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Seminario Impianti IPPC: autorizzazione integrata ambientale per gli allevamenti intensivi 22 aprile 2005 Centro Congressi Torino Incontra Sala Giolitti Via Nino Costa, 8 - TORINO PROGRAMMA ore 9.00 Apertura dei lavori GUIDO BOLATTO - Segretario Generale della Camera di commercio di Torino FRANCESCO PAVONE - Direttore dell’Area Risorse Idriche e Qualità dell’Aria della Provincia di Torino ore 9.30 Le linee guida ministeriali per l’identificazione delle migliori tecniche disponibili per gli allevamenti intensivi ricadenti in IPPC CLAUDIO FABBRI - CRPA: CENTRO RICERCHE PRODUZIONI ANIMALI ore 10.00 Gli aspetti sanitari degli allevamenti intensivi di pollame, suini e scrofe UGO BALDI - REGIONE PIEMONTE SANITÀ ore 10.30 COFFEE BREAK ore 11.00 Gli allevamenti intensivi nella provincia di Torino: caratteristiche, tecniche di allevamento e prospettive future MASSIMO BOASSO - ARPA PIEMONTE ore 11.30 La modulistica IPPC della Provincia di Cuneo per la presentazione delle istanze di autorizzazione integrata ambientale MARIANO SERENO - PROVINCIA DI CUNEO ore 12.00 DIBATTITO ore 13.00 CHIUSURA DEI LAVORI Per ulteriori informazioni: Camera di commercio di Torino – Rosalba Del Vecchio – tel. 011 5716950 Provincia di Torino – Rossella Orsogna – tel. 011 8613858

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Seminario

Impianti IPPC: autorizzazione integrata ambientale per gli allevamenti intensivi

22 aprile 2005 Centro Congressi Torino Incontra

Sala Giolitti Via Nino Costa, 8 - TORINO

PROGRAMMA

ore 9.00 Apertura dei lavori

GUIDO BOLATTO - Segretario Generale della Camera di commercio di Torino FRANCESCO PAVONE - Direttore dell’Area Risorse Idriche e Qualità dell’Aria della

Provincia di Torino

ore 9.30 Le linee guida ministeriali per l’identificazione delle migliori tecniche disponibili per gli allevamenti intensivi ricadenti in IPPC CLAUDIO FABBRI - CRPA: CENTRO RICERCHE PRODUZIONI ANIMALI

ore 10.00 Gli aspetti sanitari degli allevamenti intensivi di pollame, suini e scrofe

UGO BALDI - REGIONE PIEMONTE SANITÀ

ore 10.30 COFFEE BREAK

ore 11.00 Gli allevamenti intensivi nella provincia di Torino: caratteristiche, tecniche di allevamento e prospettive future

MASSIMO BOASSO - ARPA PIEMONTE

ore 11.30 La modulistica IPPC della Provincia di Cuneo per la presentazione delle istanze di autorizzazione integrata ambientale

MARIANO SERENO - PROVINCIA DI CUNEO

ore 12.00 DIBATTITO

ore 13.00 CHIUSURA DEI LAVORI

Per ulteriori informazioni: Camera di commercio di Torino – Rosalba Del Vecchio – tel. 011 5716950 Provincia di Torino – Rossella Orsogna – tel. 011 8613858

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22 aprile 2005

Autorizzazione Integrata AmbientaleAutorizzazione Integrata Ambientale

e allevamenti intensivie allevamenti intensivi

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L’Autorizzazione Integrata AmbientaleL’Autorizzazione Integrata Ambientale

L’autorizzazione integrata ambientale sostituisce ad ogni

effetto ogni altro visto, nulla osta, parere o autorizzazione

ambientale previsti dalle disposizioni di legge dalle

relative norme di attuazione, salva la normativa in

materia di rischi di incidente rilevante

E’ il provvedimento che autorizza l’esercizio di un impianto

o di parte di esso a determinate condizioni che devono

garantire che l’impianto sia conforme ai principi del D. Lgs.

372/99. Una autorizzazione integrata ambientale può valere

per uno o più impianti o parti di essi, che siano localizzati

sullo stesso sito e gestiti dal medesimo gestore.

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Determinazione delle condizioni di autorizzazioneDeterminazione delle condizioni di autorizzazione

Principi:Principi:

devono essere prese le opportune misure di prevenzione

dell’inquinamento, applicando in particolare le BAT;

non si devono verificare fenomeni di inquinamento significativi;

deve essere evitata la produzione di rifiuti; in caso contrario i

rifiuti sono recuperati o, ciò sia tecnicamente ed economicamente

impossibile, sono eliminati evitandone e riducendone l’impatto

sull’ambiente ex D. Lgs. 22/97;

l’energia deve essere utilizzata in modo efficace;

devono essere prese le misure necessarie per prevenire gli

incidenti e limitarne le conseguenze;

deve essere evitato qualsiasi rischio di inquinamento al momento

della cessazione definitiva delle attività e il sito stesso ripristinato

ex D.M. 471/99

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Attuazione della Dir. 96/61/CE in ItaliaAttuazione della Dir. 96/61/CE in Italia

D. Lgs 372/99: Impianti esistenti

Dir. 96/61/CEDir. 96/61/CE

Nuovo decreto in fase di

pubblicazione di integrale

recepimento della direttiva

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Tempistica di attuazioneTempistica di attuazione

D. Lgs. 372/99 Nuovo Decreto?D. Lgs. 372/99 Nuovo Decreto?

Dir. 96/61/CEDir. 96/61/CE

30/10/96 30/10/99

10/11/99 30/04/2005 30/10/2007

30/10/2007

30 aprile di ogni anno: Dichiarazione INES30 aprile di ogni anno: Dichiarazione INES

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Provvedimenti da adottareProvvedimenti da adottare

D. Lgs. di integrale recepimento dir. 96/61/CE

D.M. linee guida per l’individuazione e l’utilizzazione

delle migliori tecniche disponibili (art. 3, comma 2, D.Lgs.

372/99)

DPCM di disciplina autorizzazioni in caso di più

Autorità Competenti su unico complesso IPPC (art. 77,

comma 4, L. 289/02 – Finanziaria 2003)

D.M. di determinazione tariffe e costi di istruttoria e

controllo a carico dei gestori (art. 15, D. Lgs. 372/99)

Legislativi e attuativiLegislativi e attuativi

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Calendario presentazione istanze IPPCCalendario presentazione istanze IPPC

Allevamenti intensiviAllevamenti intensivi

30/04/2005Impianti per l’allevamento intensivo

di pollame > 40.000 capi

6.6 a)

30/06/2005Impianti per l’allevamento intensivo

di scrofe > 750 capi

6.6 c)

30/05/2005Impianti per l’allevamento intensivo

di suini > 2.000 capi

6.6 b)

ScadenzaAttività/ SogliaCod.

IPPC

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StrumentiStrumenti

Fac-simile di modulistica per la presentazione dell’istanza

Un solo interlocutore: la Provincia di Torino

BRef e Linee guida ministeriali

Supporto da parte della Provincia di Torino e delle

Associazioni di categoria

Un punto informativo: lo Sportello Ambiente della

Provincia di Torino

Per l’impresaPer l’impresa

Sperimentazione del procedimento con casi pilota

Conferenza dei Servizi con gli attori coinvolti

BRef e Linee guida ministeriali

Per la P.A.Per la P.A.

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BATBAT

BEST - MIGLIORI

Le tecniche più efficaci per ottenere un elevato livello di protezione

dell’ambiente nel suo complesso

AVAILABLE - DISPONIBILI

Condizioni di applicazione economicamente e tecnicamente valide

nell’ambito del pertinente comparto industriale, prendendo in considerazio-

ne i costi e i vantaggi, indipendentemente dal fatto che siano o meno

applicate o prodotte in ambito nazionale, purchè il gestore possa avervi

accesso a condizioni ragionevoli.

TECNIQUES - TECNICHE

Sia le tecniche impiegate sia le modalità di progettazione, costruzione,

Manutenzione, esercizio e chiusura dell’impianto

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BrefBref e linee guida ministerialie linee guida ministeriali

Bref

Approvati formalmente 16 BAT References su 33 settori

industriali interessati dalla normativa IPPC.

Sono da terminare ulteriori 16 Bref.

http://eippcb.jrc.es/pages/FActivities.htm

Linee guida ministeriali

12 linee guida ministeriali (carta, calce, metalli ferrosi,

allevamenti, argilla espansa, incenerimento, macelli e carcasse,

oli usati, cemento, concia pelli, impianti selezione, sistemi di

monitoraggio)

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BRefBRef

BAT References

Documenti tecnici di riferimento per specifici comparti

industriali contenenti l’indicazione di tutte le BAT del settore.

Redatti da parte dell’IPPC Bureau di Siviglia al quale

partecipano:

Esperti Stati Membri

Esperti Associazioni

Industriali

Esperti ONG

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Modulistica di presentazione istanzaModulistica di presentazione istanza

Istanza

Sintesi non tecnica

Schede Tecniche

e Relazioni

Altri eventuali allegati

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…la domanda deve comunque descrivere:

a) L’impianto, il tipo e la portata delle sue attività;

b) Le materie prime e ausiliarie, le sostanze e l’energia

usate o prodotte dall’impianto;

c) Le fonti di emissione dell’impianto;

d) Lo stato del sito di ubicazione dell’impianto;

e) Il tipo e l’entità delle emissioni dell’impianto in ogni

settore ambientale, nonchè un’identificazione degli effetti

significativi delle emissioni sull’ambiente;

Art. 4 D. Art. 4 D. LgsLgs. 372/99. 372/99

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…la domanda deve comunque descrivere:

f) La tecnologia utilizzata e le altre tecniche in uso per

prevenire le emissioni dall’impianto oppure per ridurle;

g) Le misure di prevenzione e di recupero dei rifiuti

prodotti dall’impianto;

h) Le misure previste per controllare le emissioni

nell’ambiente;

i) le altre misure previste per ottemperare ai principi di

cui all’art. 3

Deve altresì contenere una sintesi non tecnica dei dati di cui

alle lettere precedenti.

Art. 4 D. Art. 4 D. LgsLgs. 372/99. 372/99

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La Relazione deve riportare:

Individuazione dei BRef pertinenti o di altre eventuali linee guida;

Individuazione delle BAT applicabili (evidenziando se le BAT sono

applicabili al complesso dell’attività IPPC, ad una singola fase o a

gruppi di esse opp. a specifici impatti ambientali;

Discutere come si colloca il complesso IPPC in relazione agli aspetti

significativi indicati nelle BAT (tecnologie, tecniche di gestione,

indicatori di efficienza ambientale, ecc…), confrontando i propri

fattori di emissione o livelli emissivi, con quelli proposti nel BRef;

Ove non disponibili BRef o altre eventuali linee guida, l’azienda deve

comunque valutare le proprie prestazioni ambientali, alla luce delle

tecniche disponibili, individuando gli indicatori che ritiene

maggiormente applicabili alla propria realtà produttiva.

Valutazione Ambientale Integrata Valutazione Ambientale Integrata -- Scheda DScheda D

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L’impresa nella domanda di autorizzazione dovrà dimostrare che la

propria “performance ambientale” è conforme a quella ottenibile con

con le BAT oppure dovrà specificare gli impegni che intenderà

assumere entro il 30/10/2007 per adeguarvisi.

L’Autorità Competente non potrà obbligare l’utilizzo di una specifica

BAT ma dovrà fissare valori limite di emissione che:

si baseranno sulle BAT;

non potranno essere meno restrittivi di quelli stabiliti dalla

normativa vigente;

terranno conto dello stato dell’ambiente circostante (piani di

tutela,.);

se del caso, potranno essere sostituiti con fattori di emissioni o

parametri tecnici equivalenti.

Pertanto:Pertanto:

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Per ulteriori informazioniPer ulteriori informazioni

Sportello Ambiente

della

Provincia di Torino

Via Valeggio, 5 – 10128 - Torino

Orario di apertura:

Lun. – Ven. h. 9:00 – 12:00

Merc. h. 15:00 – 19:00

E-mail: [email protected]

URL: www.provincia.torino.it/ambiente

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LE MIGLIORI TECNICHE DISPONIBILI PER LA LE MIGLIORI TECNICHE DISPONIBILI PER LA RIDUZIONE DELLRIDUZIONE DELL’’IMPATTO AMBIENTALE DEGLI IMPATTO AMBIENTALE DEGLI

ALLEVAMENTIALLEVAMENTI

TorinoTorino2222 AprileAprile 20020055

C.FABBRIC.FABBRI

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sia le tecnologie impiegate nel processo produttivo per prevenire e ridurre l’inquinamento;

sia le modalità di conduzione degli impianti (densità degli animali, frequenza di svuotamento delle fosse di raccolta liquami, modalità di caricamento delle vasche di stoccaggio, ecc.).

Cosa si intende per Migliori Tecniche

Disponibili (MTD o BAT)

Per “Tecniche” si intendono:

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hanno superato la fase di sperimentazione e che possono già oggi essere inserite nel processo produttivo;

sono applicabili a condizioni economicamente sostenibili.

Per “Disponibili” si intendono le tecniche che:

Per “Migliori” si intendono quelle tecniche che, a parità di sostenibilità economica, assicurano il più elevato livello di protezione dell’ambiente nel suo complesso.

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Composti gassosi interessatiComposti gassosi interessati

Ammoniaca (NH3): Ammoniaca (NH3): diffusione gassosa

Metano (CH4): Metano (CH4): fermentazione anaerobica

Protossido di azoto (N2O): Protossido di azoto (N2O): processi di trasformazione ossido-riduttivi dell’azoto

Polveri totaliPolveri totali

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MTD per la riduzione di MTD per la riduzione di NHNH33 dai ricoveridai ricoveri

Migliori tecniche disponibili per la riduzione Migliori tecniche disponibili per la riduzione delle emissioni dai ricoveridelle emissioni dai ricoveri

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3.1.13.1.1 -- PAVIMENTO TOTALMENTE FESSURATO (PTF) PAVIMENTO TOTALMENTE FESSURATO (PTF) CON FOSSA DI STOCCAGGIO SOTTOSTANTE (SISTEMA CON FOSSA DI STOCCAGGIO SOTTOSTANTE (SISTEMA DI RIFERIMENTO)DI RIFERIMENTO)

Fattore di emissione:grassi: 3,0 kg NH3/posto annoscrofe: 3,7 kg NH3/posto anno

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3.1.53.1.5 -- PAVIMENTO PARZIALMENTE FESSURATO (PPF) PAVIMENTO PARZIALMENTE FESSURATO (PPF) CON FOSSA SOTTOSTANTE A PARETI VERTICALICON FOSSA SOTTOSTANTE A PARETI VERTICALI

Riduzione:grassi: 20-33%scrofe: 20-40%

a)

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3.1.23.1.2 -- PAVIMENTO TOTALMENTE FESSURATO (PTF) E PAVIMENTO TOTALMENTE FESSURATO (PTF) E RIMOZIONE DEI LIQUAMI CON SISTEMA A VACUUMRIMOZIONE DEI LIQUAMI CON SISTEMA A VACUUM

Fattore di emissione:grassi: 2,2 kg NH3/posto annoscrofe: 2,8 kg NH3/posto anno

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3.1.43.1.4 -- PAVIMENTO TOTALMENTE FESSURATO (PTF) PAVIMENTO TOTALMENTE FESSURATO (PTF) CON RICIRCOLO DEI LIQUAMI IN TUBI O CUNETTE CON RICIRCOLO DEI LIQUAMI IN TUBI O CUNETTE SENZA STRATO LIQUIDOSENZA STRATO LIQUIDO

Riduzione:liquame tal quale: 40%liquame aerato: 55%

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3.1.93.1.9 -- PAVIMENTO PARZIALMENTE FESSURATO (PPF) PAVIMENTO PARZIALMENTE FESSURATO (PPF) CON FOSSA SOTTOSTANTE A PARETI INCLINATE E CON FOSSA SOTTOSTANTE A PARETI INCLINATE E RIMOZIONE DEI LIQUAMI CON SISTEMA A VACUUMRIMOZIONE DEI LIQUAMI CON SISTEMA A VACUUM

Riduzione:fessurato: 60%grigliato: 66%

b)

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3.2.23.2.2 -- GABBIE CON PAVIMENTO TOTALMENTE GABBIE CON PAVIMENTO TOTALMENTE GRIGLIATO (PTG) E PIANO SOTTOSTANTE IN GRIGLIATO (PTG) E PIANO SOTTOSTANTE IN PENDENZA PER LA SEPARAZIONE DI FECI E URINEPENDENZA PER LA SEPARAZIONE DI FECI E URINE

Riduzione: 30-40%

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4. MTD per la riduzione di 4. MTD per la riduzione di NH3 dai ricoveri avicoliNH3 dai ricoveri avicoli

Migliori tecniche disponibili per la riduzione Migliori tecniche disponibili per la riduzione delle emissioni dai ricoveridelle emissioni dai ricoveri

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4.1.14.1.1 -- GABBIE CON SOTTOSTANTE FOSSA DI GABBIE CON SOTTOSTANTE FOSSA DI STOCCAGGIO PROLUNGATO NON VENTILATO STOCCAGGIO PROLUNGATO NON VENTILATO (SISTEMA DI RIFERIMENTO)(SISTEMA DI RIFERIMENTO)

Categoria:Ovaiole in gabbia

Fattore di emissione:0,22 kg NH3/posto anno

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4.1.24.1.2 -- GABBIE CON SOTTOSTANTE FOSSA DI GABBIE CON SOTTOSTANTE FOSSA DI STOCCAGGIO E RIMOZIONE FREQUENTE A MEZZO DI STOCCAGGIO E RIMOZIONE FREQUENTE A MEZZO DI RASCHIATORERASCHIATORE

Categoria:Ovaiole in gabbia

Fattore di emissione:0,22 kg NH3/posto anno

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4.1.34.1.3 -- GABBIE CON NASTRI TRASPORTATORI GABBIE CON NASTRI TRASPORTATORI SOTTOSTANTI PER LA RIMOZIONE FREQUENTE SOTTOSTANTI PER LA RIMOZIONE FREQUENTE DELLA POLLINA UMIDA CON NASTRI VERSO UNO DELLA POLLINA UMIDA CON NASTRI VERSO UNO STOCCAGGIO CHIUSOSTOCCAGGIO CHIUSO

Categoria:Ovaiole in gabbia

Fattore di emissione:0,053-0,082 kg NH3/posto anno

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4.1.44.1.4 -- BATTERIE DI GABBIE CON NASTRO BATTERIE DI GABBIE CON NASTRO VENTILATO MEDIANTE INSUFFLAZIONE DI ARIA VENTILATO MEDIANTE INSUFFLAZIONE DI ARIA CON TUBI FORATICON TUBI FORATI

Categoria:Ovaiole in gabbia

Fattore di emissione:0,026-0,092 kgNH3/posto anno

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4.2.2.4.2.2. -- SISTEMA A TERRA CON LETTIERA PROFONDA SISTEMA A TERRA CON LETTIERA PROFONDA E AERAZIONE FORZATA DELLA POLLINA NELLA E AERAZIONE FORZATA DELLA POLLINA NELLA FOSSA SOTTO IL FESSURATOFOSSA SOTTO IL FESSURATO

Categoria: Ovaiole a terraFattore di emissione: 0,125 kg NH3/posto anno

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55Migliori tecniche disponibili Migliori tecniche disponibili perperii trattamenti aziendali degli trattamenti aziendali degli

effluentieffluenti

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5.1 SEPARAZIONE MECCANICA DEL LIQUAME SUINO5.1 SEPARAZIONE MECCANICA DEL LIQUAME SUINO

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5.2 AERAZIONE DEL LIQUAME SUINO TAL QUALE O 5.2 AERAZIONE DEL LIQUAME SUINO TAL QUALE O DELLA FRAZIONE CHIARIFICATADELLA FRAZIONE CHIARIFICATA

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6.1.26.1.2 -- STOCCAGGIO IN RICOVERI COPERTI, CON UN STOCCAGGIO IN RICOVERI COPERTI, CON UN PAVIMENTO IMPERMEABILIZZATO E ADEGUATA PAVIMENTO IMPERMEABILIZZATO E ADEGUATA VENTILAZIONE, QUANDO SI TRATTI DI POLLINE VENTILAZIONE, QUANDO SI TRATTI DI POLLINE ESSICCATE DI AVICOLI;ESSICCATE DI AVICOLI;

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6.2.26.2.2 -- REALIZZAZIONE DI BASAMENTO E PARETI REALIZZAZIONE DI BASAMENTO E PARETI IMPERMEABILIZZATIIMPERMEABILIZZATI

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6.2.66.2.6 -- COPERTURA DELLE VASCHE RICORRENDO AD COPERTURA DELLE VASCHE RICORRENDO AD UNA DELLE SEGUENTI TECNICHEUNA DELLE SEGUENTI TECNICHE

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77MTD per la riduzione delle MTD per la riduzione delle emissioni dallo emissioni dallo spandimentospandimento

agronomico di effluenti agronomico di effluenti

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7.1.27.1.2 -- SPANDIMENTO SUPERFICIALE DI LIQUAME SPANDIMENTO SUPERFICIALE DI LIQUAME CON TECNICA A RASO (SPANDIMENTO PER BANDE)CON TECNICA A RASO (SPANDIMENTO PER BANDE)

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““NetIPPCNetIPPC””Modello di calcolo per la stima Modello di calcolo per la stima delle emissioni gassose dagli delle emissioni gassose dagli

allevamentiallevamenti

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1° CASO

NESSUNA BAT APPLICATANESSUNA BAT APPLICATA

Allevamento ciclo chiuso: 750 scrofeRicovero: Pavimento totalmente fessuratoTrattamenti: nessunoStoccaggio: lagone in terraApplicazione terreno: piatto deviatore

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2° CASO

BAT APPLICATE AI RICOVERIBAT APPLICATE AI RICOVERI

Allevamento ciclo aperto: 750 scrofeRicovero: Pav. Totalmente Fessurato + FlushingTrattamenti: nessunoStoccaggio: lagone in terraApplicazione terreno: piatto deviatore

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3° CASO

BAT APPLICATA AI RICOVERI BAT APPLICATA AI RICOVERI E ALLA DISTRIBUZIONEE ALLA DISTRIBUZIONE

Allevamento ciclo aperto: 750 scrofeRicovero: Pav. Totalmente Fessurato + FlushingTrattamenti: nessunoStoccaggio: lagone in terraApplicazione terreno: 50% Interramento +

50% Spargimento a bande

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4° CASO

BAT AL RICOVERO, TRATTAMENTI EBAT AL RICOVERO, TRATTAMENTI EDISTRIBUZIONEDISTRIBUZIONE

Allevamento ciclo aperto: 750 scrofeRicovero: Pav. Totalmente Fessurato + FlushingTrattamenti: separazione + impianto BiogasStoccaggio: lagone in terraApplicazione terreno: 50% Interramento +

50% Spargimento a bande

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Ammoniaca : 79,0 t/annoMetano : 337,0 t/anno

Ammoniaca : 74,6 t/anno

Metano : 240,0 t/anno

Ammoniaca : 59,9 t/annoMetano : 240,0 t/anno

Ammoniaca : 58,8 t/annoMetano : 158,1 t/anno

4° CASO: ricoveri +

spandimenti +

trattamenti

1° CASO: riferimento

3° CASO: ricoveri +

spandimenti

2° CASO: solo ricoveri

RIEPILOGO

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Il Regolamento CE/1774/2002Il Regolamento CE/1774/2002

La normativa sanitaria nella

gestione dei sottoprodotti degli

allevamenti animali

D.G.R. Piemonte 104D.G.R. Piemonte 104--1027010270

del 1/8/2003del 1/8/2003

Accordo StatoAccordo Stato--Regioni del 1 luglio 2004Regioni del 1 luglio 2004

Ugo Baldi

Regione Piemonte - Direzione di Sanità Pubblica Settore Igiene e Controllo Alimenti di Origine Animale

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Qualora l’allevamento elimini i liquami e Qualora l’allevamento elimini i liquami e

le deiezioni derivanti dalla propria le deiezioni derivanti dalla propria

attività, nonché gli animali morti in attività, nonché gli animali morti in

azienda, è anche soggetto alla normativa azienda, è anche soggetto alla normativa

sanitaria del Regolamento CE/1774/2002sanitaria del Regolamento CE/1774/2002

L’Autorizzazione Integrata Ambientale L’Autorizzazione Integrata Ambientale

resta comunque necessaria ai fini della resta comunque necessaria ai fini della

valutazione dell’impatto complessivo valutazione dell’impatto complessivo

dell’azienda nei confronti dell’ambientedell’azienda nei confronti dell’ambiente

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Il Regolamento CE 1774/2002Il Regolamento CE 1774/2002

Il regolamento 1774/2002

introduce una nuova classificazionenuova classificazione

dei sottoprodotti di origine animale

non destinati al consumo umano

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Materiali di categoria 1Materiali di categoria 1 Rischio più elevatoRischio più elevato

•rischio collegato a TSE

•rischio sconosciuto

•presenza residui sostanze vietate

•presenza residui contaminanti ambientali

•fanghi rischio MSR

MSRMSR(D.M. 16 ottobre (D.M. 16 ottobre

2003)2003)

Il Regolamento CE 1774/2002Il Regolamento CE 1774/2002

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Il Regolamento CE 1774/2002Il Regolamento CE 1774/2002

••Tutte le parti del corpo, incluse le pelli,di:Tutte le parti del corpo, incluse le pelli,di:animali sospetti di TSE

animali non d’allevamento, né selvatici (da compagnia, zoo, circo)

animali da laboratorio

animali selvatici sospetti di malattie trasmissibili;

••Materiali specifici a rischioMateriali specifici a rischio, e carcasse degli animali morti in allevamento che li contengono;

••ProdottiProdotti ottenuti da animalianimali a cui sono state somministrate a cui sono state somministrate sostanze vietatesostanze vietate (Dir. 96/22/CE), o contenenti contaminanticontaminantipericolosipericolosi (gruppo B, punto 3, All.I, Dir. 96/23/CE);

••Materiali di o.a.Materiali di o.a. provenienti dal trattamento delle acque trattamento delle acque refluereflue degli impianti di trasformazione di categoria 1 e degli impianti dove si asportano MSR;

Materiali di categoria 1:Materiali di categoria 1:

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Il Regolamento CE 1774/2002Il Regolamento CE 1774/2002

EliminazioneEliminazione

incenerimento in impianto riconosciuto

trasformazione in impianto di cat. 1 e poi incenerimento/coincenerimento

eventuali altri metodi riconosciuti dalla Commissione

Materiali di categoria 1Materiali di categoria 1 Rischio più elevatoRischio più elevato

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Materiali di categoria 2 Rischio relativo

••animali mortianimali morti (diversi dai ruminanti) (diversi dai ruminanti) diversi da diversi da quelli di Categoria 1quelli di Categoria 1, morti non in seguito a macellazionemorti non in seguito a macellazione,ivi compresi gli animali abbattuti nel quadrodell'eradicazione di una malattia epizootica;

•sottoprodotti non idonei al consumo umano con rischio di malattie trasmissibili

•presenza residui medicinali

••stallaticostallatico e contenuto tubo digerente•fanghi di depurazione e residui

ex Alto Rischioex Alto Rischio(dir 90/667/CE)(dir 90/667/CE)

Il Regolamento CE 1774/2002Il Regolamento CE 1774/2002

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Il Regolamento CE 1774/2002Il Regolamento CE 1774/2002

Materiali di categoria 2 Rischio relativoRischio relativo

incenerimento/coincenerimento in incenerimento/coincenerimento in impianto riconosciutoimpianto riconosciutotrasformazionetrasformazione in impianto diin impianto di catcat. 1 o 2 . 1 o 2 e poi incenerimento/e poi incenerimento/coincenerimentocoincenerimentotrasformazione”a pressione” e poi:

fertilizzanti/ammendanti (i materiali proteici)impianti di biogas/compostaggio riconosciuti ”

imp.biogas, compostaggio,imp.biogas, compostaggio,spandimentospandimentosolo stallatico,contenuto intestinale (lo spandimento è (lo spandimento è consentito solo dopo maturazione in concimaiaconsentito solo dopo maturazione in concimaia))

altri metodi riconosciuti dalla Commissionealtri metodi riconosciuti dalla Commissione

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Materiali di categoria 3Materiali di categoria 3

•Sottoprodotti da animali sani, sottoposti a controllo sanitario

BR(dir 90/667/CE)

Il Regolamento CE 1774/2002Il Regolamento CE 1774/2002

Assenza di rischio o Rischio minimo

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Il Regolamento CE 1774/2002Il Regolamento CE 1774/2002Materiali di categoria 3:Materiali di categoria 3:a) parti di animali macellati, idonee, ma non destinate al consumo

umanob) parti di animali macellati, non idonee al consumo umano, che non

presentano segni di malattie trasmissibili, le cui carcasse sonoidonee al consumo umano

c) pelli, zoccoli, corna, setole, piume, da animali idonei alla macellazione

d) sangue da animali idonei alla macellazione (esclusi i ruminanti) e) sottoprodotti di o.a. ottenuti dalla fabbricazione di prodotti

destinati al consumo umano (compresi i ciccioli e le ossa sgrassate)f) alimenti di o.a. o contenenti prodotti di o.a. non più destinati al

consumo umano per motivi commerciali o qualsiasi altro difetto che non presenti rischi per la salute umana e animale

g) latte crudo privo di rischi di malattie trasmissibili a uomo o ad animali

h) pesci o altri animali marini, ad eccezione dei mammiferi, catturati in alto mare e destinati alla produzione di farina di pesce

i) sottoprodotti freschi dei pesci provenienti da impianti che fabbricano prodotti a base di pesce destinati al consumo umano

j) gusci d’uovo, uova incrinate e sottoprodotti dai centri di incubazione (comprese le uova incubate ed i pulcini nati ed eliminati per motivi commerciali presso i centri di incubazione.)

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Il Regolamento CE 1774/2002Il Regolamento CE 1774/2002

incenerimento/coincenerimento in impianto riconosciuto

trasformazione e poi incenerimento/coincenerimento o discarica

trasformazione in impianto riconosciuto di cat.3

lavorazione in un impianto tecnico riconosciuto

lavorazione in un impianto per la produzione di petfood

trasformazione in impianto per biogas/compostaggioriconosciuto

Materiali di categoria 3:Materiali di categoria 3: Assenza di rischio o Rischio minimo

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Il Regolamento CE 1774/2002Il Regolamento CE 1774/2002

1.Identificazione

•Durante il trasporto, su veicoli, contenitori deve essere apposta una targauna targa del colore del colore corrispondente ad ogni singola Categoria (corrispondente ad ogni singola Categoria (verdeverde--giallogiallo--rossorosso),), che indichi chiaramente:

la categoriala categoria dei sottoprodotti di o.a. o la categoria dei sottoprodotti di o.a. o la categoria dei sottoprodotti dai quali provengono i prodotti dei sottoprodotti dai quali provengono i prodotti trasformatitrasformati

la diciturala dicitura::

••Cat.3 “Non destinato al consumo umano”Cat.3 “Non destinato al consumo umano”••Cat.2 “Non destinato al consumo animale”Cat.2 “Non destinato al consumo animale”••Cat.1 “Destinato solo all’eliminazione”Cat.1 “Destinato solo all’eliminazione”

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Il Regolamento CE 1774/2002Il Regolamento CE 1774/2002

• Identificazione e trasporto

inoltre, in caso di “stallatico” e di contenuto del tubo digerente, deve essere presente la dicitura:

“Stallatico”“Stallatico”

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Il Regolamento CE 1774/2002Il Regolamento CE 1774/2002

L’attività di stoccaggio o deposito di L’attività di stoccaggio o deposito di sottoprodotti, presso i locali degli stessi impianti sottoprodotti, presso i locali degli stessi impianti o stabilimenti che li hanno prodotti, non necessita o stabilimenti che li hanno prodotti, non necessita di specifico riconoscimento ai sensi del di specifico riconoscimento ai sensi del Regolamento 1774/2002 come impianto di transitoRegolamento 1774/2002 come impianto di transito

ATTIVITA’ NON SOGGETTE A RICONOSCIMENTO ATTIVITA’ NON SOGGETTE A RICONOSCIMENTO ai sensi del REG. 1774ai sensi del REG. 1774

Gli impianti di biogas e compostaggio, qualora Gli impianti di biogas e compostaggio, qualora lolostallaticostallatico, il latte, il colostro o i rifiuti di cucina , il latte, il colostro o i rifiuti di cucina e ristorazione, siano gli unici sottoprodotti di e ristorazione, siano gli unici sottoprodotti di origine animale utilizzati come materie prime. origine animale utilizzati come materie prime. Tali impianti sono disciplinati dalla normativa Tali impianti sono disciplinati dalla normativa ambientaleambientale

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Definizione di “stallatico”

gli escrementi e/o l'urina di animali gli escrementi e/o l'urina di animali

di allevamento, con o senza lettieradi allevamento, con o senza lettiera,

o il guanoo il guano non trattati oppure trattati

o altrimenti trasformati in un impianto

di produzione di biogas o in un

impianto di compostaggio

Il Regolamento CE 1774/2002Il Regolamento CE 1774/2002

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Il Regolamento CE 1774/2002Il Regolamento CE 1774/2002

Lo stallatico ed il contenuto del tubo digerente possono Lo stallatico ed il contenuto del tubo digerente possono essere:essere:

destinatidestinati alla produzione di compost o di biogas in

impianti autorizzati dal Regolamento 1774 o dalla

normativa ambientale;

commercializzaticommercializzati ad impianti che producono

fertilizzanti per la produzione ed il commercio di

fertilizzanti organici;

trasportatitrasportati in contenitori o automezzi autorizzati

riportanti la dicitura “stallatico”, ma solo se

destinati agli impianti di biogas, compostaggio o

produzione di fertilizzanti;

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Il Regolamento CE 1774/2002Il Regolamento CE 1774/2002

Lo stallatico ed il contenuto del tubo digerente possono Lo stallatico ed il contenuto del tubo digerente possono essere:essere:

applicati sui terreni agricoliapplicati sui terreni agricoli, previa maturazione

in concimaia, senza trasformazione in impianti

riconosciuti;

Nei macelli, il “contenuto del tubo digerente” ed

in particolare il contenuto dei pre-stomaci dei

ruminanti, è equiparato allo stallatico dal

Regolamento 1774/2002.

Si applica quindi sul terreno come lo stallatico, Si applica quindi sul terreno come lo stallatico,

previa maturazione in concimaia, a garanzia della previa maturazione in concimaia, a garanzia della

sua sicurezza sanitaria.sua sicurezza sanitaria.

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Il Regolamento CE 1774/2002Il Regolamento CE 1774/2002

Gestione del contenuto del tubo digerente al macelloGestione del contenuto del tubo digerente al macello

• i contenitori o i carri agricoli che lo raccolgono e lo

trasportano, non devono essere autorizzati, ne identificati

ai sensi del Reg. 1774

• il trasporto dal macello all’azienda agricola non deve

essere scortato dal documento previsto dal Reg. 1774

• lo smaltimento del contenuto del tubo digerente non deve

essere annotato nel registro previsto all’art. 9 del Reg. 1774

• la maturazione può avvenire nella concimaia del macello (se

esistente) o in quella dell’azienda agricola che lo ritira

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Il Regolamento CE 1774/2002Il Regolamento CE 1774/2002

COMBUSTIONE O SOTTERRAMENTO IN LOCOCOMBUSTIONE O SOTTERRAMENTO IN LOCO

Conformemente all’art. 24 è possibile la combustione o il Conformemente all’art. 24 è possibile la combustione o il

sotterramento in loco nel caso di:sotterramento in loco nel caso di:

•• focolai di malattie trasmissibili all’uomo o agli animalifocolai di malattie trasmissibili all’uomo o agli animali

•• zone isolatezone isolate

I Sindaci, autorizzano queste eventualità, considerando:I Sindaci, autorizzano queste eventualità, considerando:

•• i rischi dell’acqua, dell’aria, del suolo, della flora e della i rischi dell’acqua, dell’aria, del suolo, della flora e della

faunafauna

•• i fastidi sonori o olfattivii fastidi sonori o olfattivi

•• le ripercussioni negative sul paesaggiole ripercussioni negative sul paesaggio

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Il Regolamento CE 1774/2002Il Regolamento CE 1774/2002

DerogheDeroghe

ZONE ISOLATE ZONE ISOLATE (art.24, punto 4, lettera b)(art.24, punto 4, lettera b)

Si considerano “Si considerano “zone isolatezone isolate” quei luoghi, ” quei luoghi, difficilmente raggiungibili da automezzi difficilmente raggiungibili da automezzi destinati alla raccolta dei sottoprodotti destinati alla raccolta dei sottoprodotti di origine animale, e, di volta in volta di origine animale, e, di volta in volta identificati e successivamente monitorati identificati e successivamente monitorati dal Sindaco.dal Sindaco.

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Le principali sanzioni al

Regolamento CE/1774/2002

Decreto Legislativo Decreto Legislativo

21 febbraio 2005, n.3621 febbraio 2005, n.36

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Decreto Legislativo 21 febbraio 2005, n.36Decreto Legislativo 21 febbraio 2005, n.36

che prevede le sanzioni relative all’applicazione del che prevede le sanzioni relative all’applicazione del

Reg. 1774, del Decreto 16/10/2003 e del Reg. 1774, del Decreto 16/10/2003 e del RegReg. 999/2001. 999/2001

•• Violazioni alle disposizioni previste all’art. 7, Violazioni alle disposizioni previste all’art. 7,

relative all’identificazione, alla raccolta, al relative all’identificazione, alla raccolta, al

trasporto ed al magazzinaggio (trasporto ed al magazzinaggio (compresa la compresa la

mancanza di autorizzazione al trasportomancanza di autorizzazione al trasporto):): dada

1.000 a 28.000 euro (raddoppiato se trattasi 1.000 a 28.000 euro (raddoppiato se trattasi

di SRM) di SRM)

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seguesegue Decreto Legislativo 21 febbraio 2005, n.36Decreto Legislativo 21 febbraio 2005, n.36

•• Violazioni per l’eliminazione di sottoprodotti Violazioni per l’eliminazione di sottoprodotti

con modalità non consentite dagli art. 4, 5 e 6 con modalità non consentite dagli art. 4, 5 e 6

del Reg. 1774 (es. sotterramenti non del Reg. 1774 (es. sotterramenti non

autorizzati, ecc.): autorizzati, ecc.): da 1.500 a 28.000 euro da 1.500 a 28.000 euro

(raddoppiato se trattasi di SRM) (raddoppiato se trattasi di SRM)

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Grazie per Grazie per l’attenzione !!l’attenzione !!

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Gli allevamenti intensivi nella provincia di Torino: caratteristiche, tecniche di allevamento e prospettivefuture - Torino 22 aprile 2005 - Marco Massimino - Massimo Boasso

Allevamenti e numero capi suini per Provincia

PROVINCIA ALLEVAMENTI CAPICUNEO 906 800.726TORINO 299 183.302

NOVARA 150 60.183ALESSANDRIA 174 39.630BIELLA 19 22.156ASTI 249 21.394VERCELLI 183 15.488VERBANIA 12 365Fonte Direzione Sanità pubblica - Regione Piemonte - anno 2003

Allevamenti e numero capi suini per Provincia di Torino distribuzione per AA.SS.LL.

PROVINCIA di TORINO

ALLEVAMENTI CAPI

ASL 5 29 9.373ASL 6 8 6.539ASL 7 28 17.750ASL 8 97 65.500ASL 9 32 12.690ASL 10 105 71.450Fonte Direzione Sanità pubblica - Regione Piemonte - anno 2003

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Gli allevamenti intensivi nella provincia di Torino: caratteristiche, tecniche di allevamento e prospettivefuture - Torino 22 aprile 2005 - Marco Massimino - Massimo Boasso

TIPOLOGIE E FASI DI ALLEVAMENTO

Gli allevamenti suini si distinguono principalmente in tre tipologie, suddivise a loro volta in diverse fasi produttive:

fecondazione

gestazione

parto e lattazione

svezzamento

rimonta scrofette

magronaggio

ingrasso finale

fecondazione

gestazione

parto e lattazione

svezzamento

rimonta scrofette

magronaggio

ingrasso finale

riproduzione(allevamento di scrofe

per la produzione di

suinetti)

ingrasso(accrescimento dei

suinetti svezzati fino al

peso di vendita)

ciclo chiuso (allevamento di scrofe

per la produzione di

suinetti e loro

ingrasso)

Fecondazione e gestazione

Il ciclo riproduttivo della scrofa prevede le fasi di fecondazione, gestazione, parto e allattamento.Una volta raggiunta la maturità la scrofa viene indotta al calore e fecondata; ha così inizio la fase di gestazione che ha una durata di circa 115 giorni La fecondazione e la prima fase di gestazione avvengono di norma in gabbie singole.

Trascorsi circa 34 giorni dalla fecondazione, una volta accertata la gravidanza, le scrofe possono proseguire la fase di gestazione in box multipli. In taluni casi, per prevenire aborti dovuti al contatto con altre scrofe, la gestazione prosegue nelle gabbie singole fino al parto.

Parto e lattazione

Otto giorni prima del parto la scrofa viene spostata dal reparto gestazione alla zonaparto.

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Gli allevamenti intensivi nella provincia di Torino: caratteristiche, tecniche di allevamento e prospettivefuture - Torino 22 aprile 2005 - Marco Massimino - Massimo Boasso

Il parto avviene in gabbie singole, realizzate in modo da permettere alla scrofa di alzarsi e coricarsi senza schiacciare i suoi suinetti.

Normalmente la zona parto è suddivisa in più sale, dotate di sistemi per il controllo e la regolazione dei parametri microclimatici; le sale sono dimensionate per ospitare in media 8 – 10 gabbie parto.

Il periodo di lattazione ha una durata variabile dai 26 ai 28 giorni, trascorsi i quali la scrofa viene ricondotta nel settore gestazione dove, dopo 6-7giorni, verrà nuovamente indotta al calore e fecondata.

Svezzamento

Terminato il periodo di lattazione i suinetti hanno raggiunto un peso di circa 7 kg e vengono separati dalla scrofa per essere svezzati. La fase di svezzamento termina dopo circa 55 giorni, ovvero quando i siunetti (in questa fase denominati lattonzoli) hanno raggiunto un peso di circa 30 kg.

Di norma lo svezzamento avviene in gabbie dimensionate per ospitare una nidiata o in box che ospitano più nidiate. Quando lo svezzamento avviene in box può essere adottata con buoni risultati la stabulazione su lettiera.

Accrescimento – ingrasso

Dopo lo svezzamento i suini vengono spostati nei reparti dell’allevamento dove avviene l’ingrasso vero e proprio, ovvero dove permangono fino al raggiungimento dei 160 kg, peso del suino grasso da salumificio.

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Gli allevamenti intensivi nella provincia di Torino: caratteristiche, tecniche di allevamento e prospettivefuture - Torino 22 aprile 2005 - Marco Massimino - Massimo Boasso

La fase di ingrasso per produrre suini da salumificio ha una durata di circa 182 giorni ed è scomponibile in due fasi: il magronaggio e l’ingrasso finale.Il magronaggio è l’accrescimento del suino dai 30 agli 85 kg circa; in questa fase i suini vengono denominati dapprima magroncelli (accrescimentofino a 50 kg) e successivamente magroni (accrescimento dai 50 agli 85 kg). L’ingrasso finale è invece la fase successiva, ovvero fino al raggiungimento dei 160 kg.

La fase di ingrasso avviene in box multipli e può essere condotta in un unico reparto o in più repartidell’allevamento corrispondenti con le varie fasi di accrescimento.

Rimonta delle scrofette

Quando una scrofa non è più idonea alla produzione di suinetti, ovvero quando non riescepiù a portare a termine le gravidanze, viene inviata alla macellazione e rimpiazzata con un’altra.

Di norma le scrofette da rimonta non vengono prodotte in allevamento ma acquistatepresso aziende specializzate nella loro produzione. Le scrofette vengono acquistate con un peso di circa 50 kg ed accresciute in box multipli fino al raggiungimento dell’età in cui sono pronte per essere immesse in produzione.

Informazioni aggiuntive

In alternativa alla produzione di suini grassi da salumificio l’attività di allevamento può essere finalizzata alla produzione di suini magri da macelleria; in questo caso la fase di ingrasso finale termina una volta che il suino ha raggiunto un peso di circa 110 kg. Tale tipologia di allevamento è molto meno diffusa rispetto alla produzione di suini da salumificio.

L’allevamento a ciclo chiuso può avvenire in una sede unica o in più sedi corrispondentialle varie fasi di allevamento (gestazione e parto, svezzamento, magronaggio, ingrasso finale). Questo tipo di allevamento viene detto multisede ed è particolarmente indicato per prevenire la diffusione delle malattie infettive.

STRUTTURE PER ALLEVAMENTO E MODALITÀ DI ALLONTANAMENTO DEIEZIONI

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Gli allevamenti intensivi nella provincia di Torino: caratteristiche, tecniche di allevamento e prospettivefuture - Torino 22 aprile 2005 - Marco Massimino - Massimo Boasso

Sulla base di quanto riportato in precedenza sono individuabili nelle varie fasidell’allevamento suino le seguenti modalità di stabulazione:

utilizzata per le scrofe nella fase di fecondazione e gestazione in posta singola

utilizzata per le scrofe partorienti e per i suinetti in lattazione

utilizzata per i suinetti in svezzamento in gabbie multiple

in gabbia parto

in box multiplo utilizzata per le scrofe in gestazione, i suinetti in svezzamento, i suini all’ingrasso e le scrofe da rimonta

Tutte queste modalità di stabulazione possono o meno essere accomunate da tipologie di pavimentazione similari e dai medesimi sistemi per l’allontanamento delle deiezioni.

Stabulazione in posta singola

Come già precisato questo tipo di stabulazione viene adottato esclusivamente per le scrofe gestanti ed in attesa di fecondazione. Nei ricoveri di più recente costruzione le pavimentazioni delle zone che ospitano le gabbie sono di norma parzialmente fessurate, ovvero caratterizzate da una porzione piena e da una fessurata. È comunque possibile trovare anche gabbie singole per scrofe su pavimentazionitotalmente fessurate, in particolare in caso di riconversione di settori per l’ingrasso in settori fecondazione e gestazione o comunque in strutture più datate che sfruttano le fosse sottogrigliato per lo stoccaggio delle deiezioni.

Quello che contraddistingue la stabulazione in posta singola delle scrofe è il sistema adottato per l’allontanamento delle deiezioni, se previsto (tracimazione, ricircolo, sistemi a depressione, raschiatore).Stabulazione in gabbie parto

Questo tipo di stabulazione viene adottato per ospitare le scrofe partorienti ed i suinetti fino al termine della lattazione.Le gabbie hanno sempre pavimentazione con grigliati in ferro o plastica con sottostante fossa per la raccolta delle deiezioni.Anche in questo caso ciò che contraddistingue le diverse modalità di stabulazione sono i diversi sistemi per la rimozione delle deiezioni. Nella maggior parte dei casi i liquamivengono comunque stoccati in fosse sottogrigliato ed allontanati al termine della lattazione.

Alcune gabbie sono realizzate in modo da consentire la separazione delle deiezioni prodotte dalla scrofa da quelle prodotte dai suinetti.Altri tipi di gabbie parto sono realizzate in modo che una volta terminata la fase di lattazione ed allontanata la scrofa, vengano asportati i sistemi si contenimento della scrofa stessa e la gabbia venga utilizzata per lo svezzamento dei suinetti. Questa tipologia di gabbie è detta autosvezzante.

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Stabulazione in gabbie multiple

La stabulazione in gabbie multiple è caratteristica della fase di svezzamento. Le gabbie hanno sempre pavimentazione con grigliati in ferro o plastica con sottostante fossa per la raccolta delle deiezioni. Anche in questo caso ciò che contraddistingue le diverse modalità di stabulazione sono i diversi sistemi per la rimozione delle deiezioni. Come per le gabbie parto, nella maggior parte dei casi i liquami vengono comunque stoccati in fosse sottogrigliato ed allontanati al termine dello svezzamento.

In alternativa alle gabbie possono essere utilizzate capannine caratterizzate da una zona chiusa e termoregolata e da un paddock esterno. Le capannine di norma hanno pavimentazione con grigliato in plastica con sottostante fossa per la raccolta delle deiezioni.

Stabulazione in box multiplo

La stabulazione in box multipli è ampiamente utilizzata nella fase di ingrasso, ma trova anche largo impiego nella gestazione e nella rimonta delle scrofette e nello svezzamento. Questo tipo di stabulazione, a seconda della tipologia di capi allevati, presenta notevoli varianti sia nel tipo di pavimentazione che nei sistemi di allontanamento delle deiezioni. Quella maggiormente diffusa è senza dubbio la stabulazione in box multipli con pavimento totalmente fessurato e sottostante fossa per lo stoccaggio delle deiezioni.L’ampia diffusione dei box a pavimentazione totalmente fessurata con sottostante fossa è perlopiù dovuta al fatto che viene ridotta la necessità di frequenti lavaggi e non è richiesta la presenza di ulteriori manufatti per lo stoccaggio delle deiezioni. Questa tipologia di stabulazione presenta però una serie di problematiche connesse con la gestione delle deiezioni e degli odori. È infatti considerata una delle più emissive per via dell’ampia superficie emettente e della prolungata permanenza dei liquami nella sottofossa; la continua immissione di materiale fresco nella sottofossa non favorisce inoltre l’autodisinfezione e la stabilizzazione dell’effluente.Per questo motivo non è stata annoverata tra le BAT e non potrà più essere impiegata nella realizzazione di nuovi ricoveri per suini. Pertanto in futuro la PTF dovrà essere abbinata a fosse sottogrigliato con profondità contenuta (max 1 m), utilizzate esclusivamente per la raccolta e la veicolazione delle deiezioni all’esterno dei ricoveri, ovvero abbinata a sistemi a depressione o a ricircolo. L’adozione di sistemi a per l’asportazione delle deiezioni mediante ricircolo, se effettata in modo consono, consente una rimozione frequente e pressoché totale delle deiezioni raccolte nella fossa sottogrigliato. I sistemi a ricircolo prevedono la disposizione sul fondo della fossa di cunette di sgrondo, realizzate con profilati di PVC, metallo o cemento. Con frequenza almeno giornaliera i canali vengono lavati con un flusso di liquame chiarificato. In alternativa alla cunette è possibile l’impiego di tubi in PVC incorporati nel cemento al momento della realizzazione, posizionati in modo da favorire il deflusso spontaneo delle urine.La frazione solida delle deiezioni viene rimossa mediante l’immissione nei tubi di un flusso di liquame chiarificato. Un’altra tecnica per la rimozione frequente e pressoché totale delle deiezioni dalle fosse sottgrigliato è l’adozione di sistemi a depressione.Il più diffuso è il cosiddetto vacuum che prevede la realizzazione al disotto del piano della fossa di una rete di canali collegati alla fossa stessa mediante bocche di scarico. La rete di canali è collegata alla fognatura principale dell’allevamento. Lo scarico delle deiezioni avviene per mezzo di una valvola

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ermetica che viene aperta periodicamente. La depressione esercitata dall’apertura delle condutture di scarico permette una pulizia quasi totale delle fosse sottogrigliato. Un’altra variante della stabulazione in box multipli è l’impiego di una pavimentazione parzialmente fessurata, ovvero caratterizzata da una porzione piena e da una corsia di defecazione che può essere interna o esterna al ricovero.Al fine di rendere efficace questa modalità di stabulazione dal punto di vista del contenimento delle emissioni è necessario prevedere, in fase di realizzazione, idonee pendenze della parte piena verso la corsia di defecazione e la garanzia di una ventilazione che contenga l’innalzamento eccessivo della temperatura interna del ricovero nella stagione estiva. Quest’ultimo risulta un fattore determinate per garantire da parte dei suini il rispetto delle superficie deputate alla defecazione.Come per la pavimentazione fessurata l’abbinamento con la fossa sottostante è in forte contrasto con l’evoluzione della normativa di settore e pertanto, anche in questo caso, è necessario l’accostamento con sistemi per l’allontanamento frequente delle deiezioni. Rispetto alla pavimentazione totalmente fessurata quella parzialmente fessurata offre l’opportunità di impiegare con maggiore facilità ed efficacia il sistema di asportazione delle deiezioni a mezzo di raschiatore. La sottofossa viene predisposta per ospitare un raschiatore per l’asportazione della frazione solida delle deiezioni. Le urine vengono invece allontanate a mezzo di un canale di sgrondo localizzato al disotto del raschiatore. La stabulazione in box multiplo offre inoltre la possibilità di impiegare la lettiera.

Attualmente questa modalità di stabulazione non è molto diffusa e trova impiego perlopiù nella fase di svezzamento dei suinetti, dove viene adottato il sistema a lettiera integrale. Anche se più raramente è comunque possibile riscontrare l’utilizzo della lettiera anche nelle fasi di gestazione delle scrofe e di ingrasso. In questi casi l’utilizzo della lettiera è parziale e spesso abbinato a porzioni fessurate.

Prospettive future

L'Arpa Piemonte si è posta quale obiettivo di definire una procedura per lo svolgimento dei controlli adottando i criteri di cui alla Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 4 aprile 2001, n.331 e in attuazione del D.lgs 4 agosto 1999, n.372 Attuazione della direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento. La procedura definisce criteri comuni per l'espletamento dei controlli, pianificando preventivamente le attività di controllo, registrando i dati e le informazioni forniti dai gestori e reperiti durante lo svolgimento delle attività ispettive, fornendo indicazioni per la rendicontazione delle attività prestate. La procedura ha altresì il compito di dare attuazione al principio di controllo integrato, cioè l'insieme di atti per migliorare l'efficacia e l'efficienza delle azioni mirate ad evitare oppure, qualora non sia possibile, ridurre le emissioni delle attività antropiche nell'aria, nell'acqua, nel suolo, comprese le misure relative ai rifiuti per conseguire un livello elevato di protezione dell'ambiente. Ad integrazione della procedura vi sono apposite linee guida per la realizzazione delle attività di valutazione, controllo e monitoraggio per i singoli settori produttivi.

Ogni linea guida contiene: Il documento descrive e presenta:

il ciclo produttivo del comparto produttivo preso in considerazione. La scelta dei parametri da monitorare dipende infatti dai processi produttivi, dalle materie prime e dai

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prodotti chimici usati nell'impianto cercando di utilizzare i parametri scelti anche per il controllo delle condizioni operative dell'impianto.* (LG MTD);

la conoscenza del ciclo produttivo individua inoltre le pressioni generate per singola fase;

il quadro di riferimento normativo rappresenta il sistema di registrazione e controllo della vigente normativa, delle eventuali modifiche e integrazioni e delle nuove emanazioni al fine di garantire la legittimità dei controlli e le valutazioni, siano esse basate sul concetto di rischio che sul principio di precauzione qualora il primo non sia correttamente definito;

la pianificazione delle ispezioni, cioè l'insieme delle azioni reperire tutte le informazioni relative all'impianto da controllare e per la definizione delle attività di monitoraggio e controllo;

la conduzione delle ispezioni, cioè l'insieme delle azioni da compiere durante lo svolgimento dell'ispezione sia sul sito che nel caso di ispezione sulla documentazione;

la scheda tecnica dove vengono raccolte tutte le informazioni e i dati per l'individuazione dei parametri da monitorare e controllare, nonché le informazioni per le verifiche di carattere amministrativo legate ai controlli di conformità alle vigenti normative;

la scheda d'analisi ambientale d'area che rileva tutte le relazioni che intercorrono tra l'impianto oggetto d'indagine e la realtà ambientale e territoriale circostante

il manuale di compilazione delle schede in cui si analizzano punto per punto i campi di raccolta informazioni e dati;

gli indicatori di performance che raccoglie la "tabella pressioni per fase" che raccoglie i dati di ingresso e di uscita delle pressioni per le quali è possibile effettuare dei bilanci, la "tabella indicatori" dove i risultati quantitativi e qualitativi delle pressioni vengono confrontati con valori medi di impianti corrispondenti e/o dati contenuti in Bref, linee guida ecc., la "guida agli indicatori" dove vengono esplicitati i criteri di scelta e valutazione dei vari indicatori

la relazione finale in cui vengono stabiliti i criteri per la presentazione in modo efficace dei risultati dei monitoraggi, delle informazioni e dei dati di conformità;

il glossario che comprende la raccolta di voci non usuali comprese nel documento con la relativa spiegazione e presentate in ordine alfabetico.

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Documenti di riferimento:

CRPA ; Liquami zootecnici. Manuale per l'utilizzazione agronomica ; Edizioni l'Informatore Agrario

LG MTD allevamenti 12 gennaio 2004 reperibile al'indirizzo internet http://www.atlanteitaliano.it/bat/linee_guida.asp

DGR 48-12028 Prime disposizioni tecniche e procedurali per l'autorizzazione allo smaltimento in agricoltura dei liquami provenienti da allevamenti animali

D.P.G.R. 18/10/2002, N. 9/R "Regolamento regionale recante: designazione delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola e relativo programma d'azione"

D.M. 19/04/1999 "Approvazione del codice di buona pratica agricola