Sempre caro mi fu questermo colle, e questa siepe, che da tanta parte de lultimo orizzonte il guardo...

18
Sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte de l’ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l’eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare .

Transcript of Sempre caro mi fu questermo colle, e questa siepe, che da tanta parte de lultimo orizzonte il guardo...

Page 1: Sempre caro mi fu questermo colle, e questa siepe, che da tanta parte de lultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di.

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,

e questa siepe, che da tanta parte

de l’ultimo orizzonte il guardo esclude.

Ma sedendo e mirando, interminati

Spazi di là da quella, e sovrumani

silenzi, e profondissima quiete

io nel pensier mi fingo; ove per poco

il cor non si spaura. E come il vento

odo stormir tra queste piante, io quello

infinito silenzio a questa voce

vo comparando: e mi sovvien l’eterno,

e le morte stagioni, e la presente

e viva, e il suon di lei. Così tra questa

immensità s’annega il pensier mio:

e il naufragar m’è dolce in questo mare.

Page 2: Sempre caro mi fu questermo colle, e questa siepe, che da tanta parte de lultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di.
Page 3: Sempre caro mi fu questermo colle, e questa siepe, che da tanta parte de lultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di.

La vista dal colle dell’infinito

Page 4: Sempre caro mi fu questermo colle, e questa siepe, che da tanta parte de lultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di.
Page 5: Sempre caro mi fu questermo colle, e questa siepe, che da tanta parte de lultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di.

“poesia” e “poeta” hanno sul dizionario le seguenti definizioni:- poesia : arte e tecnica di esprimere in versi sentimenti, idee, esperienze, fantasie ecc.;- poeta : chi compone poesie;In che cosa consiste la poeticità di un testo? In diversi fattori concomitanti:- la presenza di una finalità espressiva;- la presenza di una tecnica di versificazione;- la scelta di certe parole, spesso non comuni;- l’abilità nel collegare le parole tra loro suscitando accostamenti e significati inconsueti;- il legame molto forte che si stabilisce tra le varie parole usate;

Un testo è poetico quando mette in risalto quello che dice, grazie a come lo dice.La comprensione piena di questo tipo di testo si realizza attraverso l’analisi

Il testo poetico

Page 6: Sempre caro mi fu questermo colle, e questa siepe, che da tanta parte de lultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di.

La metafora è una figura retorica che contiene un trasferimento di

significato. Consiste nel trasferire a un vocabolo il significato di un altro che abbia con il primo una relazione di

somiglianza.La metafora è una similitudine

abbreviata.Es. il naufragar m’è dolce in questo mare (“L’infinito”)

Page 7: Sempre caro mi fu questermo colle, e questa siepe, che da tanta parte de lultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di.

L’infinito è costituito da versi sciolti dall’obbligo della rima, endecasillabi (verso composto da 11 sillabe).La poesia, come tutti i componimenti del Leopardi, ha un’intensa e suggestiva musicalità che deriva da vari accorgimenti formali.Le parole sono scelte spesso per il loro significato vago e indistinto, ricco di contenuto poetico, oppure perché sono nobili, colte, ed appartengono ad una lunga tradizione letteraria.

Indice

Page 8: Sempre caro mi fu questermo colle, e questa siepe, che da tanta parte de lultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di.

Il linguaggio poetico si avvale dell’uso di figure retoriche.Nell’ “Infinito” riscontriamo:- la metafora- l’ossimoro- l’enjambement- Il polisindeto

Indice

Page 9: Sempre caro mi fu questermo colle, e questa siepe, che da tanta parte de lultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di.

L’enjambement è la figura retorica che si ha quando la frase non termina col verso, ma si protrae in quello successivo.

Consiste nell’alterazione tra l’unità del verso e l’unità sintattica ed è una frattura a fine verso della sintassi o di un sintagma.

Es. Così tra questa Immensità s’annega il pensier mio. (“L’infinito”)

Es. versi 4-5, 5-6, 10-11, 13-14. (“L’infinito”)

Page 10: Sempre caro mi fu questermo colle, e questa siepe, che da tanta parte de lultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di.

L’ossimoro è una figura retorica e consiste nell’accostamento di due termini in forte antitesi tra loro. Si tratta di una combinazione scelta deliberatamente comunque significativa, tale da creare un originale contrasto,ottenendo spesso sorprendenti effetti stilistici.Es. il naufragar m’è dolce in questo mare (“L’infinito”)

Figure retoriche

Indice

Page 11: Sempre caro mi fu questermo colle, e questa siepe, che da tanta parte de lultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di.

Nella similitudine (o paragone, figura assai sfruttata dall’epica) elementi somiglianti vengono accostati

attraverso la congiunzione “come”.

Page 12: Sempre caro mi fu questermo colle, e questa siepe, che da tanta parte de lultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di.

Sono stato sempre legato a questo colle solitarioE a questa siepe, che impedisce

Al mio sguardo di spaziare su una così gran parte delPaesaggioil quale si stende fino all’estrema linea

dell’orizzonte.Ma mentre sono seduto e osservo, immagino,

nella mia mente, sterminati spazi che non hanno limiti percepibili,

e silenzi sfuggenti all’esperienza umana, e unaquiete smisurata, tanto che per poco il cuore non si

spaventa.E quando io sento il soffio del vento che muove con

dolcezzaLe fronde di questi alberi, io vado paragonando quel

silenzioInfinito a questa voce del vento: e mi viene alla mente

l’eternitàe le epoche passate e la viva stagione presente e lasua voce. Così al mio pensiero si dissolve in questa

immensità ed è dolce perdermi in questomare senza confini.

Page 13: Sempre caro mi fu questermo colle, e questa siepe, che da tanta parte de lultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di.

Che cos’è la parafrasi dal greco “paraphazo” che significa “dico con altre parole”?E’ l’esposizione del contenuto di un testo con parole proprie.

A che cosa serve? E’ un’ operazione importante che ha come fine la comprensione di un testo.

Come si fa?Si chiarisce il significato dei vocaboli, delle espressioni, dei concetti, dei riferimenti a fatti o argomenti che non si conoscono, ricorrendo a vocabolari, enciclopedie, o altri libri.

Di quali tipi di testi si può eseguire la parafrasi?Di testi di qualunque tipo, siano essi in prosa o in poesia, ma diventa indispensabile quando si affrontano testi di difficile comprensione.

Fasi di lavoro•LETTURA DEL TESTO•RILETTURA, SOTTOLINEATURA, RICERCA DEI SIGNIFICATI chiarendo il significato di ogni figura retorica.•STESURA DELLA PARAFRASI.

Page 14: Sempre caro mi fu questermo colle, e questa siepe, che da tanta parte de lultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di.

L’ infinito è una poesia di Giacomo Leopardi scritta tra il 1818 ed il 1821, durante il suo giovanile soggiorno a Recanati, nelle Marche.La lirica è frutto di un paziente lavoro di rifinitura, durata circa nove mesi, e rappresenta una novità dal punto di vista metrico. E’ infatti composta da quindici endecasillabi “sciolti”, cioè non rimati.Quest’opera appartiene alla serie di scritti pubblicati nel 1826 con il titolo di Idilli.Idillio, nell’antica Grecia rappresentava, in maniera più o meno realistica, piccole scene campestri, spesso di vita pastorale, e aveva come scopo quello di valorizzare il contatto con la natura.Qui invece, pur partendo sempre da un’esperienza di natura, l’idillio esprime gli stati d’animo piè profondi del poeta, e la descrizione della natura è solo un’occasione per parlare di sé.

Page 15: Sempre caro mi fu questermo colle, e questa siepe, che da tanta parte de lultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di.

Il tema principale della poesia è il ricordo e l’abbandono alla pace da parte del poeta.Leopardi, il poeta del dolore e del pessimismo, esprime in questa poesia il desiderio insopprimibile di felicità e di assoluto che accompagna sempre l’uomo: l’esperienza

dell’infinito non è né la ricerca né la rivelazione di un Essere superiore ma è un illusione dolcissima, una delle tante illusioni con cui gli uomini cercano conforto al dolore.

Questo canto è come il sospiro della “creatura oppressiva”, ma oppressa soprattutto dalla propria incapacità di essere, di vivere una dimensione sociale o comunque di

reagire al vuoto, all’insignificanza di un’esistenza.

Page 16: Sempre caro mi fu questermo colle, e questa siepe, che da tanta parte de lultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di.

È una figura sintattica consistente nel collegare varie proposizioni di periodo o termini con numerose e ripetute congiunzioni.Es. ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo. (“L’infinito”)

Diverso è l’asindetoFigure retoriche

Indice

Page 17: Sempre caro mi fu questermo colle, e questa siepe, che da tanta parte de lultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di.

E’ la coordinazione dei membri di una proposizione o di un periodo fatta senza l’ordinario ausilio della congiunzione copulativa e o altre forme di congiunzione coordinativa.

Es. detto fatto, anziché detto e fatto

Page 18: Sempre caro mi fu questermo colle, e questa siepe, che da tanta parte de lultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di.

Strutture da rilevare Significato di tale strutture

Espressioni figurate (metafore)

Suoni

Strutture e forme sintattiche

Forma metrica

“le morte stagioni” cioè il passato;

“immensità”, “s’annega”, nel senso che il Poeta si smarrisce, si perde;

“il naufragar” nel senso di isolamento;

“il suon della stagione” per significare le voci, i suoni della stagione che sta vivendo;

“sedendo e mirando” che sottolinea, attraverso il suono “d”, lo svolgimento dell’azione;

“in questa immensità s’ annega” che rievoca, servendosi del doppio suono del “n” e del “m”, qualcosa di solenne;

Nel primo verso il soggetto è messo alla fine;

Nel verso seguente il complemento oggetto è posto prima del verbo “mi fingo”;

L’ordine diretto è spesso cambiato;

È un canto di quindici versi endecasillabi nei quali Leopardi rispetta gli accenti ma non la rima.