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codice in questo caso di maggiore gravità. Quindi, come
dire, modificando il codice verde in codice giallo per
esempio.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Dottore, nel momento in cui giunge in
pronto soccorso, della patologia oncologica parleremo
dopo, ma lei è a conoscenza del fatto se fosse o meno
sottoposta ad una terapia cardiologica importante?
IMP. PRESICCI – Io leggo e mi viene riferito, leggo nella
cartella d’accettazione del pronto soccorso che la
paziente fa un trattamento con Zanedip, che è un
antiipertensivo con del Cardilene, che è un
antiaggregante e con un cerotto con della digitale il
Benitrin.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Allora dottore, guardi un attimo i
valori dell’albumina e delle pseudocolinesterasi.
IMP. PRESICCI – Sì, se mi fa vedere la data per favore, perché
questi qua sono gli esami non del giorno in cui viene
ricoverata, ma del 16. Perché la paziente arriva in
pronto soccorso il 15 di marzo, questi sono gli esami del
giorno successivo.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Ma questi esami scendono in un
giorno? Tipo le pseudocolinesterasi?
IMP. PRESICCI - Non ho capito la domanda, mi scusi.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Cioè sono valori che possono scendere
in un giorno?
IMP. PRESICCI – No, sono valori che sono presenti.
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P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Va bene. Che cosa significa, scusi,
l’ultimo, la pseudocolinesterasi, che valore indica, che
indice è?
IMP. PRESICCI – La pseudocolinesterasi da quello che ricordo
può essere un esame che indica un’eventuale insufficienza
epatica.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – E che tipo di alterazione epatica
aveva questa signora?
IMP. PRESICCI - Gli esami che aveva eseguito quel giorno e il
16 avevano messo in evidenza che paziente aveva, si
vedeva sia all’ecografia che alla TAC, la presenza di
numerose adenopatie anche a livello addominale.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Dottore, questi esami unitamente alle
condizioni cardiologiche, unitamente alle condizioni
dovute alla patologia tumorale, alle condizioni generali
connesse alla perdita ponderale indicano uno stato di
cachessia?
IMP. PRESICCI – Allora, innanzitutto vorrei precisare che a
livello, che il fegato a livello ecografico si mostrava
nella norma. Le adenopatie che sono descritte...
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Ma questo non c’entra con la
cachessia. La domanda è più precisa: secondo lei era in
stato di cachessia?
IMP. PRESICCI – Allora, questa era una paziente che una volta
eseguiti questi esami di laboratorio e gli esami
strumentali dimostrava avere una malattia neoplastica
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avanzata, ma non era una paziente da considerarsi
cachettica in quanto prima che questa paziente venisse
portata in sala operatorio era stata vista da tre medici.
Era stata vista dal medico pronto soccorso, era stata
vista da me ed era poi vista anche dall’anestesista.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Ma mi scusi dottore, che cosa c’entra
questo? Io sto chiedendo a lei una valutazione; fosse
stata anche vista da cinquanta medici, cinquanta medici
non l’hanno operata, l’ha operata lei. Le sto chiedendo:
secondo lei era una paziente in stato di cachessia?
IMP. PRESICCI – Allora, una paziente che si presenta appunto
con un polso ritmico, con una saturazione regolare, con
una pressione regolare, che conduce vita attiva, che nega
angor e che malgrado ciò gli esami mostrano che c’è una
malattia neoplastica avanzata non è da considerarsi
cachettica.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Dottore, che cos’è la cachessia
tumorale nei pazienti neoplastici?
IMP. PRESICCI - La cachessia tumorale è un termine
estremamente generico che viene appunto utilizzato quando
ci si trova di fronte ad un paziente che può o avere una
malattia tumorale, come in questo caso, o un paziente che
può essere considerato terminale. Non c’è una dizione
specifica e unica per la cachessia neoplastica, è un
termine che può essere utilizzato in varie accezioni.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – E in questo come lo può utilizzare?
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Siccome viene utilizzato in cartella.
IMP. PRESICCI - La paziente è una paziente che mostrava, come
ho detto, un quadro di malattia neoplastica avanzata, ma
al momento in cui fu presa la decisione di realizzare
l’intervento chirurgico non c’era nessun segno di
cachessia neoplastica o di paziente terminale.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Dottore scusi, l’albumina a 1,8 e 15
chili persi secondo lei non hanno un significato in
senso... la signora pesava 40 chili e aveva 82 anni eh.
IMP. PRESICCI - Sì questo, lo so che la paziente aveva 82
anni.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – E che pesasse 40 chili avendone persi
15?
IMP. PRESICCI - L’avevo appurato che aveva perso appunto, che
pesava 40 chili. La paziente era alta anche intorno
all’1,55 – 1,60, era anche bassa di statura, me la
ricordo bene la paziente. Ma quello che voglio dire...
P.M. DOTT.SSA SICILIANO – Scusi, l’albumina a 1,8 le è stato
chiesto, non ha risposto.
IMP. PRESICCI – L’albumina?
P.M. DOTT.SSA SICILIANO - A 1,8 che significato ha?
IMP. PRESICCI - Posso vederlo il risultato, per favore.
P.M. DOTT.SSA SICILIANO – Sì, ecco 1,86.
IMP. PRESICCI – Sì, c’è una situazione di ipoalbuminemia.
P.M. DOTT.SSA SICILIANO – Che cosa vuol dire?
IMP. PRESICCI – Attesta che c’è un problema a livello epatico.
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P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Senta, non ha neanche risposto alla
domanda se fosse in terapia cardiologica importante.
IMP. PRESICCI – Ho detto che la paziente prendeva il Benitrin
e un anti ipertensivo, non sono un cardiologo per
stabilire se è una terapia cardiologica o meno. La
paziente era stata vista in pronto soccorso da un medico
internista, era stato fatto un ECG, era stata raccolta
l’anamnesi, era stata raccolta la terapia che la paziente
faceva e questa paziente mi viene fatta vedere al
pomeriggio del 15 di marzo quando in mattina era stata
valutata sotto tutti i punti di vista. Per cui se il
medico di area internistica, non di area chirurgica
presupponeva che questa paziente dovesse andare più in un
reparto di Medicina Interna, in base ai suoi antecedenti,
a questa terapia cardiologica, piuttosto che in un’area
chirurgica non me l’avrebbe mai posta all’attenzione.
Tanto è vero che io la paziente la vedo soltanto al
pomeriggio del 15 di marzo alle 14.45.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Ma scusi, quindi vuol dire che tutti
i pazienti che giungono alla sua attenzione per
definizione sono di interesse chirurgico?
IMP. PRESICCI - Non vuol dire che tutti i quanti i pazienti
che giungo alla mia attenzione sono d’interessa
chirurgico, sono pazienti...
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – L’ha detto lei...
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trachea...
P.M. DOTT.SSA SICILIANO – No scusi, io non ho capito, cioè
l’anestesista doveva farle rilevare cosa diceva la TAC?
IMP. PRESICCI - Non fu riferito nulla dall’anestesista al
momento dell’intubazione.
P.M. DOTT.SSA SICILIANO – E lei ha letto la TAC?
IMP. PRESICCI – Io la TAC l’ho letta, sì, io la TAC l’ho
letta.
P.M. DOTT.SSA SICILIANO – Quindi se l’ha letta ha letto anche
lei la stessa cosa.
IMP. PRESICCI – Io la TAC l’ho letta, sì, ma in quel momento
c’erano appunto oltre a questa immagine endoluminale
c’erano appunto le lesioni a livello del collo, a livello
dell’addome e a livello del mediastino che avevano
secondo me le priorità onde ottenere una diagnosi
rispetto a quello che era scoperto alla TAC attraverso il
referto.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Senta, la signora aveva una
neoformazione enorme... non so come definirla, grossa, il
Professor Sartori ha usato me sembra l’immagine di una
arancia. Senta, la diagnosi della lesione sovraclaveare
perché non avete pensato di farla con una agobiopsia?
IMP. PRESICCI - La diagnosi che è stato deciso di fare appunto
attraverso la biopsia chirurgica è perché sia l’ecografia
che la TAC mi mostravano che questi linfonodi erano
necrotici, colliquati, disomogenei fra di loro e
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ipoecogeno perché... allora mi faccia la differenza tra
ipoecogeno e anaecogeno.
IMP. PRESICCI - Ipoecogeno vuol dire che riceve poco gli
ultrasuoni, quindi non vuol dire che è solido, vuol dire
che naturalmente appunto riceve poco gli ultrasuoni e
quindi vuol dire che ha contenuto liquido. Anaeocogeno è
completamente liquido. Però, ripeto, questo referto, io
ho visto sia l’indagine ecografica, nonché anche
l’indagine TAC. Se andiamo a vedere invece l’immagine TAC
vediamo quali erano le carattere oltre... al di là del
referto.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Un attimo, attimo... dottore ascolti,
ipoecogeno vuol dire semplicemente che dato un
determinato valore di...
AVV. MAZZOCCHI - La domanda...
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Scusate io non posso fare domande se
lui mi racconta una cosa che non corrisponde alla realtà.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA - No questo... posso fare una
contestazione in esame?
AVV. BELLANI – Ma una contestazione rispetto a che cosa?
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Allora, io le contesto che...
AVV. BELLANI – Chiedo scusa, una contestazione sulla giustezza
o meno della risposta mi sembra che non esista, la
contestazione...
PRESIDENTE – No, ma deve fare presente alla Corte se la
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definizione che ha dato il Dottor Presicci in base alle
conoscenze del Pubblico Ministero è corretta o no, devo
farlo presente. Prego, Pubblico Ministero.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Allora, ipoecogeno vuol dire che
trasmette meno il riflesso rispetto ad un parametro di
riferimento fisso. Ora le faccio una domanda: secondo lei
il fibroadenoma mammario è solido o liquido?
AVV. MAZZOCCHI – C’è opposizione. Il Pubblico Ministero
afferma la giustezza della sua affermazione. Allora il
Pubblico Ministero prima di tutto dovrebbe dirci la
fonte, dovrebbe indicarla...
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Va beh è il Devoto - Oli immagino.
Allora, il fibroadenoma è liquido o solido?
IMP. PRESICCI – Allora, partiamo dal perché cosa è fare
un’ecografia per linfonodi, una cosa è fare un’ecografia
per fibroadenoma, primo. Secondo, qui stiamo parlando di
un referto e ancora una volta vogliamo non... far finta
di nulla come se io naturalmente io che dico per la terza
volta che io ho visto sia l’ecografia che la TAC...
PRESIDENTE – Dottore nessuno mette in dubbio, però a questo
punto la domanda del Pubblico Ministero è sul
fibroadenoma, la sua risposta qual è?
IMP. PRESICCI – Solitamente all’ecografia si comporta come
solido.
PRESIDENTE – È solido, va bene.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA - Allora ipoecogeno...
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IMP. PRESICCI – Ma un fibroadenoma non ha niente a che vedere
con un linfonodo, sono due strutture differenti. Perché
il fibroadenoma genera, ha la genesi dal parenchima
mammario, il linfonodo ha tutta un’altra
citoarchitettonica, ha tutta un’altra istologia, sono due
organi differenti.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Dottore mi scusi la consistenza di
una determinata formazione è comunque una consistenza in
qualsiasi caso, prescinde dal dove sia allocata e dalla
diagnosi. Cioè se io dico ipoecogeno e lei mi dice “è
liquido” lei sta facendo credere alla Corte una cosa che
non è.
AVV. FURLAN – Non ha detto questo, ha specificato...
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Comunque continua...
AVV. MAZZOCCHI – C’è opposizione assoluta a questo tipo di
condurre l’esame.
AVV. FURLAN – Ha specificato che cosa significa ipoecogeno e
ha anche spiegato che è meno sensibile agli ultrasuoni,
non è che ha detto non ha liquido, ha più liquido, ha
meno liquido, ha proprio specificato.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Ma lui ha detto colliquato, è
diverso, che è una cosa colliquata. Siccome non c’è da
nessuna da parte sono obbligata... allora ipoecogeno ci
ha risposto che cos’è. L’anaecogeno?
AVV. MAZZOCCHI – Non ha ancora detto la fonte, il Pubblico
Ministero.
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fatto diversi esami di tipo radiografico o ecografico,
prima di aprirla lei era in grado di dirmi questa signora
se era affetto da una malattia neoplastica?
IMP. PRESICCI – Beh, ci sono tutti gli elementi radiologici
che mi portano a ritenere che questa paziente ha una
malattia neoplastica di verosimile origine linfatica,
linfomatoide.
P.M. DOTT.SSA SICILIANO – Lei sulla scorta delle TAC che ha
visto e delle ecografia e delle radiografie è in grado di
dirmi se questa signora era affetta da plurime metastasi
al fegato, alla milza...
IMP. PRESICCI – La paziente aveva una malattia linfomatosa
diffusa, diffusa.
P.M. DOTT.SSA SICILIANO – Dottore mi scusi, io sono ancora
meno medico della Dottoressa Pradella si figuri, questa
signora aveva un cancro con numerose metastasi in organi
quali fegato, milza e... rilevabili dalla TAC e dalla
radiografia e dall’ecografia che è stata fatta? Dalle
immagini, mi suggeriscono dalle immagini.
IMP. PRESICCI – Sì, sì, prima...
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Plurime metastasi, plurime. Siccome
lì abbiamo i campioni inviati, io vedo che oltre a quella
massa che aveva sul collo in zona sovraclaveare abbiamo
pleura parietale, biopsie polmonari, parenchima polmonare
di 2x1x0,5, questi cosa c’entravano?
IMP. PRESICCI – C’entravano per il fatto che differentemente a
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domando assolutamente strana, mi rendo conto, ma
improvvisamente ne sento l’importanza. Ma questa signora
di 40 chili, che ha perso 15 chili, che ha 1,8 di
albumina, che è anemica, che ha problemi epatici, che è
arrivata...
AVV. MAZZOCCHI – Presidente c’è opposizione, perché il
Pubblico Ministero... io lo ribadisco: siamo in un esame,
quindi la domanda. Qui il Pubblico Ministero dà per
scontato dei dati che afferma il Pubblico Ministero, che
il Dottor Presicci peraltro a richiesta non conferma.
P.M. DOTT.SSA SICILIANO – Come no?
AVV. MAZZOCCHI – Perché su alcuni dati non è d’accordo
quindi...
P.M. DOTT.SSA SICILIANO – Sull’albumina non è d’accordo? 1,86.
AVV. MAZZOCCHI – Sì, sull’albumina, comunque la domanda, siamo
in esame non siamo in controesame, le domande non possono
essere suggestive e lo duce il Codice di Procedura
Penale, la domanda.
P.M. DOTT.SSA SICILIANO – Orpo, l’ho letto anch’io guardi...
mi scusi allora questi dati...
PRESIDENTE – Pubblico Ministero mi scusi, prima di prima di
valutare la bontà dell’eccezione io aspetto la domanda.
P.M. DOTT.SSA SICILIANO – Sì, allora la domanda, che questa è
proprio soltanto su una condizione psicologica sua,
null’altro, che lei ha deciso o consentito con altri di
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sottoporre ad intervento chirurgico, le faceva umanamente
pena? Le chiedo quello, qual è il suo sentimento?
AVV. MAZZOCCHI – No Presidente, c’è opposizione.
P.M. DOTT.SSA SICILIANO – No no è proprio la mia domanda, io
voglio sapere cosa provava.
AVV. MAZZOCCHI – C’è opposizione.
AVV. BELLANI – Opposizione, che faccia umanamente pena o
meno...
P.M. DOTT.SSA SICILIANO – Forse è importante per noi.
AVV. BELLANI – Beh è importante per voi, Pubblico Ministero,
ma forse potrebbe non esserlo per la Corte, ma non è una
domanda suoi fatti Presidente, non è una domanda sul
fatto il sentimento che si suppone che il Dottor Presicci
dovrebbe avere sperimentato.
PRESIDENTE – Allora, non è una domanda sui fatti, peraltro il
Pubblico Ministero vuole indagare anche l’elemento
psicologico del Dottor Presicci, per cui a prescindere
dalla rilevanza o meno ammettiamo la domanda. Cioè quale
sentimento ha provato nel momento in cui...
IMP. PRESICCI – Qui si vuole dare l’impressione che io ero una
persona distaccata con i pazienti? Che ero una persona
che, scusando l’espressione, se ne fregava dei pazienti?
Ma stiamo scherzando? Ma stiamo veramente scherzando? Io
quando ricevo paziente in pronto soccorso trascorrevo del
tempo con lui accanto al suo letto, se era necessario gli
stringevo la mano. Prima di andarmene anche se avevo
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lasciato il camice e il paziente mi chiamava perché
abbiamo bisogno anche di una parola, di un sorriso o di
un commento sull’ultima partita di calcio certamente non
mi sarei praticamente allontanato, mi sarei soffermato.
Qui mi si dice se i pazienti mi facevano pena, ma stiamo
scherzando? Vogliamo ancora continuare su questa
falsariga a farci apparire come degli assassini? Ma
stiamo scherzando? L’elemento psicologico? Certo che
paziente c’avevo parlato, certo che la paziente la
vedevo. Questa era una paziente... per quale motivo
giunge in pronto soccorso? Perché da anno perdeva peso,
da tre mesi aveva questa tumefazione sovraclaveare,
qualcuno l’aveva mai vista? Quando giunge da noi non solo
io ripeto, altri due medici la vedono, la visitano. Io
faccio, penso di fare soltanto una biopsia sovraclaveare
perché? Anche con una malattia così avanzata nei pazienti
anziani, nei pazienti anziani quel tipo di patologie
possono avere una buona risposta. Ma non mi si venga a
dire che io con i pazienti ero distaccato, perché ho
sopportato tutto in questi cinque anni e chissà per
quanti anni ne supporterò, ma non mi si venga a dire che
con i pazienti ero distaccato, li lasciavo perdere perché
questa è una cosa che non posso assolutamente accettare,
se volevate conoscere il mio profilo psicologico, questo
assolutamente non lo accetto!
PRESIDENTE – Va bene, andiamo avanti.
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IMP. PRESICCI – Signor Presidente, posso chiedere qualche
minuto di pausa, per favore? Se mi è concesso.
PRESIDENTE – Sì, va bene certo, sospendiamo cinque minuti.
SOSPENSIONE
PRESIDENTE – Riprendiamo, prego.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Allora, proiettiamo la descrizione
dell’intervento. Allora, abbiamo un primo e un secondo
tempo d’intervento.
IMP. PRESICCI – dunque, il primo tempo consiste nella
toracoscopia che, ripeto, inizialmente non era prevista
al momento in cui la paziente fu ricoverata. Si decide
quindi di iniziare con l’intervento che doveva prevedere
la paziente in decubito laterale. Introduzione del
toracoscopio in settimo spazio intercostale sulla linea
ascellare media, si procede ad aspirazione di circa 900
cc di liquido sierico, parte del liquido viene inviato
per ricerca di cellule CTM, cellule tumorali maligne. La
pleura appare flogosata e su di esse si eseguano delle
biopsie multipla attraverso altri orifizi toracoscopici
nel nono ne nel sesto spazio intercostale sulla linea
ascellare anteriore. Precision resection di un frammento
del lobo superiore con (inc.) 30, talcaggio, drenaggio
del cavo pleurico sotto controllo video. Chiusura degli
orifizi toracoscopici. Secondo tempo, incisione
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sovraclaveare sinistra, si procede a liberazione parziale
della massa che appare riccamente vascolarizzata.
Emostasi previe biopsie multiple di consistenza lardacea,
revisione dell’emostasi e sintesi della sutura.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Allora, se la diagnosi della
formazione sovraclaveare era lo scopo dell’intervento,
perché la fate in secondo tempo?
IMP. PRESICCI – Beh, questa è una scelta che viene fatta con
l’anestesista al momento dell’intervento, il motivo è
molto semplice. La massa era localizzata a sinistra, dove
dovevo realizzare l’intervento per la biopsia. Come ho
detto, il paziente quando si fa una videotoracoscopia
viene posto in decubito laterale. Se io eseguo
l’intervento al lato destro dopo che ho inciso a
sinistra, la testa della paziente avrebbe appoggiato sul
lato che era da poco stato operato, quindi ci sembrava
più ovvio iniziare dal lato destro onde poi evitare, come
dire, il decubito della paziente sul lato operato un
minuto o due minuti prima.
PRESIDENTE - La seconda operazione come avete fatto ad
eseguirla?
IMP. PRESICCI – Allora, dopo l’intervento la paziente è stata
riposizionata sul lettino operatorio in decubito supino,
abbiamo girato, si gira appunto il capo verso questo lato
e poi si fa un’incisione.
PRESIDENTE – Ma fuori?
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IMP. PRESICCI – In che senso fuori, mi scusi?
PRESIDENTE – Dall’esterno.
IMP. PRESICCI – Sì sì, cioè si fa un’incisione cutanea per
andare a prelevare questi linfonodi.
PRESIDENTE – Quindi senza acquattamento del polmone sinistro.
IMP. PRESICCI - No no, assolutamente, no no. Peraltro la
biopsia sovraclaveare è una procedura che ha un nome
specifico, è la cosiddetta biopsia di Daniels, dal
chirurgo che la ideò, perché viene utilizza anche quando
ci sono dei linfonodi sospetti nel caso di un tumore al
polmone, non era questo il caso, ma è l’incisione proprio
di Daniels viene chiamata, ma non si tocca assolutamente
il polmone di sinistra, no no.
PRESIDENTE – E possibile farla in anestesia locale?
IMP. PRESICCI – Allora, è possibile fare questo tipo di
interventi in anestesia locale, ma con delle masse così
grosse il paziente può anche durante l’intervento
muoversi, può anche sentire del dolore, perché
l’anestesia locale viene somministrata, viene effettuata
sul sito dell’intervento. Ma in una massa così
vascolarizzata l’anestetico locale rischia anche di
perdere la sua reale efficacia. Se inoltre io ho
necessità di andare in profondità, l’anestetico locale
raggiunge una certa profondità dello spessore della cute
e del sottocute. Faccio un esempio, staccandomi un attimo
dall’argomento, per chiarire un po' meglio la risposta.
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L’intervento per esempio che viene eseguito di ernia
inguinale in anestesia locale, bene non viene fatta una
sola iniezione di anestesia locale, viene fatta
l’anestesia locale per la cute, per il sottocute, per la
fascia, quindi è pluristratificata. Ma nel contesto di
una massa come questa che è riccamente vascolarizzata,
necrotica bene l’anestetico locale avrebbe avuto il
rischio non passare, il paziente si sarebbe mosso e a
quel punto c’era la necessità di fare eventualmente una
blanda sedazione del paziente.
PRESIDENTE – Quindi con una sedazione era possibile.
IMP. PRESICCI – Tant’è vero che inizialmente l’intervento di
biopsia era previsto con una sedazione, per questo avevo
chiesto anche l’anestesista.
PRESIDENTE – Poi invece avete modificato.
IMP. PRESICCI - Abbiamo modificato il programma operatorio,
cioè oltre a fare la biopsia abbiamo anche modificato il
programma operatorio facendo la VATS, ma come ho detto
poc’anzi, se io all’anestesista messolo al corrente della
possibilità di fare oltre la abbia la VATS, se
l’anestesista mi avesse detto “guarda per la biopsia
sovraclaveare vada, ma per una VATS no”, anche perché è
stato precedentemente detto che quando si fa un
intervento al torace non c’è lo stesso tipo
d’intubazione, in intubazione selettiva, se l’anestesista
avesse ravvisato delle controindicazioni in base
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all’età,in base alle condizioni generali del paziente...
anche l’anestesista aveva valutato gli esami di
laboratorio e appunto l’anestesista valutando gli esami
di laboratorio insieme a me aveva ritenuto opportuno fare
che cosa? Trasfondere la paziente prima dell’intervento
chirurgico. Perché non dimentichiamo che la paziente, gli
esami di laboratorio mostravano che c’era un’anemia, 8,9
dio emoglobina che era valutabile anche nel contesto di
un’anemia microcitica della quale la paziente era
portatrice. Ma quel valore di 8,9 era troppo basso,
tant’è vero che la paziente fu trasfusa prima
dell’intervento, non in seguito all’intervento
chirurgico. Quindi l’anestesista che insieme a me scrive
lui sul cartella anestesiologico “necessità di fare due
trasfusioni” aveva preso visione di tutti gli esami di
laboratorio, compresa la pseudocolinesterasi, compresa
l’albunimemia e in accordo con me, dopo averne discusso e
considerato il tipo d’intervento, lui reputò opportuno
portare la paziente in sala operatoria e sottoporla ad
anestesia generale e per la biopsia e per la VATS. Se
l’anestesista mi avesse detto “io per la VATS questa
paziente non te l’addormento” certamente io non la potevo
portare in sala operatoria contro il parer di
un’anestesista, assolutamente no, mai.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA - Mi scusi, sono stati fatte dei
prelievi nel corso della VATS?
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IMP. PRESICCI - Sono stati fatti dei prelievi a livello della
pleura parietale, della pleura viscerale e sul parenchima
polmonare.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Dottore, qual è stato lo scopo di
questi prelievi?
IMP. PRESICCI – Lo scopo di questi prelievi era naturalmente
vedere se il versamento e la pleura erano consensuali o
no alla malattia.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Non ho capito.
IMP. PRESICCI – Beh, è quello che naturalmente viene fatto in
tutte le parti del mondo anche in pazienti con un
versamento pleurico e con una malattia conclamata, quando
si fa una VATS a scopo palliativo e diagnostico vengono
fatti plurimi prelievi a livello della pleura parietale e
viscerale, prelievi a livello polmonare per confermare la
presenza di una malattia, Sia che siamo di fronte a una
malattia senza diagnosi, sia con malattie per le quali
c’è una diagnosi. C’è pacifica bibliografia di anni e
anni su questo argomento.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Mi scusi, in base a che cosa ha fatto
questi prelievi visto l’esito della TAC torace? Cioè li
ha fatti random? Non ho capito, non c’erano delle
lesioni... guardi la TAC torace, come li ha fatti, in
base a che cosa, a quale logica?
IMP. PRESICCI – Allora, fondamentalmente le biopsie vengono
fatte in base a due elementi, forse anche sono tre
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scusate. Primo, la TAC. È la TAC che può stabilire
eventualmente il target di quello che io naturalmente
posso vedere o non posso vedere.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Dove sono le lesioni alla TAC?
IMP. PRESICCI – In questo momento le lesioni alla TAC non si
vedono perché sono coperte dal versamento pleurico,
primo. In secondo luogo ci sono dei reperti
macroscopicamente patologici che si vedono con gli occhi,
che si vedono col video che la TAC non consente di
vedere. Se andiamo a vedere...
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Dottore aspetti un secondo. Noi
abbiamo visto decine di TAC in questo processo dove
c’erano versamenti, la segnalazione del versamento e
della lesione. Come fa in base al fatto che venga
segnalato un versamento a dire che lì ci potevano essere
delle lesioni?
IMP. PRESICCI – Innanzitutto questo...
AVV. FURLAN – C’è opposizione alla domanda, o meglio forse
semplicemente se può essere chiarita, perché non è stata
compresa dalla Difesa.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA - Noi abbiamo visto varie TAC in questo
processo...
AVV. FURLAN – Non sono state viste le TAC, ma i referti.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Sì.
PRESIDENTE – Sì, è referti delle TAC.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Ovvio, lo sto mostrando, non penso
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che... dove erano segnalate effettivamente della
neoformazioni piuttosto che degli altri elementi e anche
il versamento. Mi scusi, io non capisco “da segnalare
inoltre versamento pleurico bilaterale”, ma da cosa
deduce che il versamento potesse nascondere qualche cosa?
Se ogni volta vado a tagliare.
IMP. PRESICCI - Appunto perché abbiamo visto dei referti TAC e
non le immagini, appunto perché facciamo questo
riferimento storico, c’è proprio uno dei casi presenti in
questo processo in cui dopo che è stato evacuato il
versamento, d’accordo, sono state messe in evidenza delle
neoformazioni. Attenzione, io le neoformazioni le posso
anche vedere in base a che cosa? In base alla loro
localizzazione e soprattutto in base al loro volume. Se
per favore andiamo a vedere il referto istologico
macroscopico dei frammenti asportati alla paziente
possiamo vedere effettivamente quello che io ho notato.
Perché, come ho detto la volta scorsa, si un referto
istologico bisogna leggere il macroscopico e il
microscopico. Campione inviato: pleura parietale tre
frammenti giallastri. La pleura parietale è incolore, è
traslucida. Dei frammenti giallastri non sono dei
frammenti normali.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – E cosa avevano?
IMP. PRESICCI – Aveva una iperplasia mesoteliale reattiva. Ma
questo...
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P.M. DOTT.SSA PRADELLA - Cosa vuol dire?
IMP. PRESICCI – Che non aveva una patologia tumorale. Però
attenzione, se posso, io ho già citato questo testo che
pagina 112 parla della VATS per versamenti pleurici,
senza specificare che si tratti di versamenti pleurici
maligni o benigni. Cerco di tradurre all’impronta.
AVV. MAZZOCCHI – Dottor Presicci, citi il testo.
IMP. PRESICCI – Sì, certo. Allora il testo e il Pearson, il
titolo è Thoracic Surgery, Chirurgia Toracica, edizione
del 2001. Capitolo 6 dedicato proprio... Toracoscopia,
endoscopia per diagnosi e stadiazione. A proposito della
VATS per versamento pleurico: una volta che la cavità
pleurica è stata aspirata (inc.) ed è stata ispezionato
completamente particolare attenzione deve essere data
alla metà inferiore dello spazio pleurico, in particolare
gli angoli costofrenici che spesso non sono visibili.
(Inc.) qualsiasi lesione sospetta alla vista pleurica o
noduli sulla superficie polmonare, il testo dice (inc.),
devono essere generosamente bioptizzati, asportati e i
frammenti, (inc.), inviati per analisi patologica. Parte
dei frammenti devo essere inviati per indagine al
microscopio elettronico perché questi esami consentono di
potere differenziare tra un mesotelioma o un
adenocarcinoma metastatico. In casi di versamento
pleurico neoplastico si può terminare la procedura con il
talcaggio lungo la superficie pleurica e polmonare.
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P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Scusi, però ritorniamo alla mia
domanda. Siccome lo scopo di un intervento deve essere
stabilito prima, che io non posso aprire alla cieca no?
io devo capire perché voglio fare certi prelievi e dove
li voglio fare e che cosa vado a cercare. Allora...
AVV. FURLAN – Presidente però opposizione...
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Ma perché fa l’opposizione...
AVV. BELLANI – C’è opposizione perché il fatto, mi pare che il
Dottor Presicci abbia fatto intendere il contrario fino
adesso quanto i prelievi, cioè che non è che prima
dell’intervento io posso ipotizzare quali prelievi, ma
che anzi a quello che vedo a vista li faccio. Quindi io
mi permetto di dire: la permessa della domanda mi sembra
che dica il contrario di quello che il Dottor Presicci ha
detto fino adesso.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Allora, il dottore ha detto, io gli
ho mostrato la TAC e gli ho chiesto: sulla lettura della
TAC lei perché ha ritenuto di fare dei prelievi? E lui mi
ha detto: dove c’è scritto versamento chissà cosa si
poteva nascondere, e preleva tre frammenti di pleura
parietale che non dimostrano altro che un iperplasia
mesoteliale reattiva. Allora: B, biopsia polmonare,
parenchima polmonare di centimetri 2x1x0,5; B, parenchima
polmonare negativo per neoplasia. In base a quale
criterio ha tolto quel pezzo piuttosto che un altro
piuttosto che un altro?
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IMP. PRESICCI – Credo di avere già risposto, in base ad un
criterio macroscopico rilevato endoscopicamente; cioè
endoscopicamente, il toracoscopio è collegato ad un
monitor, quindi io vedo al monitor quello che avviene.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – E cosa scritto lì? Non lo descrive.
Cioè lei dice: biopsia parenchima polmonare, punto. Il
parenchima polmonare è parenchima polmonare e anche
l’istopatologico dice parenchima polmonare, cioè era un
parenchima polmonare. Da che cosa... cos’era il sospetto
di questo pezzettino di parenchima polmonare per
toglierlo, cosa ha visto?
IMP. PRESICCI – Che macroscopicamente era patologico.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Ma cosa significa?
IMP. PRESICCI – Ai miei occhi era macroscopicamente
patologico.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA - Perché non l’ha scritto?
IMP. PRESICCI – Come perché non l’ho scritto?
P.M. DOTT.SSA PRADELLA - Patologico per che cosa?
IMP. PRESICCI – Perché presentava delle alterazioni, la pleura
viscerale e la pleura parietale...
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – No, stavo parlando del parenchima.
IMP. PRESICCI – Sto parlando, il parenchima polmonare è
ricoperto dalla pleura viscerale e quando io faccio un
prelievo sulla pleura viscerale, tranne che la pleura
viscerale non sia ispessita per un fenomeno cronico, che
posso portare via un frammento, anche una striscia di
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fatta all’anatomopatologo, va fatta ma non a me.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Ma scusi è lei che ha parlato di
pleura viscerale, mica io.
IMP. PRESICCI – Appunto se l’anatomopatologo ad un certo punto
mi parla di, mi dice che il parenchima polmonare perché
negativo per neoplasia, d’accordo, noi siamo in un
contesto di un paziente neoplastico va bene? e non vede
altri focali di tipo infiammatorio, di tipo infettivo ha
scritto quello, ha scritto. Ma come ho già detto tra un
reperto macroscopicamente che ai miei occhi può apparire
patologico, come lo dice anche il testo, non è mica detto
che qualsiasi poi reperto macroscopicamente patologico
deve essere naturalmente confermato istologicamente da
una neoplasia maligna, può anche essere un reperto
negativo per fortuna del paziente. Quei frammenti di
pleura parietale...
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Dottore mi scusi, ma nel corso del
verbale dell’intervento chirurgico se il chirurgo toglie
qualche cosa ne dà conto, cioè dice: tolgo questo pezzo
di parenchima perché vedo una lesione.
IMP. PRESICCI – La pleura era diffusamente in flogosi.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Eh ma è infiammatoria.
IMP. PRESICCI – Ma lo sappiamo dopo che è infiammatorio,
infiammatorio reattivo ad un versamento pleurico per
malattia sottostante che è di origine tumorale. Ma questo
lo sappiamo sempre con l’ex post, lo sappiamo sempre
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dopo. Ma in quel momento io ho tutti...
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Dottore, scusi ma...
IMP. PRESICCI – Posso completare la risposta?
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – No, ma io l’ho capita la sua
risposta.
IMP. PRESICCI – No, forse no, io vorrei completare la mia
risposta per maggiore chiarezza.
PRESIDENTE – Prego.
IMP. PRESICCI – Io di fronte ad un reperto TAC e di un reperto
anamnestico di quel tipo, che ripeto la paziente è stata
vista da medici di area internistica e abbiamo escluso
che questo versamento possa essere un versamento di tipo
cardiogeno, di tipo respiratorio o di tipo sistemico, è
una paziente che non ha cirrosi, è una paziente che non
ha una grave insufficienza respiratoria, che non ha grave
insufficienza cardiaca, ma che si presenta con una
malattia linfonodale diffusa con quel versamento
pleurico, per una serie di logica e di coerenza mi sembra
chiaro che la prima cosa a cui penso che è che quel
versamento pleurico è un versamento pleurico legato alla
sua malattia. Che poi possa essere tumorale o meno è
l’esame citologico e istologico che me lo fa capire. Ma
non tutti i versamenti, lo ripeto per l’ennesima volta,
non tutti i versamenti consensuali ad una malattia del
mediastino, ad una malattia della pleura o ad una
malattia polmone sono per forza neoplastici. Quando per
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esempio si fa un intervento per un tumore al polmone e al
momento di una TAC si riscontra un versamento pleurico è
compendiato fare anche una VATS a scopo stadiativo. Si
estrae il liquido, se quel liquido risulta essere
negativo il paziente può essere sottoposto all’intervento
chirurgico, perché vuol dire che quello è un liquido
reattivo momentaneamente al tumore. Ma se quel liquido
presenta cellule tumorali maligne il paziente
l’intervento non lo può più subire, perché deve essere un
paziente meritevole soltanto di una chemioterapia.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Mi scusi, perché non ha fatto allora
una toracentesi?
IMP. PRESICCI - La toracentesi in questo caso non l’ho fatta,
perché primo datosi che si tratta di un contesto che ha
tutte le caratteristiche di essere un versamento
neoplastico avrei potuto evacuare il versamento, ma non
avrei potuto avere la certezza che a livello pleurico e
polmonare vi fossero appunto delle... una malattia
neoplastica. In secondo luogo, la toracentesi in un
versamento con una malattia neoplastica di questo tipo
nel 90% dei casi nel giro di un mese provoca la
formazione del versamento, cioè la recidiva del
versamento.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Scusi dottore, ma lei non ha pensato
che la VATS al posto della toracentesi, che avrebbe
comportato il rischio di una formazione in mese, non lo
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so lo dice lei, io non so, poteva essere di più o di
meno, avrebbe alterato le condizioni respiratorie della
donna viste le condizioni generali? Tant’è che poi
purtroppo il decorso è stato drammatico.
IMP. PRESICCI – Assolutamente no, perché dal punto di vista
anestesiologico era stata valutata dall’anestesista. Il
tipo di chirurgia cui la paziente doveva essere
sottoposta in VATS è riconosciuto essere una chirurgia
mini invasiva, che non comporta delle alterazioni e a
livello della meccanica respiratoria e a livello della
funzionalità respiratorie, e questo è riconosciuto dai
primi anni ’90. Faccio ancora presente che appunto perché
dovevo sottoporre la paziente ad una VATS la decisione
l’ho presa in accordo anche con l’anestesista.
L’anestesista che dovrebbe anche conoscere quelli che
sono i rischi respiratori postoperatori correlati a una
VATS se avesse riconosciuto in questa paziente i motivi
di non portarla in sala operatoria anche per la VATS me
lo avrebbe dovuto dire. Non ha ritenuto opportuno dirlo.
Queste sono state scelte che sono state condivise con
l’anestesista.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Ma questo significa che lei era
perfettamente a conoscenza della situazione del paziente
in rapporto all’intervento che andava a fare, non l’ha
demandato...
IMP. PRESICCI - Non ho risposto in questa maniera, non ho
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dell’area internistica della Santa Rita, che all'epoca
credo che fosse già il responsabile del pronto soccorso.
Viene vista anche da un’anestesista. Quindi in questo
caso quando si parla di collegialità, è stata vista non
da una specialista, da tre specialisti e quando si parla
di autoreferenzialità io prima di porre un’indicazione
chirurgica devo avere bisogno di un’anestesista. Se
l’anestesista mi dice “io questa paziente non ma le sento
di portarla in sala operatoria” o me lo mette per
iscritto oppure può fare riferimento al primario di
Anestesia per dire: confermi o meno.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Scusi, prima viene data l’indicazione
chirurgica e poi si decide se operare o viceversa?
IMP. PRESICCI - Non ho capito la domanda.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – L’indicazione chirurgica viene prima
e poi si decide se procedere ad operare a seconda delle
condizioni del paziente?
IMP. PRESICCI – Io l’indicazione chirurgica alla paziente le
pongo per la sola biopsia. Quando, se andiamo a leggere
la cartella e andiamo a vedere in diaria, credo il 17 di
marzo...
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Quindi l’indicazione chirurgica per
la VATS l’ha data l’anestesista?
IMP. PRESICCI – No, l’ho data io, ma ne ho discusso con
l’anestesista e gli ho detto “guarda che oltre a questo
intervento devo sottoporre la paziente ad una VATS”.
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L’anestesista è stato avvisato prima, non il giorno in
cui la paziente arriva in sala operatoria, ma stiamo
scherzando? Non posso prendere una decisione cambiando
completamente programma operatorio, cambiando
completamente anche il modo eventualmente di gestire una
paziente di questo tipo. L’anestesista poteva dirmi “me
lo dici adesso, ma stiamo scherzando?”.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Allora, guardiamo le cause del
decesso. L’ha scritto lei?
IMP. PRESICCI – Sì, questa è la mia calligrafia.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Il deficit multiorganico è un
processo che si realizza in pochi giorni?
IMP. PRESICCI – Il deficit multiorganico, che in pratica gli
inglesi definiscono anche come MOF, è un processo che si
può instaurare anche nel corso di pochi giorni.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA - Può per favore commentarci causa
iniziale, causa intermedia e deficit multiorganico?
IMP. PRESICCI – Io penso che sarebbe forse più utile andare a
vedere quello che è stato il decorso dal pomeriggio
dell’intervento fino al momento del decesso. La causa
iniziale comunque, morte da causa natura, la causa
iniziale, scegliere la sola patologia che ha dato inizio
alla catena dei processi morbosi indicati ai punti 2 e 3:
una neoplasia maligna multimetastatica perché era diffusa
a livello del collo, al livello del mediastino e a
livello dell’addome. Aveva provocato la comparsa di
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adenopatie voluminose, di dimagrimento, di metastasi
epatiche. Quello comunque, ripeto, l’ho scritto metastasi
epatiche, ma è un errore, perché poi avendo rivisto la
TAC la paziente aveva delle metastasi a livello
addominale, ma non delle metastasi a livello epatico.
Viene descritta una lesione cistica che potrebbe essere
attribuibile ad una metastasi, ma sa ricordo bene non
c’erano metastasi epatiche. E alla fine causa terminale:
deficit multiorganico.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA - Dal momento in cui è arrivata in
pronto soccorso al momento in cui è stata operata quanti
giorni sono passati?
IMP. PRESICCI - Due giorni.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Senta, un’ultima precisazione: esiste
un semplice esame del sangue, per semplice esame del
sangue intendo proprio un prelievo del sangue, idoneo ad
escludere la possibilità dell’embolia polmonare?
IMP. PRESICCI – Un semplice esame del sangue che esclude
un’embolia polmonare? Ma da quello che ricordo è
eventualmente il didimero.
PRESIDENTE – Il?
IMP. PRESICCI – Il didimero. Ma il didimero non è soltanto
patognonomico di embolia polmonare, il didimero può anche
elevarsi in altre circostanze, non è specifico solo per
l’embolia polmonare.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Lei sa qual è la percentuale di...
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IMP. PRESICCI – No, questo non lo so francamente.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Ha ritenuto in qualche modo di
sottoporre la signora a questo esame?
IMP. PRESICCI – No, però voglio anche dire che quando la
paziente ha presentato questo peggioramento il giorno
successivo all’intervento mi sono consultato con
l’anestesista e l’anestesista avendo visto il trattamento
terapeutico che avevo effettuato ha ritenuto opportuno
mantener il trattamento farmacologico e non andare oltre
con manovre rianimatorie. Ma non ho ritenuto opportuno
fare il didimero.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Senta, un’ultimissima domanda: la
signora presentava dispnea prima dell’intervento?
IMP. PRESICCI – Sì, la paziente in cartello viene riferito
che si presenta come lievemente dispnoica e presentava un
polso tachiaritmico 110, 125 al pronto soccorso e si
presentava appunto lievemente dispnoica, questo all’esame
obiettivo che viene fatto alla paziente.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Ha visto se negava dispnea a riposo?
IMP. PRESICCI – Sì, questo è quello che viene riferito
praticamente all’anestesista, ma questo è quello che
viene riferito all’anestesista il giorno dopo quando la
paziente viene visitata a letto da parte
dell’anestesista: nega dispnea a riposo, conduce vita
attiva, nega angor. Io vedendo una cartella di questo
tipo posso giudicare una paziente come cachettica? Una
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che dice “vado a fare la spesa, non ho dolori, al petto,
non ho difficoltà respiratorie”. Il giorno prima la
paziente era giunta in ambulanza, al momento in cui era
stato fatto l’esame obiettivo viene riferito: respiro
lievemente dispnoico.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Allora perché mette il dimagrimento
come causa intermedia di morte? Stiamo parlano di una
persona di 82 anni eh.
IMP. PRESICCI – Perché fra gli elementi anamnestici era quello
più importante, cioè in pratica la paziente aveva avuto
questo dimagrimento da circa un anno, che mi faceva anche
comunque intuire che si trattava di una malattia presente
da molto tempo e a lenta evoluzione.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Scusi, lei ha detto l’anestesista,
che la paziente due giorni dopo l’intervento è stata
considerata non rianimabile.
IMP. PRESICCI - Il giorno dopo l’intervento.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA - Due giorni dopo, l’ha detto lei.
IMP. PRESICCI – Il giorno dopo.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Ah, il giorno dopo.
IMP. PRESICCI – Sì e poi in una seconda circostanza viene
proprio descritto in cartella.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Ma mi scusi, se l’unica cosa che è
intervenuta tra l’intervento, l’impossibilità di
rianimarla è l’intervento stesso come poteva essere
considerata in condizioni tali da poter sopportare un
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risposta. Data la situazione generale della paziente si
ritiene opportuno non procedere con ulteriori manovre
rianimatorie. Quello che io... viene descritto
dall’anestesista, viene descritto anche due giorni prima,
era... questa è una paziente che data la sua situazione,
data la sua situazione che era stata vista al momento in
cui poi fu sottoposta all’intervento chirurgico gli
anestesisti decisero, gli anestesisti sia quello del
sabato che del lunedì, che sono due anestesisti
differenti, decisero di non intubare la paziente e di
fare soltanto un trattamento farmacologico. Perché io
prima di portare una paziente in Terapia Intensiva devo
avere l’autorizzazione da parte dell’anestesista per
dire: sì, la porto in Terapia Intensiva, la intubo. Se
naturalmente sono due gli anestesisti che mi dicono “non
riteniamo opportuno intubare la paziente” mi attengo a
quello che è il loro parere.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Dottore, perché ha tolto la
neoformazione sovraclaveare con l’elettrobisturi?
IMP. PRESICCI – Bene, quello è un errore che commesso
l’anatomopatologo, perché se andiamo a leggere per bene
il referto operatorio...
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Ma l’ha tolto con l’elettrobisturi?
IMP. PRESICCI – No, andiamo a leggere quello che descrivo, per
favore, nel reperto operatorio, andiamo a leggere la
descrizione dell’intervento. Eccolo qui. Dunque, emostasi
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previe biopsie multiple di consistenza lardacea. Io
realizzo le biopsie sul linfonodo e le inizio ad inviare,
e le metto da parte. Dopodiché faccio l’emostasi e poi
faccio un altro prelievo dove era stata realizzata
l’emostasi. Ma attenzione, all’anatomopatologo giungono i
prelievi bioptici su cui non c’è l’emostasi, lo dimostra
il reperto operatorio, emostasi previa biopsia. Non si ma
fai un’emostasi prima fare la biopsia, la si fa sempre
detto.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Eh beh certo.
IMP. PRESICCI – Come?
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Eh certo, prima bisogna arrivare...
IMP. PRESICCI – Ne sono certo, perché naturalmente io porto
che cosa? Porto dei frammenti come dire appunto... come
descrive l’anatomopatologo “degli artefatti di
elettrobisturi”? Ma questo è un problema che riguarda
l’anatomopatologo. Io ho mandato sia quei frammenti che
gli altri. Se poi l’anatomopatologo descrive che ci sono
degli artefatti di elettrocauterio, “artefatti da
elettroresezione”, ma il reperto intraoperatorio, la
descrizione dimostra che invece io ho fatto la... ho
utilizzato l’elettrobisturi dopo che ho portato via i
frammenti di consistenza lardacea.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Quindi il fatto, questo fatto lei ha
detto è un errore dell’anatomopatologo?
IMP. PRESICCI – Senza dubbio sì. Io il materiale l’ho messo da
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parte ed è stato inviato. Se poi logicamente mi viene
fatto naturalmente un esame anatomopatologico dove ci
sono degli artefatti di elettroresezione e gli altri non
sono stati inviati, d’accordo?, beh questo logicamente,
come dire, mi sembra appunto una domanda più che altro da
porre all’anatomopatologo, eh.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Anche ammesso che le indagini sulla
formazione sovraclaveare fossero state eseguite in modo
corretto eccetera, dall’intervento di VATS quale effetto
terapeutico poteva sortire per la paziente?
IMP. PRESICCI – La scomparsa della recidiva del versamento, la
scomparsa del versamento pleurico e una riespansione
polmonare. Tant’è vero che nei giorni seguenti
l’intervento tutte le radiografie che furono eseguite
mostravano un polmone a parete completamente espanso.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Dottore, però siamo sempre al solito
problema. Allora, io il versamento lo posso drenare, ma
allora perché, ritorniamo, ma poi non ci ritorno più,
alla ragione delle biopsie.
IMP. PRESICCI – Ho già risposto a questa domanda sulla ragione
delle biopsie.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Va bene. Lei ha detto e si è diffuso
sulla mini invasività della VATS. La VATS in questo caso
ha comportato l’esclusione di un polmone, e lo comporta
sempre, quanto meno per tutta durata dell’intervento, che
non mi sembra che sia durato pochissimo, se lo ricorda
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quant’è durato?
IMP. PRESICCI – Andiamo a vedere quant’è durato l’intervento,
è durato...
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Un’ora e trentacinque minuti.
IMP. PRESICCI – Un’ora e trentacinque. Però attenzione, sono
due tempi. Nel momento in cui io finisco l’intervento dal
lato destro il polmone destro viene nuovamente ventilato
e quindi quell’ora e mezzo sono considerati due
interventi chirurgici. Oltretutto, perché questo vuol
dire che bisogna stare in sala operatoria per conoscere
queste cose, oltretutto è un intervento che viene
eseguito in doppio tempo e poiché la paziente tra il
primo e il secondo intervento ho dovuto modificare la
posizione, ho dovuto modificare il lato, a quel punto
cosa si fa? Si tolgono i teli del primo intervento, si
riposiziona la paziente dal lato sinistro, si rifà il
campo operatorio. Quindi quell’ora e trentacinque è
complessiva quando si sa che si tratta di un intervento
eseguito in doppio tempo. Qui c’è stata una chiara
soluzione di continuità tra il primo e il secondo
intervento che è una prassi quando si esegue un doppio
intervento (inc.).
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Comunque, dottore, in anestesia
generale, con un’anestesia a doppio lume e esclusione di
un polmone con piccole biopsie.
IMP. PRESICCI – Biopsie che non hanno niente dal punto di
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vista respiratorio, l’ha detto anche il Professor Sartori
che le resezioni atipiche dal punto di vista respiratorio
non tolgono nulla. Dai primi anni ’90 quando la VATS ha
cominciato a fare la sua comparsa nelle sale
operatorie...
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Però dottore mi scusi...
IMP. PRESICCI – Ci furono anche degli anestesisti che dissero
“ma questa VATS è veramente efficace rispetto alla mini
toracotomia o rispetto ai grandi interventi?”, è efficace
in termini di recupero dal punto di vista della meccanica
respiratoria e della funzionalità respiratoria. Perché io
quando parlo di meccanica e funzionalità respiratorie
esprimo due concetti differenti.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Scusi però dottore cerchi di
seguirmi, perché io faccio un po' fatica a far
comprendere alla Corte una cosa. Allora, lei ha detto
adesso la VATS non incide, non è invasiva, non incide
sulla dinamica respiratoria, Sartori sbaglia eccetera.
DIFESA – Non ho detto che Sartori sbaglia...
AVV. FURLAN – No, non ha detto che sbaglia, ha appena detto
che conferma
IMP. PRESICCI – Non ho detto che Sartori sbaglia.
P.M. DOTT.SSA PRADELLA – Sì sì, calma.
IMP. PRESICCI - Ho appena detto che il Professor Sartori su
specifica domanda del Presidente, detto che le resezioni
non comportano un grosso danno funzionale, non ho detto