuggire.

Mi manca il fiato e non riesco a gridare per dirti di salvarmi, di por-

tarmi via da questo abisso, lassù in cielo con te fra le mille stelle.

In questo periodo dove ogni cosa o gela o va a fuoco, senza una via

di mezzo, riesco a vedere tutto solo in bianco e nero. Vorrei la tua

luce mi illuminasse per riuscire di nuovo a vedere i colori. Sembra

che la parola "vita" sia così superflua, ma se fossi qua mi ricorderesti

il suo immenso valore.

Elisa Barbani 4A Brunelleschi.

76

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Cara Sorellina,

ho cercato tante volte di dirti che ancora non sei un'adulta e che hai

solo 16 anni, tu credi di essere grande nel vantarti di quante volte ti

sei ubriacata o hai fumato uno spinello, di quanti ragazzi hai baciato

in quello stato pietoso... Ma tu non ti rendi conto di come mi sento...

Ho cercato più volte di reindirizzarti, ti ho già detto che io ci ho sbat-

tuto la testa e che mi sono ferita e questi errori non li ho più commes-

si, i soliti tuoi, quasi. Ma tu continui ad evitarmi, perché?

Pensi che te lo dica solo per romperti le scatole? NO! Tu tra due anni

prenderai la patente e non voglio che tu sia cieca e sorda come ora.

Tu sei una delle poche cose che mi resta, per cui vale la pena conti-

nuare a vivere, mi sono anche incisa il tuo nome sulla pelle, tu sei il

sangue del mio sangue, perché non hai ancora capito cosa sei tu per

me?

Te lo chiedo PER FAVORE, stai mettendo la tua vita in pericolo

troppo spesso, solo per sballarti, TI PREGO, pensa a me, che se ti

succedesse qualcosa io mi sentirei così vuota e sola, sappi che per te

io mi farei mari e monti...

Alice, pensaci a quello che fai.

Tua sorella, Sara

Sara Settesoldi 5E Brunelleschi

77

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Vi vorrei parlare di due ragazzi di nome Alessio e Donato, due fratel-

li, di cui uno era mio grande amico (vicino di casa).

Erano due ragazzi bravi (22 anni, 16 anni) con genitori come tutti gli

altri, insomma persone semplici.

Una tarda sera, uscendo da una discoteca i due fratelli stavano tor-

nando a casa, il fratello maggiore purtroppo aveva assunto alcol e si

era messo alla guida.

Erano quasi arrivati a casa (2 minuti ed erano a casa) e purtroppo

sbandarono in un lungo rettilineo e andarono a finire contro un palo e

un muro di un negozio. I due fratelli persero la vita sul colpo.

La mattina seguente i genitori vennero a sapere dell'accaduto... e si

ritrovarono da un giorno all'altro senza i due figli, la casa si silenziò

tutto ad un tratto, senza più rumori, parole, profumi dei due figli.

Rimasero solo le loro cose, oggetti e vestiti con ancora tutt'oggi i loro

profumi.

Scusate, non riesco ad andare avanti perché dovrei parlare del

“dopo”, la madre...

“Il Sala” 5C Brunelleschi

78

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Successe tre anni fa, io ero forse troppo piccola per capire. La disgra-

zia che era appena successa, vedere la mia mamma piangere davanti

a me, con il telefono all'orecchio, non c'è sensazione più brutta.

Quando venni a scoprire che la ragazza in terapia intensiva era mia

sorella non urlai, non piansi, non perché fossi senza sentimenti, ero

paralizzata.

Ero abituata ad andare in ospedale, purtroppo mio padre ci ha passato

anni rinchiuso in quella struttura, ma ritrovarmi a dover fare avanti e

indietro per fare compagnia non a uno, ma a due persone importanti

della mia vita è doloroso.

Ho saputo il vero motivo della disgrazia dopo una settimana, aveva

fatto uso di stupefacenti e si era messa alla guida con due ragazze

nella stessa situazione.

Quando hai 13 anni non capisci la gravità della cosa, devo ammettere

che ero sicura del suo risveglio, mia madre non la pensava allo stesso

modo, non so come sia riuscita a superare quel periodo.

Mio padre fu la prima volta che lo vidi piangere, dopo un anno e

mezzo di chemio, per lei, per la c...ata che aveva fatto. Sì, si è risve-

gliata e fu una sensazione bellissima, mio padre che correva tra i re-

parti con il sacchetto attaccato allo stomaco, mia madre che sorrise,

non fu un sorriso normale, un sorriso spensierato, fu pieno di gioia.

A distanza di tre anni posso dire che forse può sembrare una scioc-

chezza, ma sono fiera di quello che sono e di dire di no quando ce n'è

il bisogno.

Irene Brusa 3F Cicognini Rodari

79

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Ciao mamma... sono io, tua figlia.

Come stai? Ci tengo tanto a dirti che mi dispiace, mi dispiace tanto.

Dovevo darti ascolto, dovevo fare tesoro dei tuoi consigli. Ti ritengo

noiosa, monotona, polemica, con i tuoi discorsi, che solo ora si sono

rivelati saggi... "Non bere" "Non prendere niente da nessuno" "Non

fare tardi" "Occhio, gambe e giudizio!"... quante volte mi hai detto

questo e quante volte io non ti ho dato ascolto...

Stupida, lo sono stata veramente tanto e mi rendo conto, solo adesso,

che avevi ragione. Io sto bene? Non lo so. Mi trovo lontana da te, in

un luogo di pace, non c'è niente intorno a me... vedo solo la tua pic-

cola e bellissima figura dall'alto, con la consapevolezza che mi piace-

rebbe vederti felice di nuovo... con la consapevolezza di aver biso-

gno di un tuo abbraccio.

Ti voglio bene mamma e scusami se ho preferito ignorarti.

Ci rivedremo, vero? Ti prometto che un giorno saremo felici... insie-

me.

Anonimo Cicognini Rodari

80

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Ciao babbo come stai?

È tanto che non ci sentiamo.... ma spero che lassù sarai fiero di me e

della persona che sono diventata.

Mi manchi molto, sai... alcune volte ho proprio bisogno di una tua

carezza o di un tuo rimprovero ma spero con tutta me stessa che nel

posto in cui stai ora tu sia felice.

In questo momento ho lo sguardo perso nel vuoto a pensare a quanta

sofferenza può portare la morte di un proprio caro, un vuoto totale...

Non mi capita spesso di pensarci, evito qualsiasi cosa, per esempio

una tua foto, che mi porti a pensare che non ti ho più accanto.

Penso proprio che questa sia la prima volta che ti scrivo e non riesco

a smettere di farlo... ho così tante cose da dirti, babbo!

Sto provando tanta rabbia in questo momento, sto pensando a come

possa essere stupida una persona a rischiare la propria vita per i pro-

pri piaceri, meno importanti della vita stessa, cosa che certo dovreb-

be tenersi stretta.

Ciao babbo, ti voglio bene.

Aicha Lahriach Cicognini Rodari

81

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Cara mamma,

in queste quattro mura di ospedale, tutto ciò che riesco a sentire è un

enorme brusio.

Restami vicino, finché i miei occhi si apriranno nuovamente e finché

il mio cuore non smetterà del tutto di battere.

Ho sempre più paura, ogni mio sogno si è infranto e l'oscurità incom-

be su di me.

Ti avevo promesso che non avrei bevuto, che sarai stata attenta ed in-

vece ti ho deluso.

Ti amo tanto, mamma, e ti chiedo umilmente scusa per ciò che ho

fatto.

Se mai dovessi riuscire a svegliarmi, migliorerò, ma almeno per

adesso, continua ad accarezzarmi e baciarmi la mano, canticchiando

le canzoni che mi dedicavi sempre, quando ero piccola, prima di dor-

mire.

Sara Gagliardi 3A Cicognini Rodari

82

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Cara Ylenia,

come stai? Spero che il posto in cui ti trovi sia bello come tutti noi

speriamo. Questa lettera verrà letta forse da molta gente, o forse da

nessuno, ma in ogni caso vorrei presentarci, visto che tu non puoi più

farlo.

Ciao a tutti, mi chiamo Irene e ho 16 anni, vivo in un piccolo paese

in provincia di Firenze. Di fronte al mio giardino vive una famiglia,

formata da un padre, una madre, e due figli, una di questi è Ylenia.

Ylenia ha 16 anni, è una ragazza allegra e un po' stravagante. Non è

quasi mai a casa perché sta sempre con le sue amiche e il suo ragaz-

zo, anche se a volte lui le urla un po' troppo forte. Ylenia veste largo

e colorato, porta grossi orecchini e collane che la rispecchiano perfet-

tamente. Purtroppo lei oggi non è qui con noi perché due anni fa un

incidente le ha portato via la vita. Caos e dolore furono il centro del

nostro vivere per giorni, quando il fratello più grande venne a dirce-

lo. I suoi genitori, ovviamente, non ne furono in grado.

Ylenia è descritta da sua madre come un angelo, una persona nata

per donare la vita agli altri, ed è vero. Lei è stato concepita per un

dovere preciso: curare la leucemia del fratello di soli due anni. Alla

sua nascita risultò compatibile con il trapianto di midollo osseo, sal-

vò quindi la vita del fratello. Alla sua morte donò tutti gli organi, sal-

vando nuovamente tre vite.

Ciao Ylenia, come stai oggi? Volevo solo ringraziarti per tutto quello

che hai fatto. Non ti dimenticheremo mai. Mi raccomando, poche

cannette però, lassù!

Ciao angelo.

Irene Bindi Cicognini Rodari

83

SEGNALAZIONE NARRATIVA

Freddo

Non ho mai tenuto una conferenza prima di oggi, sono stata presente

a molte di queste ma come uditrice, ed oggi, per la prima volta dopo

l'incidente, mi troverò a parlare domani a centinaia di ragazzi nell'au-

ditorium di una scuola della mia città.

Arrivo con un po' di anticipo, e mentre sorseggio il mio té caldo fin

troppo dolce, la stanza inizialmente vuota comincia riempirsi di pro-

fessori, genitori e alunni. Accolgo tutti con un sorriso, perché è così

che mi ha insegnato mia figlia.

Nella stanza c'è un po' di compassione, soprattutto tra i genitori, i

quali si lamentano continuamente del freddo che c'è nella stanza, non

immaginano minimamente che io a differenza loro, oltre le mani ho

anche l'anima congelata.

Decido di interrompere questo brusio con una frase molto semplice:

“Buongiorno a tutti, ai professori, ai genitori e soprattutto ai

ragazzi”, tutti insieme, quasi fossero in coro mi rispondono con in

tono abbastanza seccato: “A lei”, solamente una signora seduta in

prima fila ricambia il mio saluto dopo gli altri, guardandomi negli

occhi e con la voce tremolante mi dice: “Buongiorno signora”, io rin-

grazio accennando un sorriso. Quegli occhi li conosco, sono quelli di

una donna straziata, distrutta, smarrita, quegli occhi sono come i

miei.

Comincio a presentarmi e a presentare il progetto per il quale sono

stata chiamata, non mi sembrano molto attenti e interessati, decido

quindi di cambiare strategia. “Ragazzi”, dico, “Qualcuno di voi sa

dirmi qual è l'alcolico più forte?”. Le mani si cominciano ad alzare, e

poco a poco, sotto gli occhi sbalorditi dei genitori e professori, tutti

cominciano a tirare fuori nomi di liquori e altri superalcolici, “l'as-

senzio” dice uno, “ vodka liscia con rum” dice un altro.

“E qualche pasticca? Sapete il nome di qualche pasticca o di qualche

droga pesante?” chiedo, nuovamente. La stanza si riempie di mani al-

zate, do la parola ad una ragazza dai capelli rossi seduta nelle ultime

file: “eroina, MD, cocaina”. “Benissimo” dico, “vedo che la si-

84

gnorina è molto informata”. Tutti si mettono a ridere e anche io lo

faccio e per qualche secondo mi sono sentita più leggera.

Mentre ridono li osservo, giovani, belli come il sole, allegri come lo

era la mia bambina.

Faccio un'altra domanda: “Qualcuno di voi mi saprebbe dire cosa

succede se facciamo un cocktail di alcol, farmaci e cocaina?”.

“Niente di buono signora, le capacità mentali cessano di esistere, è

come se fossimo robot nelle mani di un bambino, solo che il «buratti-

naio» questa volta non è un bimbo ma il cocktail”. “Molto bene e se

dopo aver assunto questo cocktail ci mettessimo alla guida cosa suc-

cederebbe?” chiedo.

“La morte. Arriva la morte che ti strappa via la vita delle persone a te

care e che lacera dentro le persone che rimangono qua” risponde la

signora dagli occhi spenti in prima fila.

Capisco immediatamente.

Era nella mia stessa situazione.

La guardo come se mi stessi guardando allo specchio.

Rivedo la mia sofferenza.

Le mie paure.

I miei timori.

Comincio a piangere, provocando il pianto generale nella sala.

Comincio a raccontare la mia storia: “Sono una madre, ho 50 anni e

oggi sono qui per aprirvi gli occhi e per portarvi la mia testimonian-

za.

Era il 12 Giugno del 2013, mia figlia andò ad una festa con delle

amiche, tutte ragazze fidate.

Si era fatta bella perché c'era Luca, il ragazzo del quale era innamo-

rata, era andata dal parrucchiere e il giorno prima dell'estetista, pro-

prio perché sarebbe dovuta andare alla festa.

Non beveva, non fumava, quindi non le dissi “Cara mi raccomando,

non bere”, mi limitai a dire “Non tornare tardi, ti voglio bene pulce”.

Lei mi diede un bacio sulla guancia e uscì, erano le 22:00, non

potevo sapere che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrei visto la

mia bambina.

Si fecero le 2:00, nessuna telefonata, nessun messaggio.

85

Arrivarono le 3:00 e il mio telefono squillò, io infuriata risposi: “Ca-

milla! Dove diavolo sei?” non rispose lei, ma un agente di polizia

“Signora, sono della polizia, vede sua figlia ha avuto un incidente. È

deceduta”.

Rimasi pietrificata, fredda, distrutta.

La mia Camilla, la mia bambina, era stata uccisa da un automobilista

ubriaco alla guida.

Lei, senza colpe era morta, lui, omicida, era vivo.

Ragazzi sono qui oggi non con il fine di farmi compatire, sono qui

per sensibilizzarvi.

La vita è un dono.

Preservatela e abbiatene cura, non fatevela strappare da nessuno e

non fate altrettanto con quella degli altri.

Voi genitori e professori, state vicino ai vostri ragazzi finché potete”.

La stanza inizialmente fredda si trasformò in un deserto di applausi e

lacrime. Ho avuto la mia rivincita? Non lo so, spero solo di aver aiu-

tato questi ragazzi.

Claudia Petriccione 3C Cicognini Rodari

86

SEGNALAZIONE NARRATIVA Era un pomeriggio come tutti gli altri e aspettavo come al solito il

mio ragazzo fuori dal lavoro... stavamo andando verso la fermata del

bus per andare poi a casa sua... passava il tempo e il bus continuava a

non passare, a un certo punto vediamo arrivare un amico del mio

ragazzo in macchina che ci offre un passaggio. Massimo conosce

Hamza da quando erano piccoli... hanno condiviso praticamente

tutto, momenti belli e brutti, anche se sono più brutti che belli.

Hamza, arrivato a un determinato punto della sua vita inizia a fare

delle scelte... Massimo non riconosce più il suo amico, non lo vede

più come prima... Hamza inizia a sparire e trova altri amici e a

Massimo manca tanto il suo amico. Hamza vuole tanto bene al suo

caro amico ma purtroppo con lui non si diverte più come fa con i

suoi nuovi amici... Hamza scende dalla macchina e ci dice di

aspettarlo lì, quando finalmente torna aveva in mano diverse buste

che io non riuscivo a identificare, ciascuna di queste buste conteneva

diverse sostanze di stupefacenti... Hamza è tranquillo e sorridente e

non vede il mio sguardo triste e perso nel vuoto. Massimo mi diceva

di avergli parlato più volte, ma senza ottenere nulla, la voglia che

avevo e che ho tutt'ora di parlare con lui e sperare di farmi ascoltare

è tanta... ma se non ha ascoltato lui... come potrà mai ascoltare me?

“Una sconosciuta”... la guida di Hamza è sfrenata, ma è molto sicuro

di sé e ci rassicura del fatto che non c'è nessun pericolo. Quel giorno

io ebbi un brutto presentimento, credevo di non arrivare più a casa...

Hamza guidava come al solito, ma quel giorno ho avuto davvero

tanta paura... non successe nulla, arrivammo a casa sani e salvi, ma

io non ebbi il coraggio di oppormi, di scendere... entrammo a casa e

io abbracciai forte il mio ragazzo senza dargli nessuna spiegazione, e

piansi, piansi in silenzio senza farmi sentire, piansi dentro... da allora

Hamza non l'ho più visto, e ho tanta paura per lui.

Sarina Gocllari, Datini 3AC

87

SEGNALAZIONE NARRATIVA Caro Sandrino, non avrei mai voluto conoscerti in questo modo,

grazie a ciò che i tuoi cari mi raccontano, venirti a salutare al

cimitero ed entrare nella tua stanza di nascosto con la scusa di dovere

andare in bagno.

Immaginarti seduto a quella scrivania su cui ancor oggi sono poggiati

i vestiti che lasciasti quel maledetto 11 luglio. Sedermi sul tuo letto

ed immaginarti dire: “Infami” come in quel video che mi inviò tua

mamma. Infami come chi ha strappato via i tuoi teneri sedici anni.

Non immagini quanto sia stato doloroso vedere gli sguardi dei tuoi

genitori e dell'Alessia, la mezzanotte di Natale, quando tutti abbiamo

urlato “Auguri” e loro hanno guardato dolorosamente in cielo. Sei

ovunque Samuelino, in ogni mio pensiero durante una serata tecno,

quando guardo Harry Potter e quando penso allo stage che farò a

Roma, lì dove si trova il tuo giovane cuore. Non avrei mai voluto

conoscerti in questo modo. Ciao Nappo.

Rebecca Alfieri Datini 3 ac

88

SEGNALAZIONE NARRATIVA Cara mamma, volevo scriverti per ricordarti che io per te ci sarò

sempre.

So il dolore che ogni giorno provi, ti vedo che delle volte ti apparti

per stare da sola per pensare a Maria.

Devi solo ricordarti che lei da lassù ti guarda ed è orgogliosissima

della donna e della madre che sei. Ti vedo che ogni tanto vai nella

mia camerina per aprire l'armadio e vedere i suoi vestiti o le foto. So

che per te questo odore non passerà mai, ma io ti voglio dire che tutta

la famiglia ci sarà sempre per te.

E grazie perché ogni giorno scherzi, ridi con me anche se so che tu

stai male. Ti voglio bene!

Syria Cioffi 1 lal Datini

89

SEGNALAZIONE NARRATIVA Cara mamma... da quando ho perso mio nonno non sono riuscita a

rialzarmi. Ho paura, ho sempre avuto paura, perché io credo che

morire per sciocchezze non ha senso, giusto?

Beh, sai, il nonno era il mio migliore amico, ma non so se, se fosse

vissuto, io lo avrei perdonato.

Quel giorno hai preso il tuo telefono per dirmi che il nonno è stato

investito e io non sapevo davvero cosa fare.

Ho pianto per due mesi, perché pensare alla morte dovuta da un'altra

persona fa male. Mi fa molto male.

Mi ha sempre detto che amare è facile ma essere amati non è da tutti.

Lui doveva sentirsi amato, lui lo era perché per me lui era l'uomo più

grande della mia vita.

Quel giorno in cui morì ho perso una parte di me stessa e spesso

penso: “Ma se morissi a causa di una persona, i miei genitori cosa

farebbero?”

Io credo che ci starebbero male perché io lo so che sono la loro figlia

e i propri figli sono il miracolo più bello del mondo.

Io non cedo, mamma, sono forte, voglio vivere e voglio vivere la mia

vita senza fare la figa.

Tutti siamo uguali, nessuno è più forte e nessuno è più importante, la

vita è una sola e io voglio godermela.

Mi fido di me stessa e non voglio farti del male, mamma, perché

vivere, secondo me, è la cosa più bella che c'è.

Martina Corti 1mal Datini

90

SEGNALAZIONE NARRATIVA Ciao mamma, mi dispiace, ti eri affidata a me quella sera, ero

talmente sicuro di poter guidare che non ho pensato alle

conseguenze. Pensavo di essere in grado di parlare con te e di

guidare. Ma non lo ero e ora eccoci qui in un letto di ospedale che

lottiamo ogni giorno dando disperazione ai nostri parenti. Lui è vivo

ma noi forse no. Potrebbero essere state le ultime parole quelle che

pronunciasti ormai qualche sera fa. Dicevi “Sono fiera di te e di

ciò...”, avrei voluto sapere come sarebbe finita.

Ti voglio bene.

Andrea Scaccini 1 mal Datini

91

SEGNALAZIONE NARRATIVA Cara mamma, tu mi avevi detto quella sera di non bere ma io non ho

ascoltato quello che avevi detto. Quella sera un amico mi diede un

bicchiere d'alcol all'inizio e gli dissi di no. Ma mi feci trascinare e

iniziai a bere qualche bicchierino. Decidemmo di ritornare a casa. Mi

dissero di non guidare ma non ascoltai, entrai in macchina.

Stavamo viaggiando in autostrada, a un certo punto frenai. Lui non

ce la fece. Aveva circa 17 anni, aveva una sorellina più piccola. Lei

iniziò a piangere, disse che era solo colpa mia e aveva ragione.

Mamma, dovevo ascoltarti e non dovevo bere, dovevo ascoltare i

miei amici, ma sono stato troppo stupido, per tutta la vita ricorderò il

volto della sorella che piangeva per il fratello. Mi porterò per tutta la

vita quel peso, mi dispiace (date sempre retta alle persone che vi

amano e vi vogliono bene).

Daniel Neculaes 1 mal

92

SEGNAZIONE NARRATIVA

Vorrei tornare indietro nel tempo. Invece di fare il ganzo e non met-

tere la cintura dietro, la metterei e salverei la vita mia e del mio ami-

co. Fa male vedere il mondo in terza persona per colpa di una cintura

che ha fermato la mia vita in prima persona. Lo so che per colpa mia

ho tolto la vita al mio amico, ho fermato il cuore e il tempo ai miei

genitori e ai suoi, solo per essere il ganzo del mio gruppo.

Se tornassi indietro avrei detto di non bere al mio amico che guidava.

Inoltre avrei chiamato i miei genitori per dir loro che stavo arrivando.

Invece mai più aprirò la porta e rivedrò i miei genitori e mio fratello

che quel giorno era con me e mi ha visto morire: da esempio per lui

sono diventato un nulla, uno che non va imitato.

La vita si è fermata, oltre che a me, a chi mi voleva bene non mi rive-

drà mai più, se non in foto.

Un ultimo messaggio voglio dire alle persone cui ho voluto bene, che

alla fine essere presi in giro può salvarti la vita.

Andrea Halili 3 a cc Datini

93

POESIA

1° PREMIO POESIA

Ampio il respiro della poesia, che riesce ad esprimere con leggerezza

lo strazio di una fine. Indimenticabili “un altro battito del figlio” e

l'immagine della sorella che piange di nascosto nel letto.

Per un ragazzo morto qualche anno fa, all'età di 17 anni.

Come una foglia caduta nel pieno dell'estate

che resta a guardare il mondo

tre metri più alto del Paradiso

Vede un babbo che non aveva mai pianto

un sorriso mai stanco

spegnersi come una fievole candela stanca

un'altalena sempre andante

ferma nell'oblio del tempo.

Come una foglia caduta nel pieno dell'estate

strappata la sua vita dalle trame del tempo

vede una mamma, che si aggrappa ai ricordi

ai suoi sorrisi e alla sua eterna giovinezza

consapevole ch'ella si sarebbe

strappata il cuore dal petto

per sentire solo un altro battito del figlio.

Come una foglia caduta nel pieno dell'estate

stringe fra le mani il suo prematuro biglietto

consapevole che sua sorella

starà piangendo di nascosto nel suo letto

pensando che la vita è un attimo che fugge,

figlio delle nostre scelte

pensando che lui viaggiava sempre

con un frammento di cielo in tasca

e che rendeva il suo mondo migliore.

Lisa Bagnai Borromeo 3DL Livi

94

2° PREMIO POESIA

Bella l'idea della penna e della matita, la cancellabilità o no dei

tratti della nostra vita. Per niente abusata la figura dell'uccellino

che non ritorna. Esemplare la chiusa.

Felicità, divertimento

sono attimi

attimi che non sentiamo

o viviamo, se presi dalla fortuna.

Attimi che cambiamo con la penna

e non a matita;

non si possono cancellare.

E come nel blu della

notte o nell'azzurro di una mattinata,

una telefonata possa cambiare e non cancellare.

Come il dieci agosto dove l'uccellino non torna più

al suo nido dalla sua famiglia.

L'uccellino c'è ma nessuno lo vede,

per tutti è scomparso e chissà dov'è.

L'uccellino poteva avere un'ala

rotta, forse stava tornando al nido ma

poi non ci è più tornato.

Ormai come e quando non sono importanti

perché per rimuovere la penna si può

solo girare pagina e non riscriverci sopra.

Francesca Braga 1 Classico Convitto Cicognini.

95

3° PREMIO POESIA

Cosa piace? Il tono scanzonato, la voglia di vivere, gli oggetti parti-

colari della nostra esistenza. La canzonetta tocca l'ironico e il tragi-

co e le rime si inanellano in un autorevole ammonimento.

Canzonetta sui rischi alla guida dovuti alle disattenzioni causate da

ansia, nervosismo e tante altre.

Devo andare da Prato a Milano in autostrada

ho trovato a sconto un giubbotto di Prada

sto tranquillo, tanto guido a passo normale

metto la cintura? No, frate', è banale.

Monto sulla mia macchina e accendo il motore

il negozio chiude tra un paio di ore!

Adesso di fretta, frate' ce ne ho tanta

non arrivo nemmeno se viaggio a centottanta.

Superato il casello inizio ad accelerare

corsia di sorpasso e inizio a superare

nel frattempo la spia rossa lampeggia

e il rumore della cintura non messa riecheggia.

Sono quasi al casello, frate', ho troppa fretta

porca miseria sto andando a manetta

ad un tratto un tir prende e cambia corsia

adesso come mi fermo? Mamma mia.

A quanto sto andando? Oddio centottantotto

se mi schianto fratello faccio proprio un bel botto

spingo il freno con tutta la forza che ho

ma frate' so già che non mi fermerò.

Penso a mia mamma mio babbo e a te

96

che caro fratello ora sei senza di me

al telegiornale vien descritto l'evento

e tutta Prato è in forte tormento.

Mia mamma pulisce ancora ogni mia maglia

e mio babbo sogna ancora la sua piccola canaglia

oh caro fratello so che mi odi un casino

sono morto per colpa di un ca..o di giubbottino.

Son passati anni da quando gridasti ad alta voce

fratello perché sei andato così veloce?

Adesso vi parlo dal mondo dei morti

da dove rendo conto di tutti i miei torti.

Mi permetto di darvi un solo consiglio

perché un giorno sarete genitori e avrete un figlio

Nella vita sbagliate pure ma per i vostri parenti

quando salite su un'auto siate prudenti.

Luca Laudani 4DS Copernico

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4° PREMIO POESIA

Mamma piange già da un anno e il figlio morto

sul foglio inchiostro

fuori non batte ciglio dentro vive un mostro

dorme sul ciglio della strada col cranio spaccato

prima volta che ho visto un corpo freddo

uscire da una decappottabile dopo aver sbandato

sfrecci lontano, fari accesi, non te ne frega un c...o

non vai mai piano muori giovane in questa giungla infame

vai piano

sei troppo giovane per finire morto ammazzato

qui dietro l'ha passata e una lama non l'ha toccato

sarebbe il colmo se morisse per uno stop bucato

se è sopravvissuto ad un coltello non vuol dire che è immortale

c'ero io a proteggerlo ma in questo caso c'è poco da fare

una rima la dedico a tutti quelli che hanno perso

a chi non ha più tempo e a chi vorrebbe più tempo

Luca Oloferne 5EG Liceo Brunelleschi

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5° PREMIO POESIA

Ho paura di dimenticarmi la tua voce, un giorno.

Di scordarmi il tuo viso e i tuoi sorrisi.

Mi sei rimasta tra le costole, nonna.

Eri l'unica che credeva nei miei sogni.

L'unica che mi dava quella forza in più

per potermi rialzare.

Adesso sono ancora a terra, nonna,

vieni a rialzarmi?

Clara Vivarelli 4EF Brunelleschi

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6° PREMIO POESIA

Una vita frantumata.

Tu non sapevi

che in quella nottata

la tua vita sarebbe fuggita.

Capirlo da giovani è strano

che Morte venga

e ci prenda per mano.

Voglio sapere a cosa pensavi

quando la strada di asfalto

si trasformò in ghiaccio.

Voglio sapere a cosa pensavi

quando le lamiere della tua macchina

si deformarono contro un'altra.

Forse pensavi a lui

che ti aspettava per stringerti forte

e sentire il tuo calore,

ma non sapeva che tu

presto dovevi partire.

Alberto Cantagalli 2ALS Gramsci - Keynes

100

7° PREMIO POESIA

Un telefono squilla

risposta senza parole,

il cuore sospeso nel dolore.

Anche senza volerlo

niente ha più valore.

Una sedia vuota

è un altare

sacro, da venerare.

Assenza opprimente,

pesa sull'anima.

Lacrime versate

su una distrazione

che non c'è più

ma rimarrà per sempre.

Bianca Orrù Livi

101

8° PREMIO POESIA

Sensazione di vuoto, amarezza

io sento quando mi parlano di ragazzi

morti ingiustamente.

Io vedo negli occhi di chi lo racconta,

colmi di tristezza,

con quel sorriso stanco,

di chi probabilmente

cerca in tutti i modi di superare quel momento,

ma che tutti i giorni inevitabilmente

lo ricorda attraverso le più banali cose.

Sabrina Raneri 2DAFM Dagomari

102

9° PREMIO POESIA

Il paradiso, come la dolce ninna nanna,

consola e tranquillizza quelle povere anime

ancora in vita, ancora in salute, ancora... qua.

È difficile pensare come una persona sana ed

allegra davanti a noi, possa da un momento all'altro sparire.

Piangere? Soffrire? O forse lamentarsi?

Nel momento della terribile notizia, credo sia impossibile

sentire altro sentimento se non un oscuro silenzio nel profondo

del cuore, dell'anima o della propria esistenza.

La vita cos'è? È una persona, o un animale o una pianta...

Nessuno sa cos'è veramente: Un essere pluricellulare, per uno scien-

ziato;

un corpo adorato da Dio, per un cristiano,

L'unico fattore che rende noi tutti felici, arrabbiati, stressati, orgo-

gliosi e fieri

Noi siamo vivi, almeno per ora. Lo saremo per più o per poco, incon-

sapevoli e ignari di quel tragico evento.

Chissà... chissà...

Anonimo Brunelleschi

103

10° PREMIO POESIA

La vita è come un giradischi;

a volte vengono riprodotti brani

melodiosi, a volte brani tristi,

e a volte il giradischi si blocca.

Noi siamo il ragazzo che inserisce

il disco che noi vogliamo, siamo

gli artefici del nostro futuro,

possiamo e dobbiamo dire no

agli sprovveduti perché una vita

può essere goduta anche senza

alcol, droghe o bravate che in molti

casi cambiano in negativo le vite

delle persone che ci circondano.

Nicholas Corti 3AS Copernico

104

SEGNALAZIONE POESIA

La vita in piedi su un filo debole e tremante

i suoi occhi non li incrocio più

ma li confondo con quelli di un passante

vivo male sapendo che non sei tu.

Che sei tu a chiedere come mi sento

se solo tu sapessi il mio dolore

che vivo come un grande tormento

ma in fondo ancora sento il tuo grande cuore.

Niente può cancellare il nostro passato

niente può cancellare le mie lacrime

l'unica gioia è sapere che mi hai amato

e mi scappa la risata di fronte alla tua lapide.

Ogni mio sogno equivale a un tuo sorriso

che è volato via con il freddo inverno nostro

nel mio cuore il tuo nome sempre inciso

ti prego zio... Lassù prega per questo mondo nostro.

(Per mio zio...)

Alessandro Ostrica 4A Marconi

105

SEGNALAZIONE POESIA

Il tempo passa

l'anima non ritorna

ragazzo di una volta

finito in una tomba

Dario Grassi 3AGR Marconi

106

SEGNALAZIONE POESIA

La storia di uno vi racconto,

mettersi la cintura è un conto,

e se la patente tu non hai

guidare non potrai,

e se prima di guidare vuoi bere

la vita non potrai tenere,

e se ubriaco tu sarai

contro un albero sbatterai

e così la vita perderai,

e se alla strada non fai attenzione

ci può rimettere anche il bimbo sul seggiolone.

Christian Gonnelli 1BT Gramsci – Keynes

107

SEGNALAZIONE POESIA

Il rumore dello scontro,

gli occhi spaesati

il senso di paura che precede il buio...

la telefonata

il terrore che ti pervade al suono di quelle parole

che mai più si possono dimenticare,

il dolore e la solitudine che segue.

Quando basta un attimo

per spezzare il filo.

Emilia Velaj 3AGR Marconi

108

SEGNALAZIONE POESIA

Piccole scelte che cambiano una vita

emozioni spoglie dettate da una matita,

sudare freddo per una migliore amica,

sarà stato lo stupido drink offerto da quella tipa.

Le volte che era accanto a me, ancora ci penso

giocare con la vita come non avesse un senso,

con la nutella ci giocavi riempivi le fette

con il fiato strozzato per le parole mai dette,

cieli azzurri e sereni quando vedevo il tuo viso

ora si colorano di grigio se ripenso al sorriso,

Certe volte non resisto e lotto con me stesso,

ma il tempo scorre e non resta...

Ripenso a tutto e rimpiango come un fesso

ricordo ancora l'espressione sopra quel vestito.

Voglio salire con te, soltanto per un attimo

vederti e far ripartire quel battito.

Alessio Boanini 3AMA Marconi

109

SEGNALAZIONE POESIA

Vivere o morire

impercettibile il tempo che ci metti a finire,

finire in un ricordo,

o finire nel presente

della tua voce ricorderò poco o niente

per fortuna ho la tua immagine

nella mia mente.

Brando Gori 3AGR Marconi

110

SEGNALAZIONE POESIA

Parto senza una meta, senza una destinazione per cercare di colmare

il vuoto che è in me.

Parto per cercarti nei meandri altrui, parto per riavere il tuo sorriso il

tuo viso.

Parto per venirti a parlare per l'ultima volta e per dirti quello che non

ti ho detto mai.

Mi fermo e poi penso che tu non sei più qui con me.

Simone Contella 3C Marconi

111

SEGNALAZIONE POESIA

Sei la terra di mezzo dove ho lasciato il mio amore.

Avrei voluto passare momenti insieme a te,

offenderci per poi abbracciarsi, ridere...

Ma tu mi hai lasciata da sola ad affrontare

tutti gli ostacoli che si impongono nel mio cammino,

ma tu sei con me, sei nel mio cuore

e quando farò la scelta giusta

vuol dire che avrò pensato a te.

Clarissa Cecconi Gramsci – Keynes

112

SEGNALAZIONE POESIA

Esci, ti diverti con gli amici.

Dovete tornare a casa,

siete tutti ubriachi, anche chi guida.

Partite, siete felici della bella serata

e poco dopo un trauma,

si trasforma nella sera più brutta

della tua vita!

Tu sei sopravvissuto al tragico

incidente, ma i tuoi amici no...

Ti senti in colpa ed è così,

che ti sentirai per il resto

della tua vita...

È una cosa che segnerà la tua esistenza.

Ariana Salimusaj 2AT Gramsci – Keynes

113

SEGNALAZIONE POESIA

A te va il mio pensiero ogni giorno,

quando mi sveglio,

quando fisso il vuoto e ti vedo,

quando guardo le foto ricordando il tuo sorriso,

a te che riempivi le mie giornate.

Manchi.

Giorgia Islam 1AE Gramsci – Keynes

114

SEGNALAZIONE POESIA

Ogni volta che incontro

un nonno e una nipote

che si divertono insieme

al parco, ricordo di te

quando mi ci portavi.

Anna De Stefano Gramsci - Keynes

115

SEGNALAZIONE POESIA

Se avessi potuto darti tutto

quello che meritavi avresti

avuto già per te l'universo.

Tu che quando sorridevi per me

aprivi il cielo

e non c'era cosa più bella di te.

Corinna Dolfi 1AE Gramsci - Keynes

116

SEGNALAZIONE POESIA

I giorni senza di te

non passano, sembra

un'eternità. La tua mancanza

in casa si sente, ci davi

allegria. Nonno tu che

mi hai accompagnato nella

mia crescita fino ad oggi.

Mi manchi.

Nancy Clantuono 1AE Gramsci – Keynes

117

SEGNALAZIONE POESIA

Una sera tra amici

un divertimento per tutti

tra una risata e un bicchiere di alcol

e poi un altro bicchiere

"tanto non mi può far niente un bicchiere di birra"

È finita la serata, tutti ubriachi,

una scelta sbagliata, più di una,

montare in macchina e mettersi alla guida,

essere responsabili della vita degli altri.

E poi succede,

vedi le luci blu, senti le sirene,

e poi ti ritrovi su una barella

e pensi che quelli potrebbero essere gli ultimi atti

gli ultimi tuoi respiri;

e pensi che tutto questo

è successo a causa di un bicchiere.

Cosimo Tani 1BT Gramsci – Keynes

118

SEGNALAZIONE POESIA

Morire per una scelta sbagliata,

presa senza pensare..

è una cosa stupida.

O morire per una distrazione

o altro

è una cosa stupida.

Far star male una persona

familiare o non, per la nostra morte

causata da una distrazione o una scelta

insensata

è assurdo.

È meglio pensare prima di agire.

È meglio vivere.

Lisa Cotroneo 1BT Gramsci – Keynes

119

SEGNALAZIONE POESIA

Costole rotte

Costole rotte

Bottiglie rotte

Questa notte suonerà

una sirena della polizia

ma l'ambulanza tarderà...

Quanto è fredda la notte

nella centrale di polizia...

Qualcuno non dormirà

qualcun altro andrà

via.

Filippo Cavaliere 2ALS Gramsci – Keynes

120

SEGNALAZIONE POESIA

Troppo spavaldo

Quella sera dopo una festa un ragazzo

sfrecciava per strada con il suo motorino

volendo fare il grande ed il furbetto

pensò: "Ma sì, berrò un goccetto"

però lui esagerò

e in un soffio

la sua vita si spezzò

lasciando un buco nero

nei cuori dei suoi cari.

Per loro fu come uno tsunami del Kanto

che ritirandosi lasciava un pianto

e mentre quell'evento per gli estranei

sembrava un semplice scoppio,

per le persone che amava faceva più male

era come l'esplosione di una bomba nucleare.

Leonardo Zucconi 2ALS Gramsci – Keynes

121

SEGNALAZIONE POESIA

Scusatemi

Guarda negli occhi

della madre che hai lasciato

dal profondo del silenzio che hai creato.

Guardala e vedi nei suoi occhi

il dolore di colei che la vita ti ha donato,

quella che proprio adesso hai abbandonato.

Pensa che è così che doveva andare.

Pensa alla normalità con cui hai salutato

il tuo fratellino, dicendo che presto saresti tornato.

Lui ancora non lo sa.

Pensa alla solitudine nell'animo che hai amato

sin da quando dall'ospedale ti hanno chiamato

Lui ancora non lo sa.

È proprio quello che avresti dovuto fare: chiamare.

“Mamma, papà, aiutatemi.

Ho bevuto troppo, mi mancate.

Sono venute da me volanti a sirene spiegate.

Avrei dovuto chiamare.

Mamma, papà, aiutatemi.

So che non dovevo, mi sono lasciato andare.

Me lo avevate detto: avrei dovuto chiamare.

Mamma, papà, scusatemi”.

Lucrezia Casale 3CL Livi

122

SEGNALAZIONE POESIA

Resti lì, fisso nel mio pensiero,

le lacrime solcare il mio viso

mentre la notte passa e va.

Il dolore è assordante,

tutto ciò che rimane è solo un grande vuoto.

Gli anni passano e il tuo profumo svanisce,

la tua voce perde consistenza

il tuo volto diventa sempre più irriconoscibile.

E dentro di me mi chiedo dove tu sia

e Ti cerco

e Ti voglio accanto.

Mi chiedo Tu dove sia..

E Ti cerco...

E Ti voglio accanto...

Giuseppina Guarino 3BL Livi

123

SEGNALAZIONE POESIA

Mare di lacrime

Basta talmente poco...

un minimo gesto,

un errore fatale,

una stupida distrazione.

Caos, luci, rumori,

vuoto totale.

E non resta nient'altro

che un mare di lacrime.

Virginia Donatini 3AL Livi

124

SEGNALAZIONE POESIA

Cara mamma,

provo ad immaginare il dolore

che stai provando dopo la mia morte,

ma non ci riesco,

Hai avuto molto poco dalla vita,

sei nata senza un padre,

hai perso la mamma a nove anni

e ora ti rimangono solo Marco e il babbo.

Immagino il tuo viso, i tuoi occhi,

ma non i tuoi pensieri.

Luca Palumbo 3AS Livi

125

SEGNALAZIONE POESIA

Battiti, attimi

Basta un battito di ciglia.

È sufficiente un battito di ciglia,

letteralmente, per fare innamorare una persona.

È sufficiente un battito di ciglia,

metaforicamente, per perderla.

È sufficiente una piccola precauzione,

una piccola accortezza, per salvarla, per salvarti..

La tua vita, più un battito di ciglia.

Irene Cortini 3AL Livi

126

SEGNALAZIONE POESIA

Non basteranno mai le lacrime

per la perdita di un figlio,

di tutto ciò che hai,

di ciò che è la causa delle tue più grandi gioie

e lo è altrettanto delle più grandi disgrazie.

Non basteranno mai gli urli e la disperazione

per cacciare fuori dal corpo questa tragedia

che non smette di tormentarti

che ti pressa nel petto e che ti impedisce quasi di respirare

di prendere aria,

di liberarti per poco dai tristi ricordi.

Non basterà tutto l'affetto del mondo

a colmare una voragine incurabile,

non basteranno tanti pensieri

a sovrapporre i più remoti,

cupi e polverosi

e non basterà mai

il tempo

per dimenticare.

Flora Palandri 3BS Livi

127

SEGNALAZIONE POESIA

So che un giorno ci penserai,

magari stasera o magari mai,

chissà ora dove sei, lassù...

E noi qui, all'oscuro di ciò,

che continuiamo la vita,

a cui poca importanza diamo...

Basterebbe dire no,

basterebbe più giustizia,

basterebbero più informazioni,

poiché pochi sanno la realtà dei fatti.

E ti penserò, Giacomo,

anche se adesso onore di conoscerti non ho...

E quando un domani mi metterò al volante,

ti penserò.

Gaia Coppi 2DAFM Dagomari

128

SEGNALAZIONE POESIA

Lo sguardo verso l'alto e il cuore

pieno di tenerezza,

perché tu che non sei

più fisicamente qui con noi

non lasci la mente

neanche per un giorno.

Una lacrima in più

un sorriso per te.

Annalisa Lapio 2ASS Dagomari

129

SEGNALAZIONE POESIA

1 milione

come i pensieri che mi vengono in mente

1 milione

come il numero di persone che vi avranno ascoltato

1 milione

come il numero di morti ogni anno

1 milione

sono le parole necessarie a spiegare

ma forse non bastano

perché ci sono milioni di opinioni

ma il numero dei morti, e le regole da seguire

non sono un'opinione

sono numeri reali

e ricordiamo

che dietro questi numeri

ci sono persone.

Marco Garraffo 2GAFM Dagomari

130

SEGNALAZIONE POESIA

Meglio mettersi la cintura

se no ti trovi con la pula.

Meglio bere acqua frizzante

che bere birre tante.

Meglio smettere di fumare

se no inizi ad ammazzare.

Meglio smetterla di drogarti

se no diventi come tanti altri.

Meglio smetterla di sniffare

o arrivi all'ospedale.

Alexandra Necula 2FAFM Dagomari

131

SEGNALAZIONE POESIA

Un pensiero

Purtroppo nella vita non ci sono sicurezze,

tutti facciamo programmi, abbiamo impegni e desideri.

Spesso ci sono gli imprevisti, i quali non ci permettono

di realizzare i nostri sogni, non ci permettono

di arrivare in orario, ma sappiamo che potremmo

sempre riprovare domani, perché un domani ci sarà...

purtroppo nella vita non ci sono sicurezze,

l'unica sicurezza è il tempo che scorre e le cose che

cambiano, ne abbiamo la consapevolezza.

Ma quando si perde una persona cara,

non c'è più un domani per rivederla,

per parlarle ancora,

il mondo è troppo semplice

e l'unica certezza che ti resta è che non la rivedrai,

che non l'hai potuta salutare per l'ultima volta,

l'unica consapevolezza che ti rimane

è che il tempo scorre lo stesso,

si confondono tutti i pensieri,

gli odori non restano, i giorni passano lenti

e sono tutti simili quando si pensa alla stessa cosa,

e avrai la coscienza di domani.

Geremia Vannucchi 4AMA Marconi

132

SEGNALAZIONE POESIA

Se bevi un bicchierino

o ti fai uno shottino

puoi diventare un assassino.

Se non stai attento puoi ammazzare

e tutti i tuoi cari far disperare,

non ti devi vergognare di una telefonata

perché la tua vita può essere salvata.

Non devi salire in macchina con uno che ha bevuto

se non vuoi essere deceduto,

da questa lezione ho capito

che salvando un mio amico posso diventare un mito.

Riccardo Negri 2 DAFM Dagomari

133

SEGNALAZIONE POESIA

Ti avrei voluto dire...

Sono la mamma, ti avrei voluto dire

che nonostante le urla e i litigi

non potevo chiedere figlio migliore di te.

Ti avrei voluto vedere grande, realizzato

e felice e ti avrei voluto dire

che sono fiera di te.

Ti avrei voluto dire molto altro

ma non posso perché ora non sei qui con me e non lo sarai più.

Mai più perché quel bicchiere

in più, quella sera di tre

anni fa ti hanno portato via da me.

Ti avrei voluto perfino

rimproverare ancora.

Anonimo Copernico

134

SEGNALAZIONE POESIA

Tempo inesorabile

Quante cose dette

e quante ancora da dare.

Ma corrono le lancette

e manca poco all'imbrunire.

Le cose perfette

non tardano a perire.

Esco, l'anima mia si gela

di fronte allo scempio

che ogni giorno la terra ci svela.

Anonimo Copernico

135

SEGNALAZIONE POESIA

Lacrime grige

Il silenzio non può riempire

il vuoto che ho dentro;

continua solo ad ingrandirsi

continua solo a piangere.

Da anni

un solo pensiero

lo stesso cielo non mi dà pace.

E di notte

quando cerco di guardare le stelle

senza morire.

Sento la tua voce

che in una notte come questa

è stata sovrastata

da quel rumore

che ho sempre nelle orecchie.

Assordante, e, poi,

il tuo silenzio per sempre.

Beatrice Castaldo 4GS Copernico

136

SEGNALAZIONE POESIA

Eri una fiamma, brillavi di una luce solo tua.

L'alcol non ti ha resto più felice

ma ti ha privato della tua luce, spegnendoti.

Adesso sei una stella, ma da lassù ricordati

di quelli che vivono per vedere la tua luce risplendere,

nella notte.

Tu te ne sei andato, ma il dolore no.

Gaia Zoletto 4GS Copernico

137

SEGNALAZIONE POESIA

Tu sei

quello che dici di essere:

un'artista, un genio, un lavoratore, un adulto

o forse

sei

quello che fai:

un buonannulla, un saccheggiatore, un bugiardo, un ragazzino.

La sola

verità è

che tu sei l'artefice del tuo

futuro,

passato,

presente

e quello che scegli

lo scegli tu

e basta.

È inutile

mascherare

nascondersi

confondersi

col resto, perché

tu sei

e tu

sai.

Martina Billi Copernico

138

SEGNALAZIONE POESIA

Bla bla bla

L'ennesima conferenza;

l'ennesima assemblea,

bla bla bla

l'ennesima pubblicità;

l'ennesimo articolo;

bla bla bla

“Mi raccomando non bere”;

“Mi raccomando, non accettare niente dagli sconosciuti”;

“Mi raccomando, la cintura”;

“Mi raccomando, state attenti”;

“Mi raccomando, chiama se ci dovessero essere problemi”;

“Mi raccomando...”

Bla bla bla.

“Sì, mamma, non ti preoccupare, ci vediamo dopo”;

“Tranquillo babbo, ti chiamo”;

“Mi raccomando...”

Bla bla bla.

Non ho pensato,

eravamo tutti insieme,

non credevo sarebbe potuto accadere proprio a me.

E invece...

“Mi raccomando”.

Erica Mazzanti 4DL Copernico

139

SEGNALAZIONE POESIA

"Troppo veloce" pensi

in quell'attimo in cui tutto si ferma.

Gli infranti vetri si illuminano

e il metallo rovente ti riscalda

mentre guardi in avanti

verso l'inesorabile morte.

È sconcertante come tutto taccia

proprio ora.

Ti senti leggero, libero, immateriale.

Poi il mondo riparte,

ogni cosa ricomincia il suo corso,

tranne te,

sei ormai troppo lento.

Gabriele Dolfi 4DS Copernico

140

SEGNALAZIONE POESIA

Un girasole forte e con lo sguardo

rivolto al sole, pieno di speranza,

con la voglia di credere e divertirsi.

Strappato dalla terra e gettato

via dal mondo perché ha voluto

seguire i suoi coetanei

e non la sua testa.

Matilde Colao 4DS Copernico

141

SEGNALAZIONE POESIA

Oh grullo che non ti metti la cintura

fai pure: ricopriti di punti di sutura!

Bravo bischero, scolati una bottiglia;

poi tu lo vedi come ti riduci in poltiglia.

Tu sei proprio rintronato se mentre guidi usi il cellulare

non lo sai che se non vuoi morire ti devi concentrare?

Fidati di me, l'esistenza è una ed è meravigliosa,

famiglia e amici son perle rare,

fai la scelta giusta e rendi la tua vita grandiosa!

Suvvia, per un bicchiere di vino vuoi forse

rinunciare a un'alba sul mare?

Roberto Ceccatelli 4ES Copernico

142

SEGNALAZIONE POESIA

Noi, giovani,

giovani perché abbiamo ancora tutta la vita davanti.

Giovani perché la fine è ancora lontana,

o almeno lo pensiamo.

Giovani perché siamo ancora ingenui e incoscienti

del vero valore della vita.

Giovani perché superficiali.

Giovani perché ci buttiamo nella vita e certe volte ne perdiamo il

controllo.

Basta poco.

Basta davvero poco per lasciare solo il nostro ricordo.

Un vuoto incolmabile.

Un punto di non ritorno. La fine di tutto.

Il rimorso perenne.

Cristina Ilie 4GS Copernico

143

SEGNALAZIONE POESIA

Il dono più bello è la vita,

è un viaggio lungo e intenso

a cui cerco di trovare un profondo senso

la sento in faccia, la vita, nel cuore e tra le dita..

penso alla bellezza della gioventù

gli amici, la famiglia ed i sorrisi

le esperienze ed i giorni con loro condivisi

altro non chiedo più.

Difendo quello che ho con i denti

lotto per la felicità

ringrazio dell'enorme dono mamma e papà

questi sono i miei sentimenti.

Perché volare via?

Qui c'è ancora del tempo, o giovane guerriero

fai la scelta giusta, rendi te stesso fiero

che la vita cara ti sia!

Cristina Bachereti 4AL Copernico

144

SEGNALAZIONE POESIA

La vita è una sola

il cinema, gli amici, la scuola,

ancora mille avventure,

le serate, gli amori, le paure.

Ma tutto questo potrebbe finire

come un soffio svanire,

magari una distrazione. Un errore

ma non avremo neanche il tempo di accorgercene

non bisogna provare, prima di fare prova a pensare

un attimo soltanto

Non si può riavvolgere il nastro e premere play.

Marta Pierallini 1 Europeo Convitto Cicognini

145

SEGNALAZIONE POESIA

La strada è buia,

illuminata dalle luci dei lampioni

che definiscono la via da percorrere.

La sera ero andata ad una festa

e senza sapere ciò che mi poteva succedere

una mia amica mi offrì un bicchiere d'acqua.

Se non avessi accettato quell'offerta

non sarei qui a raccontare ciò che è successo dopo.

Una volta finita la festa vedevo le cose lontane (...)

ma senza dare importanza a ciò mi misi alla guida.

Mentre stavo prendendo una rotonda

per svoltare verso casa mia sentii

un urlo improvviso di una donna.

A quel punto scesi immediatamente dalla macchina

e mi accorsi di avere appena ferito una persona.

Da quel terribile giorno decisi

di non accettare più le offerte degli altri,

anche dei miei più cari amici,

e di non mettermi più al voltante

anche dopo avere provato delle sensazioni negative.

Chiara M. Pacini 1 Europeo Convitto Cicognini

146

SEGNALAZIONE POESIA

Eravamo in moto, si stava correndo come pazzi con impennate e

sgommate.

Ad un certo punto ci si mise di fianco,

arrivò una macchina.

Era distratto a parlare con me, in un secondo non l'ho più visto, era

per terra, non parlava, né si muoveva.

I giorni passano, non lo vedo, non ho neanche un amico per andare a

fare un giro, confidarmi quando sono triste. Passo ogni giorno per

quella strada e mi ricordo di lui.

Leonardo Ziaou 1 Europeo Convitto Cicognini

147

SEGNALAZIONE POESIA

C'è una ragazza sopra una panchina.

Siede da sola.

Anche oggi non è andata a scuola,

fatta a pezzi dall'indifferenza dei suoi genitori.

Cammina da sola su una strada buia.

Luci improvvise accecano i suoi occhi.

Un attimo, un uomo ubriaco al volante.

Ora è troppo tardi per i suoi genitori.

L'unica tomba senza fiori è per lei.

Martina Mattei 3D Brunelleschi

148

SEGNALAZIONE POESIA

Morte, una cosa lontana e forse vicina,

lontana per quando ti salvi la vita

e vicina quando aumenti di 100 km/h.

Lacrime e silenzio alla notizia, inaspettatamente.

Dolore al petto per la mancanza.

“Salvatevi gente e non continuate a sbagliare!".

Alla fine, il dolore più forte non è su di te, ma sulle persone care.

Bevi meno e meno pericolo sarà con te, solo

una cintura per la tua ultima speranza.

La morte può venire prima del tuo domani,

dà più importanza alla tua vita.

Anna Dong 3B Brunelleschi

149

SEGNALAZIONE POESIA

La nostra vita, il frutto dei genitori,

lacrime, sorriso,

ogni minuto è pieno di momenti meravigliosi.

Dieci anni, venti anni, ma anche cinquant'anni

siamo sempre bambini davanti ai nostri genitori

Al mondo non esistono le cose facili

ci dimentichiamo di noi stessi

ci preoccupiamo per i soldi di domani,

ci sono il vento e le tempeste nella nostra vita fino ad oggi,

No, perché:

perché i nostri genitori stavano sempre davanti

il mondo di oggi è pieno di persone che indossano le maschere

vere o false.

A volte non possiamo credere nemmeno ai nostri occhi.

Ma i genitori,

se vuoi,

ti danno certo i loro cuori,

Per loro sono cose importanti:

più importante è quello che possono vivere tutti i giorni..

Leng Yu Yan 4 a Brunelleschi

150

SEGNALAZIONE POESIA

Il rosso è tanto, come il sangue che scorre nelle vene

La vita purtroppo è una, vivila come fortunatamente

Del domani non si sa

Tutto quel che succede è adesso, è realtà.

Una piccola sciocchezza può diventare amarezza

Non pensare al male, cerca di ragionare

Tutto ha un senso, cerca il compenso

Il tempo scorre e scorre

Di doman non v'è certezza

vivi la vita con sapienza e accarezzala con saggezza

non trattarla con il male

amala, e non sarà invano.

Ciubotaru Dorina 4B Brunelleschi

151

SEGNALAZIONE POESIA

L'abbandono, attimo,

un saluto,

una foglia che cade -

il vento che la porta via,

la solitudine che rimane sempre

involuta

e i tuoi cari che se ne vanno

uno dopo l'altro,

i pensieri che ritornano

e i corpi che spariscono

ancora una volta.

Filippo Talia 5B Brunelleschi

152

SEGNALAZIONE POESIA

La morte non fa paura,

per la persona morta,

è solo un istante prima della fine.

La paura resta alle persone vive.

La paura totale resta a chi soffre.

La morte porta uno al paradiso

e un altro all'inferno.

Shuting Zhang 4D Brunelleschi

153

SEGNALAZIONE POESIA

Ricordo il suono dei tuoi tacchi contro il pavimento.

Questo suono appartiene ormai a te.

Eri sempre la benvenuta, ogni persona ti aspettava

Ma la tua ombra è ormai diventata ricordo.

Ying Ying Hu 4DG Brunelleschi

154

SEGNALAZIONE POESIA

Gli occhi si chiudono,

perdono luce, speranza, vita.

Un attimo che fa la differenza

che ti condanna,

che ti tocca e ti porta via da questa vita

che tu credevi indistruttibile.

Lasciamo un mondo,

lasciamo tutte le occasioni a noi destinate,

lasciamo ciò che ci appartiene.

Siamo schiavi di provocazioni.

Erica De Michele 4G Brunelleschi

155

SEGNALAZIONE POESIA

Guardo dal finestrino e vedo mille sguardi,

sguardi disperati, che chiedono aiuto,

inconsapevoli della loro condizione.

Gli stessi sguardi che una volta

si incrociavano con gli altri.

Gli stessi che una volta sorridevano e facevano sorridere.

Colmi di speranze, obiettivi e avventure.

Sguardi andati persi, che hanno consumato altri sguardi,

corrodendoli di lacrime e paura.

Cari sguardi disperati fuori dal mio finestrino,

oggi potevate essere ancora qua.

Irene Vannucchi 4DG Brunelleschi

156

SEGNALAZIONE POESIA

La mia vita è una

figata, non

la cambierei per

nessun motivo!

Perché dovrei

perderla per una

bischerata!?

Anonimo Cicognini Rodari

157

SEGNALAZIONE POESIA Sono qua

tu sei su

ti ho aspettato da troppo qui giù

sei andato via come un lampo

come posso cancellare tutto e definirlo

uno sbaglio idiota, lo ammetto

non avrei dovuto esagerare

credevo non avesse importanza

credevo di regger tutto il male

mi manchi la mattina

ogni volta piango come un bambino,

ma il problema è la sera

ormai mia mamma nemmeno ci spera

la tua faccia ormai me la sogno

le lacrime fanno da contorno

la voce ronza come se in uno stagno

come se ci fossimo io e te soltanto

dovrei lasciarti andare

ma come posso se non so volare

i ricordi sono quelli che fottono

mi buttano giù e mi rendono morto

ieri ho visto la tua scuola,

una fitta, come se fosse nuova

mi manchi da stare male

ma lo so che lo devo accettare.

Gaia di Pede 3 ac Datini

158

159

A MIO FIGLIO GIACOMO MASSOLI... per non dimenticare

Quella mattina Giacomo stava rientrando a casa a Firenze

dopo essere andato a riprendere dal lavoro il suo amico

fraterno William (“frate”, come usavano chiamarsi fra loro).

Era alla guida della sua nuova Lancia Ypsilon quando fu

investito e travolto sulla tangenziale di Prato da una potente

auto guidata a folle velocità da un suo coetaneo neo patentato

(a 114 km/ora dove il limite era 50). Lo scontro fu talmente

violento da provocare la sua morte immediata e lo stato di

coma di William.

Era il 6 febbraio 2011 e pochi giorni dopo avrebbe compiuto

21 anni (il 16 febbraio).

Giacomo è venuto al mondo inaspettatamente, con incredulità

ma con tanta gioia, dopo sedici anni dalla nascita di

Francesca, la mia primogenita. Avevo quasi 40 anni e, per quei

tempi (1989) ero una mamma un po' troppo adulta, ma

Giacomo, fin da piccolo, non mi ha mai fatto sentire vecchia,

anzi, per lui ero una regina e mi chiedeva di “farmi bella”.

Sono stata una mamma davvero innamorata e orgogliosa di

quel bellissimo bambino dal sorriso dolce, simpatico e sempre

gioioso, caratteristiche che ha mantenuto negli anni.

Crescendo e diventato adolescente, la sua esuberanza ed il suo

desiderio di autonomia talvolta mi hanno portato ad avere

piccoli contrasti, discussioni anche accese, come succede

spesso a quell'età nei rapporti genitori-figli. Dentro di me

sapevo, comunque, che niente sarebbe cambiato fra noi

rispetto a quando era il mio piccolo bambino e che il nostro

sarebbe rimasto un amore indissolubile.

Giacomo “è” un giovane di quelli che non credi possano mai

morire: bellissimo, un viso da far invidia ad un attore, forte,

160

con un carattere buono, aperto e cordiale, amante della vita e

con tanti progetti per il suo futuro, capace di dare tutto per

l'amicizia, il classico bravo ragazzo dai sani principi.

È rimasto nel cuore di tanti, dei suoi amici, di coloro che lo

hanno frequentato anche per poco tempo o, addirittura, che

non l'hanno mai conosciuto. Il suo profilo su Facebook

“Giacomo Massoli” è pieno di pensieri e dimostra quanto

Giacomo sia presente fra noi. Ho ricevuto e ricevo ancora oggi

tante testimonianze di tutto il bello che ha lasciato. Spesso mi

capita di incontrare persone a me sconosciute che,

spontaneamente, mi raccontano episodi vissuti con lui e lo

fanno con sincero affetto, con nostalgia ma anche con allegria.

Giacomo è con me, nei miei pensieri, in ogni momento della

giornata; tutto mi riporta a lui ovunque mi trovi, dovunque

vada e qualunque luogo frequenti. In ogni situazione ritrovo un

pezzetto dei venti anni passati con lui, piccoli episodi

marginali ma che ora assumono un significato importante per

me.

La perdita di mio figlio è stata una tragedia immane per tutta

la famiglia che ha cambiato la nostra vita trasformandola in

un perenne dolore e nell'incredulità di non averlo più con noi.

Con eterno ed immutabile affetto.

Carla Rossi Massoli

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