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20 e 21 settembre 2009presso Auditorium La Vallisa Barispeciale evento:
“Arte in musica”
a cura del Gruppo Serena Assistenzae Associazione Alzheimer Bari Italia
magazine SERENA|numero 1|anno 2009
SERENA...MENTE
080.5423300Assistenza Domiciliare24 ore su 24 per 365 giorni all’anno
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Editoriale
Un tempo il disegno, la pittura, la scultura erano tecniche espressive che potevano essere ideali nella cura della introversione caratteriale, soprattutto negli adolescenti. Oggi le stesse tecniche si sono affinate adattandosi alle persone di ogni fascia di età avvicinandosi alle patologie più disperate: autismo, handicap sino a problemi legati alla senilità. Sono molti anni ormai che l’arte è stata associata alla psicoterapia fino alla creazione dell’ arte terapia, una disciplina basata principalmente sui campi dell’arte e della psicologia che si uniscono evolvendosi in un’unica nuova entità. Arte e guarigione si intrecciano già nel mondo antico, il desiderio dell’uomo di lasciare la propria impronta e di esprimere immagini mentali nasce con lui, basti pensare ai graffiti rupestri, alle prime forme in terracotta, ai riti e ai misteri della musica e della danza ma oggi in ambito educativo e sempre più in quello rieducativo si sente parlare spesso di arte terapia soprattutto per quanto riguarda i soggetti affetti da psicopatologie o da handicap. In genere si ingloba nel termine arteterapia l’insieme delle tecniche e delle metodologie che utilizzano le attività artistiche visuali (e con un significato più ampio anche musica, danza, marionette, teatro si sente infatti parlare di musicoterapia, danza terapia, cromoterapia ecc...) come mezzi terapeutici finalizzati al recupero ed alla crescita della persona nella sfera emotiva affettiva e relazionale. Attraverso l’espressione artistica facilitata da un arteterapeuta adeguatamente formato è possibile incrementare la consapevolezza di se, fronteggiare situazioni di stress, migliorare le abilità cognitive.Attraverso l’arteterapia si ha la possibilità di attivare risorse che tutti possediamo: la capacità di elaborare il proprio vissuto, dandogli una forma e di trasmetterlo creativamente agli altri. Condivi
dere l’esperienza di un laboratorio espressivo di arte terapia offre ai partecipanti l’opportunità di godere del piacere di creare, esprimere, rielaborare: sentimenti, pensieri, vissuti. A tal proposito il Gruppo Serena Assistenza tra le tante iniziative da settembre propone agli associati e non, il nuo-vo laboratorio artistico con il primo corso di pittura che sarà tenuto dalla artista e pittrice Anna Montaruli.Durante un percorso di stage ho avuto modo di accompagnare delle studentesse di scuola media superiore ad un convegno dal titolo: “L’arte della cura” un evento che ha affrontato in modo nuovo il tema della cura delle persone anziane e degli adulti non autosufficienti. L’arte della cura si è articolato in una mostra d’arte e un convegno e si è rivolto a protagonisti e protagoniste della cura: operatori, operatrici, familiari, pazienti e amministratori. Alle persone coinvolte nella cura di un familiare che invecchia o che perde la propria autosufficienza si è inteso offrire da un lato una mappa per orientarsi nei servizi sociosanitari, dall’altro di illuminare quel territorio che viene spesso lasciato in ombra quando si parla della cura e cioè quello relazionale, psichico.Ho apprezzato molto il convegno e ne ho condiviso lo spirito…Da anni sono occupata nelle gestione dei servizi di assistenza sociosanitaria e nella cura di eventi che possano regalare momenti di serenità e benessere all’anziano o al familiare, in questa edizione del nostro periodico quindi ci siamo soffermati molto sull’arte e sulla musica dando spazio agli eventi trascorsi e al prossimo evento che sulla scia del convegno abbiamo deciso di intitolare “L’arte in Musica…” Un evento che si realizzerà il 20 e il 21 settem-bre 2009 con la collaborazione dell’Associazione Alzheimer di Bari presso l’auditorium
La Vallisa. In programmazione e attuazione corsi di formazione, eventi, convegni e tante altre iniziative che testimoniano con il nostro editoriale il costante impegno e la sensibilità dell’intera equipe del Gruppo Serena Assistenza. Pagine di testimonianza, approfondimenti, suggerimenti, consigli ma soprattutto pagine che parlano di noi, per raccontare al mondo, fuori da quelle quattro mura, il nostro contributo.
Anna RagoneCoordinatrice Nazionale
Gruppo Serena Assistenza
L’arte non riproduce ciò che è visibile ma rende visibile ciò
che non lo è ( Paul Klee)
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A cura di...Gerardo Cancellaro
Un equilibrio possibile
La storia della civiltà umana può essere vista come il progressivo sviluppo di nuove risorse energetiche e di tecnologie volte al loro utilizzo. Anche se è vero che con il passare degli anni la conoscenza e l’infor mazione stanno acquistando sempre più importanza rispetto alla disponibilità di materie prime, ancora oggi l’energia determina, guida, limita e forgia le ca pacità di lavoro in tutti i processi della società. Nell’attuale fase storica dobbiamo renderei conto che i combustibili fossili sono un regalo irripetibile e quantitativamente limitato che la natura ci ha fatto. Oggi sappiamo anche che l’uso prolungato di que sto regalo reca gravi danni all’umanità e all’ambiente. Partendo da questi in controvertibili dati di fatto si delineano nel nostro orizzonte energetico tre stra tegie, fra loro molto diverse. La prima è continuare a utilizzare in modo cre scente i combustibili fossili, cercando di scovare altri giacimenti in ogni angolo della Terra. È la strategia dello struzzo che nasconde la testa perché non vuole vedere. Prima o poi si giungerà a un punto in cui i combustibili fossili si esauriranno. Prima ancora, for se, sopraggiungerà una crisi ecologica irreversibile. La seconda strategia non vuol far conto sulle energie rinnovabili perché, si dice, non riuscirebbe ro a garantire l’enorme quantità di energia necessa ria all’attuale modello di sviluppo. Per fare in modo che la «crescita» continui, questa strategia punta su un’espansione gigantesca dell’energia nucleare che però, numeri alla mano, ha scarse probabilità di suc cesso sul lungo termine e nulle nel breve periodo. A questo punto è chiaro che il problema energia mette direttamente in questione proprio il modello di sviluppo. La terza strategia infatti parte dal princi pio che biso
gna prendere atto dei limiti fisici della biosfera e ridurre i consumi di energia e materie prime. In questa prospettiva si fa affidamento sostanzia le sull’espansione delle fonti rinnovabili che, nel lun go termine, diverranno largamente preponderanti. La questione energetica mette quindi l’umanità di fronte a un bivio. Da una parte c’è la difesa a oltranza dello stile di vita ad altissima intensità energetica dei Paesi ricchi. Uno stile di vita che non si fa carico dei danni dell’ ambiente, non esclude azioni di forza o addirittura di guerra per conquistare le riserve fos sili residue, non si cura di ridurre le disuguaglianze, si espone ai rischi della proliferazione nucleare e non prende in considerazione i diritti delle genera zioni future. Dall’ altra si prospetta un cambiamento radicale dello stile di vita imposto dalla necessità dei vincoli fisici, ma anche accettato come scelta etica: uno stile di vita fondato su bassi consumi energetici, sobrietà, sufficienza. Questa seconda alternativa prevede un periodo di transizione nel quale si dovrà progressi vamente ridurre l’uso dei combustibili fossili, evita re l’espansione del nucleare e sviluppare tutti i tipi di energie rinnovabili, diffuse e non inquinanti, cia scuna valorizzata a seconda della specificità del territorio che si considera. Infatti, se oggi non possiamo sapere in dettaglio come sarà il sistema energetico del futuro, possiamo però prevedere che ogni comunità dovrà responsa bilizzarsi su come soddisfare i propri fabbisogni energetici, facendo conto sulle risorse rinnovabili disponibili in quel luogo. È un approccio diametralmente opposto rispetto all’attuale, ove le forniture energetiche arrivano da lontano, spesso da altri continenti, in un sistema che deresponsabilizza completamente il consumatore fi nale, illudendolo che
tutto possa continuare all’infi nito e incentivando così lo spreco.
Gerardo Cancellaro
dott. Gerardo Cancellaro
via Amendola 174/4 int.A70125 Bari
tel/fax [email protected]
www.assistenzaserena.eu
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Sociale: Il benefico effetto
Vi è mai capitato di ascoltare una canzone a casa o durante un viaggio in auto e provare un'immediata sensazione di benessere? È incredibile l'influenza che la musica può avere sul tono dell'umore e come riesca, col suo effetto rasserenante, a far ritrovare un po' di tranquillità, magari dopo una giornata stressante. Pensiamo, inoltre, a quanto sia facile che il riascolto di un brano musicale possa evocare nella nostra mente un episodio particolarmente bello della nostra vita, inducendoci a pensare non solo dove e quando si è verificato, ma anche quale stato d'animo lo ha caratterizzato. Tali effetti risaputi della musica, dunque, e insieme l'ipotesi che la musica possa agire in maniera positiva anche sulla persona malata hanno lanciato le basi per il costituirsi di una nuova disciplina dal profilo “terapeutico”: la musicoterapia. Si tratta di una tecnica, di carattere preventivo e terapeuticoriabilitativo, che utilizza la musica, nelle sue innumerevoli forme, come strumento per intervenire sul disagio e sulla sofferenza. Attualmente, numerose e variegate sono le patologie nell'ambito delle quali può essere utilizzata: sindrome di Down, difficoltà di percezione, disturbi del linguaggio, disturbi della sfera emotiva, somatizzazione, ansia, attacchi i panico, fobie, fino ad alterazioni di personalità, all'autismo e al supporto per il risveglio dal coma. Nel 2001 l'American Academy of Neurology ha indicato la musicoterapia come una tecnica per migliorare le attività funzionali (come la memoria, l'attenzione, la coordinazione sensomotoria, ecc.) e ridurre i disturbi del comportamento nel malato di Alzheimer. Ciò è possibile perché la musica sembra rivelarsi la via d'accesso privilegiata per contattare il cuore dei pazienti che presentano intatte certe abilità e competenze musicali fondamentali, nonostante il deterioramen
to cognitivo dovuto alla malattia. Elemento fondamentale nella musicoterapia è il rapporto di fiducia che s'instaura tra paziente e musicoterapeuta, dove il linguaggio per comunicare è quello dei suoni. Il musicoterapeuta si pone empaticamente all'ascolto dell'altro per cercare di scoprire come lui viva la realtà, cercando il senso del suo modo di essere e di comportarsi, andando a ricercare non ciò che manca, ma ciò che c'è. In altre parole, il musicoterapeuta suona “dialogando” con le persone di cui si prende cura. Alla pari di una persona anziana, il malato di Alzheimer vive dentro di sé sensazioni di frammentazione, di perdita e depressione che premono sulla sua vita affettiva e sociale, rendendola più fragile e instabile: si viene, così, a rompere l’armonicità della persona. Ciò che si cerca di fare ascoltando, cantando e facendo musica con gli strumenti musicali è appunto ricostruire e ritrovare l’equilibrio perduto. Gli obiettivi più specifici che si prefigge la musicoterapia riguardano diversi aspetti: maggiore socializzazione, miglioramento del tono d’umore, riattivazione della memoria musicale ed emozionale. Si cerca, in questo modo, di sviluppare delle potenzialità e riabilitare alcune funzioni del paziente così da poterne migliorare l’aspetto interrelazionale e, di conseguenza, la qualità di vita in generale. Come si svolge una seduta di musicoterapia? Di solito, una seduta di musicoterapia con anziani è di gruppo, con un numero che varia dalle 10 alle 15 unità. Anche l'intervento con malati di Alzheimer è di gruppo (dalle 5 alle 12 unità, sottoposte a valutazione neuropsicologica, in modo da garantire la costituzione di un gruppo il più omogeneo possibile). Ciascuna seduta si svolge per la durata di circa un'ora, ma può variare, a seconda delle esigenze delle perso
ne e della gravità della malattia di demenza. È importante che ci sia una coerenza spaziotemporale degli incontri, ossia che le sedute si svolgano sempre alla stessa ora, nella stessa stanza e con gli stessi operatori, e che i contenuti di ciascuna seduta siano ripetitivi, in modo da poter garantire al paziente stabilità e regolarità. Una tecnica spesso adoperata con i malati di Alzheimer consiste nel ricostruire e ricordare una canzone nelle parti che la compongono, quindi il testo, la melodia e il ritmo così da stimolare, in maniera attiva, la memoria e la produzione linguistica, in una costante atmosfera di tranquillità ed armonia. Elemento fondamentale è che le canzoni utilizzate siano conosciute dai pazienti e che, in qualche modo, rimandino alla loro vita passata, così da rendere vivo il ricordo delle loro origini, delle loro emozioni e dei loro vissuti più profondi. Oltre al canto, si utilizzano attivamente anche degli strumenti musicali semplici, quali tamburi, triangoli, piattini, in modo tale che il paziente non si senta inadeguato, ma che, al contrario, ritrovi la capacità di controllare i suoi movimenti, migliorando la coordinazione motoria. Nella stanza, inoltre, sono sempre presenti oggetti della quotidianità, utensili della cucina, barattoli, vecchi strumenti musicali e oggetti del passato. Si cerca, in questo modo, di ricreare il clima delle “veglie” serali del passato, quando attorno a un focolare si andava a veglia presso una famiglia di amici o parenti e ci si intratteneva con racconti, canti e balli, nella serena atmosfera di un ambiente familiare. Ed è proprio nella ricostruzione di tale atmosfera che la persona malata di Alzheimer, così come anche di altre patologie degenerative, dimostra agli altri e soprattutto a se stessa la capacità di “fare” e di essere creativa, elevando la propria autostima e migliorando, di conseguenza, il
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...della musicoterapia sugli anziani
proprio stato d’animo.In ultima analisi, è bene ricordare quanto sia importante che un ciclo di musicoterapia sia accompagnato da una collaborazione con le altre figure professionali che operano sullo stesso paziente, al fine di una valutazione qualitativa/quantitativa d'insieme, e da un costante rapporto con i familiari, proprio perché la visione e la stessa partecipazione al lavoro consente a questi ultimi di verificare l'efficacia del trattamento e i cambiamenti intervenuti e offre, in alcuni casi, di scoprire aspetti del proprio anziano o malato inaspettati e sorprendenti.
Luigia Superti psicologaMilena Dinuzzo psicologa
Staff sede Vicenza
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Non possiamo farne a meno, in maniera consapevole o no comunichiamo, agli altri e con gli altri, interagiamo. Comunicare per noi è un bisogno e soddisfarlo è una necessità.Comunichiamo in svariati modi e maniere, parlando, stando in silenzio, piangendo, sgranando gli occhi, indicando, portandoci le mani al volto, sorridendo. Comunichiamo con le parole, con le immagini, con l’arte, con la musica. Comunichiamo riferendoci al passato (si pensi alla cultura che viene trasmessa da una generazione all’altra, o alla narrazione di circostanze od eventi già avvenuti), al presente (descriviamo la nostra quotidianità e quello che ci circonda) ed al futuro (si ipotizzano situazioni che devono ancora accadere). Nel pensare alla comunicazione non si può non considerare il linguaggio, una forma di comunicazione anzitutto simbolica, che consente di esprimersi, attraverso parole dette o scritte, e di comprendere, attraverso parole lette o udite, le sensazioni, i sentimenti, le circostanze che riempiono la nostra vita di significati.L'uomo non è il solo animale che comunica: studi etologici descrivono infatti una serie di tecniche di comunicazione usate nelle specie animali, quali gesti, atteggiamenti, posture, sguardi, ognuno dei quali possiede una specifica intenzionalità comunicativa. E se tale finalità a noi sfugge è solo perché non siamo in grado di entrare in sintonia con chi lancia questi messaggi.Ma ora veniamo a noi: perché ci occupiamo della comunicazione nella malattia di Alzheimer? Perché spesso chi ne è affetto vive grossi limiti nelle capacità espressive e comunicative tanto da vedersi etichettato “handicappato della comunicazione”. Le progressive difficoltà nel gestire il processo comunicativo attraversano varie fasi: in un pri
mo momento c'è impoverimento, successivamente la perdita dell’aspetto ontologicamente più evoluto della comunicazione, ovvero la comunicazione verbale. Rimane intatta per lungo tempo invece, la competenza comunicativa non verbale: acquistano importanza pertanto il tono della voce, la mimica facciale, la distanza spaziale (prossemica), i gesti. L'uomo sin dalle sue origini ha investito tanto nella comunicazione verbale così da aver ridotto la capacità di comprensione della comunicazione non verbale e di quella empatica, molto spesso considerata accessoria e relegata in un ruolo secondario. A ben pensarci però, quando una mamma si prende cura di un neonato, si avvale proprio di queste altre competenze comunicative, riesce a comprendere il suo piccolo “leggendo” il suo pianto, cogliendo il suo sguardo, interpretando un suo gesto. Nel processo regressivo che la demenza comporta, tuttavia, ci è spesso difficile tornare ad utilizzare questa forma di comunicazione, proprio perché per anni ci siamo avvalsi del linguaggio, più immediato, più diretto. La difficoltà che si incontra nel comunicare con il paziente è l’aspetto che più lede il rapporto con i familiari e caregiver, che si trovano dinanzi qualcuno che non riescono più a comprendere. Già dai primi stadi della malattia è opportuno mettere in atto semplici tecniche per attivare e mantenere viva più a lungo possibile la reciproca comunicazione. Prendersi cura del paziente Alzheimer richiede innanzitutto ascolto attivo e comprensione dei bisogni. Ottimizzare la comunicazione con il paziente significa migliorarne la qualità di vita e quindi il benessere sia del malato che del familiare.È importante in primo luogo evitare che ad un danno organico delle capacità comunicative, che la malattia comporta, si associ un danno “ambientale” determina
to da una ridotta stimolazione o dall’assenza di stimolazione nei confronti del malato Alzheimer; questo inevitabilmente determinerebbe un acutizzarsi delle difficoltà ed una notevole riduzione delle competenze comunicative.Chi soffre di questa malattia è solitamente un anziano, pertanto la presenza di problemi sensoriali (ipoacusia, visus ridotto, edentulia o protesi dentaria) non è da sottovalutare, tutti elementi che rendono più faticoso il processo comunicativo. In tal caso sarebbe opportuno sottoporre il paziente a visita specialistica (otorinolaringoiatra, dentista, oculista), proprio per poter smussare tali “barriere comunicative”.Non possiamo tuttavia considerare i problemi di linguaggio come scissi dall’alterazione di altri processi cognitivi, quali problemi di memoria, di attenzione, disturbi del campo visivo ed agnosia uditiva. Ognuno di questi fattori è molto importante perché rappresenta un ostacolo ulteriore al processo comunicativo. Per ottimizzare la comunicazione, verbale e non, sarebbe utile avvalersi di un ambiente ben illuminato (in modo che si possa facilitare l’accesso anche alla decodifica della mimica facciale), e poco rumoroso (per consentire al paziente di focalizzarsi su un unico messaggio, senza fonti di disturbo). Sarebbe preferibile usare messaggi semplici e concreti, brevi e diretti, affermativi piuttosto che ipotetici, e “sintonizzare” il proprio vocabolario su quello del paziente, esprimendosi magari anche in dialetto, qualora ormai l’uso della lingua italiana dovesse esser perso. È pertinente ridurre la distanza prossemica, ovvero parlare al malato standogli vicino, mantenere il contatto oculare, ed accompagnare il messaggio verbale con una gestualità coerente, promuovendo il contatto fisico (carezze o abbracci), per poter trasmettere sicurezza e sostegno. È fondamentale lascia
Non smettere di comunicare
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re alla persona tutto il tempo necessario per potersi esprimere a modo suo, riconoscendo che il suo comunicato ha un senso. È pertinente convalidare emotivamente quello che viene espresso, piuttosto che cercare di focalizzarsi sul significato letterale o superficiale, ed è auspicabile evitare di sostituirsi al suo atto comunicativo anticipando le sue intenzioni. È indispensabile assicurarsi che chi ci sta di fronte si senta apprezzato ed accettato. Sottolineiamo pertanto che il malato Alzheimer, nonostante i problemi comu-nicativi, non perde la capacità di provare emozioni, o di avere delle idee che vorrebbe condi-videre con altri, e che non è la malattia che “sopprime” la persona, ma i comportamen-ti inadeguati di coloro che lo circondano. Comportamenti che determinano un graduale isolamento, che implicano la perdita progressiva del piacere di comunicare. Comportamenti adottati seguendo l’errata convinzione che “il paziente Alzheimer non comprende”. Comportamenti che tolgono al paziente l’essenza della vita: l’interazione con l’altro.
Anna Maggiolinopsicologa
...ascolta il mio sguardo!
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La stimolazione cognitiva
Superata la fase della diagnosi di malattia di Alzheimer, o di un’altra demenza, così come accade per tutte le malattie, inizia un percorso costellato di dubbi e problemi. Colui che è più vicino alla persona malata (la moglie o il marito, una figlia, un nipote, un qualsiasi parente o, addirittura, l’intera famiglia), indipendentemente dalla reazione che può sviluppare, in modo quasi naturale ed automatico, comincia ad interessarsi della patologia. Vuole conoscere i sintomi, si informa sulle cause, inizia a cercare materiale e a leggere libri e riviste, diventa particolarmente attento ad alcuni tipi di programmi televisivi, comincia a chiedere in giro, si affida a mani esperte..si lascia travolgere dai dubbi: “cosa significa?”, “cosa comporta?”, “come diventerà?”, “succederà anche a me?” Così inizia a raccogliere informazioni e gli verrà detto che la malattia di Alzheimer, così come le altre demenze correlate, vanno a colpire le funzioni della mente, tutte quelle funzioni importantissime, dette cognitive, che permettono a ciascuno di noi di costruire una nostra identità e di interagire con il mondo esterno e con gli altri. E poi, successivamente, una volta comprese e meglio definite le caratteristiche della patologia, le domande, i dubbi e le insicurezze non finiscono..il familiare chiede e si domanda anche “che farmaci può prendere?”, “lo aiuteranno?”, “starà meglio?”, “che cosa si può fare?”. E qui la questione si fa interessante perché, quando gli hanno spiegato che la malattia è degenerativa, che non può che peggiorare con il tempo, gli avranno quasi sicuramente detto che non si può curare. Un pregiudizio piuttosto diffuso consiste nel ritenere che, se una malattia non è guaribile, come l’Aids o un tumore o una demenza degenerativa, allora la malattia è incurabile. Bhè..curare non è l’esatto
sinonimo di guarire. Curare una persona con una malattia progressivamente ingrave-scente vuol dire allungargli la vita e migliorarne la qualità, rallentare il peggioramento, mantenere l’autonomia per-sonale del paziente il più a lungo possibile, per poter, di conseguenza, alleviare il cari-co gestionale di chi si prende cura di lui, il cosiddetto care-giver. E per fare tutto questo non basta una prescrizione medica e una scatoletta di pillole. Oltre ai farmaci, diventa necessario un trattamento non farmacologico, le cui diverse tecniche e metodologie possono essere riassunte in quella che viene chiamata stimolazione cognitiva.La stimolazione cognitiva è un intervento psicologico fon-damentalmente caratterizza-to da un set di esercizi stan-dard specificatamente rivolti alla memoria, all’attenzione, all’orientamento e a tutte le altre funzioni cognitive. I training cognitivi possono, inoltre, prevedere sia sessioni individuali sia sessioni di gruppo. Nell’approccio di gruppo è necessario che i diversi componenti abbiano un grado di deterioramento omogeneo, per poter presumere che ciascuno agisca in maniera simile alle tecniche di intervento. Ogni intervento di stimolazione, dunque gli esercizi, le attività e le modalità che esso utilizza, viene calibrato secondo il tipo di demenza e secondo il livello di gravità della patologia dei pazienti a cui è rivolto. Gli esercizi vengono proposti a partire dalle preferenze, attitudini dell’individuo, da una buona valutazione di quelle che sono le abilità compromesse, per poter valorizzare le capacità ancora preservate e, inoltre, vengono modificati a seconda dello stato emozionale del momento. Un buon intervento di stimolazione, che si propone di essere efficace, senza dubbio utilizza esercizi che hanno
un valore ecologico, cioè che stimolano le capacità utili al paziente nel proprio contesto di vita. Il fatto che il paziente esegua bene un esercizio nel contesto formale importa poco allo psicologo, serve poco al paziente e molto meno al familiare, soprattutto se il beneficio che l’esercizio può dare non è generalizzabile alla vita di tutti i giorni. Non è rilevante se il paziente ricorda il giorno in corso o risponde correttamente ad esercizi spaziali, se poi a casa è e rimane confuso e disorientato; non è importante se un paziente risponde bene ad esercizi logicolinguistici di completamento frasi o sinonimi e contrari, se puntualmente fallisce nel quotidiano la sua comunicazione e non è da considerarsi successo una corretta risposta a esercizi di riconoscimento, se effettivamente il paziente a casa confonde gli oggetti e li scambia tra loro. In quest’ottica, spesso vengono utilizzati oggetti comuni, vengono create condizioni molto familiari e proposte attività che rispecchiano situazioni di vita quotidiana, come leggere un giornale, fare una telefonata, cucinare un dolce o preparare un caffè, fare la spesa e maneggiare il denaro. Oltre agli esercizi ecologici, un altro aspetto che indubbiamente aumenta la probabilità di efficacia della stimolazione cognitiva è il fatto che sia intensiva e continua. Questo richiede chiaramente il coinvolgimento di più figure, oltre al neuropsicologo o all’educatore che si occupa della riabilitazione in un setting formale. Diventa, pertanto, necessario il contributo di operatori sanitari e infermieri (soprattutto nel caso di pazienti istituzionalizzati) e maggiormente dei familiari. Il familiare può stimolare il genitore, il nonno, il marito o la moglie ammalata anche tra le mura di casa, in ogni momento della sua giornata, in diverso modo e con svariati strumenti. Dunque potrebbero rive
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...perché c’è sempre lo spazio per fare qualcosa
larsi utili le parole di un marito che chiede a sua moglie, malata di Alzheimer, la data del giorno, magari fingendo di averla lui per primo dimenticata … sarebbe tenera l’immagine di un nipotino che chiede al nonno ammalato di stare accanto a lui e di aiutarlo nei compiti di matematica … potrebbe servire, nella frenesia della vita quotidiana, trovare due minuti per leggere alla propria suocera, che ha la demenza, una pagina del giornale per cercare di capire la notizia del giorno … sarebbe vantaggioso, oltre che carino, vedere la vecchia signora con Alzheimer che prepara la lista della spesa con suo figlio, che scrive sul calendario la data della prossima visita dal medico o che punta la sveglietta per ricordarsi, quando suona, di prendere la sua pillola … sarebbe bello vedere la stessa signora che accompagna sua figlia in camera da letto, mentre sta rifacendo il letto dei bimbi che sono già a scuola, anche se si limiterà a mettere i cuscini al loro posto … potrebbe essere utile, oltre che emozionante, richiedere alla propria mamma ammalata di aiutarci nella preparazione della torta per il pranzo della domenica, quando a tavola siederanno tutti i figli e i nipoti … e potrebbe essere altrettanto commovente vedere il sorriso spuntarle sul viso, quando, a lavoro finito, le verrà detto quanto è stata brava, nonostante lei abbia in realtà solo setacciato la farina e passato il burro … E se in questi quadretti ci fosse anche la giusta dose di pazienza, comprensione, accettazione della malattia, un po’ di fantasia e versatilità, e prima di tutto tanto amore, la stimolazione, oltre che un allenamento delle funzioni cognitive, costituirebbe, in maniera secondaria ed indiretta, un intervento anche nella sfera emotiva e comportamentale del paziente. Per approcciarsi ad un mondo
così complesso, quale quello di un malato di Alzheimer, è utile un approccio cosiddetto multimodale. È necessario che il paziente venga costantemente stimolato, in varie funzioni cognitive, con diversi strumenti e differenti tecniche, da diverse figure, professionali e non, e in diversi momenti e occasioni della giornata. La stimolazione cognitiva e la sua utilità ci ricordano che, malgrado l’inesorabile declino della patologia, c’è sempre lo spazio per fare qualcosa, quello spazio che permette al proprio caro di vivere nel migliore dei modi e con dignità, perché inevitabilmente il fisico sfiorisce, certamente il cervello si atrofizza, ma, come ho meravigliosamente letto un giorno, “il cuore non ha rughe”.
Anna Santoruvo psicologa
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Speciale arte
L’arte rende possibile vedere ed esprimere molto più di quello che le parole possono fare, incorpora idee, sentimenti, sogni, aspirazioni, narra emozioni, da gioia, esprime quello che l’artista porta dentro di se…tutto questo ed altro ancora traspare dalle opere dell’artista e pittrice barese Anna Montaruli che abbiamo scelto per l’evento “arte in musica” che Serena Gruppo Assistenza e Associazione Alzheimer Bari realizzeranno presso l’Auditorium la Vallisa di Bari il 20 e il 21 settembre 2009.
Anna Ragone
Dove va la mano là seguono gli occhiDove guardano gli occhi là si dirige la menteDove posa la mente là nasce l'emozioneDove palpita l'emozione là si realizza l'essenza dell'arte
(Abhy Naya Darpana, Trattato Indiano)
INAUGURAZIONE MOSTRA D’ARTE 20 SETTEMBRE ORE 18,00 (PRESSO AUDITORIUM LA VALLISA - BARI)
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Anna Montaruli
Anna Montaruli è nata a Corato ma vive ed opera a Bari. Dopo aver conseguito il diploma di Maestro d’arte presso l’istituto Statale d’Arte della sua città si trasferisce a Merida (Venezuela) dove frequenta negli anni 197981 la Facoltà di Arte Sperimentale, Incisione e Pittura. Al rientro in Italia nell’anno accademico 1983 consegue il diploma presso l’Accademia di Belle Arti. Negli anni 199192 ha seguito il corso di perfezionamento pittura –incisione presso l’Università del Massachusetts (USA).
Dicono di lei...“Inserire l’opera di Anna Montaruli nei paradigmi dell’arte risaputa, attribuirle una etichetta o una discendenza è certo non facile. Si direbbe che l’autrice abbia concepito in sogno, la ragnatela delle sue fantasie, libera da rigidi catechismi e soprattutto dalla banalità del consuetudinario. Se il poeta affrange i versi che nel “cuor gentile” trovano ispirazione calore e colore, assolvendoli dallo stanco cicaleccio della inguaribile quotidianità bizantina, la nostra pittrice non è da meno, quando rivendica a se l’anarchica tensione interiore compatibile con la libertà creativa. Cosi per inserirsi nel circuito, palpitante dell’arte ha elaborato una sua personale espressione delicata e maliosa, che si è fatta stile, come metafora della sua spontaneità. Sono nate cosi le flessuose forme minutamente ricamate, la vaporosa tenuità di un sogno, o di un sogno stesso, le vibrazioni drammatiche. Le ispirazioni si sono nutrite della solitudine di quella solitudine che ha offerto la chiave di quei sogni, di quegli enigmi, di quelle lacerazioni esistenziali che amorosamente ricuce”.
prof. Carlo Leone
Hanno inoltre scritto di lei:Manuel De La Fuente, Ednodio Guintero, Leonardo Paez, Omar Castillo, Alberto Alvero, Raffaele Gallardo, Teodosio Martucci, Giorgio Saponaro, Cataldo Leone, Antonio Tiberio, Francesco Mazzilli.
Dal 1997 ha partecipato a mostre collettive e personali in Italia, Aruba, Venezuela, Stati Uniti, ricevendo riconoscimenti e premi prestigiosi.
A titolo esemplificativo:
1980 Salone De Arte De Occidente (Merida)1981 Galleria Municipal De Arte (Merida)1982 Museo de Arte Contemporaneo (Caracas)1982 Galleria Picasso (Merida)1983 Palazzo di Città Corato (Ba)1983 47ª Fiera Del Levante Bari1989 S. Giovanni Bosco Istituto Salesiano Bari1991 Spazio Espositivo Promozione Arte Piazza Ferrarese Bari1993 Associazione Culturale Manzoni Art Center Milano1994 Centro Arte Presenze Milano2009 - La Nuova Vernice Bari
Ultima mostra personale organizzata presso la nuova Vernice Bari6 giugno 2009 “Volo Sovrano” presentata da:prof. Antonio Bibbo
Anna Montaruli cell. [email protected]
Laboratorio Artistico:da settembre 2009 sono aperte le iscrizioni per il 10 corso di pittura
Per info:tel. 080.5423300cell. 333.4498342
080.5423300Assistenza Domiciliare24 ore su 24 per 365 giorni all’anno
INAUGURAZIONE MOSTRA D’ARTE 20 SETTEMBRE ORE 18,00 (PRESSO AUDITORIUM LA VALLISA - BARI)
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L’Associazione culturale “Musica & Spettacolo” opera nel settore musicale da un decennio coinvolgendo tutti i suoi artisti, circa quaranta, per la realizzazione di eventi musicali di qualsiasi genere.Sotto la direzione artistica del M° Mauro Liuzzi ha realizzato opere tra le quali la colonna sonora del film “LE BANDE” di Lucio Giordano, diffuso nei cinema in scala nazionale, sovvenzionato dall’Intendenza di Finanza di Bari, dal 2004 collabora con l’ensemble “Barrìo de Tango”, per la realizzazione di concerti e spettacoli di musica contemporanea, jazzistica e popolare con ospiti quali Daniele di Bonaventura e Alessandro Haber, da tre anni partecipa alle manifestazione estiva “I fili della cultura” nel centro storico di Monopoli, organizza con il Comune di Rutigliano concerti di musica classica e da camera, si presta da partner per eventi culturali organizzati da associazioni quali “I Presidi del libro”, “Rotary Club” ed “Allegra Brigata”, cura serate musicali jazz dell’Hotel Nicolaus Sheraton di Bari ed Hilton di Matera. Tra gli ultimi eventi, il concerto presso la Sala Giuseppina del Kursaal SantaLucia di Bari del 24
novembre 2008 per la Stagione Concertistica 20082009 dell’Associazione “Il Coretto” ed il concerto in beneficenza per l’Associazione “Save the Children” del 6 febbraio 2009 presso il Teatro Sociale di Fasano. “Viaggiando”, ultimo esperimento del M° Mauro Liuzzi, nasce dal tentativo di fondere con autenticità più generi e stili musicali riuscendo a trasmettere la passione e l’amore per la musica che accomuna ciascuno dei musicisti……… “Quello che sapevamo fare bene da soli, lo facciamo meglio insieme!
MUSICA
Mauro Liuzzi
Musica & Spettacololargo Garibaldi, 7
Monopoli080.4107498335.5638841348.7441667
PROGRAMMA SEZIONE MUSICALE20 - 21 Settembre 2009ore 21,00“Concerto di Musica multiculturale”di Mauro Liuzzi e la sua band
Tema del concerto20 settembre 2009“ Viaggiando”
È un’esperienza che si vuole regalare evocando i suoni, i colori, i profumi e le sensazioni del mondo così diverso e così affascinante che ci circonda. Un’esperienza sensoriale in cui si fondono con naturalezza generi e stili musicali differenti, elementi colti e popolari, ritmi jazz, canti africani e tango argentino. È tutto questo è possibile non solo per il carattere multiculturale della band ma anche e soprattutto al virtuosismo la padronanza e la passione per la musica di ciascuno degli esecutori.
Tema del concerto21 settembre 2009“NonsoloBossa Quartet”
I celebri brani della tradizione brasiliana, con particolare riferimento ad Antonio Carlos Jobim, si amalgamano con le raffinate melodie della nostra tradizione italiana e le armonie dello swing anni ‘50, creando un forte impatto emotivo.
Intervento musicale diEt-Hem HaxhiademiMusica da camera con quartetto d’archi, pianoforte e clarinetto.(Conservatorio di Bari)
Speciale musica
CONCERTO MUSICA CULTURALE 20 E 21 SETTEMBRE 2009 ORE 21,00 (PRESSO AUDITORIUM LA VALLISA - BARI)
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Eventi Serena
con il patrocinio
arte
in
20 - 21 settembre 2009 Auditorium La Vallisa - Bari
per la sezione musicacon la partecipazione di:
artista e pittrice:Anna Montaruli
per la sezione artecon la partecipazione di:
musica
info: 080.5423300 - 080.3994455
AssistenzaDomiciliare 24 ore su 24
rassegna culturaledi arte e musicaa cura del GruppoSerena Assistenzae Associazione Alzheimer - ItaliaBari
Mauro Liuzzi Musica & Spettacolo
ingresso libero
BARI
in occasione della XVI giornata mondiale dell'Alzheimer
PROGRAMMA
ore 10.00 - 12.30Incontro dibattito: “Dai familiari ... ai familiari dei pazienti colpiti da malattia di Alzheimer”.Conduce il dr. Pietro Schino Presidente Alzheimer Bari
ore 18.00 - 20.00Inaugurazione mostra d'arte con esposizio-ne quadri della pittrice Anna Montaruli
ore 21.00Concerto del gruppo Musica e Spettacolo di Mauro Liuzzi.
ore 10.00Colori in espansione su ogni superficie Mostra magliette dipinte a manosul tema dell'Alzheimer dal gruppo NuRis.
ore 18.00 Proiezione del cortometraggio : “Ogni Giorno” (produzione Sky cinema e Nuvola Film) con Stefania Sandrelli e Carlo delle Piane. Regia di Francesco Felli.
ore 21.00Saggio musicale dell'artista Et-Hem Haxhiademi (Conservatorio di Bari )
ore 21.30Concerto dei " Nonsolobossa Quartet "
domenica 20 settembre lunedì 21 settembre
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CENTRO DIURNOPER PAZIENTI “ALZHEIMER”
GESTIONE REAN s.r.l.
CONCERTO MUSICA CULTURALE 20 E 21 SETTEMBRE 2009 ORE 21,00 (PRESSO AUDITORIUM LA VALLISA - BARI)
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Polvere magica
Introduzione
La musica è polvere magica. Ma sono le nostre emozioni a fare fuoco. è azione, impatto, movimento, corpo a corpo.è qualcosa che picchia contro la gabbia toracica, che grida dalle feritoie del nostro inconscio tutto il suo disperato bisogno di uscire allo scoperto. Di trovare il suo spazio e il suo tempo prescindendo dal nostro, è un modo per raccordare i nostri sentimenti più reconditi, la valvola di sfogo alla banale continuità del nostro esistere, è tutto ciò che sappiamo delle nostre vite ma non riusciremmo ad ammettere neppure con noi stessi.
L’anziano e la musica
L'anziano, anche quello che non ha ricevuto un'educazione musicale, ha una competenza esperienziale in tutto quello che concerne il campo sonoromusicale: la conoscenza di canti, il ricordo di eventi sonori per lui significativi, le pratiche sociali inerenti la musica come il ballo, le serenate, i cantastorie, gli strumenti musicali. Questo bagaglio sonoromusicale che l'anziano si porta dentro, che lo accompagna, che parla della sua storia, del suo vissuto, dei suoi sentimenti, delle sua sensibilità, delle vicende passate, della sua cultura diventa materiale.L'anziano è, dunque, considerato una persona ancora ricca di potenzialità, di speranze, di desideri e di bisogni da attivare, conservare, preservare e rispettare. La musicoterapia lavora sulle parti sane dell'anziano e suo obiettivo primario è quello di valorizzare tutte le potenzialità residue; la musica diventa così un mezzo per prendersi cura degli anziani troppo nostalgicamente legati al passato e quindi incapaci di vivere un presente proiettato nel futuro, e degli anziani che presentano pro
Magica la musica!Accende ricordi lontani,
culla sogni futuri e cura le ferite
dell’anima dell'ANZIANO invitandola a danzare,tra la spuma del mare,
un leggiadro balloverso la libertà
di gesti e pensieri!
Chiara Loiudice
blemi di depressione, aiutandoli ad accettare il proprio processo di invecchiamento.
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Eventi Serena
Nell'ambito della propria attività, l'Associazione Serena sede di Foggia ha promosso una serie di iniziative locali di incontro e svago, con l'obiettivo di favorire la sensibilizzazione della collettività alle tematiche delle persone anziane, offrendo spunti di approfondimento e conoscenza diretta delle loro esigenze e contribuire alla loro integrazione nel tessuto sociale attraverso la partecipazione attiva e un concreto coinvolgimento.“Festa d'estate”: si è svolta lunedì 20 luglio, alle ore 18,30, con la preziosa collaborazione e grazie alla disponibilità della dottoressa Robustelli, direttrice sanitaria, e del dottor Rizzi, direttore amministrativo del Centro Polivalente “Don Uva” - Ospedale Santa Maria Bambina, nel cortile della struttura in via Lucera 110 Foggia.All’evento, organizzato in favore degli anziani residenti del Centro Don Uva e dei propri amici e familiari, hanno partecipato inoltre gli operatori, i volontari, gli assistenti e l’intera equipe organizzativa dell’Associazione Serena Onlus, nonché il musicista e animatore Sergio Croce che ha allietato l’occasione con uno spettacolo di intrattenimento.
L’Associazione Serena Onlus in collaborazione con la scuola di musica “ Friederyk Chopin” ha organizzato l’evento “Concerto in Cortile”. Concerto in cortile ha voluto rappresentare prima di tutto una diversa modalità di utilizzo e di appropriazione di spazi di cui spesso non ci accorgiamo, infatti il saggio di musica si è svolto nel cortile di viale Venezia Giulia 73 sede dell’Associazione ad Andria. Si è voluto capovolgere lo schema per cui devono essere i cittadini ad andare verso la musica, Concerto in cortile invece, ha portato la musica direttamente nelle case dei cittadini attraverso la scuola di musica Chopin che in questa maniera ha allargato i suoi orizzonti. Per ultimo ma non per importanza, la possibilità per gli anziani a volte soli, di passare un po’ di tempo insieme ad altra gente ad ascoltare musica grazie all’Associazione Serena Onlus che in questi anni con il suo lavoro, la sua presenza e le sue iniziative ha aiutato e assistito tanti anziani.
Sede Andria
Sede Foggia
080.5423300Assistenza Domiciliare24 ore su 24 per 365 giorni all’anno
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Staff sede Napoli
Dalla sede di Napoli, una storia da raccontare…
Una signora ci chiama, così come ci chiamano tanti altri, con tono normale, chiedendoci di poter offrire Assistenza almeno nelle ore serali ad uno zio che vive solo, affetto dal morbo di Alzheimer.Ci rechiamo prontamente all’indirizzo indicato, in una delle zone più prestigiose di Napoli ed, aperta la porta di ingresso, restiamo soffocati dall’aria maleodorante che ristagnava, finestre e balconi completamente chiusi, chissà da quanto tempo, le tapparelle abbassate, buio pesto alle 12 del mese di Maggio.I mobili antichi e pregiati incrostati da polvere e sporcizia di lunghi mesi, il bagno inaccessibile, la vasca colma di sacchetti neri, pieni di pannoloni usati.La cucina, unta e sommersa di stoviglie sporche da settimane, con un piatto diventato quasi nero nel quale vi erano otto polpette rancide.Poco dopo abbiamo appreso che ogni due di quelle polpette rappresentavano il “pasto quotidiano”, sempre lo stesso, di Antonio (così lo chiamiamo in questa storia per lasciargli almeno gli onori dell’anonimato).
Antonio, circa 80 enne, era fino a qualche anno fa un signore molto distinto, di animo nobile, socio fondatore e sostenitore di una prestigiosa sede di Associazione Cattolica, dopo aver svolto una vita di lavoro al servizio della città di Napoli.Oggi Antonio si presenta a noi in un letto sporco senza luce, con una maglia di lana diventata colore del carbone, senza pantaloni, defraudato della propria dignità seppure sprigionando un’energia soffocata, ma visibile, scalpitando e chiedendo senza parole, a gesti, di poter essere aiutato perché forse, se aiutato potrebbe ancora farcela…Dopo alcuni mesi di Assistenza con un nostro valido operatore, abbiamo notato quasi rinascere Antonio ma purtroppo i mezzi per continuare questo gratificante sostegno sanitario e sociale stanno terminando. Speriamo solo la prossima volta di poter raccontare in senso positivo la continuazione di questa storia.
dott. Domenico Lamarra
Il Gruppo Serena Assistenza è attivo nella sede di Napoli con l’Associazione Serena Onlus e con la Cooperativa “Serena Campania” da aprile 2008. La Cooperativa “Serena Campania” ha aderito agli stessi principi etici, gli stessi obiettivi e la stessa “mission” del Gruppo Serena Assistenza nascendo e operando con finalità di offrire servizi di assistenza domiciliare e residenziale. Durante il percorso di confronto che quotidianamente viene svolto dall’equipe Serena Campania nella presa in carico dei propri assistiti il dottor Lamarra Domenico responsabile delle sede di Napoli pur abituato a confrontarsi quotidianamente con condizioni di vita difficile e tristi è rimasto particolarmente colpito da una situazione che sarà di seguito raccontata.Nell’indecisione di pubblicare l’articolo ha prevalso la voglia di far emergere le situazioni di degrado ancora purtroppo esistenti e stimolare le coscienze e la sensibilità dei lettori.
Anna Ragone
Sede Napoli:Serena CampaniaGruppo Serena Assistenzavia Benhur 59 Per info: segreteria [email protected] domiciliare 24 ore su 24 per 365 giorni all'anno e servizio di reperibilità badanti.
“Serena Campania”
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080.5423300Assistenza Domiciliare24 ore su 24 per 365 giorni all’anno
TECNICHE DI AIUTO NELLA MALATTIA DI ALZHEIMERcorso organizzato in collabora-zione con l’Associazione Alzhei-mer Bari
CORSO DI PRIMO SOCCORSOcorso organizzato in collabora-zione con Croce Rossa Italiana
Tra il Sapere e il saper “fare”
Nell’ambito delle diverse attività svolte dall’Associazione Serena Assistenza, particolare impegno è dedicato alla Formazione Professionale di operatori in ambito socio sanitario e assistenziale, sul territorio locale. L’impiego di risorse umane competenti, qualificate e motivate rappresenta per ogni tipo di organizzazione l’elemento fondamentale che fa la differenza in termini di efficienza e qualità, ancor più nel settore dei servizi alla persona e, in particolare, dell’assistenza domiciliare dove il fattore umano è indiscutibilmente l’elemento base per la realizzazione delle finalità sociali perseguite.Gli interventi formativi realizzati dall’Associazione Serena rientrano nel quadro di un impegno programmatico assunto dall’Organizzazione e sono finalizzati alla diffusione e all’aggiornamento delle conoscenze teoriche e al potenziamento delle competenze pratiche in ambito di assistenza domiciliare e, più in generale, di “tutela della salute”.Serena Assistenza si prende cura della “formazione continua” dei propri operatori/associati e del periodico aggiornamento delle loro competenze professionali, motivandoli nel contempo a comprendere pienamente il proprio ruolo, le finalità dei propri sforzi. Grazie alla disponibilità di ampi e confortevoli spazi idonei presso la propria sede, Serena Assistenza organizza corsi di formazione specifici e a vari livelli aperti a tutti e, in particolar modo, rivolti a coloro che intendono accostarsi al mondo dell’assistenza e del volontariato, nonché a soggetti coinvolti a vario titolo nella gestione e nel sostegno fisico e morale degli anziani e/o delle persone non autosufficienti.L’operatore che si occupa di assistenza deve essere in grado di gestire a domicilio qualsiasi assisti
to: dal disabile, all’autonomo, dal paziente lucido al paziente affetto da Alzheimer ed essere in grado di fornire risposte sempre più adeguate e misurate alle contingenti realtà, disponendo, nel patrimonio delle proprie conoscenze e capacità, del giusto connubio tra il “sapere”…e il “saper fare”..
Marilena Stufano
Per informazioni rivolgersi a:
Serena Gruppo Assistenza Direzione Organizzativa via Amendola, 174/a70126 Bari tel. [email protected]
Associazione Alzheimer Barilargo Ciaia, 3tel. [email protected]
Formazione professionale
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L’invecchiamento della popolazione costituisce una delle grandi forze che modelleranno l’Europa del XXI secolo con ripercussioni profonde, e potenzialmente negative, sull’andamento dei bilanci pubblici e sul potenziale di crescita, in particolare delle economie sviluppate. I modelli economici che studiano la sostenibilità della spesa pubblica inducono infatti alla conclusione che, senza un profondo ridimensionamento dei sistemi di welfare, l’assorbimento di risorse per i bisogni degli anziani sarà difficilmente compatibile con l’abbassamento della pressione fiscale, la stabilità del debito, il mantenimento di tassi di crescita relativamente elevati.Nella costruzione di questi scenari futuri, ben raramente si prende in considerazione la possibilità di una partecipazione diretta degli anziani al finanziamento delle spese che li riguardano mediante il ricorso a quella parte del loro patrimonio rappresentata dalla casa di abitazione; eppure forse proprio di qui potrebbe derivare un contributo decisivo al superamento della criticità della situazione.Si è infatti registrato in questi anni un notevole e generalizzato incremento, a livello mondiale, dei prezzi relativi delle abitazioni: sia pur con qualche notevole eccezione come quelle di Germania e Giappone dove essi sono diminuiti in termini reali nel periodo 200006, i prezzi reali delle abitazioni nell’area Ocse sono cresciuti al ritmo medio annuo del 6,6% e i valori italiani si collocano in prossimità di questo valore medio. I recenti sviluppi americani mostrano che potrebbe essere iniziata una fase di rallentamento ma le tendenze di luogo periodo fanno supporre che ben difficilmente si perverrà a un’inversione di tendenze di lungo periodo fanno supporre che ben difficilmente si perverrà a un’inversione di tendenza di tale intensità e durata da
cancellare il vantaggio passato.Per rendersi conto delle potenzialità delle abitazioni in questo contesto, occorre tener presente la loro particolare natura finanziaria. Le abitazioni, infatti, forniscono il servizio dell’affitto che può essere goduto direttamente dal proprietario oppure da questi venduto a un affittuario; e il loro valore viene calcolato dal mercato attualizzando (ossia trasportando al presente mediante l’operazione dello sconto) i prevedibili affitti futuri. Esso dipende pertanto dalla domanda di abitazioni, (e quindi dall’affitto che il mercato è disposto a pagare) e dal tasso di mercato al quale si esegue lo sconto; negli ultimi anni la riduzione del costo del denaro (e quindi del tasso) è stata il principale elemento nella crescita del valore ma in un più lungo periodo, l’aumento della popolazione e del benessere lasciano supporre una crescita consistente del livello dell’affitto.I proprietari di case di età anziana sono i principali beneficiari di questo aumento di valore, sia perché la proprietà delle abitazioni è mediamente più diffusa tra gli anziani stessi che tra le altre classi di età, sia perché l’anziano che risiede in casa propria ha davanti a sé un orizzonte temporale più breve durante il quale usufruirà del servizio abitativo. Questo incremento patrimoniale, tuttavia, al momento attuale rimane largamente sulla carta perché è difficile renderlo liquido senza costringere l’anziano a vendere la propria abitazione e a trasferirsi in un’altra più piccola, il che può comportare, tra l’altro, un notevole costo psicologico. Di fatto, nella situazione europea e italiana, l’accresciuto valore della casa costituisce una sorta di una “ricchezza ombra”, della quale cioè non si può disporre, e appare quindi, in via normale, automaticamente destinata con l’eccezione di casi particolari e traumatici a incrementare l’eredità. Al contrario, negli Stati
Uniti e in Gran Bretagna esistono strumenti finanziari che consentono di “monetizzare” gli aumenti di valore dell’abitazione, e di trasferirli almeno in parte sui consumi.Tra di essi spicca lo strumento del reverse mortgage, una forma di prestito garantito dal valore della casa, della quale il proprietario mantiene l’usufrutto. Tale prestito può essere corrisposto in somma unica o come rendita vitalizia e verrà restituito dal proprietario o dagli eredi, eventualmente vendendo la proprietà. Il contratto si configura pertanto come il contrario del mutuo che era stato probabilmente sottoscritto, decenni prima, per acquistare la stessa abitazione, il che giustifica appunto il nome di reverse mortgage. Uno strumento di questo tipo, riservato alle persone anziane, è stato introdotto e disciplinato per legge in Italia nel 2005, ma è rimasto praticamente sulla carta, forse perché ancora sconosciuto al pubblico e perché complice la crisi di altri mutui non “spinto” dal lato dell’offerta.Attraverso questa rendita, l’anziano potrebbe provvedere ad almeno una parte dei suoi bisogni di assistenza (rimanendo, tra l’altro, a casa propria, il che di solito contribuisce all’abbassamento dei costi); questo strumento, di utilità generale, potrebbe essere incoraggiato con appropriati incentivi fiscali. E potrebbe risultare compatibile con la motivazione ereditaria, qualora nel patto sottoscritto dall’anziano venisse stabilito che, in cambio di una rendita più bassa, una parte del valore dell’abitazione deve essere liquidato ai figli.Strumenti finanziari di questo tipo potrebbero aiutare le famiglie a distribuire meglio i loro consumi nel tempo; i suoi riflessi andrebbero ben al di là del campo ristretto dei bisogni degli anziani, in quanto, rendendo possibile un più elevato livello di consumi
Economia: Anziani, la casa è più di un tesoro
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da parte di una fascia crescente della popolazione, costituirebbero una componente aggiuntiva e crescente dei consumi. Appare opportuna, in ogni caso, la ricerca di formulazioni nuove: non è possibile affrontare i problemi degli anziani del XX secolo con tipologie di contratti sorte nel XXI secolo come la cessione della nuda
proprietà, e al mantenimento del solo uso.
Gerardo Cancellarodottore commercialista
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L’avvocato...risponde
Egregio Avvocato, mia figlia, separata dal marito, ha due figli minori. Da anni l’ex coniuge ha fatto perdere le sue tracce e mia figlia non sa ormai dove si trovi. Il Tribunale aveva stabilito a carico dello stesso un assegno mensile per il mantenimento delle figlie minori, che non ha mai versato.Preciso che gli ex suoceri di mia figlia e nonni paterni delle minori stanno bene economicamente. Può essere richiesto a costoro l’assegno di mantenimento per le nipoti?
Angela
L’avvocato risponde...
Gentile sig.ra AngelaIl primo comma dell’art.148 cod.civ. stabilisce che,quando i genitori non hanno sufficienti disponibilità per il mantenimento dei figli, gli altri ascendenti (nonni) non devono provvedere direttamente alle esigenze dei minori, ma devono mettere i genitori in condizioni di farlo. Non devono sostituire questi ultimi, ma aiutarli. L’obbligo degli ascendenti è sussidiario rispetto a quello dei genitori e non opera se non vi è il presupposto dell’incapacità, totale o parziale, di questi.Perché gli ascendenti possano essere obbligati, è irrilevante il fatto che l’incapacità dei genitori derivi da inerzia o cattiva condotta.L’elemento determinante resta lo stato di bisogno dei figli minori.Naturalmente se i nonni possono essere chiamati a sopperire alle mancanze dei genitori e rientrano tra le persone obbligate a garantire la serena crescita dei nipoti, ad essi dovrebbe essere riconosciuto il diritto di frequentare gli stessi, allorché la crisi matrimoniale ed il conseguente affidamento dei minori possono mettere a rischio questa facoltà.Ciò non avveniva prima della legge 54/2006.
Attualmente, l’art.1 della predetta legge stabilisce espressamente che il minore, anche dopo la separazione dei genitori, ha diritto di conservare rapporti significativi con i parenti di ciascun ramo genitoriale.
avv. Antonio D’Addosio
piazza Gramsci, 4970010 Capurso (Ba)
tel. 080.4507036 fax 080.4559653
cell. [email protected]
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Il medico...risponde
Occhio pigro (o Ambliopia), occhio storto (o Strabismo)
I disturbi della vista in età pediatrica sono tanti, ma spesso i genitori sono spinti a fare controllare la vista del loro piccolo quando si accorgono della deviazione di uno o di entrambi gli occhi. Purtroppo la preoccupazione dei genitori è limitata spesso al lato estetico della questione, ma l’oculista, in realtà, è preoccupato prevalentemente del lato funzionale.Alla nascita, la non completa maturazione dei centri nervosi deputati al controllo dei movimenti coniugati degli occhi, si può riflettere in una situazione di “occhio apparentemente storto”; d’altro canto anche una base del naso più larga può ingannare i genitori inducendoli a ritenere il proprio figlio strabico. Col passare del tempo queste situazioni transitorie si attenuano, ma il controllo oculistico è sempre necessario in età pediatrica, al punto che, anche in assenza di qualunque sintomo tutti i bambini dovrebbero essere visitati verso il compimento del quarto anno di età.La motivazione di ciò sta nel fatto che non sempre l’occhio “pigro” è conseguenza, o si manifesta in concomitanza con l’occhio ”storto”. Talvolta bambini con occhi assolutamente allineati rischiano l’ambliopia monolaterale (occhio pigro) semplicemente perché la capacità visiva di un occhio (senza alcuna correzione con occhiali o lenti a contatto) è marcatamente diversa dall’occhio controlaterale, e di conseguenza il cervello del bambino sceglie di “considerare” solo le immagini provenienti dall’ occhio migliore, trascurando le immagini dell’occhio peggiore. A lungo termine, e senza una adeguata diagnosi e terapia, il cervello perderà definitivamente la capacità di riconoscere ed interpretare le immagini dell’occhio peggiore.La necessità, che ha normalmen
te un medico oculista di visitare i pazienti che dimostrino un minimo di collaborazione, non è una condizione assoluta; è possibile in effetti visitare pazienti anche molto piccoli, avvalendosi della retinoscopia (detta anche schiascopia) che permette di calcolare il difetto rifrattivo di ciascun occhio analizzando la direzione dei fasci luminosi riflessi dalla retina illuminata dal retinoscopio. Ponendo quindi lenti di valore crescente davanti all’occhio del piccolo paziente si può calcolare con ottima approssimazione il difetto da correggere con occhiali. Nel caso di piccoli pazienti diffidenti, diventa necessario riuscire ad instaurare un buon rapporto con il bambino, talvolta incontrandolo più di una volta senza concludere nulla di effettivo, ma ponendo le basi per una collaborazione anche minima.Tutto ciò deve avvenire verso i quattro anni di età, poiché dopo i sei anni la maturazione dei centri nervosi deputati al riconoscimento delle immagini raffinate vanno incontro a definitiva maturazione, per cui il trattamento dell’occhio “pigro” dopo tale età risulta troppo spesso deludente. Il cervello che non riceve per troppo tempo immagini nitide, perde la capacità di riconoscere quelle minute e particolareggiate, dando così origine a quella patologia erroneamente detta “occhio pigro”, che in realtà dovrebbe chiamarsi “pigrizia della corteccia cerebrale visiva”.
dott. Ivo Vulpimedico chirurgo
specialista in oculistica
cell. [email protected]
via P. Lembo, 4270124 Bari
tel/fax 080.5429862
orario di segreteria:lunedì - venerdì | 8,00 - 11,00
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L’angolo della poesia...
AMA LA VITA
Ama la vita così com’è, Amala pienamente,
senza pretese.Amala quando ti amano, o
quando ti odiano.Amala quando nessuno
ti capisce, o quando tutti ti comprendono.
Amala quando tutti ti abbandonano, o quando ti
esaltano come un re. Amala quando ti rubano tutto, o
quando te lo regalano. Amala quando ha senso o quando sembra non averlo
nemmeno un po’.Amala nella piena felicità, o nella
solitudine assoluta. Amala quando sei forte, o quando
ti senti debole. Amala quando hai paura, o
quando hai una montagna di coraggio. Amala anche per le
piccolissime gioie.Amala seppure non ti dà ciò che
potrebbe. Amala anche se non è come la
vorresti.Amala ogni volta che nasci ed ogni volta che stai per morire.
Ma non Amare mai senza amore.Non vivere mai senza vita!
Madre Teresa Dissi al cast di uno spettacolo musicale a Calcutta:
«Il vostro lavoro e il miosi completano a vicenda.
Il mondoha più che mai bisogno di quello
che facciamo.Voi date gioia con il vostro
spettacolo e noi facciamo lo stesso
con il nostro servizio. Ed è la stessa
cosa, anche se voi cantate e ballate
e noi puliamo e strofiniamo.Voi riempite il mondo dell’amore
che Dio ci ha dato».
Madre Teresa
Una magiache si rinnova ogni giorno,
ad ogni ora,e in ogni momento!
La musicanon ha confininon ha limiti
non muore mai!Sembra fatta da milioni di note
eppure sono solo sette,che saltellano di qua e di là,
e si insinuano nei nostri pensieri.La musica riesce a sfiorare la
nostra animaa riaccendere i nostri ricordi
ad esaltare le nostre emozioni.E il mondo forse
non potrebbe esistere senza!
anonimo
23
Dicono di noi...
Sommario
Editoriale...pag. 2
a cura di Gerardo Cancellaropag. 3
Socialepag. 4
Non smettere di comunicare,ascolta il mio sguardopag. 6
La stimolazione cognitiva, perché c’è sempre lo spazio per fare qualcosapag. 8
Speciale artepag. 10
Speciale musicapag. 12
Eventi Serenapag. 13
Polvere magicapag. 14
Eventi Serenapag. 15
“Serena Campania”pag. 16
Formazione professionalepag. 17
Economiapag. 18
L’avvocato...rispondepag. 20
Il medico...rispondepag. 21
L’angolo della poesiapag. 22
Dicono di noipag. 23
Sono un ex dipendente Universitario. Da circa due anni, godo dell’assistenza della Cooperativa “Serena”. Il giorno in cui, non sono stato più in grado di gestirmi da solo, avendo perduta mia moglie, venti anni fa, avevo bisogno di una persona che mi assistesse. Mio figlio, consigliato da un amico, fece l’abbonamento alla Cooperativa.A dire il vero ero un po’ scettico, non sapendo chi incontrare. Oggi con cognizione di causa, posso dire, avendo sperimentato tre signore, che si sono succedute nel tempo, che “Serena” è una Cooperativa seria e ben organizzata, per l’assistenza alle persone disabili, e chi ha bisogno di aiuto.
Giorgio Gabrieleassistito
Lavoro nel campo dell’Assistenza sociosanitaria da oltre 20 anni. Ho conosciuto l’associazione Serena per caso accompagnando una mia cugina che avendo fatto l’iscrizione doveva consegnare la documentazione per l’inserimento. Avendo sempre lavorato privatamente mi sembrava inutile iscrivermi ma facendo la conoscenza dei responsabili dell’associazione ebbi una impressione positiva e fiduciosa e quindi decisi di iscrivermi pure io. Capii che era una struttura da poco avviata ma molto seria e che con il passare degli anni si sarebbe affermata nel campo dell’assistenza domiciliare. Presentai la documentazione e fui avviata nel lontano 95 al mio primo incarico.Da allora tanti ne sono seguiti , ho sempre lavorato molto e ho sempre cercato di migliorare le mie doti di assistente sociosanitaria grazie ai corsi e alle riunioni di aggiornamento che periodicamente il gruppo serena ha organizzato. Considero il mio oltre che un lavoro un impegno meraviglioso perché si è in contatto quotidianamente con gente malata che ha bisogno di cure, pazienza, affetto, dedizione. Gli anziani, i disabili si aggrappano con tutte le forza a noi che siamo loro accanto, che li comprendiamo anche quando sono incompresi dai propri famigliari. Noi abbiamo il dovere di impegnarci affinché il nostro sia un supporto e non una sostituzione alla famiglia, non è sempre semplice ma nelle situazioni difficili possiamo sempre contare su una equipe di professionisti che ci sostiene quando ci troviamo in difficoltà.Sono orgogliosa di far parte del Gruppo Serena Assistenza.
Stella Palellaoperatore sociosanitario
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SERENA...MENTEmagazine SERENA|numero 1|anno 2009
magazine delGruppo Serena Assistenza
la presente pubblicazionenon ha periodicità regolare
Redazione
sede direzionale delGruppo Serena Assistenzavia Amendola 174/a70125 Bariwww.assistenzaserena.eu
Segreteria di redazionetel/fax [email protected]@tin.it
Direttore ResponsabileGerardo Cancellaro
Direzione EditorialeAnna Ragone
Progetto Grafico Chiara Loiudice
ImpaginazioneChiara Loiudice
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