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In quella sede mi interessava come partendo da un calco, dove a ciascun punto nello
spazio fisico dellespressione corrisponde un punto nello spazio fisico di un
impressore, trasformando allindietro [ una celebre autocitazione] si potesse
inferire la natura dellimpressore. Partivo dallesempio della maschera mortuaria
perch ero interessato alloggetto come terminus ad quemdi un processo gi cosciente
di interpretazione, di riconoscimento di un segno. Ero interessato a tal punto al
rapporto di costruzione di un contenuto [sic] possibile del segno che ero disposto a
considerare anche casi dinterpretazione di una maschera mortuaria che non fosse tale,
ma fosse simulazione di un impressore inesistente. Ora basta riprendere lesempio e
focalizzare lattenzione non sul momento in cui si legge il calco, ma su quello in
cui esso si produce (e si produce da solo, senza lazione di un essere cosciente che
intende produrre un segno destinato allinterpretazione, unespressione che poi dovr
essere correlata a un contenuto). Saremmo allora a un inizio, ancora presemiotico,
dove qualcosa viene premuto su qualcosa daltro (KO: 89-90).
Drame bien smiotique, non solo per Eco (si noti la patemizzazione del soggetto epistemico),
ma soprattutto, nel segno inverso, per chi cresciuto semioticamente con il Trattato, nel quale
il rapporto tra lempirico e il semiotico deve essere pensato dalla semiotica, in quanto logica
della cultura, secondo ( noto) una teoria della menzogna (TSG: 17). La menzogna trova
cio la sua possibile scaturigine nello scarto che si genera (nel senso del generativo) attraverso
una trasformazione al contrario rispetto alla sua genesi, trasformazione che risale da un
prodotto semiotico al modo della sua produzione. Genesi paradossale, perch ancora
semiotica: di essa si d infatti mirabile teoria, come si cercher di vedere, proprio nella
sezione 3 del Trattato. Verrebbe allora da chiedersi come questa storia possibile del calco che
Eco ricorda nel 1997, questa archeologia dellimpronta, non sia gi trasformazione al
contrario da parte del soggetto epistemologico, nella forma (dice opportunamente Eco) dello
spostamento della sua focalizzazione. Focalizzazione pare peraltro termine sintomatico,
giacch stato giustamente notato come la teoria dei modi di produzione segnica possa essere
considerata come una teoria dellenunciazione1(secondo quanto si prover a discutere). Da
una teoria della menzogna ad una impressione di verit, all inizio, ancora presemiotico:
un curioso movimento, vagamente perturbante, quello che si compie nellarco di trentanni.
Nella Struttura assente (1967) Eco discuteva, acutissimamente, lacutissima disamina
derridiana della freudiana scena della scrittura (SA: 344-45, in riferimento a Derrida 1967):
allAssenza come Origine vuota, Eco opponeva la predicabilit metodologica di una Struttura
1Claudio Paolucci, com.pers.
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costitutivamente assente, ma non per questo impredicabile. Riconducendo la posizione
derridiana dellorigine vuota, attraverso unisotopia informazionale, ad una valorizzazione
della differenza come equiprobabilit della Fonte, Eco si trovava a definire il non-codificato
come capacit di produrre infinite aggregazioni alle quali solo dopo, sovrapponendovi un
sistema qualsiasi, potr essere attribuito un senso (SA, introduzione 1980: xix):
Che cos il non-codificato? la sorgente di ogni informazione possibile, o se vogliamo- la
realt. ci che sta prima di ogni semiosi, e che la semiotica non pu n deve studiare, se non
nel momento in cui un sistema lo mette in forma riducendone le possibilit (SA, intro 1980:
xix).
Nel 1997 Eco ridiscute ancora la scena della scrittura, questa volta opponendo alla critica
dellOrigine come Assenza, non la strutturalit dellassenza, quanto piuttosto lelezione
della Presenza stessa ad origine piena. Si potrebbe semplicemente osservare come Eco riveda
le sue posizioni, secondo un processo normale allinterno dellattivit scientifica: anche se
una lettura del Trattatocome Critica della Ragione semiotica (secondo quanto richiesto da
SA: Kritik der semiotischen Vernunft, Riflessioni 1971/72: XXIV, e dichiato dal TSG:
Critica della semiotica pura e della semiotica pratica: 6) porrebbe al di fuori dellambito
semiotico stesso un insieme di problemi che, infatti, il Trattatonon prende in considerazione.
E daltra parte, e del tutto esplicitamente, Eco in Kant e lornitorincodichiara di occuparsi
non tanto di semiotica generale, ma specificamente di semantica cognitiva (KO: XIII).
Pi semioticamente rispetto allassunto in fondo storicistico della discussione precedente, si
potrebbe osservare che il fatto che Eco 1997 polemizzi con Eco 1975 non indichi che il primo
debba essere un interprete privilegiato del secondo. Ad esempio, sebbene non si possa dire
che quella di Eco 1997 sia unintepretazione aberrante di Eco 1975 (giacch la discussione
non poi condotta in termini strettamente testuali), purtuttavia Eco 1997 fa almeno un grave
torto a Eco 1975 riconducendo e riducendo al semi-simbolismo la complessit della nozione
di ratio difficilis allestita nel Trattato, con uno zelo, pi che greimasiano, francamentegreimasista (KO: 303). Ma se in effettiKant e lornitorincoparla daltro rispetto al Trattato, e
di un altro la cui natura semiotica assai discutibile proprio nei termini del Trattato stesso,
viene allora da chiedersi, alla fine di questa introduzione che ha preso le mosse dallimpronta:
quando nel Trattato si parlava di modi di produzione segnica il problema era quello del
rapporto con la Cosa-in-S? E se anche effettivamente lo era, in quali termini poteva esserlo?
Da questa domanda consegue la possibilit di formulare un vero e proprio programma di
ricerca. I problemi, nella complessit della loro interdefinizione, non erano ma sonoquantomeno tre:
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i) limmissione di una storicit della produzione nelledificio necessariamentecristallino del sistema come descritto nella sezione 2 del Trattato (Teoria dei
codici); in particolare nella sezione 3 (Teoria della produzione segnica) si tratta
di aprire la porta teoretica alle pratiche semiotiche come specificazioni di un pi
generale lavoro e di mostrarne lintrico: richiesta allora una fenomenologia
della produzione semiotica;
ii) larticolazione della funzione semiotica processualmente e non sistemicamente,cos che diventi evidente come la funzione che rela espressione e contenuto sia la
stabilizzazione momentanea allinterno di una funzionamento, di una messa in
funzione. Si tratta infatti di dimostrare, come descritto con acutezza immemore
una trentina di anni dopo, come questa funzione sia una solidariet fragile, mobile
e immotivata, [] che richiede lesplicitazione di un operatore (Fontanille 2004:
20);
iii) la definizione di alcune forme semiotiche della soggettivit, secondo lassunto percui la semiotica ha diritto di riconoscere questi soggetti solo in quanto essi si
manifestano mediante funzioni segniche, producendole, criticandole,
ristrutturandole (TSG: 379).
Come si osserva magistralmente e riassuntivamente proprio in relazione ai modi di
produzione in Semiotica e filosofia del linguaggio:
Ci riconosciamo solo come semiosi in atto, sistemi di significazione e processi di
comunicazione. Solo la mappa della semiosi, come si definisce a un dato stadio della vicenda
storica (con la bava e i detriti della semiosi precedente che si trascina dietro), ci dice chi siamo
e cosa (o come) pensiamo. La scienza dei segni la scienza di come si costituisce storicamente
il soggetto (SFL: 54).
Si potrebbe ancora osservare come un atto mancato della semiotica interpretativa abbia
impedito linterdefinizione tra le forme di soggettivit descritte dai modi di produzione
segnica (come immissione della storicit di produzione) rispetto alla loro declinazione
enciclopedica. Sarebbe stato infatti del massimo interesse, oltre che legittimo, chiedersi
quanto tutte le leggi di cooperazione testuale adeguino la tipologia dei modi di produzione
segnica (LF: 217, nota 4), e non solo nellultima nota del Lector in fabula, dove pure
lesemplificazione lascia intuire la fecondit della prospettiva annunciata. Come si visto, il
destino ha condotto il soggetto dei modi di produzione in prossimit del soggetto del
cognitivismo.
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A chiusura di questa introduzione, vale la pena di osservare come proprio dal frame
dellimpronta e dalla discussione che ne consegue in Kant e lornitorinco, emergano alcuni
termini cruciali rispetto alla tipologia, in forma di coppie, che assumono, tecnicamente, un
valore indiziario, poich si tratta di certi oggetti lasciati dallagente causatore sul luogo
delleffetto, cos che dalla loro presenza attuale la presenza passata dellagente possa essere
inferita (TSG: 292): ad esempio, riconoscimento e produzione, impronta e
congruenza, ratio facilis e difficilis, espressione e fisica (secondo la locuzione lo
spazio fisico dellespressione). A dimostrazione che i modi riconnettono storicit e semiosi,
si tratta, a partire da Kant e lornitorinco, di ritrovare nel Trattatolagente causatore, pur nel
sospetto necessario della parziale inattendibilit, se non delle sue impronte, dei suoi indizi.
2. Tipologia dei modi di produzione, I: preliminariCome ricordatto, la sezione 3 del Trattato dedicata programmaticamente ad una Teoria
della produzione segnica: e tuttavia quanto rimane non del tutto ovvio nellintero capolavoro
echiano proprio il termine produzione.
Larticolazione del concetto richiede di precisare tre disgiunzioni.
i) Prima disgiunzione: teoria dei codici/teoria della produzione
La teoria dei codici si oppone alla teoria della produzione secondo lasse significazione vs.
comunicazione. Come teoria della significazione si intende la possibilit socialmente
convenzionata di generare funzioni segniche (TSG: 14), mentre una teoria della
produzione si occupa dellattivit di produrre FISICAMENTE delle espressioni, e per
diversi fini pratici (TSG: 14, maiusc. sempre nel testo: si noti a margine, lenfasi sullo statuto
di fisicalit dellespressione). Una definizione della teoria della produzione assume che essa
prend[a] in considerazione un gruppo molto vasto di fenomeni quale luso naturale
dei diversi linguaggi, levoluzione e la trasformazione dei codici, la comunicazione
estetica, i diversi tipi di interazione comunicativa, luso di segni per menzionare cose
e stati del mondo, e cos via (TSG: 13).
In questo senso, la produzione il momento dellimmissione della processualit rispetto alla
teoria dei codici. Rispetto al modello della spazio semantico come magnetizzazione delle
biglie dacciaio in una scatola (TSG: 176-77), la teoria dei codici solo interessata al
risultato di questo gioco, cos come si presenta dopo la magnetizzazione, mentre la teoria
della produzione segnica e del mutamento dei codici interessata al processo per cui la regola
imposta sullindeterminatezza della fonte (TSG: 179). In questi termini, la teoria della
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produzione assume allora i tratti della post-greimasiana prassi enunciazionale, laddove
questa trova il suoproprium in un insieme di aspetti che presiedono alla conversione delle
forme in operazioni, secondo la definizione che Fontanille e Zilberberg (1998: 128)
mutuano dalla voce nonciationdelDictionnairegreimasiano. Osservano i due semiologi
francesi che lnonciation est une mdiation entre lactualis (en discours) et le ralis (dans
le monde naturel): essa allora une praxis dans lexacte mesure o elle donne un certain
statut de ralit dfinir- aux produits de lactivit de langage (Fontanille e Zilberberg
1998: 128). Esattamente come le pratiche echiane di produzione, che riconnettono
fisicamente il segno alla materia e al referente (si discuteranno pi avanti i due termini nella
loro ovvia problematicit), cos la prassi enunciazionale riconduce la langue al monde
naturel: la langue se dtache par dfinition du monde naturel , mais la praxis nonciative
ly plonge nouveau2(Fontanille e Zilberberg 1998: 128). allora interessante osservare
che la discussione di Fontanille e Zilberberg sulla prassi enunciazionale muova dal
Dictionnaire greimasiano, in cui la production infatti strettamente connessa con l
nonciation, e distinta dalla gnration: la gnration riguardando la competenza del
soggetto parlante (una teoria dei codici), la production essendo propriamente
caractristique de la performance (una teoria della produzione) (Greimas e Courts 1979, v.
production). Ma, ancora, Fontanille (1998a) pare individuare tre aspetti che concernono la
prassi enunciazionale articolabili per omogeneit con la teoria echiana della produzione:
1) In primo luogo, la prassi enunciazionale nest pas lorigine premire du discours: essa
presuppone il sistema della lingua, linsieme dei generi e dei tipi di discorso, i repertori e le
enciclopedie delle forme proprie a una cultura, ma anche una histoire de la praxis, una
storia degli usi (Fontanille 1998a: 272). Ora, osserva Eco, mentre la teoria dei codici aveva a
che fare con la struttura della funzione segnica e con le possibilit generali di codifica e
decodifica, la teoria della produzione segnica concerne tutti i problemi elencati in figura 31.
2Resta misterioso linciso seguente: faute de quoi les actes de langage nauraient aucune efficacit dans cemonde-l (ibid.). Perch no? Le pratiche semiotiche forse non sono efficaci nel mondo?
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[Figura 1: Figura 31, TSG: 205]
La tavola riguarda il lavoro compiuto nellinterpretare e produrre segni (TSG: 204) e, come
si osserva, concerne precipuamente un insieme di operazioni condotte sugli stocks culturali;
2) in seconda battuta, daltra parte, le sistme ne peut pas non plus tre considr comme
lorigine du discours: la lingua va intesa come il risultato dellaccumulation de la praxis,
le produit schematis des usages, cos che lenunciazione perda il suo carattere individuale
in favore di un enunciazione collettiva che privilegi la processualit sulla sistematicit
(Fontanille 1998a: 273). Nella tipologia echiana, la centralit degli usi attestata direttamente
nella definizione dei tipi, tanto da inquinare, come si vedr, la purezza formale del dispositivo
tipologico: in altre parole, c addirittura un eccesso di figurativit (intesa sia come
competenza enciclopedica che come deposito degli usi collettivi), che trova un suo emblema
in un lavoro specifico, quello del riconoscimento. Si potrebbe osservare pi in generale
come nella teoria echiana il livello di partenza sia sempre il discorsivo (si pensi al Lector in
fabula), da cui si abduce il modello, mentre nella teoria greimasiana, nonostante la centralit
antropologicamente selvaggia dei testi, pare giocare un ruolo dirimente anche la deduzione
formale delle possibilit previste dal modello stesso ( un esempio classico quello delle
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posizioni dedotte dalla messa in quadrato indipendentemente dalla manifestazione, posizioni
che vengono poi verificate attraverso la ricerca nei testi): in questo senso, e almeno in
relazione ai modi di produzione, la teoria echiana sembra attestarsi in maggiore prossimit
della superficie testuale. Per quanto concerne la relazione tra sistema e processo, Eco
asserisce esplicitamente una priorit teorica della significazione (del sistema) sulla
comunicazione (del processo):
dunque possibile (anche se non del tutto desiderabile) stabilire una semiotica della
significazione che sia indipendente da una semiotica della comunicazione; ma
impossibile stabilire una semiotica della comunicazione indipendente da una
semiotica della significazione (TSG: 20).
E tuttavia, parimenti una dichiarazione di principio quella che asserisce che una semioticadel codice uno strumento operativo che serve a una semiotica della produzione segnica
(TSG: 182): essa serve cio solo ed esclusivamente in vista di una teoria della produzione. E
non pu essere altrimenti, stante il principio di indeterminazione che regge la semiosi, per cui
ogni atto interpretativo, tra cui a pari livelloquello delle pratiche teoriche, inevitabilmente
modifica le condizioni di osservazione (TSG: 182). Ma se condizione definitoria della
semiotica interpretativa che ci sia, non un mittente, ma un destinatario umano (TSG: 19-27),
allora, proprio perch il soggetto umano il garante metodologico dellinterpretazione (TSG:
28), ogni interpretazione produzione, sicch la produzione semiotica superordinata di
principio alla significazione. Dunque, in verit, la distinzione tra teoria dei codici e teoria
della produzione un artificio metodologico che consegue alla priorit della produzione:
questo il punto di arrivo della teoria dei codici, per cui la teoria della produzione non ne solo
un correlato, ma propriamente anche un superamento. Come spesso avviene, lordine delle
coesistenze che il genere trattistico lascia supporre cela in realt la linearit di un percorso
teorico. Ma si prenda gi il protoesempio di produzione segnica in cui si assiste al
riconoscimentodella pietra come utensile (TSG: 0.8.2. La produzione di strumenti duso,
37): per Eco ci sarebbe una priorit del sistema sul processo, della significazione sulla
comunicazione (TSG: 38). Tuttavia, ci che viene mostrato il lavoro della prassi
enunciazionale, in particolare un fenomeno di istituzione di codice che ha il suo
meccanismo tecnico in un riconoscimento, atto di interpretazione che costituisce una delle
forme di lavoro descritte dalla teoria della produzione;
3) una terza considerazione, conseguente alle prime due, rileva come la prassi enunciazionale
dpasse lopposition entre synchronie et diachronie, puisquelle maintient le lien entre un
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tat sincronique donn, dune part, et tous les tats synchroniques antrieurs et ultrieurs: ne
consegue che, se le systeme est, par dfinition, a-chronique, la praxis est pan-chronique
(Fontanille 1998a: 273). Questa compresenza, a diversi livelli di esistenza, notoriamente una
caratteristica del formato enciclopedico della semantica allestito da Eco a partire dal Trattato:
nella prima definizione del semema come enciclopedia (TSG: 2.11.3, 161), si rileva
necessariamente come uno spettro componenziale di tale tipo [sia] uno spettro sincro-
diacronico, dovendo rendere conto della molteplicit contradditoria degli usi (TSG: 165).
A conclusione di questa disamina minimale della relazione tra produzione echiana e prassi
enunciazionale post-greimasiana, parrebbe cos possibile osservare come in effetti vi sia la
possibilit di una coarticolazione tra i due concetti. E non un caso che le fontanilliane
Figure del corpo muovano in direzione di una semiotica dellimpronta (Fontanille 2004:
410ss): se pure questultima non mette a frutto la trattazione echiana dei modi di produzione,
purtuttavia in essa si offre un ambiente teorico in cui i modi stessi possono trovare luogo di
sviluppo e proliferazione.
ii) Seconda disgiunzione: semiotico/fisico
dunque produzione il lavoro compiuto nellinterpretare e produrre segni: esso si
manifesta in uno sforzo che sia fisico che psichico (TSG: 204). Questa rilevanza del
fisico pu essere declinata cos attraverso un secondo aspetto della produzione per cui essa
va intesa come lavoro fisico di allestimento (per cos dire) del segnale. In pi punti Eco
insiste su questo aspetto, non esente da implicazioni semioticamente paradossali. Ci sarebbe
ad esempio uno status privilegiato dellespressione rispetto al contenuto (TSG: 132): ogni
unit despressione pu essere definita in se stessa non solo indipendentemente dalle proprie
possibilit combinatorie ma anche nelle sue qualit materiali di funtivo (TSG: 132). In
maniera del tutto conseguente la tipologia si occupa del lavoro svolto sul continuum
espressivo per PRODURRE FISICAMENTE i segnali: essi sono cos prodotti o selezionatitra entit preesistenti (TSG: 206, punto (i)). Nel Trattatoproduzione indica allora anche il
lavoro di produzione del segnale nel senso della teoria dellinformazione, come aspetto
indipendente dalla semiotica che pu interessarla. C allora almeno una duplicit di questa
accezione di produzione: in quanto produzione fisica (che allora non concerne il
riconoscimento, essendo lespressione in questo caso indipendente dal contenuto) e in quanto
produzione semiotica (e infatti comprende il riconoscimento come selezione dellespressione
rispetto ad un contenuto). La semiotica echiana nasce dalla separazione, statuita almeno dallaStruttura assente, del segno dal segnale informazionale: ancora di pi, il criterio di
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intepretabilit (o di interpretanza, come si dice in Semiotica e filosofia del linguaggio, SFL:
51) stabilisce che ci che interessa la semiotica costitutivamente semiotico: la semiotica non
conosce segnali per il semplice fatto che quando li assume sotto la sua pertinenza, li
costituisce in segni (altrimenti non ne pu parlare). (La posizione echiana, in forma
esemplarmente chiara, emerge, in relazione agli studi letterari, nella discussione sulla presunta
autonomia del significante, in cui Eco ribadisce come al massimo ci possa essere
autonomia del senso, Mincu 1982). Resta dunque alquanto oscura linsistenza su questa
fisica che pure si manifesta sempre in forma aggettivale o avverbiale, e mai sostantivale.
Ma se nessuno ha mosso laccusa di fisicalismo a Eco, perch, come si vedr, nel Trattato
(soprattutto, ma non solo) si assiste ad una retorica della fisica. Resta il fatto incontrovertibile
della sanzione di una autonomia materiale dellespressione.
iii) Terza disgiunzione: produzione/interpretazione
Nelle considerazioni svolte finora si assistito ad una solidariet di produzione e
intepretazione secondo lassunto esplicito nel Trattatoper cui produzione in realt il
termine complesso che, appunto, sussume entrambi (cfr. TSG: 200). Ad esempio, nel capitolo
dedicato a ipercodifica e ipocodifica si osserva come la logica che regola il passaggio tra le
marche semantiche sia uninterpretazione, nella forma di uninferenza di tipo abduttivo (TSG:
187) che interviene in ogni tipo di decodifica (TSG: 186, nota 27): essa costituisce il pi
evidente esempio di PRODUZIONE DI FUNZIONE SEGNICA (TSG: 187). Proprio al
livello molecolare del funzionamento enciclopedico si assiste cos, per dirla con Deleuze e
Guattari, al punto di dispersione dei due concetti. E tuttavia, come si vedr fra breve, nella
tipologia dei modi di produzione si osserva una implicita opposizione tra i due termini che
descrivono due operazioni diverse: anzi, si direbbe che interpretazione e produzione
individuino due diversi livelli che la tipologia, attraverso la tavola di Figura 39, sovrappone,
si direbbe, indebitamente. (Si potrebbe cos glossare metodologicamente: Eco lavoraporfirianamente per poi fare rizoma. Di qui la tensione interna al Trattatotra la struttura
cristallina, dizionariale, che viene incontro alle aspettative di genere, e la proliferazione
enciclopedica, che mira a rendere conto di tutto lesistente: si pensi alle 27 pagine di
bibliografia). Nel caso della tipologia, questa duplicit della relazione tra produzione e
interpretazione, effettivamente una doppiezza: sotto la semplicit della griglia, si nasconde
una devastante molteplicit di dimensioni.
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Dunque il concetto di produzione: i) vicino ed omogeneo rispetto a quello di prassi
enunciazionale, ii) concerne lallestimento del segnale, iii) intrattiene una relazione ambigua
con linterpretazione rispetto alla quale sia iperonimo che contrario.
Si tratta allora di discutere gli ultimi due punti a diretto contatto con la tipologia dei modi di
produzione.
3. Tipologia dei modi di produzione, II: definizione
Urge a questo punto concentrarsi in particolare sul capitolo 3.6.: Tipologia dei modi di
produzione segnica (TSG: 285ss) ed in primo luogo domandarsi di che cosa si stia parlando.
Nel punto ii)precedente si ricordato come il lavoro produttivo sia una vera e propria fatica
fisica (TSG: 203): questo lavoro allora anzitutto, il lavoro di produzione del segnale, poi illavoro richiesto dalla sceltatra segnali []- di quelli da combinare (203). Eco ha qui un
referente di rilievo nella lezione marxiana di Rossi-Landi, la cui ipotesi di uno schema
omologico del produrre (Rossi-landi 1968: 201ss) assume una priorit del lavoro svolto sui
materiali, compresi quelli linguistici. Il lavoro sempre lavoro (Rossi-Landi 1968: 235):
il lavoro a costituirsi ad invariante che rende possibile lomologia. Se Rossi-Landi, pur
dichiarando una bidirezionalit esemplare tra merci come messaggi e messaggi come merci
(Rossi-Landi 1968: 236), di fatto riconduce i messaggi alle merci, Eco, in apertura del
Trattato, ristabilisce la centralit semiotica del valore che superordinato alla sua assunzione
economica (TSG: 0.8.3. Lo scambio di beni, 39ss). E tuttavia nel Trattato ben presente (e
infatti discussa) la rilettura in chiave marxiana della semiotica ad opera di Rossi-Landi,
poich non a caso, nel Trattato, si parla di lavoro semiotico, che infatti in uscita sbocca in
prodotti, e non di attivit semiotica, la quale lascia invece soltanto tracce (Rossi-Landi
1968: 183): anche se poi il lavoro cui pensa Eco comprende sia i prodotti che le tracce.
Ora, la tipologia dei modi di produzione segnica una tipologia del modo in cui si produce
lespressione: e questa ambiguit del prodursi emerger nella discussione sui tipi di lavoro. In
ogni caso: la tavola registra il modo in cui le espressioni sono fisicamente prodotte e non il
modo in cui sono correlate al contenuto (TSG: 285). Dunque, il contenuto nonentra tra le
dimensioni pertinenti. Al limite, il modo di correlazione al contenuto pu essere implicato da
due decisioni (TSG: 285), che concernono le rationes(ed in particolare la ratiodifficilis) e
che mettono in gioco il soggetto epistemico anche rispetto alla temporalit, poich possono
essere prese o prima o dopo (TSG: 285). Il punto delicato, e ci si ritorner pi avanti.
Lindipendenza dal contenuto stabilita esplicitamente, poich la tavola elenca entit fisiche
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e procedimenti ORDINABILI alla funzione segnica, ma che potrebbero sussistere anche se la
funzione segnica non fosse istituita (TSG: 287). Il passaggio molto complesso e difficile da
sbrogliare. C una autonomia di principio dellespressione sul contenuto che dipende dallo
statuto fisico della prima, e che si manifesta attraverso la relazione di ordinabilit alla
funzione (locuzione che, a quanto risulta, costituisce un hapax nella produzione echiana).
Rispetto allespressione, essa sembra indicare ovviamente una disposizione come risultato,
ma anche come atteggiamento: disponibilit alla messa in ordine nella funzione semiotica.
In questo senso lordinabilit vale istituzionalmente: indica ci che ha i titoli per essere
ordinato espressione di un contenuto, nel senso in cui si parla di unordinazione sacerdotale.
Dunque, la tipologia dei modi di produzione si offre come una teoria dellespressione
teoricamente indipendente (almeno cos dichiarato) dal contenuto (salvo per limplicazione
obliqua della ratio): allora interessante osservare come Eco fornisse nel 1975 alcune
indicazioni cartografiche che sarebbero state forse utili, o almeno discutibili, in vista del
raggiungimento di quello che un vero e proprio eldoradodella semiotica generativa: il
percorso generativo dellespressione. Infatti, notano riassuntivamente Marsciani e Zinna, se
la semiotica [generativa] ha portato dei risultati tangibili per quanto concerne la
conversione del senso sul piano del contenuto [] non va dimenticato che lo stesso
lavoro con modalit opportune, resta ancora da fare per il piano dellespressione []
al fine di concludere unaltra grande tappa per una semiotica che si voglia interamente
generativa (Marsciani e Zinna 1991: 34).
La vicenda ( noto) ha subito alcuni intoppi, certamente anche in conseguenza della
ridiscussione del concetto stesso di percorso generativo nel paradigma greimasiano, ma
soprattutto per lequazione (intesa come operazione) tra piano dellespressione e dimensione
sensibile. La riflessione sullespressione infatti diventata riflessione sul sensibile e
sullestesia (cfr. ad esempio Pozzato 2001: Estetico, estesico, patemico, 161ss, in
particolare 170 su Geninasca). Cos, ad esempio, lo stesso Fontanille in Smiotique du visible
riprende in considerazione la questione di un percorso generativo dellespressione, intesa
come descrizione generativa (e auspicabilmente generale) di una classe di configurazioni
sensibili, quali, in quel caso, quelle assunte dalla luce in una semiotica del visibile (Fontanille
1995a: 24-25)3. Il problema della pertinenza del sensibile conduce per ad altri lidi teorici,
3Fontanille 1995a e 1995b. Stante lassunto espressione=sensibile, lipotesi di un percorso generativo
dellespressione non pu che coincidere piuttosto con un modello capace di integrare e descrivere in unaprospettiva unitaria tutti i modi del sensibile: non tanto Fontanille 1995a, che descrivendo il dominio delvisibile, ne affronta uno solo, quanto Fontanille 1999a. Ma lipotesi stessa che il modello possa costituire un
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poich riattiva direttamente una fenomenologia della percezione, che richiede come sua
conseguenza, almeno per Fontanille, un ripensamento integrale della teoria semiotica
attraverso una sua somatizzazione. Ora, al di l della questione delle figure del corpo, e
del loro interesse, la mappa semiotica che Eco offre nel Trattatoriconnette lespressione non
al sensibile del soma ma alla fisica della produzione: per dirla con Basso, non al
corporale come ci che, attraverso una prensione analogizzante, si ritiene avere
unesperienza interna dellessere corpo, una propriocezione, ma al corporeo, inteso come
qualificazione di ci che dotato di corpo, ci che possiede una materialit che lo rende
tangibile, ci che ha un insieme di propriet che lo configurano come corpo (Basso,
introduzione a Fontanille 2004: 10). Dunque, se c una ipostatizzazione sostanziale
dellespressione in Eco (rispetto alla definizione glossematica puramente funzionale che pure
egli ribadisce in molti luoghi) essa prende la forma di una fisica che stavolta si pu definire
con il Devoto-Oli (qui basta il dizionario):
scienza che studia gli aspetti pi generali dei fenomeni naturali non sostanzialmente
legati alla vita [] o alle intime trasformazioni della materia [], cercando quanto vi
di essenziale per risalire alle leggi che li governano e ai principi universali da cui
questi derivano (Devoto-Oli, v.fisica).
Lespressione richiede cio in Eco una fisica come teoria del fenomeno naturale, perch
estranea alla vita vissuta del soggetto patemico (come spesso sottolineato, cfr. ad esempio
Fabbri 1992: 183) ma anche al riduzionismo fisicalista che si occupa delle trasformazioni
interne della materia: essa cerca leggi, le pi generali possibili, di interazione tra corpi
semiotici, come si manifestano esemplarmente nella meccanica dellimpronta, ma anche nella
riconfigurazione di una sintassi di interazione tra soggetti e oggetti richiesta dagli indizi, come
pure nella selezione per frammentazione implicata dal campione, o addirittura nella
meccanica pavloviana degli stimoli programmati, intesi a sollecitare una risposta riflessa nel
destinatario (TSG: 306). Questa figurativit di produzione non indica affatto n unopzione
fisicalista n una comportamentista: semplicemente pensa la prassi enunciazionale attraverso
la definizione di soggetti operatori e di oggetti operandi attraverso una sintassi di produzione,
che appunto la fisica delle loro interazioni. Con questa fisica Eco fa una fisica: dove
lespressione fare la fisica in piemontese indica propriamente fare un incantesimo. La
retorica echiana della fisica che abbonda nel Trattatopermette di mantenere sopiti i censori
equivalente percorso generativo dellespressione sembra pi un ammiccamento strategico che non unaproposta concreta.
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del materialismo storico dallo scagliare linfamante accusa di idealismo (la semiotica
essendono sempre un bersaglio possibile, ricorda Fabbri 1998: 18). Infatti:
Se accetta criticamente questo suo limite metodologico, la semiotica sfugge al suo
rischio idealistico. Anzi, lo capovolge: riconosce come unico soggetto verificabile delproprio discorso lesistenza sociale delluniverso della significazione, quale essa
esibita dalla verificabilit fisica degli interpretanti, che sono, e occorre ribadire questo
punto per lultima volta espressioni materiali (TSG: 379).
Con questa retorica della fisica Eco fa unincantesimo agli eventuali censori marxisti, e
continua a pubblicare la sua enciclopedia a fascicoli su The Monist. In questo modo cio il
concetto di espressione materiale viene ribattuto sullinterpretante, cos che alla fine anche
linterpretante si potrebbe candidare legittimamente, in quanto prodotto materiale di un
lavoro, verificabile fisicamente, ad essere espressione di un qualche contenuto (come infatti
avviene nella dinamica dellinterpretazione della semiosi illimitata): ecco che allora si rispetta
di nuovo la definizione esclusivamente funzionale della funzione semiotica, per cui
espressione qualsiasi cosa che apra lintepretazione al contenuto, secondo un principio di
reversibilit totale discusso da Eco a partire dal Trattato (TSG: 38), fino ai Limiti
dellintepretazione (LI: 219). Infatti, La materia segmentata per esprimere esprime altre
segmentazioni della materia (SFL: 53): nel modello di Semiotica e filosofia del linguaggio,
la funzione semiotica effettua cos una sorta di ponticellatura sulla materia, connettendone due
poli che prendono, di conseguenza, il nome di espressione e contenuto. Quella esposta nel
capitolo 3.6. del Trattato pare allora essere non una teoria dellespressione sub specie
materiae ma piuttosto una teoria della materia sub specie expressionis: essa descrive le
modalit per cui la materia pu assumere la funzione di espressione, classificando tipi di
attivit produttiva che, per reciproca interazione, possono dar adito a diverse funzioni
segniche (TSG: 289). Introdotto il problema della materia, possibile discutere le quattro
dimensioni che informano la tipologia: lavoro fisico richiesto per produrre lespressione,
rapporto tipo-occorrenza, continuum da formare, modo di articolazione (TSG: 289,
Figura 39). In questo modo anche possibile districare il nodo tra produzione e
interpretazione, ovvero il punto iii), emerso a proposito del concetto di produzione e che
non stato ancora discusso.
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[Figura 2: Figura 39, TSG: 288]
4. Tipologia dei modi di produzione, IIIa: lavoro
La dimensione che pare opportuno discutere per prima quella del lavoro. La definizione
echiana di lavoro lo assume come
(i) il LAVORO FISICO necessario a produrre lespressione (che va dal semplice
riconoscimento di oggetti o eventi preesistenti alla invenzione di espressioni inedite e
non codificate (TSG: 284).
Questo primo parametro pu articolarsi in quattro modalit: riconoscimento, ostensione,
replica e invenzione, che la definizione offerta sembra (in maniera certo implicita) distribuire
su un continuum che va dal semplice riconoscimento alla complessit dellinvenzione. Chesi tratti di una forma di progressione sembra altres indicato dal posizionamento nella Figura
39 di riconoscimento e invenzione agli estremi opposti, mentre la continuit tra i modi
pare sancita dalla co-appartenenza di due degli esempi (campioni fittizi e stimoli
programmati) a due modalit, in una zona di transizione (rispettivamente tra ostensione e
replica e tra replica e invenzione). Porre il riconoscimento come lavoro di produzione
costituisce una dichiarazione di programma per la semiotica echiana, che fa
dellinterpretazione una produzione. Tuttavia, non affatto chiaro come il riconoscimento
possa occuparsi di un lavoro che , come gi ricordato, anzitutto, il lavoro di produzione del
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segnale (TSG: 203): in che senso riconoscere un sintomo significa produrlo fisicamente?
Eppure, quale sia la sceneggiatura che Eco ha in mente quando parla di lavoro ben
testimoniato da altre determinazioni che il lavoro stesso riceve. Ad esempio, gli stimoli
programmati sono elementi non semiotici intesi a sollecitare una risposta riflessa nel
destinatario (TSG: 306):
Un lampo di luce durante una rappresentazione teatrale, un suono insopportabile
durante unesecuzione musicale, una eccitazione subliminale, tutti questi artifici che
sono piuttosto classificati come stimoli, possono essere noti allemittente come
stimolatori di un dato effetto (TSG: 306).
Si tratta allora di elementi non semiotici per il destinatario. chiaro che la semioticit
tutta a carico dellemittente: il suo punto di vista quello determinante rispetto al lavoro,giacch si ha funzione segnica quando lo stimolo rappresenta [per lemittente] il piano
dellespressione e leffetto previstoil piano del contenuto (306). Si tratterebbe di artifici che
sinora la semiotica non ha sufficientemente definito (TSG: 306): ed ovvio, giacch come
statuito dai limiti e fini di una teoria semiotica siamo [] in presenza di un processo di
significazione, purch il segnale non si limiti a funzionare come semplice stimolo ma solleciti
una risposta INTERPRETATIVA nel destinatario (TSG: 19). Nella ripresa dei modi di
produzione in Semiotica e filosofia del linguaggiosi assiste ad una compatta enucleazione del
problema: gli stimoli programmati sono gli stimoli capaci di suscitare una risposta non
mediata (e dunque non semiotica per il destinatario), e che risultano significativi delleffetto
previsto solo per chi li emette, non per chi li riceve (SFL: 50). Il punto di vista semiotico
quello dellemittente: lui il soggetto del lavoro. E tuttavia, dice Eco: Nella nostra
prospettiva che qui interessa costituiscono invece un caso di segno debole che dalla causa
attuata permette di inferire leffetto possibile e variamente probabile (SFL: 50). Il problema
diventa quello di interpretare la causa come espressione di un effetto, il suo contenuto: questo
momento non ha nulla a che fare con la predisposizione del segnale poich unaltra cosa
rispetto alla produzione fisica dellespressione, lemittente empirico dello stimolo
essendo diventato il destinatario della funzione semiotica. Ed infatti, detta con i termini
echiani del Trattato, nella tipologia dei modi di produzione (cos come nelle sue riprese) si
assiste ad unoscillazione costante tra pertinenza del punto di vista del destinatario e di quello
dellemittente. Riprendendo allora il discorso a partire dal riconoscimento, in primo luogo va
ribadito come il riconoscimento sia pienamente inteso come modo di produzione: c, a tutti
gli effetti, una produzione di riconoscimento che si attua nel momento in cui il soggetto
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riconduce un esistente ad espressione di un dato contenuto (TSG: 289). Il riconoscimento
una produzione perch propriamente una ricostituzione, si direbbe in unaccezione
fenomenologica, del senso del mondo, della sua semioticit:
Per poter essere considerato come il funtivo di una funzione segnica, loggetto deveessere visto come se fosse stato prodotto per ostensione, replica o invenzione, e
correlato da un dato tipo di ratio. Quindi latto di riconoscimento ricostituisce
loggetto come impronta, sintomo o indizio (TSG: 289)
La definizione assolutamente densa di motivi. A districarne alcuni: i) c una soggettivit
semiotica trascendentale, debole perch ricondotta ad un soggetto operatore (il soggetto
impersonale della visione), che legge il mondo e lo costituisce in semiotica biplanare; ii) la
semioticit del mondo implica un come se che esplicitazione di una mediazione istituente,la quale, a sua volta, possibilit della semioticit stessa come teoria di una menzogna; iii)
questa mediazione un lavoro: per poter ricostituire loggetto, si tratta di vedere come se
e non di ricevere passivamente; iv) infine, si delinea una netta asimmetria tra riconoscimento,
come prima forma di lavoro di produzione dellespressione, e le altre tre, ostensione, replica
e invenzione: infatti il modo del riconoscimento consiste nella riconduzione delloggetto ad
uno degli altri tre possibili modi di produzione. Dunque, rispetto a questultimo punto, c un
doppio movimento. Da un lato, si tratta di pensare il riconoscimento come un lavoro
semiotico tra gli altri, come esplicitato dalla messa in serie insieme ai tre termini successivi: il
riconoscimento perci pienamente lavoro semiotico. Ma, dallaltro lato, si tratta invece di
assumere il riconoscimento come una forma di metalavoro semiotico, si direbbe
metaproduzione come produzione di produzione, che superordinato alle altre tre, in
quanto presupposizione di semioticit che permette il passaggio allostensione, alla replica,
allinvenzione: ed unindicazione indiziaria in proposito deriverebbe dalla sua posizione
iniziale nella serie delle quattro. Si tratta cio di rileggere il riconoscimento secondo il modo
in cui Deleuze e Guattari nellanti-Edipoda un lato distinguono tre logiche, produzione,
registrazione e consumo, dallaltro assumono che esse costituiscano tre modalit della
produzione stessa in quanto tale: si ha cio produzione di produzione, produzione di
registrazione, produzione di consumo (Deleuze e Guattari 1972: 5-6)4. Daltronde,
linsieme delle definizioni date da Eco a proposito delle quattro attivit di produzione che
sottolinea quella che una vera e propria asimmetria attanziale (rapidamente riassunta da Eco
attraverso lopposizione tra significazione passiva del riconoscimento e significazione
4A margine, interessante osservare come la soggettivit richiesta da Deleuze e Guattari sia appunto quellaminima di un soggetto operatore, di un uomo come addetto alle macchine (Deleuze e Guattari 1972: 6).
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attiva delle altre tre5): da un lato, nella definizione di riconoscimento il soggetto
riconoscitore il destinatario delloggetto-segno che gli proviene dal mondo riconosciuto in
quanto destinante (che lo produce per ostensione, replica, invenzione), dallaltro ostensione,
replica e invenzione prevedono il soggetto produttore in quanto destinante che costruisce
loggetto-segno per un destinatario da lui (logicamente) distinto. sufficiente considerare in
proposito il caso dellostensione:
Lostensione ha luogo quando un dato oggetto o evento, prodotto dalla natura o
dallazione umana (intenzionalmente o inintenzionalmente) ed esistente come fatto in
un mondo di fatti, viene selezionato da qualcuno e mostrato come lespressione della
classe di oggetti di cui membro (TSG: 294).
Si avrebbero allora due livelli: al primo, il soggetto metaoperatore del riconoscimento (intesoperci come metalavoro semiotico) istituisce la semioticit del mondo rispetto al quale si
costituisce in un soggetto che occupa il luogo del destinatario della semiosi; in secondo luogo,
stante linsieme delle posizioni attanziali costitituitesi al primo livello, il soggetto
metaoperatore installa il soggetto come soggetto operatore al posto del mondo, ricostituendo
questo stesso soggetto non pi come destinatario, ma come destinante (il soggetto, questa
volta, del lavoro semiotico dellostensione della replica, dellinvenzione). Dunque, nel
riconoscimento si ha produzione in quanto interpretazione (secondo lequazione definitoria
della semiotica echiana), nelle altre tre forme si ha produzione rispetto ad uninterpretazione
(presupposta dalla definizione stessa). In questi termini, se pure il riconoscimento nel suo
carattere di produzione compartecipa della natura delle altre forme di produzione, pur tuttavia
allo stesso tempo se ne distingue per costituzione. Di qui lalternanza costante tra
focalizzazione dellemittente e focalizzazione del destinatario che caratterizza la discussione
degli esempi di ostensione, replica e invenzione. Lesempio migliore, anche perch permette
di definire tutti i tipi di lavoro, quello dellinvenzione. Si definisce invenzione:
un modo di produzione in cui il produttore della funzione segnica sceglie un nuovo
continuum materiale non ancora segmentato ai fini che si propone, e suggerisce una
nuova maniera di dargli forma per TRASFORMARE in esso gli elementi di un tipo di
contenuto (TSG: 309).
A questa definizione, in cui del tutto esplicita (attraverso la diretta menzione del
produttore) la pertinenza dellemittente, fanno seguito le definizioni dei tre precedenti modi
5In ogni caso, il Trattatoattualizza solo significazione ATTIVA riferito allostensione come suo primo caso,TSG: 294.
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di produzione, secondo una strategia retorica di contrasto. La prima concerne ovviamente il
riconoscimento:
chiaro che una espressione prodotta per riconoscimento comprensibile a causa di
una esperienza precedente che ha collegato una unit di contenuto con una unit diespressione(TSG: 309).
Definizione in linea con quanto osservato e che peraltro connette esplicitamente il
riconoscimento alla dimensione di una figurativit del mondo che precede il soggetto e su cui
sar necessario ritornare. Le due caratterizzazioni successive sono dedicate allostensione e
alla replica:
chiaro che si riconosce una espressione prodotta per ostensione perch ci si
richiama ai meccanismi fondamentali dellastrazione, facendo di una data entit ilrappresentante della classe a cui appartiene.
chiaro che si riconosce una espressione prodotta per replica perch si tratta di
individuare i tratti del tipo espressivo gi convenzionalmente correlati a un dato
contenuto (TSG: 309).
Ora, in queste definizioni ovvia la doppia prospettiva, poich qui in gioco il soggetto del
riconoscimento, che sussume evidentemente quello dellostensione e quello della replica,
come sottolineato peraltro dalla ripetizione del sintagma chiaro che si riconosce unaespressione prodotta. Le due definizioni dei modi di ostensione e di replica sono fatte
arretrare al primo livello, quello del metalavoro semiotico del riconoscimento: si riconosce
lespressione prodotta da qualcun altro secondo le modalit dellostensione e della replica.
Detto ci, se qui emerge con chiarezza la doppia focalizzazione, resta piuttosto curioso
osservare come di nuovo il soggetto del riconoscimento venga giocato contro il produttore
dellinvenzione, quando invece ovvio dalle stesse definizioni echiane che si tratte di due
livelli diversi. Daltra parte nella breve discussione in nota al Lector in fabula, in cui si
discute della tipologia dei modi di produzione, si osserva come leggendo un testo si ha [] a
che fare con repliche, [] si individuano sintomi e tracce, mentre se le sceneggiature
intertestuali sono [] stilizzazioni, le citazioni esplicite [] sono casi di ostensione (LF:
217): chiaro che il lector il soggetto del riconoscimento che ricostruisce un insieme di
operazioni i cui prodotti trova realizzati nel testo. Ancora, un esempio di rilievo quello
offerto proprio nella discussione della raffaellescaMadonna del cardellinoquale esempio di
invenzione moderata, in cui si mettono esplicitamente a tema i due punti di vista, del
mittente e del destinatario.
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Dal punto di vista del mittente, una struttura percettiva viene considerata come
modello semantico codificato (anche se nessuno ancora in grado di intenderla in
questo modo) e le sue marche percettive vengono trasformate in un continuum ancora
informe []. Ma dal punto di vista del destinatarioil risultato appare ancora come
semplice artificio espressivo. Egli pertanto, usando per esempio il quadro di Raffaello
come impronta, deve PROCEDERE ALLINDIETRO per inferire ed estrapolare le
regole di similitudine implicate e ricostruire il percetto originario (TSG: 317).
Trattare il quadro raffaellesco come unimpronta significa per definizione riconoscerlo
(ricostituirlo) come espressione di un contenuto dato dalla classe dei possibili impressori
(TSG: 289), cio vederlo come se fosse stato prodotto, in questo caso, per invenzione.
Quello che descrivono i tre modi di produzione etichettabili sotto la dicitura di significazione
attiva la sintassi di produzione che deve essere rintracciata nel riconoscimento, intendendo
questultimo come produzione pi generale presupposta dal criterio di interpretanza. Si assiste
cos alla ricostituzione dellimpronta di un corpo, se non corporalit propriocettiva, comunque
corporeit esterocettiva di una meccanica dei corpi i cui depositi iscritti in un supporto di
iscrizione sono condizione di accesso al contenuto. Questa ricostituzione ricorda
curiosamente le passeggiate diderotiane ai Salons parigini, in cui, osservava
Greimas,esaminando le tracce lasciate dal pennello sulla tela (Greimas 1984: 39), si trattava
di ricostruire quella che stata opportunamente definita una gestualit instaurativa (Basso2003: 351, nota 119). Infatti, nel Diderot greimasiano, accreditata fondazione teorica del
concetto di plastico in semiotica, se da un lato lapproccio figurativo consiste
effettivamente nella rilevazione di uno stock di figure del mondo, dallaltro lapproccio
plastico consiste nel cerca[re] di capire ci che il pittore aveva voluto fare ,
esaminando attentamente le [sue] tracce (Greimas 1984: 39): o pi tecnicamente, si direbbe
con Eco e ora con Fontanille, le sue impronte. Nella sua greimasiana origine rimossa, il
plastico non (solo) il livello individuato dalla rilevazione di formanti plastici, cio da unalettura altra che, sotto o a fianco della figurativit del mondo naturale, ripertinentizza quello
che, a quel livello, ne supporto, secondo quanto avviene quando si parla di categorie
cromatiche, eidetiche, topologiche. Si ha invece una terza determinazione rispetto a
figurativo ma anche a plastico nellaccezione appena ricordata, che concerne la
pennellata, ovvero specificamente un modo di produzione iscritto nel testo. Ci che evoca
la lettura altra che Greimas trova in Diderot una sintassi gestuale iscritta che non coincide
necessariamente n con la dprise barthesiana cui pensa Floch (Greimas e Courts 1986, v.
plastique, (catgorie~)) n con lo stock descrittivo di categorie plastiche formalizzate da
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Thrlemann (Greimas e Courts 1986, v. plastique, (smiotique~)). infatti proprio la
differenza di questa terza prospettiva che costituisce il punto dattacco del contributo di
Fontanille dedicato allanalisi di un corpusdi vasi berberi, che pare anticipare le sue pi
recenti posizioni poich vi viene tematizzato esplicitamente il problema di une empreinte en
attente ou en nostalgie du sens (Fontanille 1998b: 37). Fontanille vi sostiene la necessit
della presa in carico analitica dei modi di produzione iscritti, nella forma di una sintassi
gestuale di iscrizione sulla superficie della materia argillosa. Il corpusin questione richiede
infatti, attivando la questione del grafismo come insieme di pratiche segnanti comuni a
scrittura e decorazione, che vi si ritrovi latto creatore della produzione, nella tensione che
si stabilisce ad esempio tra la main qui a model la materia come volume e la main qui
dcore la stessa materia come superficie (Fontanille 1998b: 39). Per Fontanille si tratta a tutti
gli effetti di ipotizzare una virata epistemologica che muova dallesclusiva attenzione testuale
alla ricezione verso la produzione, dalla sincronia del testo (il suo acronico presente) verso
una diacronia che ritrovi, appunto, le contact avec lacte crateur (Fontanille 1998b: 45).
Curiosamente, Fontanille sembra oscillare tra la pertinentizzazione di un modo di produzione
come ricostruzione analitica di una sintassi di produzione e quella che parrebbe la
rivalutazione di un approccio storico (via recupero della diacronia) allatto creatore. Ma se sul
secondo aspetto, e cio sullattivit di quel particolare vasaio berbero, la semiotica non pu
ovviamente dire nulla6, resta il fatto che il contributo apre mirabilmente al problema di una
plasticit (o forse di una figurativit) di tipo diverso rispetto a quella tipicamente tematizzata
in letteratura, come invero gi anticipato da Greimas. Si vede infatti chiaramente che il
problema agitato da Fontanille lo stesso che al fondamento della descrizione plastica nella
citazione diderotiana di Greimas. Se tipicamente, nella relazione tra figurativo e plastico come
pensata in semiotica generativa, si ha da un lato una figurativit intesa come riferimento ad
una griglia culturale ipostatizzata, dallaltro una plasticit come ripertinentizzazione
risemantizzante, pare allora necessario supporre, in mezzo, una iscrizione dei modi diproduzione che, con una salita di livello metasemiotica (poich sale oltre quello che era
considerato testo pertinente per integrarlo in una nuova testualit in cui esso oggetto del fare
di un soggetto operatore), iscrizione che plastica rispetto al figurativo e figurativa rispetto al
plastico. allora possibile supporre una lettura plastica dellenunciato figurativo, che mette
tra parentesi la figurativit immediata del mondo naturale per assumere propriamente la
6Non si capisce infatti dove porterebbe lipotesi ricostruttiva dellatto creatore di Fontanille, al ferro ligneo diuna semiotica storica? Daltronde il concetto in questi termini non pi stato ripreso.
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forma di una lettura figurativa dellenunciazione plastica7, cio di una ricostruzione di un
modo di produzione dellenunciato iscritto nellenunciato stesso: se anche di fronte alla
costituzione di un formante plastico si ha il tentativo di rinviarlo ad una gestualit instaurativa
[], o nel senso di una pratica sociale stereotipica, o di una vera e propria azione in atto del
corpo8, allora lipotesi di una lettura figurativa dellenunciazione plastica trova una sua
prima tematizzazione proprio nella tipologia echiana dei modi di produzione. La teoria dei
modi di produzione postula infatti un terzo regno, una enunciazione produttiva che pare
effettivamente descrivibile nei termini di una lettura figurativa dellenunciazione plastica:
che plastica rispetto alla figurativit del mondo (poich reintroduce rispetto alla
stabilizzazione codificata delle apparenze il loro divenire o il loro essere divenute) e figurativa
rispetto alla plasticit resistente della materia del significante (TSG: 333) (poich ne tenta
una pertinentizzazione almeno nei termini della storia della loro costituzione ad opera di una
soggettivit). Per allestire questo dispositivo per necessario supporre un doppio livello: una
metaproduzione come riconoscimento che istituisce una produzione ricostituendone lo
scenario. Se cos , allora lordinata disposizione tabulare della Figura 39 uneffetto ottico
che schiaccia in una compresenza lordine di almeno una successione, quella che determina
un diastema tra il primo lavoro e gli altri tre.
Rispetto al problema della materialit, se in particolare lopera darte riesce in quella
promozione della materia inerte che il dio plotiniano, con tutto il suo potere emanativo, non
era riuscito a redimere (TSG: 335), perch, anche laddove non si abbia a che fare con
funzioni segniche elementari (i cosiddetti segni ) ma con la complessit di testi IPO- o
IPERCODIFICATI (TSG: 326), che offrono resistenza rispetto ad una figurativit
immediata, la semioticit comunque resta attestata ed attestabile attraverso lattivazione dei
modi di produzione: la semioticit innanzitutto testimoniata dallesistenza identificabile di
modi di produzione segnica (TSG: 326). In altre parole il modo di produzione (riconosciuto,
evidentemente, attraverso un salto enunciazionale metasemiotico) un garante di semioticit.Ed in effetti, la tipologia pare peculiarmente presa tra due estremi: da un lato essa mira ad una
descrizione astratta della produzione in termini strettamente operazionali, come risulta ovvio
dalla sua estremit destra, in cui si affrontano le topologie dei grafi e delle proiezioni,
dallaltro essa rende conto di una peculiare figurativit di questa stessa produzione, indagando
7
Si tratta cio di notare che lenunciazione plastica pu venire letta come fare instaurativo, secondo una letturafigurativa che la esplicita in termini digesti (Basso 2003: 129).8Basso 2003: 351, nota 119.
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alla sua sinistra impronte, sintomi e indizi, cos da allestire una scena naturale che prevede, ad
esempio, tra i suoi attori limpressore (nelle impronte) e lagente causatore (nei sintomi).
Si tratta a questo punto di introdurre un secondo parametro di classificazione, che riguarda il
continuum da formare.
5. Nota parentetica, I: riconoscimento ed enunciazione
Lasimmetria tra riconoscimento come metaproduzione e le altre tre forme di produzione
potrebbe far sospettare che sotto lo stemma comune della produzione sia celata, al di l
dellisotopia vagamente filosofica, una differenza irriducibile, annidata in unincolmabile
differenza di livello. In effetti, messo in questi termini, il lavoro del riconoscimento pare
essere il primo movimento che consegue da quello che si potrebbe definire un postulato di
enunciativit, dove il barbarismo del secondo sostantivo indica non lenunciazione ma la
condizione di possibilit della stessa9. Questo postulato di enunciativit pu essere cos
descritto: il senso si basa su un lavoro di produzione - il riconoscimento- di unaltra
produzione di senso. Il postulato di enunciativit un postulato di semioticit: qualcosa ha
senso (id est: semiotico) se riconducibile ad un prodotto di un lavoro semiotico. Un simile
postulato ha interessanti conseguenze in merito ad una teoria della comunicazione. Se la
teoria dei modi di produzione concerne la comunicazione (come si dice esplicitamente nelTrattato) perch questultima va intesa come ricostruzione a posteriori di una intenzionalit
che garantisce la presenza del senso come sua condizione di possibilit (e che si dimostra
come logica di produzione orientata verso lenunciatario). Comunicazione produzione di
senso attraverso il riconoscimento di un qualcun altro che produce senso. Dunque, una teoria
della comunicazione non soltanto articolabile con una teoria dellenunciazione: piuttosto, ne
consegue. Questo definizione della comunicazione peraltro analoga a quella fornita da
Prieto, poich per il semiologo argentino si ha comunicazione nel momento in cui vienericonosciuta lattivit di indicazione di un soggetto: attivit che prende il nome di
indicazione notificativa (Prieto 1972: 48)10e che prelude all indicazione significativa.
Questultima concerne invece il modo in cui si struttura il segnale, modo che Prieto mutua
9In effetti, in semiotica generativa si parla di narrativit e di figurativit (cfr. Greimas e Courts 1979: v.
Narrativite v. Figurativisation) come condizioni di possibilit rispettivamente della narrazione e dellafigurazione (dove questultimo termine non pare per diffuso). Se possibile formulare una teoria dellanarrativi e della figurativit, dovrebbe analogamente essere definita una teoria dellenunciativit che inquadritutti i casi di enunciazione (a ovvia condizione che la tenuta del metalinguaggio descrittivo costituisca un
valore).10Per una discussione della relazione tra indicazione ed enunciazione in Prieto ci si permette di rimandare aValle 2006.
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classicamente dal paradigma opposizionale fonologico. Il riconoscimento inteso come
indicazione notificativa fa del soggetto della produzione l emittente, e di chi lo riconosce il
ricevente. In questo senso ogni atto semico presuppone lincitazione al ricevente di
diventare tale (Prieto 1975: 23). In assenza di questo riconoscimento (che tutto, e
drammaticamente, in carico al ricevente) non possibile la comunicazione. Ed infatti,
linterpretazione del segnale ed eventualmente delle circostanze che conta per latto semico
dunque soltanto linterpretazione che ne fa il ricevente (Prieto 1975: 43). Di conseguenza,
c una responsabilit forte del ricevente, che, si potrebbe dire, costituisce lemittente
riconoscendolo in quanto tale. Dalla connessione integrata delle considerazioni di Eco e di
Prieto deriva una definizione doppia delloggetto semiotico, in funzione della sue due
dimensioni, strutturale e enunciazionale, che pu essere ben descritta attraverso il modello del
testo-tessuto. Questultimo si dota di due dimensioni costitutive:
- dimensione strutturale: per essa il testo linsieme di elementi che fanno tenutaattraverso le relazioni che li definiscono nelle reciproche posizioni. Tale dimesione
attivata dallindicazione significativa (strutturazione);
- dimensione enunciazionale: per essa il testo linsieme dei segnali che conseguonodallo stabilirsi di qualcuno come emittente in una comunicazione possibile di cui il
soggetto del riconoscimento il ricevente (testo-messaggio). Questo soggetto
emittente un soggetto di produzione. La dimensione enunciazionale consegue
dallindicazione notificativa.
Da questa duplicit consegue una possibile tensione tra il livello strutturale e quello
enunciazionale: laccesso al livello enunciazionale avviene necessariamente attraverso il
livello strutturale, ma questultimo potenzialmente opaco e pu opporre resistenza alla
ricostruzione del primo. Ne deriva altres una definizione del soggetto della produzione nei
termini di un effetto di profondit che si proietta a partire dalla superficie piatta del testo.
Linsieme di queste considerazioni si pu schematizzare agevolmente nel modo indicato dallaFigura 3:
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[Figura 3. Diagramma della meta-produzione del senso. R: ricevente, M: messsaggio, E:emittente]
Da una simile omologia con la teoria prietiana esce ulteriormente rafforzata lasimmetria tra il
riconoscimento e gli altri lavori di produzione. semiotico ci che viene riconosciuto (in
senso tecnico) come il prodotto di una produzione: dunque il riconoscimento il lavoro che
consegue da questo postulato di enunciativit. In altre parole: il riconoscimento sarebbe un
lavoro di incorniciatura -cadrageo framing- che permette di rinvenire le altre forme della
produzione. Tuttavia, sebbene implicito nel Trattato, perfettamente possibile il caso in cui il
lavoro riconosciuto non sia un lavoro di replica, ostensione o invenzione (le tre forme della
produzione toutcourt) ma un ulteriore lavoro di riconoscimento. Come si pu riconoscere il
lavoro di allestimento della replica o dellostensione, cos si pu riconoscere il lavoro di
riconoscimento, che a sua volta sar evidentemente riconoscimento di altri lavori. Se ne pu
offrire questa schematizzazione, che illustra la prima iterazione del procedimento, a partire da
una versione semplificata della figura precedente:
[Figura 4. Ricorsivit del riconoscimento]
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Si tratta evidentemente di un funzionamento ricorsivo in cui loperazione del riconoscimento
si ri-applica (potenzialmente adinfinitum) al risultato di un riconoscimento precedente.
In via preliminare, i punti di rilievo della modellizzazione ricorsiva del riconoscimento sono
quattro.
i) Il riconoscimento ha certamente uno statuto particolare in quanto condizione diaccesso agli altri modi ed innesco delliterazione, ma insieme conserva, in senso
proprio, lo statuto degli altri lavori di produzione, situandosi (anche) sullo stesso
livello di questi ultimi;
ii) la ricorsit del funzionamento sancisce una parentela stretta con il meccanismoenunciazionale del brayage11, per il quale vige lo stesso funzionamento ricorsivo.
La parentela non soltanto formale. Un simile funzionamento non per nulla
astratto, n risulta da un approccio meramente formalistico: piuttosto permette una
definizione esplicita del regime della rappresentazione. Una rappresentazione
infatti un testo che prevede al suo interno le condizioni della propria leggibilit ed
insieme loperazione che allestisce questo stesso testo: secondo largomento
etimologico, la messa in scena (la ripetizione) di una presentazione, cio del
modo in cui il senso si gi dato ad un riconoscimento. La rappresentazione un
riconoscimento in cui il soggetto produttore (E) riconosce e il prodotto che ne
consegue reca in s le tracce di un lavoro semiotico che giunge al ricevente
iniziale (R) mediato da un altro ricevente (lo stesso soggetto E nella posizione di
R). Poich la prospettiva del Trattato eminentemente cognitiva (non nel senso
di una semantica cognitiva quanto in quello di una gnoseologia sub specie
semiotica), non stupisce che questo dispositivo sia assai prossimo alla discussione
che Fontanille (1989) conduce in relazione alla dimensione cognitiva nei testi. Il
semiologo francese dedica il suo studio alla circolazione dellinformazione nel
testo, ed in particolare al dbrayagecognitivo: cio al modo in cui lenunciazionedelega ai suoi simulacri il fare cognitivo. La definizione di un attante Osservatore,
sujet hyper-cognitif delegu par lnonciateur et install par lui, grc aux
procedures de dbrayage, dans le discourse nonc12, -di cui si offre una
tipologia- coincide in buona sostanza con quella di soggetto del ricevimento qui
offerta, quantomeno a partire dal primo livello in avanti. L O s s e rv a t o re un11
Il termine sussume evidentemente dbrayage/embrayageed indica le changement de position de linstance dediscours (Fontanille 1998: 94).12Greimas e Courts 1987: v. Observateur(J.Fontanille). Cfr. anche Basso 1999.
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sogget t o de l ric onos c ime nto i nt e rno, is t anz a c ogni t iva ( dbra yat a) di oss e rva z ione s u l m o n d o o s s e rv a t o . Cos, la differenza tra unimpronta e la fotografia diunimpronta esprimibile nei termini della differenza tra soggetti di produzione:
nel primo caso unimpressore, che deve essere descritto rispetto al lavoro di
produzione di impronte; nel secondo caso, a pari livello, un Osservatore inteso
come Spettatore, ovvero p unt o d i v i s t a i m p l i c a t o d a l l o rg a n i z z a z i o n e s p a z i o te mporal e e ric os truibi l e a t tra vers o le c a tegorie s paz i ali e pros semic he13. questoSpettatore che a sua volta riconosce limpressore (attraverso il lavoro di impronta).
Invece di essere sollecitata in termini referenzialistici, la rappresentazione viene
declinata come una forma della produzione semiotica14;
iii) Il riconoscimento identifica, attraverso la catena di riconoscimenti cui pu dareorigine, un funzionamento in serie della produzione semiotica. Questo messa in
serie si affianca cos alla messa in parallello che, come nota Eco, caratterizza
empiricamente la produzione semiotica: ogni testo cio il risultato di pi lavori
in parallelo. Sembrerebbe che lunico lavoro capace di innescare la messa in serie
sia il riconoscimento: in ogni caso, per ogni riconoscimento interno (per ogni
dbrayage cognitivo) di fatto si produce un testo interno che a sua volta pu
ammettere il ritrovamento di pi lavori in parallelo. Questa compresenza di lavori
semiotici, in serie e in parallelo, non in effetti descritta dal modello del testo-
tessuto, che suppone un unico lavoro alla sua origine (quello della tessitura): i
modi di produzione richiedono di passare ad un modello del testo come territorio:
superficie su cui si iscrive una pluralit di tracce di soggetti diversi (perch
responsabili di diversi lavori). Non a caso, il metalavoro semiotico per Eco si
avr modo di discuterlo pi avanti- lesplorazione di terra, che lascia tracce su un
superficie gi iscritta15.
13Per la tipologia dei regimi di osservazione cfr. Fontanille 1989.14Come notava Eco discutendo seminarialmente le considerazioni che si stanno qui sviluppando, la milgiorfigura di questa produzione di rappresentazione Hollywood o Cinecitt (U. Eco, com. pers., Seminario di
semiotica intepretativa, SSSUB, 21/04/2004)15Il testo-territorio allora un insieme di tracce che risultano dalla stratificazione di una molteplicit di lavorisemiotici. In quanto superficie arbitrariamente ritagliata su cui depositano segni di attivit segniche
potenzialmente eterogenee il testo-territorio rappresenta une grandeur considre anterieurment son analyse(Greimas e Courts 1979, v. Texte, 5). La pertinenza analitica, selezionando le tracce, trasforma il testo-territorioin testo-tessuto, il quale nest constitu que des lments smiotiques conformes au projet thorique de sadescription (Greimas e Courts 1979, v. Texte, 5). Il testo-territorio eccede e precede il testo-tessuto, ed ilrisultato dellinquadramento richiesto dal principio di enunciativit. In una fotografia digitale il lavoro di replica
di unit cromatiche discrete tipicamente non ha commercio con il lavoro di riconoscimento interno: i due modicondividono lo stesso testo-territorio e la pertinenza analitica seleziona il modo di rilievo, tipicmaente quello delriconoscimento rappresentazionale. Tuttavia se limmagine risultante sottocampionata emerge chiaramente la
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6. Tipologia dei modi di produzione, IIIb: continuum
Il parametro che occupa il terzo posto nella formulazione echiana concerne:
(iii) il CONTINUUM DA FORMARE, che pu essere OMOMATERICO O
ETEROMATERICO, un continuum essendo omomaterico quando lespressione
formata della stessa materia del possibile referente, eteromaterico in tutti gli altri casi
(in cui, se non motivato da un legame causale col referente possibile, il continuum
pu venir scelto arbitrariamente) (TSG: 289).
Se dunque la tipologia si propone come una teoria dellespressione che non pertinentizza il
contenuto (se non per la via implicita della ratio difficilis), tuttavia essa assume tra i suoi
parametri costituenti, attraverso la materia, il referente possibile di una espressione senzacontenuto. Perch proprio il referente dopo instancabili ammonimenti sul rischio di una
fallacia referenziale? La discussione sul referente (che coincide con la sua semiotizzazione)
occupa i capitolo 3.2. e 3.3. del Trattato, dove, secondo la nota prudenza di Eco, il
problema del fattuale viene introdotto postulando lesistenza di circostanze extrasemiotiche
(TSG: 211), che lavorano (kantianamente) sullo sfondo di ogni fenomeno di produzione
segnica (211): proprio il fatto che la semiosi viva come fatto in un mondo di fatti limita
lassoluta purezza delluniverso dei codici (TSG: 211). Si tratta allora di distinguere tragiudizio semiotico e fattuale, secondo la riformulazione pi maneggevole nel contesto
semiotico (TSG: 212) dellopposizione tra sintetico e analitico: il giudizio semiotico
predica di un dato contenuto (una o pi unit culturali) le marche semantiche gi attribuitegli
da un codice prestabilito, quello fattuale predica invece marche semantiche non attribuitegli
precedentemente dal codice (TSG: 212). Il passaggio tra fattuale e semiotico avviene
necessariamente attraverso la mediazione di un terzo tipo di giudizio, quello metasemiotico
(TSG: 213-214), che sancisce lascrizione del fattuale al semiotico. Ora, la relazione tra
semiotico e fattuale (in quanto definita dalla semiotica) gi internaal semiotico, poich
ricondotta alla dialettica tra codici e messaggi (TSG: 215): cos, semplicemente, gli asserti
fattuali sono un esempio di creativit permessa dalle regole del codice (215). La verifica
del giudizio fattuale non pu che rimandare allora ad altre operazioni mediatrici (TSG: 214,
prudentemente in nota 2). Ricondotta -senza scampo- la coppia analitico vs.fattuale al
scansione in pixel: si registra qui una interferenza intermodale (tra i modi) che si impone alla pertinenza
analitica. Da Courbet e Delacroix fino allinformale il testo-territorio del quadro risulta quantomeno stratificatodoppiamente: in esso depositano in forma complessa e ambigua il fare dellimpronta e quello delriconoscimento.
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semiotico, il capitolo 3.3. pu affrontare il problema di un altro tipo di giudizi fattuali, quelli
indicali (TSG: 218). La mossa echiana consiste nel riportare sempre il referente alla
mediazione di ununit culturale, riconducendo il giudizio indicale ad una relazione
metasemiotica tra due oggetti semiotici relati vicendevolmente attraverso puntatori, intesi
come elementi toposensitivi che possono fare uso di marche di prossimit (TSG: 220-
221). Nel giudizio indicale /questo un gatto/ si tratter di paragonare due oggetti
semiotici, vale a dire il contenuto di una espressione linguistica con il contenuto di un atto
percettivo, dove l atto percettivo nel suo complesso indica una funzione semiotica
percettiva, in cui tecnicamente si ha espressione e contenuto (TSG: 227). Definitivamente,
latto di riferimento cos una correlazione riferita alla stesso semema: gli elementi del
piano del contenuto di un codice coincidono soddisfacentemente con gli elementi del
contenuto di un altro codice (TSG: 222). Il referente ricondotto al contenuto, cio ad una
descrizione interna alla semiotica. O meglio, la referenzialit una relazione tra oggetti
semiotici: nellesempio del gatto, tra lingua naturale e percezione. Ritornando alla tipologia,
attraverso questa definizione si evita del tutto la fallacia referenziale che pareva
inizialmente turbarne la costruzione. Che nella tipologia il referente sia inteso come relazione
di referenzialit diventa ovvio dove si osservi che il parametro binario, poich ammette
soltanto i due valori omomatericit vs. eteromatericit, la cui definizione , appunto,
relazionale: non si d cio definizione della materia in quanto tale ma soltanto come relazione
tra due entit semiotiche, espressione e referente. Se per il referente ricondotto al
contenuto, allora questultimo, sotto le mentite spoglie della materia del primo, rientra come
dimensione pertinente proprio nella costruzione della tipologia, in contrasto con quanto
affermato a proposito dellindipendenza della classificazione dalla correlazione tra
espressione e contenuto. Si tratter infatti di effettuare un paragone come richiesto da un
atto di riferimento (simulato: si tratta di un referente possibile) tra lespressione ed un
contenuto, pensato come selezione dei tratti di matericit di un produttore (referenzialit).Che cos allora la teoria della produzione segnica? una peculiare definizione
dellinterpretazione (la quale, come gi discusso, propriamente produzione per la
semiotica echiana) come inferenza abduttiva che correla unespressione a un contenuto,
inferenza intesa come ricostruzione (riconoscimento) di una isotopia di produzione. Isotopia
perch, propriamente, si tratta, rispetto allinnesco del possibile enciclopedico a partire
dallespressione, di selezionare un percorso sul grafo enciclopedico che attivi le marche
semantiche relative alla costruzione dellespressione. In questo senso, e solo in questo, si pudire che la tavola registra il modo in cui le espressioni sono fisicamente prodotte e non il
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modo in cui sono correlate al contenuto (TSG: 284). Non , ad esempio, in discussione lo
spettro semantico del semema impronta nella sua complessit: ma soltanto la sua
componente fisica. Il contenuto pertinente cio solo quello relativo allinterazione tra
corpi che lespressione permette di inferire (o meglio che lintepretazione costituisce gi in
quanto espressione di un contenuto). Si gi detto che di questa interazione si pu fare una
fisica, anzi una fisica della materia significante. Di qui la rilevanza di impronta della
Madonna del cardellino: poich la materia, necessariamente, materia fisica, nellarte
produrre significa produrreuna materia, e lopera non altro che materia prodotta. Se
nellenunciato precedente si sostituiscono alle occorrenze di produrre le opportune
occorrenze di formare si ottiene una citazione dallintroduzione 1988 di Pareyson alla sua
Estetica16, che, come sa perfettamente lallievo Eco a partire da Operaaperta, una teoria
della formativit, per la quale, ad esempio, leggere significa eseguire , cio
ripercorre il modo in cui lopera legge a s stessa: e cio, secondo una considerazione
non tanto genetica quanto piuttosto dinamica, legge del processo di cui risultato
(Pareyson 1988: 11). La teoria della produzione segnica sembra allora rendere conto di una
formativit generale, semioticamente estesa e riarticolata, cos da comprendere gli affreschi
di Piero della Francesca (TSG: 253) e le impronte della lepre e del coniglio (TSG: 290) (come
in fondo gi voleva Pareyson nella discussione sul bello naturale17).
Ad avvicinare la dimensione del continuum materico si osserva agevolmente come si diano
due disgiunzioni. In primo luogo, eteromaterico si oppone a omomaterico: in
questultimo caso loggetto, visto come pura espressione, fatto della stessa materiadel suo
possibile referente (TSG: 295). La definizione permette di capire cosa si possa intendere con
materia e con referente: questultimo, si detto, lunit di contenuto veicolata. In quanto
semema, questo contenuto sar dotato di una marca di matericit (la materia, appunto) che,
nel caso dellomomatericit, coappartiene anche allespressione. In altre parole, quanto qui
risulterebbe che lomomatericit unaltra forma di ratio difficilis, che si opponeallindipendenza propria della eteromatericit tra rappresentazione componenziale
dellespressione e del contenuto. Nel caso delleteormatericit, si ha poi lopposizione tra
motivato e arbitrario che mette in asse le prime regioni rispetto alle ultime sei nellambito
di una comune indipendenza delle marche dellespressione rispetto al contenuto-referente.
Nella prospettiva del Trattatto le prime tre categorie sono rese omogenee dallessere i
16Nellarte formare significa formare una materia, e lopera non altro che materia formata (Pareyson 1988:
10).17Anche la contemplazione del bello naturale , al tempo stesso, visione di forme e produzione di forme,Pareyson 1988: 216).
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prodotti dello stesso tipo di lavoro, il riconoscimento, ed in questo possono essere opposte,
allo stesso livello, alle ultime sei, che sono prodotte sia per replica che per invenzione. Se si
assume per che lomogeneizzazione livellare non regga, diventa allora necessario ridiscutere
lopposizione tra eteromaterico motivato ed arbitario.
Ad esempio, si considerino sintomi e unit combinatorie: in entrambi i casi si assiste alla
completa indipendenza dellespressione dal referente, e ad una relazione di
codifica/decodifica molto forte. Da un lato
le repliche pi eseguite sono i suoni della lingua verbale: unit espressive prodotte
per ratio facilis, formando un continuum del tutto estraneo a quello dei possibili
referenti, e arbitrariamente correlate a una o pi unit di contenuto (TSG: 298).
Daltra parte, la semeiotica medica definisce un alfabeto sintomatico la cui decifrazionesembra assumere le forme del modello pi forte e tipico del linguaggio verbale: codici forti
come quelli della sintomatologia medica arrivano spesso a definire rapporti di necessit vicini
allequivalenza (SFL: 46 ). Ora, nel riconoscimento dei sintomi [] il contenuto la classe
di tutte le possibili cause (alterazioni organiche o funzionali) (TSG: 291) mentre nelle
discussione sulle repliche di unit combinatorie si ricorda invece che le espressioni sono
arbitriamente correlate a una o pi unit di contenuto (TSG: 297). Questultima annotazione
particolarmente interessante perch irrilevante rispetto alla definizione dei modi di
produzione (che indipendente dal contenuto, come ricordato pi volte). In effetti, di nuovo
lo stesso problema: il linguaggio verbale riconosciuto come sintomo di cui si ricostruisce
una sintassi di produzione che prevede la replica di unit discrete (nelle teorie motorie,
proprio larticolazione fonatoria). Ancora, si consideri la relazione tra impronte e congruenze
o proiezioni. Detto nella forma pi compatta possibile, quella di Semiotica e filosofia del
linguaggio, unimpronta dice che,seuna data configurazione su una superficie imprimibile,
allora una data classe di agenti impressori (SFL: 45). Si prenda invece il caso delle
congruenze (o calchi) e delle proiezioni che si dispongono lungo un continuum di
trasformazioni (TSG: 320). Lesempio prototipico di congruenze quello delle maschere
mortuarie: in esse punti nello spazio fisico dellespressione [] corrispondono a ciascun
punto nello spazio fisico di un oggetto reale (TSG: 321; al di l del problema, effettivamente
di rilievo, della duplicit dello stampo come positivo/negativo, coome nota Basso, in
Fontanille 2004). Nelle proiezioni invecesi ha che punti nello spazio delloccorrenza
espressiva [] corrispondono a punti selezionati nello spazio di un modello semantico
(TSG: 322): a differenza di quanto avviene nelle congruenze, nelle proiezioni si ha selezione
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dei punti e assenza di rispetto della metrica. Che differenza c tra impronte e
congruenze/proiezioni? Si potrebbe dire con Eco che la domanda semplicemente mal posta,
poich in un caso di tratta di riconoscere un gi prodotto, nellaltro di produrre un non ancora
prodotto. Tuttavia, questa relazione stretta tra impronte e proiezioni dimostrata dal fatto che
linterprete ingenuo legge ogni proiezione come impronta e cio come la
trasformazione diretta dalle propriet di una cosa reale; mentre la proiezione sempre
il risultato di convenzioni trasformative per cui determinate tracce su una superficie
sono stimoli che spingono a TRASFORMARE ALLINDIETRO e a postulare un tipo
di contenuto l dove di fatto c solo una occorrenza di espressione (TSG: 322).
Di nuovo, si osserva come la focalizzazione sia centrata sullinterprete anche nel lavoro di
invenzione: solo a questa condizione infatti impronte e proiezioni sono comparabili. E sono
comparabili perch in entrambe si assiste al problema della relazione di iscrizione su una
superficie che richiede un comune lavoro di trasformazione allindietro: la differenza tra
impronta e proiezione consiste allora nelle propriet della cosa reale che la prima
presuppone per defaultfigurativo.
Infatti,
se, nella figura 39, le impronte (anche se replicate invece che riconosciute) non sono
state classificate come trasformazioni pure (e quindi poste sotto la rubrica delle
invenzioni) cera una buona ragione. Perch nel caso dellimpronta il modello
culturale preesiste. Limpronta trasforma da qualcosa che gi conosciuto (TSG:
314).
Si vede allora come la differenza consista esclusivamente nella presenza/assenza di un
modello culturale preesistente. A parit di condizione eteromaterica, tra il lato sinistro e il
lato destro della Figura 39 si assiste cos ad una sorta di depurazione geometrico-algebrica di
una figurativit naturale per cui il sintomo viene letto come unit combinatoria e limpronta
come proiezione. Quello che avviene che, dove fallisce una prima figurativit del
riconoscimento immediato (dove leteromatericit non riesca ad essere motivata), si rivela
necessario passare ad una seconda figurativit, intesa come ricostruzione di una soggettivit
almeno operazionale. C qualcosa impresso in terra: se non si sa quale possa essere
limpressore, lo si legge al minimo come risultato di unoperazione da cui abdurre tratti del
soggetto operatore (arbitrariet delleteromatericit). Oppure, ingenuamente, si suppone
di riconoscere senza troppi problemi un impressore stereotipico laddove lo sguardo attento,
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una lettura altra o seconda, ricostruirebbe unoperazione che metterebbe in questione lo
statuto di impronta di quella proiezione.
7. Tipologia dei modi di produzione, IIIc: modo di articolazione
Questo aspetto pare essere confermato dal terzo parametro di costruzione della tipologia, che
concerne
(iv) il MODO e la COMPLESSIT DELLARTICOLAZIONE, che va da sistemi
che prescrivono precise unit combinatorie (codificate e ipercodificate) a sistemi che
presentano testi inanalizzati (TSG: 285).
Il movimento che la definizione suggerisce sembra in realt una partizione tra due regioni,
quella delle unit grammaticalizzate prestabilite, codificate e ipercodificate con diversemodalit di pertinentizzazione e quella dei testi proposti e ipocodificati (TSG: 288): la
prima comprende tutti i modi fino alle unit combinatorie, la seconda le invenzioni, con in
mezzo le due categorie difficili delle