SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL ......riv als e.L Tmp och n d t-e nt o ai ud s r; c v...

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ANNO XXVIII N° 19 - 29 Maggio 2011 0.70 Abbonamento annuo 30,00 - Abbonamento semestrale 15,00 Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno Associato all’USPI Finestra sulla Parola SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO È già passato più di un mese dal giorno di Pasqua, giorno eterno che la liturgia ci da modo di prolungare per ben sette settimane, durante le quali nell’ascolto della Parola di Dio abbiamo potuto godere di una particolare vicinanza con il Maestro che ha consegnato a noi, come un tempo ai suoi discepoli, la sua eredità, così come l’ha ricevuta dal Padre, fino ad arrivare al dono dello Spirito, affinché possiamo a nostra volta “pro- lungare” la sua presenza tra gli uomini nell’attesa del suo ritorno glo- rioso. La Parola, poi, nel libro degli Atti degli Apostoli, ci ha messo di fronte un gran numero di testimoni, una lettura “contagiosa” che, per- sonalmente, ha l’effetto di generare una santa invidia per la gioia ed il coraggio che animano le prime comunità cristiane. «E’ tutto molto bello» direbbe una mia simpatica consorella «ma è difficile da mettere in pra- tica!» e, come lei, anche noi ci sorprendiamo spesso a fare questa con- statazione. Ci viene in aiuto, anche in questa domenica, la II^ lettura, tratta dalla prima lettera di Pietro, la cui sapienza è come un vino pre- giato, passato attraverso le dolo- rose potature, la spremitura del torchio e il macerare nel buio delle botti, e offerto a noi, ormai ricco di “Spirito”, come ricostituente della nostra tiepida sequela: «Ado- rate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi». Non ci viene consigliato di proclamare al mondo la nostra fede, né di met- tere in pratica la nostra carità; infatti già lo facciamo, ma il tarlo della disperazione continua a divorare la nostra umanità; si tratta, forse di uscire dai nostri parametri spazio temporali, senza i quali noi, persone concrete (!) perdiamo l’orientamento, e tuffarci nell’eternità, quella pro- pria di Dio, nella quale siamo stati introdotti dall’evento della resurre- zione di Cristo, che ci ha reso capaci, nello Spirito di assumere le “dimensioni” di una vita pasquale. Ecco come si esprime, a questo pro- posito, un poeta, C. Péguy, ne “Il mistero della seconda virtù”: «E’ la Speranza, quella piccina, che trascina tutto/ La Fede vede quello che è/ La Carità ama quello che è/ Nel Tempo e nell’Eternità/ La Speranza vede quello che non è ancora e che sarà/ Ama quello che non è ancora e che sarà/ Nel futuro del Tempo e dell’Eternità.» Le sorelle Clarisse della Santa Speranza Al termine del mese di maggio invochiamo la Madonna, Regina della Pace PREGHIERA A MARIA Vergine dell’Annuncio, la tua storia è stata ritmata da un continuo ‘si’ a Dio e alla vita! Collega i battiti del nostro cuore al dono della fede perché si riempia di passione ogni nostra relazione con l’Altro e con gli altri. Tornerà a svegliarsi l’insopprimibile desiderio di Dio e diventeremo luce del mondo e sale della terra. Madre di ogni vivente, ti sei rallegrata insieme a tua cugina Elisabetta per la vita che sentivi sotto il suo e il tuo cuore; sei rimasta in piedi sotto la croce di tuo Figlio senza maledire chi lo uccideva, conservando gelosamente le sue parole di perdono: donaci di non gioire per l’assassinio di nessun uomo, neanche del peggior criminale, e chiedi a Gesù, tramite il suo Spirito, di riempire tutti i nostri giorni e i nostri spazi della misericordia del Padre perché mai venga a mancare la speranza! Regina della Pace, quanto pianto scorre sulle facce dei poveri! Abbiamo nella mente le parole del Beato Giovanni Paolo II: “Mai più la guerra, avventura senza ritorno”, ma i nostri aerei ultramoderni sganciano ancora le bombe mentre il Paese sembra sonnecchiare e rimanere indifferente! O Maria, mettici in gola un grido di indignazione più forte del rumore delle armi e più convincente dei calcoli degli affaristi di turno! Aiutaci ad alzare la voce per chiedere che scoppi finalmente la pace e spingi ciascuno di noi verso tutti quei fratelli e quelle sorelle, che, mossi da disperazione e miseria, affrontano il pericolo delle onde per elemosinare un po’ di dignità per la propria vita! Amen. Abbiamo scherzato sul gran numero di persone coinvolte nella recente tornata elettorale ammi- nistrativa, sia nel numero dei candidati sindaci sia in quello dei consiglieri, certamente eccessivo per una realtà limitata come la nostra, tuttavia pos- siamo cogliere in questo soverchio numero di partecipanti alcuni aspetti positivi sui quali è bene soffermarsi. Sta di fatto che mai come questa volta si parla dei risultati elettorali nelle famiglie e negli ambienti pubblici; i giornali ogni giorno esaminano i vari aspetti di un voto che presenta un caleidoscopico mondo fatto di azioni e rea- zioni sulla base di un sentimento che può essere espresso semplicemente come la ricerca del bene per la nostra città. La politica sta tornando un modo di agire serio e ciò fa ben sperare anche perché abbiamo visto un coinvolgimento di tanti giovani che pur certi di essere perdenti nei numeri, hanno voluto metterci la faccia avendo compreso che il disinteresse fi- nora manifestato verso l’amministrazione del po- tere nuoce, come diceva uno stagionato politico, a chi non lo esercita. Il Papa, proprio in questi giorni li ha scelti come tema per la prossima Giornata Mondiale della pace: “Educare i giovani alla giustizia e alla pace” per ribadire, come af- ferma il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, il “dovere delle presenti generazioni quello di porre le future nelle condizioni di esprimere in maniera libera e responsabile l’urgenza per un mondo nuovo”. Per il Papa, infatti, “i gio- vani dovranno essere operatori di giustizia e di pace in un mondo complesso e globalizzato”. Ciò “rende necessaria una nuova alle- anza pedagogica di tutti i soggetti responsabili”. Contrariamente a chi ha ridicoliz- zato i molti che nelle varie liste non hanno ricevuto alcun voto, dobbiamo sentire il dovere di rin- graziare queste persone che si sono impegnate per portare avanti un programma politico, incuranti della propria persona, a diffe- renza di tanti ignavi che magari non hanno eser- citato, neppure, il diritto-dovere del voto. A tale proposito, frastornati dal tanto vociare sul pros- simo ballottaggio tra imparentamenti vari, si è posta poca attenzione all’aumentato numero di quelli che non hanno votato che restano, in per- centuale, il maggior partito. Certamente non in- voglia al voto il mercanteggiare cui si è assistito in questi giorni, quasi fosse un patrimonio acqui- sito i voti riportati dalla varie liste. Espressioni come lasciamo liberi i nostri elettori oppure ma- nifestare alcune condizioni o ancor più quasi co- mandare l’orientamento che si dovrà tenere nel prossimo ballottaggio, sono una mancanza di ri- spetto verso la libertà individuale che non può es- sere delegata a nessuno. È umano il risentimento di chi non ha trovato nel voto quella corrispon- denza che ci si aspettava, dopo aver speso tempo e denaro, la delusione va sempre messa in conto in ogni competizione, ma si deve avere il corag- gio di accettare la sconfitta senza cercare sciocche rivalse. L’esempio che ci viene dall’alto certa- mente non aiuta ad essere sereni; ancora una volta si fa ricorso ad un linguaggio basato non sul confronto dei tanti problemi, ma all’annien- tamento delle persone. Ed ora prepariamoci con serenità al ballottaggio evitando la tentazione di disertare i seggi. Anche la scheda bianca minacciata da alcuni va scon- giurata, è una forma di protesta che non giova a nessuno, mentre l’adesione ad uno dei due con- tendenti, li impegna maggiormente alla coerenza con quanto promesso. P.P. Radiografia di un voto Il ritorno dei giovani alla politica ci fa ben sperare

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ANNO XXVIII N° 19 - 29 Maggio 2011 € 0.70

Abbonamento annuo € 30,00 - Abbonamento semestrale €15,00 Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno Associato all’USPI

Finestra sulla Parola

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

È già passato più di un mese dal giorno di Pasqua, giorno eterno che laliturgia ci da modo di prolungare per ben sette settimane, durante le qualinell’ascolto della Parola di Dio abbiamo potuto godere di una particolarevicinanza con il Maestro che ha consegnato a noi, come un tempo aisuoi discepoli, la sua eredità, così come l’ha ricevuta dal Padre, fino adarrivare al dono dello Spirito, affinché possiamo a nostra volta “pro-lungare” la sua presenza tra gli uomini nell’attesa del suo ritorno glo-rioso. La Parola, poi, nel libro degli Atti degli Apostoli, ci ha messo difronte un gran numero di testimoni, una lettura “contagiosa” che, per-sonalmente, ha l’effetto di generare una santa invidia per la gioia ed ilcoraggio che animano le prime comunità cristiane. «E’ tutto molto bello»direbbe una mia simpatica consorella «ma è difficile da mettere in pra-tica!» e, come lei, anche noi ci sorprendiamo spesso a fare questa con-statazione. Ci viene in aiuto, anche in questa domenica, la II^ lettura,tratta dalla prima lettera di Pietro, la cui sapienza è come un vino pre-giato, passato attraverso le dolo-rose potature, la spremitura deltorchio e il macerare nel buio dellebotti, e offerto a noi, ormai riccodi “Spirito”, come ricostituentedella nostra tiepida sequela: «Ado-

rate il Signore, Cristo, nei vostri

cuori, pronti sempre a rispondere

a chiunque vi domandi ragione

della speranza che è in voi». Nonci viene consigliato di proclamareal mondo la nostra fede, né di met-tere in pratica la nostra carità; infatti già lo facciamo, ma il tarlo delladisperazione continua a divorare la nostra umanità; si tratta, forse diuscire dai nostri parametri spazio temporali, senza i quali noi, personeconcrete (!) perdiamo l’orientamento, e tuffarci nell’eternità, quella pro-pria di Dio, nella quale siamo stati introdotti dall’evento della resurre-zione di Cristo, che ci ha reso capaci, nello Spirito di assumere le“dimensioni” di una vita pasquale. Ecco come si esprime, a questo pro-posito, un poeta, C. Péguy, ne “Il mistero della seconda virtù”: «E’ laSperanza, quella piccina, che trascina tutto/ La Fede vede quello che è/La Carità ama quello che è/ Nel Tempo e nell’Eternità/ La Speranzavede quello che non è ancora e che sarà/ Ama quello che non è ancorae che sarà/ Nel futuro del Tempo e dell’Eternità.»

Le sorelle Clarisse della Santa Speranza

Al termine del mese di maggio invochiamo la Madonna, Regina della PacePREGHIERA A MARIA

Vergine dell’Annuncio,

la tua storia è stata ritmata da un continuo ‘si’

a Dio e alla vita!

Collega i battiti del nostro cuore al dono della fede

perché si riempia di passione

ogni nostra relazione con l’Altro e con gli altri.

Tornerà a svegliarsi l’insopprimibile desiderio di Dio

e diventeremo luce del mondo e sale della terra.

Madre di ogni vivente,

ti sei rallegrata insieme a tua cugina Elisabetta

per la vita che sentivi sotto il suo e il tuo cuore;

sei rimasta in piedi sotto la croce di tuo Figlio

senza maledire chi lo uccideva,

conservando gelosamente le sue parole di perdono:

donaci di non gioire per l’assassinio di nessun uomo,

neanche del peggior criminale,

e chiedi a Gesù, tramite il suo Spirito,

di riempire tutti i nostri giorni e i nostri spazi

della misericordia del Padre perché mai venga a mancare la speranza!

Regina della Pace,

quanto pianto scorre sulle facce dei poveri!

Abbiamo nella mente le parole del Beato Giovanni Paolo II:

“Mai più la guerra, avventura senza ritorno”,

ma i nostri aerei ultramoderni sganciano ancora le bombe

mentre il Paese sembra sonnecchiare e rimanere indifferente!

O Maria, mettici in gola un grido di indignazione

più forte del rumore delle armi

e più convincente dei calcoli degli affaristi di turno!

Aiutaci ad alzare la voce per chiedere che scoppi finalmente la pace

e spingi ciascuno di noi verso tutti quei fratelli e quelle sorelle,

che, mossi da disperazione e miseria,

affrontano il pericolo delle onde

per elemosinare un po’ di dignità per la propria vita!

Amen.

Abbiamo scherzato sul gran numero di personecoinvolte nella recente tornata elettorale ammi-nistrativa, sia nel numero dei candidati sindaci siain quello dei consiglieri, certamente eccessivo peruna realtà limitata come la nostra, tuttavia pos-siamo cogliere in questo soverchio numero dipartecipanti alcuni aspetti positivi sui quali è benesoffermarsi. Sta di fatto che mai come questavolta si parla dei risultati elettorali nelle famigliee negli ambienti pubblici; i giornali ogni giornoesaminano i vari aspetti di un voto che presentaun caleidoscopico mondo fatto di azioni e rea-zioni sulla base di un sentimento che può essereespresso semplicemente come la ricerca del beneper la nostra città. La politica sta tornando un modo di agire serio eciò fa ben sperare anche perché abbiamo visto uncoinvolgimento di tanti giovani che pur certi diessere perdenti nei numeri, hanno voluto mettercila faccia avendo compreso che il disinteresse fi-nora manifestato verso l’amministrazione del po-

tere nuoce, come diceva uno stagionato politico,a chi non lo esercita. Il Papa, proprio in questigiorni li ha scelti come tema per la prossimaGiornata Mondiale della pace: “Educare i giovanialla giustizia e alla pace” per ribadire, come af-ferma il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, il“dovere delle presenti generazioni quello di porrele future nelle condizioni di esprimere in manieralibera e responsabile l’urgenza per un mondonuovo”. Per il Papa, infatti, “i gio-vani dovranno essere operatori digiustizia e di pace in un mondocomplesso e globalizzato”. Ciò“rende necessaria una nuova alle-anza pedagogica di tutti i soggettiresponsabili”.Contrariamente a chi ha ridicoliz-zato i molti che nelle varie listenon hanno ricevuto alcun voto,dobbiamo sentire il dovere di rin-graziare queste persone che si

sono impegnate per portare avanti un programmapolitico, incuranti della propria persona, a diffe-renza di tanti ignavi che magari non hanno eser-citato, neppure, il diritto-dovere del voto. A taleproposito, frastornati dal tanto vociare sul pros-simo ballottaggio tra imparentamenti vari, si èposta poca attenzione all’aumentato numero diquelli che non hanno votato che restano, in per-centuale, il maggior partito. Certamente non in-voglia al voto il mercanteggiare cui si è assistitoin questi giorni, quasi fosse un patrimonio acqui-sito i voti riportati dalla varie liste. Espressionicome lasciamo liberi i nostri elettori oppure ma-nifestare alcune condizioni o ancor più quasi co-mandare l’orientamento che si dovrà tenere nel

prossimo ballottaggio, sono una mancanza di ri-spetto verso la libertà individuale che non può es-sere delegata a nessuno. È umano il risentimentodi chi non ha trovato nel voto quella corrispon-denza che ci si aspettava, dopo aver speso tempoe denaro, la delusione va sempre messa in contoin ogni competizione, ma si deve avere il corag-gio di accettare la sconfitta senza cercare scioccherivalse. L’esempio che ci viene dall’alto certa-mente non aiuta ad essere sereni; ancora unavolta si fa ricorso ad un linguaggio basato nonsul confronto dei tanti problemi, ma all’annien-tamento delle persone. Ed ora prepariamoci con serenità al ballottaggioevitando la tentazione di disertare i seggi. Anchela scheda bianca minacciata da alcuni va scon-giurata, è una forma di protesta che non giova anessuno, mentre l’adesione ad uno dei due con-tendenti, li impegna maggiormente alla coerenzacon quanto promesso. P.P.

Radiografia di un votoIl ritorno dei giovani alla politica ci fa ben sperare

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Anno XXVIII

29 Maggio 20112

PAG

CARD. BAGNAsCo A LAMPEDUsA Per dire grazieUn pastorale con il legno di una carretta del mare

A Milano il sindaco uscente, Le-tizia Moratti, per due soli puntievita una clamorosa uscita alprimo turno e si inerpica, controPisapia, già vincitore a sorpresaalle primarie del centro-sinistra,in un ballottaggio difficile. È ildato più clamoroso ed evidentedel turno amministrativo, specu-lare alla facile conferma invecea Torino della coalizioneuscente, che con Fassino vincefacile. Per il resto i risultati delleprincipali città e province disegnano un sistemain faticosa evoluzione, con una notevole varietàdi situazioni locali, come è giusto che sia. In so-stanza non ci sono sconti per nessuno. E questaè dopo tutto la sola certezza di un turno ammi-nistrativo delicato e politicizzato. Non ci sonoscorciatoie, non c’è alcuna alternativa possibileal faticoso lavoro quotidiano. Non è tempo dimiracoli, verrebbe da concludere, ognuno sirimbocchi le maniche. A partire dal governo edal suo presidente. Né le forze di protesta, a par-tire dal movimento Cinquestelle, hanno fatto ilpieno: anche per i “grillini” si registra un anda-mento altalenante.In realtà un clima di campagna elettorale per-manente, di sfide ultimative ad ogni tornante diuna strada comunque difficile ed accidentatacom’è quella di questi anni di crisi economicae di ristrutturazione sociale, stressa inutilmentecittadini e sistema paese, con dividendi asomma zero. Come dimostrano i risultati com-plessivi del primo turno, che, com’è giusto chesia, sono articolati e anche contraddittori. Dise-gnano una geografia di partiti e movimenti de-

boli, di fronte ad un eletto-rato scettico, come dimo-strano i dati sull’affluenza,in calo evidente.Tra quindici giorni i risul-tati dei ballottaggi po-tranno definire il quadro dichi vince e chi perde, ilpallottoliere complessivo.Ma il dato strutturale èquello emerso al primoturno: regge il quadro delbipolarismo, ma fa fatica,

tende a sfrangiarsi, anche se più per sgocciola-mento che per frattura.Forse dal moto uniformemente strillato, che hasegnato le successive alternanze, e caratterizzai toni giustizialisti o populistici, è tempo di pas-sare ad un nuovo registro di comunicazione edunque di azione. Forse chi lo sperimenterà finda domani rischia di vincere già il secondoturno. Basta aprire le finestre e ci accorgiamoche rischiamo di stare fermi, mentre intorno anoi molti camminano con passo svelto ed altriaddirittura si sono messi a correre. Restare in-dietro non giova a nessuno e dunque qualcosabisogna fare, presto. Cacciati dalla porta i pro-grammi e la realtà concreta dei fatti rientranodalla finestra. È su questo, sul concreto dell’am-ministrare e del buon governare che ci dob-biamo misurare, senza sconti per nessuno. E suquesto, e non su altro, c’è da scommetterci, sigiocherà anche la prossima campagna elettoralepolitica. Chi la vuol vincere si sintonizzi con gliitaliani e lavori su questo registro, da subito.

Francesco Bonini

ELEZIONI AMMINISTRATIVENon ci sono scorciatoieI risultati chiedono un nuovo “registro” a tutte le forze politiche

L’APPELLO DELL’ARCIVESCOVO MARCHETTO:“APRIRE CORRIDOI UMANITARI IN LIBIA”. E AI POLITICI DICE “NON SIATE MIOPI” L’ arcivescovo, già segretario del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti ha lanciatoquesta mattina il suo appello a Firenze al Convegno Internazionale “Il Mediterraneo e le città”

Il Mediterraneo? Mare “nostrum” o mare “monstrum” che ingoia i suoi figli? Non cambia ideal’arcivescovo Agostino Marchetto, già segretario del Pontificio Consiglio per la pastorale deimigranti e gli itineranti. Punto per punto ribadisce quella che, a giudicare dagli interventi piùrecenti “sia di Benedetto XVI che del Cardinale Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio

della Giustizia e della Pace”, come pure di molte chiese locali “dalla Conferenza episcopale

italiana, dell’episcopato lombardo, dei Vescovi dell’Africa, del Pre-

sule di Tunisi, di quelli africani e tedeschi” non appaiono più sole lesue idee personali recentemente spiegate nel libro intervista conMarco Roncalli pubblicato dall’Editrice La Scuola: “Chiesa e mi-granti. La mia battaglia per una sola famiglia umana”. Invitato adintervenire al Convegno Internazionale “Il Mediterraneo e le città”,questa mattina, a Firenze, monsignor Marchetto ha parlato sul tema“I migranti del Mediterraneo e la Chiesa Cattolica”. Ha ribadito l’as-surdità dello “spazio Schengen” dove non si ritengono “nemici” gliStati, ma si valutano come una “minaccia” i Paesi considerati di ori-gine o di transito delle migrazioni. Ha confermato la posizione dicondanna da parte della Chiesa (la Santa Sede è membro fondatoredell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) a chinon osserva il principio di non refoulement, che sta alla base del trat-tamento da farsi a quanti fuggono da persecuzione. E ha continuatoa chiedersi “se in tempo di pace non si riesce a far rispettare tale prin-

cipio fondamentale del diritto internazionale umanitario, come si farà a richiederne l’osservanzain tempo di guerra”. Infine un appello alla comunità: “Lo faccio”- ha detto- “affinché in Libiasi creino dei corridoi umanitari per quanti vi sono rimasti intrappolati e che sono rifugiati, sep-pur mai riconosciuti, per principio ideologico, dal Governo libico, o addirittura respinti a suotempo dall’Italia. Non perdiamo il treno della storia, non pensiamo di fermare il mare con unpettine!”. “In una prospettiva del mio libro intervista “Chiesa e Migranti”, pubblicato pochimesi fa, auspicavo l’assunzione da parte dell’Europa di una strategia africana, poiché l’Africaè nostro alleato naturale in un mondo in cui nell’arena internazionale accanto a Stati-nazionivi sono Stati-continenti. Si dovrebbe poi attendere che ci raggiunga, in futuro, il mondo arabo”,ha aggiunto. “Del resto dalla crisi libica si dovrebbe aver imparato che non si può procederesaggiamente in Africa senza l’accompagnamento dell’Unione Africana e della Lega Araba”-ha continuato il presule. Concludendo “Dobbiamo insomma guardare lontano, non esseremiopi; più che del microscopio ci occorre il cannocchiale, e questo vale soprattutto per gli uo-mini politici, inchiodati in genere, nello sguardo, sul tempo del loro corto mandato elettorale”.

Festa degli incontri ACR: Senza fare calcoli

Un pomeriggio di festa “senza fare calcoli”è quello che hanno potuto vivere più di 300bambini e ragazzi accompagnati dai loroeducatori e catechisti, anche con alcuni ge-nitori, di tutta la nostra diocesi. Fin dalle tredi un pomeriggio decisamente estivo, lapiazza e non solo della parrocchia della Re-gina Pacis a Centobuchi, si è animata e co-lorata con l’Azione Cattolica dei Ragazziper la Festa degli Incontri che “conclude” ilcammino dell’anno, iniziato con l’incontronazionale con papa Benedetto XVI, “C’è dipiù -Diventiamo grandi insieme”, che èstato un momento speciale di festa e condi-visione, in cui testimoniare con la vita il “dipiù” di umanità, di amore e di santità che viviamo nel nostro cammino di crescita insieme a Gesùe nell’associazione. Nel Mese degli Incontri, i ragazzi hanno riflettuto sull’Eucaristia come centro della loro esistenza,del loro andare e farsi dono per la comunità: sono stati invitati quindi a “spezzare il pane” nellaloro vita e nei luoghi che frequentano (famiglia, scuola, sport, ecc.). Ciò è stato fatto concretamenteanche durante la festa dove il pane, portato da ogni comunità parrocchiale insieme ai pesci pre-parati dai ragazzi, sono stati veramente condivisi con tutti. Infatti come ha ricordato il vescovoGervasio, accolto calorosamente dagli accierrini in festa, Gesù rovescia tutti i calcoli matematicie il dividere non diminuisce ma anzi moltiplica perché è con-dividere. Tutti i bambini e ragazzihanno ascoltato la Parola del Vangelo della moltiplicazione dei pani e dei pesci e le parole del no-stro Vescovo con viva attenzione e interesse, in ammirevole compostezza, segno che occorre sem-pre scommettere sul protagonismo e educare alla responsabilità dei bambini. Poi si sono potutiscatenare sulla strada dei talenti in una serie di attività e giochi in cui condividere i pesci portati.Ci auguriamo che ognuno di loro tornando a casa racconti in famiglia, con gli amici, la bellezzadel non fare calcoli, i colori dell’Acr, la gioia del donare e dell’incontrare. Così come il nuovo as-sistente dell’ACR don Gian Luca Rosati, che entusiasta della nuova esperienza ha detto di esseredavvero molto felice: “Il sorriso e la gioia dei presenti mi rimarranno impressi per sempre!”La bellezza di una festa così è possibile grazie anche all’impegno e la passione di tutti coloro chehanno dato il loro contributo, senza fare calcoli, dai responsabili dell’ACR diocesana Emidio Pa-lestini e Paola Veccia insieme a tutta l’equipe e a tutta l’AC diocesana, gli educatori e animatori,ma innanzitutto a loro i veri protagonisti i bambini e i ragazzi e a un Compagno di festa propriospeciale che è quel Dio che con Gesù ci chiama amici e spezza il pane con noi.

Monica Vallorani (presidente diocesana AC)

Una corona di fiori deposta da tre subacqueia 15 metri di profondità, davanti alla statuasott’acqua della “Madonna del mare”. La pre-ghiera silenziosa della delegazione di vescovie sacerdoti e il suono delle sirene delle moto-vedette della guardia costiera per onorare levittime del mare. È il gesto simbolico, com-piuto davanti all’isola dei Conigli, che haconcluso la visita del card. Angelo Bagna-sco, arcivescovo di Genova e presidente dellaCei, a Lampedusa. Poco prima l’imbarca-

zione aveva fatto una breve sosta davanti albarcone dell’ultimo naufragio (sono state sal-vate 500 persone), incagliato sugli scogli apoche centinaia di metri dal porto. Quelgiorno morirono tre giovani africani, oggi se-polti nel cimitero di Lampedusa. Il card. Ba-gnasco non è potuto invece recarsi in visita,come previsto, al centro di accoglienza diContrada Imbriacola, dove sono accolti at-tualmente circa duecento persone, molti in at-tesa di rimpatrio. Alcuni ospiti tunisini hanno

compiuto dei gesti di au-tolesionismo, per cui ilprefetto ha preferito an-nullare l’incontro. Masull’isola la situazioneappare al momento sottocontrollo, anche se sonoprevisti sbarchi nei pros-simi giorni, viste lebuone condizioni delmare.

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Abitanti Digitali, Cristiani e la nuova “rete”Portare l’esempio ed essere testimoni credibili anche nella rete internet,

come i missionari dobbiamo partire per evangelizzare il nuovo continente digitale di Simone Incicco

MACERATA – Nel bel pomeriggio di giovedì19 maggio sono partito da Grottammare pocodopo le 14 alla volta di Macerata, dove sonogiunto verso le 15.30 alle porte della città.La mia permanenza nel paese, che ha dato i natalia Padre Matteo Ricci, è durata tre giorni, iltempo in cui si è svolto il convegno nazionale“Abitanti digitali”. Arrivato presso la bellissima chiesa di san Paolo,che è sita al centro della città, ho trovato una salagremita, dove centinaia di persone erano intentead ascoltare le parole di Don Maffeis. vice-diret-tore dell’Ufficio Nazionale per le comunicazionisociali, che stavadando il benvenutoai 280 iscritti al con-

vegno nazionale “Abitanti digitali”. Don Maffeis ha prima ringra-ziato la città di Macerata per l’accoglienza riservata ai convegnisti,giunti da tutta Italia, e ha presentato il programma dei lavori.”Nel-l’era dei contenuti generati dagli utenti”,  ha aggiunto Don Maffeis,“verremo aiutati a considerare l’opportunità che il web 2.0 costitui-sce anche per le comunità cristiane: tra l’altro, affrontare questa te-matiche insieme è la via per evitare di muoverci in ordine sparso,sottovalutando rischi o precludendosi possibilità. L’educazione intende fornire chiavi interpre-tative per vivere il proprio tempo: non intendiamo – né possiamo – battere in ritirata, ma com-prendere lo specifico di questo ambiente, che connota in larga misura la cultura dei nostriragazzi“. Dopo le parole di accoglienza di Don Ivan, a fare gli onori di casa è stato il vescovo diMacerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, Mons. Claudio Giuliodori, Presidente della Com-missione per la cultura e le comunicazioni sociali, che ha definito la Rete “un nuovo areopagoper incontrarsi e confrontarsi”. “Ci troviamo di fronte”, ha detto il Vescovo Giuliodori, “ad unmondo nuovo sotto diversi profili che necessita di un’attenta analisi per non lasciarsi soggiogareda ingenui entusiasmi o da ingiustificati allarmismi. Come cristiani dobbiamo verificare in chemodo la fede si cala in questo ambiente. Non basta essere nel web o usare i nuovi strumenti dicomunicazione digitali. Per il cristiano è fondamentale, anche in questo nuovo ambiente, verifi-care se e come cresce il rapporto con Dio, l’amore tra le persone e nella società. Bisogna capirese l’uomo in questo ambiente mediatico diventa di più se stesso ed è facilitato nella ricerca dellaverità o se rischia di essere alienato e irretito da relazioni sempre più effimere e falsate“. Dopoil Vescovo Giuliodori è stata la volta del direttore dell’Ufficio Nazionale per le comunicazionisociali, Mons. Domenico Pompili, che ha messo a fuoco le “Implicazioni sociali, etiche e cul-turali di un nuovo contesto esistenziale”. “superare i confini e allacciare alleanze è il compitoche ci aspetta”, ha affermato, trasformando la connessione in comunione. “In questo momento”,ha detto anche Mons. Pompili, “la Chiesa è in grado di pronunciare una parola non autoritariama autorevole sull’essere umano nel nuovo contesto; una parola in grado di ricomporre i legamiinterumani sulla base di un fondamento non particolaristico; di far risuonare una voce di comu-nione; di “bucare” la bidimensionalità del web con la verticalità dell’amore che “salva” le nostrevite, non nel formato digitale del dispositivo (come profili e avatar) né come proiezione in untempo altro in cui sperare, ma rendendoci liberi qui e ora.”Dopo un momento di break in cui ci è stato offerto un piccolo ristoro, a prendere la parola è statoRuggero Eugeni, docente di semiotica dei media all’Università Cattolica di Milano che ha ap-profondito la tematica della grande necessità di educare gli utenti della Rete, a cominciare daigiovani, alla consapevolezza del tempo e dello spazio. La grande sfida educativa del far maturarecornici ed orizzonti valoriali non può prescindere dalla via del ripensamento, per far recuperareai giovani navigatori del web 2.0 una consapevolezza “narrativa” delle relazioni vissute on line.

Dopo aver riflettuto, nelledue scorse catechesi, sullapreghiera come fenomenouniversale, il Papa ha ini-ziato “un percorso biblicosu questo tema, che ci gui-derà”- ha detto - “ad ap-profondire il dialogo dialleanza tra Dio e l’uomoche anima la storia dellasalvezza, fino al culmine,alla parola definitiva che èGesù Cristo”. Rivolgen-dosi ai pellegrini presentiall’Udienza Generale dimercoledì, tenutasi inPiazza san Pietro, Bene-detto XVI ha spiegato:“sarà Abramo, il grandepatriarca, padre di tutti i

credenti, ad offrirci un primo esempio di preghiera, nell’epi-sodio dell’intercessione per le città di sodoma e Gomorra”,

quando Dio annuncia il suo proposito di distruggere le duecittà per “la malvagità degli abitanti”. “La richiesta di Abramoè ancora più seria e più profonda, perché non si limita a do-mandare la salvezza per gli innocenti. Abramo chiede il per-dono per tutta la città e lo fa appellandosi alla giustizia di Dio(...) che cerca il bene e lo crea attraverso il perdono che tra-sforma il peccatore, lo converte e lo salva”. “Il pensiero di Abramo, che sembra quasi paradossale, si po-trebbe sintetizzare così: ovviamente non si possono trattaregli innocenti come i colpevoli, questo sarebbe ingiusto, biso-gna invece trattare i colpevoli come gli innocenti, mettendoin atto una giustizia ‘superiore’, offrendo loro una possibilitàdi salvezza, perché se i malfattori accettano il perdono di Dioe confessano la colpa lasciandosi salvare, non continuerannopiù a fare il male, diventeranno anch’essi giusti, senza più ne-cessità di essere puniti”. Nel sottolineare che: “È il perdonoche interrompe la spirale del peccato, e Abramo, nel suo dia-logo con Dio, si appella esattamente a questo”, il santo Padreha affermato: “Attraverso l’intercessione, la preghiera a Dioper la salvezza degli altri, si manifesta e si esprime il desideriodi salvezza che Dio nutre sempre verso l’uomo peccatore. Ilmale, infatti, non può essere accettato, deve essere segnalato

e distrutto attraverso la punizione: la distruzione di sodomaaveva appunto questa funzione. Ma il signore non vuole lamorte del malvagio, vuole che egli si converta e viva; il suodesiderio è sempre quello di perdonare, salvare, dare vita, tra-sformare il male in bene”. “serve dunque una trasformazionedall’interno” - ha sottolineato il Papa - “un qualche appigliodi bene, un inizio da cui partire per tramutare il male in bene,l’odio in amore, la vendetta in perdono”. “Ma la misericordiadi Dio nella storia del suo popolo si allarga ulteriormente. (...)L’infinito e sorprendente amore divino sarà pienamente ma-nifestato quando il Figlio di Dio si farà uomo, il Giusto defi-nitivo, il perfetto Innocente, che porterà la salvezza al mondointero morendo sulla croce, perdonando e intercedendo percoloro che ‘non sanno quello che fanno’. Allora la preghieradi ogni uomo troverà la sua risposta, allora ogni nostra inter-cessione sarà pienamente esaudita”.“Cari fratelli e sorelle” - ha concluso il Pontefice - “la sup-

plica di Abramo, nostro padre nella fede, ci insegni ad apriresempre di più il cuore alla misericordia sovrabbondante diDio, perché nella preghiera quotidiana sappiamo desiderarela salvezza dell’umanità e chiederla con perseveranza e confiducia al signore che è grande nell’amore”. Vis

WeCa: un premio per i migliori siti cattoliciUn premio per il miglior sito web cattolico. Anzi quattropremi da 1.000 euro ciascuno. Per riconoscere e inco-raggiare l’uso delle nuove tecnologie soprattutto all’in-terno delle parrocchie e delle diocesi italiane. Apromuoverlo da Macerata, in occasione del convegno‘Abitanti Digitali’, e’ WeCa, l’Associazione dei Web-master Cattolici Italiani. In Italia operano attivamentecirca 15.000 siti web cattolici, un numero impressio-nante che conferma un’eccellenza anzitutto europea.“Vogliamo abitare il continente digitale – ha dichia-rato il Presidente dell’Associazione dei Webmaster CattoliciGiovanni Silvestri - in maniera sempre più consapevole e attenta. Il mondo web cattolicoè un arcipelago di realtà significative e sempre al passo con i tempi. Anzi, come dimostranoi contenuti cattolici di migliaia di portali internet e applicazioni per smartphone, in Italiala presenza cattolica in rete è una realtà di assoluta avanguardia”. Ogni webmaster di unsito cattolico può iscriversi al Premio sul sito www.webcattolici.it entro il 1 ottobre 2011.Tre le categorie previste: siti istituzionali (diocesi, enti, associazioni, aggregazioni e co-munità), siti personali e siti parrocchiali.A queste tre categorie si aggiunge un cosiddetto ‘Premio speciale GMG’ dedicato ai siticon contenuti o servizi dedicati alla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid. A sce-gliere il miglior sito web cattolico sarà una Giuria di 22 esperti impegnati nel mondo delgiornalismo in quello del web cattolico di diverse diocesi italiane.In occasione del Premio e di fronte la vastissima diffusione dei social network, WeCa ha

lanciato un nuovo decalogo a fumetti per navigare e non affondare nel mare del web. Laguida scaricabile anche su internet (www.webcattolici.it) e destinata ai più piccoli e alleloro famiglie è stata realizzata con la consulenza del Prof. Pier Cesare Rivoltella (Credem,Università Cattolica di Milano). WeCa e’ riconosciuta nel “Direttorio delle ComunicazioniSociali” della CEI, come importante realtà nella missione della Chiesa.

NUOVO CICLO DI CATECHESI SU PREGHIERA CRISTIANA - n. 3NELLA PREGHIERA QUOTIDIANA CHIEDIAMO SALVEZZA PER L’UMANITÀ

servono tempi e spazi di riflessione, oggi più che mai. Massimo Scaglioni, docente di storiadei media all’Università Cattolica di Milano, nell’ultimo intervento della prima giornata di lavoriha sviscerato i rischi e le opportunità del praticare la convergenza dei media: “I mezzi di comu-nicazione odierni possono aiutare ad accettare la sfida del dialogo, a fare comunità, a risponderealla sfida educativa; i rischi ad essi collegati sono però quelli di cedere alle due grandi tentazionidegli entusiasmi ingenui e degli allarmismi ingiustificati”. La prima giornata di lavori è terminataverso le ore 19.30, a questo punto ci siamo fatti guidare presso la struttura san Giuliano, sita vi-cino alla stazione ferroviaria di Macerata, dove abbiamo cenato insieme a tutti i convegnisti. Unapiccola parentesi personale, prima di entrare in sala, entravo solo, anche se c’erano centinaia dipersone, non conoscevo nessuno personalmente, ed era per me un po’ duro non poter dialogarecon un amico. Con questa piccolo pensiero mi sono collocato tra i primi a mensa, vicino a me siè prima posizionata una coppia della Toscana, poi due sacerdoti della diocesi di Roma ed infineun ragazzo, di nome Simone anche lui di una delle diocesi di Roma, con cui vi anticipo ho strettoun rapporto di amicizia e di confronto che mi ha accompagnato per tutti i restanti giorni del con-vegno. Camminare insieme a qualcuno ti fa vivere diversamente le esperienze che si affrontanoe sono sicuro che niente è casuale nella vita… Dopo aver cenato, in compagnia di simone, siamostati condotti presso l’auditorium della struttura dove abbiamo assistito ad un bellissimo spetta-colo, dove si sono susseguiti sul palco, prima i ragazzi della diocesi di osimo “The young raim-

bow choir” con un concerto Gospel, poi il cantautore MarcoPoeta, il gruppo “Balcone Folk Marche” di Cingoli chehanno rappresentato la tarantella, ed infine Junior Robinsonche si è esibito insieme con i ragazzi di osimo.Terminato lospettacolo verso le 24 siamo tornati ai nostri alloggi.Per conoscere cosa è successo e quali sono stati i temi trattatinel secondo giorno di sessione seguiteci sul prossimo numerodel nostro settimanale.

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4 Anno XXVIII

29 Maggio 2011PAG

Tempo di Sinodo Insieme per riflettere su quanto abbiamo vissuto

Queste sono le parole che mi vengono in mentequando mi soffermo a pensare a tutte le seratedei lunedì trascorse in cattedrale durante gli ul-timi mesi … La proposta del nostro Vescovo diconvocare un sinodo fu accolta, a mio parere, inquesto clima. Perché tutti noi, sacerdoti, religiosie religiose, ci siamo aggrappati alla certezza cheil “Signore è presente” e passa tra di noi in que-sto determinato istante… La nostra vita ha unsenso profondo e in ogni momento ricorriamo aLui per apprendere come vivere. Lui sicura-mente c’è! Ma mi pongo spesso questa interro-gativo: ci siamo anche noi? In questo clima diricerca del Signore, ogni lunedì, verso le 20.30,abbiamo firmato la lista delle presenze e ci siamoaccomodati ai “nostri posti”. Abbiamo pregato,abbiamo ascoltato le relazioni, abbiamo discussoanimatamente sugli argomenti trattati e non-trat-tati e … temo che qualche volta siamo ritornatial nostro quotidiano, ripetendo sotto voce: “tanto,non cambierà nulla”. Ma io vorrei sperare chenoi, consacrati, comunque crediamo che il Si-gnore è tra di noi, anzi, si è fermato con noi, e cista interpellando ancora… Che cosa ne facciamodi questa ricchezza che abbiamo ricevuto? Ab-biamo il coraggio di cambiare il cuore? Comerealizziamo il nostro operare e il servire il Si-gnore nella realtà della diocesi di San Benedetto?Le cose grandi, le opere meravigliose sicura-mente capitano a tanti e forse anche spesso, manon vorrei, mirando in alto, perdere il concreto.Nel mio mondo, nella realtà quotidiana riesco a“incarnare” l’unione con gli altri che mi vivonoaccanto; un sacerdote, un religioso, una suora cheindossano un altro tipo diabito…? Sono capace di ap-prezzare le tantissime per-sone che operano il bene, che

sono pronte ad offrire il proprio tempo e le pro-prie capacità all’altro ? Sono disposta a condivi-dere con loro il cammino? Di questo abbiamoparlato molto, sottolineando che dobbiamo cam-minare insieme … Proviamo a farlo oggi, adesso,qui … Gli atti del sinodo sicuramente sarannopreparati bene, in modo completo e concreto, macominciamo adesso a metterli in pratica, perchécome diceva P. Gabriele Lupi nella sua relazione:Se rallentiamo, essi si fermeranno.Se ci mostriamo deboli, essi cederanno.Se ci sediamo, si metteranno a dormire.Se dubitiamo, dispereranno.Se critichiamo, essi demoliranno.Se andremo avanti malgrado tutto, essi ci sorpas-seranno.Se doneremo la nostra mano, essi doneranno lavita. Se noi pregheremo… Allora saranno santi!Signore, siamo qui, davanti a Te, perché Tu solohai parole di vita eterna. E io credo fermamenteche questo sia l’unico scopo per cui il sinodo èstato convocato e spero che i suoi frutti sarannoproprio di santità comune …

“Questa è la Parola del Signore a Zoroba-bele: “non con la potenza, né con la forza,ma con il mio Spirito” Sabrina D’Angelo

Tra i ricordi delle assemblee sinodali conservo anche gli interventi appassionati del direttoredel settimanale diocesano e il suo invito ad utilizzare questo strumento che la Chiesa localeda tempo si è data. Ed allora pensando a qualche spunto di riflessione da condividere con ilettori dopo l’esperienza del sinodo, mi è venuto in mente che fra qualche settimana avremola possibilità di celebrare insieme la Veglia di Pentecoste. Mi sono andata a rileggere lamozione che a tal proposito è stata votata dai sinodali: “Le diverse realtà ecclesiali, espressionedella creatività e della ricchezza dello Spirito Santo, sono chiamate al superamento di logichecircoscritte ed autoreferenziali, per vivere uno stile di relazione fondato sul dialogo, sul con-fronto e sulla stima reciproca, per una partecipazione sempre più responsabile alla vita pas-torale della Chiesa locale. Si propone, quindi, la Veglia di Pentecoste diocesana come eventoculmine dell’anno pastorale, in cui tutti: presbiteri, parrocchie e aggregazioni laicali, insiemeal vescovo, sono chiamati a essere testimoni e operatori di comunione e di unità, pur nella di-versità dei carismi, per mostrare il volto di una Chiesa che entra nelle pieghe della storia, an-nuncia la Parola di salvezza, si prende cura dell’uomo e si fa carico delle sue sofferenzeattraverso gesti concreti di fraternità e solidarietà”. E’ davvero necessario che tutta la Chiesadiocesana in alcuni momenti dell’anno possa rendere visibile la comunione e testimoniare,in questo mondo lacerato e diviso, che è possibile non solo sognare, ma vivere, il miracolodell’unità pur nella diversità dei doni e dei servizi. Si legge nel libro del profeta Ezechiele:“Egli mi rispose: “Questa è la Parola del Signore a Zorobabele: “non con la potenza, né conla forza, ma con il mio Spirito” dice il Signore” (Zac 4,6). E’ davvero lo Spirito Santo cheguida anche oggi la Chiesa ed allora credo che sia interessante il suggerimento, che mi paresia venuto dal Consiglio Presbiterale e dalla segreteria del Sinodo, di celebrare la Veglia diPentecoste come un momento di grande ringraziamento al Signore di tutta la comunità per ildono del sinodo. Ed è bella la scelta, fatta da due anni a questa parte, di celebrarla in piazza,segno di una Chiesa ‘estroversa’, desiderosa di essere missionaria, di uscire dal tempio, perstare tra la gente, come fecero gli apostoli nel giorno di Pentecoste, quando “si alzarono inpiedi e ad voce alta” cominciarono ad annunciare la morte e risurrezione di Cristo e la neces-sità della conversione e della fede (cfr. Atti 2,14). Sono sicura che anche quest’anno tutte lecomunità e le realtà ecclesiali, guidati dall’entusiasmo e dalla passione che caratterizzano dasempre i nostri presbiteri, si ritroveranno nel cuore della nostra città per dire a tutti che loSpirito Santo continua a radunarci in un solo corpo e che si può costruire una storia che sa dicomunione e di solidarietà!

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“SIGNORE DA CHI ANDREMO” di Sr. Jolanta

Quasi alla fine del nostro sinodo dioce-sano, ripensando e pensando, ho fatto leseguenti riflessioni in attesa di incon-trare di nuovo tutta l’assemblea per poicondividere insieme la pentecostel’11/06/2011… Le ho lasciate qui, tra lemie carte….poi, ricevendo la convoca-zione per il 3/06/2011 con la quale si in-vita a scrivere… invio queste mieconsiderazioni senza far rumore madense di amore per la verità… I percorsiformativi delle associazioni consorelledovrebbero tornare a sorreggersi, adispirarsi a vicenda, a procedere in modounitario (1° laboratorio: un solo corpotante le membra…)! Purtroppo il cam-mino delle associazioni cattoliche si èdisgiunto, diventando spesso autorefe-renziale: ciascuno ha preso la sua stradae sembra quasi impossibile rimettersi in-sieme! Eppure in qualche modo si dovràarrivare a farlo perché questa è l’unicavia per non perdersi come vecchie siglein un mondo che cambia. Mi chiedo e vichiedo se abbiamo, insieme, il coraggiodi provare a crescere. certo è una grandesfida. non solo…. Mi piacerebbe imma-ginare di riuscire a crescere insieme percrescere tutti a misura di ciascuno. In-somma mi piace sognare una chiesa nondivisa …tra grandi e piccoli o tra forti edeboli, simpatie o antipatie, ma unachiesa fatta di testimoni credibili (a co-minciare da me) dove ci si aiuta a farein modo che ciascuno possa dare il me-

glio di se’. Dobbiamo tor-nare a “prenderci permano”, dobbiamo “gareg-giare nello stimarci a vi-cenda”, dobbiamo nei fatti(e non solo a parole) far re-spirare al nostro prossimo(specie ai giovani che av-vertono la nostra autenticità…) Chi di-ciamo di essere (la persona e’ unica nonuna dentro al tempio ed un’altra fuoridal tempio…). Già immagino i com-menti “... tutto ciò è impossibile…”!Be’, chi attesta ciò potrebbe anche averragione… invece io dico che insiemepossiamo ma soprattutto dobbiamo pro-varci e se osiamo, chi dice che non pos-siamo anche riuscirci? occorre munirsidi tanta pazienza (il cammino è difficilee non è immediato il risultato) e di su-dore, fatica (da vivere e condividere in-sieme); soprattutto, servirà remareinsieme dalla stessa parte: solo così po-tremmo farcela! Dobbiamo sentircicome una grande orchestra dove il diret-tore è lui e soltanto lui (un solo corpotante le membra). Quando la vita ti fa’dono gratuito dei carismi, vivi per diregrazie: musica e sport, accompagnati daeducatori non “prestatori d’opera” e, te-stimoni credibili, sono state le “armi”con le quali è stato possibile superarenella mia vita quel momento della prea-dolescenza molto critico per poi soste-nere il cammino di fede … Tutti noi, se

ci ridurremo a remare ciascuno perconto proprio, pensando solo al nostroorticello e tornaconto personale, faremouna grande fatica e soprattutto anchepoca strada. Ho desiderato condividerecon tutti voi quanto espresso sino ad orae termino convinta “quello che è vera-mente importante nella vita non si di-mostra: si testimonia”. se siamo glistessi sempre, sia nelle catechesi chenella vita lavorativa, se abbiamo il co-raggio di dire no alla illegalità noi checi definiamo cristiani, se nella nostraquotidianità incarniamo l’umiltà e ci po-niamo in ascolto carichi di entusiasmo epassione per il bene di tutti, allora isogni diventeranno realtà e nessunobiettivo sarà irraggiungibile. Durantele assemblee abbiamo citato “don To-nino Bello” (la chiesa del grembiule), l’icare di don Milani e quant’altro, alloradobbiamo cambiare atteggiamento: in-sieme senza gelosie ed invidie ma testi-moni di unità in Cristo Gesù risorto!!!!

rita capoferri (delegata parrocchia

san Giacomo della Marca Porto d’ascoli)

Volare alto con i piedi per terra

SINODO E MASS MEDIA di Gianluca Ritrovati

Il Sinodo Diocesano recentemente con-clusosi è stato per la Chiesa locale un im-portante momento di discernimento e,soprattutto, un grande momento di comu-nione. Un’opera di rinnovamento spiri-tuale e pastorale che miri a rispondere allesfide del nostro tempo, per mettersi conefficacia al servizio dell’uomo, deve ne-cessariamente coinvolgere l’intera comu-nità cristiana, in tutte le forme in cui essaè rappresentata: parrocchie, gruppi eccle-siali e laici. E’ proprio in quest’ottica di

comunione che hanno giocato un ruolo fondamentale i mezzi dellacomunicazione sociale, o quelli che vengono generalmente chiamatimass-media. Il messaggio di rinnovamento del Sinodo è stato vei-colato attraverso diverse forme di comunicazione, per raggiungeree rendere partecipe alle decisioni, il maggior numero di persone. Icinque mesi di lavori assembleari sono stati costantemente seguitidalla stampa diocesana, con il giornale “L’Ancora”, che ha pubbli-cato periodicamente il sunto delle relazioni e delle mozioni presen-tate dai sinodali; l’emittente radiofonica “Radio Luce” che hatrasmesso in diretta FM l’audio delle assemblee. Anche il sito dio-cesano è stato fondamentale, sempre aggiornatissimo, per la condi-visione degli strumenti di lavoro, dei testi delle relazioni e di tuttigli avvisi della segreteria. Noi abbiamo fatto la nostra parte, tra-smettendo sul canale “Annunziata Tv” la diretta web delle ben di-ciassette assemblee sinodali. Ci hanno seguito in tanti: dal seminarioregionale di Ancona a diversi conventi, ma soprattutto molti laici.Per la prima volta si è data la possibilità alle cinquantaquattro co-munità della diocesi, disseminate in un territorio piuttosto complessoe non sempre favorevole agli spostamenti, di seguire da casa propriaun evento così importante per il futuro della comunità cristiana. In-somma, ci piace pensare che questo sinodo verrà ricordato, tra lealtre cose, anche per questa attenzione rivolta alle nuove forme dellacomunicazione sociale, ritenute già da Giovanni Paolo II strumentoirrinunciabile per la diffusione del messaggio evangelico. Da partenostra non possiamo che essere felici di essere parte attiva di questoannuncio.

www.ssannunziata.ap.itwww.sanbenedettodeltronto.chiesacattolica.it

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Le Beatitudini secondo Matteo25. BEATI VOI SE SIETE PERSEGUITATI PER CAUSA MIA

In quest’ultima beatitu-dine, la nona, il discorsoviene indirizzato diretta-mente ai futuri cristiani.“Beati voi quando vi in-

sulteranno, vi perseguiteranno e, men-tendo, diranno ogni sorta di male contro di

voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate,

perché grande è la vostra ricompensa nei

cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che

furono prima di voi” (Mt 5,11-12). Rispetto a quelle precedenti, la pre-

sente beatitudine ha una formulazione so-lenne e quasi prolissa; considera unasituazione che dovrà realizzarsi; indica inCristo la causa di tutto ciò: “per causa mia”.Quando questi eventi dolorosi si compi-ranno, specialmente negli anni 70 dopo Cri-sto, i discepoli reagiranno con la gioia pienaper la ricompensa celeste che li attende. Sa-ranno anche i continuatori dei profeti, che latradizione qualificava come i grandi perse-guitati (Mt 23,29-31.35).

1. Beati voi quando vi insulte-ranno. I maltrattamenti che i cristiani po-tranno subire sono gli oltraggi, lepersecuzioni, le calunnie; così riprodurrannonella loro persona ciò che era avvenuto alloro Maestro. Infatti, mentreGesù era in croce: “anche i

ladroni crocifissi con lui lo

insultavano allo stesso

modo” (27,44). - vi perse-guiteranno. Nel CenacoloGesù indica come la sortesua si ripete nei suoi disce-poli: “Se hanno perseguitato

me, perseguiteranno anche

voi” (Gv 15,20). Con un po’di esagerazione Paolo giunge ad affermare:“E tutti quelli che vogliono rettamente vivere

in Cristo Gesù saranno perseguitati” (2 Tm3,11). - mentendo, diranno ogni sorta dimale contro di voi per causa mia. Nel pro-cesso contro Gesù “i capi dei sacerdoti e

tutto il sinedrio cercavano una falsa testimo-

nianza contro Gesù, per metterlo a morte,

ma non la trovarono, sebbene si fossero pre-

sentati molti falsi testimoni” (26,69-60). Come sottofondo di tutto ciò c’è

l’odio. Mandando gli Apostoli in missione,Gesù fa ad essi un discorso che va al di làdella situazione concreta in cui si sarebberotrovati in quella circostanza: “Sarete odiati

da tutti a causa del mio nome” (Mt 10,22).Ripete lo stesso messaggio nel DiscorsoEscatologico: “Allora vi abbandoneranno

alla tribolazione e vi uccideranno, e sarete

odiati da tutti i popoli a causa del mionome” (24,9). La sorte del Maestro saràanche quella del discepolo.

Come dicevamo la volta scorsa, è la

1 Pietro che utilizza la nostra beatitudine inuna lunga sezione di 1 Pt 4,12-19 e che ri-produce anche la prima parte del nostro ver-setto: “Beati voi, se venite insultati per il

nome di Cristo, perché lo Spirito della glo-

ria, che è Spirito di Dio, riposa su di voi” (1Pt 4,14). La frase è particolarmente ricca:dice che la gloria futura, legata alla persecu-zione, “riposa” su di voi; dice, ancor più, chetale persecuzione ci inserisce in un partico-lare rapporto con stessa Trinità: con Cristo,con lo Spirito, con Dio.

2. “Rallegratevi ed esultate”. Rari sonoi casi in cui questi due verbi si trovano in-sieme. Del tutto umanamente sorprendente èil significato che assumono nel nostro testo:i cristiani devono rallegrarsi ed esultare nonsolo nonostante la persecuzione, ma addirit-tura a motivo della persecuzione.

La 1 Pietro riprende la beatitudine e laesplicita in chiave cristologica: “Ma, nella

misura in cui partecipate alle sofferenze di

Cristo, rallegratevi perché anche nella rive-

lazione della sua gloria possiate rallegrarvi

ed esultare” (1 Pt 4,13). Cioè aggiunge, achiare lettere, la motivazione cristologica,che è la partecipazione alle sofferenze di Cri-sto.

3. “perché grande è la vostra ricom-pensa nei cieli”. La promessa di ricompensaequivale alla gloria beatificante del paradiso.Qui viene specificato che essa è “grande”.

4. Conclusione generale sulle Bea-titudini. Dio Padre domina tutto l’elenco eassicura la ricompensa del regno dei cieli.Gesù Cristo, mediante la sua persona e la suaopera, crea la nuova situazione proclamatadalle beatitudini. Gli uomini tutti sono chia-mati a fare proprie tutte le beatitudini. Essisono “beati”, anche se in misura incipiente,già al presente, in quanto la promessa annun-ciata da Cristo viene fatta propria mediantela fede e - quale Parola di Dio – illumina escalda la vita. Tanto è il bene che mi aspetto,che ogni pena mi è diletto.

Impegniamoci a seguire questo movi-mento circolare: dalla vita nel suo quotidianoandare alle beatitudini e a Cristo; da Cristotornare alle beatitudini e alla vita di ognigiorno. [email protected]

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PAROLA DEL SIGNOREsEsTA DI PAsQUA A

Dal VANGELO secondo GIOVANNI

Se mi amate, osserverete i miei comanda-menti. [16]Io pregherò il Padre ed egli vidarà un altro Consolatore perché rimangacon voi per sempre, [17]lo Spirito di veritàche il mondo non può ricevere, perché nonlo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete,perché egli dimora presso di voi e sarà invoi. [18]Non vi lascerò orfani, ritornerò davoi. [19]Ancora un pocoe il mondo non mi vedràpiù; voi invece mi ve-drete, perché io vivo e voivivrete. [20]In quelgiorno voi saprete che iosono nel Padre e voi inme e io in voi. [21]Chi ac-coglie i miei comanda-menti e li osserva, questimi ama. Chi mi ama saràamato dal Padre mio eanch’io lo amerò e mimanifesterò a lui.(VANGELO DI GIOVANNI

CAP. 14 VERSETTI 15-21)

se mi amate, osserverete i miei comanda-menti. Voglio provare a fare una piccola con-siderazione su questa affermazione di Gesùper cercare di capire meglio cosa ci vuole direil signore. Domandiamoci prima quali sonoi suoi comandamenti. La prima risposta cheviene in mente è la sua frase che dice: VI DoUN CoMANDAMENTo NUoVo, CHE VIAMIATE GLI UNI GLI ALTRI CoME IoHo AMATo VoI. Allora se partiamo da que-sta frase potremmo trasformare la frase ini-ziale di Gesù in questo modo: sE MIAMATE, VI AMERETE. Non è possibileamare Gesù se non si amano i fratelli. Infattil’evangelista Giovanni scrive nella sua primalettera: Chi non ama il proprio fratello chevede, non può amare Dio che non vede. Que-sto è il comandamento che abbiamo da Lui:chi ama Dio, ami anche il suo fratello. Tuttoquesto discorso di Giovanni è ancora più verose consideriamo che l’amore a Dio e al suoCristo lo possiamo concretizzare solo amandoi fratelli; infatti Gesù nel discorso sulla fine

del mondo ci dice: ogni cosa avrete fatto auno di questi piccoli l’avrete fatta a me. senon riusciamo a vedere nel fratello che ci èvicino Gesù il Cristo, non riusciremo mai adiventare cristiani, cioè seguaci di Cristo. Infatti solo i cristiani, i fedeli di Cristo, coloroche lo amano e quindi amano i fratelli, rice-veranno il Consolatore, lo spirito santo, lo

spirito di Verità, lo spi-rito d’Amore. Perché icristiani conoscono que-sto spirito, lo spiritodell’Amore perché essiamano, e sono animatida questo spirito adamare sempre di più. Laparola Consolatore si-gnifica: “colui che stainsieme a” ; quindi pos-siamo dire che lo spiritocontinua la missione diGesù, per stare con noi

per sempre, per starci vicino nel momento delbisogno, per intercedere per noi, per aiutarcia capire la volontà di Dio su di noi, per spie-garci la verità tutta intera, per aiutarci adamare i fratelli, per pregare con noi e in noi,per farci partecipare della vita d’amore dellasantissima Trinità, poiché Dio è amore, echiunque ama partecipa della vita di Dio orae sempre. Chiediamo al signore Gesù di aiu-tarci ad essere sempre più innamorati di Lui,e di poterlo dimostrare con l’amore ai fratelli:marito, moglie, figli, genitori, nonni e nonne,suoceri e suocere, amici e tutti quelli che ilsignore pone sulla nostra strada, sul camminodella nostra vita. riccardo

PILLOLE DI SAGGEZZA:MANTENENDO TRA LORO

UN’AMICIZIA CRISTIANA I FEDELISI OFFRONO MUTUO SOSTEGNO

IN OGNI NECESSITA’. (Vat. II)

CHI SI ESPONE ALL’AVVENTURADELL’AMORE INCONDIZIONATO

PER IL PROSSIMO TROVA DIO (Karl Rahner)

Domenica 29 maggioore 09.00 Grottammare - s. Lucia:

s. Messa, con s. Cresimeore 11.00 s. Benedetto Tr.

Madonna del suffragio: s. Messa, con s. Cresime

ore 18.00 Ripatransone - Duomo: s. Messa, con s. Cresime

Mercoledì 1 giugnoore 18,30 Castignano

Riapertura al culto della chiesa di s. Maria al Borgo

Giovedì 2 giugnoore 11.00 Force - s. Messa,

con s. Cresimeore 16.10 s. Benedetto Tr. - Biancazzurro:

saluto al Convegno del GRIsore 17.00 Monteprandone

s. Messa, con s. Cresime

Venerdì 3 giugnoore 19.30 s. Benedetto Tr.

suore Concezioniste: Assemblea sinodale

Incontri Pastorali del Vescovodurante la settiMana 29 MaGGio- 5 GiuGno 2011

Nota della direzione

I numerosiarticoli, sia sul

Sinodo, sia sulle

varie attività,giunti

in redazionequesta

settimanasaranno

pubblicati suiprossimi numeri.

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6 Anno XXVIII

29 Maggio 2011PAG

A Ripatransone, nella sala “Condivi”, dal1° al 15 Maggio 2011 è rimasta esposta lagrande opera scultorea in ferro di GiuseppeGentili: “Un’aquila per L’Aquila. In merito, il 25 Giugno 2009 così scrivevail giornalista Goffredo Palmerini; “E’ stato il suo primo pensiero, dopo quelmaledetto 6 Aprile 2009.Fare qualcosa perL’Aquila, la città d’arteche l’ha intrigato persempre da quando l’havisitata per la primavolta. Tanto da farcispesso tappa quando daCamerino si reca aRoma... L’Aquila amma-lia la sua sensibilità d’ar-tista, ora anch’essa ferita, com’è laceratanel profondo la Città dalla violenza delsisma che l’ha colpita. Non si è dato pace,dal giorno terribile del terremoto, questoartista che non piega il suo talento allemode, al conformismo, al business del-l’arte... Ancora convalescente (dopo un ri-covero in ospedale), ha infranto leprescrizioni ed è tornato nel suo studio discultore; ha imbracciato la fiamma ossi-drica ed ha ripreso a fondere il ferro, la suaarte nobile, per L’Aquila. Per realizzareuna scultura, il suo contributo alla rinascitadella Città. Un’aquila ferita naturalmente,ma altera come si conviene all’indole an-tica della Città federiciana. Gentili conta suun’asta generosa per la sua opera, pro-

mossa da qualche ente, il cui ricavato co-stituirà la sua partecipazione alla ricostru-zione de L’Aquila, la città d’arte che egliama”. Oltre mille sono stati i visitatori;unanimi gli apprezzamenti, compresi quellidelle autorità, come il sindaco PaoloD’Erasmo e l’assessore alla pubblica istru-

zione e cultura Prof,Remo Bruni; l’origi-nale scultura è stataammirata pure daglialunni della primaclasse della localescuola secondaria dìprimo grado, che fre-quentano il corso dimini-guide, tenuto daAntonio Giannetti e

programmato dall’Istituto Scolastico Com-prensivo di Ripatransone, su iniziativa deldirigente Prof.ssa Laura D’Ignazi e degliorgani collegiali. Dopo l’esposizione a Ri-patransone, l’opera “Un’aquila perL’Aquila” di Giuseppe Gentili (nato a Pol-lenza, vive e lavora a Camerino), sarà espo-sta a Civitanova Marche (nella sededell’Ente Fiera) e ad Ancona (sede del Ret-torato dell’Università Politecnica in PiazzaRoma). L’organizzazione è dovuta all’As-sociazione Culturale “Arte per le Marche”nella persona di Antonella Ventura, al Co-mune di Macerata, all’ AMBALT (Assoc.Marchigiana per l’assistenza e la cura deibambini affetti da leucemia o tumori).

Da Ripatransone a cura di a.G.

Mostra: “Un’aquila per L’Aquila”

Da S. Benedetto

Uno sguardo sulla città. (di e.tì)

Sosta ai lavori del Paese Alto per ilritrovamento di una necropoli.I lavori di consolidamento del Paese Alto, e perla nuova fognatura, da qualche tempo sono fermiper il ritrovamento in via Muto di alcuni schele-tri, come da foto. La soprintendenza Regionaleai beni architettonici e culturali ha subito inviatoalcuni tecnici (tre) per il recupero dei reperti. Aprima vista risultano tombe povere, prive di mo-nili e di altri arredi funebri, forse tombe di reli-giosi che operavano nell’antica Pieve, sepoltinella zona cimiteriale. Ma c’è anche lo scheletrodi un bambino. sin’ora sono state recuperate unadozzina di scheletri e il delicato compito dei ricercatori continua senza sosta.

Al Concordia Concerto di chiusura.Giovedì 19 al Concordia, con il Concerto dell’Orchestra “Interamnia”, diretta dal maestroFederico Paci, s’è felicemente conclusa la stagione Musicale, organizzata dalla Fondazionedella Gioventù Musicale d’Italia, con il contributo dell’Assessorato alla cultura. Una seratadi grande musica, in compagnia di giovani che hanno eseguito musiche di Mendelsson, nellaversione per clarinetti e archi. Hanno poi concluso il programma con la suite n.3 di ottorinoRespighi e il Divertimento K 138 n.3 di Mozart, intervallati dall’Adagio di stefano Travaglinie dal Concerto per archi di Nino Rota.

Festa dei Bambini.Dal 28 Maggio all’8 Giugno, alla Palazzina Azzurra si terrà la seconda edizione della Festadi Primavera dei Bambini. Una dodici giorni ricca di momenti ludici, culturali, musicalicon danze, giochi e sport per i più piccoli. Non un mondo incantato, ma un’autentica festadei e per i Bambini. La Manifestazione, voluta da Tonino Armata, presidente dell’Associa-zione Città dei Bambini, è stata possibile dalla concreta disponibilità dell’Amministrazionecomunale, della Provincia e della Fondazione Carisap.

Una settimana di Jazz.Gli amanti della musica jazz italiana hanno l’opportunità di partecipare a una serie di concertiall’Interno 88, Cafè e Ristorante, sito nella moderna struttura Commerciale e direzionaledel Forum a Porto D’Ascoli. A proporre questa breve serie di incontri musicali è il BitchesBrew Jazz Club, con il contributo della Fondazione Carisap. Tre le date, con formazioni dialto livello. Il 19 Maggio “Quelli della Kabala” ; il 28 Maggio “Paolo Di sabatino Trio” e il3 Giugno “Three Lover Colours”. Consumazione e musica 10 euro.

BANCA PICENA TRUENTINA nello spirito della Dottrina Sociale Cristiana continua ad operare al fianco delle imprese e delle famiglie del territorio

Nell’Assemblea ordinaria e straordinaria dei soci svoltasi il 22 mag-gio un punto all’ordine del giorno ha riguardato “le modifiche amolti articoli dello statuto sociale” che, all’art. 2 porta il titolo“principi ispiratori” così espressi: “Nell’esercizio della sua attività,la società si ispira ai principi dell’insegnamento sociale cristiano”.Prima di passare ai numeri ci fa piacere ricordare questi principiispiratori nell’anno in cui celebriamo il 50° anniversario dell’enci-clica “Mater et Magistra” di Giovanni XXIII che si inserisce nelsolco della “Rerum novarum” di Leone XIII e della “Quadragesimoanno” di Pio XI. Questa enciclica approfondisce in modo originaleil principio di sussidiarietà orizzontale, portando un innovativo con-tributo. La Banca Picena Truentina, anche nel corso del 2010, ha proseguitonel suo ruolo di sostegno allo sviluppo socio economico del terri-torio di competenza. Un ruolo che ha da sempre svolto diventandoun vero e proprio tratto distintivo e nel contempo un fattore com-petitivo estremamente importante. La Banca Picena Truentina diCredito Cooperativo, stando al bilancio chiuso al 31 dicembrescorso e che è stato sottoposto all’approvazione dei soci nel corsodell’Assemblea Generale ordinaria che si è svolta al Palazzettodello sport di Acquaviva Picena, regista un andamento di gestione perfettamente in linea congli obiettivi aziendali. La voce di bilancio relativa alla raccolta complessiva della Banca risultapari a 587,7 milioni di euro, in aumento rispetto all’esercizio precedente di circa il 3,55%mantenendo la positiva dinamica degli esercizi degli anni precedenti. Per quanto riguardal’attività di finanziamento, in un periodo in cui il blocco del mercato interbancario ha deter-minato un forte rallentamento dei finanziamenti al tessuto economico del Paese, la BancaPicena Truentina ha invece continuato ad erogare credito: la voce relativa agli impieghi, ov-vero i prestiti erogati alle famiglie e alle imprese, si attesta intorno ai 474,9 milioni di euro,con un incremento di 12,6 milioni di euro (+2,74%) rispetto all’anno precedente. Il patrimoniodella Banca Picena Truentina ha raggiunto i 53,19 milioni di euro. “Proprio grazie alla so-

lidità patrimoniale della nostra Banca – ha detto il direttore generale Gino Marini - potremo

continuare a mettere in atto le iniziative necessarie a sostenere concretamente il sistema pro-

duttivo e le famiglie”. L’esercizio 2010 si è chiuso con un utile netto pari a oltre 1,2 milioni.«anche quest’anno i dati di bilancio presentati, pur permanendo un contesto di mercato non

facile – ha commentato Gino Gasparretti presidente della Banca Picena Truentina – dimo-

strano la positiva direzione del nostro operato e la consapevolezza di aver lavorato per la

crescita della nostra Banca e il benessere della comunità locale, continuando a sostenere

l’economia reale con significativi flussi di finanziamento e favorevoli condizioni di accesso

al credito».

Villa Rosa e il “mondo diverso” dei giovaniVilla Rosa, il luogo dove è rimasta impigliata la nostra anima, ha ilsuo primo Giornalino parrocchiale. A darne notizia, il giorno di Pa-squa, il parroco don Federico, giovane monsignore, a conclusionedella sua omelia. “Un mondo diverso”, il titolo di questa nuova pub-blicazione, con articoli di giovani studenti universitari del luogo,legati alla Parrocchia di san Gabriele e al suo parroco, che spazianodal Nucleare, alla Fabbrica del domani, dal Senso della Pasqua,all’Angolo del film, dalla “Manomissione delle parole” di Caro-figlio, all’appuntamento del 15 agosto in Spagna. Quindi non ilsolito giornalino monotematico, come siamo abituati a leggere daqueste parti, noioso e bacchettone, ma un foglio che si guarda in-torno per costruire il futuro. Certo, deve ancora crescere, ma i gio-vani redattori hanno capito tutto, perché non si sono fatti irretireda richiami di sacrestia, ma sono partiti da problemi reali coi qualisi confrontano ogni giorno, per giungere alla conclusione che non vogliono (forse anche perchénon possono) rinnovare il mondo, ma vogliono renderlo diverso da quello di tutti i giorni. E perfarlo provano a guardarlo con occhi nuovi. e.tì.

“E SE LA FRATERNITÀ ANDASSE DI MODA?”CHIARA LUBICH e L’AVVENTURA DELL’UNITÀ

Domenica 29 Maggio 2011, presso il PALA-CONGRESSI di LORETO, dalle ore 9 alle17:30, si terrà l’incontro di tutte le comunitàdel MOVIMENTO dei FOCOLARI della re-gione Marche, per focalizzare il messaggio diChiara Lubich, l’Unità e la Fraternità univer-sale, in occasione del 3° anniversario del suoritorno alla casa del Padre e nell’ambito delCongresso Eucaristico Nazionale.In questo tempo, attraversato da una profondacrisi a tutti i livelli del vivere umano, è quantomai attuale volgersi a quegli ideali di unità efraternità per i quali la Lubich ha dato la vita,anzi è necessario se vogliamo dare una con-creta risposta alle esigenze più profonde dellapersona umana e dei popoli tutti.Anche Gio-

vanni Paolo II , in oc-casione della Giornatamondiale della Pacenel 2001, ebbe a direche “…la presente si-tuazione di interdipen-denza planetaria aiutaa meglio percepire la comunanza di destinodell’intera famiglia umana”.L’incontro prevede conversazioni, scambio diesperienze, momenti artistici, testimonianzedi giovani e adulti provenienti da tutta la Re-gione, ma con uno sguardo al mondo intero.In contemporanea è previsto un programmaper bambini e ragazzi. La partecipazione è aperta a tutti.

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7Anno XXVIII

29 Maggio 2011 PAG

Il 7 giugno 1981 era una giornata molto calda aSan Benedetto, una tipica domenica di fine pri-mavera e il mare offriva già la possibilità di farei primi bagni. San Benedetto in quegli anni erauna città viva e attiva, nella quale pesca e turismoerano i motori dello sviluppo economico e nellaquale i giovani si riunivano alla rotonda a parlaredi politica, una città nella quale la tragedia del-l’eroina non era ancora arrivata a falciare tantis-sime vite. Roberto Peci quella domenica pensavaprobabilmente al suo futuro da vivere insiemealla moglie e alla figlia che sarebbe presto arri-vata, e non immaginava certo che tre giorni doposarebbe stato rapito dagli ex compagni di suo fra-tello Patrizio e non avrebbe più fatto ritorno acasa. Non era però una domenica come tutte lealtre, la città era in fermento per la sua squadradi calcio. La Samb di allora non era una pura esemplice squadra, era l’orgoglio dell‘intera cit-tadinanza. I rossoblu calcavano i campi dellaserie B dagli anni cinquanta ed avevano portatoil nome della nostra cittadina di pescatori in giroper tutta l’Italia. I tanti sambenedettesi che sierano spostati a lavorare o a studiare fuori casatrovavano senz’altro un motivo d’orgoglio inquella piccola squadra che andava in giro da To-rino a Palermo, da Genova a Roma a difendereil vessillo rossoblu. Quella domenica c’era unmotivo in più per essere orgogliosi di quella pic-cola ma gloriosa squadra: la Samb nella partitacasalinga contro il Matera avrebbe festeggiato ilritorno in serie B. Era passato solo un anno dallaretrocessione che aveva costretto i rossoblu diBergamasco al ritorno in serie C, e già la nuovasquadra di Ferruccio Zoboletti e allenata da NedoSonetti faceva il suo rientro nella serie cadetta.La sede della festa ovviamente sarebbe stata lostadio Ballarin. Quello stadio che già nel nome

portava il ricordo diuna tragedia, quella didue fratelli morti a Su-perga mentre torna-vano da Lisbona con illoro Grande Torino,quel campo dove se-dici anni prima eramorto per un fortuito

scontro Roberto Strulli portiere dell’ “odiata” DelDuca Ascoli di Carletto Mazzone. Il Ballarin nonera un vero stadio. Era stato costruito ed ampliatonel tempo quando i successi della Samb avevanocostretto l’amministrazione comunale a fornireai tifosi uno spazio più grande per assistere allepartite. Ancora oggi è visibile quanto fosse spro-porzionata la sua struttura: a due tribune lateraliformate da pochi gradoni si opponeva una curvasud, o meglio sarebbe chiamarla gradinata sud,alta e imponente fatta per ospitare la maggiorparte degli spettatori. Domenica 7 giugno 1981in quel settore c’erano forse tremila e cinque-cento persone. Gli ultras avevano preparato unacoreografia degna di un grande evento calcistico.Quintali di carta per fare striscioline e coriandoliera stata fatta entrare in curva sud e nessunoavrebbe mai immaginato che questo particolare,insieme alla concomitanza di altri eventi sfortu-nati, avrebbe portato alla tragedia. Il Ballarin eragremito già dalle 15 e 30, i canti, i tamburi e losventolio delle bandiere preparavano l’ingressodei giocatori in campo. La partita sarebbe dovutainiziare alle 17 ma i giocatori entrarono in campocon un po’ di anticipo per lanciare agli spettatoridei fiori, una sorta di ringraziamento per averliincitati durante tutta la stagione. Zenga, Tedoldi, Cavazzini, Schiavi, Bogoni,Cagni, Caccia, Ranieri, Perrotta, Colasanto,Speggiorin entrano in campo e la curva si tra-sforma in una nuvola di fumo, i razzi e i fumo-geni vengono sparati per dare inizio alla festa. Igiocatori di Sonetti dopo il lancio di fiori si ra-dunano al centro del campo per le foto e per i sor-teggi. Mentre ci si prepara all’iniziodel l’incontro, dal centro del campo si vede chia-ramente come in curva sud si siano alzate dellefiamme, forse un fiammifero usato per accendere

un razzo aveva appiccato il fuoco alla molta cartache si trovava sotto i piedi dei tifosi. Al momentodella tragedia in pochi in curva si resero conto diquello che stava accadendo, all’inizio sembravauna cosa da nulla, ma il primo falò scoppiatoaveva costretto il pubblico a dividersi in due partilasciando libera la parte centrale della curva. Glispettatori erano però troppi e la curva troppo pic-cola per far sì che un’operazione del genere noncreasse il caos. In più ci si mette anche la sfortunao l’incuria a far sì che da un piccolo incidente siarrivi alla tragedia. Il cancelletto che separava lagradinata dal terreno di gioco e che avrebbe con-sentito ai tifosi di trovare riparo in campo non siapre. L’arbitro, accorso sotto la curva con i gio-catori, chiede ripetutamente ai dirigenti di aprireil cancelletto, ma la chiave non si trova. Ancoraun’altra diabolica coincidenza che porta a far sìche i soccorsi arrivino in ritardo: la bocchettad’irrigazione vicina alla curva non funziona. Siprova così a spruzzare acqua verso la curva macome in uno spettacolo tragicomico l’acqua nonc’è. Intanto un secondo focolaio si accende daun’altra parte della curva e molte persone riman-gono letteralmente in-trappolate tra i duefuochi. E’ il caos, larete che divide glispalti dal campo ètroppo alta e terminacon il filo spinato,qualcuno riesce lostesso a scavalcare e atrovare rifugio incampo, qualche altro sibutta dagli spalti sullastrada, molti altri re-stano ammucchiati ailati della curva in attesa che quella grottesca tra-gedia arrivi a conclusione. Alla fine l’acqua,presa dal bocchettone al centro del campo, arrivaa placare le fiamme, ma il dramma ormai s’èconsumato. Nella calca i più deboli, le donne e ibambini pagano il tributo più alto. Per le due ven-tenni Carla Bisirri e Maria Teresa Napoleoni nonc’è nulla da fare, le ustioni sono troppo gravi emoriranno pochi giorni dopo in ospedale. Decinee decine saranno i contusi e gli ustionati che an-cora oggi portano i segni delle fiamme. Con l’ini-zio posticipato di un quarto d’ora, la partita viene

lo stesso giocata e molti spettatori che erano statisfollati dalla curva riprendono il loro posto nellostadio, senza probabilmente aver compreso ap-pieno le dimensioni della tragedia. L’arbitro Tu-bertini di Bologna diede il fischio d’inizio,confessando a seguito di un’intervista, in pienoaccordo con i dirigenti delle due squadre i qualierano preoccupati che la tensione non sfociassein ulteriori incidenti. Ma l’atmosfera nello stadionon è certo tranquilla. Per tutti i novanta minutidi gioco è un susseguirsi di annunci dall’altopar-lante, i parenti dei tifosi rimasti a casa hanno sa-puto dalla radio quello che era successo echiedevano ai loro cari di presentarsi ai cancelliper farsi vedere. Paradossalmente è fuori dallostadio che le dimensioni della tragedia appaionopiù chiare: le radio locali chiedono a tutti i medicidella città di accorrere in aiuto dei feriti, le am-bulanze iniziano la loro corsa verso l’ospedale egli elicotteri portano gli ustionati più gravi in no-socomi più grandi e attrezzati. Alle sette di sera,dopo un prevedibile zero a zero, la Samb potevafesteggiare la sua terza promozione in serie B,ma i festeggiamenti durarono poco. L‘assessore

allo sport Poliandri chiede che i festeggiamentivengano sospesi, e dopo i canonici novanta mi-nuti è finalmente chiara la dimensione della tra-gedia. Più di quaranta persone, tra ustionati eferiti, sono stati ricoverati, mentre i due ustionatipiù gravi sono in fin di vita. Carla Bisirri e MariaTeresa Napoleoni moriranno pochi giorni dopo.La città per tanto tempo le ha dimenticate, sol-tanto qualche giorno fa uno striscione degli ultrasrossoblu, esposto durante l’ultima di campionatocon il Teramo, ha riaperto il cassetto della me-moria su quei tragici fatti. Matteo Troilo

Per non dimenticare

30° anniversario del rogo del BallarinUna luttuosa pagina della nostra recente storia

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP)

REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO N. 211 del 24/5/1984

DIR. RESPONSABILE: Pietro Pompei [email protected] REDAZIONE E AMM.NE 63039 S. Benedetto Tr. (AP) Via Forte 16 Tel. 0735 579210

Fax 0735 594833 e-mail: [email protected]

C.C.P. n. 14590632, intestato Curia Vescovile - Causale l’AncoraImpaginazione e stampa: Linea Grafica Srl - Tel. 0735 702910 - centobuchi (AP) - E-mail: [email protected]

Il sito della Diocesi www.diocesisbt.it

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

Foto Sagttoni

Una storia che ha trent’anni.

Eliseo aveva dieci anni quel maledetto 7 giugno del 1981, giorno in cui al Ballarin voleva,insieme ai suoi compagni, festeggiare il ritorno della sua amata samb in serie B. si era si-stemato dietro la porta, immerso in un mare di carta tagliata a striscioline da lanciare inaria per far festa. E lì si trovò allorché fu investito dalle fiamme, scaturite, nessuno ancorasa come. La corsa all’ospedale di Brindisi, la lotta per sopravvivere. L’indifferenza dellacittà e delle istituzioni. Ventidue anni di travagli processuali per avere giustizia, con unrisibile risarcimento finale. sono trascorsi trent’anni da quell’infausto giorno ed Eliseo,oggi, è un distinto, tranquillo signore che divide il suo tempo tra il lavoro in banca e la fa-miglia. Una bella famiglia la sua, con la moglie Cinzia e le figlie Giulia e Maria, rispetti-vamente di dieci e sette anni. Eliseo non ha dimenticato quel giorno. Non può, la tragediadel Ballarin è impressa sulla sua pelle. Non nutre rancori, l’unico rammarico è che la città,con le sue istituzioni, per troppo tempo ha rimosso, dimenticato. L’impressione è semprestata che non si volesse coinvolgere personaggi scomodi. Comunque è stata avara di so-lidarietà, quella che rimane indice di civiltà e di cristiana partecipazione. e.tì.

Da S. Benedetto

Con i Centri estivi torna “l’emozione di vivere l’estate”Fino al 18 giugno sono aperte le iscrizioni al centro ricreativo 2011Fino al 18 giugno è possibile presentare le domande di iscri-zione al Centro Ricreativo Estivo “Gioca Estate 2011” del Co-mune gestito dalla Coop. soc. Koinema in collaborazione conla Coop. Raggio di sole e la Coop. Co.ge.se, un servizio di qua-lità nato con lo scopo di offrire alle famiglie un’opportunitàd’intrattenimento e di cura dei loro figli nel periodo estivo. Ilservizio si svolge tra il 1° luglio e il 5 agosto, dal lunedì al ve-nerdì. Le attività previste, tutte svolte con personale qualificatoe con esperienza, sono molteplici: la mattina si va al mare al-meno tre volte a settimana per i più grandi e 2 volte per i più piccoli.Poi ci sono il corso di acquaticità con personale specializzato, i giochi sulla spiaggia, le attivitàsportive; il pomeriggio è dedicato ad attività ludico-creative, artistiche e il laboratorio teatrale.sono previste anche visite guidate nel territorio. “Gioca Estate” si rivolge a bambini e ragazzi dietà compresa tra i 3 e i 14 anni e si svolgerà in tre strutture: scuola “Bice Piacentini” di via Asiago(per bambini e ragazzi dai 7 ai 14 anni), scuola dell’infanzia di Via Puglia (per bambini dai 3 ai6 anni), scuola di via Alfortville (per bambini e ragazzi dai 3 ai 14 anni). Le tariffe, identiche aquelle dell’anno precedente, sono differenziate per valore dell’IsEE (indicatore della situazioneeconomica equivalente) relativo ai redditi della famiglia, da allegare alla domanda, e per classefrequentata nell’anno 2010/2011. Per informazioni rivolgersi all’Ufficio servizi per l’infanzia(tel. 0735/794259), Ufficio Relazioni con il Pubblico (tel. 0735/794430 - 433 - 555, [email protected]) oppure visitare il sito www.comunesbt.it alla voce “I servizi”.

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8 Anno XXVIII

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Da Villa Rosa

Il 29 aprile 2011 è stato celebrato il 25° anniversario della morte di Don Salvatore BarbizziRiportiamo il saluto dell’attuale parroco, Mons. Federico Pompei

AGENZIA GENERALE DI S. BENEDETTO DEL TRONTO

Agente Generale Cinzia AmabiliVia F. crispi, 107 - Tel. e Fax 0735 582101

Le Suore Teresiane e la Missione di Cebu nelle FilippineCebu è un’isola delle Filippine ed è il secondo centro più importante dopo Manila. Come tutto il Sud-Asiatico, anche le Filippinein questi ultimi anni hanno avuto un forte sviluppo,anche grazie agli ingenti aiuti ricevuti, purtroppo,però, a questo grande sviluppo non sempre corrisponde un effettivo benessere per la popolazione, che tra l’altro è cresciuta significativamente. Le famiglie sono sempre più numerose e spesso vivono in condizioni precarie,in case troppo piccole e senza acqua corrente, il che

rende ancor più difficili le condizioni igieniche già di per sé piuttosto scarse. Una delle principali difficoltà per la popolazione è l’accesso alle cure mediche ed ai medicinali:tutte le spese mediche sono a carico delle famiglie chespesso non possono permettersi di far visitare e curare i propri figli a causa dei costi eccessivi. Spesso, quindi, i bambini si ammalano per la mancanza delle più basilari vitamine o medicine e rischiano la vita anche per un raffreddore non curato.

Eccellenza Reverendissima,sono contento di averla questa sera a Villa Rosa per celebrarela Messa in memoria di Don Salvatore Barbizzi e grazie per es-sere con noi a ricordare nella preghiera un parroco che, nellapresentazione del libro che ho avuto la soddisfazione di realiz-zare grazie a quanti si sono prodigati per la collaborazione e lafornitura di testimonianze scritte e fotografiche, da lei è statodefinito un fervente sacerdote di Dio, un fedele ministro della

Chiesa, un attento padre spiri-tuale, un amico sereno, un fra-tello generoso. Don Salvatore hacondiviso la vita dei villarosani,ha voluto camminare insieme aloro nei momenti belli e diffi-cili, ha parlato del Signore e delsuo amore.E’ stato un parroco di famiglia.Il prete di tutti (piccoli egrandi), ovunque e con chiun-que aveva una parola. A chibussava alla sua porta perqualsiasi necessità era sem-

pre disponibile. Un posto di lavoro, unadomanda di pensione, un consiglio… Per tutti una risposta. Come ha scrittoil Sindaco Avv. Abramo Di Salvatore: IVillarosani ne hanno apprezzato la suadisponibilità verso tutti, senza alcunadistinzione, sempre pronto a pacificaregli animi, a redimere ogni controversiafamiliare, ad aiutare e risolvere ogni in-sorgendo problema. Su mia richiesta diintitolare la piazza antistante la nuovaChiesa a Don Salvatore Barbizzi, il 21aprile 2011 la Giunta Comunale ha de-liberato di intitolare la piazza antistantela Chiesa a Don Salvatore Barbizzi.Una parrocchiana ha descritto le doti di Don Salvatore con que-ste parole: Ascolto, partecipazione alla vita della gente, mode-stia, umiltà, saggezza semplice e grande. Don Salvatore è statoparroco di Villa Rosa per 34 anni: l’ha vista crescere, svilupparee lievitare oltre misura; prete pieno di attenzione verso tutti, sa-peva penetrare con lo scherzo e col sorriso in ogni ambiente.Parlava e viveva per quello che era, con la sua carica umana,

col suo cuore sincero, con la sua profondafede di bambino. Così scriveva ad un bam-bino di prima comunione: “Vicino a Gesù,il tuo più grande amico, si sta molto beneed hai tutto. Egli ama tutti i bambini, speciei fanciulli che sono i più puri ed i più inno-centi. Mantieniti sempre bello e buononella vita, proprio come oggi. Piacerai aLui e sarai la gioia dei genitori”. Concludoringraziando nuovamente il Vescovo peraver dedicato questa serata a noi di VillaRosa. La memoria di Don Salvatore possaper me, settimo parroco di Villa Rosa, es-sere motivo di orgoglio e nello stessotempo stimolo per essere come lui, prete di

tutti, uomo di pace e di unione con ogni persona e per voi Par-rocchiani che l’avete conosciuto e per i nuovi arrivati sia nonsolo un ricordo ma un monito a pregare, ubbidire ed amare iSacerdoti che il Signore, attraverso la Chiesa, manda nella Par-rocchia per guidare il popolo ad amare Dio e gli altri. Ringraziotutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione del libro-ricordo su Don Salvatore.

Suor Grace misura la pressione ad una allieva

del corso di formazione professionale

Le suore teresiane, suor Grace e suor Bontà

distribuiscono sacchetti di riso alle famiglie

In questa realtà dove da alcuni anni operano le Suore Teresiane partite da Ripatransone, in collaborazione con la nostra Caritas Diocesana è stato attuato un PROGETTO di aiuto ALIMENTARE E SANITARIO, in particolare per aiutare le famiglie con minori a rischio di malattie polmonari, asma, denutrizione a causa della povertà.Il progetto di aprire degli ambulatori sanitari nasce in seguito alla segnalazionedi un bambino, Vincent, gravemente ammalato, che verrà visitato in seguito dalla Dott.ssa Pina Massicci, che si è offerta di fare un viaggio di ricognizione sanitaria.

Sotto il portico mamme e bambiniin attesa della visita medica

Nel prossimo numero verrà presentatoun

altro progetto a Bohol - Filippine