"Senso comune e creatività" recensito su Appunti sulle politiche sociali (n. 5-2010)

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INCERTI DIRITTI DI WELFARE RISCHI E SFIDE PER IL TERZO SETTORE DISABILITÀ E POLITICHE REGIONALI IN DIFESA DEL WELFARE SULLA PROPOSTA DI PIANO SOCIOSANITARIO DELLE MARCHE INCERTI DIRITTI DI WELFARE RISCHI E SFIDE PER IL TERZO SETTORE DISABILITÀ E POLITICHE REGIONALI IN DIFESA DEL WELFARE SULLA PROPOSTA DI PIANO SOCIOSANITARIO DELLE MARCHE Poste italiane SPA - Spedizione in abbonamento postale d.l. 353-2003 (conv. in L. 27.2.2004 n. 46), art. 1, comma 2, DCB Ancona Bimestrale - settembre-ottobre 2010, anno XXII. ISSN 1120-5725 p u ti apn 189 5/2010 sulle politiche sociali gruppo solidarietà www.grusol.it

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"Senso comune e creatività. Nuove prospettive della comunicazione sociale" (A. Appiano, a cura di) recensito su Appunti sulle politiche sociali (189, n. 5-2010)

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INCERTI DIRITTI DI WELFARE

RISCHI E SFIDE PER IL TERZO SETTORE

DISABILITÀ E POLITICHE REGIONALI

IN DIFESA DEL WELFARE

SULLA PROPOSTA DI PIANO SOCIOSANITARIO DELLE MARCHE

INCERTI DIRITTI DI WELFARE

RISCHI E SFIDE PER IL TERZO SETTORE

DISABILITÀ E POLITICHE REGIONALI

IN DIFESA DEL WELFARE

SULLA PROPOSTA DI PIANO SOCIOSANITARIO DELLE MARCHE

Poste italiane SPA - Spedizione in abbonamento postale d.l. 353-2003 (conv. in L. 27.2.2004 n. 46), art. 1, comma 2, DCB Ancona

Bimestrale - settembre-ottobre 2010, anno XXII. ISSN 1120-5725

p u tia p n

189

5/2010

sullepolitiche sociali

gruppo solidarietàwww.grusol.it

appunti sulle politiche sociali - in questo numero...

Verso incerti diritti di welfare 1

I rischi e le sfide. Politiche sociali e ruolo del terzo settore 7

La Convenzione sui diritti delle persone con disabilità e lepolitiche regionali 12

In difesa del welfare. Un appello contro l’indifferenza el’insofferenza nei confronti dei deboli 18

A chi serve il nuovo Piano socio sanitario della regione Marche? 21

Segnalazioni librarie 25

Bimestrale del Gruppo Solidarietà. Nuova serie - Anno 22 (XXII), n. 5 (189) ,settembre-ottobre 2010, chiuso il giorno 12 settembre 2010.Direttore responsabile: Riccardo Ceccarelli. Redazione: Giuseppe Alberti,Cinzia Alberti, Sibilla Giaccaglia, Gloria Gagliardini, Fabio RagainiComposizione: Paolo UrbaniStampa: Unione Tipografica Jesina, Jesi (AN)Direzione e Amm.ne: Via Fornace, 23 60030 Moie di Maiolati Sp. (AN)Tel. e Fax 0731.703327- e-mail: [email protected] annuo Euro 20,00 (25 per enti pubblici) intestato a GruppoSolidarietà, Via Calcinaro, 12 - 60031 Castelplanio (AN) - c.c.p. 10878601Aut.ne del Tribunale di Ancona n. 13 del 10/04/1989 - una copia Euro 3,50 (5per enti pubblici). Gli articoli non firmati sono redazionali.Iscritto al Registro nazionale della stampa n.5624 del 5/2/97Interamente stampato su carta riciclata. Gli articoli della rivista possono essere ripresi da altre riviste, citando la fonte,ma non possono essere pubblicati su Internet

Appunti è integralmente consultabilesul sito Internet del Gruppo Solidarietà.L'abbonamento annuo alla versioneon-line è di Euro 18 (23 per entipubblici), alla cumulativacartaceo+online è di Euro 25 (35 per glienti pubblici)Ricordiamo inoltre che è possibileverificare la scadenzadell’abbonamento direttamentedall’etichetta. Un sollecito rinnovo evital’invio della lettera di comunicazionedell’avvenuta scadenza.

I primi due articoli del numero propongonoalcuni degli interventi proposti in occasione delConvegno “Quale futuro per le politiche socialiin Italia, quale ruolo per le organizzazioni divolontariato” in occasione del trentennale diattività del Gruppo. Il contributo di TizianoVecchiato analizza lo stato delle politichesociali in Italia, ne ripercorre la storia,soffermandosi in particolare sullo stato dei diritticivili e sociali. Delinea, infine, alcuni puntiirrinunciabili all’interno della riforma federalista.Giacomo Panizza si sofferma sul ruolo del terzosettore nello sviluppo delle politiche sociali;analizza le tappe salienti che hannocaratterizzato il non profit in Italia, indica i rischie le sfide che le organizzazioni si trovano adaffrontare. Giampiero Griffo in continuità conl’articolo pubblicato nel precedente numerodella rivista si interroga sulle politiche regionalia partire dai contenuti della Convenzione suidiritti delle persone con disabilità. Vienesuccessivamente presentato il documento “Adifesa del welfare. Un appello control’indifferenza e l’insofferenza nei confronti dei

deboli”, promosso da 45 organizzazioni delterzo settore della regione Marche conl’obiettivo di mettere all’attenzione lasituazione del welfare in Italia e nelle Marche.Secondo i sottoscrittori si è in presenza di unasempre più forte tendenza a smantellare ilseppur incerto sistema di tutele rivolto allepersone più in difficoltà; soprattutto sembra discorgere una sempre più forte insofferenza neiconfronti di chi ha necessità di interventi eservizi. Infine Fabio Ragaini analizza la propostadi Piano sociosanitario della regione Marchechiedendosi a partire dagli obiettivi indicatinell’Atto programmatorio a chi può servire unatto di quel tipo. Una domanda non retoricache rimanda al significato degli strumenti diprogrammazione.

Il 5x1000 alGruppo Solidarietà

c.f. 91004430426

APPUNTI 1891SETTEMBRE-OTTOBRE 2010

VERSO INCERTI DIRITTI DI WELFARE1

TIZIANO VECCHIATO

DIRETTORE FONDAZIONE “E. ZANCAN”, PADOVA

La tendenziale riduzione deidiritti è in atto, “stringendo” ilcampo visivo dai diritti dellepersone a quelli dei cittadini,dai cittadini ai residenti,dando più evidenza ai dirittidei consumatori. La crisiattuale aggiungepericolosità a questa sfida echiede a tutti una profondaverifica di realtà e diresponsabilità

1 Il testo rielabora la relazione tenuta a Jesi, il 27 marzo 2010, al convegno “Quale futuro per le politiche sociali in Italia. Qualeruolo per le organizzazioni di volontariato”, in occasione del trentennale del Gruppo Solidarietà.

RESPONSABILITÀ INDIVIDUALI E SOCIALI

Il dibattito attuale sui sistemi di welfare siconcentra sui caratteri alternativi dei duemodelli oggi dominanti nei paesi occidentali.La differenza più evidente si basa sulla diversavalutazione che, culturalmente e politicamen-te, viene data ai principi di solidarietà e diresponsabilità personale. Chi fa prevalere ilprincipio di solidarietà ritiene che lacondivisione di responsabilità sia la stradamigliore per promuovere il bene comune, acosti più sostenibili. Ritiene inoltre che certirisultati possano essere conseguiti solo con ungrande sforzo solidale, responsabilizzando lepersone, le famiglie, i gruppi sociali, le istituzio-ni, gli stessi produttori di servizi alle persone.

Chi invece antepone il principio di respon-sabilità personale, è convinto che l’individuosia il principale responsabile del proprio desti-no, e che quindi debba attivarsi responsabil-mente per salvaguardare la propria salute eautonomia, anche quando gli svantaggi e gliostacoli sono pressoché insormontabili. A so-stegno di questa tesi si dice che la condizionedi fragilità e incapacità può essere messa inconto tra i rischi della vita e quindi assicuratapreventivamente. La realtà attuale e futura diogni persona non è però così semplice daprefigurare, per cui fare appello alla liberascelta e alle responsabilità personali equivalead abbandonare al proprio destino moltepersone e famiglie che non sono in grado difarlo.

L’opzione solidaristica ha dato forma a siste-mi di welfare di tipo universalistico, ossia basatisu tre principi: a) pari opportunità di accesso aiservizi sociali, sanitari, educativi; b) eguaglian-za di trattamento per ogni persona, tenendo

conto dei bisogni che esprime, anche se hapoca capacità di farli valere; c) condivisionedel rischio finanziario.

In alcuni paesi tale condivisione è basatasulla solidarietà fiscale, in altri su modalità diraccolta fondi di tipo mutualistico. In entrambii casi il contributo individuale è determinatodalla capacità contributiva, che nasce dalproprio reddito. Pertanto, il rischio di malattia oil maggiore o minore fabbisogno di prestazioniassistenziali non incidono nella determinazio-ne del contributo economico.

Nell’opzione basata sull’assicurazione deirischi, il compito di scegliere il sistema di prote-zione più rispondente ai propri bisogni vieneaffidato alla persona stessa. L’entità e la qua-lità della protezione assicurata dipendonodalla volontà e dalla capacità di spesa delsingolo individuo. I poveri e le persone fragilifiniscono per rimanere esclusi dalle risposte dicui avrebbero bisogno e diritto, soprattutto neimomenti di maggiore difficoltà. In soccorsodei più sfortunati sono previste tutele istituzio-nali, che però sono giudicate del tutto insuffi-cienti e la recente riforma sanitaria USA nonsarebbe stata necessaria se non ci fosseroquesti problemi. Non è inoltre difficile dimo-strare che il modello liberista produce saccheconsiderevoli di emarginazione e di esclusio-ne sociale. I suoi sostenitori lo sanno, ma riten-gono che sia la strada migliore per combatte-re l’opportunismo e l’assistenzialismo.

I sistemi solidaristi hanno una spesa pubblicadi welfare superiore rispetto ai sistemi liberisti. Isecondi giustificano questo differenziale conla propria maggiore efficienza. Gli indici diefficacia sono a favore dei sistemi solidaristi,se misurati su tutta la popolazione.

I macro indicatori di spesa nazionale testi-

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moniano inoltre che i sistemi a caratteresolidaristico hanno un rapporto costo-effica-cia migliore, anche in forza della prevenzionecollettiva, che i singoli non potrebbero per-mettersi.

I sistemi a carattere assicurativo concentra-no la loro efficacia su una fascia più ristretta dipopolazione. Le loro valutazioni consideranogli esiti ottenuti per gli assicurati e non le rispo-ste rivolte ad uno spettro più ampio di popola-zione. Queste criticità non impediscono che imodelli assicurativi vengano preferiti da mol-te persone, attratte dall’idea di sentirsi respon-sabili del proprio bene e del proprio destino

Tra le critiche mosse al modello solidaristac’è un consumo maggiore di risposte, anchea causa del fatto che non costano al momen-to della fruizione. Il confronto stimola entram-be le prospettive a trovare soluzioni a questoproblema. Quello che di solito fa la differenzaè l’incontro tra diritti e doveri che riduce lecontraddizioni a vantaggio dei più deboli,investendo nel rapporto fiduciario che si puòstabilire tra chi chiede e chi offre aiuto.

LE RISPOSTE DI WELFARE HANNO RADICI LONTANE

Le radici dei moderni sistemi di welfare nonnascono ieri e non si esauriscono nel confrontotra liberisti e solidaristi. Sono identificabili nellerisposte che, nei secoli, sono poi diventateorganizzazioni altruiste e solidali. In passatomolte opere di carità si basavano su unaduplice capacità: dare risposta agli ultimi, ecostruire condizioni per estenderle a tutti. Daquesta duplice attenzione sono nati gli ospe-dali (vicino alle cattedrali), le strutture per bam-bini abbandonati (nel cuore delle grandi cit-tà), i luoghi di aggregazione per ragazzi, icentri dove imparare un mestiere, l’aiuto por-tato in casa delle persone con gravi difficoltà.

L’ospedale, i centri diurni, le cure domiciliari,le scuole professionali… sono oggi infrastruttu-re di welfare, classificate nei livelli essenziali diassistenza. Il passaggio da “per carità” a “pergiustizia” è avvenuto con soluzioni organizza-te, strutturate, poi definite in sede normativa, acui oggi corrispondono linee di finanziamentoe di erogazione.

Nello Stato moderno molte di queste rispo-ste profetiche e pionieristiche hanno trovatosuccessiva collocazione nei diritti di cittadi-nanza, finanziati con la solidarietà fiscale ocon altre forme di raccolta fondi. In questomodo la condizione di bisogno si è saldatacon la capacità organizzata di tutelare il dirit-

to a essere curati, assistiti, presi in carico, nonsolo per carità ma per giustizia e per diritto.

I moderni sistemi di welfare si stanno misu-rando con la tenuta di questa sfida, consape-voli che con il termine “moderni” non si identi-ficano le soluzioni ottimali, ma soltanto punti diarrivo e di ripartenza.

Nel caso del diritto alla salute e all’istruzionesi è operato con un’unica strategia: “trasfor-mare i soldi in servizi”, passare cioè dalla logi-ca del finanziamento a quella dell’investimen-to, così che il rendimento fosse almeno dupli-ce: 1) misurabile in termini di capacità di rispo-sta e 2) misurabile in termini di capacità di“produrre le risposte”, dando lavoro ad orga-nizzazioni e professionalità che nel tempo han-no raggiunto una consistenza finalizzata agarantire i volumi di spesa e di offerta nei Lea.Nel caso ad esempio del sistema sanitario lepersone occupate sono quasi 700.000, a cuiaggiungere l’indotto. Si possono quindi me-glio cogliere i valori degli investimenti diwelfare, in termini di benefici di salute, di citta-dinanza dei più deboli, di inclusione lavorativae sociale, di sviluppo economico.

Tuttavia, malgrado questi risultati, nell’ambi-to dell’assistenza sociale si opera ancora se-condo una concezione vecchia di assistenza,che vede nelle erogazioni economiche unmodo normale di prendersi cura delle perso-ne in difficoltà. Il rapporto tra servizi e erogazioniè di 1 a 12, cioè ad un euro speso per dareservizi ci sono altri 11 euro per dare trasferimen-ti monetari. Si tratta di un indicatore semplicee per certi aspetti brutale, che ci dà la misuradi quanto di più e meglio si potrebbe fare.

In materia di assistenza sociale, fino a 50 annifa prevaleva la convinzione che bastasserobuone strutture per garantire buone risposte.La critica alle istituzioni totali ha messo in di-scussione questa convinzione, aprendo la stra-da al superamento delle risposte segreganti esollecitando la ricerca di nuove soluzioni. L’ele-mento che meglio ha caratterizzato la ricercadi alternative all’istituzionalizzazione è stata lapriorità data allo spazio di vita, così da garan-tire radicamento territoriale e dimensione fa-miliare alle risposte, senza separare le personedalle proprie radici biologiche, affettive, socioambientali, relazionali, valoriali.

Negli anni 70 e 80 del novecento, molto èstato fatto per superare l’assistenza istituziona-lizzate, sicura ma segregante, convinti chenon fosse quello il modo di tutelare i bisognidelle persone. Bisognava superare l’idea chesi potesse garantire il diritto all’assistenza ne-

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gando i diritti umani, i diritti di cittadinanzasociale, visto che gran parte delle personeallontanate dalla vita della comunità (bambi-ni, malati mentali, persone con disabilità…)erano anche escluse dalla vita sociale.

Ragioni etiche, culturali e normative hannoportato al superamento di molti enti assisten-ziali, avviando il decentramento delle respon-sabilità e delle amministrazioni. In questa logi-ca sono stati identificati i Comuni e le Regionicome soggetti idonei a interpretare in modonuovo diretto le responsabilità di organizzaree garantire le risposte territoriali, anzi ancor dipiù, di tutelare i diritti.

CONSOLIDARE LE INNOVAZIONI

Molto è avvenuto negli ultimi vent’anni, so-prattutto con azioni di consolidamento delleinnovazioni degli anni ’70 e ‘80, insieme ad ungrande sforzo di razionalizzazione delle risorse,in particolare nell’area sanitaria. A fianco del-le innovazioni strutturali e di sistema, si è inve-stito nell’allargamento della rete di responsa-bilità sociali, interessate ai bisogni delle perso-ne e delle famiglie.

È stata la principale innovazione degli anni’90, che, in particolare, ha dato forma piùstabile a questi orientamenti. Alcuni esempisono la legge n. 241/90, Nuove norme in mate-ria di procedimento amministrativo e di dirittodi accesso ai documenti amministrativi; la leg-ge n. 142/90, Ordinamento delle autonomielocali; la legge n. 266/91, Legge quadro sulvolontariato; la legge n.381/91, Disciplina del-le cooperative sociali; il d.lgs n. 112/98, diConferimento di funzioni e compiti ammini-strativi dello Stato alle Regioni ed agli Entilocali, in attuazione del capo I della legge 15marzo 1997, n. 59; fino ad arrivare all’approva-zione delle leggi n. 328/00, Legge quadro perla realizzazione del sistema integrato di inter-venti e servizi sociali, e alla legge n. 64/01,Istituzione del servizio civile nazionale.

Gli ultimi dieci anni del Novecento hannovisto un grande impegno di rinnovamento,soprattutto per quanto riguarda i rapporti trasoggetti istituzionali e sociali, grazie al maggio-re riconoscimento delle forme di solidarietàorganizzate, che si sono molto impegnatenell’ambito dell’inclusione lavorativa e socia-le. Nel contempo i rapporti tra le persone e lepubbliche amministrazioni hanno tratto bene-ficio dalle carte dei servizi, dal riequilibrio dimolte dinamiche di relazione che vedevanole persone trattate come sudditi, piuttosto checome cittadini, persone con propri diritti oltre

che doveri.Tutto questo ha messo in evidenza numero-

se potenzialità dei territori, oltre le dotazionieconomiche, strutturali e organizzative. È sta-to più facile che in passato affermare lacentralità della persona e dei soggetti sociali,entrando nel merito dei processi di produzionedei servizi e, ancor di più, nei processi di pro-grammazione e attuazione delle risposte.Come sempre, alle maggiori possibilità hannocorrisposto anche maggiori difficoltà nell’in-terpretare i nuovi mandati e i rapporti di pote-re, nell’integrare l’esercizio delle responsabili-tà, nell’orientare gli interessi verso politicheunitarie di sviluppo sociale.

Si è molto investito nel lavoro per progetti,pensando che in questo modo si potesse col-mare il divario tra opzioni ideali e realizzazioni.Ma ancora oggi i risultati sono limitati, settoriali,centrati sulle logiche dei produttori, piuttostoche sui diritti delle persone. A questo si aggiun-ge la difficile sostenibilità economica dellemolte gestioni separate, in competizione traloro, culturalmente incentivate a vincere, aottenere utili a breve, effimeri, senza investirenel rendimento reso possibile dell’incontro delleresponsabilità.

Gli anni che ci dividono da quel periodorendono oggi più facile riconoscere le con-traddizioni, recuperare una visione d’insieme,sapendo che i fattori di contraddizione nasce-vano anche da molte potenzialità non colti-vate. In una socialità in evoluzione ha trovatomodo di inserirsi il mercato dei servizi alle per-sone, con un’offerta gestita senza mediazioniistituzionali e senza tutele per i soggetti deboli.Si è cioè silenziosamente allargata la sferadella negoziazione privata, dove valgono idiritti dei consumatori, ma non abbastanza idiritti dei cittadini e delle “persone” in quantopersone.

DIRITTI “CONDIZIONATI”Nell’evoluzione appena sintetizzata, è ve-

nuto a maturazione un fattore caratterizzantei diritti sociali: la loro natura condizionata. Essinon dipendono solo dalla disponibilità di risor-se (che normalmente provengono dalla soli-darietà fiscale e/o dal concorso economicoal momento della fruizione), ma anche dallaloro trasformazione in capacità di risposta pro-fessionale, non soltanto amministrativa. Il siste-matico investimento in questa direzione, mes-so in atto dai sistemi scolastico e sanitario, cipermette di capire meglio questa natura pe-culiare.

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Non è stato così per i servizi sociali. I risultaticonfigurano oggi un rapporto tra servizi ederogazioni economiche tutto sbilanciato afavore dei trasferimenti. È una situazione checi condanna a una accentuata capacità digestire i servizi di primo intervento, di aiutoimmediato, e a una cronica incapacità diprodurre cambiamenti significativi in fase suc-cessiva, affrontando le sfide con cui dovreb-be misurarsi l’assistenza sociale, prima fra tuttela povertà.

Si è in particolare creata una situazione distallo nella capacità di trasformare le risorseper l’assistenza sociale (quasi 50 miliardi dieuro ogni anno) in risposte, di cui si possanomisurare i benefici, l’efficacia. Il faticoso pas-saggio al federalismo sta avvenendo senzache questa questione sia stata affrontata, rite-nendo sufficiente definire costi standard e as-sociarli ai livelli essenziali di assistenza.

Sarebbe questa la premessa per considera-re nodi che non dipendono solo dalla strutturadei costi, ma anche da ragioni ben più profon-de. Nel passaggio di responsabilità dallo statoalle regioni e ai comuni in materia di servizi diwelfare, le condizioni per affrontare i diritti“condizionati” si complicano ulteriormente.Basta guardare alla composizione e distribu-zione della spesa sociale dei comuni, per ca-pire che i differenziali di capacità sono enormie non sono spiegabili solo in termini di divariotra nord e sud, visto che è possibile identificareanaloghi differenziali all’interno delle regioni eaddirittura tra conferenze dei sindaci.

In letteratura, la categoria dei “diritti condi-zionati” è stata utilizzata per spiegare come equando un diritto diventa esigibile. Occorronoanzitutto condizioni elementari: capacità difinanziarli, infrastrutture per erogarli, organiz-zazioni professionali per garantirli.

Non è possibile garantire il diritto all’istruzio-ne senza le scuole, senza la possibilità di acce-dervi e senza personale docente. Non è pos-sibile garantire risposte sanitarie senza servizi diassistenza primaria, senza ambulatori e ospe-dali, senza capacità di gestire contempora-neamente le emergenze, le cure di lungoperiodo e altro ancora.

Diritti condizionati significa rischio di dirittiincompiuti, non tutelati, a scapito di quantinon sono in grado di accedere alle risposte“per tutti”. A ben vedere non sono veramenteper tutti, visto che i più deboli, non hannocapacità e forza necessaria per rivendicarli ene restano esclusi.

A questo si aggiunge un problema diffuso:

pensare a un’esigibilità senza risorse significaaffermare e negare i diritti nello stesso tempo.Vedremo nel paragrafo successivo se, e inche misura, la prospettata attuazione dei livelliessenziali di assistenza, nel federalismo fiscale,potrà affrontare questi problemi e mantenerele proprie promesse.

LIVELLI ESSENZIALI DI CITTADINANZA SOCIALE

I livelli essenziali di assistenza (Lea) integranoi diritti civili e li arricchiscono, li fanno evolvereverso i diritti di cittadinanza sociale. I loro con-tenuti dipendono da un giudizio politico edetico sulle condizioni per ridurre ledisuguaglianze, per dare pari opportunità adogni persona. Dipendono da un giudizio tecni-co sulle condizioni per passare dai principi allerealizzazioni, collegando i bisogni da tutelarecon la capacità tecnica ed economica disoddisfarli. Dipendono dall’equità distributivae dall’uniformità territoriale di risposta. Nonbasta, infatti, affermare che nelle città e inaree ad alta urbanizzazione ci sono risposteadeguate, se altrove non è così.

L’impegno necessario per garantire i livelliessenziali in condizioni di uniformità e sicurezzanon è quindi sforzo estemporaneo, da breveperiodo. In Francia, ad esempio, le risposte perle famiglie con figli non dipendono solo dal-l’attuale numero di posti nido, ma dall’investi-mento di lungo periodo che ha trasformatoerogazioni e prestazioni disorganiche in unsistema di risposte, flessibili e coerenti con ibisogni delle famiglie.

Il d.lgs n. 56/00 di recepimento della legge n.133/99 aveva creato premesse economicheper pensare e investire oltre il breve periodo, alivello regionale: con la compartecipazioneregionale all’Iva, le addizionali Irpef, l’aumen-to della compartecipazione all’accisa sullabenzina, la perequazione interregionale dellerisorse. Ma maggiore responsabilizzazione eco-nomica non ha significato aumentata capa-cità di “fare efficacemente”. Non basta pen-sare che a una maggiore responsabilizzazioneregionale e comunale facciano seguito mag-giore efficienza ed efficacia delle risposte. Inmolti casi è accaduto il contrario. Stiamo infat-ti su un crinale di cui occorre riconoscere nonsolo le potenzialità ma anche i rischi, se voglia-mo contrastarli. Se prevarrà la possibilità dicadute rovinose, come è successo in varieregioni, non avremo livelli essenziali in condi-zioni di maggiore uniformità territoriale. Saràanzi il contrario, con il rischio di una sostanzialemessa in discussione del progetto costituzio-

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nale solidale, basato sull’incontro tra diritti edoveri.

Chi è già penalizzato lo sarà ancora di più eanzi pagherà per il vuoto di responsabilità chegià danneggia le persone che vivono nelleregioni con insufficienti capacità strutturali eprofessionali di risposta.

La modifica del titolo V della Costituzione ela legge n. 42/2009 sono state pensate perdare un forte impulso al superamento di que-ste contraddizioni. Hanno in un certo sensocreato condizioni di non ritorno. Per questo lasfida è più impegnativa di quanto si possapensare. La possibilità di esporre i soggetti piùdeboli a una sostanziale riduzione dei lorodiritti è possibile e sarebbe un costo sociale eumano troppo alto, in una fase in cui la crisieconomica chiede a tutti, e in particolare alleistituzioni, alle organizzazioni sociali, più corag-gio e anzi capacità spesso assenti.

IL FEDERALISMO DEI DIRITTI DIFFERENZIATI

Il ridimensionamento dei diritti delle personeha seguito un andamento che va da un gene-rale sempre più ristretto (con diritti sempre piùcondizionati) a un particolare sempre più al-largato. In sostanza, assistiamo ad una silen-ziosa riduzione dei diritti delle persone in quan-to “persone”. Penalizza i “non cittadini”, con ilpretesto che in questo modo si potrà sostene-re la crescente domanda di tutela di welfaredei “cittadini”. Nel contempo però si va legit-timando la riduzione dei diritti dei cittadini, permeglio tutelare i diritti dei “residenti”. La moti-vazione è analoga: rispondere alla crescentedomanda di protezione e di welfare dei citta-dini residenti, che, avendo finanziato i propridiritti con le tasse, non sono disposti a condivi-derli con persone che non risiedono nel pro-prio territorio.

Il risultato è una sostanziale redistribuzionedella capacità di risposta ai bisogni, dando dipiù ai “residenti”, quanto si riesce ai “cittadini”,quanto resta ai “non cittadini”. Oltre la sogliadei diritti ci aspetta l’offerta di mercato, pron-ta a offrire prestazioni a quanti non hannopotuto avere risposte solidali e che possonofar valere il proprio potere di acquisto. A quelpunto la disuguaglianza diventa un fattoreregolativo degli scambi, non più un problemada ridurre e superare.

Stiamo evidentemente parlando di scenaripossibili, di costi sociali incrementabili, di ri-schio di delegittimazione istituzionale. Sonoproblemi da affrontare per contrastare la de-riva, per cercare modi più solidali di essere

società. Il federalismo fiscale nasce dalla con-vinzione che l’unione nazionale non sia più ingrado di garantire i diritti e che sia necessariorassicurare i “residenti”, chiamando regioni ecomuni a rivitalizzare la coesione sociale.

Le perduranti differenze tra regioni sonoportate come necessità di questa transizione,per garantire proprio i livelli essenziali. A questamotivazioni si aggiunge la necessità di ridurrela distanza tra chi amministra e chi è ammini-strato, verso un obiettivo di governabilità rin-novata, a “chilometri zero” tra amministratorie amministrati. In questo modo si dovrebberivitalizzare la partecipazione sociale, si do-vrebbero ridurre le perdite di risorse, i costiamministrativi, ancorando le responsabilità alterritorio che ha prodotto le risorse per finan-ziare i diritti. Sussidiarietà verticale e orizzontaledovrebbero cioè generare beni aggiuntivi, avantaggio delle comunità locali che li hannofinanziati, riconfigurando le condizioni di tute-la dei diritti di cittadinanza e la loro esigibilità.

A sostegno di questa strategia si affermache il patto costituzionale non viene messo indiscussione. Anzi proprio la costituzione preve-deva un passaggio progressivo di responsabi-lità dalle istituzioni centrali a quelle territoriali,dopo aver costruito le premesse necessarieperché questo avvenisse. Sono quindi maturi itempi e le condizioni per accelerare questoprocesso? Solidarietà e sussidiarietà, diritti edoveri sono in grado di fare la differenza e disostenere questa transizione?

È difficile sostenerlo mentre il contratto costi-tuzionale è fortemente messo in discussione inattesa di modificarlo. C’è anzi chi pensa dipoter già manometterlo per singole parti, invista di una costituzione “praticamente” mo-dificata.

Se ad esempio il gettito fiscale versato dairesidenti può giustificare una prelazione per iloro diritti, ai primi articoli della costituzioneverrebbe tolta forza vitale necessaria per tute-lare i diritti di tutti oltre il livello regionale. Diffi-cilmente potrà bastare la previsione del fondoperequativo o dei poteri sostitutivi previsti dal-la legge n. 42/2009. Le esperienze pregressenon rassicurano sulla capacità di questi duestrumenti di tenere insieme solidarietà, respon-sabilità, tutela dei diritti, in tutti i territori.

Si è conclusa la stagione avviata nella se-conda metà del novecento dove hanno pre-valso le ragioni dell’unione, a livello internazio-nale ed europeo, soprattutto per ragioni eco-nomiche. Viviamo in un momento culturale estorico in cui la spinta alla differenziazione è

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vincente. Aumenta il bisogno di marcare ledifferenze, di costruire barriere difensive. Comesappiamo ogni sistema di controllo comportacosti aggiuntivi, per amministrare la sicurezzasenza però garantirla, visto che aumentano lecontroversie e le chiusure difensive. È la sindro-me di Caino per la quale non c’è motivo difarsi carico delle ragioni della fraternità e dellosviluppo solidale.

Una “cittadinanza più debole” è anche unbene meno relazionale, meno condivisibile,quindi un rischio da evitare. In una cittadinan-za indebolita i rischi di delegittimazione delleistituzioni sono maggiori, visto che sono nateper “servire”. Se poi non lo fanno adeguata-mente non possono pensare che questa inca-pacità non abbia conseguenze.

Il nuovo scenario federalista è quindi unasfida. Se sarà in grado di ridurre ed eliminare lacittadinanza dei privilegi, se ridurrà leemarginazioni, se ridurrà la paura, se contra-

sterà la sfiducia, in particolare delle nuovegenerazioni, ci consegnerà risultati insperati.

Se invece non manterrà le promesse, dietrola maschera scopriremo un pericoloso giocodi società che, non sapendo come onorare leproprie responsabilità, scaricherà i costi sul-l’oggi e soprattutto sul domani. È successo piùvolte nel secolo scorso, complici le seduzionicollettive che facevano sembrare giuste eragionevoli scelte profondamente sbagliatee autodistruttive.

La posta in gioco è quindi molto alta. I centridi responsabilità in concorso tra loro sono benidentificabili. La tendenziale riduzione dei dirit-ti è in atto, “stringendo” il campo visivo daidiritti delle persone a quelli dei cittadini, daicittadini ai residenti, dando più evidenza aidiritti dei consumatori. La crisi attuale aggiun-ge pericolosità a questa sfida e chiede a tuttiuna profonda verifica di realtà e di responsa-bilità.

Per riflettere sull’esperienza religiosa e sulla vita quotidiana

I volumi curati dalla casa editrice Dehoniane si propongono come occasioni di crescita individua-le e comunitaria; affrontano tematiche che ci coinvolgono, come credenti e come cittadini delmondo, rilette con il contributo della teologia e delle sacre scritture, inquadrate nel contesto dellasocietà attuale. Scopo del testo Accogliere la vita è offrire strumenti di conoscenza – teorici eapplicativi – dell’accompagnamento della psicologia pastorale nella vita quotidiana; l’autricespiega il significato e le potenzialità di questa ricerca della l’esperienza dello Spirito nella vita dellepersone, descrivendo percorsi e strumenti per realizzare questo itinerario per aiutare ad accoglie-re Dio.Il quaderno Scienza e spiritualità. Affinità elettive, pensato come strumento di formazionepastorale rivolta a giovani universitari, riflette sul contrasto solo apparente tra spiritualità e ricercascientifica; con uno stile colloquiale, l’autore ci illustra i punti di incontro tra studio accademicoe formazione delle coscienze, rintracciabili nell’umiltà, nell’impegno, nella scoperta di unamissione della vita per incontrare il mondo, se stessi e gli altri; questi cammini di crescita trovanolinfa nella lettura, atto creativo che trasforma il mondo interiore di chi ne è coinvolto. L’uomo eil suo giardino si interroga sulla responsabilità dei cristiani nei confronti della natura, intesa comedono di Dio, continuazione del paradiso dell’Eden; rileggendo la Bibbia, si rintracciano le radicidella sensibilità dell’essere umano come giardiniere che si prende cura della terra da cuiraccoglie i frutti per vivere; una visione da richiamare per recuperare l’alleanza con l’ambiente,un’armonia di collaborazione che deve tradursi in comportamenti, scelte politiche e culturali.

Lola Arrieta, Accogliere la vita, Bologna 2008, p.151, euro 13.00; Elmar Salmann, Scienza espiritualità. Affinità elettive, Bologna 2009, p. 84, euro 6.70; Godfried Danneels, L’uomo e il suogiardino, Bologna 2010, p. 80, euro 6.90

APPUNTI 1897SETTEMBRE-OTTOBRE 2010

Una scossa forte al terzo settoresi prefigura quella diretta aminare i nostri valori quando,col pretesto della crisi, cichiederanno di operarebeneficenza e non promozionedell’autonomia delle persone;così come quando tenterannodi imporci di snaturare le nostreprofessioni sociali per farceledeclinare in custodia, controllo,separazione dei deboli a tuteladei benestanti e benpensanti

I RISCHI E LE SFIDE. POLITICHE

SOCIALI E RUOLO DEL TERZO SETTORE1

GIACOMO PANIZZA

COMUNITÀ PROGETTO SUD, LAMEZIA TERME

Mi fa molto piacere essere presente altrentennale del “Gruppo Solidarietà”. FabioRagaini mi ha invitato, tra gli altri, chiedendo-mi di raccontare un pezzo di storia del terzosettore per come mi è capitato di viverla inalcune sue varie trasformazioni, tenendo pre-sente la sua rilevanza sociale e alcune sfidefuture rappresentate dalla storia - come il datodi essere in un’Italia di 150 anni passata daRegno di sudditi a Repubblica di cittadini ecittadine -, dalla cultura, come ci ha descrittoRoberto Mancini e dalla politica, specialmen-te quella irrinunciabile puntualizzata da TizianoVecchiato2. Nel mio parlare, userò un certolinguaggio ed esprimerò dei punti di vista pro-venienti da esperienze sociali vissute. Sonoparziali modi di leggere e interpretare; eppu-re, chi fa volontariato o comunque è impe-gnato nel terzo settore, deve necessariamen-te passare attraverso l’agire, pensarlo eripensarlo. Sa che deve dire la sua, come sa didover ascoltare le ragioni di altri, conoscitori dialtri settori. Il contatto con persone, famiglie,comunità locali e istituzioni, ci porta a vivereesperienze spesso gratificanti, “calde”, attra-enti e coinvolgenti; altre volte faticose, con-traddittorie e conflittuali: e per tutto questo,quando serve, ci facciamo aiutare da altriche studiano certe discipline umanistiche, so-ciali, economiche, organizzative o, come oggicon Mancini, ci mettiamo in ascolto dellafilosofia, o anche della spiritualità. Avendo acuore di “far bene il bene”, ci facciamo aiuta-re volentieri.

IL GRUPPO CHE FA COMUNITÀ: IERI SPONTANEO,OGGI E DOMANI UNA SFIDA

Come mai vi siete denominati “Gruppo So-

lidarietà”? Trent’anni fa, “gruppo” e “solida-rietà” erano termini palesemente contrari a“istituto” e a “emarginazione”, e allo stessotempo sottolineavano qualcosa cui si aspira-va. Gruppo è indicativo di quel periodo. Con-notava leggerezza e apertura, aspettirelazionali ed esistenziali. Dice di un’organiz-zazione leggera, nella quale suddividere com-piti a turno, intercambiabili. Invita a condivi-dere i saperi e le pratiche. Mette insieme per-sone differenti con interessi diversi. La parolagruppo ci portava a questi aspetti, a condivi-dere alcuni scopi, e a narrarci: quante storie cisiamo raccontati in gruppo, quelle di chi veni-va ad aiutare e di chi veniva a chiedere aiuto.E ci illuminavamo: al posto dei libri a queitempi c’erano tantissimi di questi racconti.

Ogni gruppo fa “potere” nei territori, fa capi-tale sociale, soggettualità… e fa anche farequalche nemico nella geografia dei poterilocali. Tante di queste cose, io le ho capitevivendole ma anche riflettendoci e facendo-mi aiutare da chi ci studia sopra.

Mi sono dilungato sul termine “gruppo” per-ché a distanza di trent’anni nel linguaggio delterzo settore si sono introdotti i termini “servizi”,“associazione”, “cooperativa”, “fondazione”,“ente”, “impresa sociale” e altri ancora, come“manager”, con significati più specializzati. Ilche va bene, ma ritengo che il terzo settorenon debba tralasciare i significati sociali,relazionali ed esistenziali dell’essere e fare grup-po. Mi permetto di sottolineare che nel terzosettore si rischia di perdere la dimensione del“gruppo”, appiattendosi su quella di “organiz-zazione”. Entrambe sono importanti, ma ogginella società si vanno indebolendo le relazio-ni, la condivisione di scopi comuni, la

1 Il testo rielabora la relazione tenuta a Jesi, il 27 marzo 2010, al convegno “Quale futuro per le politiche sociali in Italia. Qualeruolo per le organizzazioni di volontariato”, in occasione del trentennale del Gruppo Solidarietà.

2 La relazione di Roberto Mancini è stata pubblicata nel n. 1/2010, quella di Tiziano Vecchiato in questo numero a p. 1.

APPUNTI 1898SETTEMBRE-OTTOBRE 2010

valorizzazione di ciascuna e tutte le persone,la fidelizzazione ad appartenenze aperte, ilradicamento sociale; mentre invece li vannoriscoprendo le intelligenti organizzazioni eco-nomiche.

Che cosa stava accadendo a metà anni’70 nel campo socio assistenziale? Accantoagli interventi concentrati sostanzialmentenegli istituti di ricovero, si andavano diffon-dendo capillari iniziative “leggere”, di piccoledimensioni e con buone intuizioni valoriali madeboli nei saperi professionali e nell’offriregaranzie di continuità. Iniziative al 90% di ispi-razione ecclesiale. Io ho vissuto da dentroquel momento “magico”, l’ideatore del qua-le fu monsignor Giovanni Nervo, a nome dellaCaritas italiana. Cosa proponeva? GiovanniNervo propose di sdoganare questi soggettiche svolgevano assistenza sociale, perchéormai stavano stretti nella chiesa e alla chiesa.Certamente la chiesa rimaneva presente, vi-cina, ma si riteneva importante fare in modoche queste realtà costituissero autonomesoggettualità giuridiche, e autonomi movimen-ti civili.

Ci siamo indaffarati a creare questa novità.Abbiamo un po’ bisticciato sul nome da darea questo “mondo” che già si presentava comearcipelago: la parola “volontariato” suscitavaperplessità perché - vi rendete conto - in que-gli anni il volontario era colui che firmava perla leva militare. In tempi di guerra fredda tra laRussia e l’America, le quali mettevano basimissilistiche un po’ dappertutto, parecchi dinoi facevamo fatica a digerire questa parola,ma alla fine l’abbiamo assunta per il motivoche si portava dietro l’idea di impegno volon-tario per la giustizia sociale e la solidarietà,riscontrabile nel cristianesimo, nelle ideologiesocialiste, nella cultura anarchica e dalvolontarismo etico.

L’imprinting è rintracciabile nelle mille faccedella solidarietà che si andava esprimendo inmolteplici modalità. Erano modi di organizzar-si con radici lontane nella storia italiana. Doposecoli di cristallizzazione nelle forme di enti e dicongregazioni religiose, in un breve periodoessi si sono articolati in quello che chiamiamoil “terzo settore”. Solo talune componenti poli-tiche e sindacali ci criticavano, sostenendoche ciò che andavamo facendo come “pri-vati” doveva piuttosto trovare la sua colloca-zione nel welfare statuale. Lo stato infatti, cona capo un partito di cattolici, non dava cennodi voler istituire il sistema di welfare di cui c’erabisogno, ma la contropartita di ciò che i nostri

critici ci chiedevano era di lasciare a se stessii bisognosi i poveri e gli emarginati che incon-travamo, al fine di far scoppiare il bubbonepolitico. Noi abbiamo preferito scommetteresul farsi carico di alcune persone e categoriebisognose e parallelamente premere sui varigoverni nazionali succeduti e su istituzioni re-gionali proponendo di legiferare in materia diwelfare. Tiziano Vecchiato può garantire deivari tentativi agiti in più tappe, fino al varodella 328 del 2000.

Inoltre, andavamo in giro a spiegare a per-sone-gruppi-enti “di chiesa” che essi eranopersone-gruppi-enti “civili”, chiamati a respon-sabilità storiche e sociali e non solo ecclesiali,e che il paese aveva bisogno di più cittadinisolidali che di un nucleo di cristiani benefattori.Considerando la genesi di questo pezzo distoria, propongo che quest’assemblea incari-chi Tiziano Vecchiato di portare a don Gio-vanni un grande grazie a nome di tutti noi.Quel movimento di sperimentatori si è colle-gato, e si è confrontato sui temi dell’ugua-glianza e della giustizia sociale, della solidarie-tà nelle sue dimensioni umane e sociali, eco-nomiche e istituzionali, sul fare bene il benedotandosi di competenze e strumenti ade-guati ad aiutare e accompagnare chi neavesse bisogno. Ha preso parola e, da rag-gruppamento di privati benefattori, si è tra-sformato in volontariato prima e in terzo setto-re poi. Questa riprogettazione dei gruppi so-ciali ha giuridicamente e concettualmenteaiutato a separare dalla chiesa istituzionaleuna miriade di iniziative da essa e con essapromosse; ha anche liberato l’autonomia deigruppi di impegno sociale, fino a venire con-siderati nell’articolo 118 della costituzionerinnovellata; ha stabilito le premesse per varieleggi regolatrici degli interventi promossi dalbasso della società. Ma la realtà sociale s’èdimostrata più grande e complessa di quellache allora avevamo inteso fronteggiare con ilvolontariato. Ancora oggi, risultano scopertevaste problematiche sociali, non inquadrabilinel volontariato ma solo in un idoneo sistemadi solidarietà pubblica di welfare.

LO STATO SCEGLIE DI ABBANDONARE IL SOCIALE, E ILSOCIALE ORGANIZZA RISPOSTE

Ce ne siamo accorti subito. In seguito all’ap-provazione del DPR 616 nel 1977, abbiamopercepito che gli amministratori degli enti lo-cali, seppur incaricati con decreto, non dava-no segno di volersi assumere i compiti deglienti disciolti. Avrebbero aperto spazi a enti di

APPUNTI 1899SETTEMBRE-OTTOBRE 2010

diversa natura: privati lucrativi? di beneficen-za? di che tipo?

Simili interrogativi serpeggiavano nei rag-gruppamenti dei volontariati. Abbiamo dovu-to interrogarci per decidere il da farsi, checomportava la certezza più che il rischio ditrasformare parecchi nostri gruppi in enti diservizio per la gestione di servizi territoriali: real-tà che richiedevano di andare oltre ilvolontariato, che in definitiva esigevano lagestione di servizi stabili, con garanzie di per-sonale a tempo pieno, con sostegno econo-mico adeguato al mantenimento di strutturee alla continuità educativa, terapeutica,riabilitativa eccetera. Ad esempio, il Cnca(Coordinamento nazionale delle comunità diaccoglienza) si è costituito storicamente du-rante questa fase, collegando tra loro realtàgià esistenti alle quali di fatto andava strettol’essere gruppo di volontariato - senza ancorauna legge - , poiché la gestione di case ecomunità di accoglienza richiedeva organiz-zazioni stabili dotate di forme giuridiche econtrattuali che esulavano dal volontariato ingenerale.

Queste modificazioni legislative delle respon-sabilità degli enti locali territoriali e diarticolazioni dei gruppi, hanno spianato lastrada all’accrescimento numerico etipologico del terzo settore, per cui man manovennero varate delle leggi che altro non fece-ro che riconoscere le attività e i servizi che ilnostro mondo sociale aveva già inventato emesso in campo per l’animazione sociale, iminori, l’handicap, le dipendenze, e così via.

Questa fase, al di là dei vari compromessi trapartiti politici e raggruppamenti sociali lorocinghie di trasmissione, a mio avviso ha pro-dotto leggi sostanzialmente buone perl’operatività del terzo settore. Meno buoneper la garanzia dei diritti delle persone biso-gnose e vulnerabili. Infatti il rischio, tutt’orapersistente, consiste nel pensiero diffuso che iservizi sociali sono migliori se a gestirli è il terzosettore e non il comune o la provincia o laregione o loro strumenti operativi come leaziende sanitarie.

Altro rischio è la scarsa conoscenza dellepolitiche sociali, per cui ancora troppa gentesi riferisce a ciascun singolo servizio come sefosse una realtà compiuta in se stessa e noncome parte di un complesso di servizi e profes-sioni sociali messi a sistema. È invalso questomodo riduttivo e distorto di concepire le “ri-sposte” sociali, anche in vari soggetti del terzo

settore, per cui – specie in tempi di crisi e ditagli – ognuno di essi bada a se stesso, operan-do in maniera che venga finanziato “quel”particolare servizio, ostacolando l’idea di co-struire sui territori un valido sistema integrato diinterventi e servizi sociali.

TRE SOGLIE CON PROTAGONISMO E AMBIGUITÀ

Della storia del volontariato, trasformato ericomposto nel terzo settore, sottolineo trepassaggi, tre soglie storiche in cui è stato pro-tagonista di sfide e di rischi.

Considero il triennio 1975-78 come la primasoglia. In questo frangente di protagonismosperimentatore, si è coagulato il movimentodel volontariato, il quale si è autocompreso eautoproposto; ha dichiarato e imposto la suasoggettualità nel panorama culturale e socia-le, politico e perfino istituzionale; si è dato ilnome, ha intravisto dei percorsi e li ha speri-mentati direttamente. Qui stavamo in sintoniacon le nuove leggi nazionali che traspiravanosicurezza sociale e diritti per tutti: il DPR 616/77per la soppressione degli enti inutili e ildecentramento di tante materie ai territori, leriforme della psichiatria, della sanità, del car-cere, della scuola, e altre ancora, un po’ tuttecaratterizzate - rispetto al passato - da unmaggior coinvolgimento, oltre che degli ad-detti ai lavori, dei soggetti sociali nella preven-zione e nella partecipazione alla soluzionedelle problematiche sociali.

Una seconda soglia la situerei a cavallo del1990, di quest’altra corposa stagione di leggisociali, puntate a riconoscere e rafforzare maanche a “utilizzare” il terzo settore: la 266 suirapporti tra il volontariato e le istituzioni, la 381sulle cooperative sociali, la 104 sull’handicap,la 285 sui minori, la 162 sulle tossicodipendenze,la 135 sull’Aids, e così via. Qui, non pocheassociazioni di volontariato e cooperative so-ciali, svolgono attività sociali da cosiddetti“utili idioti”, fornendo alibi a enti locali latitanti.Numerosi volontari e volontarie “si lasciano”strumentalizzare nelle cooperative sociali enella gestione al ribasso di servizi sociali. Com-plessivamente il terzo settore indebolisce ilwelfare, mettendo le pezze rinuncia a portareavanti una strategia per costruire i primi passidi una necessaria riforma dell’assistenza inItalia, senza pudore delega la riflessione sullesue esperienze a enti esterni e con esso bene-voli, come la Fondazione italiana per ilvolontariato.

La terza soglia la porrei nel 2000, con lapromulgazione della legge 328. Qui - dato per

APPUNTI 18910SETTEMBRE-OTTOBRE 2010

scontato il ruolo del terzo settore nella gestio-ne dei servizi e nella partecipazione alla co-struzione del sistema integrato del welfare ter-ritoriale - scatta opportunamente laregolazione dei servizi messi in campo:dall’accreditamento alle rette, dalla program-mazione alla valutazione, dai pagamenti allepenalità. La nota positiva della 328 nei con-fronti del terzo settore riguarda senz’altro lapartecipazione ai tavoli dei piani di zona. Ionon so come sia andata da voi nelle Marche,ma in Calabria ho potuto vedere cordate delterzo settore imporre ai tavoli la lista dei biso-gni territoriali, bisogni che non erano altro chequelli dei quali essi stessi detengono i servizi.Conflitti d’interessi palesi. Quali cambiamentisi apporteranno alla cultura, alla politica, albene comune, ai sistemi di potere?

Nel periodo in cui pare tramontata la stagio-ne delle grandi associazioni quali cinghia ditrasmissione dei partiti politici che leforaggiavano in cambio di voti, esistono deirischi e delle sfide che interrogano esclusiva-mente il terzo settore. Pensiamoci: com’è pos-sibile che non si facciano battaglie sulle coseche abbiamo sentito qui stamattina, ma simettono tutte le energie sul recuperare il5per1000 nella finanziaria? É possibile che nonsi accendano conflitti nei territori, nelle regioni,a scala nazionale? Soltanto due o tre volte ilnostro mondo si è radunato in piazza a Romaper dire che “la solidarietà non è un optional”,e manifestando per qualche taglio a qualchefinanziaria. Anche le proposte alternative chesi elaborano insieme a “Sbilanciamoci!”, di-ventano battaglie scaricate sui rappresentan-ti nazionali, delegati a contrattare con gover-ni e ministeri punti su cui nemmeno tra lorosono uniti! E qui abbiamo un rischio nel rischio:rappresentato dai non pochi leader del terzosettore, che agiscono la loro leadership a som-ma zero, prime donne rincorrenti le telecame-re e le candidature politiche, conosciutissimi, iquali convogliano la mole di energie dei grup-pi su se stessi e non sul benessere sociale, sullacarriera personale e non sulla crescita delgruppo, sul capo e non sui ricambi di leadershipe di ruoli, sul “pater” e non sull’autonomiadelle persone in carico, che infantilizza chia-mandoli “i miei ragazzi”.

Un altro grosso rischio l’ha espresso TizianoVecchiato. Abbiamo un paese colabrodo. Ioho qui appuntato “un’Italia a pezze colorate”,cioè con politiche sociali disuguali. Ad esem-pio, la Calabria per i servizi sociali stanzia 27euro annui pro capite: sette, dieci, venti volte

meno dell’una o l’altra o quell’altra regione, edi conseguenza non ha il numero di operatorisociali e neppure di servizi come le altre. Chefaremo con la sfida del federalismo, se nondecolleremo dalla stessa linea di partenza? Ilfederalismo rimane una bella sfida, rimaneche devo farci i conti, che non posso accon-tentarmi di sostenere che la Calabria faccia ditutto per ottenere i soldi della perequazione,ma anche pretendere e fare in modo che laCalabria impari a spendere correttamente isoldi di cui già dispone.

ALLA RISCOPERTA DI VALORI E DI STRUMENTI NEI

RISCHI E NELLE SFIDE DEL TERZO SETTORE

Gli strumenti di supporto al terzo settore ealle sue componenti e articolazioni, di cui cisiamo dotati in quest’ultimo decennio, rap-presentano una sfida e un rischio da assumerecon intelligenza e saggezza storica, perché ame paiono fragili economicamente e demo-craticamente, e ambivalenti se non addirittu-ra ambigui. Mi riferisco ai convegni e alleconferenze del volontariato, che troppo spes-so sono sul volontariato. Sto parlando anchedel Forum nazionale del terzo settore, con alsuo interno una spinosa questione di potere edi rappresentanza tra i componenti. Così an-che i Centri di servizio del volontariato, veresfide ai gruppi di volontariato, perché li utiliz-zino meglio come loro strumenti e non comeloro suggeritori o rappresentanti. Parlo anchedella Fondazione per il Sud, dei criteri coi qualisceglie sia i progetti che i territori da sostenere,con una’autonomia al di sopra di tutti e tutto,facendo così la “sua” e non una generalepolitica sociale. Parlo dell’autonomia acriticae della pletora dei destinatari del 5x1000, di cuiho già detto. Ecco, questi strumenti presenta-no aspetti positivi e altri di ambiguità di cui èimportante per il terzo settore esserne consa-pevoli.

Dal nugolo dei valori emergenti dall’espe-rienza del volontariato prima e del terzo setto-re poi, ci possono essere principi da riscopriree conservare anche per il futuro prossimo,perché validi e forse persino irrinunciabili?Conosciamo quelli che sono ritenuti “i valoridel volontariato”, la gratuità, la solidarietà, laqualità delle relazioni con l’altro, la sussidiarietà,la responsabilità, la cittadinanza, il suo ruolopolitico, la sua funzione culturale. E i suoi atteg-giamenti e ruoli, la sua presenza preziosa. Ecco,credo che siano tutti aspetti grandiosi e prezio-si, in certa misura validi anche per il resto del

APPUNTI 18911SETTEMBRE-OTTOBRE 2010

terzo settore. Però oggi vorrei ricordare chealla base di questi valori non dovremmo porreil volontariato e il terzo settore, ma le personetutte, specialmente quelle che hanno biso-gno del volontariato e del terzo settore e inol-tre della società e delle istituzioni, per poterritornare “persone” compiutamente di egualerispetto alle altre.

La rilevanza, il “peso” incommensurabiledella dignità umana di ciascuno e di tutti, è ilfondamento del nostro e altrui impegno. Nes-suna persona è di Serie B. L’abbaglio maggio-re che noi corriamo è quello di passare sopraalla dignità umana di chi viene aiutato, eanche di chi aiuta. Quando operiamo con latratta, con la prostituzione, con il fine vita,ovunque con chiunque è dipendente dallenostre cure, ci ricordiamo che stiamo operan-do sull’alto livello della dignità umana?

LA SFIDA DELLA COMPLEMENTARIETÀ TRA

DIFFERENTI DIRITTI

In questi giorni i giornali ci martellano coldibattito sull’irrinunciabilità dei diritti politici,sull’ingiustizia di escludere alcune liste del Lazioe della Lombardia dalla competizione eletto-rale di quelle regioni. Dicono che “non è lecitonon far votare il popolo” perché verrebbeprivato del suo diritto di voto. Ma certo! Perònemmeno si può continuare a rischiare dimorire in ospedale come avviene in Calabria,non si può esser privati di relazioni umanecome capita in più parti d’Italia, non si puòvenire imbottiti di farmaci, non avere servizi,vivere in ghetti, dover viaggiare mille chilome-tri per una diagnosi, dover abbandonare ge-nitori, casa, amici, per sottoporsi a un pro-gramma di riabilitazione un’ora al giorno perla durata di vent’anni o per tutta la vita! Sape-te perché io sono in Calabria? Perché neglianni ’70 un gruppo di calabresi con disabilitàaveva chiesto di ricoverarsi alla Comunità diCapodarco di Fermo per poter fare fisiotera-pia e, opportunamente, invece che spostaretutti quanti loro, la comunità ha spostato me.

Cito questi esempi per sostenere che anchei diritti sociali son irrinunciabili, che hanno pari-tà cogli altri diritti, e non sono da meno. Sonoequivalenti. Non si può dar retta a chi a mag-

gioranza numerica pretende - e spesso ci rie-sce - di tagliare sulle spese sociali dei cittadinipiù poveri di lui. La sfida per il terzo settorediventa anche quella di rendere più sociale lapolitica; e anche di travasare socialità nel-l’economia di mercato. La scommessa futuradel terzo settore certo non verterà su aspetti dinatura tecnica, pur importanti, ma sarà piutto-sto quella di volare alto, di esprimere consa-pevolezza e eticità di gruppi che socializzanoil territorio. Io sono nato a Brescia e mi rendoconto che socializzare il territorio a Brescia èdifferente che a Lamezia Terme, dove c’è la’ndrangheta, un non-stato che socializza amodo suo zona per zona, violenza su violenza.

Comunque e ovunque, sarà importante ilmodo di porsi come gruppi, oltre che comeenti e servizi. Anche al tempo di internet. Grup-pi per l’utilità pubblica, specialmente per per-sone e categorie fragili e vulnerabili. Gruppi dipersone persuase della dignità e dei dirittiumani di tutti, anche del “diritto di dare” agitonon solo dal volontario ma anche dalla perso-na con disabilità, o sofferente mentale, o di-pendente da sostanze, o povera in canna, oimmigrata. Costoro non devono solo riceverema raggiungere la possibilità di potere a lorovolta dare, vivere la verità esistenziale chedavvero “è più bello donare che ricevere”.

Di nuovo mi complimento per i trent’anni delGruppo Solidarietà, e auguro ai componenti ealla sua rete sociale di continuare ad essere ungruppo radicato nel territorio e con lo sguardosul mondo; un gruppo che non ha paura delfuturo quando gli chiederà coerenza, rigore,radicalità. Una scossa forte al terzo settore siprefigura quella diretta a minare i nostri valoriquando, col pretesto dei tagli e della crisi, cichiederanno di operare beneficenza e nonpromozione dell’autonomia delle persone; cosìcome quando tenteranno di imporci di snatu-rare le nostre professioni sociali per farceledeclinare in custodia, controllo, separazionedei deboli a tutela dei benestanti ebenpensanti. Ebbene: con 30anni di esperien-za dal basso sapete da soli a chi e quandodovrete rispondere coi vostri “no” o coi vostri“sì”. Auguri.

APPUNTI 18912SETTEMBRE-OTTOBRE 2010

La Convenzione imponel’aggiornamento delle politicheindirizzate alle persone condisabilità: da un welfare basato sullacura e la protezione sociale bisognaindirizzarsi verso un welfaredell’inclusione, dove le risorse sianodestinate a sostenere azioni diempowerment, di abilitazione eriabilitazione in tutti i servizi, arimuovere barriere ed ostacoli, apromuovere la pari opportunità e lanon discriminazione

LA CONVENZIONE SUI DIRITTI DELLE

PERSONE CON DISABILITÀ E LE

POLITICHE REGIONALIGIAMPIERO GRIFFO

MEMBRO DELL’ESECUTIVO MONDIALE DI DPI1

In un precedente articolo2 abbiamo analiz-zato il nuovo quadro legale che la ratificaitaliana della Convenzione sui diritti delle Per-sone con disabilità ha introdotto nel contestodella legislazione italiana insieme all’approc-cio culturale innovativo rispetto alla condizio-ne delle persone con disabilità. In questo con-tributo analizzeremo le conseguenze per lepolitiche ed i servizi regionali, a cui sono dele-gate le maggiori competenza in tema didisabilità.

IL FEDERALISMO E LE POLITICHE SULLA DISABILITÀ

Prima di tutto va fatta una premessa: il dibat-tito sul federalismo dovrà tener conto di que-sto nuovo approccio alla condizione didisabilità. Finora la discussione sembra arre-starsi alla questione fiscale. L’assenza di unadefinizione nazionale dei livelli essenziali diassistenza sociale (Liveas) ha prodotto unaprogressiva divaricazione del sistema dei ser-vizi sociali tra le Regioni. E’ necessario ricorda-re che il gap tra le risorse ed i servizi disponibilinel nord e parte del centro Italia e quelle delsud nasce dal ripiano dei deficit di bilanciodegli enti locali operato negli anni ’80 dalgoverno Craxi che riconobbe nella coperturadei deficit gli investimenti nei servizi sociali dimolti comuni del nord, sancendo così la diffe-renza di risorse economiche nei servizi sociali,quasi assenti all’epoca nel mezzogiorno.

A questo si aggiunge che negli ultimi anni siè ridotta a livello nazionale anche l’attenzionesulla condizione delle persone con disabilità edelle loro famiglie, basti ricordare il non finan-ziamento della legge 13/89 e la drastica ridu-zione del fondo sociale nazionale. Il fondo peri non autosufficienti, rifinanziato quest’annocon 400 milioni di euro grazie alle lotte delleassociazioni, è molto lontano dal rispondere atutte le esigenze. Inoltre è diventato evidente

che le persone con disabilità e le loro famigliesono fortemente colpite da fenomeni di impo-verimento sia economico che sociale, cheerode in maniera sostanziale le già modesteprovvidenze economiche (indicizzate a tassidi inflazione inferiori a quelli reali). Negli ultimianni inoltre alcune Regioni hanno condiviso lalegge 328/2000, approvando apposite leggiregionali di applicazione mentre altre sonostate reticenti o contrarie all’applicazione diquesta normativa, creando condizionidisomogenee di disegno amministrativo edistituzionale e di conseguenza politiche socialinon facilmente confrontabili. Il ventaglio diofferte di servizi e di sostegni offerti alle perso-ne con disabilità e alle loro famiglie risultanocosì estremamente diversificati nella quantitàe qualità.

In questo quadro la legge sul federalismofiscale3 sembra ignorare le profonde differen-ze esistenti tra le regioni in materia di servizisociali. Una recente tavola rotonda tra alcuneregioni del nord, promosso dalla Consulta dellepersone con disabilità delle Marche4, ha fattoemergere la grande differenza nella tipologiae qualità dei servizi offerti, che rendono pro-blematico individuare, sulla base di parametripuramente economici, il costo delle presta-zioni offerte. Questo, che sembra l’unico para-metro di confronto tra le prestazioni offertedalle regioni individuato dalla legge5 e dallibro bianco sul welfare del governo, è di diffi-cile applicazione, a meno che non si vogliaimpoverire ulteriormente le politiche socialiindirizzate alle persone con disabilità. Lo stessovale per la determinazione della quota dicompartecipazione al costo dei servizi daparte dei beneficiari, i quali si troveranno adover contribuire in maniera particolarmenteonerosa - differente da regione e regione - aservizi che sono destinati a rimuovere barriere

APPUNTI 18913SETTEMBRE-OTTOBRE 2010

ed ostacoli: è il paradosso di tassare i sevizi cheservono per garantire pari opportunità e nondiscriminazione!

LE CONSEGUENZE PER LE POLITICHE REGIONALI

La CRPD si applica a tutte le politiche regio-nali. Infatti gli impegni presi dallo stato italianoal momento della ratifica con le Nazioni Unitee con i singoli cittadini italiani, coinvolgonoanche le regioni ed i comuni. Anche nel pro-cesso di attuazione del federalismo regionale,gli impegni presi dagli stati rimarranno impe-gni regionali6. A rafforzamento di questo impe-gno alcune regioni ed alcuni comuni hannovoluto far propria la CRPD, attraverso appositiatti amministrativi7, decidendo di introdurli nelleproprie politiche e regolamentazioni, coinvol-gendo le associazioni delle persone condisabilità e loro familiari.

Tanti sono i cambiamenti significativi intro-dotti dalla CRPD; in questa sede ne approfon-dirò i più importanti. Il primo è relativo alladefinizione di persona con disabilità. Molteleggi regionali sulla materia riprendono ed avolte arricchiscono le definizioni contenutenella legislazione nazionale, in particolare quel-la della legge 104/1992. Queste ultime sonobasate su una definizione medica, interessatepiù a definire una soglia “oggettiva” oltre laquale assegnare un beneficio, piuttosto che adescrivere la condizione della persona condisabilità. La CRPD invece definisce il concet-to di condizione di disabilità come concettorelazionAle8, che poi influenza la definizione dipersona con disabilità (comma 2 dell’art. 1della CRPD): “Per persone con disabilità siintendono coloro che presentano duraturemenomazioni fisiche, mentali, intellettuali osensoriali che in interazione con barriere didiversa natura possono ostacolare la loro pie-na ed effettiva partecipazione nella societàsu base di uguaglianza con gli altri”. E’ eviden-te che questa nuova definizione richiede nuo-vi criteri di accertamento, che andranno pre-sto definiti, dato che la legge 18/2009 ha intro-dotto nella legislazione italiana la CRPD. An-che le Regioni dovranno adeguare la proprialegislazione e soprattutto riformulare il sistemadi interventi e servizi regionali. Infatti le politi-che ed i servizi destinati alle persone condisabilità dovranno essere indirizzati a rimuo-vere barriere ed ostacoli al godimento deidiritti umani, garantendo pari opportunitàcome agli altri cittadini e non discriminazione.Per discriminazione fondata sulla condizionedi disabilità (art. 2 della CRPD) “si intende

qualsivoglia distinzione, esclusione o restrizio-ne sulla base della disabilità che abbia loscopo o l’effetto di pregiudicare o annullare ilriconoscimento, il godimento e l’esercizio, subase di uguaglianza con gli altri, di tutti i dirittiumani e delle libertà fondamentali in campopolitico, economico, sociale, culturale, civileo in qualsiasi altro campo. Essa include ogniforma di discriminazione, compreso il rifiuto diun accomodamento ragionevole”. Il concet-to è ricco ed articolato e necessita di esseretrasposto in tutti i campi, rispettando tutti isignificati contenuti nella definizione. Le Re-gioni dovranno mettere in campo nuove po-litiche per non discriminare le persone condisabilità. Va sottolineato che le azioni di nondiscriminazione sono complementari alle azionipositive. Infatti nello stesso tempo sarà impor-tante impostare gli interventi per una progres-siva egualizzazione di opportunità, su base dieguaglianza rispetto agli altri cittadini. Anchequi il campo di azione è ampio: come si realiz-zano politiche di pari opportunità? come siconiugano i concetti di pari opportunità e nondiscriminazione?

Altro elemento importante è quello di realiz-zare il mainstreaming della disabilità in tutte lepolitiche. Mainstreaming è una parola cheviene usata spesso, come una parola di moda,ma necessita ancora di essere chiarita. E’diffusa l’idea che il mainstreaming sia unametodologia di lavoro, basta includere inmaniera formale le persone con disabilità inun bando di progetti, inserire una politica spe-ciale nella lista di politiche ordinarie, fare in-somma un gioco di prestigio per aver realizza-to politiche di mainstreaming della condizionedi disabilità. In realtà mainstream significa certoincludere le persone con disabilità nelle politi-che ordinarie, ma anche rimuovere ostacoli ebarriere e promuovere l’egualizzazione di op-portunità. Basta riflettere: escludere dai bene-fici dello sviluppo della società, di acceso abeni e servizi, di godimento dei diritti e dellelibertà fondamentali le persone con disabilitàè stato semplice, bastava negare accesso esegregare queste persone in luoghi speciali,separati.

Garantire che le persone con disabilità pos-sano ritornare a far pare della società e gode-re degli stessi diritti e delle stesse opportunitàdegli altri cittadini è un’azione che necessitàdi azioni positive, soluzioni appropriate di in-clusione, capacità di utilizzo delle risorse di tuttiper tutti. Includere la condizione di disabilitànelle politiche ordinarie significa partire dalla

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conoscenza del livello di mancanza di pariopportunità e discriminazione che le personecon disabilità vivono. Qual’è il livello di discri-minazione e di mancanza di pari opportunitàche vivono le persone con disabilità? Manca-no dati ed informazioni su questo argomento.Un elemento è certo: abbiamo bisogno dicambiare approccio nel campo della raccol-ta di dati e statistiche sulla condizione didisabilità. Da statistiche basate solo sulla con-dizione di salute, pensioni e benefici economi-ci, dobbiamo passare a raccogliere dati sullivello e qualità della partecipazione, del go-dimento dei diritti e della promozione dell’in-clusione sociale. Quindi anche i sistemi dimonitoraggio regionali della condizione dellepersone con disabilità dovranno essere ag-giornati, contribuendo alla redazione del rap-porto sull’applicazione della CRPD che lo sta-to italiano dovrà approntare nel 2011 (art. 35della CRPD). La CRPD sui diritti delle personecon disabilità all’articolo 31 (Statistiche e rac-colta dei dati) chiarisce che gli Stati “si impe-gnano a raccogliere le informazioniappropriate, compresi i dati statistici e i risultatidi ricerche, che permettano loro di formulareed attuare politiche allo scopo di dare attua-zione alla presente Convenzione. (…) le infor-mazioni raccolte (...) devono esseredisaggregate in maniera appropriata, e de-vono essere utilizzate per valutare l’adempi-mento degli obblighi contratti dagli Stati (...) eper identificare e rimuovere le barriere che lepersone con disabilità affrontano nell’eserci-zio dei propri diritti.”. E’ essenziale che le agen-zie nazionali e regionali che raccolgono dati estatistiche inizino ad applicare questo nuovoapproccio. Per esempio per definire il livello diaccessibilità di una città o il livello di sostegnoala vita indipendente dei servizi pubblici. Permainstreaming le politiche sulla condizione didisabilità abbiamo bisogno di raccogliere datisulle reali condizioni delle persone con disabilitàin modo da: a) identificare le barriere e lerestrizioni alla partecipazione; b) conoscere lediscriminazioni ed i trattamenti inappropriati;c) Mainstreaming la condizione di disabilità intutte le statistiche; d) Valutare le politiche diinclusione sociale attraverso specifici indica-tori.

Un altro elemento è la legislazioneantidiscriminatoria. L’European Disability Forumha raccolto nell’anno 2007 1.368.000 firme perchiedere alle istituzioni europee di discutereed approvare una direttiva orizzontale sullanon discriminazione delle persone con

disabilità. E’ la prima volta che la società civileorganizza una partecipazione diretta dei cit-tadini europei nelle decisioni legislative comu-nitarie. E’ una straordinaria forma di democra-zia. Il testo in corso di elaborazione dalla Com-missione Europa è ancora troppo debole nelletutele e nei campi di azione e non è in lineacon i contenuti della CRPD, che la stessa Unio-ne europea ha deciso di ratificare9. Le legisla-zioni non discriminatorie sono uno dei pilastridelle politiche di mainstreaming, perché ren-dono tutta la società responsabile (e non solole istituzioni pubbliche) del processo di inclu-sione. Il principio di non discriminazione è allabase delle politiche rispettose dei diritti umani,sia a livello europeo che nazionale. Anche leregioni dovranno approvare legislazioni nondiscriminatorie, approntando e rafforzandoadeguati sistemi di tutela. Dal momento chela condizione di disabilità è un’esperienza cheogni essere umano vive nel corso della propriaesistenza, tutte le politiche devono esserebasate sull’Universal design, tenendo in contotutte le diversità umane presenti nella società.Altrimenti si rischia di creare condizioni didisabilità alla maggioranza della popolazio-ne10.

LE POLITICHE DI EMPOWERMENT

Il fatto di vivere condizioni di mancanza dipari opportunità, ritenute ovvie dalla società,e di essere sottoposti a trattamentidiscriminatori, ritenuti legittimi, ha prodotto untriplice effetto: da un lato le persone condisabilità sono diventati cittadini invisibili nellepolitiche e nelle azioni sociali, dall’altro essisubiscono una vera e propria esclusione so-ciale fino ad ieri socialmente giustificata, infi-ne la società ha progressivamente perdutocompetenze e saperi nel campo delladisabilità. La condizione di disabilità è cosìinscritta in un circolo vizioso: essa diventa cau-sa ed effetto di povertà. Causa perché per lamaniera in cui le società moderne ancoratrattano le persone con disabilità produceesclusione sociale, limitazione all’accesso aidiritti, ostacoli e barriere alla fruizione di spazi,beni e servizi. Questo crea impoverimentosociale nel riconoscimento dei loro diritti eimpoverimento soggettivo nelle capacità in-dividuali e sociali alla vita di relazione edopportunità di accesso e partecipazione alladecisioni che riguardano la società. Questacondizione produce a sua volta povertà eco-nomica, per i costi più elevati a cui sono sotto-poste le persone con disabilità per accedere

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a diritti, beni e servizi, e quindi mancanza dipari opportunità rispetto alle altre persone.

Il circolo è ulteriormente aggravato dal fat-to che più che sommarsi i due processi simoltiplicano, accrescendo in maniera reci-proca ed esponenziale le due forme di pover-tà. La società stessa, prendendo in considera-zione le persone con disabilità in posti segre-gati ed assegnando le competenze ad inter-venire a specialisti, ha perduto la capacità diincontrare i diritti ed i bisogni di questi cittadini:è una povertà di conoscenze sulla condizionedelle persone con disabilità ed una mancan-za di capacità di garantire il rispetto dei DirittiUmani per le persone con disabilità in ognisettore della società. Tenendo conto del-l’“universalità, l’indivisibilità, l’interdipendenzae interrelazione di tutti i diritti umani e libertàfondamentali” (punto c) del preambolo dellaCRPD), si capisce come il mancato godimen-to di un diritto (e la relativa acquisizione dicompetenze per fruirne) influenzi il godimentodi altri diritti, in un processo a catena.

Il basso livello di attenzione alle abilità dellepersone con disabilità ha prodottodiscriminazioni ed uno stigma legato alla con-dizione di disabilità che pone grandi ostacolinella loro partecipazione nella vita economi-ca, culturale, politica e sociale. Da qui la ne-cessità di approntare politiche e servizi indiriz-zati all’empowerment individuale e socialedelle persone con disabilità.

Empowerment è una parola inglese che hadue significati: uno legato alla persona, dirafforzamento delle capacità, il secondo so-ciale, di acquisizione di potere. E le personecon disabilità hanno bisogno sia un rafforza-mento delle loro capacità individuali, sia di unacquisizione di maggior potere di decidere sucome la società li include, attraverso le orga-nizzazioni di persone con disabilità e loro fami-liari. E’ innegabile che le persone con disabilitàsubiscono violazioni continue di loro diritti umaniche spesso producono in loro la percezione diessere inadeguati, di essere loro incapaci divivere in società a causa della loro condizio-ne. Trasformare questa percezione è il primoobiettivo dell’empowerment : solo essendocoscienti delle discriminazioni e delle oppres-sioni che la società ci costringe a vivere si puòiniziare un percorso di emancipazione.

L’empowerment individuale delle personecon disabilità riguarda vari aspetti: emotivi(riformulazione delle emozioni sul costruire etrasformare piuttosto che sul limitare e distrug-gere), percettivi (ridefinizione delle esperienze

di vita sulla base del modello sociale dellacondizione di disabilità), intellettivi (compren-sione degli strumenti culturali di cui dotarsi,apprendendone i linguaggi),comportamentali (trasformazione delle rela-zioni umane e sociali sulla base della nuovaconsapevolezza), abilitativi (apprendere a faredelle cose anche in modo diverso), informativi(conoscere e saper usare le leggi e le risorsedel proprio territorio).

Questa azione di accrescimento della con-sapevolezza della propria condizione può es-sere sviluppata quasi esclusivamente attra-verso le stesse persone con disabilità. Questaintuizione – persone più consapevoli che so-stengono il percorso di consapevolezza di al-tre persone con disabilità - è diventata unostrumento di azione (il peer counselling) e unvero e proprio lavoro politico e tecnico.

Centrali nelle attività di empowerment sonoinfatti i consulenti alla pari11 (peer counsellor):persone con disabilità che sostengono altrepersone con disabilità nei percorsi di autono-mia ed autodeterminazione. I riferimenti teori-ci si ritrovano già nella psicologia umanistica ein particolare nella “terapia fondata sul clien-te” di Rogers e Carhkuff. Questi autori identifi-cavano l’auto-aiuto tra pari un efficacissimostrumento di lavoro. Per “pari” intendevanoqualcuno che è nella stessa situazione, che hala stessa età, cultura, background o che haavuto una stessa esperienza di vita. Nel casodelle persone con disabilità un “pari” è qual-cuno che ha vive una condizione di disabilità.

Le applicazioni pratiche di questa visionenascono negli Stati Uniti dove, dietro la spintadei movimenti per la vita indipendente fioriti aBerkeley negli anni ‘60, si sviluppano i centriper la vita indipendente12 e si strutturano pro-gressivamente le esperienze di auto-aiuto e disostegno fra pari che portano alla nascita delconsulente alla pari. Si scopre infatti che attra-verso un’identificazione di un modello di ruolo,persone con disabilità che hanno conseguitobuoni livelli di autonomia e di vitaautodeterminata ed interindipendente diven-tano ottimi stimolatori di altre persone condisabilità a seguire propri percorsi di cresciutadi consapevolezza e di autonomia verso unavita indipendente.

Il modello americano viene ripreso in Euro-pa e produce esperienze analoghe in varipaesi. Ci riferiamo innanzitutto alle iniziativelegate al movimento della vita indipendente,e sostanzialmente a Disabled Peoples’International (DPI) ed all’European network of

APPUNTI 18916SETTEMBRE-OTTOBRE 2010

independent living (ENIL)13, in particolare inGermania dove esiste la rete di servizi di peercounselling più significativa. In Svezia, in Irlan-da, nel Regno Unito e nella stessa Germania ilpeer counselling viene praticato nei Centri perla Vita Indipendente, in Finlandia è praticatoin modo informale dalle associazioni ed èbasato soprattutto nel dare “consigli pratici”(peer support). In Francia si parla di “consiglie-re emulativo” ponendo l’accento sull’impor-tanza del “modello di ruolo” ossia l’esempio divita che il consigliere rappresenta. L’Olanda èl’unico paese dove la pratica di peer counsellorè svolta attraverso un’apposita fondazione,che organizza operatori liberi professionisti.Ultimamente la pratica si è andata diffonden-do anche nei paesi dell’est europeo (Bulgaria,

Ungheria, Serbia, etc.).Nella stessa direzione di empowerment sono

cresciute le esperienze di formazione all’auto-nomia e di sostegno alla libertà di espressionedei bisogni e desideri delle persone che posso-no rappresentarsi da sole solo su alcuni campidella vita di relazione e sociale. In Spagna, inItalia14, in Belgio, nel Regno Unito, alcune asso-ciazioni di persone con disabilità e di genitorihanno realizzato significative esperienze diformazione ed empowerment. Questaimpostazione è in linea con l’art. 19 della CRPDche indirizza gli interventi verso le persone condisabilità, invece che in istituzioni e centri se-gregativi, verso la vita di comunità, insiemecon gli altri cittadini e negli stessi luoghi sociali.Parimenti i servizi di abilitazione (art. 26 della

Conoscere se stessi e la realtà che ci circonda

I testi fanno parte della collana Farsi un’idea edita dalla casa editrice Il Mulino; scritti conlinguaggio chiaro e diretto, forniscono informazioni utili, spunti di riflessioni e suggerimenti diapprofondimento su temi che riguardano la nostra vita quotidiana; dal comportamentodell’essere umano, ai fenomeni della società attuale. Rischiare: perché spesso scegliamocomportamenti pericolosi? Esistono personalità propense al rischio? Quali rappresentazionimentali sottendono l’assunzione dei comportamenti rischiosi? Quando dobbiamo rischiare?Queste ed altre domande trovano una risposta nel primo volume. In le famiglie italiane vienetracciata l’evoluzione della condizione di vita nel nostro paese che dal dopoguerra ad oggi,individuando alcuni indicatori che misurano il grado di benessere della popolazione: consu-mi, prodotto, occupazione, ore di tempo libero, le abitazioni, durata della vita, capitaleumano e sociale, il confronto con la situazione internazionale. Il capitale umano partendodalla definizione del concetto – inteso come insieme di conoscenze e competenze: sapere,saper fare, capacità di apprendere – spiega l’importante legame che lo lega alla produt-tività, al successo nella vita economica e sociale, proponendo ipotesi di valorizzazione, apartire dal sistema scolastico italiano, di cui si segnalano le carenze (prima tra tutte lamancanza di criteri di valutazione uniforme e standardizzazione dei risultati). Desiderio,amore, innamoramento, attaccamento: sono dimensioni separate e inconciliabili della vitaaffettiva? E ancora: le relazioni, dopo una prima fase di passione sono tutte destinate asopravvivere per pure convenzioni o tramutate in affetto privo di desiderio?: a queste ed altredomande è possibile trovare risposta nel volume Attaccamento e amore, con argomentazionitratte dalle scienze psicologiche e biologiche. Le espressioni dell’odio sono molteplici, nellavita quotidiana e privata l’individuo, come in quella collettiva: in Odiare, partendo dei risultatidi diverse ricerche psicologiche, si analizzano le caratteristiche e componenti di questosentimento, la relazione con altre emozioni quali amore e rabbia, i modi con cui si manifesta(a casa, scuola, lavoro, conflitti sociali, guerre…), per comprendere quali processi (culturali,politici…) contribuiscono ad alimentare e diffondere questo atteggiamento.

Lucia Savadori, Rino Rumiati, Rischiare, Bologna 2009, p. 139, euro 8.80; Luigi Cannari,Giovanni D’Alessio, Le famiglie italiane, Bologna 2010, p. 139, euro 9.80; Piero Cipollone, PaoloSestito, Il capitale umano, Bologna 2010, p. 131, euro 9.80; Grazia Attili, Attaccamento eamore, Bologna 2004, p. 137, euro 8.00; Marcella Ravenna, Odiare, Bologna 2009, p. 135, euro8.80.

APPUNTI 18917SETTEMBRE-OTTOBRE 2010

Note1 Disabled Peoples’ International, membro dell’European Disability Forum, è una organizzazione internazionale che accoglie

tutti i tipi di disabilità, proteggendo i diritti umani delle persone con disabilità nei 135 paesi dove è rappresentata, attraverso6 organizzazioni regionali in tutti i continenti, riconosciuta con lo status consultativo nei più importanti organismi internazionali(vedi www.dpi.org, www.dpieurope.org, www.dpitalia.org).

2 In “Appunti sulle politiche sociali”, n. 3-4/2010, p. 15.

3 Legge 42/2009, Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell’articolo 119 della Costituzione.

4 Politiche e servizi per la disabilità nelle Marche, Senigallia 18 Gennaio 2010.

5 Vedi art. 8 dove recita: “definizione delle modalità per cui le spese riconducibili al [vincolo dell’articolo 117, secondocomma, lettera m), della Costituzione], sono determinate nel rispetto dei costi standard associati ai livelli essenziali delleprestazioni fissati dalla legge statale in piena collaborazione con le regioni e gli enti locali, da erogare in condizioni diefficienza e di appropriatezza su tutto il territorio nazionale”.

6 L’art. 4, comma 5 della CRPD infatti recita: “Le disposizioni della presente Convenzione si estendono a tutte le unitàcostitutive degli Stati federali senza limitazione ed eccezione alcuna”.

7 Le Regioni che hanno preso impegni in proposito sono state il Veneto, la Liguria e la Lombardia; tra le province va segnalatala provincia di Cremona, di Lodi e di Milano; tra i comuni vanno segnalati Nuoro, primo capoluogo di provincia a farlo, SorboSan Basile (CZ), e molti comuni lombardi, grazie alla campagna della Ledha: Bollate, Casorate Sempione, Castiglioned’Intelvi, Cernusco, Corsico, Paderno Dugnano, (MI), Piateda (SO), Vaiano Cremasco (CR), Boltiere, Pradalunga (BG),Brezzo di Bedero, Fagnano Olona (VA), Casatenovo (LC).

8 Nel punto e) del preambolo della CRPD si definisce la condizione di disabilità come “il risultato dell’interazione tra personecon menomazioni e barriere comportamentali ed ambientali, che impediscono la loro piena ed effettiva partecipazionealla società su base di uguaglianza con gli altri”

9 La decisione di ratificare la CRPD presa dal Consiglio dei Ministri europei il 23 novembre 2009 sarà operativa al momentodella ratifica di tutti e 27 gli stati membri; attualmente hanno ratificato la CRPD solo 15 stati membri su 27.

10Nel 2040, se continueranno gli attuali trend di invecchiamento della popolazione, quasi il 50% delle popolazione italianasarà ultrassessantacinquenne.

11Vedi Barbuto, R, Ferrarese, V., Griffo, G., Napolitano, E., Spinuso, G., Manuale di peer counselling. Da vittime della storia aprotagonisti della vita, Lamezia Terme 2005.

12Maggiori informazioni sugli Independent living center si possono trovare sul sito dell’Istituto per la vita indipendente diStoccolma: www.independentliving.org/.

13ENIL nasce nel 1989 a Strasburgo su iniziativa di DPI-Europa, cvedi sito web www.enil.eu.

14Significative sono le esperienze di formazione all’autonomia dell’associazione Prisma di Belluno e dell’Associazione italianapersone down (Aipd).

15Sempre più si va diffondendo la progettualità basata sul Capacity building delle associazioni. Vedi il Manuale di formazionesui diritti umani delle persone con disabilità. A cura di Giampiero Griffo e Francesca Ortali. Bologna, 2007.

CRPD) andranno realizzati in ambito sanitario,educativo, occupazionale e sociale. La stessaprofessionalità degli operatori dovrà essereaggiornata e ri-orientata sui nuovi obiettivi.

L’empowerment sociale invece riguarda leassociazioni di persone con disabilità e lorofamiliari. Infatti è proprio il riconoscimento delruolo di promozione e di tutela dei diritti che leassociazioni delle persone con disabilità nonvedono riconosciuto e valorizzato che produ-ce nella società la mancanza di politiche sullacondizione di disabilità o politiche sbagliate.L’inclusione sociale non può essere realizzatasenza il coinvolgimento diretto delle stessepersone escluse e discriminate. Perciò è ne-cessario rafforzare le capacità delle organiz-zazioni di persone con disabilità a confrontarsicon la società nel suo complesso.L’empowerment sociale delle associazioni dipersone con disabilità e loro familiari riguarda

vari aspetti : la formazione ai diritti umani15, lacapacità di svolgere azioni di lobbying neiriguardi di istituzioni ed enti pubblici, la cono-scenza delle leggi e delle risorse territoriali, lacapacità di produrre empowerment dellepersone con disabilità e dei loro familiari, ilsostegno alla nascita dell’associazionismo dipromozione e tutela.

Per concludere va sottolineato che la CRPDimpone l’aggiornamento delle politiche indi-rizzate alle persone con disabilità: da un welfarebasato sulla cura e la protezione sociale biso-gna indirizzarsi verso un welfare dell’inclusio-ne, dove le risorse siano destinate a sostenereazioni di empowerment, di abilitazione e riabi-litazione in tutti i servizi, a rimuovere barriere edostacoli, a promuovere la pari opportunità ela non discriminazione.

APPUNTI 18918SETTEMBRE-OTTOBRE 2010

IN DIFESA DEL WELFARE.UN APPELLO CONTRO L’INDIFFERENZA E

L’INSOFFERENZA NEI CONFRONTI DEI DEBOLI 1

1 All’appello promosso da Franco Alleruzzo, Cooperativa Labirinto, Pesaro; Anna Paola Fabri, Cooperativa ProgettoSolidarietà, Senigallia, Roberto Frullini, Unione italiana lotta distrofia muscolare, Ancona; Fabio Ragaini, Gruppo Solidarietà,Moie di Maiolati (AN) hanno aderito 41 organizzazioni del terzo settore della regione Marche. L’elenco delle associazioniè visionabile in www.grusol.it/welfareAppello.pdf. La segreteria del Comitato è presso la sede del Gruppo Solidarietà (ViaFornace 23, 60030 Moie di Maiolati (AN), tel.,fax 0731-703327; [email protected]).

E’ palese l’attacco cui è sottoposto il siste-ma di welfare nel nostro Paese. Basti pensare,alla polemica - del tutto artificiosa - di questigiorni rispetto ai falsi invalidi ed alle pensioni diinvalidità, che ha così potentemente invasol’opinione pubblica veicolando un preoccu-pante messaggio. Il dissesto della finanza pub-blica è imputabile anche alla insostenibilespesa per l’assistenza che deve essere arginatacon ogni mezzo. E così, come sempre, sottoaccusa finiscono la sanità, l’istruzione, l’assi-stenza.

Troppo alti i loro costi. E’ indispensabile ridur-re e tagliare i finanziamenti. Come se il tagliofosse capace di ridurre sprechi e inefficienze.I tagli, la storia lo insegna, vanno a colpire i piùdeboli, i fruitori dei servizi, non certo chi èresponsabile di sprechi ed inefficienze e suiquali, magari, costruisce vere e proprie carrie-re.

I dati non contano. Non conta ribadire chela spesa sanitaria pubblica è inferiore allamedia europea, che nell’assistenza spendia-mo molto meno rispetto agli altri Paesi europei(mentre più alta è la spesa per la previdenza).

Ma ciò che più preoccupa è il clima che sirespira in ogni parte del Paese. Un clima diinsofferenza e di fastidio rispetto ai bisognidelle persone. Un clima pesantissimo nei con-fronti del diverso – vedi persone immigrate -(meno quando per poche decine di euro algiorno risolvono i problemi dell’assistenza di uncongiunto); un clima di insofferenza rispettoalle esigenze di chi ha bisogno di interventi eservizi. Non cambia se le richieste giungono,ad esempio, - da persone con gravissimadisabilità che necessitano di assistenza conti-nua per ogni giorno per tutto l’anno; - o dasoggetti con demenza e malattia di Alzheimerche richiedono ai congiunti assistenza e cure

permanenti; - o da persone con gravi sofferen-ze psichiche i cui nuclei familiari sono strematinel farsi carico di situazioni tanto complesse.L’elenco potrebbe continuare. Sono personee famiglie che chiedono aiuto e sostegnoperché da sole non possono farcela.

Sono problemi complessi che richiedonorisposte che ovviamente non sono a costozero. Richiedono volontà, passioni, energie,intelligenze per cercare nuove soluzioni. Vo-lontà, passioni, energie che facciamo semprepiù fatica a rintracciare. Troviamo invece sem-pre più indifferenza, insofferenza e fastidio.Sempre meno ci si trova davanti ad una ricer-ca “del come” fare fronte alle situazioni; sem-pre più evidente traspare il messaggio: il pro-blema è il tuo e della tua famiglia, cercate lesoluzioni. Questo può valere per persone cheperdono la casa, che sono senza redditi, chenon sono più in grado di farsi carico del pesodell’assistenza. Quanto è lontano quel “sortir-ne insieme” di Milaniana memoria.

Diventa pertanto necessario uno scatto dicoraggio, di orgoglio e di fiducia. Uno scattoche riguarda tutti. Che riguarda in primo luogole istituzioni. Luoghi che i cittadini tutti devonosentire come vicini, disponibili, attenti nellaricerca delle risposte. Luoghi nei quali si respiranitidamente la prospettiva del bene comune.

Si sperimentano invece istituzioni evasive,quando non omissive, rispetto ai propri ruoli.Ciò si evidenzia anche nei rapporti tra gli stessienti. Comuni che disattendono norme regio-nali, Regione che non interviene perché èconsapevole che i finanziamenti che erogasono inferiori a quelli previsti dalle norme dallastessa emanate, ecc ….; un gioco delle partinei quali a farne le spese è il cittadino-utenteed in particolare quello non in grado di difen-

APPUNTI 18919SETTEMBRE-OTTOBRE 2010

dersi.Torna prepotentemente alla mente, il moni-

to di Alfredo Carlo Moro pronunciato alcuniemarginazione, e che è indispensabile assicu-rare ai “nuovi poveri” adeguate reti protetti-ve. A meno che non si voglia accettare un

sostanziale darwinismo nella vita della societàper cui è bene che il debole scompaia inquanto non utile all’organismo sociale”.

Diventa quindi indispensabile, vitale, impe-gnarsi e resistere ad una deriva dalla quale

Lottare contro le strutture che fabbricano i poveri

La preferenza di Dio per i poveri e gli abbandonati si manifesta lungo il Vangelo: è il casodei più deboli e bisognosi, dei malati, dei pubblici peccatori, delle donne e dei bambini.Ma se l’attenzione per la salvaguardia della vita, al suo inizio - aborto, fecondazioneassistita, difesa dell’embrione - come alla sua fine - eutanasia, testamento biologico,accanimento terapeutico - è quotidianamente pressante, la stessa passa quasi insecondo piano quando si tratta di combatterne la cattiva qualità: povertà, fame,malattie, indigenza, vessazioni. Cosicché in ognuno di noi si assopisce l’indignazione peri morti per fame, per le malattie, per le condizioni di vita di interi popoli, e si rimuovono letante condizioni vergognose che esistono come quelle dei “bambini soldati”, quelle dei“bambini della polvere” abbandonati nelle strade, dei genocidi, delle pulizie etniche,quelle dei senza diritti, dei rifugiati e delle donne rese in schiavitù. Anche i quotidianiaccadimenti naturali come quelli di Haiti, sociali come quelli di Rosarno, di intolleranzacome quelli per i lavoratori immigrati per non parlare degli irregolari, per i rom, per i diversi,per i Piccoli in genere non sollecita più un’attenzione diversa e continua. Quando si senteparlare di guerra tra poveri per episodi di intolleranza, di ribellione, di disperazione dellepersone coinvolte, andrebbero denunciate,al contrario, tutte quelle azioni di governo -locali, nazionali e internazionali- finanziarie, economiche, egoistiche che diventanosempre più pesantemente distruttive, tanto da doversi parlare di guerra ai poveri. Perchétale essa è quando va sempre più aumentando il divario tra ricchi e poveri e solo il 20%della popolazione mondiale consuma l’80% delle risorse e delle ricchezze; perché taleessa è quando all’allungamento della vita nei paesi del Nord del mondo corrispondel’aumento delle persone - 30.000 al giorno, soprattutto bambini - che muoiono nei paesidel mondo sottosviluppato, per fame, epidemie, guerre. Le politiche del potere speciequelle odierne più liberiste e di mercato, e le multinazionali dell’economia diventanosempre più cause della povertà e, quindi, dei conflitti. I responsabili delle sorti dell’umanitàdiventeranno“grandi” soltanto se le loro politiche sapranno costruire il bene comune ditutte le genti. L’umanità planetaria è un’alta tensione di speranza, che non viene certoalimentata dallo spettacolo della forza ma unicamente dalla testimonianza dell’amore.Insieme a loro è tempo anche che la coscienza di ognuno di noi sia chiamata a formulareun progetto di giustizia sociale per tutte le genti, soprattutto per quei quattro quinti diumanità che languono nelle strettoie di un’economia insufficiente, la quale producecondizioni di vita vergognose e inumane. Per noi cristiani il Vangelo della carità dicevigorosamente che a contare è l’uomo, non il denaro o il profitto. Guai se questo annunciocontinua a rimanere solo un ammodernamento del vocabolario pastorale. Esso devediventare il soggetto genuino della nuova evangelizzazione,per sgretolare le strutturedell’ingiustizia e costruire un mondo vero di pace e di giustizia sociale.(…) Ripeto sempre- sulla scorta dell’enciclica Populorum Progressio - come ormai sia indispensabile agiresulle strutture sociali per impedire che si fabbrichino i poveri. È importante dare ai poveriparte della propria intelligenza, della propria preghiera e anche del proprio denaro, maoggi bisogna lottare per sopprimere le strutture che fabbricano i poveri.

Raffaele Nogaro, in Amani, aprile 2010, www.amaniforafrica.org

APPUNTI 18920SETTEMBRE-OTTOBRE 2010

tutti prima o poi saremo travolti e della qualein un modo o in altro subiremo le conseguen-ze.

Noi operatori pubblici e privati, volontari,utenti, familiari abbiamo il dovere di denun-ciare una sempre maggiore insofferenza neiriguardi dei diritti delle persone. I diritti richia-mano dei doveri; i bisogni solo delle possibilità.

Una insofferenza che vediamo troppo spes-so nei volti di amministratori – a tutti i livelli - edoperatori, quando si sottopongono problemi,necessità, esigenze. Una insofferenza che avolte è figlia di impotenza, altre volte indica ilfastidio di chi non vorrebbe disturbata la pro-pria tranquillità. Una situazione alla quale èindispensabile reagire.

ALCUNI PUNTI FERMI ANCHE PER LA NOSTRA

REGIONE

Occorre allora richiamare alcuni punti chesono indispensabili ai fini di una convivenzacivile che metta al centro le persone con i lorodiritti ed i loro doveri. Partendo ancora unavolta dal dettato Costituzionale.

Stretti dentro politiche nazionali così chiara-mente disinteressate alle problematiche deisoggetti più in difficoltà è necessario, da unlato opporsi con tutte le forze a queste nefastepolitiche (in questo senso apprezziamo la fer-ma posizione assunta in particolare da Regio-ni e Comuni a riguardo dei contenuti dellamanovra economica in corso), dall’altro ri-chiamare anche nel nostro territorio regionalel’irrinunciabilità di autentiche politiche sociali.Politiche che mettano al centro in manierainderogabile le esigenze delle persone piùdeboli e più fragili.

Politiche che non sacrifichino interventi eservizi ma anche assetti istituzionali capaci digovernare con efficacia il sistema dei servizisanitari, sociosanitari e sociali. In questo sensorichiamiamo l’indispensabilità di unpotenziamento del settore sociale da nonconsiderare subalterno e residuale alla sanità.Solo un settore sociale ben strutturato – dun-que con Ambiti sociali che governino il sistemadei servizi - può essere capace di program-

mazione e di forte interlocuzione con gli altrisettori - in particolare sanità e politiche dellavoro – e con tutti gli attori dei servizi (coope-razione, volontariato, utenti).

Diventa pertanto indispensabile che ad ognilivello (istituzionale e no) ci si muova a difesadel welfare, ovvero a difesa di chi è più indifficoltà, operando per non rendere deboli evulnerabili le persone. Non si tratta dunquesolo di sostenere e supportare attraverso inter-venti di assistenza e cura chi necessita di inter-venti continuativi, ma di lavorare affinché lepersone e i nuclei in difficoltà vengano soste-nuti ed aiutati attraverso misure di sostegno alreddito, all’occupazione, per evitare che lafascia dei non garantiti e tutelati si allarghisempre di più.

Operare in difesa del welfare diventa dun-que una responsabilità che riguarda tutti (isti-tuzioni e organizzazioni di cittadini). A tutti èchiesto di avere come riferimentoinsopprimibile la dignità di ogni essere umano.

Operare in difesa del welfare significa, dun-que, lavorare in una logica noncorporativistica, settoriale, o peggio ancoraclientelare, ma operare politiche sociali (salu-te, lavoro, assistenza, casa, mobilità, ecc…) atutela di tutti i cittadini ed in particolare diquelli più in difficoltà.

In questo senso l’appello è rivolto anche allaRegione Marche perché si faccia promotricedi un patto tra i soggetti istituzionali, capace dinon sacrificare l’area dei servizi, quei servizidei quali molti cittadini hanno necessità pervivere. Servizi, è importante ricordarlo, chesoffrono da tempo anche quando le politichenazionali erano meno disattente alle esigenzedei più deboli.

Si tratta di assumere una responsabilità chenon abbia timore di mettere al centro dellepolitiche i soggetti più in difficoltà. Fare questooggi è fuori moda e sembra portare pochiconsensi. Si tratta di avere il coraggio dellescelte; scelte chiare e trasparenti che abbia-no come orizzonte le esigenze di chi da solonon può farcela.

APPUNTI 18921SETTEMBRE-OTTOBRE 2010

A CHI SERVE IL NUOVO PIANO

SOCIO SANITARIO DELLA REGIONE

MARCHE?FABIO RAGAINI

GRUPPO SOLIDARIETÀ

A partire dai contenuti

della proposta di Piano

socio sanitario l’articolo

riflette sul significato

dell’Atto program-

matorio, discutendone

dell’utilità alla luce degli

obiettivi delineati dal

Piano

Dopo la lettura della proposta di Pianosociosanitario1 mi sono chiesto a cosa servo-no questi atti di programmazione. Lo scrivosenza alcun spirito polemico ma con l’unicodesiderio di capire. Tento di riflettere su questoperché dopo l’abbuffata di pagine del Psr2007-20092 e l’emanazione l’anno successivodel Piano sociale 2008-2010, ora parte l’iter diun nuovo Piano integrato sociosanitario3 checi accompagnerà fino al 2012.

Nelle motivazioni della Proposta di Piano sispecifica che “Il nuovo Piano 2010-12 si con-nota come Piano sociosanitario e mette inevidenza il ruolo innovativo e di sviluppo del-l’intero sistema socio-sanitario come motoredi crescita economica della regione Marche.Inoltre pone al centro del suo sistema la sem-plificazione della governance regionale neiprocessi assistenziali attraverso un disegnoprogettuale che integra in modo sistemicoelementi di carattere strategico, organizzativo,funzionale e tecnologico delle realtà sociali esanitarie. In tale ottica il nuovo PSS 2010-2012va inteso in termini di progresso ed evoluzionedel precedente, quasi uno sviluppo dei pre-supposti nello stesso già tracciati”.

NON PRENDERE IMPEGNI COSÌ DA EVITARE DI ESSERE

ACCUSATI DI DISATTENDERLI

Appare in ogni caso sempre più chiaro ilcambiamento di prospettiva degli atti di pro-grammazione. La paura di non mantenerefede agli impegni - e dunque l’essere accusatidi inadempienza - produce documenti di indi-rizzo generale, pieni di dati, e scarsissimi intermini di obiettivi programmatici per il perio-do di vigenza. Non ci sarà motivo per nessunodi dire che gli obiettivi non sono stati rispettati,così come ogni provvedimento successivo alPiano avrà come presupposto l’attuazionedello stesso.

Così ci troviamo sempre più con atti pro-grammatori nazionali che in nome delle auto-nomie e competenze regionali tracciano ge-neriche linee di indirizzo, Piani regionali chericalcano questa filosofia e così le scelte vere- quelle sostenute da finanziamenti - vannorintracciate all’interno di specifiche deliberedi giunta e nella definizione dei budget.

Ad esempio difficilmente qualcuno potràdire che il precedente Psr non è stato attuatoo che non si sono rispettati gli impegni presi,tanto assente era ogni forma di vincolo.

Quanto al Piano sociale 2008-2010, hariproposto in sintesi le indicazioni contenute inmolti altri atti precedentemente emanati dal-la Regione, li ha ricapitolati e inseriti nell’attoprincipe della programmazione. Quali sonogli obiettivi più stringenti del piano socialevigente? Penso pochi possano definirli ed elen-carli. Questa situazione determina peraltro unagrande stanchezza tra tutti gli attori: pagine supagine che ripetono e ricapitolano questionimille volte scritte e dette; una ipertrofia dellaparola a discapito della chiarezza degli obiet-tivi e del conseguente impegno finanziario4.

In riferimento a questo atto mi atterrò adaspetti generali che riguarderanno soprattut-to la parte dei cosiddetti servizi sociosanitari5.Affermo subito che, se possibile, questo attodice ancora meno del precedente Psr. In menodi quattro pagine vengono “pianificate” leazioni riguardo l’area materno infantile, ado-lescenti e giovani, disabilità (11 righe), salutementale (12 righe), dipendenze patologiche,anziani, altre fragilità (lotta disuguaglianze,salute immigrati fragili, accompagnamentofragilità, contrasto violenza donne).

COSA TROVA UNA FAMIGLIA DA QUI AL 2012Mi sono allora chiesto: in questo atto di

programmazione cosa trova una famiglia:

APPUNTI 18922SETTEMBRE-OTTOBRE 2010

- che assiste a domicilio un proprio congiun-to affetto da una malattia molto grave chenecessità di una presa in carico infermieristica,riabilitativa, specialistica. Può sperare di averein tutta la Regione un servizio, capace di effet-tuare una effettiva presa in carico, calibratosu 12 ore con reperibilità festiva e prefestiva?Oppure deve continuare, se ha i mezzi, adaffidarsi a prestazioni a pagamento? Il docu-mento predisposto nell’aprile 2008 dalle cabi-ne di regia, quali innovazioni porterebbe, seapprovato, rispetto a quanto sopra detto ri-spetto alla situazione attuale? Esiste una lineadi finanziamento specifica e vincolata che laRegione destina alle Zone per le cure domiciliaricosì che in tutte possano essere assicurate unlivello minimo di prestazioni?

- con al suo interno un malato di Alzheimerche necessita di un centro diurno o di unastruttura residenziale. Vi trova la definizione deiposti da realizzare e delle regole di funziona-mento? Anche dopo l’approvazione del Pia-no la famiglia continuerà a dover rivolgersi astrutture inadeguate senza standard assisten-ziali determinati? Dovrà, a malincuore, conti-nuare a dire, che in questa Regione non cisono più di una qualche decina di posti resi-denziali dedicati specificatamente a questamalattia?

- che si rivolge al fondamentale snodo perl’accesso ai servizi che ha il ruolo di definire ilpercorso assistenziale e/o educativo. Mi riferi-sco alle Unità di valutazione distrettuali (oradefinite integrate) per le persone nonautosufficienti ultrasessantacinquenni e le Uni-tà multidisciplinari per l’età evolutiva e adultaper le persone con disabilità. Troverà luoghiche definiscono i percorsi sulla base di criteri e

parametri definiti? Riuscirà a sperimentare fi-nalmente una qualche forma di presa in cari-co?

- che vive all’interno di un Ambito territorialesociale nel quale i singoli Comuni non gesti-scono in forma associata i servizi e dunquenon esiste una rete territoriale di interventi;

- che vive in un Comune che non eroga ilservizio di assistenza domiciliare e dunque nonpuò fruirne, presente invece dalla parte oppo-sta della strada, territorio di un altro Comune;

- Il cui figlio, frequentante la scuola, ha unagrave disabilità intellettiva e fruisce di alcuneore di assistenza educativa scolastica (la co-siddetta assistenza per l’autonomia e la co-municazione), ma all’operatore che effettuaquesto servizio non sono richiesti requisiti pro-fessionali specifici. Dunque di anno in anno sitrova, a fronte della complessità dell’interven-to, con qualifica indefinita.

Altri esempi in area salute mentale, riabilita-zione, si sarebbero potuti fare ma credo questipossano bastare. Dunque queste famiglie vitroveranno una qualche risposta? No, nontroveranno sostanzialmente nulla. Se non ilcontinuo rimando a provvedimenti in via diemanazione o già emanati. Ma se questi attinon definiscono o non hanno definito nulla?Se sono dunque altri gli atti fondamentali dellaprogrammazione a cosa serve un nuovo Pia-no6?

CREDERCI ANCORA?Io non credo più e me ne rammarico -

perché significa aver perso la speranza - chele cose previste si faranno. Non credo più che

I toni bassi

Il valore unico, come il pensare appiattito, fiacca altri valori e li relativizza con l’armamentario stessodell’antirelativismo. Non permettendo loro di proporsi e difendersi, crea squilibri non domabili.Prefigura alternativamente o guerre di tutti contro tutti, o estesi conformismi. Assolutizza perfino i modidel conversare democratico. In Italia l’avversario è zittito in nome di una nuova mitica terra promessa,dove allignano adorati gli intoccabili, sacrosanti “toni bassi”: quest’altro valore supremo, usato comemezzo per non affrontare il merito di una questione e azzettire ogni critica e ogni salutare correzione.I toni bassi per definizione non possono essere all’altezza dei momenti più difficili, nella vita dell’indivi-duo come in quella della collettività. Per definizione chi li invoca o li prescrive desidera ardentementeabbassare il tono altrui, non il proprio. Desidera spegnere i Lumi che rischiarano, la voce pubblica chetiene in vita la conversazione fra cittadini, il molteplice che aspira a sostituirsi all’Uno.

Barbara Spinelli, in “Una parola ha detto Dio, due ne ho udite”, Lo splendore della verità, Laterza 2009

APPUNTI 18923SETTEMBRE-OTTOBRE 2010

si definiranno le tariffe dei servizi, si rivedrà ilfabbisogno, si definirà quali sono i servizi atotale carico della sanità, quali a comparteci-pazione tra sanità e sociale con le rispettivepercentuali, che si definiranno gli standard ditutte le strutture che ancora non li hanno. Noncredo che si vorrà lavorare seriamente a defi-nire le modalità organizzative delle Unità divalutazione. Non ci credo perché sono più didieci anni che ogni atto lo prevede e nessunadi queste cose è stata fatta. Non ci credoperché definire questi aspetti tocca punti vitalidel sistema, punti che hanno bisogno di co-raggio politico e di competenza. L’una e l’al-tra non sembrano abbondare7.

Non ci credo più perché tutte queste cosepotevano essere fatte se si volevano fare einvece così non è stato. Il continuo rimandoalle Cabine di regia8 è francamente abba-stanza penoso; quali sono stati gli atti prodottiin questo triennio che hanno portato all’ema-nazione di provvedimenti di sistema? Vedre-mo e sarò felicissimo di essere smentito, severranno realizzati gli atti previsti al capitoloXI.5 (p. 131) “Le azioni e gli atti perl’implementazione e la stabilizzazione dell’in-tegrazione sociale e sanitaria”.

D’altra parte un banco di prova si è avutocon la recente delibera di previsione delfabbisogno sanitario e sociosanitario9; un atto

di estrema importanza che poteva rappre-sentare una importantissima occasione percapire la direzione e l’orizzonte di riferimento.Un atto che invece non solo ha offerto pochis-sime indicazioni, ma più spesso le ha offerte inmodo indefinito (vedi: nella implementazionedei servizi la mancanza di indicazioni territo-riali – quanti e con quale ripartizione regionale-; nella mancata distinzione tra residenziale esemiresidenziale; nell’aumento di posti diurni eresidenziali per la disabilità all’interno di unsistema per nulla normato; nella disattenzioneprogrammatoria degli altri servizi sociosanitarinormati dalla legge 20/2002)10.

Il banco di prova delle volontà regionali loavremo nei prossimi mesi quando i tagli dellaManovra governativa arriveranno nei bilanciregionali. Una manovra come abbiamo avu-to modo di dire ripetutamente, come la politi-ca di questo governo, del tutto scellerata.Vedremo quei tagli cosa andranno a colpire.Ci auguriamo che non servano da alibi pernon fare ciò che si poteva fare nel passato,non si è fatto e che si deve fare oggi11.

Nello stesso tempo è necessario evidenziarecome i risparmi di spesa che in questi giorni sistanno definendo (auto blu, riorganizzazioneinterna, ecc…) e quelli che ci auguriamo do-

Se i medici riuscissero a cambiare mentalità!

Se per esempio a un malato di oltre 90 anni, malandato, con demenza, viene un’ischemiacardiaca, cosa facciamo, gli mettiamo un by-pass? Se un centenario diventa anemico e perdesangue nelle feci, lo ricoveriamo per fargli fare colonscopia, gastroscopia e altri esami invasivi,per scoprire magari che ha un cancro allo stomaco? E una volta fatta la diagnosi, cosa si fa? Losi fa operare?! No, si lasciano le cose come stanno, non avrebbe alcun senso un interventochirurgico che produrrebbe solo sofferenza. Il problema è che “la fine” può avere molti inizi e chein definitiva dipende da altri (medici, familiari ecc.) decidere se lasciar stare o intervenire. Ma sisa, la medicina, per sua natura e per tradizione, è interventista. Non è detto però che questoatteggiamento sia sempre giustificato ed utile. Se i medici riuscissero a cambiare mentalità,queste decisioni probabilmente non sarebbero così terrificanti: gli ammalati verrebbero accom-pagnati in maniera dolce, gestiti bene e in modo rispettoso. Accadono cose strane, mi creda.Ad esempio prima si parlava di alimentazione forzata o meno. Noi abbiamo fatto un piccolostudio anni fa, in alcune Rsa, quelle che un tempo si chiamavano “case di riposo”. In Lombardiasono circa 650, solo in provincia di Cremona, per dire, ce ne sono sette che hanno più di 200 letti.Bene, in queste grandi Rsa c’erano ovviamente molti malati dementi. In alcune tutti al momentodel decesso avevano una Peg, mentre in altre nessuno. E’ quindi evidente che molto dipendeda chi opera in questi contesti, dalla sua esperienza e competenza e dalla sua mentalità.

Franco Toscani, Una città n. 174, maggio 2010

APPUNTI 18924SETTEMBRE-OTTOBRE 2010

1 Scaricabile in, www.grusol.it/informazioni/23-07-10.PDF.

2 Il percorso del precedente Piano ha necessità di essere ricordato. La giunta deliberò nel febbraio 2007 una prima propostache apparve come una “introduzione” ad un Piano, tanto era privo di obiettivi programmatici. A fine maggio tra gli atti dellaCommissione Consiliare compare un nuovo testo deliberato dalla giunta (535 pagine) affiancato al precedente.Successivamente, il 18 giugno la seconda proposta - pur mantenendo la stessa numerazione - viene sostituita con un nuovotesto di 1700 pagine. Ai primi di luglio, dunque a distanza di circa 15 giorni, su quel nuovo testo la Commissione fissa leaudizioni. La Commissione poi ridusse il Piano di 1400 pagine, lo inviò al Consiglio che lo approvò il 31 luglio 2007. Una paginadi desolante pressappochismo. Per una cronistoria vedi, www.grusol.it/informazioni/16-09-07.PDF; vedi anche in www.grusol.it/informazioni/23-07-07.PDF le richieste di modifica sottoscritte da oltre 150 persone in 5 giorni.

3 Per parte nostra la questione rilevante non è se fare separatamente o in maniera integrata la programmazione. Il problema,integrati o separati, sono i contenuti degli atti con la chiara definizione degli obiettivi.

4 E’ inoltre utile osservare come alla discussione - quando c’è - relativa all’approvazione di questi provvedimenti cali, subitodopo, un sostanziale disinteresse riguardo l’applicazione. Anche quando – non in questo caso – si definiscono gli obiettivi.Per tutti valga il percorso del Psr 2003-2006 che si era sforzato di legare analisi dei bisogni a risposte da realizzare nel trienniosuccessivo.

5 Sempre il 19 luglio è stata approvata un’altra pdl della giunta di riorganizzazione del servizio sanitario regionale,www.grusol.it/informazioni/22-07-10bis.PDF, con la quale si ridisegna, in parte, gli assetti organizzativi del sistema. Per uncommento vedi: www.grusol.it/vocesociale/23-08-10.PDF. Vale la pena segnalare come con questo nuovo provvedimen-to si arriverà al quarto riordino del sistema sanitario regionale, mentre per quanto riguarda i servizi sociali si ritiene ancoradi poter far fronte al sistema dei servizi con la legge 43 del 1988. L’approvazione di una legge di riordino era tra gli obiettividella precedente legislatura ma non è stata mai neanche abbozzata; ora è stata rimessa in programma. Vedremo se verràapprovata; ma soprattutto - nel caso lo fosse - se sarà capace di sciogliere nodi essenziali del sistema (gestioni associate,rete dei servizi essenziali, rapporto con la sanità, ecc…), oppure si limiterà come sempre più spesso accade ad enunciareprincipi generali - sui quali si trova sempre l’accordo - per poi rimandare le questioni essenziali ad innumerevoli attiapplicativi.

6 Ciononostante secondo gli estensori del Piano (coraggio, inconsapevolezza, incoscienza?) con lo stesso si colmafinalmente il mancato recepimento dei provvedimenti nazionali riguardanti l’integrazione socio sanitaria: dpcm 14.2.2001sulle prestazioni socio sanitarie e dpcm 29.11.2001 di definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni sanitarie (Lea) chericomprendono (All. 1c) anche le prestazioni socio sanitarie. Infatti si specifica: “con l’approvazione del presente Pianostrategico si colma anche questa “carenza”, che non è tanto formale quanto una necessità per dare certezza a questa“area” e ai diversi settori di intervento” (Cap. XI. 4, Pianificazione delle azioni, p. 126). Bene, finalmente!!!. Speriamo, dunque,che il Piano venga approvato presto così poi andremo in assessorato a chiedere quali sono nella nostra regione leprestazioni sociali a rilievo sanitario, quelle sanitarie a rilievo sociale e quelle ad elevata integrazione. Ci diranno, a distanzadi 10 anni dagli atti sopra citati, per ogni servizio ed intervento socio sanitario quali sono gli oneri a carico del settore socialee quello sanitario. Con l’approvazione del Piano terminerà dunque lo stato di indefinizione con il conseguente scarico diresponsabilità e competenza tra Comuni e Asl.

7 D’altra parte quando si possono mettere per iscritto affermazioni come quelle riportate nella nota precedente, riferiteall’Atto che stiamo leggendo come si può pensare di attingere alla speranza? O meglio, la speranza va alimentata e nutritama riferita ad altri obiettivi.

8 Dgr 720/2007, Consolidamento e sviluppo dell’assistenza sociosanitaria della regione Marche – Primi indirizzi per le struttureorganizzative regionali e territoriali, in www.norme.marche.it/Delibere/2007/DGR0720_07.pdf.

9 Dgr 1789 del 2-11-2009, Criteri per la definizione del fabbisogno sanitario nella regione Marche, consultabile in www.grusol.it/informazioni/09-11-09.PDF.

10Per una dettagliata analisi dei contenuti di questo atto si rimanda, Un commento ai recenti criteri di definizione delfabbisogno sanitario e sociosanitario nella regione Marche, www.grusol.it/informazioni/01-12-09.PDF.

11Un pessimo esempio viene dato con le continue dilazioni di tempi nell’utilizzo di finanziamenti già messi in bilancio. Laquestione della riqualificazione dell’assistenza residenziale agli anziani non autosufficienti è un esempio emblematico. Daultimo i 5 milioni di euro stanziati nel 2009 per il 2010 attendono ancora di essere spesi. Vedi in proposito, www.grusol.it/vocesociale/23-07-10.PDF.

12Politiche sociali nelle Marche. Le proposte per la nuova legislatura, www.grusol.it/vocesociale/07-05-10.PDF; In difesa delwelfare, www.grusol.it/welfareAppello.pdf ; La programmazione perduta. Una riflessione alla luce dei criteri di fabbisognosanitario e sociosanitario della regione Marche, www.grusol.it/informazioni/01-12-09.PDF; Acuzie, post acuzie, serviziterritoriali nel sistema sanitario delle Marche, www.grusol.it/informazioni/07-07-09.PDF; Considerazioni sull’Atto di ricognizio-ne delle strutture ospedaliere ed extraospedaliere della regione Marche, www.grusol.it/vocesociale/17-03-09.PDF.

vranno essere fatti, sono purtroppo successivialla Manovra governativa.

Quei milioni di euro risparmiati in pochissimotempo possono essere di assoluta importanzaper cittadini in difficoltà che hanno bisogno diinterventi e servizi. Sono fondi che gli sono statisottratti e che li hanno privati di servizi fonda-mentali. Di questo tutti dobbiamo averne con-sapevolezza. Ma su questo occorrerà ritorna-

re per mantenere una grande vigilanza edevitare di essere imprigionati dall’impotenzadi una supposta impossibilità.

Mi permetto in conclusione di rimandare adalcune analisi e proposte del Gruppo Solida-rietà e del Comitato associazioni tutela (CAT)volte a dare concreta risposta alle esigenzedei soggetti che necessitano di interventi so-ciali, sociosanitari e sanitari12.

APPUNTI 18925SETTEMBRE-OTTOBRE 2010

segnalazioni librarie Iscra Bini

Gloria Gagliardini

Daniela Giaccaglia

Sibilla Giaccaglia

antropologiaArent Hannah, Che cos’e’ la filosofia dell’esistenza?,Jaca Book, Milano 2009, pp. 79, Euro 10,00.Nella prima parte del libro viene offerta, da parte delcuratore Sante Maletta, un’ampia ed accurata introdu-zione al pensiero di Hannah Arendt e al suo scritto sullafilosofia dell’esistenza. Nella seconda parte viene ap-profondita la ricerca della filosofa tedesca, esposta apartire dalle riflessioni dei grandi della filosofia occiden-tale, da Cartesio a Jaspers, passando per Kant,Kierkegaard ed Heidegger.

Cagnolati Antonella (a cura di), La grandeavventura di essere me stessa, Aracne, Roma 2010,pp. 178, Euro 13,00.Una rilettura del pensiero e dell’opera di Simone deBeauvoir (a cento anni dalla sua nascita), figura fonda-mentale della filosofia, della politica e della letteraturadel Novecento, testimonianza di un destino politico edumano, ispirato alla libertà di pensiero e al riconosci-mento dell’identità femminile. Nei suoi testi, attraversatidall’alternanza di narrazione biografica e analisi(sociologica, antropologica, economica…) una lucidariflessione sulla condizione della donna e in più in gene-rale sull’irrequietezza e complessità del suo tempo.

Hunt Lynn, La forza dell’empatia, Laterza & Figli,Roma 2010, pp. 235, Euro 20,00.Questo saggio sull’empatia, spiega in che senso “lacapacità di identificarsi con glia altri” è paradigmafondamentale dei diritti umani, degli ideali di ugua-glianza, del rispetto della diversità culturale. Un concet-to che si è diffuso attraverso la lettura dei romanzi (inparticolare quelli del periodo illuminista) e che si èconcretizzato con la presa di coscienza, politica e so-ciale, dell’universalità dei diritti degli essere umani, cometestimoniano le battaglie per l’abolizione della tortura ele dichiarazioni dei diritti del XVIII secolo. Un interessanteargomentazione che svela le implicazioni psicologicheindividuali, sociali e culturali della lettura.

anzianiMiorandi Paolo, Ospiti, Il Margine, Trento 2010, pp.106, Euro 9,00.Brevi riflessioni, pensieri che squarciano l’indifferenza,dando voce al dolore di uomini e donne che l’autore haconosciuto in residenze per anziani non autosufficienti.Versi che disegnano volti, storie racchiuse in gesti, in frasiapparentemente senza senso, che racchiudono vitecancellate in posti dove sono solo nomi in uno scheda-rio, dove non c’è né passato, né futuro per loro. In questeparole, la possibilità di restituire dignità al loro presente.

bioeticaGoertz Stephan, Klocker Katharina, Teologia ebioetica, Dehoniane, Bologna 2010, pp. 111, Euro8,10.Attraverso cinque conversazioni tenute tra il teologo

morale Antonio Autiero e due medici, un biologomolecolare ed un filosofo, si cerca di dare delle risposteai grandi quesiti che la medicina e le bioscienze pongo-no all’etica e alla teologia. Il libro riporta dunque undibattito in merito a questi temi: donazione d’organi,morte assistita, ricerca sulle cellule staminali, biopolitica.

carcereDell’acquila Dario Stefano, Se non t’importa il coloredegli occhi, Filema Edizioni, Napoli 2009, pp. 150,Euro 12,00.Un’indagine sugli ospedali psichiatrici giudiziari italiani,popolati da circa 1200 internati oggi, per capire comefunzionano. L’analisi si articola in tre parti; la primaanalizza la possibilità di prolungare il ricovero oltre lapena prevista per il reato commesso, in base alle misuradi sicurezza che prevede che “non possono essererevocate se le persone ad esse sottoposte non hannocessato di essere penalmente pericolose”; segue unariflessione sull’uso della coercizione e delle tecniche dicontenzione; infine un monitoraggio statistico sul siste-ma penitenziario giudiziario (dati, spesa, possibilità diriforma…).

Paloma Federico, Indulto: il danno e l’inganno,Delfino Editore, Sassari 2008, pp. 379, Euro 29,00.Una denuncia della demagogica strumentalizzazionedell’indulto, provvedimento approvato nel 2006, che siè dimostrato inefficace perché da una parte ha causa-to la scarcerazione di molti criminali e dall’altro non harisolto il drammatico problema del sovraffollamentodelle carceri. Ascoltando le testimonianze dirette diparlamentari e esponenti dei partiti, l’autore indaga levere ragioni politiche dell’indulto, sottolineando le gravimotivazioni di questa legge che ha definitivamenteminato la fiducia degli italiani nei confronti del sistemagiudiziario.

chiesaGrun Anselm, Che cosa c’e’ dopo la morte?, Paoline,Milano 2009, pp. 191, Euro 16,00.Con questo libro il monaco benedettino Anselm Grünspiega che il tema della morte e della vita eternainterrogano ogni uomo e che attraverso la consapevo-lezza delle speranze, dei dubbi e delle paure che scatu-riscono in relazione alla morte è possibile vivere (e nonsolo morire) in un altro modo. Si giunge, negli ultimi duecapitoli del libro, ad un invito alla speranza, dopo averricercato nella psicologia, nella filosofia e nella Bibbia lerisposte che l’uomo si è dato di fronte questo grandeinterrogativo: che cosa c’è dopo la morte?

Maspoli Emanuele, Ignacio Ellacuria e i martiri di SanSalvador, Paoline, Milano 2009, pp. 170, Euro 13,00.Il testo descrive il volto e la vita di Ignacio Ellacuria, pretegesuita che ha combattuto in modo non violento per laliberazione del popolo del San Salvador. Sono riportatidiscorsi, frammenti di vita di quella parte della chiesaprogressista. A vent’anni dal martirio si ricordano le

APPUNTI 18926SETTEMBRE-OTTOBRE 2010

vittime, il pensiero critico e riflessivo sul popolo crocifisso,sulla povertà, sulla morte di Monsignor Romero.

Muller Jorg, L’arte del perdono, Messaggero, Padova2009, pp. 118, Euro 11,00.Tutto il testo è centrato sul significato della parola perdo-no, secondo un’ottica cristiana. Si arriva al punto par-tendo dai segnali di chi ferisce perchè è stato ferito, ilsenso delle ferite dell’anima e le conseguenze del man-cato perdono. La persona pacificata è dunque quellache segue la maggiore libertà per se stessa e per l’altro.L’autore spiega in che modo avviene questa riconcilia-zione.

Nervo Giovanni, La carità, cuore della chiesa,Messaggero, Padova 2010, pp. 150, Euro 11,00.Nelle parole di Giovanni Nervo si racchiudono strumentidi ricerca, occasioni di critica del pensiero teologico perinvitare ad essere segnale di una Chiesa nuova, fondatasul pilastro della carità, intesa come amore libero eliberante, ispirazione dell’azione verso la comunità. Nervoespone anche i rischi del potere delle comunità cristia-ne e invita a osservare i temi attuali delle nuove povertà.

Vannini Marco, La religione della ragione, BrunoMondadori, Milano 2008, pp. 152, Euro 12,50.L’autore organizza, attraverso i capitoli del libro, unpercorso di riflessione sul processo storico e sull’essenzaspirituale del cristianesimo; religione che è andata mu-tando, identificandosi con le credenze e non più colpensiero. Attraverso un lavoro di recupero del pensierofilosofico e mistico, Vannini accompagna il lettore inuna riflessione critica sul fondamento profondamenteunitario del cristianesimo, rintracciabile nella filosofiaantica, paradigma necessario per la demitologizzazionedel cristianesimo.

Vitali Alberto, Oscar A. Romero, Paoline, Milano 2010,pp. 308, Euro 19,00.Le pagine di questo testo raccontano la vita di OsarRomero, arcivescovo di San Salvador assassinato perchèconsiderato un profeta scomodo politicamente e so-cialmente: “una voce di denuncia”. La biografia rap-presenta il suo lungo percorso dentro le contraddizionidella storia del suo popolo per protestare contro leviolenze della dittatura del suo paese.

disagio giovanileCappello Giovanni, Guardami negli occhi quandodici no, Effata’, Cantalupa 2010, pp. 158, Euro 11,00.L’autore affronta il tema dell’educazione, presentandoun contributo importante alla riflessione che riguarda ilsenso di giustizia che i bambini e gli adolescenti chiedo-no agli adulti e che troppo spesso in nome della regolaessi disattendono. Un testo di natura psicopedagogicadedicato agli adulti perchè sappiano vedere e pro-muovere la crescita, offrendo strumenti di lotta contro ilsentimento di ingiustizia che si diffonde tra i giovani.

Zamperini Adriano, Gioventù sregolata e società delbenessere, Liguori, Napoli 2010, pp. 161, Euro 16,90.La psicologia della salute studia tutti i fattori che rendo-no la vita piena, che fanno godere del benessere allapersona, allo stesso tempo dunque analizza ciò cherende rischioso lo sviluppo pieno della personalità uma-na. Sotto questo filone di pensiero l’autrice indaga ilrischio come esperienza di legame dei giovani, gli stili di

vita, i conflitti per gli ideali estetici; un approfondimentoè dedicato alla condizione particolare dei giovani immi-grati.

drogaScarselli Daniele, Il consumo di droghe, Carocci,Roma 2010, pp. 123, Euro 10,00.Il consumo delle droghe è oggi molto diffuso tra milionidi persone: il testo spiega il significato scientifico delledroghe, gli effetti e le funzioni sociali. Il secondo capitolotratta degli stili di consumo e dei consumatori, il fatto cheil consumo di droga è un problema sociale e un adatta-mento di tipo individuale. Ripercorrendo poi la storiasociale delle droghe, vengono analizzate le politichesociali, sanitarie e penali e il quadro normativo italiano.

ecologiaCiervo Margherita, Geopolitica dell’acqua, Carocci,Roma 2010, pp. 188, Euro 16,00.Il testo analizza in chiave politica la situazione attualedell’acqua e il rapporto con la politica internazionale.L’autrice, studiosa di geopolitica, approfondisce lo sta-to di privatizzazione di questo bene della terra e leconseguenze politiche e sociali sull’intero pianeta. L’ac-qua dunque, diviene sorgente di profitti e canale dipoteri in alcuni casi, in altri - ancora pochi - si sperimen-tano forme di opposizione alla privatizzazione per unaripubblicizzazione dei servizi idrici.

economiaAA.VV., S-cambiando il mondo, Vannini, Gussago2003, pp. 95, Euro 9,00.Un manuale sul commercio equo solidale pensato per ipiù giovani (ma non solo): attività, giochi, percorsi didat-tici per comprendere i meccanismi distorti del mercatointernazionale che producono povertà ed ingiustizie.Legami tra ambito locale e globale nella logica degliscambi di merce. Le dinamiche e i protagonisti dell’eco-nomia del mercante (denaro, profitto, accumulazione,concorrenza, mercato); infine le alternative possibili perun futuro sostenibile.

Baldini Massimo, Toso Stefano, Diseguaglianza,poverta’ e politiche pubbliche, Il Mulino, Bologna2009, pp. 262, Euro 20,00.Il volume illustra gli strumenti di valutazione, di analisidella disuguaglianza e della povertà. Si introduce iltema della disuguaglianza economica e della distribu-zione al reddito, si affronta la povertà economica el’imposta personale sul reddito. Infine si analizza l’evolu-zione di alcuni indicatori distributivi nelle economie avan-zate e in via di sviluppo.

Galli Giancarlo, Nella giungla degli gnomi, Garzanti,Milano 2008, pp. 377, Euro 18,60.Per comprendere cause e dimensioni dell’attuale crisieconomica italiana, l’autore si interroga sull’operato diquelli che sono stati i padroni e i signori del sistemafinanziario-bancario degli ultimi decenni: intrighi, men-zogne, alleanze nascoste…Uno scenario di colpevolierrori ed abusi: lo scopo non è puntare il dito contropochi nomi noti, ma smascherare la volontà di farnecapri espiatori di una logica corrotta e consumistica cheha dominato politica, informazione, palazzi di potere e

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che ora dimostra tutta la sua fragilità.

Latouche Serge, L’invenzione dell’economia, BollatiBoringhieri, Torino 2010, pp. 257, Euro 18,00.Autore della “decrescita felice”, Latouche, proponeuna teoria sull’invenzione dell’economia secondo unostudio storico-filosofico. Il libro si presenta come un trat-tato storico sulle origini dell’economia e la sua naturafino all’istituzione dell’economia moderna, il concettodi lavoro, il mutamento dei valori della società occiden-tale: i grandi temi della libertà umana e della giustizia.

Pressani Dario, Pane e bugie, Chiarelettere, Milano2010, pp. 300, Euro 13,00.Travolti da notizie allarmanti e informazioni opposte edambigue, per il consumatore è difficile scegliere cosamettere a tavola e capire come orientarsi per mangiarein modo sano senza rinunciare al gusto. Scavando nellemotivazioni delle logiche di mercato e delle bugie diffu-se nei mezzi di comunicazione (in modo colpevole e pernulla casuale), il testo svela la verità su alcuni casiemblematici degli ultimi anni: spaghetti radioattivi, OGM,pesticidi, zucchero bianco o di canna…

Sartor Nicola, Invecchiamento, immigrazione,economia, Il Mulino, Bologna 2010, pp. 211, Euro20,00.Gli effetti dell’invecchiamento della popolazione italia-na, l’immigrazione e i mutamenti sociali impongono unripensamento del sistema economico attuale. Il testomette in luce le questioni relative agli effetti dello svilup-po economico, la relazione tra demografia e crescita eanalizza l’impatto sulle finanze pubbliche. Infine: qualeruolo per le politiche pubbliche?

Werner Klaus, Weiss Hans, I crimini dellemultinazionali, New Compton, Roma 2010, pp. 333,Euro 12,90.Ricerche approfondite sul comportamento delle grandimultinazionali che dominano oggi il mercato e mettonoin evidenza accuse di sfruttamento, violazione dei dirittiumani, distruzione dell’ambiente e delle risorse. Tuttoquesto viene ampiamente descritto e denunciato inquesto libro: dal potere pubblicitario dei marchi, allecavie umane delle industrie farmaceutiche, agli affarisporchi dell’industria petrolifera, corruzione e lobby. In-fine per ogni grande marchio sono riportate informazio-ni sull’azienda, accuse, strategie di consumo alternati-vo, siti internet.

educazioneCicirelli Franca, Camilla e il mondo dei giardini, LaMeridiana, Molfetta 2010, pp. 109, Euro 16,00.Scritto con stile fiabesco, il testo narra la storia di Camilla,una bambina simbolo immaginario dell’infanzia, deimondi nascosti nella curiosità di esplorare la realtà, lanatura, gli effetti e i suoi movimenti. Una fiaba dedicataa tutti i bambini per far scoprire il senso di cura versol’ambiente e la responsabilità ecologica.

Hierro Parolin Isabel Cristina (a cura di), Imparare aincludere, Erickson, Gardolo Di Trento 2010, pp. 195,Euro 19,00.L’inclusione è un processo che si apprende con metodoe con perseveranza, mettendosi in osservazione peda-gogica. Il testo offre una prima parte di analisi sullasituazione dell’inclusione sociale e sul ruolo della peda-

gogia, i suoi linguaggi e la realtà educativa nel contestoscolastico. La seconda parte offre strumenti di lavoroper imparare a includere.

Iannaccone Antonio, Marsico Giuseppina, Adatti equasi adatti a scuola, Maggioli, Santarcangelo DiRomagna 2009, pp. 157, Euro 17,00.Il volume affronta il tema della complessità educativa,in particolar modo si difende dai rischi di semplificazionevalutativa e dunque di categorizzazioni troppo facili difronte allo sviluppo del bambino. Il testo è dedicato a chilavora in contesti socio educativi nella valutazione dellepersone a rischio psicosociale.

Missaglia Giovanni, Albera Mauro, Vivere lacostituzione, Hoepli, Milano 2009, pp. 136, Euro 9,50.Un importante strumento di educazione civica, per co-noscere l’epistemologia e i principi fondamentali dellaCostituzione della Repubblica Italiana, per promuoverecittadinanza e partecipazione alla vita civile e politica.Pensato per giovani studenti, il libro dopo una partestorica introduttiva con cenni sulle radici della Costitu-zione italiana e sul costituzionalismo europeo, si compo-ne di moduli che descrivono nel dettaglio gli articolicontenuti nel corpo del documento.

Pascoletti Carlo, La scrittura e i suoi errori, Giunti,Firenze 2010, pp. 127.Indagando i meccanismi dei processi mentali che cipermettono di leggere e scrivere, il libro descrive i distur-bi, deficit e le patologie che possono causare difficoltànell’apprendimento della letto-scrittura, presentando leclassificazioni delle disgrafie e disortografie e i possibiliapprocci teorici per definirli e valutarli. Nella secondaparte sono affrontate le problematiche della program-mazione didattica, individuando possibili percorsi e lerisorse (metodologici, ambientali, strumentali) per favo-rire i processi di apprendimento; infine alcuni modelli diinsegnamento.

Portera Agostino, Dusi Paola, Guidetti Barbara,L’educazione interculturale alla cittadinanza,Carocci, Roma 2010, pp. 191, Euro 19,00.Il libro si snoda in tre parti: la prima presenta orientamentiteorici sulla cittadinanza e il compito urgente dellapedagogia, il ruolo svolto dall’educazione nel promuo-vere società democratiche, a partire dalla scuola. Nellaseconda parte vengono presentati i risultati di una ricer-ca universitaria da cui emerge la necessità di un’educa-zione interculturale e di una maggiore formazione degliinsegnanti. Infine alcune esperienze di praticheeducative.

famigliaBallabio Nicoletta, Bergamini Attilio, Sguardi sullascuola, Ancora, Milano 2010, pp. 206, Euro 14,00.Unire le prospettive aiuta a completare lo sguardo: inquesto caso verso il mondo scolastico, dove moltefamiglie incappano per via dei figli, ma a volte conpoca consapevolezza. Il volume aiuta il genitore acapire come muoversi, informarsi, per diventare prota-gonista sia da un punto di vista psicologico e pedago-gico, che pratico nel percorso scolastico del figlio, insinergia con gli insegnanti.

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handicapBesio Serenella (a cura di), Gioco e giocattoli per ilbambino con disabilita’ motoria, Unicopli, Milano2010, pp. 297, Euro 16,00.Il gioco è lo strumento educativo più efficace per entra-re in relazione con il mondo durante l’infanzia, ancor piùquando a dedicarvi attenzione e tempo sono bambinicon disabilità mentale e fisica. Il testo analizza in chiavepedagogica le capacità di gioco e la possibilità diinclusione nei pari per il disabile, il ruolo delle tecnologienel trattamento delle disabilità. Inoltre una serie di espe-rienze e di buone prassi.

Bronzini Micol (a cura di), In balia delle onde,Affinita’ Elettive, Ancona 2009, pp. 191, Euro 15,00.Il volume, curato dall’associazione traumatizzati cranici“Andrea” e dell’Istituto S. Stefano, raccoglie interviste aun gruppo di persone con lesioni cerebrali gravi e a chivive accanto a loro. Dopo l’imprevedibile sofferenzacausata da un trauma che sconvolge la propria vita equella della famiglia, è necessario riscrivere la propriaesistenza, affrontando i bisogni sanitari e assistenzialicomplessi, le carenze dei servizi, l’inadeguatezza dellerisposte del territorio e ritrovare la forza per guardareancora al futuro.

Cimaglia Giulio, Covatta Antonella, L’invalidità civilee la tutela della disabilità, Giuffre’, Milano 2009, pp.486, Euro 36,00.Il volume raccoglie la normativa aggiornata (si tratta diuna seconda edizione) in materia di assistenza ai citta-dini invalidi civili, ciechi e sordi. Partendo dalla definizio-ne dello stato di invalidità civile, cecità civile e sordità,sono descritti i criteri per la valutazione medico-legale,le procedure di accertamento di invalidità - dallapresentazione della domanda amministrativa al paga-mento delle prestazioni economiche -, sono quindi elen-cate e descritte le prestazioni - benefici economici, ibenefici assistenziali socio/sanitari riconosciute e con-cesse agli invalidi.

Frasser Wolfgang, Orlando Massimo, Invisibile agliocchi, Fraternità Di Romena, Pratovecchio 2008, pp.143, Euro 10,00.Un libro autobiografico, un’intervista a Wolfgang Fasser,non vedente, che intreccia una serie di percorsi perso-nali e professionali. Un libro che vuol testimoniare la vitadi una persona che per molti è una guida alla ricerca diciò che è invisibile, silenzioso, impercettibile. Una vitache ha saputo trasformare il limite della disabilità inricchezza, in opportunità per gli altri.

Maragna Simonetta, La sordità, Hoepli, Milano 2008,pp. 166, Euro 21,00.Il volume i propone di far conoscere la sordità, grazieanche a testi autobiografici che accompagnano illettore all’analisi dei passaggi di vita delle persone sor-de. Questi i principali argomenti affrontati: quando na-sce un bambino sordo, il significato di sordità e la linguaLIS, il ruolo della famiglia nell’accettare il deficit, lariabilitazione e l’educazione alla comunicazione, il ruolodella scuola, i diritti conquistati.

Polo Daniela, Cosa sapere sull’ amministrazione disostegno, Erickson, Gardolo Di Trento 2009, pp. 140,Euro 17,50.Obiettivo di questo testo è quello di rendere nota ed

esplicita la nuova figura dell’amministratore di sostegnoistituita con la L. 6/2004. L’autrice analizza la finalità dellalegge, le modifiche al codice civile, le norme di attuazionifinali. Inoltre per fare maggiore chiarezza sono riportatele domande più frequenti che vengono poste a riguar-do e le risposte. Un manuale utile ai familiari e aglioperatori. In appendice il modello operativo, la possibi-lità di ricorso e le fonti.

Saviola Donatella, De Tanti Antonio, Trauma cranicoe disabilita’, Angeli, Milano 2010, pp. 236, Euro 26,00.Curato dal Centro Cardinal Ferrari, centro riabilitativo diFontanellato, il testo affronta la complessa esperienzaterapeutica nei casi di trauma cranico. L’approccioterapeutico globale sulla persona invita a integrare ildanno neurologico e la ferita narcisistica subita dalpaziente. Vengono descritti gli interventi di terapia indi-viduale e di gruppo secondo varie metodologie.

Zappaterra Tamara, Special needs a scuola, Ets, Pisa2010, pp. 308, Euro 24,00.Il testo di natura pedagogica offre ai lettori una panora-mica letteraria delle diverse disabilità e delle varietipologie di interventi per l’inclusione sociale. Corredatidi analisi teoriche e casi pratici, i capitoli integranoaspetti psicodiagnostici e sociali. In appendice la con-venzione ONU dei diritti delle persone con disabilità.

immigrazioneAA.VV., Africa - Italia, Idos, Roma 2010, pp. 479, s.i.p.Il rapporto, curato dalla Caritas e dalla FondazioneMigrantes, analizza andamento e caratteristiche deiflussi migratori tra l’Africa e l’Italia: i dati statistici sonoaccompagnati da approfondimenti storici, sociologicie antropologici. Lo studio si apre con una parteintroduttiva sull’informazione, l’economia e la coopera-zione; ci si sofferma poi sull’analisi di alcuni aspetti dellapresenza degli africani in Italia (lavoro, welfare…) e sullepeculiarità delle diverse collettività (marocchina,senegalese…).

Colombo Enzo (a cura di), Figli di migranti in Italia,Utet Università, Torino 2010, pp. 292, Euro 23,00.Scopo del volume è offrire un’analisi del fenomenoimmigrazione a partire dal punto di vista dei giovani figlidi migranti - la cosiddetta seconda generazione -. Gliautori presentano risultati di una ricerca realizzata nelnord-est italiano sulle possibilità di integrazione, i costu-mi, le strategie di coping, la scuola e le strategie diinclusione.

Coppola Daria (a cura di), Parlare, comprendersi,interagire, Felici, Ghezzano 2009, pp. 299, Euro 15,00.Il testo prende in esame la glottodidattica come stru-mento di formazione interculturale e offre percorsi di-dattici, buone prassi di integrazione con alunni stranieri,attività cooperative. I saggi approfondiscono vari aspettilegati alla scuola multietnica, ai processi identitari e acome affrontarli in ambito educativo e didattico, par-tendo da un approccio dialogico dell’insegnamentoche permette l’interazione e la relazione.

Ferracuti Angelo (a cura di), Permesso di soggiorno,Ediesse, Roma 2010, pp. 201, Euro 10,00.Il volume si compone di storie narrate da scrittori stranierinel loro emigrare in Italia. Racconti in prima persona,storie di lavoro quotidiano come colf e badanti e storiedi difficile condizione sociale, di mancata integrazione.

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il testo è uno spaccato di realtà visto con i loro occhi.

Losi Natale, Vite altrove, Borla, Roma 2010, pp. 251,Euro 22,00.L’autore, etnopsicoterapeuta, analizza la figura del mi-grante nel processo terapeutico non come una perso-na da curare ma da accompagnare nel superamentodel trauma migratorio. Il testo analizza la praticapsicoterapica nel contesto occidentale riportandonedue casi clinici.

internazionaleHirsi Ali Ayaan, Nomade, Rizzoli, Milano 2010, pp. 339,Euro 18,50.Un racconto autobiografico di un’infanzia sofferta sottola dominazione di una cultura e di una religione comel’Islam dove vige la sottomissione della donna all’auto-rità maschile. L’autrice del libro ripercorre i passaggidella sua strada verso la libertà da tutto ciò che larendeva schiava e succube di un clan e di una religioneviolenta. Le tappe della sua storia servono da spunti diriflessione sulla condizione della donna nell’Islam.

Ibrahimi Anilda, Rosso come una sposa, Einaudi,Torino 2008, pp. 261, Euro 16,00.L’autrice, di origine albanese, ha scritto il suo primoromanzo in italiano. Nel libro racconta il passato dellaterra natia attraverso le voci di quattro donne, cherappresentano le varie generazioni di una famigliamatriarcale. Ogni donna è portatrice del potereancestrale riconosciuto al ruolo femminile da questacultura e testimone di un’epoca, dove amori, sogni,tradimenti ed emozioni si intrecciano con i lutti e lamiseria della guerra e della dittatura comunista. Storie didonne coraggiose.

Schneider Helga, La baracca dei tristi piaceri, Salani,Milano 2009, pp. 205, Euro 14,00.La giovane protagonista, tedesca di razza ariana, vieneincarcerata e deportata in un campo nazista perchèfidanzata di un ragazzo ebreo. Come molte altre prigio-niere viene destinata allo sfruttamento sessuale all’inter-no del lager: costretta a prostituirsi in uno dei bordelli,frequentati dai prigionieri (che si privavano del pococibo per pochi minuti di piacere) e dagli SS, odiata einvidiata nel campo, umiliata dagli aguzzini.

Terloeva Milana, Ho danzato sulle rovine, Tea, Milano2010, pp. 188, Euro 8,60.Il racconto di Milana, autrice di questo libro autobiogra-fico, ha inizio nel 1994, quando il suo paese, la Cecenia,viene invaso dalle truppe russe. La vita di questa ragazzasconvolta da un conflitto quasi dimenticato che seminamorte, distruzione e terrore tra una comunità che cercadisperatamente di salvaguardare la libertà e le proprieradici; accanto al suo popolo, ricorda l’orrore del passa-to, le speranze del presente e del futuro, denunciandoil colpevole silenzio della comunità internazionale chesembra voler dimenticare questa gente al proprio desti-no.

Wilkinson Richard, Pickett Kate, La misura dell’anima,Feltrinelli, Milano 2009, pp. 299, Euro 18,00.Il testo indaga le cause del malessere sociale, imputan-do alla diseguaglianza sociale la fonte maggiore delsenso di infelicità diffuso. I dati raccolti dimostrano lapreoccupante situazione di povertà anche nei cetimedi della popolazione e l’influenza che questa condi-

zione ha in molte sfaccettature dell’esistenza, comenelle relazioni sociali. L’unico modo per uscirne è ridurrela forbice sociale, ricreando possibilità di accesso allestesse opportunità di vita.

lavoroRossi Giampiero, Il lavoro che ammala, Ediesse,Roma 2010, pp. 111, Euro 8,00.Il libro raccoglie storie di uomini e donne che si sonoammalati a causa del lavoro svolto: testimonianze dibattaglie legali e processuali per determinare il nesso trala fatica svolta per tanti anni e le patologie insorte, e farriconoscere le responsabilità delle aziende e i risarci-menti per il danno subito e forme di tutela a cui si hadiritto. Non sono casi isolati ma campanelli di allarmediffusi di una realtà lavorativa che non riesce, nonostan-te tecnologie avanzate e macchinari sofisticati, a tute-lare chi svolge con responsabilità i propri compiti, ignaroche questo metterà a repentaglio la salute e in alcunicasi li renderà invalidi.

minoriAA.VV., L’affido omoculturale in Italia, Sinnos, Roma2009, pp. 204, Euro 14,00.Il testo presenta l’esperienza dell’affido omoculturale,cioè della possibilità che un minore straniero vengaaccolto da una famiglia immigrata proveniente dallasua stessa cultura. Esperienze di questo tipo sono statefatte anche in Italia; il testo le racconta, commentando-le con dati, riflessioni e riferimenti alle prassi operative eorganizzative dei servizi sociali dei comuni disperimentazione.

Occhiogrosso Franco, Manifesto per una giustiziaminorile mite, Angeli, Milano 2009, pp. 187, Euro18,00.Il libro tratta della giustizia minorile a partire dal modelloteorico di Zagrebelky secondo cui un principio guida èquello della mitezza costituzionale, cioè di una integra-zione tra valori e procedure comunicative. Dal casoSerena che ha segnato il contesto socioculturale dellalegge 184 del 1983, si fa un’analisi dell’attualità con altreesperienze europee e non solo, e si getta la basi perprospettive per la mitezza del diritto dei minori.

Shipon-blum Elisa, Comprendere il mutismo selettivo,La Meridiana, Molfetta 2010, pp. 89, Euro 14,00.Il mutismo selettivo è un disturbo legato all’ansia dellacomunicazione sviluppato tra i bambini. L’autore cheda anni lavora su questa forma di disagio, offre unmanuale molte utile alla famiglia e agli insegnanti peraffrontare il problema con atteggiamento positivo, aiu-tando il contesto a prendersi cura del bambino. Nellaprima parte si racconta la storia di Kate, per capire inmodo semplice le difficoltà che si possono incontrare; laseconda spiega in termini psicologici ed educativi laterapia utile, gli strumenti e i metodi di lavoro in gruppo.

Torres Dominique, Libero!, San Paolo, CiniselloBalsamo 2010, pp. 93, Euro 10,00.Il romanzo racconta la storia di un bambino nato schia-vo in una famiglia di Tuareg, nel deserto del Niger. Unastoria di schiavitù e di liberazione, di ricerca, di incontrocon un’organizzazione di tutela dei diritti umani; unastoria ambientata ai giorni nostri che invita a una riflessio-ne sul destino di molti ragazzi ancora resi schiavi.

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paceArrigoni Vittorio, Gaza restiamo umani, Manifestolibri,Roma 2009, pp. 127, Euro 7,00.Questa pubblicazione raccoglie gli scritti quotidiani diVittorio Arrigoni, pacifista dell,“’ International SolidarityMovement, che durante l’offensiva israeliana “Piombofuso” ha rappresentato l’unica testimonianza diretta diquanto stava avvenendo nella Striscia. Prima e durantela suddetta operazione militare portata avanti dal 27dicembre 2008 al 18 gennaio 2009 ebbero luogo lerestrizioni all’accesso della stampa estera nella Strisciadi Gaza.

Bertapelle Fabio, Semi di giustizia, Emi, Bologna 2010,pp. 127, Euro 9,00.Partendo dall’immagine del seme che lentamente ger-moglia e produce frutto, l’autore propone la coltivazio-ne di semi di giustizia, offrendo una filosofia di vita perdenunciare ciò che il mercato impoverisce e difenden-do l’ambiente, i suoi frutti, un’alimentazione sana e nona discapito dell’uomo ma per lo sviluppo e la solidarietàumana.

Gandhi Mahatma, Vi spiego i mali della civiltàmoderna, Gandhi Edizioni, Pisa 2009, pp. 173, Euro15,00.A cento anni dalla prima pubblicazione viene ripropostoil primo scritto di Gandhi, Hind Swaraj: ispirato a Tolstoj,nella forma del dialogo platonico, critica con semplicitàe razionalità scientifica il mito della modernità,auspicando il superamento della politica occidentaleper raggiungere una politica etica. Un percorso di liber-tà ispirato alla nonviolenza e alla resistenza passiva, chedietro l’esempio dell’India si sarebbe diffuso in tutto ilmondo. Uno scritto giovanile che racchiude l’essenzadel pensiero gandhiano.

Gesualdi Francesco, Consumattori, La Scuola,Brescia 2009, pp. 125, Euro 9,00.Nell’intervista presentata in questo libro FrancescoGesualdi risponde a domande sul consumo critico, l’at-tenzione a nuovi stili di vita, la sobrietà e la convivenzaumana con una denuncia dei rischi e limiti del sistema disviluppo capitalista. L’intervista approfondisce inoltrealcune scelte importanti che movimenti di popolazionestanno attuando in tutta Italia.

La Torre Giuseppe, Tomassone Letizia (a cura di),Dialoghi in cammino. Protestanti e musulmani in Italiaoggi, Claudiana, Torino 2009, pp. 187, Euro 14,50.L’incontro tra musulmani e cristiani implica un dialogoaperto e continuo che interroga l’oggi su come affron-tare i valori, le leggi e i diritti di cittadinanza. Gli autoriesponenti della chiesa protestante e musulmani dopoaver contestualizzato in una parte storica l’Islam e l’Islamin Italia, ne traggono spunti fondamentali per attualizzarela convivenza e l’integrazione.

Laboccaro Michele (a cura di), Tre volte Dio, LaMeridiana, Molfetta 2010, pp. 130, Euro 14,50.Questo testo intreccia le grandi religioni monoteiste in undialogo che cerca, nelle differenze delle culture, ditrovare punti univoci di incontro. Un testo che allacciafedi, culture, problematiche sociali in racconti di gentesemplice che vivono le contraddizioni e le lacerazionicivili.

Mancini Roberto, Desiderare il futuro, Pazzini, VillaVerucchio 2008, pp. 156, Euro 12,00.Sin dal titolo emerge l’approccio fiducioso e di speranzache la lettura di questo volumetto contribuisce a diffon-dere. Un desiderio nel futuro che attinge linfa dalleragioni delle cura dell’altro, del dialogo, della responsa-bilità civile ed istituzionale, che nutre e motiva la vogliadi un cambiamento radicale, nella politica, nella cultu-ra, nel sistema educativo, nella religione. Partendo dalsignificato della speranza nella fede cristiana, l’autorespiega le ragioni e la necessità di una speranza umana“per tutti”, senza connotazioni di fede ed ideologie.

Mancini Roberto, La laicità come metodo, Cittadella,Assisi 2009, pp. 150, Euro 13,00.Laicità come metodo, secondo Roberto Mancini signi-fica spirito di ricerca, modo di convivere e orizzonte peragire e non una visione del mondo dualistica divisa tradue correnti: laico o non. In questa trattazione filosofical’autore individua due grandi punti della laicità: il meto-do del dialogo e della politica di servizio che devonocamminare insieme.

Paige Glenn D., Non uccidere, Emi, Bologna 2010,pp. 222, Euro 13,00.E’ possibile una società che non uccide? Questa è ladomanda che l’autore pone agli studiosi di politicaaffinchè si inizi a studiare risposte possibili alternative. Iltesto procede da una riflessione biologica dell’umanoconsiderato come persona in grado di non uccidere.Da questo assunto si deduce che sia possibile organizza-re pratiche istituzionali non letali, prevedendone le impli-cazioni sociali e istituzionali.

Panikkar Raimon, L’altro come esperienza dirivelazione, L’altrapagina, Citta’ Di Castello 2008, pp.79, Euro 10,00.La pubblicazione di un’intervista a Raimon Pannikar suldialogo tra le religioni. Il grande maestro del nostrotempo spiega, attraverso le sue parole e la testimonian-za della sua esistenza, che pluralismo non significa vuotorelativismo, ma tensione verso l’armonia tra le culture ele religioni, nella capacità di riconoscere che “in ognunadelle grandi religioni c’è qualcosa che manca all’altra,una mancanza per cui nessuna è in sé compiuta”.

politiche socialiAppiano Ave (a cura di), Senso comune e creatività,Cartman, Torino 2010, pp. 191, Euro 18,00.Il saggio propone una riflessione sulle relazioni comuni-cative e sui rapporti sociali, intesi come dinamiche diuna “visione ecologica del senso comune”, dove l’indi-viduo costruisce e definisce la propria individualità. Illibro spiega come è possibile mettere le propriepotenzialità emotive e l’intelligenza comunicativa alservizio del bene comune, attraverso diverse formecreative (teatro sociale, musica di strada, cinema, foto-grafia, fiaba) e sfruttando le possibilità delle nuovetecnologie e multimedia (pubblicità, Tv, rete). Vengonodescritte alcune esperienze, come un laboratorio difotografia con persone adulte con disabilità intellettive.

Bertin Giovanni (a cura di), Invecchiamento epolitiche per la non autosufficienza, Erickson,Gardolo Di Trento 2008, pp. 300, Euro 21,00.Il testo cerca di fornire spunti di riflessione sulla comples-

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sità delle trasformazioni nell’ambito delle politiche afavore delle persone anziane nonautosufficienti,evidenziando i cambiamenti nel tempo e le risposte diadattamento del sistema sociale. La seconda parte siconcentra sulle politiche familiari del sistema europeo:la spesa sociosanitaria, il ruolo della famiglia nell’assi-stenza agli anziani e le opportunità dei servizi per laqualità della vita.

psichiatriaAmedei Gherardo, Come si ammala la mente, IlMulino, Bologna 2005, pp. 233, Euro 12,00.Il volume affronta la malattia mentale cercando dicapire quali siano le cause delle malattie, i fattori cheinfluenzano la sofferenza dei processi psichici. Il testoaffronta la tematica da una prospettiva storica classicadella psichiatria fino a indicare, nella seconda parte, imodelli esplicativi recenti per comprendere lo sviluppodella psicopatologia.

Ceretti A., Casella A., Cornelli R. (a cura di), Salute mentalee controllo sociale tra ricerca scientifica e decisionipolitiche, Giuffre’, Milano 2009, pp. 175, Euro 15,00.La pubblicazione di atti di un convegno sulla salutementale e il controllo sociale promosso dalla Fondazio-ne Cariplo, espone una ricerca sociale del sistemapsichiatrico attuale in Italia, le politiche di integrazionesociale e gli interventi in termini di servizi sociali territoriali.Vengono alla luce così fattori critici del sistema dellecure e dei servizi italiani.

Dell’Acqua Peppe, Fuori come va?, Feltrinelli, Milano2010, pp. 308, Euro 10,00.Non lasciare sola la famiglia nel carico assistenzialedella persona con disturbo mentale risponde anche alladomanda su quale ruolo e sulle competenze dei serviziterritoriali di riferimento. Questo è il punto fondamentaleche l’autore, psichiatra e direttore del Dipartimento disalute mentale di Trieste mette a fuoco nel libro. Un testoche funge da manuale per i familiari coinvolti affinchècapiscano i passaggi storici della psichiatria el’attualizzazione delle politiche e dei servizi socio-sanita-ri.

Labianese Emiliano, La dipendenza sessuale, Las,Roma 2009, pp. 235, Euro 16,00.Un manuale sulla dipendenza sessuale, per definire lecaratteristiche di questo disturbo a partire da una defi-nizione scientifica e capire come si distingue una relazio-ne sana e una patologica con il sesso. Dopo averinquadrato i fattori determinanti per diagnosi di dipen-denza sessuale, vengono analizzate le conseguenzeemotive, cognitive e comportamentali della dipenden-za sessuale, i modelli di interpretazione e i possibili inter-venti terapeutici.

Maj Mario, Maggini Carlo, Siracusano Alberto,Lessico di psicopatologia, Il Pensiero Scientifico,Roma 2010, pp. 399, Euro 55,00.Il manuale raccoglie tutte le parole corrispondenti adefinizioni specifiche della psicopatologia e per ognitermine ne offre una sintetica definizione, lo sviluppostorico del termine, l’attuale situazione clinica e infineuna breve bibliografia utile per approfondire. Il testo èstato scritto a più mani, al fine di presentare l’argomentocon un lessico comune e chiarezza clinica emetodologica.

psicologiaAA.VV., Il peso della perfezione, Alberti, Arezzo 2008,pp. 208, Euro 13,00.Realizzato in collaborazione con l’associazionel’Equilibrista e Centro DCA dell’Asl 8 della regione Tosca-na, il volume parla dei disturbo del comportamentoalimentare. Sono i racconti dei protagonisti (malati dianoressia, bulimia, familiari) che tentano di far capirecosa si nasconde dietro questo disagio che non coinvol-ge solo il copro e il rapporto con il cibo, ma che èincatenato alle relazioni, all’affettività. Ricordi, letterescritte a familiari per far conoscere possibili percorsi perguarire, come interventi multidisciplinari e gruppi di auto-muto aiuto.

Cappelletti Vincenzo, Introduzione a Freud, Laterza &Figli, Roma 2010, pp. 239, Euro 12,00.Il volume è pubblicato in una nuova collana, I filosofi,che si propone di presentare il pensiero e le opere deiprotagonisti della ricerca del sapere nel Novecento.Questo quaderno è dedicato a Freud: a partire dallaformazione e dagli studi della giovinezza, si tratteggianole radici teoriche e cliniche della costruzione concet-tuale freudiana. Rileggendo i suoi scritti e le principaliinterpretazioni, si delineano le tappe fondamentali dellanascita della psicoanalisi.

Carone Donna Rita, Psicologia: dalla teoriaall’applicazione, Progedit, Bari 2009, pp. 111, Euro 14,00.Il manuale si propone di presentare temi e metodologiedella psicologia, con lo scopo di favorirne la conoscen-za ed applicazione nel contesto delle scienze mediche,come elemento essenziale nella cura dei pazienti, inuna visione olistica corpo-mente. Il testo si compone dicinque parti che approfondiscono rispettivamente itemi: psicologia strutturale, psicometria, psicologia clini-ca, diagnosi e cura, counseling.

Krishnananda, A tu per tu con la paura, Feltrinelli,Milano 2006, pp. 278, Euro 8,50.Paura come possibilità di crescita interiore: questo ilgrande insegnamento che l’autore, psichiatra e disce-polo di Osho, cerca di trasmettere in questo libro. Par-tendo dal presupposto che ognuno di noi deve fare iconti con la paura, come dimensione essenziale dellanostra essenza, è necessario imparare - attraverso lameditazione e le tecniche di consapevolezza - a cono-scerla, esplorala e superarla, per permettersi di entrarein contatto con se stessi e aprirsi finalmente all’amoreper l’altro.

Mambrini Luisalla, Lacan e il femminismo contemporaneo,Quodlibet, Macerata 2010, pp. 144, Euro 18,00.Attraverso una panoramica sugli studi del femminismoitaliano e statunitense, il volume indaga le influenzedelle teorie psicoanalitiche e in particolare dell’opera diLacan sull’elaborazione del pensiero femminista. Puravendo assimilato alcuni concetti ed innovazioni delleteorizzazioni lacaniane, la curatrice del lavoro giungealla conclusione che il femminismo non è stato capacedi comprendere e valorizzare la forza rivoluzionaria delleriflessioni di Lacan sulla femminilità e sull’identità sessua-le.

Rizzolatti Giacomo, Vozza Lisa, Nella mente deglialtri, Zanichelli, Bologna 2008, pp. 111, Euro 10,20.Il testo ci fa capire l’importanza dei meccanismi spec-

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chio del nostro cervello, ovvero “la capacità dell’uomodi cogliere il senso e le conseguenze delle azioni dellepersone che ci circondano”, e quindi di anticiparne leintenzioni e di imitarle. Un’osservazione puntale ma com-prensibile dei neuroni e di altri meccanismi celebrali: ineuroni allo specchio svolgono una funzione fonda-mentale nella trasmissione delle informazioni e dellacultura, diventando protagonisti del comportamentosociale dell’essere umano e del linguaggio e della co-municazione.

Russo Lucio, Destini delle identità, Borla, Roma 2010,pp. 239, Euro 23,00.L’identità è il tema attorno al quale l’autore costruisce lasua tesi. Si prendono in esame varie correnti di pensierofilosofico e psicoanalitico per comprendere la complessi-tà dei modelli interpretativi. L’identità è dunque un proces-so senza fine, è un sentimento di sè che ciascuno vaformando nel corso della propria vita sociale e psichica.

sanitàBrunetti Massimo, Cicchetti Americo (a cura di),Innovazione e organizzazione nel sistema sanitario, IlPensiero Scientifico, Roma 2009, pp. 186, s.i.p.La valutazione dell’efficacia del sistema sanitario nazio-nale come strumento di miglioramento dell’assetto tec-nico-organizzativo per garantire a tutti i cittadini l’ac-cesso alle cure e il diritto alla salute. Per raggiungerequesto obiettivo, nel testo, partendo da un approcciomultidisciplinare, vengono presentati i dati di ricercherealizzate per il monitoraggio della pratica clinica: inno-vazione nei farmaci pediatrici e nel lavoro, collabora-zione tra pubblico-privato, l’istituzione delle agenzieregionali, prototipi di centri di conoscenza e formazio-ne…

Franci Alberto, Guerrieri Caterina, Corsi Mario,Misurare la soddisfazione per il lavoro del personaleospedaliero, Quattroventi, Urbino 2010, pp. 107, s.i.p.Il testo, curato dall’Università degli studi di Urbino, pre-senta i risultati di un lavoro di ricerca sulle metodologieper la misurazione della soddisfazione lavorativa nelcontesto ospedaliero; aspetto che ha ripercussioni nonsolo sulla salute dei lavoratori ma anche sulla qualità deiservizi e sulla garanzia della continuità assistenziale e larelazione con il paziente . Vengono quindi descritte lediverse fasi dello studio: approcci e modelli teorici diriferimento, strumenti di misurazione, progettazione esomministrazione del questionario (individuazione indi-catori, variabili…), studio e confronto dei risultati, impli-cazioni operative.

Licari Paolo Francesco, Wayfinding, Cleup, Padova2009, pp. 139, Euro 14,00.Wayfinding è l’organizzazione e la comunicazione dellenostre relazioni quando ci muoviamo in uno spazio e inun ambiente; così l’autore definisce l’importanza delprocesso umano comunicativo in rapporto agli am-bienti. Il testo sviluppa il concetto di interazione nei servizisocio-sanitari, l’importanza del deseign, dei percorsi,della segnaletica, per una nuova forma di comunica-zione e accoglienza.

Pannuti Francesca, Intervista a mio padre,Dehoniane, Bologna 2010, pp. 131, Euro 9,90.Il libro si snoda con una serie di interviste a FrancoPannuti, medico oncologo fondatore dell’Associazione

Nazionale Tumori. Un libro che intreccia la biografia, ilsuo impegno sociale e medico e la peculiarità dellafondazione, capace di dare assistenza domiciliare gra-tuita ai malati di tumore, ma che svolge anche attivitàdi ricerca, prevenzione e formazione di volontari e pro-fessionisti.

Silvestri Emilia, Presente infinito, Cleup, Padova 2009,pp. 150, Euro 12,00.La storia di Emilia, nata con una grave malformazionecardiaca, dopo un trapianto di cuore (effettuato a soli22 anni) che le permette una vita completa, a 35 anni acausa di forti complicazioni viene ricoverata pressoun’Unità di Terapia Intensiva Coronarica, dove rimaneper quasi un anno attaccata a una macchina di dialisicontinua, in attesa di un atro trapianto. Un raccontoautobiografico (anche se nome e alcuni dettagli sonoinventati) che testimonia la voglia di vivere nonostanteil dolore, di attendere un’altra possibilità, con tenacia,capacità di sperare e grazie all’amore della famiglia.

Vecchiato T., Canali C., Innocenti E., Le rispostedomiciliari nelle rete integrata dei servizi sociosanitari,Fondazione Zancan, Padova 2009, pp. 221, Euro 20,00.Il testo presenta una ricerca della Fondazione Zancanfatta su alcune regioni italiane per valutare la program-mazione sociosanitaria. Si registra un’area particolar-mente critica: quella dei servizi e delle cure domiciliari.Il volume descrive la situazione nelle regioni Abruzzo eSardegna, individuando l’analisi dei bisogni e preve-dendo la valutazione di risposte nella rete integrata deiservizi sociosanitari.

societàFranco Vittoria, Care ragazze, Donzelli, Roma 2010,pp. 165, Euro 16,00.Ricapitolare, ricordare, far memoria dei passaggi storicidei diritti conquistati dalle donne in Italia. E’ questo iltema centrale del libro, che offre una ricostruzionestorica dei diritti. Scritto in forma epistolare, rivolto a tuttele donne - le “care ragazze” del titolo - l’autrice invita auna riflessione, per fare il punto oggi e rendere effettiviquei diritti conquistati nel passato, cambiando mentali-tà, riconoscendo il ruolo delle donne in tutte le sferedelle attività pubbliche e sociali.

Galimberti Umberto, I miti del nostro tempo, Feltrinelli,Milano 2009, pp. 406, Euro 19,00.I miti sono quelle idee che stanno alla base di ognisocietà e cultura umana. La loro azione è psicologica eha effetti sulle relazioni sociali. I miti del nostro tempocome la bellezza e la giovinezza, il mercato e la ricchez-za, l’intelligenza e la felicità sono idee costruite cheplasmano il nostro agire quotidiano, deformando il pre-sente e il nostro giudizio. L’autore, attraverso quest’ope-ra, svela l’azione delle idee-mito e i problemi che posso-no derivare da un’assunzione aprioristica di essi.

Sciarrone Rocco, Mafie vecchie mafie nuove,Donzelli, Roma 2009, pp. 376, Euro 17,50.A dieci anni dalla prima edizione di questo libro, ilprofessore Sciarrone riflette su come stiano cambiandonel tempo i rapporti tra la mafia e alcuni territori e suquanto sia efficace la lotta alla criminalità organizzata.Lo studio di Sciarrone è basato su ricerche svolte sulcampo ed offre quindi una grande mole di dati ottenutiattraverso testimonianze dirette.

la bacheca del Gruppo Solidarietà

Abbonamenti Appunti sulle

politiche sociali

Privati e associazioni volontariato20,00 Euro (sostenitore 35 euro)on line: 18 eurocartaceo + on line: 25 euroEnti pubblici/privati25,00 Euro (sostenitore 45 euro)on line: 23 euro

cartaceo + on line: 35 euro

A chi sottoscrive un abbonamentosostenitore verrà inviato in omaggio (daspecificare nella causale) 5 libri a scelta,tra i seguenti:

- AA.VV., Handicap intellettivo grave e servizi:quali risposte dopo la scuola dell’obbligo?, p.112,

- AA.VV., Handicap e scuola: l’integrazionepossibile, p. 128,

- AA.VV., Curare e prendersi cura: la prioritàdelle cure domiciliari, p. 96,

- AA.VV., Dove va il volontariato? p. 96,

- AA.VV., Handicap, servizi qualità della vita? p.96,

- AA.VV., Handicap grave, autonomia e vitaindipendente, p. 96,

- AA.VV., Dalla riforma dei servizi sociali ai livelliessenziali di assistenza, p. 112,

- AA.VV., I soggetti deboli nelle politiche socialidella regione Marche, p. 112

- AA.VV., Disabilità. Dalla scuola al lavoro, p. 112

Versamento Intestato a: Gruppo Solidarietà, ViaCalcinaro 15, 60031 Castelplanio (AN), ccp 10878601.

Per chi sceglie il bonifico bancario: Banca Popolaredi Ancona, filiale di Moie di Maiolati: IT50 C053 08373900 0000 0000 581 Intestato a Gruppo Solidarietà

(ricordarsi di inviare l’indirizzo).

Novità editoriale

Gruppo Solidarietà, I dimenticati. Politiche eservizi per i soggetti deboli nelle Marche,Castelplanio 2010, p. 112, euro 11.50.

Il volontariato in Italia, mano mano che si èsviluppato, oltre al ruolo di anticipazione dirisposte a bisogni emergenti e di integrazionedei servizi esistenti sia pubblici che privati, èandato assumendo anche un ruolo politicodi stimolazione delle politiche sociali, di con-trollo di base delle istituzioni e di tutela deidiritti dei cittadini nei servizi sociali. Questapubblicazione è un esempio di questovolontariato di advocacy. Lo studio presentauna puntuale analisi critica della program-mazione sociale della Regione Marche, econ metodo preciso e documentato mette inevidenza le lacune della programmazioneregionale. Un testo utile ai pubblici ammini-stratori onesti, che possono mancare ai lorodoveri anche per impreparazione e non suf-ficiente competenza; può essere utile aglioperatori sociali per far rispettare, per quantosta in loro, i diritti degli utenti; può essere utileai sindacati, che non devono tutelare solo idiritti degli operatori, ma anche dei cittadini;è utile a tutti per valutare in modo oggettivol’operato dei propri amministratori, che scel-gono con il loro voto (dalla prefazione diGiovanni Nervo).

Offerta speciale. Il presente volume vieneofferto insieme a

- Quelli che non contano. Soggetti deboli e

politiche sociali nelle Marche, 2007, p. 112,Euro 11.00

- I soggetti deboli nelle politiche sociali della

regione Marche, 2003, p. 112, Euro 9.00.

al prezzo speciale 15.00 euro (spese di spedi-zione incluse)

Per ricevere il volume: Gruppo Solidarietà,Via Fornace 23, 60030 Moie di Maiolati (AN).Tel. e fax 0731.703327, e-mail: [email protected] ordinare direttamente il volume versa-mento su ccp n. 10878601 intestato a: GruppoSolidarietà, 60031 Castelplanio (AN).www.grusol.it/pubblica.asp

Pubblicazioni del Gruppo Solidarietà. Offerte speciali

Pubblicazioni sui temi della disabilitàSi tratta di sette volumi che analizzano e affrontano i temi dell’integrazione scolastica,lavorativa e più in generale la risposta a situazioni di gravità nella prospettiva dellapiena inclusione. I libri possono rappresentare un’utile guida sia per una primaconoscenza che per un approfondimento dei temi trattati.  L’ultimo testo affronta il

tema della cura nelle gravi malattie.

· AA.VV., Lavoro un diritto di tutti: anche delle persone handicappate,1996, pag. 112,  Euro 7,75

· AA.VV., Handicap intellettivo grave e servizi: quali risposte dopo lascuola dell’obbligo?, 1997, pag. 112,   Euro 7,75

· AA.VV., Handicap e scuola: l’integrazione possibile, 1998, pag. 128, Euro 8,78

· AA.VV., Handicap servizi qualità della vita, 2001, pag. 96, Euro 6,71

· AA.VV., Handicap grave, autonomia e vita indipendente, 2002, pag.96,  Euro 6,71

· AA.VV., Disabilità. Dalla scuola al lavoro, 2006 pag. 112,   Euro 10,00

· AA.VV., La cura della vita nella disabilità e malattia cronica, 2008,

pag. 112,  Euro 11,00

I sette volumi vengono offerti al prezzo speciale di 30,00 euro

Pubblicazioni su politiche e servizi socio sanitariI volumi analizzano la normativa in materia, presentano esperienze significative riguardo i servizi domiciliari, diurni e residenziali rivolti alle fasce più deboli dellapopolazione (gravi disabilità, anziani malati non autosufficienti, soggetti con patologiapsichiatrica).  I libri possono rappresentare un’utile guida sia per una prima conoscenzache per un approfondimento dei temi trattati. 

· AA.VV., Curare e prendersi cura. La priorità delle cure domiciliari ,1999, pag. 96,   Euro 6,70

· AA.VV., Dalla riforma dei servizi sociali ai livelli essenziali diassistenza, 2002, pag. 112,   Euro 9,00

· AA.VV., Politiche e servizi socio sanitari. Esigenze e diritti, 2005, pag.112,  Euro 10,00

· AA.VV., La cura della vita nella disabilità e malattia cronica, 2008, pag.112,  Euro 11,00

· AA.VV., Sostenere la domiciliarità. Assistere e curare a casa, 2009,

pag. 112,  Euro 11,50

I cinque volumi vengono offerti al prezzo speciale di 20,00 euro

I volumi possono essere ordinati versando l’importo sul ccp 10878601 intestato aGruppo Solidarietà, Via Calcinaro 12, 60031 Castelplanio (AN) specificando nellacausale volumi in offerta speciale. Il prezzo comprende le spese di spedizione. Perinformazioni: [email protected] - Tel. e fax 0731/703327.

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