Sete di bellezza

L’attualità della questione

Dall’introduzione al catalogo:

Il pane nutre il corpo e l’anima.A partire dal Trecento e fino ai giorni nostri, il pane ha segnato la storia di Primiero. Ha lasciato le sue tracce negli affreschi e nelle chiese, nei documenti d’archivio e nel parlato, nelle ricette e nella ritualità […].La mostra, attraverso elementi storici, religiosi, artistici e folklorici, ha cercato di metter in luce il profondo valore simbolico – m non solo – di questa magia fatta di acqua, sale e farina.

Installazione A.R.T. chiesa di Sant’Andrea della Zirada, Venezia (2015)

(dal saggio del Catalogo): A orientare lo sguardo sulle opere esposte sono qui innanzitutto considerazioni di tipo antropologico: il cibarsi inteso come azione che sta alla base del modo in cui l’uomo si percepisce, vive le relazioni e instaura un rapporto con ciò che lo trascende. Il bisogno di nutrirsi mette l’uomo di fronte al dato che più crudamente evidenzia la sua condizione segnata dal limite: occorre consumare per esistere, asservendo altri esseri viventi ai propri bisogni. Di qui nascono le domande a riguardo di una realtà che è fruibile e al contempo irriducibile a mera necessità. Il cibo è un dato o un dono? Quanto e come l’uomo può disporre delle risorse della terra e delle creature che la abitano?

Dall’introduzione (Franco Posocco, Guardian Grande della Scuola): La metodologia crociana nel campo della critica d’arte, privilegiando lungo tutto il Novecento l’approccio estetico, ha finito col collocare in un cono d’ombra i contenuti ed i nessi, in particolare quelli religiosi, nonostante questi ultimi fossero stati determinanti, sia per il committente: una scuola di carità, sia per il pittore: un uomo di fede profonda. Per la comprensione della drammatica sequenza di episodi biblici descritti con il suo segno febbrile da Jacopo Tintoretto a San Rocco, si era infatti ritenuto sufficiente il riferimento al tempestoso momento politico vissuto nella seconda metà del Cinquecento da Venezia, dall’Italia e dall’Europa in genere, funestate allora da pestilenze, carestie, interdetti, guerre (con i Riformati, gli Ottomani e gli altri regni ed imperi), nonché da un generale decadimento economico e sociale della Repubblica veneta. […] Il presente volume si propone di coprire la lacuna tra forma e contenuto, cioè di ricostruire, pur nell’essenzialità della divulgazione, il significato delle singole tele e di riannodare le relazioni tra queste, evidenziando il messaggio delle rappresentazioni, anche riproducendo, per quanto possibile, i testi originali cui esse si sono ispirate. […] Il tema della realtà, allora, e cioè della “verità” nella rappresentazione, emerge come un tema etico e figurativo, poiché per questa via si ricompone la lacerazione manieristica che aveva separato la forma dal contenuto.