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20 e 21 settembre 2009 presso Auditorium La Vallisa Bari speciale evento: “Arte in musica” a cura del Gruppo Serena Assistenza e Associazione Alzheimer Bari Italia magazine SERENA|numero 1|anno 2009 SERENA...MENTE 080.5423300 Assistenza Domiciliare 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno

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20 e 21 settembre 2009presso Auditorium La Vallisa Barispeciale evento:

“Arte in musica”

a cura del Gruppo Serena Assistenzae Associazione Alzheimer Bari Italia

magazine SERENA|numero 1|anno 2009

SERENA...MENTE

080.5423300Assistenza Domiciliare24 ore su 24 per 365 giorni all’anno

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Editoriale

Un tempo il disegno, la pittura, la scultura erano tecniche espressi­ve che potevano essere ideali nella cura della introversione caratte­riale, soprattutto negli adolescen­ti. Oggi le stesse tecniche si sono affinate adattandosi alle persone di ogni fascia di età avvicinandosi alle patologie più disperate: auti­smo, handicap sino a problemi le­gati alla senilità. Sono molti anni ormai che l’arte è stata associata alla psicoterapia fino alla creazio­ne dell’ arte terapia, una disciplina basata principalmente sui campi dell’arte e della psicologia che si uniscono evolvendosi in un’unica nuova entità. Arte e guarigione si intrecciano già nel mondo antico, il desiderio dell’uomo di lasciare la propria impronta e di esprime­re immagini mentali nasce con lui, basti pensare ai graffiti rupe­stri, alle prime forme in terracot­ta, ai riti e ai misteri della musica e della danza ma oggi in ambito educativo e sempre più in quello rieducativo si sente parlare spes­so di arte terapia soprattutto per quanto riguarda i soggetti affetti da psicopatologie o da handicap. In genere si ingloba nel termine arteterapia l’insieme delle tecni­che e delle metodologie che utiliz­zano le attività artistiche visuali (e con un significato più ampio anche musica, danza, marionet­te, teatro si sente infatti parlare di musicoterapia, danza terapia, cromoterapia ecc...) come mezzi terapeutici finalizzati al recupero ed alla crescita della persona nel­la sfera emotiva affettiva e rela­zionale. Attraverso l’espressione artistica facilitata da un artete­rapeuta adeguatamente formato è possibile incrementare la con­sapevolezza di se, fronteggiare situazioni di stress, migliorare le abilità cognitive.Attraverso l’arteterapia si ha la possibilità di attivare risorse che tutti possediamo: la capacità di elaborare il proprio vissuto, dan­dogli una forma e di trasmetterlo creativamente agli altri. Condivi­

dere l’esperienza di un laboratorio espressivo di arte terapia offre ai partecipanti l’opportunità di go­dere del piacere di creare, espri­mere, rielaborare: sentimenti, pensieri, vissuti. A tal proposito il Gruppo Serena Assistenza tra le tante iniziative da settembre pro­pone agli associati e non, il nuo-vo laboratorio artistico con il primo corso di pittura che sarà tenuto dalla artista e pittrice Anna Montaruli.Durante un percorso di stage ho avuto modo di accompagnare del­le studentesse di scuola media superiore ad un convegno dal ti­tolo: “L’arte della cura” un evento che ha affrontato in modo nuovo il tema della cura delle persone anziane e degli adulti non auto­sufficienti. L’arte della cura si è articolato in una mostra d’arte e un convegno e si è rivolto a prota­gonisti e protagoniste della cura: operatori, operatrici, familiari, pazienti e amministratori. Alle persone coinvolte nella cura di un familiare che invecchia o che per­de la propria autosufficienza si è inteso offrire da un lato una map­pa per orientarsi nei servizi socio­sanitari, dall’altro di illuminare quel territorio che viene spesso lasciato in ombra quando si parla della cura e cioè quello relaziona­le, psichico.Ho apprezzato molto il convegno e ne ho condiviso lo spirito…Da anni sono occupata nelle gestione dei servizi di assistenza sociosa­nitaria e nella cura di eventi che possano regalare momenti di se­renità e benessere all’anziano o al familiare, in questa edizione del nostro periodico quindi ci siamo soffermati molto sull’arte e sulla musica dando spazio agli even­ti trascorsi e al prossimo evento che sulla scia del convegno abbia­mo deciso di intitolare “L’arte in Musica…” Un evento che si realizzerà il 20 e il 21 settem-bre 2009 con la collaborazione dell’Associazione Alzheimer di Bari presso l’auditorium

La Vallisa. In programmazione e attuazione corsi di formazio­ne, eventi, convegni e tante altre iniziative che testimoniano con il nostro editoriale il costante im­pegno e la sensibilità dell’intera equipe del Gruppo Serena Assi­stenza. Pagine di testimonianza, approfondimenti, suggerimenti, consigli ma soprattutto pagine che parlano di noi, per raccontare al mondo, fuori da quelle quattro mura, il nostro contributo.

Anna RagoneCoordinatrice Nazionale

Gruppo Serena Assistenza

L’arte non riproduce ciò che è visibile ma rende visibile ciò

che non lo è ( Paul Klee)

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A cura di...Gerardo Cancellaro

Un equilibrio possibile

La storia della civiltà umana può essere vista come il progressivo sviluppo di nuove risorse energe­tiche e di tecnologie volte al loro utilizzo. Anche se è vero che con il passare degli anni la conoscen­za e l’infor mazione stanno acqui­stando sempre più importanza rispetto alla disponibilità di ma­terie prime, ancora oggi l’energia determina, guida, limita e forgia le ca pacità di lavoro in tutti i pro­cessi della società. Nell’attuale fase storica dobbiamo renderei conto che i combustibili fossili sono un regalo irripetibile e quantitativamente limitato che la natura ci ha fatto. Oggi sappia­mo anche che l’uso prolungato di que sto regalo reca gravi danni all’umanità e all’ambiente. Partendo da questi in controver­tibili dati di fatto si delineano nel nostro orizzonte energetico tre stra tegie, fra loro molto diverse. La prima è continuare a utilizzare in modo cre scente i combustibili fossili, cercando di scovare altri giacimenti in ogni angolo della Terra. È la strategia dello struzzo che nasconde la testa perché non vuole vedere. Prima o poi si giun­gerà a un punto in cui i combusti­bili fossili si esauriranno. Prima ancora, for se, sopraggiungerà una crisi ecologica irreversibile. La seconda strategia non vuol far conto sulle energie rinnovabili perché, si dice, non riuscirebbe ro a garantire l’enorme quantità di energia necessa ria all’attuale mo­dello di sviluppo. Per fare in modo che la «crescita» continui, questa strategia punta su un’espansione gigantesca dell’energia nucleare che però, numeri alla mano, ha scarse probabilità di suc cesso sul lungo termine e nulle nel breve periodo. A questo punto è chiaro che il pro­blema energia mette direttamen­te in questione proprio il modello di sviluppo. La terza strategia in­fatti parte dal princi pio che biso­

gna prendere atto dei limiti fisici della biosfera e ridurre i consumi di energia e materie prime. In que­sta prospettiva si fa affidamento sostanzia le sull’espansione delle fonti rinnovabili che, nel lun go termine, diverranno largamente preponderanti. La questione energetica mette quindi l’umanità di fronte a un bi­vio. Da una parte c’è la difesa a ol­tranza dello stile di vita ad altissi­ma intensità energetica dei Paesi ricchi. Uno stile di vita che non si fa carico dei danni dell’ ambiente, non esclude azioni di forza o ad­dirittura di guerra per conquista­re le riserve fos sili residue, non si cura di ridurre le disuguaglianze, si espone ai rischi della prolife­razione nucleare e non prende in considerazione i diritti delle genera zioni future. Dall’ altra si prospetta un cam­biamento radicale dello stile di vita imposto dalla necessità dei vincoli fisici, ma anche accettato come scelta etica: uno stile di vita fondato su bassi consumi energe­tici, sobrietà, sufficienza. Questa seconda alternativa prevede un periodo di transizione nel quale si dovrà progressi vamente ridur­re l’uso dei combustibili fossili, evita re l’espansione del nucleare e sviluppare tutti i tipi di ener­gie rinnovabili, diffuse e non in­quinanti, cia scuna valorizzata a seconda della specificità del ter­ritorio che si considera. Infatti, se oggi non possiamo sa­pere in dettaglio come sarà il si­stema energetico del futuro, pos­siamo però prevedere che ogni co­munità dovrà responsa bilizzarsi su come soddisfare i propri fab­bisogni energetici, facendo conto sulle risorse rinnovabili disponi­bili in quel luogo. È un approccio diametralmente opposto rispetto all’attuale, ove le forniture energetiche arrivano da lontano, spesso da altri continen­ti, in un sistema che derespon­sabilizza completamente il con­sumatore fi nale, illudendolo che

tutto possa continuare all’infi nito e incentivando così lo spreco.

Gerardo Cancellaro

dott. Gerardo Cancellaro

via Amendola 174/4 int.A70125 Bari

tel/fax [email protected]

www.assistenzaserena.eu

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Sociale: Il benefico effetto

Vi è mai capitato di ascoltare una canzone a casa o durante un viag­gio in auto e provare un'imme­diata sensazione di benessere? È incredibile l'influenza che la mu­sica può avere sul tono dell'umo­re e come riesca, col suo effetto rasserenante, a far ritrovare un po' di tranquillità, magari dopo una giornata stressante. Pensia­mo, inoltre, a quanto sia facile che il riascolto di un brano musicale possa evocare nella nostra mente un episodio particolarmente bel­lo della nostra vita, inducendoci a pensare non solo dove e quando si è verificato, ma anche quale sta­to d'animo lo ha caratterizzato. Tali effetti risaputi della musica, dunque, e insieme l'ipotesi che la musica possa agire in maniera positiva anche sulla persona ma­lata hanno lanciato le basi per il costituirsi di una nuova discipli­na dal profilo “terapeutico”: la musicoterapia. Si tratta di una tecnica, di carattere preventivo e terapeutico­riabilitativo, che utilizza la musica, nelle sue innu­merevoli forme, come strumento per intervenire sul disagio e sulla sofferenza. Attualmente, nume­rose e variegate sono le patologie nell'ambito delle quali può essere utilizzata: sindrome di Down, dif­ficoltà di percezione, disturbi del linguaggio, disturbi della sfera emotiva, somatizzazione, ansia, attacchi i panico, fobie, fino ad alterazioni di personalità, all'auti­smo e al supporto per il risveglio dal coma. Nel 2001 l'American Academy of Neurology ha indi­cato la musicoterapia come una tecnica per migliorare le attività funzionali (come la memoria, l'at­tenzione, la coordinazione senso­motoria, ecc.) e ridurre i disturbi del comportamento nel malato di Alzheimer. Ciò è possibile per­ché la musica sembra rivelarsi la via d'accesso privilegiata per con­tattare il cuore dei pazienti che presentano intatte certe abilità e competenze musicali fondamen­tali, nonostante il deterioramen­

to cognitivo dovuto alla malattia. Elemento fondamentale nella musicoterapia è il rapporto di fi­ducia che s'instaura tra paziente e musicoterapeuta, dove il lin­guaggio per comunicare è quello dei suoni. Il musicoterapeuta si pone empaticamente all'ascolto dell'altro per cercare di scoprire come lui viva la realtà, cercando il senso del suo modo di essere e di comportarsi, andando a ricercare non ciò che manca, ma ciò che c'è. In altre parole, il musicoterapeuta suona “dialogando” con le perso­ne di cui si prende cura. Alla pari di una persona anziana, il malato di Alzheimer vive dentro di sé sensazioni di frammentazio­ne, di perdita e depressione che premono sulla sua vita affettiva e sociale, rendendola più fragile e instabile: si viene, così, a rom­pere l’armonicità della persona. Ciò che si cerca di fare ascoltando, cantando e facendo musica con gli strumenti musicali è appunto ricostruire e ritrovare l’equilibrio perduto. Gli obiettivi più specifici che si prefigge la musicoterapia riguar­dano diversi aspetti: maggiore socializzazione, miglioramento del tono d’umore, riattivazione della memoria musicale ed emo­zionale. Si cerca, in questo modo, di sviluppare delle potenzialità e riabilitare alcune funzioni del pa­ziente così da poterne migliora­re l’aspetto interrelazionale e, di conseguenza, la qualità di vita in generale. Come si svolge una seduta di mu­sicoterapia? Di solito, una seduta di musicoterapia con anziani è di gruppo, con un numero che varia dalle 10 alle 15 unità. Anche l'in­tervento con malati di Alzheimer è di gruppo (dalle 5 alle 12 unità, sottoposte a valutazione neurop­sicologica, in modo da garantire la costituzione di un gruppo il più omogeneo possibile). Ciascuna seduta si svolge per la durata di circa un'ora, ma può variare, a se­conda delle esigenze delle perso­

ne e della gravità della malattia di demenza. È importante che ci sia una coerenza spazio­temporale degli incontri, ossia che le sedu­te si svolgano sempre alla stessa ora, nella stessa stanza e con gli stessi operatori, e che i contenuti di ciascuna seduta siano ripeti­tivi, in modo da poter garantire al paziente stabilità e regolarità. Una tecnica spesso adoperata con i malati di Alzheimer consiste nel ricostruire e ricordare una canzo­ne nelle parti che la compongono, quindi il testo, la melodia e il rit­mo così da stimolare, in maniera attiva, la memoria e la produzio­ne linguistica, in una costante atmosfera di tranquillità ed ar­monia. Elemento fondamentale è che le canzoni utilizzate siano conosciute dai pazienti e che, in qualche modo, rimandino alla loro vita passata, così da rendere vivo il ricordo delle loro origini, delle loro emozioni e dei loro vis­suti più profondi. Oltre al canto, si utilizzano attivamente anche degli strumenti musicali semplici, quali tamburi, triangoli, piattini, in modo tale che il paziente non si senta inadeguato, ma che, al con­trario, ritrovi la capacità di con­trollare i suoi movimenti, miglio­rando la coordinazione motoria. Nella stanza, inoltre, sono sempre presenti oggetti della quotidiani­tà, utensili della cucina, barattoli, vecchi strumenti musicali e og­getti del passato. Si cerca, in que­sto modo, di ricreare il clima delle “veglie” serali del passato, quando attorno a un focolare si andava a veglia presso una famiglia di ami­ci o parenti e ci si intratteneva con racconti, canti e balli, nella serena atmosfera di un ambiente familiare. Ed è proprio nella rico­struzione di tale atmosfera che la persona malata di Alzheimer, così come anche di altre patologie degenerative, dimostra agli altri e soprattutto a se stessa la capa­cità di “fare” e di essere creativa, elevando la propria autostima e migliorando, di conseguenza, il

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...della musicoterapia sugli anziani

proprio stato d’animo.In ultima analisi, è bene ricorda­re quanto sia importante che un ciclo di musicoterapia sia accom­pagnato da una collaborazione con le altre figure professionali che operano sullo stesso paziente, al fine di una valutazione qualita­tiva/quantitativa d'insieme, e da un costante rapporto con i fami­liari, proprio perché la visione e la stessa partecipazione al lavoro consente a questi ultimi di verifi­care l'efficacia del trattamento e i cambiamenti intervenuti e offre, in alcuni casi, di scoprire aspetti del proprio anziano o malato ina­spettati e sorprendenti.

Luigia Superti psicologaMilena Dinuzzo psicologa

Staff sede Vicenza

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Non possiamo farne a meno, in maniera consapevole o no comu­nichiamo, agli altri e con gli altri, interagiamo. Comunicare per noi è un bisogno e soddisfarlo è una necessità.Comunichiamo in svariati modi e maniere, parlando, stando in silenzio, piangendo, sgranando gli occhi, indicando, portandoci le mani al volto, sorridendo. Co­munichiamo con le parole, con le immagini, con l’arte, con la musi­ca. Comunichiamo riferendoci al passato (si pensi alla cultura che viene trasmessa da una genera­zione all’altra, o alla narrazione di circostanze od eventi già avve­nuti), al presente (descriviamo la nostra quotidianità e quello che ci circonda) ed al futuro (si ipotizza­no situazioni che devono ancora accadere). Nel pensare alla comunicazio­ne non si può non considerare il linguaggio, una forma di comuni­cazione anzitutto simbolica, che consente di esprimersi, attraver­so parole dette o scritte, e di com­prendere, attraverso parole lette o udite, le sensazioni, i sentimenti, le circostanze che riempiono la nostra vita di significati.L'uomo non è il solo animale che comunica: studi etologici descri­vono infatti una serie di tecniche di comunicazione usate nelle spe­cie animali, quali gesti, atteggia­menti, posture, sguardi, ognuno dei quali possiede una specifica intenzionalità comunicativa. E se tale finalità a noi sfugge è solo perché non siamo in grado di en­trare in sintonia con chi lancia questi messaggi.Ma ora veniamo a noi: perché ci occupiamo della comunicazione nella malattia di Alzheimer? Per­ché spesso chi ne è affetto vive grossi limiti nelle capacità espres­sive e comunicative tanto da ve­dersi etichettato “handicappato della comunicazione”. Le progressive difficoltà nel ge­stire il processo comunicativo attraversano varie fasi: in un pri­

mo momento c'è impoverimen­to, successivamente la perdita dell’aspetto ontologicamente più evoluto della comunicazione, ov­vero la comunicazione verbale. Rimane intatta per lungo tempo invece, la competenza comunica­tiva non verbale: acquistano im­portanza pertanto il tono della voce, la mimica facciale, la distan­za spaziale (prossemica), i gesti. L'uomo sin dalle sue origini ha investito tanto nella comunica­zione verbale così da aver ridotto la capacità di comprensione del­la comunicazione non verbale e di quella empatica, molto spesso considerata accessoria e relega­ta in un ruolo secondario. A ben pensarci però, quando una mam­ma si prende cura di un neonato, si avvale proprio di queste altre competenze comunicative, riesce a comprendere il suo piccolo “leg­gendo” il suo pianto, cogliendo il suo sguardo, interpretando un suo gesto. Nel processo regressivo che la demenza comporta, tutta­via, ci è spesso difficile tornare ad utilizzare questa forma di co­municazione, proprio perché per anni ci siamo avvalsi del linguag­gio, più immediato, più diretto. La difficoltà che si incontra nel co­municare con il paziente è l’aspet­to che più lede il rapporto con i familiari e caregiver, che si trova­no dinanzi qualcuno che non rie­scono più a comprendere. Già dai primi stadi della malattia è op­portuno mettere in atto semplici tecniche per attivare e mantenere viva più a lungo possibile la reci­proca comunicazione. Prendersi cura del paziente Alzheimer ri­chiede innanzitutto ascolto attivo e comprensione dei bisogni. Otti­mizzare la comunicazione con il paziente significa migliorarne la qualità di vita e quindi il benesse­re sia del malato che del familiare.È importante in primo luogo evi­tare che ad un danno organico delle capacità comunicative, che la malattia comporta, si associ un danno “ambientale” determina­

to da una ridotta stimolazione o dall’assenza di stimolazione nei confronti del malato Alzheimer; questo inevitabilmente determi­nerebbe un acutizzarsi delle dif­ficoltà ed una notevole riduzione delle competenze comunicative.Chi soffre di questa malattia è so­litamente un anziano, pertanto la presenza di problemi sensoriali (ipoacusia, visus ridotto, eden­tulia o protesi dentaria) non è da sottovalutare, tutti elementi che rendono più faticoso il processo comunicativo. In tal caso sarebbe opportuno sottoporre il pazien­te a visita specialistica (otorino­laringoiatra, dentista, oculista), proprio per poter smussare tali “barriere comunicative”.Non possiamo tuttavia considera­re i problemi di linguaggio come scissi dall’alterazione di altri pro­cessi cognitivi, quali problemi di memoria, di attenzione, disturbi del campo visivo ed agnosia udi­tiva. Ognuno di questi fattori è molto importante perché rappre­senta un ostacolo ulteriore al pro­cesso comunicativo. Per ottimiz­zare la comunicazione, verbale e non, sarebbe utile avvalersi di un ambiente ben illuminato (in modo che si possa facilitare l’accesso an­che alla decodifica della mimica facciale), e poco rumoroso (per consentire al paziente di focaliz­zarsi su un unico messaggio, sen­za fonti di disturbo). Sarebbe pre­feribile usare messaggi semplici e concreti, brevi e diretti, affermati­vi piuttosto che ipotetici, e “sinto­nizzare” il proprio vocabolario su quello del paziente, esprimendosi magari anche in dialetto, qualora ormai l’uso della lingua italiana dovesse esser perso. È pertinen­te ridurre la distanza prossemica, ovvero parlare al malato stando­gli vicino, mantenere il contatto oculare, ed accompagnare il mes­saggio verbale con una gestualità coerente, promuovendo il con­tatto fisico (carezze o abbracci), per poter trasmettere sicurezza e sostegno. È fondamentale lascia­

Non smettere di comunicare

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re alla persona tutto il tempo ne­cessario per potersi esprimere a modo suo, riconoscendo che il suo comunicato ha un senso. È perti­nente convalidare emotivamente quello che viene espresso, piutto­sto che cercare di focalizzarsi sul significato letterale o superficiale, ed è auspicabile evitare di sosti­tuirsi al suo atto comunicativo anticipando le sue intenzioni. È indispensabile assicurarsi che chi ci sta di fronte si senta apprezzato ed accettato. Sottolineiamo per­tanto che il malato Alzheimer, nonostante i problemi comu-nicativi, non perde la capacità di provare emozioni, o di avere delle idee che vorrebbe condi-videre con altri, e che non è la malattia che “sopprime” la persona, ma i comportamen-ti inadeguati di coloro che lo circondano. Comportamenti che determinano un graduale isola­mento, che implicano la perdita progressiva del piacere di comu­nicare. Comportamenti adotta­ti seguendo l’errata convinzione che “il paziente Alzheimer non comprende”. Comportamenti che tolgono al paziente l’essenza della vita: l’interazione con l’altro.

Anna Maggiolinopsicologa

...ascolta il mio sguardo!

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La stimolazione cognitiva

Superata la fase della diagno­si di malattia di Alzheimer, o di un’altra demenza, così come ac­cade per tutte le malattie, inizia un percorso costellato di dubbi e problemi. Colui che è più vicino alla persona malata (la moglie o il marito, una figlia, un nipote, un qualsiasi parente o, addirittura, l’intera famiglia), indipenden­temente dalla reazione che può sviluppare, in modo quasi natu­rale ed automatico, comincia ad interessarsi della patologia. Vuo­le conoscere i sintomi, si informa sulle cause, inizia a cercare mate­riale e a leggere libri e riviste, di­venta particolarmente attento ad alcuni tipi di programmi televi­sivi, comincia a chiedere in giro, si affida a mani esperte..si lascia travolgere dai dubbi: “cosa signi­fica?”, “cosa comporta?”, “come diventerà?”, “succederà anche a me?” Così inizia a raccogliere in­formazioni e gli verrà detto che la malattia di Alzheimer, così come le altre demenze correlate, vanno a colpire le funzioni della mente, tutte quelle funzioni im­portantissime, dette cognitive, che permettono a ciascuno di noi di costruire una nostra identità e di interagire con il mondo ester­no e con gli altri. E poi, successivamente, una vol­ta comprese e meglio definite le caratteristiche della patologia, le domande, i dubbi e le insicurezze non finiscono..il familiare chiede e si domanda anche “che farma­ci può prendere?”, “lo aiuteran­no?”, “starà meglio?”, “che cosa si può fare?”. E qui la questione si fa interessante perché, quando gli hanno spiegato che la malat­tia è degenerativa, che non può che peggiorare con il tempo, gli avranno quasi sicuramente detto che non si può curare. Un pregiu­dizio piuttosto diffuso consiste nel ritenere che, se una malattia non è guaribile, come l’Aids o un tumore o una demenza degene­rativa, allora la malattia è incura­bile. Bhè..curare non è l’esatto

sinonimo di guarire. Curare una persona con una malattia progressivamente ingrave-scente vuol dire allungargli la vita e migliorarne la qualità, rallentare il peggioramento, mantenere l’autonomia per-sonale del paziente il più a lungo possibile, per poter, di conseguenza, alleviare il cari-co gestionale di chi si prende cura di lui, il cosiddetto care-giver. E per fare tutto questo non basta una prescrizione medica e una scatoletta di pillole. Oltre ai farmaci, diventa necessario un trattamento non farmacologico, le cui diverse tecniche e metodo­logie possono essere riassunte in quella che viene chiamata stimo­lazione cognitiva.La stimolazione cognitiva è un intervento psicologico fon-damentalmente caratterizza-to da un set di esercizi stan-dard specificatamente rivolti alla memoria, all’attenzione, all’orientamento e a tutte le altre funzioni cognitive. I trai­ning cognitivi possono, inoltre, prevedere sia sessioni individuali sia sessioni di gruppo. Nell’ap­proccio di gruppo è necessario che i diversi componenti abbiano un grado di deterioramento omo­geneo, per poter presumere che ciascuno agisca in maniera simile alle tecniche di intervento. Ogni intervento di stimolazione, dun­que gli esercizi, le attività e le mo­dalità che esso utilizza, viene cali­brato secondo il tipo di demenza e secondo il livello di gravità della patologia dei pazienti a cui è rivol­to. Gli esercizi vengono proposti a partire dalle preferenze, attitudi­ni dell’individuo, da una buona valutazione di quelle che sono le abilità compromesse, per poter valorizzare le capacità ancora pre­servate e, inoltre, vengono modi­ficati a seconda dello stato emo­zionale del momento. Un buon intervento di stimolazione, che si propone di essere efficace, senza dubbio utilizza esercizi che hanno

un valore ecologico, cioè che sti­molano le capacità utili al pazien­te nel proprio contesto di vita. Il fatto che il paziente esegua bene un esercizio nel contesto formale importa poco allo psicologo, serve poco al paziente e molto meno al familiare, soprattutto se il bene­ficio che l’esercizio può dare non è generalizzabile alla vita di tutti i giorni. Non è rilevante se il pa­ziente ricorda il giorno in corso o risponde correttamente ad eserci­zi spaziali, se poi a casa è e rimane confuso e disorientato; non è im­portante se un paziente risponde bene ad esercizi logico­linguistici di completamento frasi o sinoni­mi e contrari, se puntualmente fallisce nel quotidiano la sua co­municazione e non è da conside­rarsi successo una corretta rispo­sta a esercizi di riconoscimento, se effettivamente il paziente a casa confonde gli oggetti e li scambia tra loro. In quest’ottica, spesso vengono utilizzati oggetti comuni, vengono create condizio­ni molto familiari e proposte at­tività che rispecchiano situazioni di vita quotidiana, come leggere un giornale, fare una telefonata, cucinare un dolce o preparare un caffè, fare la spesa e maneggiare il denaro. Oltre agli esercizi ecologici, un altro aspetto che indubbiamente aumenta la probabilità di efficacia della stimolazione cognitiva è il fatto che sia intensiva e continua. Questo richiede chiaramente il coinvolgimento di più figure, oltre al neuropsicologo o all’educatore che si occupa della riabilitazione in un setting formale. Diventa, pertanto, necessario il contributo di operatori sanitari e infermieri (soprattutto nel caso di pazienti istituzionalizzati) e maggiormen­te dei familiari. Il familiare può stimolare il genitore, il nonno, il marito o la moglie ammalata an­che tra le mura di casa, in ogni momento della sua giornata, in diverso modo e con svariati stru­menti. Dunque potrebbero rive­

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...perché c’è sempre lo spazio per fare qualcosa

larsi utili le parole di un marito che chiede a sua moglie, malata di Alzheimer, la data del giorno, magari fingendo di averla lui per primo dimenticata … sarebbe te­nera l’immagine di un nipotino che chiede al nonno ammalato di stare accanto a lui e di aiutar­lo nei compiti di matematica … potrebbe servire, nella frenesia della vita quotidiana, trovare due minuti per leggere alla propria suocera, che ha la demenza, una pagina del giornale per cercare di capire la notizia del giorno … sarebbe vantaggioso, oltre che carino, vedere la vecchia signora con Alzheimer che prepara la li­sta della spesa con suo figlio, che scrive sul calendario la data della prossima visita dal medico o che punta la sveglietta per ricordarsi, quando suona, di prendere la sua pillola … sarebbe bello vedere la stessa signora che accompagna sua figlia in camera da letto, men­tre sta rifacendo il letto dei bimbi che sono già a scuola, anche se si limiterà a mettere i cuscini al loro posto … potrebbe essere utile, ol­tre che emozionante, richiedere alla propria mamma ammalata di aiutarci nella preparazione della torta per il pranzo della domeni­ca, quando a tavola siederanno tutti i figli e i nipoti … e potrebbe essere altrettanto commovente vedere il sorriso spuntarle sul viso, quando, a lavoro finito, le verrà detto quanto è stata bra­va, nonostante lei abbia in realtà solo setacciato la farina e passato il burro … E se in questi quadretti ci fosse anche la giusta dose di pazienza, comprensione, accettazione del­la malattia, un po’ di fantasia e versatilità, e prima di tutto tan­to amore, la stimolazione, oltre che un allenamento delle fun­zioni cognitive, costituirebbe, in maniera secondaria ed indiretta, un intervento anche nella sfera emotiva e comportamentale del paziente. Per approcciarsi ad un mondo

così complesso, quale quello di un malato di Alzheimer, è utile un ap­proccio cosiddetto multimodale. È necessario che il paziente venga costantemente stimolato, in va­rie funzioni cognitive, con diversi strumenti e differenti tecniche, da diverse figure, professionali e non, e in diversi momenti e occa­sioni della giornata. La stimola­zione cognitiva e la sua utilità ci ricordano che, malgrado l’ineso­rabile declino della patologia, c’è sempre lo spazio per fare qualco­sa, quello spazio che permette al proprio caro di vivere nel miglio­re dei modi e con dignità, perché inevitabilmente il fisico sfiorisce, certamente il cervello si atrofizza, ma, come ho meravigliosamente letto un giorno, “il cuore non ha rughe”.

Anna Santoruvo psicologa

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Speciale arte

L’arte rende possibile vedere ed esprimere molto più di quello che le parole possono fare, incorpora idee, sentimenti, sogni, aspira­zioni, narra emozioni, da gioia, esprime quello che l’artista por­ta dentro di se…tutto questo ed altro ancora traspare dalle opere dell’artista e pittrice barese Anna Montaruli che abbiamo scelto per l’evento “arte in musica” che Serena Gruppo Assistenza e As­sociazione Alzheimer Bari realiz­zeranno presso l’Auditorium la Vallisa di Bari il 20 e il 21 settem­bre 2009.

Anna Ragone

Dove va la mano là seguono gli occhiDove guardano gli occhi là si dirige la menteDove posa la mente là nasce l'emozioneDove palpita l'emozione là si realizza l'essenza dell'arte

(Abhy Naya Darpana, Trattato Indiano)

INAUGURAZIONE MOSTRA D’ARTE 20 SETTEMBRE ORE 18,00 (PRESSO AUDITORIUM LA VALLISA - BARI)

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Anna Montaruli

Anna Montaruli è nata a Cora­to ma vive ed opera a Bari. Dopo aver conseguito il diploma di Ma­estro d’arte presso l’istituto Stata­le d’Arte della sua città si trasfe­risce a Merida (Venezuela) dove frequenta negli anni 1979­81 la Facoltà di Arte Sperimentale, Incisione e Pittura. Al rientro in Italia nell’anno accademico 1983 consegue il diploma presso l’Ac­cademia di Belle Arti. Negli anni 1991­92 ha seguito il corso di per­fezionamento pittura –incisione presso l’Università del Massachu­setts (USA).

Dicono di lei...“Inserire l’opera di Anna Monta­ruli nei paradigmi dell’arte risa­puta, attribuirle una etichetta o una discendenza è certo non fa­cile. Si direbbe che l’autrice abbia concepito in sogno, la ragnatela delle sue fantasie, libera da rigi­di catechismi e soprattutto dalla banalità del consuetudinario. Se il poeta affrange i versi che nel “cuor gentile” trovano ispirazione calore e colore, assolvendoli dallo stanco cicaleccio della inguaribile quotidianità bizantina, la nostra pittrice non è da meno, quando rivendica a se l’anarchica tensio­ne interiore compatibile con la libertà creativa. Cosi per inserirsi nel circuito, palpitante dell’arte ha elaborato una sua personale espressione delicata e maliosa, che si è fatta stile, come metafora della sua spontaneità. Sono nate cosi le flessuose forme minuta­mente ricamate, la vaporosa te­nuità di un sogno, o di un sogno stesso, le vibrazioni drammati­che. Le ispirazioni si sono nutrite della solitudine di quella solitudi­ne che ha offerto la chiave di quei sogni, di quegli enigmi, di quelle lacerazioni esistenziali che amo­rosamente ricuce”.

prof. Carlo Leone

Hanno inoltre scritto di lei:Manuel De La Fuente, Ednodio Guintero, Leonardo Paez, Omar Castillo, Alberto Alvero, Raffae­le Gallardo, Teodosio Martucci, Giorgio Saponaro, Cataldo Leone, Antonio Tiberio, Francesco Maz­zilli.

Dal 1997 ha partecipato a mostre collettive e personali in Italia, Aruba, Venezuela, Stati Uniti, ri­cevendo riconoscimenti e premi prestigiosi.

A titolo esemplificativo:

1980 ­ Salone De Arte De Occidente (Merida)1981 ­ Galleria Municipal De Arte (Merida)1982 ­ Museo de Arte Contemporaneo (Caracas)1982 ­ Galleria Picasso (Merida)1983 ­ Palazzo di Città Corato (Ba)1983 ­ 47ª Fiera Del Levante Bari1989 ­ S. Giovanni Bosco Istituto Salesiano Bari1991 ­ Spazio Espositivo Promozione Arte Piazza Ferrarese Bari1993 ­ Associazione Culturale Manzoni Art Center Milano1994 ­ Centro Arte Presenze Milano2009 - La Nuova Vernice Bari

Ultima mostra personale organizzata presso la nuova Vernice Bari6 giugno 2009 “Volo Sovrano” presentata da:prof. Antonio Bibbo

Anna Montaruli cell. [email protected]

Laboratorio Artistico:da settembre 2009 sono aperte le iscrizioni per il 10 corso di pittura

Per info:tel. 080.5423300cell. 333.4498342

080.5423300Assistenza Domiciliare24 ore su 24 per 365 giorni all’anno

INAUGURAZIONE MOSTRA D’ARTE 20 SETTEMBRE ORE 18,00 (PRESSO AUDITORIUM LA VALLISA - BARI)

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L’Associazione culturale “Musica & Spettacolo” opera nel settore musicale da un decennio coin­volgendo tutti i suoi artisti, circa quaranta, per la realizzazione di eventi musicali di qualsiasi gene­re.Sotto la direzione artistica del M° Mauro Liuzzi ha realizzato opere tra le quali la colonna sonora del film “LE BANDE” di Lucio Giorda­no, diffuso nei cinema in scala na­zionale, sovvenzionato dall’Inten­denza di Finanza di Bari, dal 2004 collabora con l’ensemble “Barrìo de Tango”, per la realizzazione di concerti e spettacoli di musica contemporanea, jazzistica e po­polare con ospiti quali Daniele di Bonaventura e Alessandro Haber, da tre anni partecipa alle manife­stazione estiva “I fili della cultura” nel centro storico di Monopoli, organizza con il Comune di Ruti­gliano concerti di musica classica e da camera, si presta da partner per eventi culturali organizzati da associazioni quali “I Presidi del libro”, “Rotary Club” ed “Allegra Brigata”, cura serate musicali jazz dell’Hotel Nicolaus Sheraton di Bari ed Hilton di Matera. Tra gli ultimi eventi, il concer­to presso la Sala Giuseppina del Kursaal SantaLucia di Bari del 24

novembre 2008 per la Stagione Concertistica 2008­2009 dell’As­sociazione “Il Coretto” ed il con­certo in beneficenza per l’Asso­ciazione “Save the Children” del 6 febbraio 2009 presso il Teatro Sociale di Fasano. “Viaggiando”, ultimo esperimen­to del M° Mauro Liuzzi, nasce dal tentativo di fondere con autenti­cità più generi e stili musicali riu­scendo a trasmettere la passione e l’amore per la musica che accomu­na ciascuno dei musicisti……… “Quello che sapevamo fare bene da soli, lo facciamo meglio insie­me!

MUSICA

Mauro Liuzzi

Musica & Spettacololargo Garibaldi, 7

Monopoli080.4107498335.5638841348.7441667

[email protected]

PROGRAMMA SEZIONE MUSICALE20 - 21 Settembre 2009ore 21,00“Concerto di Musica multiculturale”di Mauro Liuzzi e la sua band

Tema del concerto20 settembre 2009“ Viaggiando”

È un’esperienza che si vuole re­galare evocando i suoni, i colori, i profumi e le sensazioni del mon­do così diverso e così affascinan­te che ci circonda. Un’esperienza sensoriale in cui si fondono con naturalezza generi e stili musica­li differenti, elementi colti e po­polari, ritmi jazz, canti africani e tango argentino. È tutto questo è possibile non solo per il carattere multiculturale della band ma an­che e soprattutto al virtuosismo la padronanza e la passione per la musica di ciascuno degli esecuto­ri.

Tema del concerto21 settembre 2009“NonsoloBossa Quartet”

I celebri brani della tradizione brasiliana, con particolare riferi­mento ad Antonio Carlos Jobim, si amalgamano con le raffinate melodie della nostra tradizione italiana e le armonie dello swing anni ‘50, creando un forte impat­to emotivo.

Intervento musicale diEt-Hem HaxhiademiMusica da camera con quartetto d’archi, pianoforte e clarinetto.(Conservatorio di Bari)

Speciale musica

CONCERTO MUSICA CULTURALE 20 E 21 SETTEMBRE 2009 ORE 21,00 (PRESSO AUDITORIUM LA VALLISA - BARI)

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Eventi Serena

con il patrocinio

arte

in

20 - 21 settembre 2009 Auditorium La Vallisa - Bari

per la sezione musicacon la partecipazione di:

artista e pittrice:Anna Montaruli

per la sezione artecon la partecipazione di:

musica

info: 080.5423300 - 080.3994455

AssistenzaDomiciliare 24 ore su 24

rassegna culturaledi arte e musicaa cura del GruppoSerena Assistenzae Associazione Alzheimer - ItaliaBari

Mauro Liuzzi Musica & Spettacolo

ingresso libero

BARI

in occasione della XVI giornata mondiale dell'Alzheimer

PROGRAMMA

ore 10.00 - 12.30Incontro dibattito: “Dai familiari ... ai familiari dei pazienti colpiti da malattia di Alzheimer”.Conduce il dr. Pietro Schino Presidente Alzheimer Bari

ore 18.00 - 20.00Inaugurazione mostra d'arte con esposizio-ne quadri della pittrice Anna Montaruli

ore 21.00Concerto del gruppo Musica e Spettacolo di Mauro Liuzzi.

ore 10.00Colori in espansione su ogni superficie Mostra magliette dipinte a manosul tema dell'Alzheimer dal gruppo NuRis.

ore 18.00 Proiezione del cortometraggio : “Ogni Giorno” (produzione Sky cinema e Nuvola Film) con Stefania Sandrelli e Carlo delle Piane. Regia di Francesco Felli.

ore 21.00Saggio musicale dell'artista Et-Hem Haxhiademi (Conservatorio di Bari )

ore 21.30Concerto dei " Nonsolobossa Quartet "

domenica 20 settembre lunedì 21 settembre

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CENTRO DIURNOPER PAZIENTI “ALZHEIMER”

GESTIONE REAN s.r.l.

CONCERTO MUSICA CULTURALE 20 E 21 SETTEMBRE 2009 ORE 21,00 (PRESSO AUDITORIUM LA VALLISA - BARI)

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Polvere magica

Introduzione

La musica è polvere magica. Ma sono le nostre emozioni a fare fuoco. è azione, impatto, movi­mento, corpo a corpo.è qualcosa che picchia contro la gabbia toracica, che grida dal­le feritoie del nostro inconscio tutto il suo disperato bisogno di uscire allo scoperto. Di trovare il suo spazio e il suo tempo pre­scindendo dal nostro, è un modo per raccordare i nostri sentimenti più reconditi, la valvola di sfogo alla banale continuità del nostro esistere, è tutto ciò che sappiamo delle nostre vite ma non riusci­remmo ad ammettere neppure con noi stessi.

L’anziano e la musica

L'anziano, anche quello che non ha ricevuto un'educazione mu­sicale, ha una competenza espe­rienziale in tutto quello che con­cerne il campo sonoro­musicale: la conoscenza di canti, il ricordo di eventi sonori per lui significa­tivi, le pratiche sociali inerenti la musica come il ballo, le serenate, i cantastorie, gli strumenti musica­li. Questo bagaglio sonoro­musi­cale che l'anziano si porta dentro, che lo accompagna, che parla del­la sua storia, del suo vissuto, dei suoi sentimenti, delle sua sensi­bilità, delle vicende passate, della sua cultura diventa materiale.L'anziano è, dunque, considerato una persona ancora ricca di po­tenzialità, di speranze, di desideri e di bisogni da attivare, conser­vare, preservare e rispettare. La musicoterapia lavora sulle parti sane dell'anziano e suo obiettivo primario è quello di valorizzare tutte le potenzialità residue; la musica diventa così un mezzo per prendersi cura degli anziani trop­po nostalgicamente legati al pas­sato e quindi incapaci di vivere un presente proiettato nel futuro, e degli anziani che presentano pro­

Magica la musica!Accende ricordi lontani,

culla sogni futuri e cura le ferite

dell’anima dell'ANZIANO invitandola a danzare,tra la spuma del mare,

un leggiadro balloverso la libertà

di gesti e pensieri!

Chiara Loiudice

blemi di depressione, aiutandoli ad accettare il proprio processo di invecchiamento.

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Eventi Serena

Nell'ambito della propria attività, l'Associazione Serena sede di Fog­gia ha promosso una serie di iniziative locali di incontro e svago, con l'obiettivo di favorire la sensibilizzazione della collettività alle temati­che delle persone anziane, offrendo spunti di approfondimento e co­noscenza diretta delle loro esigenze e contribuire alla loro integrazione nel tessuto sociale attraverso la partecipazione attiva e un concreto coinvolgimento.“Festa d'estate”: si è svolta lunedì 20 luglio, alle ore 18,30, con la preziosa collaborazione e grazie alla disponibilità della dottoressa Robustelli, direttrice sanitaria, e del dottor Rizzi, direttore amministrativo del Centro Polivalente “Don Uva” - Ospedale Santa Maria Bambina, nel cortile della struttura in via Lucera 110 Foggia.All’evento, organizzato in favore degli anziani residenti del Centro Don Uva e dei propri amici e familiari, hanno partecipato inoltre gli opera­tori, i volontari, gli assistenti e l’intera equipe organizzativa dell’Asso­ciazione Serena Onlus, nonché il musicista e animatore Sergio Croce che ha allietato l’occasione con uno spettacolo di intrattenimento.

L’Associazione Serena Onlus in collaborazione con la scuola di musi­ca “ Friederyk Chopin” ha organizzato l’evento “Concerto in Cortile”. Concerto in cortile ha voluto rappresentare prima di tutto una diversa modalità di utilizzo e di appropriazione di spazi di cui spesso non ci ac­corgiamo, infatti il saggio di musica si è svolto nel cortile di viale Vene­zia Giulia 73 sede dell’Associazione ad Andria. Si è voluto capovolgere lo schema per cui devono essere i cittadini ad andare verso la musica, Concerto in cortile invece, ha portato la musica direttamente nelle case dei cittadini attraverso la scuola di musica Chopin che in questa ma­niera ha allargato i suoi orizzonti. Per ultimo ma non per importanza, la possibilità per gli anziani a volte soli, di passare un po’ di tempo in­sieme ad altra gente ad ascoltare musica grazie all’Associazione Serena Onlus che in questi anni con il suo lavoro, la sua presenza e le sue ini­ziative ha aiutato e assistito tanti anziani.

Sede Andria

Sede Foggia

080.5423300Assistenza Domiciliare24 ore su 24 per 365 giorni all’anno

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Staff sede Napoli

Dalla sede di Napoli, una storia da raccontare…

Una signora ci chiama, così come ci chiamano tanti altri, con tono normale, chiedendoci di poter of­frire Assistenza almeno nelle ore serali ad uno zio che vive solo, af­fetto dal morbo di Alzheimer.Ci rechiamo prontamente all’in­dirizzo indicato, in una delle zone più prestigiose di Napoli ed, aper­ta la porta di ingresso, restiamo soffocati dall’aria maleodorante che ristagnava, finestre e balco­ni completamente chiusi, chissà da quanto tempo, le tapparelle abbassate, buio pesto alle 12 del mese di Maggio.I mobili antichi e pregiati incro­stati da polvere e sporcizia di lun­ghi mesi, il bagno inaccessibile, la vasca colma di sacchetti neri, pie­ni di pannoloni usati.La cucina, unta e sommersa di stoviglie sporche da settimane, con un piatto diventato quasi nero nel quale vi erano otto pol­pette rancide.Poco dopo abbiamo appreso che ogni due di quelle polpette rap­presentavano il “pasto quotidia­no”, sempre lo stesso, di Antonio (così lo chiamiamo in questa sto­ria per lasciargli almeno gli onori dell’anonimato).

Antonio, circa 80 enne, era fino a qualche anno fa un signore mol­to distinto, di animo nobile, socio fondatore e sostenitore di una prestigiosa sede di Associazione Cattolica, dopo aver svolto una vita di lavoro al servizio della città di Napoli.Oggi Antonio si presenta a noi in un letto sporco senza luce, con una maglia di lana diventata co­lore del carbone, senza pantaloni, defraudato della propria dignità seppure sprigionando un’energia soffocata, ma visibile, scalpitando e chiedendo senza parole, a ge­sti, di poter essere aiutato perché forse, se aiutato potrebbe ancora farcela…Dopo alcuni mesi di Assistenza con un nostro valido operatore, abbiamo notato quasi rinascere Antonio ma purtroppo i mezzi per continuare questo gratifican­te sostegno sanitario e sociale stanno terminando. Speriamo solo la prossima volta di poter raccontare in senso positivo la continuazione di questa storia.

dott. Domenico Lamarra

Il Gruppo Serena Assistenza è at­tivo nella sede di Napoli con l’As­sociazione Serena Onlus e con la Cooperativa “Serena Campania” da aprile 2008. La Cooperativa “Serena Campania” ha aderito agli stessi principi etici, gli stes­si obiettivi e la stessa “mission” del Gruppo Serena Assistenza nascendo e operando con finali­tà di offrire servizi di assistenza domiciliare e residenziale. Du­rante il percorso di confronto che quotidianamente viene svolto dall’equipe Serena Campania nel­la presa in carico dei propri assi­stiti il dottor Lamarra Domenico responsabile delle sede di Napoli pur abituato a confrontarsi quoti­dianamente con condizioni di vita difficile e tristi è rimasto partico­larmente colpito da una situazio­ne che sarà di seguito raccontata.Nell’indecisione di pubblicare l’ar­ticolo ha prevalso la voglia di far emergere le situazioni di degrado ancora purtroppo esistenti e sti­molare le coscienze e la sensibilità dei lettori.

Anna Ragone

Sede Napoli:Serena CampaniaGruppo Serena Assistenzavia Benhur 59 Per info: segreteria [email protected] domiciliare 24 ore su 24 per 365 giorni all'anno e servizio di reperibilità badanti.

“Serena Campania”

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080.5423300Assistenza Domiciliare24 ore su 24 per 365 giorni all’anno

TECNICHE DI AIUTO NELLA MALATTIA DI ALZHEIMERcorso organizzato in collabora-zione con l’Associazione Alzhei-mer Bari

CORSO DI PRIMO SOCCORSOcorso organizzato in collabora-zione con Croce Rossa Italiana

Tra il Sapere e il saper “fare”

Nell’ambito delle diverse attività svolte dall’Associazione Serena Assistenza, particolare impegno è dedicato alla Formazione Pro­fessionale di operatori in ambito socio sanitario e assistenziale, sul territorio locale. L’impiego di risorse umane com­petenti, qualificate e motivate rappresenta per ogni tipo di orga­nizzazione l’elemento fondamen­tale che fa la differenza in termini di efficienza e qualità, ancor più nel settore dei servizi alla persona e, in particolare, dell’assistenza domiciliare dove il fattore uma­no è indiscutibilmente l’elemento base per la realizzazione delle fi­nalità sociali perseguite.Gli interventi formativi realizza­ti dall’Associazione Serena rien­trano nel quadro di un impegno programmatico assunto dall’Or­ganizzazione e sono finalizzati alla diffusione e all’aggiornamen­to delle conoscenze teoriche e al potenziamento delle competenze pratiche in ambito di assistenza domiciliare e, più in generale, di “tutela della salute”.Serena Assistenza si prende cura della “formazione continua” dei propri operatori/associati e del periodico aggiornamento delle loro competenze professionali, motivandoli nel contempo a com­prendere pienamente il proprio ruolo, le finalità dei propri sforzi. Grazie alla disponibilità di ampi e confortevoli spazi idonei presso la propria sede, Serena Assisten­za organizza corsi di formazione specifici e a vari livelli aperti a tut­ti e, in particolar modo, rivolti a coloro che intendono accostarsi al mondo dell’assistenza e del volon­tariato, nonché a soggetti coin­volti a vario titolo nella gestione e nel sostegno fisico e morale degli anziani e/o delle persone non au­tosufficienti.L’operatore che si occupa di assi­stenza deve essere in grado di ge­stire a domicilio qualsiasi assisti­

to: dal disabile, all’autonomo, dal paziente lucido al paziente affetto da Alzheimer ed essere in grado di fornire risposte sempre più ade­guate e misurate alle contingenti realtà, disponendo, nel patrimo­nio delle proprie conoscenze e ca­pacità, del giusto connubio tra il “sapere”…e il “saper fare”..

Marilena Stufano

Per informazioni rivolgersi a:

Serena Gruppo Assistenza Direzione Organizzativa via Amendola, 174/a70126 Bari tel. [email protected]

Associazione Alzheimer Barilargo Ciaia, 3tel. [email protected]

Formazione professionale

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L’invecchiamento della popola­zione costituisce una delle grandi forze che modelleranno l’Europa del XXI secolo con ripercussioni profonde, e potenzialmente ne­gative, sull’andamento dei bilanci pubblici e sul potenziale di cresci­ta, in particolare delle economie sviluppate. I modelli economici che studiano la sostenibilità del­la spesa pubblica inducono infat­ti alla conclusione che, senza un profondo ridimensionamento dei sistemi di welfare, l’assorbimento di risorse per i bisogni degli anzia­ni sarà difficilmente compatibile con l’abbassamento della pressio­ne fiscale, la stabilità del debito, il mantenimento di tassi di crescita relativamente elevati.Nella costruzione di questi scena­ri futuri, ben raramente si prende in considerazione la possibilità di una partecipazione diretta de­gli anziani al finanziamento delle spese che li riguardano mediante il ricorso a quella parte del loro patrimonio rappresentata dalla casa di abitazione; eppure forse proprio di qui potrebbe derivare un contributo decisivo al supera­mento della criticità della situa­zione.Si è infatti registrato in questi anni un notevole e generalizzato incremento, a livello mondiale, dei prezzi relativi delle abitazioni: sia pur con qualche notevole ec­cezione come quelle di Germania e Giappone dove essi sono dimi­nuiti in termini reali nel periodo 2000­06, i prezzi reali delle abita­zioni nell’area Ocse sono cresciuti al ritmo medio annuo del 6,6% e i valori italiani si collocano in prossimità di questo valore me­dio. I recenti sviluppi americani mostrano che potrebbe essere iniziata una fase di rallentamento ma le tendenze di luogo periodo fanno supporre che ben difficil­mente si perverrà a un’inversione di tendenze di lungo periodo fan­no supporre che ben difficilmente si perverrà a un’inversione di ten­denza di tale intensità e durata da

cancellare il vantaggio passato.Per rendersi conto delle poten­zialità delle abitazioni in questo contesto, occorre tener presente la loro particolare natura finan­ziaria. Le abitazioni, infatti, for­niscono il servizio dell’affitto che può essere goduto direttamente dal proprietario oppure da questi venduto a un affittuario; e il loro valore viene calcolato dal mercato attualizzando (ossia trasportando al presente mediante l’operazione dello sconto) i prevedibili affit­ti futuri. Esso dipende pertanto dalla domanda di abitazioni, (e quindi dall’affitto che il mercato è disposto a pagare) e dal tasso di mercato al quale si esegue lo scon­to; negli ultimi anni la riduzione del costo del denaro (e quindi del tasso) è stata il principale elemen­to nella crescita del valore ma in un più lungo periodo, l’aumento della popolazione e del benesse­re lasciano supporre una crescita consistente del livello dell’affitto.I proprietari di case di età anzia­na sono i principali beneficiari di questo aumento di valore, sia per­ché la proprietà delle abitazioni è mediamente più diffusa tra gli anziani stessi che tra le altre clas­si di età, sia perché l’anziano che risiede in casa propria ha davanti a sé un orizzonte temporale più breve durante il quale usufruirà del servizio abitativo. Questo in­cremento patrimoniale, tuttavia, al momento attuale rimane larga­mente sulla carta perché è difficile renderlo liquido senza costringe­re l’anziano a vendere la propria abitazione e a trasferirsi in un’al­tra più piccola, il che può compor­tare, tra l’altro, un notevole costo psicologico. Di fatto, nella situa­zione europea e italiana, l’accre­sciuto valore della casa costituisce una sorta di una “ricchezza om­bra”, della quale cioè non si può disporre, e appare quindi, in via normale, automaticamente desti­nata con l’eccezione di casi parti­colari e traumatici a incrementare l’eredità. Al contrario, negli Stati

Uniti e in Gran Bretagna esisto­no strumenti finanziari che con­sentono di “monetizzare” gli au­menti di valore dell’abitazione, e di trasferirli almeno in parte sui consumi.Tra di essi spicca lo strumento del reverse mortgage, una forma di prestito garantito dal valore della casa, della quale il proprie­tario mantiene l’usufrutto. Tale prestito può essere corrisposto in somma unica o come rendita vita­lizia e verrà restituito dal proprie­tario o dagli eredi, eventualmente vendendo la proprietà. Il contrat­to si configura pertanto come il contrario del mutuo che era sta­to probabilmente sottoscritto, decenni prima, per acquistare la stessa abitazione, il che giustifica appunto il nome di reverse mor­tgage. Uno strumento di questo tipo, riservato alle persone anzia­ne, è stato introdotto e disciplina­to per legge in Italia nel 2005, ma è rimasto praticamente sulla car­ta, forse perché ancora sconosciu­to al pubblico e perché complice la crisi di altri mutui non “spinto” dal lato dell’offerta.Attraverso questa rendita, l’an­ziano potrebbe provvedere ad al­meno una parte dei suoi bisogni di assistenza (rimanendo, tra l’al­tro, a casa propria, il che di soli­to contribuisce all’abbassamento dei costi); questo strumento, di utilità generale, potrebbe essere incoraggiato con appropriati in­centivi fiscali. E potrebbe risulta­re compatibile con la motivazio­ne ereditaria, qualora nel patto sottoscritto dall’anziano venisse stabilito che, in cambio di una rendita più bassa, una parte del valore dell’abitazione deve essere liquidato ai figli.Strumenti finanziari di questo tipo potrebbero aiutare le fami­glie a distribuire meglio i loro consumi nel tempo; i suoi riflessi andrebbero ben al di là del campo ristretto dei bisogni degli anzia­ni, in quanto, rendendo possibile un più elevato livello di consumi

Economia: Anziani, la casa è più di un tesoro

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da parte di una fascia crescente della popolazione, costituirebbe­ro una componente aggiuntiva e crescente dei consumi. Appare opportuna, in ogni caso, la ricerca di formulazioni nuove: non è pos­sibile affrontare i problemi degli anziani del XX secolo con tipolo­gie di contratti sorte nel XXI se­colo come la cessione della nuda

proprietà, e al mantenimento del solo uso.

Gerardo Cancellarodottore commercialista

080.5423300Assistenza Domiciliare24 ore su 24 per 365 giorni all’anno

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L’avvocato...risponde

Egregio Avvocato, mia figlia, se­parata dal marito, ha due figli mi­nori. Da anni l’ex coniuge ha fatto perdere le sue tracce e mia figlia non sa ormai dove si trovi. Il Tri­bunale aveva stabilito a carico del­lo stesso un assegno mensile per il mantenimento delle figlie minori, che non ha mai versato.Preciso che gli ex suoceri di mia figlia e nonni paterni delle mino­ri stanno bene economicamen­te. Può essere richiesto a costoro l’assegno di mantenimento per le nipoti?

Angela

L’avvocato risponde...

Gentile sig.ra AngelaIl primo comma dell’art.148 cod.civ. stabilisce che,quando i geni­tori non hanno sufficienti dispo­nibilità per il mantenimento dei figli, gli altri ascendenti (nonni) non devono provvedere diretta­mente alle esigenze dei minori, ma devono mettere i genitori in condizioni di farlo. Non devono sostituire questi ultimi, ma aiu­tarli. L’obbligo degli ascendenti è sussidiario rispetto a quello dei genitori e non opera se non vi è il presupposto dell’incapacità, tota­le o parziale, di questi.Perché gli ascendenti possano es­sere obbligati, è irrilevante il fatto che l’incapacità dei genitori derivi da inerzia o cattiva condotta.L’elemento determinante resta lo stato di bisogno dei figli minori.Naturalmente se i nonni possono essere chiamati a sopperire alle mancanze dei genitori e rientrano tra le persone obbligate a garanti­re la serena crescita dei nipoti, ad essi dovrebbe essere riconosciuto il diritto di frequentare gli stessi, allorché la crisi matrimoniale ed il conseguente affidamento dei minori possono mettere a rischio questa facoltà.Ciò non avveniva prima della leg­ge 54/2006.

Attualmente, l’art.1 della predet­ta legge stabilisce espressamente che il minore, anche dopo la sepa­razione dei genitori, ha diritto di conservare rapporti significativi con i parenti di ciascun ramo ge­nitoriale.

avv. Antonio D’Addosio

piazza Gramsci, 4970010 Capurso (Ba)

tel. 080.4507036 fax 080.4559653

cell. [email protected]

080.5423300Assistenza Domiciliare24 ore su 24 per 365 giorni all’anno

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Il medico...risponde

Occhio pigro (o Ambliopia), occhio storto (o Strabismo)

I disturbi della vista in età pedia­trica sono tanti, ma spesso i geni­tori sono spinti a fare controllare la vista del loro piccolo quando si accorgono della deviazione di uno o di entrambi gli occhi. Purtrop­po la preoccupazione dei genitori è limitata spesso al lato estetico della questione, ma l’oculista, in realtà, è preoccupato prevalente­mente del lato funzionale.Alla nascita, la non completa ma­turazione dei centri nervosi de­putati al controllo dei movimenti coniugati degli occhi, si può riflet­tere in una situazione di “occhio apparentemente storto”; d’altro canto anche una base del naso più larga può ingannare i genitori in­ducendoli a ritenere il proprio fi­glio strabico. Col passare del tem­po queste situazioni transitorie si attenuano, ma il controllo oculi­stico è sempre necessario in età pediatrica, al punto che, anche in assenza di qualunque sintomo tutti i bambini dovrebbero essere visitati verso il compimento del quarto anno di età.La motivazione di ciò sta nel fat­to che non sempre l’occhio “pigro” è conseguenza, o si manifesta in concomitanza con l’occhio ”stor­to”. Talvolta bambini con occhi assolutamente allineati rischiano l’ambliopia monolaterale (occhio pigro) semplicemente perché la capacità visiva di un occhio (sen­za alcuna correzione con occhiali o lenti a contatto) è marcatamen­te diversa dall’occhio controlate­rale, e di conseguenza il cervello del bambino sceglie di “considera­re” solo le immagini provenienti dall’ occhio migliore, trascurando le immagini dell’occhio peggio­re. A lungo termine, e senza una adeguata diagnosi e terapia, il cervello perderà definitivamente la capacità di riconoscere ed in­terpretare le immagini dell’occhio peggiore.La necessità, che ha normalmen­

te un medico oculista di visitare i pazienti che dimostrino un mini­mo di collaborazione, non è una condizione assoluta; è possibile in effetti visitare pazienti anche molto piccoli, avvalendosi della retinoscopia (detta anche schia­scopia) che permette di calcolare il difetto rifrattivo di ciascun oc­chio analizzando la direzione dei fasci luminosi riflessi dalla retina illuminata dal retinoscopio. Po­nendo quindi lenti di valore cre­scente davanti all’occhio del pic­colo paziente si può calcolare con ottima approssimazione il difetto da correggere con occhiali. Nel caso di piccoli pazienti diffidenti, diventa necessario riuscire ad in­staurare un buon rapporto con il bambino, talvolta incontrandolo più di una volta senza concludere nulla di effettivo, ma ponendo le basi per una collaborazione anche minima.Tutto ciò deve avvenire verso i quattro anni di età, poiché dopo i sei anni la maturazione dei centri nervosi deputati al riconoscimen­to delle immagini raffinate vanno incontro a definitiva maturazio­ne, per cui il trattamento dell’oc­chio “pigro” dopo tale età risulta troppo spesso deludente. Il cer­vello che non riceve per troppo tempo immagini nitide, perde la capacità di riconoscere quelle mi­nute e particolareggiate, dando così origine a quella patologia er­roneamente detta “occhio pigro”, che in realtà dovrebbe chiamarsi “pigrizia della corteccia cerebrale visiva”.

dott. Ivo Vulpimedico chirurgo

specialista in oculistica

cell. [email protected]

via P. Lembo, 4270124 Bari

tel/fax 080.5429862

orario di segreteria:lunedì - venerdì | 8,00 - 11,00

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L’angolo della poesia...

AMA LA VITA

Ama la vita così com’è, Amala pienamente,

senza pretese.Amala quando ti amano, o

quando ti odiano.Amala quando nessuno

ti capisce, o quando tutti ti comprendono.

Amala quando tutti ti abbandonano, o quando ti

esaltano come un re. Amala quando ti rubano tutto, o

quando te lo regalano. Amala quando ha senso o quando sembra non averlo

nemmeno un po’.Amala nella piena felicità, o nella

solitudine assoluta. Amala quando sei forte, o quando

ti senti debole. Amala quando hai paura, o

quando hai una montagna di coraggio. Amala anche per le

piccolissime gioie.Amala seppure non ti dà ciò che

potrebbe. Amala anche se non è come la

vorresti.Amala ogni volta che nasci ed ogni volta che stai per morire.

Ma non Amare mai senza amore.Non vivere mai senza vita!

Madre Teresa Dissi al cast di uno spettacolo musicale a Calcutta:

«Il vostro lavoro e il miosi completano a vicenda.

Il mondoha più che mai bisogno di quello

che facciamo.Voi date gioia con il vostro

spettacolo e noi facciamo lo stesso

con il nostro servizio. Ed è la stessa

cosa, anche se voi cantate e ballate

e noi puliamo e strofiniamo.Voi riempite il mondo dell’amore

che Dio ci ha dato».

Madre Teresa

Una magiache si rinnova ogni giorno,

ad ogni ora,e in ogni momento!

La musicanon ha confininon ha limiti

non muore mai!Sembra fatta da milioni di note

eppure sono solo sette,che saltellano di qua e di là,

e si insinuano nei nostri pensieri.La musica riesce a sfiorare la

nostra animaa riaccendere i nostri ricordi

ad esaltare le nostre emozioni.E il mondo forse

non potrebbe esistere senza!

anonimo

Page 23: serenamente

23

Dicono di noi...

Sommario

Editoriale...pag. 2

a cura di Gerardo Cancellaropag. 3

Socialepag. 4

Non smettere di comunicare,ascolta il mio sguardopag. 6

La stimolazione cognitiva, perché c’è sempre lo spazio per fare qualcosapag. 8

Speciale artepag. 10

Speciale musicapag. 12

Eventi Serenapag. 13

Polvere magicapag. 14

Eventi Serenapag. 15

“Serena Campania”pag. 16

Formazione professionalepag. 17

Economiapag. 18

L’avvocato...rispondepag. 20

Il medico...rispondepag. 21

L’angolo della poesiapag. 22

Dicono di noipag. 23

Sono un ex dipendente Univer­sitario. Da circa due anni, godo dell’assistenza della Cooperati­va “Serena”. Il giorno in cui, non sono stato più in grado di gestir­mi da solo, avendo perduta mia moglie, venti anni fa, avevo bi­sogno di una persona che mi as­sistesse. Mio figlio, consigliato da un amico, fece l’abbonamento alla Cooperativa.A dire il vero ero un po’ scettico, non sapendo chi incontrare. Oggi con cognizione di causa, posso dire, avendo sperimentato tre si­gnore, che si sono succedute nel tempo, che “Serena” è una Coope­rativa seria e ben organizzata, per l’assistenza alle persone disabili, e chi ha bisogno di aiuto.

Giorgio Gabrieleassistito

Lavoro nel campo dell’Assistenza sociosanitaria da oltre 20 anni. Ho conosciuto l’associazione Se­rena per caso accompagnando una mia cugina che avendo fatto l’iscrizione doveva consegnare la documentazione per l’inseri­mento. Avendo sempre lavorato privatamente mi sembrava inu­tile iscrivermi ma facendo la co­noscenza dei responsabili dell’as­sociazione ebbi una impressione positiva e fiduciosa e quindi decisi di iscrivermi pure io. Capii che era una struttura da poco avviata ma molto seria e che con il passare degli anni si sarebbe affermata nel campo dell’assistenza domici­liare. Presentai la documentazio­ne e fui avviata nel lontano 95 al mio primo incarico.Da allora tanti ne sono seguiti , ho sempre lavorato molto e ho sem­pre cercato di migliorare le mie doti di assistente sociosanitaria grazie ai corsi e alle riunioni di ag­giornamento che periodicamente il gruppo serena ha organizzato. Considero il mio oltre che un la­voro un impegno meraviglioso perché si è in contatto quotidia­namente con gente malata che ha bisogno di cure, pazienza, affetto, dedizione. Gli anziani, i disabili si aggrappano con tutte le forza a noi che siamo loro accanto, che li comprendiamo anche quando sono incompresi dai propri fami­gliari. Noi abbiamo il dovere di impegnarci affinché il nostro sia un supporto e non una sostitu­zione alla famiglia, non è sempre semplice ma nelle situazioni diffi­cili possiamo sempre contare su una equipe di professionisti che ci sostiene quando ci troviamo in difficoltà.Sono orgogliosa di far parte del Gruppo Serena Assistenza.

Stella Palellaoperatore sociosanitario

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SERENA...MENTEmagazine SERENA|numero 1|anno 2009

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la presente pubblicazionenon ha periodicità regolare

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sede direzionale delGruppo Serena Assistenzavia Amendola 174/a70125 Bariwww.assistenzaserena.eu

Segreteria di redazionetel/fax [email protected]@tin.it

Direttore ResponsabileGerardo Cancellaro

Direzione EditorialeAnna Ragone

Progetto Grafico Chiara Loiudice

ImpaginazioneChiara Loiudice

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specialistica• Supporto psicologico e con­

sulenza familiare• Cure parasanitarie podologo,

fisioterapista, odontotecnico• Sportello informativo su

tutte le istituzioni e i servizi del territorio

• Esami diagnostici a domicilio• Gestione e appalti di strut­

ture assistenziali, sanitarie e case di riposo

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