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1 SENZA L’IMPRESA NON C’E’ SARDEGNA Elezioni Regionali 16 febbraio 2014

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SENZA L’IMPRESA NON C’E’ SARDEGNA

Elezioni Regionali

16 febbraio 2014

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COMMERCIO TURISMO E SERVIZI:LE IMPRESE

E

I LORO IMPRENDITORI

Chi siamo

Confcommercio Imprese per l’Italia Sardegna è l’Organizzazione di

rappresentanza delle quattro Associazioni Territoriali provinciali e delle

Federazioni di categoria aderenti al sistema Confcommercio. In qualità di

Associazione regionale maggiormente rappresentativa nei settori Commercio,

Turismo e Servizi secondo le norme previste dalla legge 580/93, rappresenta

gli interessi delle aziende interagendo con le Istituzioni, con gli organismi

pubblici e privati, con le forze politiche, sociali, economiche e sindacali che

operano a livello sardo.

Rappresentiamo il 38% del Prodotto Interno Lordo Regionale, 70.000 imprese

e 160.000 addetti, siamo la vera infrastruttura del territorio.

Diamo vita alle città ed ai piccoli paesi, qualifichiamo le periferie rendiamo la

Sardegna attrattivamente turistica e creiamo servizi per i cittadini ed i turisti.

La crisi ha colpito pesantemente i nostri settori causa il calo del prodotto

interno lordo regionale del 2,8%1 e della conseguente contrazione dei consumi

con una media di meno 2,9% annuo2

Riduzioni che vengono confermate dagli ultimi dati Unioncamere al 31

dicembre 2013 e riportano un saldo negativo in Sardegna di meno 1.428

imprese nei soli settori del Commercio, Alloggio e Ristorazione.

1 Fonte : Banca D’Italia Economie Regionali Sardegna 20132 Ufficio Studi Confcommercio Rapporto Economie Territoriali 2013

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I nostri settori, tipicamente ad alta intensità di lavoro, si sono trovati

nell’ultimo biennio a sopportare un calo degli occupati di meno 5,8%3 con

importanti ricorsi alla cassa integrazione straordinaria.

Malgrado uno scenario congiunturale non favorevole rimaniamo la parte meno

assistita dell’imprenditoria isolana, e che ritiene di operare intensamente per

poter cogliere ogni opportunità casomai la ripresa economica dovesse

riprendere forza, convinti che senza alcune precondizioni ogni sforzo rimarrà

vano.

3 Banca d’Italia, cit.

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La Regione e Partenariato

La Regione è un interlocutore determinante per il sistema delle imprese

sarde. Sia per le sue competenze in materia di regole per lo svolgimento

dell’attività d’impresa, sia per le politiche – di contesto e di settore – che esse

sviluppano e da cui può derivare un importante contributo al rafforzamento

della competitività delle imprese e dei territori nel loro complesso.

Il coordinamento delle competenze e delle politiche della Regione è, dunque,

aspetto essenziale di una più complessiva strategia di rafforzamento della

capacità di azione del territorio inteso come “sistema”.

Per questo occorre costruire un sistema relazionale improntato sul metodo del

partenariato ovvero sulla costruzione di un sistema organico di confronto

con obiettivi, strumenti e regole chiare, attivando un metodo nel quale

istituzioni, autonomie funzionali e governo regionale sono partner, cioè

soggetti che si confrontano e cooperano per raggiungere i medesimi obiettivi

attraverso la condivisione di specifici impegni, secondo le responsabilità e le

competenze di ciascuno.

Tutto questo richiede un sistema articolato di tavoli di confronto su temi

strategici. Percorso che aveva preso slancio con il Tavolo di Vallermosa, ma

che poi non ha trovato sviluppi nei mesi successivi.

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Occorre liberare risorse

Oltre alle funzioni di indirizzo e regolazione la Regione, con le sue scelte, è un

importante finanziatore dell’economia regionale anche se da almeno un

decennio i bilanci regionali approvati sono un elenco di spese fisse che vanno a

coprire i costi dei servizi essenziali e della burocrazia e scarse sono le risorse

destinate ad alleviare le sofferenze del sistema delle imprese e/o che vadano in

qualche modo ad incentivare i consumi delle famiglie.

Solo a titolo di esempio nell’ultima legge di bilancio abbiamo riscontrato che le

risorse destinate ai settori produttivi sono queste:

Industria artigianato commercio 73.391,00

Turismo Sostenibile 18.960,00

Inoltre non possono passare inosservati i quasi 4,5 miliardi e mezzo di residui,

segno di un spesa bloccata non solo dal patto di stabilità, ma da meccanismi

inefficienti ed arcaici che impediscono l’immissione nel sistema economico

sardo di importanti risorse.

Liberare risorse, per noi, vuol dire incidere su questi punti fondamentali:

- Razionalizzare la spesa regionale soprattutto agendo sui costi della

burocrazia regionale;

- Incidere sul Patto di Stabilità, quindi aumentare la massa di liquidità da

immettere nel sistema Sardegna;

- Vertenza Entrate, un questione mai risolta e soprattutto senza certezze

che darebbe la reale possibilità alla regione di avere ulteriori risorse;

- Dismissione del demanio inutilizzato, l’elenco è lungo e su questo fronte

nulla è stato fatto da sempre.

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Semplificazione Amministrativa

A che serve accedere a risorse pubbliche quando i costi per accedervi sono

spesso maggiori dei benefici?

Ecco alcuni esempi:- Progetto FOCS formazione per imprenditori è stato bandito tre anni fa,

ad oggi le imprese del nostro settore non hanno fatto neanche un ora di

formazione. MAI PARTITO.- Contributi LUNGA ESTATE – come una buona idea si trasforma in una

lunga attesa – tempi medi di rimborso delle spese sostenute 250 giorni.- Legge Regionale 9/2002 Commercio, tempo medio dalla chiusura della

pratica per ottenere il rimborso 480 giorni- Formazione Finanziata Apprendisti Commercio e Turismo, tempo medio

di attesa per inizio corso per apprendista 240 giorni.

Chiediamo di capire quale sia il reale impatto della burocrazia sui settori

produttivi mettendo, prima di tutto, una costante strategia di semplificazione

dei processi (e dei procedimenti) amministrativi rispetto ai “prodotti/servizi”

erogati dalla Regione, facendo leva sulle opportunità dell’ICT e soprattutto non

vanificando importanti sforzi fatti con l’istituzione degli “Sportelli Unici per le

Attività Produttive” e la loro integrazione con l’esperienza nascente delle

“Agenzie per le Imprese”.

Queste Agenzie, promosse anche dalle Associazioni imprenditoriali,

avranno, infatti, compiti di istruttoria delle pratiche amministrative,

coadiuvando – e, in taluni casi, sostituendo – gli Sportelli Unici. Insomma, un

buon modello di sussidiarietà orizzontale, cioè di relazione cooperativa tra

funzione pubblica ed iniziativa organizzata dei privati.

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Il Turismo come leva di crescita

Siamo da sempre convinti che il turismo è la chiave per risollevare l’economia

della Sardegna. Recenti studi dimostrano come i paesi dove il prodotto interno

lordo era prevalentemente generato dal turismo abbiano risentito meno degli

effetti della crisi economica e la riprova che il turismo mondiale si attesta su

tassi di crescita del 6% medio annuo.

Lo stesso movimento turistico rappresenta in Sardegna la vera quota di export

che si riesce a fare grazie ai consumi che si generano “in loco”.

Le criticità che riteniamo di segnalare in Sardegna e che riprendono gli aspetti

generali ampiamente illustrati nel Piano Strategico Nazionale del Turismo

pubblicato un anno fa, sono:

a) Governance del Turismo

• Manca una governance regionale centrale forte, necessaria per far accadere

le cose in un settore “trasversale”.

• Marginalità del settore turistico nella politica di sviluppo della Regione e

frammentazione della catena decisionale tra Governo e autorità regionali

/provinciali /comunali;

• Assessorato con poche risorse e progressivamente ridotte in questi anni

necessarie per guidare in modo efficace lo sviluppo del turismo;

• Scarsa capacità di incidere dell’offerta locale nella competizione globale;

• Mancanza di una base di dati affidabile e rapidamente aggiornata e difficoltà

di lettura dei dati sul Turismo;

• Assenza di meccanismi strutturati di coordinamento Regione e Associazioni di

categoria;

• Difficoltà di monitoraggio delle azioni in corso (o da lanciare), degli

investimenti e della spesa legata allo sviluppo del Turismo.

b) Comunicazione e promozione

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• Ruolo dell’Agenzia Sardegna Promozione al momento insufficiente;

• Ancora scarsi gli investimenti in promozione e assenza di una promozione

coordinata a livello di “Sardegna”.

• Mancanza di una strategia digitale per Sardegna Turismo.

c) Canali di vendita

• Utilizzo insufficiente dei canali di vendita digitali.

• Carenza di accordi strutturati a livello Regione con tour operator

internazionali;

• Disomogeneità tra i sistemi di rating degli hotel (es., il “sistema stelle”).

• Forte frammentazione dell’offerta di prodotti e servizi incoming.

d) Offerta prodotti

• Mancanza di coordinamento Regionale sui prodotti da sviluppare e da

promuovere sui segmenti prioritari della domanda.

• Assenza di un piano o di una spinta centrale per quanto riguarda la

strutturazione e la promozione di un calendario eventi a supporto del turismo.

• Assenza di “APP” di servizio per smartphone/tablet rivolte a turisti stranieri.

• Patrimonio culturale poco valorizzato sia a fini turistici (numero di visitatori)

sia in termini economici (ricavi per singolo turista).

• Mancanza di innovazione nei prodotti turistici.

• Ricettivo e infrastrutture poco adeguati per accogliere eventi congressuali

internazionali.

e) Ricettivo

• Alta incidenza di strutture non adeguate agli standard di domanda turistica

attuale;

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• Bassa dimensione media degli alberghi (in particolare per segmento

famiglie/prodotto mare) frutto di investimenti sviluppati negli anni Sessanta e

Settanta.

• Qualità e standard molto variabili e bassa affidabilità dei sistemi di

classificazione.

Il tema andrebbe affrontato nella sua complessa articolazione con dei sistemi

di concertazione dedicata, qui si indicano alcuni aspetti che riteniamo utili

rispetto alle problematiche appena indicate.

1) Governance

Il Turismo deve essere gestito dalla Presidenza della Giunta che agisce come in

una struttura a matrice e coordina gli assessorati nella realizzazione delle

politiche. L’Assessorato deve gestire le politiche di comunicazione e

promozione.

2) Piano

Urgenza di avere un piano a 3/5 anni sulla strategia del turismo dell’isola.

Accompagnato a una politica di comunicazione e promozione con investimenti

coerenti alle strategie.

3) Quadro normativo

Non esiste una legge quadro sul Turismo che dia un orientamento generale e

soprattutto regoli l’organizzazione del turismo ed i territori (dopo la sorte dei

Sistemi Turistici Locali);

4) Investimenti e accordi

Stimolare la riqualificazione delle strutture verso una proposta di servizi legata

all’allungamento della stagione; Stimolare accordi di rete tra piccole strutture;

5) Formazione e Scuola

Strategica è la formazione del personale ed i rapporti con le scuole

incentivando l’uso dei tirocini trovando delle «facilities» per tirocinanti ed

imprese.

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Accessibilità e collegabilità

Come indica la tabella sottostante la Sardegna ha l’indice di accessibilità4 più

basso d’Italia, (fatto 1 la Lombardia) determinato solo in parte dall’insularità.

Questo rappresenta un indubbio svantaggio oggetto di tante rivendicazioni che

ancora oggi non è stato ridotto.

Perciò riteniamo importante:

1. un piano Regionale dei Trasporti che manca da molti anni;

2. pari condizioni per imprese e cittadini sardi nei confronti di quelli/e

nazionali sia in termini di costo che di costo opportunità;

3. un adeguato sostegno finanziario al sistema di continuità persone e

merci;

4. sviluppo di connessioni di rete tra i punti d’accesso della regione (portuali

ed aeroportuali);

5. l’infrastrutturazione materiale ed immateriale per l’intermodalità (aerei,

navi, strade, ferrovia);

6. il coinvolgimento dei privati nella soluzione dei problemi, evitando forme

di oligopolio

7. un sistema di trasporti interno efficiente;

8. Un rafforzamento del sistema aeroportuale dell’Isola.

4 L’accessibilità di una regione è una misura trasportistica che tiene conto dei tempi medi e dei costi monetari per muoversi e raggiungere tutte lealtre regioni e, allo stesso tempo, dei costi e dei tempi di tutte le regioni per raggiungere quella la cui accessibilità è oggetto di misura.

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Il Commercio come infrastruttura del Territorio

Il Commercio non è mai stato considerato come un settore che ha dalla sua

parte numeri in termini di occupazione e soprattutto come sistema di servizio

nei grandi e piccoli centri. Senza il Commercio non esiste collettività, ecco

perché la prospettiva che proponiamo è quella di considerarlo come un vera

infrastruttura.

L’evoluzione avuta dal settore dal momento della liberalizzazione ha fatto sì

che il settore si evolvesse senza equilibrio tra le differenti forme commerciali e

soprattutto sotto l’aspetto dimensionale.

Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale del Commercio la struttura

commerciale in sede fissa si caratterizza per avere una numerosità di esercizi

entro i 250 metri quadrati pari al 60% del totale (pur con un 35% del totale

non specificato) e solo il 4,7% supera i 250 metri quadri, con uno 0,1 di

esercizi con più di 5.000 metri quadrati.

Segno di una struttura distributiva che ancora mantiene i connotati del piccolo

punto vendita che però ha avuto, soprattutto nel settore alimentare, una

evoluzione legata alla crescita della Distribuzione Organizzata e quindi delle

centrali di acquisto.

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Dati che vengono confermati anche dalla distribuzione dei metri quadri

secondo questa tabella di sintesi5.

Dimensione Numero mqNon specificato 9.391 n.dentro i 50 mq 7.506 242.79651 - 150 mq 6.887 606.351151 - 250 mq 1.186 237.511251 - 400 mq 467 154.240401 - 1500 mq 637 510.5831501 - 2500 mq 91 188.2902500 - 5000 mq 22 76.530Oltre 5000 mq 23 263.620Totali 26.210 2.279.921

Si può quindi affermare che la piccola struttura di vendita deve la sua

preminenza a tanti fattori, ma soprattutto alla distribuzione geografica e

demografica della regione che con i suoi piccoli comuni in qualche modo

proteggono le realtà di vicinato.

Alcune misure che chiediamo:

1. Politiche urbane non solo nei grandi Centri ma anche nei piccoli paesi;

2. Investire sui Distretti Economici;

3. Regole contro i Furbi, Abusivismo e Contraffazione;

4. Fondi Europei, Programmazione 2014 – 2020 opportunità per ilCommercio;

5. Incentivare Innovazione nel Settore;

6. Prodotti Locali e Commercio un binomio che può funzionare attraversomeccanismi di filiera corta verticale;

5 Osservatorio Nazionale del Commercio

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Credito per le imprese

Il Credit Crunch, o meglio la stretta creditizia che si è avuta dal 2009 ed

ancora persiste si è abbattuta sui nostri settori in modo determinante e

pregiudicando in numerosi casi l’equilibrio economico finanziario e quindi

l’uscita dal mercato.

Non è esistita in questi anni una politica, cosiddetta, del credito capace di

bilanciare gli effetti negativi della crisi e spesso la creazione di strumenti di

garanzia è arrivata in ritardo rispetto al momento del reale fabbisogno.

Un ruolo importante e stato svolto dai confidi del terziario che hanno

comunque avuto la funzione di ammortizzatore, dove è stato possibile, tra

impresa e banca andando ad evitare situazioni di collasso.

Le nostre proposte sul tema sono le seguenti:

1) No al Fondo Perduto

Da anni la nostra associazione ha chiesto la cessazione della «droga» del fondo

perduto per i danni che ha creato e penalizzato il funzionamento di alcune leggi

di settore (vedi legge 9/2002);

2) I Fondi solo per abbattimento degli interessi

3) Costituzione di Fondi Rotativi per i Settori come il Turismo eCommercio

4)Rafforzamento dei Consorzi Fidi

Quattro Confidi in Sardegna del Settore Commercio7.000 imprese associate

166 Milioni di euro di garanzie

366 Milioni di finanziamenti bancari garantiti

Questi numeri dicono che il sistema confidi Confcommercio ha il primato in

Sardegna su tutti (anche quelli vigilati c.d 107).

Fondi

In pochi anni la Regione ha ridotto di 2/3 gli stanziamenti a loro sostegno in un

momento in cui il peggioramento del credito bancario, a causa della crisi e

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l’aumento delle sofferenze, riducono la capacità di intervento dei Confidi

Commercio.

Ad oggi non sono stati erogati i fondi del 2011, 2102 e 2013.

Eppure fanno riferimento ad essi:

- 39.832 imprese 27,5 del totale contro 7,5% del manifatturiero

- 115.000 occupati pari 21% del totale contro 12,5% del manifatturiero

I consorzi fidi del manifatturiero hanno il doppio dei fondi di quelli del

commercio per questo rivendichiamo maggiore attenzione alla

rappresentatività ed al sistema che ancora oggi produce la parte più

importante della ricchezza dell’Isola.

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L’Innovazione uno strumento di vantaggio competitivo

L’innovazione costituisce un processo pianificato a livello strategico che spesso

impone consistenti investimenti in Ricerca e Sviluppo, necessita di nuovi

modelli organizzativi, richiede metodi formalizzati per valutare le potenzialità

delle nuove idee e, talvolta, l’avvio di partnership (anche sotto forma di

aggregazioni di imprese) con attori esterni che dispongono di competenze

distintive e/o complementari.

La necessità di innovare risulta ancor più essenziale per le Micro e PMI le

quali, non potendo disporre di tutte le risorse tecniche e finanziarie tipiche

delle aziende di maggiori dimensioni, devono spesso realizzare, da sole e con

mezzi limitati, processi di innovazione tecnologica e ancor di più organizzativa

e gestionale, allo scopo di distinguersi dai competitor e poter così ottenere un

vantaggio competitivo e organizzativo.

Oltre a questo, l’accesso alle nuove tecnologie ed ai processi d’innovazione è

sostanzialmente una prerogativa delle medie e grandi imprese. Se si pensa che

le micro imprese, quelle cioè con meno di 10 addetti, rappresentano in

Sardegna circa il 97% del tessuto economico allora è ancor più facile

comprendere l’assoluta necessità di intervenire per superare gap tecnologici e

non, che ci allontanano dal contesto sempre più competitivo dell’economia

globale.

Nelle PMI del Commercio, del Turismo e dei Servizi, quindi, il processo di

innovazione diventa un bisogno strategico, che dovrebbe concretizzarsi in

un’attività sistematica finalizzata ad introdurre nuovi servizi e ad apportare, nel

tempo, un innalzamento del livello di servizi offerto.

In più occasioni, Confcommercio ha ribadito di condividere la Comunicazione

U.E. 112/2003, con la quale si afferma che “le politiche di innovazione non

devono concentrarsi esclusivamente su rapporto tra innovazione e

ricerca…l’innovazione può anche passare per l’introduzione di

un’impostazione completamente nuova per un’attività commerciale,

come ad esempio i nuovi modelli commerciali dei punti di vendita on-line, al

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fine di creare nuovi spazi di mercato o di aumentare la redditività di un

mercato esistente”.

Le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (ICT) si collocano

sempre più al centro delle strategie per la competitività territoriale e nazionale,

non solo nei termini di nuovi device, ma soprattutto come asset per

l’ottimizzazione dei processi di vendita.

Costituire un Tavolo dell’innovazione tecnologica permanente fra Regione,

e sistema associativo, per programmare e gestire il tema dello sviluppo, della

formazione e della promozione dell’innovazione nel tessuto economico

sardo diventa un’esigenza fondamentale alla luce della Programmazione

Europea 2014 2020 e dove nella tradizione “programmatoria” della Sardegna il

commercio è sempre stato escluso dai benefici.

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Competenze e sviluppo imprenditoriale

L'”UE 2020” rappresenta la prosecuzione del ciclo della strategia di Lisbona

che si conclusa nel 2010, la strategia di riforma dell'Unione Europea.

La strategia UE 2020 si fonda sulle realizzazioni conseguite fino ad oggi sotto

forma di partenariato per la crescita e l'occupazione, e si differenzia dalla

strategia concordata a Lisbona nel 2000, perché affronta nuove sfide. La

Commissione ritiene, infatti, che la strategia UE 2020 debba concentrarsi su

quegli ambiti di intervento chiave che possano migliorare la collaborazione tra

l’Unione e gli Stati membri e mirare più in alto grazie ad un uso migliore degli

strumenti disponibili.

Il nuovo programma è il programma di tutti gli Stati membri, grandi e piccoli,

vecchi e nuovi, più o meno sviluppati. L’Unione allargata è caratterizzata,

infatti, da diversi livelli di sviluppo e quindi da esigenze diverse, per questo

motivo la strategia UE 2020, può essere modulata in funzione di punti di

partenza e di specificità nazionali diversi, al fine di promuovere la crescita per

tutti. Un elemento irrinunciabile di questo programma è la formazione e la

crescita delle competenze.

Confcommercio ha sempre declinato la formazione su due segmenti

importanti:

L’imprenditore e chi inizia a lavorare nell’impresa per questo ritiene che nella

prossima legislatura debbano essere affrontati i seguenti punti:

1. Formazione manageriale per gli imprenditori ed i loro collaboratori fatta

dalle Associazioni di Categoria attraverso programmi regionali snelli e

veloci (negativa l’esperienza di Focs e Sfide);

2. Formazione web 2.0 dal tradizionale al presente;

3. Rafforzamento dello Strumento dell’Apprendistato Professionalizzante

con la formazione finanziata di base e trasversale (procedure più snelle e

tempi più veloci);

4. Consolidare lo strumento della Lunga Estate (rendicontazioni a sportello

e tempi certi di pagamento);

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5. Riproporre i Piani di Inserimento Professionale (PIP);

6. Riproporre i Tirocini Formativi (senza la lotteria del click day, tempi certi

di ammissione e pagamento)

7. Azioni di comunicazione alle imprese (attraverso le associazioni di

categoria) dell’utilità di questi strumenti.

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La pressione fiscale

Pur non essendo di competenza regionale ci preme evidenziare come la

pressione fiscale abbia raggiunto livelli di insostenibilità tale da minare

quotidianamente la sopravvivenza delle imprese.

Di fatto lavoriamo per l’Erario dal 1° gennaio al 12 giugno.

Abbiamo apprezzato la riduzione dell’IRAP messa in atto con provvedimento

della Regione, ma questo risparmio è stato eroso poi dalla tassazione locale ed

in particolare con la TARES, che ha portato aumenti medi del servizio di

raccolta dei rifiuti solidi urbani pari al 309%.

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