Sentieri Francescani

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SENTIERI FRANCESCANI Riflessioni per il cammino Cosa cerca il Pellegrino che decide di viaggiare nei luoghi di Francesco? Cerca di ritrovare le condizioni in cui Francesco ha espresso cosi’ semplicemente i valori universali della comunione con il Creato e quindi con il Creatore. Ma non sono solo le condizioni esterne, il paesaggio, lo spirito del luogo, le atmosfere che possono far rivivere lo spirito francescano: occorre che il Pellegrino si metta in ascolto. In ascolto... L’ascolto presuppone il silenzio, non posso ascoltare se la mia mente rimbomba di pensieri, non posso ascoltare se intorno a me rumoreggia un mondo di cacofonie assordanti. La prima importante riflessione: imparare a fare silenzio dentro e fuori di se’. Impresa non facile, la mente ha sempre qualcosa da dire, il mondo vuole sempre imporsi alla mia attenzione. Se vogliamo afferrare le sottili suggestioni che ancora permeano i luoghi di Francesco, se vogliamo percepire dentro di noi l’eco tenue delle sue parole, dobbiamo rendere silenziosa la nostra mente e dobbiamo imparare a distaccarci dalle voci del mondo. Non e’ certo un percorso nuovo, tutte le religioni, in particolare negli aspetti monastici, in un modo o nell’altro, insegnano il silenzio, la meditazione, la solitudine concentrata, la preghiera. Il Pellegrino, immerso nella bellezza della natura, sara’ guidato a cercare il silenzio, a praticare il contatto profondo con se stesso, alla ricerca delle percezioni interiori. Camminare concentrandosi sui colori del cielo, sulle sfumature variopinte del paesaggio, sui suoni della natura e, alternativamente, sul ritmo cadenzato dei propri passi, sulla sensazione del respiro, ecco una forma di meditazione che aiuta a fare silenzio, che non e’ assenza di suono, ma presenza della coscienza nel qui e ora. E questo ci porta alla seconda riflessione: concentrarsi sul momento presente, assorbire sensorialmente le percezioni della realta’ interna ed esterna senza giudizio, permettendo alla coscienza di esplorare cio’ che percepisce e di esprimersi di conseguenza. Anche questo aspetto della coscienza che percepisce se stessa e’ insegnato da sempre per raggiungere la conoscenza di se’. Ma il Pellegrino vuole acquisire la conoscenza di se? O vuole piuttosto riviviere nei luoghi gli insegnamenti di francesco? E’ la stessa cosa, ce lo ha insegnato Lui, siamo fratelli e sorelle, non solo tra di noi, ma anche con gli elementi della natura, quindi partecipiamo tutti dello stesso principio creatore. L’unita’ con il Tutto passa attraverso la conoscenza di se’, come posso essere in contatto con la Natura, con il Creato, se non sono in contatto con me stesso? Terza riflessione: imparare a sentire. Sentire chi sono, apprezzare la vita che esprimo, apprezzare la vita che mi circonda come un dono, quindi andare oltre la percezione sensoriale e immergersi nell’evocazione dei sentimenti suscitati dalla coscienza ampliata e ispirata dalle percezioni sensoriali. Il Pellegrino sara’ inviato a comprendere quali sentimenti suscitano in lui il suo camminare lungo i sentieri mentre assorbe le energie potenti della Natura. I sentimenti saranno amplificati nella loro espressione attraverso canti, preghiere spontanee, mimica del corpo. Anche qui niente di nuovo: il canto, il movimento, la parola sono sempre state usate per amplificare

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Guida al sentiero interiore

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  • SENTIERI FRANCESCANI

    Riflessioni per il cammino

    Cosa cerca il Pellegrino che decide di viaggiare nei luoghi di Francesco? Cerca di ritrovare le condizioni in cui Francesco ha espresso cosi semplicemente i valori universali della comunione con il Creato e quindi con il Creatore.

    Ma non sono solo le condizioni esterne, il paesaggio, lo spirito del luogo, le atmosfere che possono far rivivere lo spirito francescano: occorre che il Pellegrino si metta in ascolto.

    In ascolto...

    Lascolto presuppone il silenzio, non posso ascoltare se la mia mente rimbomba di pensieri, non posso ascoltare se intorno a me rumoreggia un mondo di cacofonie assordanti.

    La prima importante riflessione: imparare a fare silenzio dentro e fuori di se.Impresa non facile, la mente ha sempre qualcosa da dire, il mondo vuole sempre imporsi alla mia attenzione.

    Se vogliamo afferrare le sottili suggestioni che ancora permeano i luoghi di Francesco, se vogliamo percepire dentro di noi leco tenue delle sue parole, dobbiamo rendere silenziosa la nostra mente e dobbiamo imparare a distaccarci dalle voci del mondo.

    Non e certo un percorso nuovo, tutte le religioni, in particolare negli aspetti monastici, in un modo o nellaltro, insegnano il silenzio, la meditazione, la solitudine concentrata, la preghiera.

    Il Pellegrino, immerso nella bellezza della natura, sara guidato a cercare il silenzio, a praticare il contatto profondo con se stesso, alla ricerca delle percezioni interiori.

    Camminare concentrandosi sui colori del cielo, sulle sfumature variopinte del paesaggio, sui suoni della natura e, alternativamente, sul ritmo cadenzato dei propri passi, sulla sensazione del respiro, ecco una forma di meditazione che aiuta a fare silenzio, che non e assenza di suono, ma presenza della coscienza nel qui e ora.

    E questo ci porta alla seconda riflessione: concentrarsi sul momento presente, assorbire sensorialmente le percezioni della realta interna ed esterna senza giudizio, permettendo alla coscienza di esplorare cio che percepisce e di esprimersi di conseguenza.

    Anche questo aspetto della coscienza che percepisce se stessa e insegnato da sempre per raggiungere la conoscenza di se. Ma il Pellegrino vuole acquisire la conoscenza di se? O vuole piuttosto riviviere nei luoghi gli insegnamenti di francesco? E la stessa cosa, ce lo ha insegnato Lui, siamo fratelli e sorelle, non solo tra di noi, ma anche con gli elementi della natura, quindi partecipiamo tutti dello stesso principio creatore.

    Lunita con il Tutto passa attraverso la conoscenza di se, come posso essere in contatto con la Natura, con il Creato, se non sono in contatto con me stesso?

    Terza riflessione: imparare a sentire.Sentire chi sono, apprezzare la vita che esprimo, apprezzare la vita che mi circonda come un dono, quindi andare oltre la percezione sensoriale e immergersi nellevocazione dei sentimenti suscitati dalla coscienza ampliata e ispirata dalle percezioni sensoriali. Il Pellegrino sara inviato a comprendere quali sentimenti suscitano in lui il suo camminare lungo i sentieri mentre assorbe le energie potenti della Natura. I sentimenti saranno amplificati nella loro espressione attraverso canti, preghiere spontanee, mimica del corpo.

    Anche qui niente di nuovo: il canto, il movimento, la parola sono sempre state usate per amplificare

  • i sentimenti delluomo di fronte al mistero del Divino.

    Quarta riflessione: rivivere il cammino di Francesco.Ora il Pellegrino, ricco delle proprie esperienze, puo ripercorrere le scoperte di Francesco, dalla decisione di abbandonare la Sua vecchia vita a quella di testimoniare la Sua Unita con il Creato. Il percorso lungo i sentieri puo essere vissuto come metafora del percorso interiore, come una guida al viaggio dentro di se. Da sempre il pellegrinaggio e metafora di grande cambiamento, almeno nelle intenzioni.

    In questa fase la meditazione si fa attiva, si ripercorre la propria vita e si decide cosa si desidera cambiare per avvicinarsi ad esprimere lUnita.

    Un percorso molto personale, non esistono suggerimenti validi per tutti, anche se le religioni hanno indicato cammini percorribili e gli esempi di chi ci ha preceduto in questa stessa ricerca ci possono aiutare. In particolare la vita di Francesco e una sorgente sempre viva di suggestioni. Sara bello ricordare episodi, ripetere parole e rivivere interiormente le testimonianze di Francesco. Per il Pellegrino potra essere uno stimolo alla comparazione con il proprio cammino di vita e magari a prendere decisioni di cambiamento.

    Quinta riflessione: soprattutto la gioia.Qui mi discosto da una delle tradizionali interpretazioni del pellegrinaggio: non e una penitenza, non e una fatica fisica e psichica, al contrario e unesperienza piena di gioia. La gioia di vivere, la gioia di poter per un poco rimanere in contatto con la Natura e con se stessi, ma soprattutto la gioia di poter esprimere pienamente la nostra essenza divina. Il Pellegrino sara aiutato a percepire la gioia in ogni occasione: nel respirare aria pura, nel poter camminare liberamente, nel vivere momenti solo per se stesso, nel ritovare il senso di liberta e di amore che lessere umano naturalmente possiede.

    Linsegnamento di Francesco, che rimane per chi lo vuole sentire nei luoghi della sua vita, e proprio questo: la Gioa di Amare.

    Anna Rita Benedetti