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Le slide dell'intervento di Lorenzo Gasparrini, presentate nel corso del seminario "Giornalismi e sessismi: un problema di linguaggio e competenze". Il seminario è stato promosso e organizzato dall'associazione "Io sono bellissima" e si è svolto a Lecce il 18 ottobre 2014.

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Page 1: seminario #iosonobellissima "Giornalismi e sessismi: un problema di linguaggio e competenze": intervento di Lorenzo Gasparrini

presenta

Giornalismi e sessismi:

un problema di linguaggio e competenze

Sabato 18 ottobre 2014 Sala Conferenze del Rettorato dell'Università del Salento

Piazza Tancredi 7 – Lecce

Con il patrocinio di:

Corso di Laurea in Filosofia Facoltà di Scienze della Formazione, Scienze Politiche e Sociali dell'Università del Salento

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Perché il plurale?

"Giornalismi e sessismi" 2014 – Lorenzo Gasparrini - 2 / 10

Giornalismi

Perché nel lavoro del giornalista entrano in gioco diverse competenze, diverse capacità, diversi poteri e gerarchie – tutti immersi nel contesto culturale del quale il giornale e il giornalista fa parte.

Sono problemi giornalistici sia il linguaggio con il quale si scrivono i pezzi, sia come vengono presentati e disposti nel giornale, sia chi ne decide o cambia il contenuto, il titolo o la posizione.

Sessismi

Perché le discriminazioni riguardo il genere sessuale possono essere attuate in tanti modi e verso gruppi diversi.

Si può discriminare – volontariamente o meno - sia chi viene descritto in un articolo, sia chi lo legge; e si può discriminare sia attraverso la scelta di alcune parole, sia scegliendo la posizione o il modo di presentare le informazioni all'interno del giornale.

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Dal 5 agosto 1981 (abrogazione del delitto d'onore) l'espressione delitto passionale non è stata abbandonata. Il riferimento alla passione è un giudizio attenuante, perché fa riferimento a uno stato mentale alterato del (presunto) colpevole. Prima di investigatori, giudici, processo.

Raptus, termine medico, nella cronaca è un'altra locuzione assolutoria: elimina la premeditazione, la lucidità, la ferma intenzione di fare del male del (presunto) colpevole. Non è compito del giornalista.

Non si fa violenza in nome dell'amore.

Raccomandazioni della Ifj per l’informazione sulla violenza contro

le donne

2. Usare un linguaggio esatto e libero da pregiudizi. L'eccesso di dettagli rischia di far precipitare il reportage

nel sensazionalismo. Così come l'assenza di dettagli rischia di ridurre

o banalizzare la gravità della situazione.

6. Utilizzare l'opinione di esperti come quelli dei centri antiviolenza.

Delitto passionale, raptus, follia, pazzia...

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La maggioranza degli articoli relativi a fatti di sangue, aggressioni, stupri, subiti da donne descrivono il (presunto) colpevole come una persona normale. Si accentua il carattere occasionale e/o inspiegabile del delitto o del reato commesso.

La donna è molto spesso identificata con il suo ruolo o un suo attributo: lei è la moglie, la compagna, “la brasiliana”, la segretaria, la ragazza, la ballerina, la “ex”. Si insinua così che la sua attività o il suo status hanno avuto un ruolo di corresponsabilità in quanto è capitato.

Testo

Il bravo ragazzo e la vittima

Raccomandazioni della Ifj per l’informazione sulla violenza contro le

donne

3. Le persone colpite da questo genere di trauma non sempre desiderano venir

definite "vittime".

7. Raccontare la vicenda per intero: spesso i media isolano degli incidenti

specifici e si concentrano sul loro aspetto tragico.

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E' chiaro che se ogni femminicidio o stupro o violenza di genere viene descritto come un “delitto passionale succeduto a un raptus di follia di un bravo ragazzo”, è impossibile comprendere tutti questi atti violenti come facenti parte di un fenomeno sociale più complesso e non occasionale.

Un numero impressionante di articoli di giornale che descrivono femminicidi, stupri e altre forme di aggressione di genere assumono come inevitabile la corresponsabilità della donna.

Testo

Sono solo episodi, e lei l'ha provocato

Raccomandazioni della Ifj per

l’informazione sulla violenza contro le donne

2. Evitare di colpevolizzare in qualche modo la persona sopravvissuta alla

violenza o di far intendere che è responsabile degli atti di violenza

subiti.

6. L'uso di statistiche e informazioni sull'ambito sociale permette di

collocare la violenza nel proprio contesto. I lettori e gli spettatori hanno bisogno di una informazione su larga

scala.

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Queste espressioni e il loro uso abituale sono la manifestazione della presenza culturale di un numero enorme di pregiudizi e luoghi comuni sui ruoli sociali di ciascun genere, come la parte emersa di un iceberg di sessismi.

Esempi: l'uomo non può stare per un certo tempo senza fare sesso, altrimenti sta male; la donna dice no per dire sì; esistono luoghi nei quali la sola presenza indica la propria disponibilità sessuale incondizionata; una donna deve sempre gradire un complimento sul suo aspetto fisico, altrimenti ha qualcosa che non va; ...

Secondo lo stesso schema, lasciare un uomo per un altro, andarsene di casa, decidere o minacciare di lasciare il compagno, vestirsi con tacchi, minigonna, scollature, negare un appuntamento, un bacio, sottrarsi a un abbraccio, sono raccontati come ciò che ha “scatenato il raptus”.

Ma non sono provocazioni, sono libertà. Descriverle come provocazioni significa credere a uno schema sessista di comunicazione, possesso, potere.

"L'uomo è cacciatore"

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Spazi, sfumature, luoghi, posizioni La colonna infame

Per raccogliere i clic dei navigatori del web, il metodo notoriamente più semplice è usare il corpo delle donne. La colonna più a destra dei siti dei quotidiani è dedicata al gossip, a gallery fotografiche, a “curiosità” raramente non impersonate da donne in bikini o simili.

Giudicare i propri lettori come dei maschi costantemente eccitati è sessismo.

«La scienza va premiata»

Imbarazzanti sessismi spacciati per articoli

scientifici. Qualche titolo: SE DONNA GUADAGNA DI

PIÙ, UOMO VA VERSO VIAGRA

SPERMA, ANTIDEPRESSIVO NATURALE PER LE DONNE

L'ENDOMETRIOSI RENDE LA DONNA PIÙ ATTRAENTE

A COSA SERVE L’ORGASMO FEMMINILE? "RICOMPENSA"

PER IL RAPPORTO

CASALINGHE, IL MESTIERE GIUSTO PER PROTEGGERSI

DAL CANCRO AL SENO

I ghetti rosa

Sezioni e spazi nel quale trovano posto gli articoli pensati e scritti per il “pubblico femminile”. In questi spazi – e solo in questi – compaiono spesso interessanti articoli che affrontano questioni di genere; ma posizionati lì, nessun uomo li leggerà mai.

Pensare che le questioni di genere, il femminismo, l'antisessimo, siano argomenti per le donne, è sessismo.

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Personaggi e interpreti Marisa Deimichei,

4/9/2013, “Ribellatevi alla prima violenza. Dopo è

sempre troppo tardi” In una lettera alla direttrice una donna racconta la sua vita coniugale (30 anni) fatta di botte, soprusi, violenze varie anche alla figlia.

Deimichei («da quando siamo nate non facciamo che combattere la battaglia contro la violenza maschile»), se la prende con lei, con la sua incapacità di reagire ai primi segnali, con la sua volontaria reclusione in una situazione ora difficile da dimostrare e comprovare.

TUTTI quelli che lavorano nelle questioni di genere sanno che le vittime di violenza non vanno MAI colpevolizzate.

Il Giorno, 11/9/2013, “Uccide la moglie a coltellate e ferisce

gravemente l'amante”

«L’uomo va su tutte le furie e medita vendetta. Ma come? Lui si sacrifica, sta lontano dalla famiglia, manda a casa i soldi necessari per vivere e quando torna, trova sua moglie con un altro?»

Alle proteste di una lettrice, il giornalista si difende così: “Non esalto assolutamente il femminicidio, me ne guardi e scampi il cielo! In ogni caso il marito tradito non se l'è presa solo con la moglie, ma anche con l'amante.”

Peter Gomez, 25/6/2012, “Rifondare l’Italia.

Partendo dalle donne” «Per quanto ci riguarda possiamo, comunque, fare una cosa sola. Impegnarci con i lettori e le lettrici a tenere alta l’attenzione contro tutte le discriminazioni di genere. A fornire più informazioni e a raccontare storie (di ogni tipo) anche con un punto di vista femminile. Per questo (ma non solo) nasce oggi la nuova sezione Donne di Fatto, ideata e scritta (in grande maggioranza) da colleghe. Nel corso di questi mesi ci siamo infatti resi conto che una sezione di questo tipo era necessaria per obbligare la redazione ad occuparsi con costanza di temi che per conformismo (ma non solo) spesso finivamo per ignorare. Donne di Fatto sarà così per noi una sorta di legge che alla lunga, speriamo, finirà per cambiare molte nostre convinzioni e modi di intendere questo mestiere. E, forse, alla fine ci renderà migliori».

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Cosa fare, e perché?

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Cosa

La proposta è: il giornalismo non deve veicolare la violenza di cui parla. Se adopera linguaggi e schemi sessisti, purtroppo se ne rende responsabile.

Quindi si potrebbe, senza grande sforzo:

1) Osservare i dieci suggerimenti IFJ;

2) Evitare luoghi comuni e stereotipi che già si evitano per tanti altri

argomenti e situazioni nella pratica giornalistica;

3) Diffondere queste pratiche ai colleghi.

Perché

La disparità di vantaggi degli uomini eterosessuali nei riguardi degli altri

generi è inaccettabile anche per loro.

“Man look at women. Women watch themselves being looked at”.

John Berger, Ways of seeing, 1972

La costruzione della propria mascolinità, della virilità,

dell'adesione al patriarcato ha un prezzo sociale altissimo.

Il sessismo è veicolato dal linguaggio ma è efficace in molti altri luoghi.

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Consigli bibliografici

"Giornalismi e sessismi" 2014 – Lorenzo Gasparrini - 10 / 10

Loredana Lipperini, Michela Murgia, L'ho uccisa perché l'amavo. Falso!,

Laterza

Graziella Priulla, Parole tossiche. Cronache di ordinario sessismo,

Settenove

giovannacosenza. wordpress.com

comunicazionedigenere. wordpress.com

lorenzogasparrini.noblogs.org