Seguimi 2014 n°3

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CHIESA CRISTIANA DELLA GRAZIA - ANNO I N° 3 | SETTEMBRE - DICEMBRE 2014 Seguimi “Ed egli alzatosi, lo seguì”. Matteo 9:9 Il Natale nel presente e passato della chiesa pag. 7

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CHIESA CRISTIANA DELLA GRAZIA - ANNO I N° 3 | SETTEMBRE - DICEMBRE 2014

Seguimi“Ed egli alzatosi, lo seguì”. Matteo 9:9

Il Natale nel presente epassato della chiesa pag. 7

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EDITORIALE

Una storia di vergogna

Nel sud della California c’è unachiesa che ogni anno fa un pro-gramma dal titolo “La gloria del

Natale”.Si tratta di un programma molto elabo-

rato e ricco di scenografie, costumi, ani-mali veri, canzoni, angeli che volano emolti altri dettagli volti ad impressionareil pubblico.

Si tratta di uno show che intende pro-muovere il Natale, e questo è bello, a volteperò penso che sia lo show in sé ad atti-rare l’attenzione del pubblico più di Gesù.Sembra che la gente ci vada per intratte-nersi in una rappresentazione festosa, persentire bella musica e godere un mo-mento di festa più che per concentrarsi suGesù.

Una storia di umiltà

A ben vedere, sembrerebbe invece chela nascita di Cristo implichi più umiliazioneche Gloria. Gesù, il Figlio di Dio vissuto inGloria, ci ha visti vivere nel fango del no-stro peccato e ci ha amati così tanto davenire quaggiù per salvarci. Egli ha messoda parte la Sua gloria per venire a viverein circostanze umili. Quando Gesù nacquenon ci furono maestose rappresentazioni,non vi era alcuna gloria nel mettere unpiccolo bambino appena nato in una man-giatoia.

Gesù non meritava alcuna vergogna,eppure volle viverla fino a morire uccisoda noi. Questo è l’esempio che Dio ci hadato. “Mostraci il Padre, mostraci com’è

COLLABORATORI Massimo Mare Nuccio Patelmo

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONEAlice Porcu

TRADUTTORI Vera Derrigo Vladimiro Meandri Alice Porcu

Vincenzo Scannapieco.

Fonti fotografie e immaginiAlice Porcu e freepik,freeimages.com

Seguimin°3 Settembre - Dicembre 2014

S O M M A R I O

2 Seguimi |Settembre - Dicembre

SEGUIMI viene diffusa in Italia dalla Chiesa Cristianadella Grazia (già Chiesa di Dio Universale) aderentealla denominazione internazionale Grace CommunionInternational. L'abbonamento è completamente gratuito e può es-sere richiesto all'indirizzo: Chiesa Cristiana della Grazia - Casella Postale 6724030 Brembate di Sopra (BG).

di Joseph Tkach

Eventuali manoscritti o foto inviate dai lettori, non sa-ranno restituiti.Seguimi è disponibile online e scaricabile in formatopdf e epub sul sito www.ccdg.it e può essere richiestaper email all’indirizzo [email protected].

EDITOREVerein Weltweite Kirche Gottes - Postfach 8215 -8036 Zürich (Svizzera).

DIRETTORE RESPONSABILE Francesco Bernardi

REDATTORE CAPOAlice Porcu

Dio” disse Filippo a Gesù, ed Egli rispose:“se tu hai visto me hai visto il Padre” (Gio-vanni 14:9). Gesù non parlava dell’appa-renza fisica del Padre, ma dellaconoscenza caratteriale, dell’amore e del-l’umiltà che Dio manifestava attraversoSuo Figlio. Nell’incarnazione di Cristo nonvi fu nessun cambiamento caratteriale,Egli mostrò chi è Dio e com’è Dio, ognigiorno. Dio è sempre così amorevole dascegliere di scendere nel fango per sal-varci. Egli è sempre disposto a mettere daparte la Sua gloria per poterci salvare,ogni giorno.

Questa è la vera grandezza di Dio, lagloria non sta nel potere e nelle luci, lavera grandezza non sta nella forza e neldenaro. La vera grandezza sta nell’umiltàe nel servire, e ciò è vero per Dio com’èvero per noi. La grandezza di Dio risiedetutta nel Suo amore e nella Sua volontà diservire. La nascita di Gesù ci mostra tuttoquesto. Per dirla attraverso un esempiopratico, sarebbe come se il Faraoneavesse deciso di lasciare il suo trono e lesue ricchezze per andare tra gli Ebrei inmezzo al fango e all’argilla a cercare di co-struire mattoni senza paglia. Se mai qual-che Faraone avesse fatto questo sarebbestato considerato pazzo. Dio ha fatto pro-prio questo, ma su una scala molto piùgrande. Dio ha dato molto di più scen-dendo ancora più in basso. Questo è ciòche Dio è ogni giorno! La Sua gloria e laSua grandezza stanno in quello a cui harinunciato per noi, non in quello che haadesso.

2 EditorialeUna storia di vergona

5 Notizie dal mondoAggiornamento Africa

Malawi e Ghana

6 Parole di vitaCosa rappresenta il Natale per laChiesa cristiana della Grazia?Il razzismo è compatibile con lafede cristiana?

7 Il Natale nel presente epassato della chiesa

9 Bibbia a 360°gradiRispondere a Diocon adorazione

12 Rubrica Contributi dei lettoriIl significato del vero Natale

13 Studio biblicoChi è Gesù Cristo e perchè èfondamentale per il cristiano

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EDITORIALEdi Joseph Tkach

Nascere nella vergogna

La nascita di Gesù non coincise con unera in cui Israele era una forte nazione,Egli nacque quando la nazione era domi-nata da un impero pagano, inoltre nonnacque in un’ importante città e crebbe inuna regione chiamata “Galilea dei gentili”.

Le circostanze della sua nascita furonoimbarazzanti essendo venuto al mondodopo meno di nove mesi dal matrimoniodi Maria e Giuseppe. Niente avrebbe im-pedito a Dio di fare in modo che Gesùfosse concepito soltanto dopo il matrimo-nio, questo avrebbe evitato le malignità ela sofferenza che certamente ciò causò,ma non lo fece.

Ancora prima di nascere Gesù si trovòin una situazione compromettente. Luca

I l mondo non vo leva Dio , ma Dio lo ha amatocomunque e lo ha amato cos ì tanto da dare i l SuoUnigenito F ig l io .

ci narra che Giuseppe dovette recarsi a Betlemme per un censimento, per farsi re-gistrare, in quanto ogni persona dovevafarlo nella città di famiglia (Luca 2:3-4;)

Non lo sappiamo con certezza, masembrerebbe che Giuseppe avesse anchedei fratelli e dei cugini della famiglia di Da-vide, che come lui si recarono a Betlemmeper farsi registrare, ma di loro non ci vienedetto niente, se magari avessero potutoaiutare Giuseppe e Maria.

Dio ha amato così tanto il mondo dadare il Suo Unigenito Figlio, e il mondonon lo ha voluto.

Dio era conosciuto solo come il Dio dipotenza e ricchezza, avevano dimenticatoil Dio che camminava nel giardino d’Edene chiamava i suoi figli ribelli con una vocecalma e dolce.

Il mondo non voleva Dio, ma Dio lo haamato comunque. Dio ci ha amati anche quando eravamo peccatori, anchequando eravamo senza Dio.

Ha mandato Suo Figlio a morire per noi(Romani 5:6, 8, 10) e Dio è sempre così,la nascita di Gesù dovrebbe ricordarcelo,il Natale è celebrato per ricordarci questagrande umiltà.

Un tocco di gloria

Nella storia della natività vi furono al-cuni eventi che rappresentarono un toccodi gloria: gli angeli, la stella splendente ei cori celestiali di lodi a Dio, ma dove ap-parvero? Tutti fuori dalla città, ai pastoried a coloro che occupavano i livelli piùbassi della società.

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Il Natale ci mostra com’è Dio, quanto ci ama e in che modoestremo ha voluto salvarci.

EDITORIALE di Joseph Tkach cere il male non è la forza, ma l’amoreche non si arrende. Fortunatamente, Dioha il potere di sopportare tali cose, Eglinon è ferito dalle nostre agitazioni, Eglinon si deprime quando noi lo rifiutiamo enon diventa vendicativo quando noi lo in-sultiamo. Dio è più grande di tutto questo,così grande da essere paziente con noi.Egli può essere un bambino indifeso, uncriminale crocifisso, e può piegarsi così inbasso perché ci ama.

In questo modo il Natale ci mostracom’è Dio, ci mostra quanto ci ama, cimostra in che modo estremo ha volutosalvarci.

Dio è così glorioso che ha lasciato laSua gloria ed è venuto giù nel fango persalvarci. Voleva essere un bambino con-cepito prima del matrimonio, nato in unastalla, rifiutato, rifugiato in Egitto; infineha voluto lasciare tutto, anche la sua vita,per noi.

Una lezione per noi

Dio vuole che noi siamo come lui,com’era Gesù. Non nell’apparenza, nonnel potere, ma nell’amore e nell’umiltà.Ha stabilito l’esempio per noi, e il Natale,o la nascita di Gesù, ha un messaggio im-portante per noi, cioè quello di mostrarcicome comportarci l’un con l’altro.

Gesù disse che un servo non è piùgrande del suo padrone, e se lui, il nostroSignore e Maestro, ci ha serviti, anche noidovremmo servirci l’un l’altro (Matteo20:26-28). Chi vuole essere grande di-venti servo. Gesù vuole vederci impegnatinell’aiutare gli altri, nell’impiegare il no-stro tempo e le nostre risorse per aiutaregli altri.

Gesù disse anche: se vuoi seguirmi,prendi la tua croce. Sii pronto a perdereanche la tua vita, e sarai grande.

Questo è il modo con cui dobbiamo se-guire l’esempio di Gesù. Noi non se-guiamo il Suo esempio osservandol’Hannukah, purificando il tempio o an-dando alla sinagoga il Sabato. Ma egli haspecificamente detto che seguiremo ilsuo esempio servendo il nostro prossimo.

Questo è il messaggio del Natale ed ilcammino della vera gloria.

Abbiamo bisogno di identificarci con il bambino nella mangiatoia per essere co-m’era lui. Abbiamo bisogno di identificarcicon la donna che ha partorito in unastalla e con la famiglia che si era rifugiatain un’altra nazione. Il nostro modello èqualcuno che ha amato i suoi nemici, cheè stato ed è ancora rifiutato, ma nono-stante tutto ama ancora.

Si approfittarono di lui, fu ridicolizzato, di-sprezzato e ritenuto colpevole, solo per-ché voleva darci il Suo aiuto. Tutto questoè profondamente degno di lode, questo èciò per cui vale la pena celebrare il Na-tale!

Joseph Tkach

I pastori erano così disprezzati che nonavevano nemmeno il diritto di testimo-niare in tribunale, nessuno li avrebbe cre-duti, ma Dio mandò i suoi angeli aipastori, non ai sacerdoti o ai re.

I capi dei sacerdoti sapevano che ilMessia sarebbe nato a Betlemme (Mat-teo 2:4-6) ma non si scomodarono perfare un viaggio di cinque miglia.

Dio stava operando lontano, ma solochi si trovava al chiuso non avrebbe po-tuto scorgere la stella. Non molto tempodopo un angelo avvisò: “fuggite per sal-vare la vostra vita, il re vuole uccidere ilbambino”. Così, il Cristo appena nato fuportato in Egitto divenendo un rifugiatonella terra che gli ebrei avevano lasciato,la terra di schiavitù, la terra dei reietti.

Questa è la gloria del Figlio di Dio, natopovero, perseguitato e rifiutato dallagente che era venuto a salvare. Questanon è la gloria che conosciamo noi, ma èla gloria di Dio, la gloria dell’amore e delsacrificio. Chi vuole essere grande disseGesù, diventi servo. Questa è la veragrandezza, questa è la grandezza per Dio.

Proprio come Gesù

Dio è il re che passa attraverso il fangoper aiutarci a costruire mattoni senza lapaglia. È un re che manda suo Figlio alSuo popolo nonostante sappia che verràucciso. Dio è come qualcuno che si sacri-fica per evitare che i suoi nemici venganopuniti. Dio è come Gesù, sempre. È comeun uomo che ama i bambini, che tocca ilebbrosi e socializza con gli esattori delletasse e le prostitute. Dio è come qual-cuno che fu odiato senza motivo, pic-chiato senza misericordia e crocifissosenza aver commesso alcun crimine.

Dio lascia che la gente lo odi e lo pic-chi, non perché è pazzo, ma perché Luiconosce il modo migliore per farci capiree vedere a cosa porta veramente l’egoi-smo. Lui sa che il modo migliore per vin-

I l nost ro modello è qualcuno che ha amato i suoi nemici , che è sta to ed èancora r i f iutato , ma nonostante questo ama ancora.

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Aggiornamento dall’Africa

Malawi: consacrazione di un nuovoedificio della chiesa

Kalengule Kaoma, promotore e re-sponsabile della missione GCI-Africa e Rick Shallenberger,

pastore negli Stati Uniti, hanno parteci-pato recentemente all’edificazione di unanuova chiesa in Mbulumbazi, nel Malawi,appena fuori Blantyre. Nel 2012, Rick,nel corso di una visita a sua figlia in Blan-tyre, predicò presso l'ex sala riunioni dipaglia della congregazione. Questa con-gregazione è nata nel 2009, quando ileader della comunità in Mbulumbazichiesero alla GCI di poter avviare lì unacongregazione. La richiesta scaturì per-ché furono profondamente colpiti dallacompassione dimostrata dai membridella GCI nel prendersi cura di un malatoterminale residente del loro villaggio, chein precedenza frequentava una loro con-gregazione in un altro villaggio, ma che sitrasferì a Mbulumbazi per essere vicinoalla famiglia e alle cure mediche.

Così nel 2010, GCI acquistò un piccoloappezzamento di terreno in Mbulumbazidove si costruì una piccola capanna coltetto di paglia e dove si svolgevano i ser-vizi di culto. La presenza media all'epocaera di 35 persone, ma i membri deside-ravano una struttura più stabile. Per-tanto, nel 2012, si decise di costruire unedificio sulla proprietà e la frequenzamedia ai culti incrementò fino a 55 pre-senze. Tuttavia, la consacrazione ufficialedell’edificio fu ritardata fino al ritorno delpastore Rick.

Fra i partecipanti alla consacrazionedell’edificio erano presenti il capo villag-gio, insieme con i capi dei villaggi adia-centi, i dirigenti scolastici ed i leaders dialtre denominazioni. In totale hanno par-tecipato al servizio di consacrazione 255persone.

Malawi: conferenza sulla formazionedella leadership

Oltre a partecipare alla consacrazione delnuovo edificio a Mbulumbazi, Kalengule

dal MondoNOTIZIE

Kaoma e Rick hanno condotto anche unaconferenza di due giorni sulla formazionedella leadership, per gli addetti alla guidadella GCI in Malawi. Il pastore Rick haaperto la conferenza ponendo la se-guente domanda: "Che cosa significa es-sere in comunione con Dio?". Ladiscussione è proseguita in relazione alleseguenti tematiche: "Chi è Gesù" e "Chisiamo noi in relazione a Gesù" prose-guendo in un servizio di comunione. In altre sessioni, Rick ha trattato di comela teologia di GCI ha effetti su missione eministero. Kalengule Kaoma ha discussopoi sul ministero nel contesto africano, inparticolare riguardo la fondazione dichiese, lo sviluppo della leadership ed illavorare con gruppi che vogliono aderirea GCI. Rick e Kalengule Kaoma hannoanche offerto una cena speciale per ilgruppo per conto del Pastore generale Jo-seph Tkach.

Ghana: celebrazione del 40° anniversario

Con il tema: Eben-Ezer: Il Signore è statofedele e misericordioso con noi (1Sa-muele 7:2-12;), GCI ha concluso in Ghanala celebrazione annuale del suo 40° an-niversario con una festa di otto giornipresso la proprietà della chiesa in Ku-tunse, a nord di Accra. La struttura, cheun tempo serviva da chiesa fattoria, oraè la sede di una scuola e di una sala dellachiesa, inoltre ospita campi giovanili edaltri eventi ecclesiali.

Uno dei momenti salienti della festa èstato il ritorno del primo pastore delGhana, Abner e Sharon Washington.

Abner, ora 90enne, tor-nando dagli Stati Uniti alGhana, ha detto: “è stato unsogno divenuto realtà."

Lui e Sharon sono consideratiil "Padre e la Madre" dellechiese del Ghana ed hanno rice-vuto un bellissimo attestato diapprezzamento e numerosi re-gali, ricevendo debito onore.Abner durante la festa durata

otto giorni ha dato due messaggi .Ogni giorno la festa iniziava con 30 mi-

nuti di musica e devozione prima dell'ini-zio del servizio di culto. Il culto di due oreera caratterizzato da inni, canti di lode,danza, musica corale e da messaggi.

A seguito di ogni servizio di culto il Pa-store Emmanuel Okai, direttore dellechiese del Ghana, presentava premi e re-gali destinati a vari gruppi che avevanoprestato servizio nel corso degli anni,come molti oratori, incluso Abner Washin-gton, il promotore della missione nel SudAfrica Tim Maguire, Kalengule Kaoma eRick. In chiusura, come “Giornata finale"di Ringraziamento", Rick ha salutato tuttii presenti a nome del Dr. Joseph Tkach edi sua moglie Tammy, dando in chiusuraun messaggio sulla nostra comunionecon il Padre, il Figlio e lo Spirito.

La celebrazione del 40° anniversariosi è conclusa con una meravigliosa comu-nione di tutti i partecipanti. La frequenzamedia è stata di 500 presenze al giorno,con un picco di 604 persone nel giorno fi-nale.

Ghana: conferenza dei leaders delministero nazionale Africano

Ventisette leaders e pastori nazionaliafricani provenienti da Nigeria, Angola,Togo, Zimbabwe, Sud Africa, Kenya eGhana, si sono incontrati ad Accra, inGhana, dal 28 al 31 agosto.

Tali incontri si sono svolti durante i po-meriggi e le sera seguendo le attività del40° anniversario di cui sopra. Per moltileaders, era la prima occasione per in-contrare altri leaders africani.

Presentiamo un breve aggiornamento di Rick Shallenberger, pastore di Grace Communion InterPresentiamo un breve aggiornamento di Rick Shallenberger, pastore di Grace Communion Inter --national che ha visitato il Malawi e il Ghana a nome del Dr. Joseph Tkach.national che ha visitato il Malawi e il Ghana a nome del Dr. Joseph Tkach.

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Parole di Vita

Il 25 dicembre quasi in tutto il mondole persone celebrano il Natale anchese probabilmente non è il giorno in cui

nacque Gesù. Diversi studiosi ritengonoche Gesù in realtà sia nato nel mese disettembre, anche se in realtà nessuno saesattamente il giorno in cui nacque.

Ma la vera celebrazione della nascitadi Gesù non può essere basata sull’esat-tezza del giorno della Sua nascita, ma sulfatto che Dio ha tanto amato l’umanitàda mandare Suo Figlio in carne come uno

"Benedetto sia il Signore, il Diod'Israele, perché ha visitato eriscattato il suo popolo, e ci hasuscitato un potente Salvatorenella casa di Davide suo servo”(Luca 1:68-69).

di noi per la salvezza.Nel Vangelo di Matteo il bambino Gesù

è chiamato "Dio con noi" (Matteo 1:23).Nel Vangelo di Marco Gesù è chiamato“Figlio di Dio” (Marco 1:1).Nel Vangelo di Luca Gesù è nato per es-sere “luce da illuminare le genti” (Luca2:32).

In quello di Giovanni è chiamato “laluce degli uomini” (Giovanni 1:4).

Il Natale rappresenta l'amore di Dio edil Suo costante impegno verso di noi. Eglisi fa uno di noi per rimodellarci a Sua im-magine e somiglianza. Attraverso la Suaincarnazione Gesù vuole condividere connoi il Suo perfetto rapporto di amore conil Padre, come Figlio prediletto.

La nascita di Gesù è uno dei tassellipiù importanti nel progetto del Padre:"Dio ha tanto amato il mondo che ha dato

Il razzismo è compatibile con la fede cristiana?

Gli Stati Uniti dedicano il mese diFebbraio per celebrare il contri-buto che gli afro-americani hanno

dato alla loro nazione. Ma per quale mo-tivo in un paese cosmopolita come gliStati Uniti si dedica un mese intero percelebrare i meriti di una singola razza? Laragione sta nel fatto che il contributo deicittadini africani non sempre è stato rico-nosciuto, anzi, per decenni essi sono vis-suti come schiavi.

La schiavitù rappresenta una terribile

"Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra" (Atti17:26).

il Suo unigenito Figlio, affinché chiunquecrede in lui non perisca, ma abbia vitaeterna. Dio infatti non ha mandato il Fi-glio nel mondo per condannare il mondo,ma per salvare il mondo per mezzo di Lui"(Giovanni 3:16-17).

Il Natale rappresenta speranza, l’unicavera speranza di ogni uomo: "La vera luceche illumina ogni uomo stava venendonel mondo. Egli era nel mondo, e ilmondo fu fatto per mezzo di lui, ma ilmondo non l'ha conosciuto.

È venuto in casa sua e i suoi non l'-hanno ricevuto; ma a tutti quelli che l'-hanno ricevuto egli ha dato il diritto didiventare figli di Dio, a quelli cioè che cre-dono nel suo nome, i quali non sono natida sangue, né da volontà di carne, né davolontà d'uomo, ma sono nati da Dio"(Giovanni 1:9-13).

macchia nellastoria di quellanazione, e an-cora oggi per-mangono alcunieffetti del pas-sato. Nel consi-derare questoaspetto del-l’America, re-stiamo stupiti enon ci rendiamoconto di comequesto popolopossa esserestato così cieco

e pieno di pregiudizi nonostante abbiasempre cantato con orgoglio di essere laterra degli uomini liberi, coraggiosi e fe-deli alla repubblica, promettendo libertàe giustizia per tutti gli uomini!

I sostenitori della schiavitù e della se-gregazione in queste terre hanno ancheusato la Bibbia per sostenere le loro ar-gomentazioni, ma non ci può essereniente di più falso, infatti la Parola di Dioafferma che abbiamo tutti un'unica di-scendenza. Purtroppo, spesso l’uomo ha

cercato e cerca ogni genere di scusa pergiustificare anche i comportamenti più di-sumani. Il razzismo non è solo un pro-blema tra neri e bianchi. La storia ciinsegna che tutti i popoli sono colpevoli.Possiamo ricordare Auschwitz, il Kossovo,la Cambogia, il Darfour, il Ruanda, questisono solo alcuni luoghi in cui sono statecommesse atrocità di matrice razzista,spregevoli segni della decadenza umana.

Il cristianesimo ed il razzismo sono in-compatibili. Come cristiani dobbiamo la-vorare non solo per superare il razzismoa livello personale, ma anche per cancel-larlo globalmente attraverso il nostromessaggio di condanna ed il nostroesempio di amore e riconciliazione.

Tutti gli uomini hanno in comune ilCreatore, il Salvatore e l’esigenza di per-dono e di salvezza per giungere allostesso destino. Tutti gli uomini, di ogni co-lore e razza per Dio hanno il medesimovalore. Gesù ha pagato lo stesso prezzoper ciascuno di noi. Il sacrificio di Cristonon lascia spazio a pregiudizi, segrega-zioni e discriminazioni di alcun genere,ma apre le porte alla riconciliazione ed alperdono.

Cosa rappresenta il Natale per la Chiesa cristiana della Grazia?

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Il Natale nel passato e presente della chiesa di Paul Kroll

La stagione natalizia, quel gioioso pe-riodo dell’anno nel quale cele-briamo la nascita del nostro Signore

Gesù Cristo è ormai alle porte.Vi siete mai chiesti: quando e come il

Natale cominciò a far parte del calenda-rio Cristiano?

Ecco la sua affascinante storia, che ini-ziamo con una sorprendente osserva-zione. Né Gesù né gli apostolicomandarono e nemmeno suggerironoche la chiesa dovesse avere una festivitànatalizia e non ci sono evidenze di talecelebrazione nel Nuovo Testamento.

Nella chiesa del secondo secolo pos-siamo trovare evidenze di una celebra-zione annuale della risurrezione di Gesùin primavera (la nostra Pasqua), ma nes-suna celebrazione per la Sua nascita. (E’possibile che le radici della celebrazionedella risurrezione risalgano al tempodella chiesa degli apostoli).

La chiesa aggiunse anche la Penteco-ste che commemora la discesa dello Spi-rito santo, e l’Epifania il 6 di Gennaio. Ladata non celebrava la nascita di Cristo,ma la manifestazione della Sua natura di-vina di Figlio, la Sua regalità e la Sua po-tenza come mostrata nel Suo battesimo,la visita dei Magi e il miracolo alle nozzedi Cana. L’Epifania fu la prima celebra-zione annuale legata all’incarnazione diGesù. Comunque, sin dal quarto secoloemergono delle chiare evidenze della ce-lebrazione della nascita di Gesù il 25 Di-cembre.

Perché il 25 Dicembre?E’ opinione comune tra gli storici biblici

che il Natale nacque dall’intenzione dicompetere o di soppiantare la celebra-zione pagana del dio sole che cadeva inquella stessa data. Secondo quest’ ipo-tesi, accettata dalla maggior parte deglistudiosi odierni, la nascita di Gesù fu da-tata vicino a quella del solstizio invernale.In quel giorno, mentre il sole inizia a riap-

parire nei cieli del nord, i pagani devoti aMitra celebravano la nascita del sole in-vincibile. Quando nacquero le celebra-zioni natalizie il culto di Mitra eraparticolarmente vivo a Roma.

L’idea era che la chiesa neutralizzassequell’adorazione pagana con la celebra-zione della nascita di Gesù, provvedendocosì per i cristiani un’opportunità di ado-razione e di comunione fraterna mentrei pagani facevano capriole omaggiando iloro dei. Era anche un’opportunità perpredicare il vero vangelo. Se questo ra-gionamento è corretto, ciò che fecero icristiani fu di redimere questa data in Cri-sto e nella comprensione che Lui (e nonil dio sole dei pagani) era il vero sole e Fi-glio della rettitudine (Malachia 4:2).

Un’altra idea sul perché la celebra-zione iniziò e si estese in tutta la chiesafu il bisogno di combattere in quel pe-riodo la dilagante eresia sulla persona diCristo. Il concilio di Nicene nel 325 avevacondannato l’arianesimo, che affermavache Gesù Cristo era soltanto una creaturadivina e non Dio vero da Dio vero.

La prima festività natalizia apparve aRoma, per poi diffondersi in tutte lechiese dell’Impero Romano. Per combat-tere le controversie del quarto secolosull’incarnazione e la persona di Cristo,si cercò di creare una festività che cele-brasse il mistero di Dio diventato uomo,come dottrina di insegnamento nellachiesa.

Perché la nascita di Cristo non fu cele-brata prima del quarto secolo? Una ra-gione è da ricercarsi nel fatto che né ilgiorno né il mese sono citati nei vangeliné in nessun altro scritto cristiano primi-tivo e non possono essere determinaticon certezza. Malgrado ciò, sembra fosseopinione di alcuni padri della chiesa deiprimi quattro secoli che Cristo fosse vera-mente nato il 25 Dicembre.

Il teologo Giovanni Crisostomo (347-407), per provare la sua veduta, si ap-

pellò alla data della registrazione sottoQuirino (Cireneo), Egli sosteneva che ilcensimento e la prova delle tasse dellafamiglia di Gesù erano depositate negliarchivi Romani. Il martire Giustino (100-165), nella sua nota apologetica, disseche Gesù nacque a Betlemme, asse-rendo che questo: “può essere accertatodai registri delle tasse” (Apologe-tica1,34).

Tertulliano (160-250), parlò: “del cen-simento di Augusto — la testimonianzapiù fedele della nascita del Signore è de-positata negli archivi di Roma” ( AgainstMarcion, libro 4, 7).

Il padre della chiesa primitiva (180-236) arrivò alla data del 25 Dicembre,che tentò di calcolare da informazioniprese dal vangelo di Luca riguardanti ilministero del sacerdote Zaccaria, padredi Giovanni il Battista. (Vedi Luca 1:5, 8-10.)

Comunque siano andati i fatti riguar-danti la data della nascita di Gesù èchiaro che la chiesa sentì il bisogno diavere una festività che commemorassela nascita del nostro Salvatore. Nelle pa-role dello storico della chiesa PhilipSchaff: “era inevitabile che la chiesaprima o poi avrebbe istituito delle festivitàche avrebbero costituito una base pertutte le altre festività annuali in onore diCristo” (storia della chiesa cristiana, vo-

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Il Natale nel passato e presente della chiesa di Paul Kroll

I puritani in Inghilterrae in America

I “ puritani” si formarono come gruppoprotestante nel sedicesimo secolo all’in-terno della chiesa d’Inghilterra. In unaparte della loro ampia agenda riforma-trice, pretendevano che la chiesa do-vesse essere purificata da ogni liturgia,cerimonia e pratica che non fosse scrittanella Bibbia.

Dal momento che la celebrazione delNatale non è menzionata nelle Scritture,i puritani conclusero che essa dovesseessere abolita. Quando il gruppo arrivòad avere potere politico in Inghilterrasotto Oliver Cromwell (1599-1658), iniziòimmediatamente a bandire il Natale.

Cromwell e i puritani abolirono oltre alNatale anche la Pasqua e la Pentecoste.Il giorno di Natale era un normale giornolavorativo e tutti i negozi rimanevanoaperti. Il parlamento doveva funzionarenormalmente come in tutti gli altri giorni.A volte mandavano per le strade dei ban-ditori che gridavano: “ Niente Natale oggi,niente Natale oggi.”

Nell’anno 1642 si registra la prima or-dinanza che proibiva alla chiesa di cele-brare funzioni e festività nel giorno diNatale. Queste ordinanze vennero procla-mate regolarmente negli anni successivi.

L’8 giugno del 1645, i puritani otten-nero la maggioranza in parlamento e abo-lirono l’osservanza del Natale, della

lume 3, Nicene and post Nicene Cristia-nity,” pagina 395).

Schaff ci porta verso l’osservazioneche senza la nascita di Cristo non ci sa-rebbe la salvezza in Cristo, né il batte-simo, la passione, la risurrezione,l’ascensione o lo spargimento dello Spi-rito Santo. Perciò, non ci sarebbero le ce-lebrazioni dell’Epifania e della Pasqua eneppure della Pentecoste.

Quindi l’adorazione più significativa sisvolgeva durante le festività natalizie, madobbiamo anche riconoscere che il Na-tale era spesso celebrato dal popolo nellostesso modo sensuale e sfrenato di al-cune festività pagane. In alcuni momentinella storia della chiesa, era veramentenecessario riportare Cristo nella Cristia-nità.

Dodici giorni di Natale e Avvento

della Pentecoste e il giorno di tutti i santi. Nel 1660 le cose cambiarono. Fu rista-

bilita la monarchia e il clero puritano fuallontanato dalla chiesa d’Inghilterra.All’inizio della seconda decade del XVIIsecolo molti di questi emigrarono in Ame-rica nel New England.

Nella puritana New England, il giornodi Natale era un normale giorno lavora-tivo e chiunque violasse quest’ordinanzaveniva punito con multe o licenziamento.

Nel 1659, i puritani del Massachus-sets dichiararono che l’osservanza delNatale fosse un’offesa criminale. I tra-sgressori sarebbero stati puniti pagandouna multa di cinque scellini. Il 25 Dicem-bre non divenne una festività legale finoal 1856.

Oggi è difficile credere che osservare ilNatale nel New Englandfosse stato proi-bito fino alla seconda metà del XIX se-

“I dodici giorni del Natale” sono piùche una secolare tradizione di canzoni.Un tempo era normale che le funzioni ele celebrazioni durassero dodici giorni,dal 25 Dicembre fino al 5 Gennaio, l’ini-zio dell’Epifania. Questa tradizione oggi èvirtualmente scomparsa.

Oggi, la stagione dell’Avvento dà inizioal calendario liturgico. L’Avvento è cele-brato iniziando dalla quarta domenicache precede il Natale. E’ consacrato allacommemorazione della venuta del nostroSignore nella carne (Incarnazione), comepure nel Suo glorioso ritorno al giudizio fi-nale. E’ per questo motivo che sono chia-mate “Domeniche dell’Avvento”, poichéAvvento significa: venuta o arrivo, special-mente per qualcosa di estremamente im-portante.

Quale Avvento potrebbe essere più im-

portante della prima venuta nel mondodel Figlio di Dio come essere umano e poidel Suo glorioso ritorno come Re dei re eSignore dei signori!

Lawrence Stookey, nel suo libro Calen-dario: “Il tempo di Cristo per la chiesa”, lospiega in questo modo: “Il punto focaledell’Avvento è in quello che popolar-mente è chiamato “Il ritorno.” Quindi l’Av-vento concerne il futuro di Colui che èrisorto, che giudicherà la malvagità e pre-varrà sopra ogni male. Avvento è la cele-brazione della promessa che Cristo daràuna fine a tutto ciò che è contrario allavia di Dio; la risurrezione di Gesù è ilprimo segno di questa distruzione dellepotenze malvagie e della morte.

L’inizio dell’anno liturgico ci porta allafine delle cose” (pagine 121-122).

Il significato del NatalePer la chiesa, l’intero anno cristiano si

concentra sulla persona e sulle opere diGesù Cristo. I cristiani non “celebrano” né“ osservano” i giorni del calendario comese fossero santi, ma adorano Cristo e ri-chiamano il grande Avvento della nostrasalvezza, usando quei periodi specialicome opportunità per la Sua adorazione.

Il proposito dell’adorazione annuale èdi mantenere la nostra mente focalizzatasulla storia della salvezza e dare Gloria alnostro Signore e Salvatore.

A questo scopo, il Natale, l’Avvento el’Epifania volevano appunto essere il vei-colo per celebrare Gesù Cristo.

Le festività annuali cristiane ci ricor-dano gli avvenimenti principali della sto-ria del vangelo e ci chiamano apartecipare all’adorazione di Cristo. Nelleparole di Philip Schaff:

“Le celebrazioni annuali dellachiesa sono una cronologica confes-sione di fede; un panorama in movi-mento dei grandi avvenimenti dellasalvezza; un’esibizione drammaticadel vangelo per il popolo Cristiano”

(History of the Christian Church, volumeIII, pagina 387).

Che possiate tutti avere un benedettoe gioioso Natale.

Oggi è difficile credereche osservare il Natalenel New England fosse

stato proibito fino allaseconda metà del XIX se-colo

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Rispondere a Dio con adorazione si-gnifica semplicemente dare a Dioquello che gli è dovuto perché Egli

è degno di lode non solo per la Sua po-tenza e maestà, ma anche per la Suabontà e dolcezza.

Generalmente la società, e noi stessi,tendiamo a lodare l’amore a livelloumano. Le persone che danno la loro vitaper gli altri vengono lodate, così comeanche quelle che pur non avendo abba-stanza potere per salvare la propria vitausano quello che hanno per aiutare glialtri; tutto ciò è degno di lode. Le personeche invece avendo il potere di aiutare ilprossimo e rifiutano di farlo vengono ingenere criticate. Il principio, quindi, èquello di lodare la bontà più del potere.

Ora Dio è sia buono che potente, Egli èamore e tutto quello che fa lo fa conamore, pertanto Egli è degno di lode.

L’amore di Dio nei nostri confronti nondiminuisce mai né viene meno, è piutto-sto il nostro amore che spesso si indebo-lisce. La lode ci aiuta in questo, aumentail nostro legame d’amore con Dio, inoltre

Un modo di vivere

Rispondere a Diocon adorazione

nella lode celebriamo il Suo amore e rav-viviamo il “fuoco” che lo Spirito ha accesoin noi verso Dio. E’ quindi un beneficio ri-cordare e celebrare le meraviglie di Dio,questo fortifica il nostro legame con Cri-sto e rinnova il nostro impegno a diven-tare come Lui, accresce la nostra gioia.

Noi siamo stati creati per lodare Dio eper rendergli onore e gloria (1 Pietro 2:9),più saremo in armonia con lo scopo percui siamo stati creati, più la nostra gioiasarà completa.

Se adempiamo lo scopo per cui siamostati creati, onorando Dio, la nostra vitasarà più soddisfacente ed appagante.

Dio lo si onora non solo nell’adora-zione, ma anche attraverso il nostromodo di vivere.

L’adorazione quindi è un modo di vi-vere. Adorare significa offrire se stessi alCreatore come sacrifici viventi: “Vi esortodunque, fratelli, per la misericordia di Dio,a presentare i vostri corpi in sacrificio vi-vente, santo, gradito a Dio; questo è il vo-

stro culto spirituale. Non conformatevi aquesto mondo, ma siate trasformati me-diante il rinnovamento della vostramente, affinché conosciate per espe-rienza quale sia la volontà di Dio, labuona, gradita e perfetta volontà” (Ro-mani 12:1-2).

Adoriamo Dio ogni volta che condivi-diamo il vangelo (Romani 15:16), lo ado-riamo attraverso le nostre offertefinanziarie per il Vangelo (Filippesi 4:18),e lo adoriamo quando aiutiamo gli altrinei loro bisogni (Ebrei 13:16). Attraversol’adorazione affermiamo che Lui è degnodel nostro tempo, della nostra attenzionee della nostra fedeltà a motivo della Suagloria e della Sua umiltà nel farsi uomocome noi per amore.

Lodiamo Dio per la Sua giustizia e mi-sericordia, Lo lodiamo per chi Egli è.Come esseri umani dobbiamo devozioneed amore al Dio giusto che è morto e ri-sorto per salvarci e donarci la vita eterna.Noi siamo stati creati per dichiarare lelodi di Colui che opera per noi e ci so-stiene nel diventare come Lui. Dio è

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di Joseph Tkach

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Bibbia a 360 gradi di Joseph Tkach

degno di amore e devozione. Lo scopodella nostra esistenza risiede nell’adora-zione e nella lode a Dio. In una visione sulfuturo riportata nel libro dell’Apocalisseda parte di Giovanni leggiamo: “E tutte lecreature che sono nel cielo e sulla terrae sotto la terra e sul mare e tutte le coseche sono in essi, le udii che dicevano: “aColui che siede sul trono e all’Agnellosiano la benedizione e l’onore e la gloriae l’imperio, nei secoli dei secoli” (Apoca-lisse 5:13).

Di fronte a tale rivelazione la nostragiusta reazione dovrebbe essere di ti-more per il grande e maestoso Dio, e dionore e devozione per la Sua fedeltà.

Cinque principi fondamentali

Nel Salmo 33:1-3 leggiamo: “Giubilate,o giusti, nell’Eterno; la lode s’addice agliuomini retti. Celebrate l’Eterno con lacetra; salmeggiate a lui col saltéro a diecicorde. Cantategli un cantico nuovo, so-nate maestrevolmente con giubilo.”

Le scritture ci incitano ad adorare can-tando, gridando, usando arpe, flauti, tam-burini, trombe, cembali e con la danza(Salmi 149-150).

La Scrittura quando ci parla dell’adora-zione ci offre immagini di esuberanza, digioia sfrenata e felicità espresse senzainibizioni, in essa sono contenuti esempidi adorazione spontanea come anche diadorazione molto formale, caratterizzatada routine tipiche che sono durate per se-coli.Entrambi gli approcci di adorazione sonolegittimi e nessuno dei due può essere di-chiarato come il solo ed unico modo legit-timo di adorare Dio. Ma proviamo ariassumere alcuni principi generali del-l’adorazione.

1. Siamo chiamati all’adorazione

La Bibbia dall’inizio alla fine affermachiaramente che una delle ragioni per cuisiamo stati creati è l’adorazione e che Diosi aspetta che lo adoriamo (Genesi 4:4,Giovanni 4:23, Apocalisse 22:9).

Adorare significa anche dichiarare levirtù di Dio (1 Pietro 2:9)

Il popolo di Dio ama il Signore e lo di-chiara con la propria vita e con sacrificio,

adora, prega e canta le Sue lodi congioia. Nella Bibbia troviamo diverseespressioni di adorazione a Dio, peresempio nella Genesi non vi è alcuna in-dicazione specifica o dettagliata rispettoa come i patriarchi dovevano adorare,essi non avevano sacerdoti e non eranovincolati né a luoghi né a offerte specifi-che per adorare. Mentre nella legge diMosè troviamo un sistema dettagliato diadorazione che specificava modi, luoghi,tempi e persone preposte a vari ruolinello svolgimento dell’adorazione.

Nel Nuovo Testamento troviamo pochidettagli, le attività connesse all’adora-zione non contengono riferimenti specificiriguardo a persone o luoghi.

Secondo il Nuovo Patto Cristo adempìla legge Mosaica, e da allora in poi tutti icredenti sono sacerdoti che offrono sestessi continuamente come sacrifici vi-venti in lode e adorazione.

2. Adorare solo Dio

La Scrittura quindi, non ci impone det-tagli vincolanti quanto a metodi e moda-lità di adorazione, ma ci pone di fronte adun requisito univoco ed indispensabile:l’adorazione deve essere rivolta solo aDio.

Per essere accettabile ai Suoi occhil’adorazione deve essere esclusiva. Sitratta di un requisito costante che per-corre tutta la Scrittura, Dio richiede tuttoil nostro amore e la nostra fedeltà senzapossibilità che la nostra adorazione siadivisa fra due dei. Anche se possiamoadorarlo in modi differenti, confacentimagari a diverse culture, tradizioni o aidoni di popoli diversi, l’unità risiede nelfatto che tutti adoriamo solo Lui.

Nell’Antico Israele un dio rappresen-tato spesso come dio antagonista e rivaledel vero Dio era Baal, un dio Cananeo.

Mentre ai giorni di Gesù il dio antago-nista e rivale del vero Dio era l’auto-giu-stizia, l’auto-referenzialità e l’ipocrisiadella tradizione religiosa.

In realtà, tutto quello che si frapponefra noi e Dio e che causa disobbedienzaè un falso dio e un idolo. Gli idoli più co-muni dei nostri giorni sono il denaro, ilsesso, l’orgoglio o la reputazione perso-nale agli occhi degli altri. L’Apostolo Gio-

vanni descrive questo principio: “Nonamate il mondo né le cose che sono nelmondo. Se uno ama il mondo, l’amor delPadre non è in lui. Poiché tutto quello che che è nel mondo, la concupiscenza dellacarne, la concupiscenza degli occhi e lasuperbia della vita non è dal Padre, ma èdal mondo. E il mondo passa via con lasua concupiscenza; ma chi fa la volontàdi Dio dimora in eterno”(1 Giovanni 2:15-17). Non importa quali siano le nostre de-bolezze, quale sia l’idolo che si frapponefra noi ed il Signore, abbiamo bisognoche sia crocifisso, abbiamo bisogno di eli-minare ogni idolo che fa in modo che ilnostro sguardo si distolga dal vero edunico Dio, il quale vuole adoratori cheadorino soltanto Lui e che lo pongano alcentro della propria vita.

3. Sincerità

Un altro elemento costante in tutta lascrittura ed in stretta connessione conl’adorazione è la sincerità. Una religiositàapparente ed esteriore non ha alcun va-lore agli occhi di Dio. Nessun’azionebuona o esteriormente religiosa come fre-quentare sempre i culti o parlare in ma-niera “religiosa” ha alcun valore per Diose non si ama realmente e dal profondodel cuore il Signore.

Gesù criticò coloro che onoravano Diosolo con le labbra, essi adoravano invanoperché il loro cuore era lontano da Dio. Leloro tradizioni (inizialmente nate per ado-rare ed esprimere amore a Dio) diventa-rono un ostacolo alla sincerità del loroamore per Dio e nel loro rapporto con Lui.

Affermando che i veri adoratori devonoadorare in spirito e verità Gesù sottolineala sincerità del cuore che deve accompa-gnare tale azione (Giovanni4:24).

Affermare di amare Dio e non osser-vare i Suoi comandamenti significa es-sere degli ipocriti, significa dare piùvalore alla propria libertà che alla Sua au-torità, significa non adorare in verità.Non è possibile accettare il Patto di Diocon le labbra e gettarsi le Sue parole allespalle, Dio non si lascia impressionare dachi lo chiama Signore ma ignora quelloche dice:“Ma Dio dice all'empio: Perchévai elencando le mie leggi e hai sempresulle labbra il mio patto, tu che detesti la

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Nella Scrittura ci sono esempi di adorazione spontanea come anche di adora-zione formale. Entrambi gli approcci sono validi e nessuno dei due può esseredichiarato come il solo ed unico modo di adorare Dio.

di Joseph Tkach Bibbia a 360 gradi

disciplina e ti getti dietro alle spalle le mieparole?”( Salmi 50:16-17).

4. Obbedienza

La vera adorazione non può prescin-dere dall’obbedienza, e chiaramente ciòriporta in tale contesto in maniera deter-minante il modo con cui ci rapportiamocon gli altri.

Non è possibile onorare Dio e disono-rare i Suoi figli: “Se uno dice: io amo Dioe odia il suo fratello, è bugiardo; perchéchi non ama il suo fratello che ha veduto,non può amare Dio che non ha veduto “(1Giovanni 4:20-21). Il profeta Isaiaesprime pesanti critiche verso coloro cheadorando Dio con le labbra essendo coin-volti in processi di ingiustizia sociale:“Cessate dal recare oblazioni vane; il pro-fumo io l’ho in abominio; e quanto ai no-viluni, ai sabati, al convocare adunanze,io non posso soffrire l’iniquità unita all’as-semblea solenne. I vostri noviluni, le vo-stre feste stabilite l’anima mia li odia, misono un peso che sono stanco di portare.Quando stendete le mani, io rifiuto di ve-derlo; anche quando moltiplicate le pre-ghiere, io non ascolto; le vostre manisono piene di sangue” (Isaia 1:11-15).

Il profeta non esprime contrarietà neigiorni e nelle festività di adorazione cheil popolo osservava, né nelle modalità,nel tipo di incenso o negli animali offertiin sacrificio, ma il problema stava tuttonella vita che conducevano ogni giorno;“Le vostre mani sono piene di sangue”,disse; con queste parole non evidenziavain maniera specifica l’atto materiale di uc-cidere, ma faceva chiaro riferimento almale insito nel cuore della gente e lorende più chiaro quando dice:“cessatedal fare il male; imparate a fare il bene;cercate la giustizia, rialzate l’oppresso,fate ragione all’orfano, difendete la causadella vedova” (versi 16-17).

Isaia parlava ad un popolo che avevabisogno di mettere in ordine le relazioniinterpersonali, di eliminare i pregiudizirazziali, di classe e le ingiustizie economi-che, se voleva rendere l’adorazione gra-dita a Dio.

5. In Tutti gli aspetti della vita

Se scaturisce da un cuore sincero e ge-nuino, l’adorazione dovrebbe realizzareun modo di vivere ed una quotidianitàconforme alla Parola di Dio, questo è unaltro importante principio evidenziatodalla Scrittura. Il profeta Michea, nell’An-tico Testamento si domanda come do-vremmo adorare, poi successivamente èegli stesso a fornire la risposta: “Con cheverrò io davanti all’Eterno e m’inchineròdavanti all’Iddio eccelso? Verrò io davantia lui con degli olocausti, con dei vitellid’un anno? L’Eterno gradirà egli le mi-gliaia dei montoni, le miriadi dei rivid’olio? Darò il mio primogenito per la miatrasgressione? Il frutto delle mie viscereper il peccato dell’anima mia? O uomo,Egli t’ha fatto conoscere ciò che è bene;e che altro richiede da te l’Eterno, se nonche tu pratichi ciò che è giusto, che tuami la misericordia, e cammini umil-mente col tuo Dio?” (Michea 6:6-8)

Anche il profeta Osea evidenzia comele relazioni interpersonali sono più impor-tanti dell’adorazione rituale: “Poiché ioamo la pietà e non i sacrifici, e la cono-scenza di Dio anziché gli olocausti” (Osea6:6). La chiamata che Dio ci rivolge nonvolta solo a lodare, ma anche a praticarele buone opere (Efesini 2:10). Il concettodi adorazione va molto oltre la musica oun calendario liturgico, questi sono det-tagli poco importanti rispetto al modo concui trattiamo il prossimo. Chiamare GesùSignore e non cercare il suo senso di giu-stizia, di pietà e di compassione significaessere ipocriti.

L’adorazione implica un cambiamentoradicale del cuore che si manifesta nelcomportamento, si tratta di qualcosa cheva oltre le manifestazioni esteriori.

In questo processo di cambiamento èfondamentale il nostro impegno e la no-stra volontà di spendere tempo con Dioin preghiera, nello studio della Sua Parolae nella meditazione. Non si tratta di uncambiamento magico, ma di un processodi cambiamento disciplinato attraverso ladedicazione personale del proprio tempoa Dio.

L’Apostolo Paolo nelle sue lettere usa itermini sacrificio e adorazione: “Io viesorto dunque fratelli, per le compassionidi Dio, a presentare i vostri corpi in sacri-ficio vivente, santo accettevole a Dio; ilche è il vostro culto spirituale” (Romani12:1). L’adorazione coinvolge tutta la no-stra vita non solo alcune ore della setti-mana, e se tutta la vita è dedicataall’adorazione questo significa che certa-mente passeremo del tempo con altri cre-denti. Quando Paolo in Romani 15:16parla della grazia che gli è stata concessadi servire i gentili esercitando il sacro ser-vizio del Vangelo di Dio affinché l’offertadei gentili sia accettevole essendo santi-ficata dallo Spirito Santo, sta dicendo chela predicazione del Vangelo è anch’essauna forma di adorazione.

Essendo tutti i credenti sacerdoti, tuttiabbiamo il dovere di proclamare la lodedi Colui che ci ha chiamati e di esercitarequesto tipo di adorazione (1 Pietro 2:9).

Nel ringraziare i fratelli di Filippi peravergli donato un aiuto finanziario, Paolofece riferimento all’adorazione: “Io ho ri-cevuto ogni cosa, e abbondo. Sono piena-mente provvisto, avendo ricevuto daEpafrodito quel che mi avete mandato, eche è un profumo di odor soave, un sacri-ficio accettevole, gradito a Dio” (Filippesi4:18).

Pertanto, l’aiuto finanziario offerto adaltri cristiani può essere una forma diadorazione. Nel capitolo 13 della letteraagli Ebrei viene descritta l’adorazione of-ferta sia in parole che in opere, mettendoin evidenza lo stretto legame fra questedue espressioni della vita cristiana: “Permezzo di lui dunque, offriamo del conti-nuo a Dio un sacrificio di lode: cioè ilfrutto di labbra confessanti il suo nome!E non dimenticate di esercitar la benefi-cenza e di far parte agli altri dei vostribeni; perché è di tali sacrifici che Dio sicompiace” (Ebrei 13:15-16).

La chiamata di Dio ci è rivolta per ado-rare, celebrare e glorificare il Creatore. E’una gioia per noi poter dichiarare le Suelodi e poter condividere la buona notiziadi cosa Lui ha fatto per noi attraverso ilSignore e Salvatore Gesù Cristo.

La versione ampliata dell’adorazione descritta da Paolo.

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Contributi dei lettoriRubrica

Avolte siamo attirati più dalla cornice di unbel quadro che dal suo significato.

"Sta per arrivare il Natale e dobbiamoessere tutti più buoni e se saremo piùbuoni Babbo Natale ci porterà dei regali"

Quante volte abbiamo sentito dai nostrigenitori queste parole e quante volte leabbiamo ripetute ai nostri bambini?

Molti vivono il Natale "semplicemente"come fosse una festa di famiglia, dovetutti corrono ad acquistare oggetti da re-galare a parenti ed amici. Ci si presta agioire, a godere della presenza dei nostrifamiliari. E sin qui nulla di male. I com-mercianti approfittano per incrementarele vendite con offerte invitanti e luminose.Mille luci in città, mille decorazioni e im-magini. Sicuramente molto bello e diver-tente, soprattutto per i nostri bambini; macredo che tutto questo correre agli acqui-sti distolga la nostra attenzione dal verosenso del Natale.

In questo periodo veniamo esortati adessere più buoni, a comportarci meglionei confronti del nostro prossimo. Ed èbuono che ci si comporti meglio, ma dob-biamo aspettarci qualcosa in cambio? Ese il 25 dicembre rappresenta la nascitadi Gesù perché anche chi non crede in Lui

lo festeggia? Ci dovremmo anche chie-dere se tutto questo sia sufficiente perringraziare Dio. Non è poco? per ricam-biare il regalo più grande che ognuno dinoi abbia mai ricevuto?

A volte veniamo attirati più dalla cor-nice che dal significato di un bel quadro!

Infatti, questa festa dovrebbe ricordarciil dono che il Signore ha fatto a tutti gli uo-mini della terra, perché quel giorno ditanti secoli fa: Egli ci ha donato Cristo.

La parola Natale "dies natalis", derivadal latino e significa "giorno della na-scita". Infatti per Natale si intende nascitadi Gesù; anche se pochi sanno che circala data del 25 dicembre non si hanno cer-tezze che dimostrino che quel giorno, sianato realmente il nostro Signore. Ma lacosa più importante non è una data certao meno, la cosa importante è che "ècerto" il miracolo del suo concepimento,della sua nascita, della sua vita e dellasua resurrezione.

Chiediamoci, quindi, se dimostriamoabbastanza riconoscenza e gratitudinenei confronti di Gesù Cristo per tutto ciòche ha fatto per noi. La nostra devozione

nei suoi confronti dovrebbe essere viva,come una fiammella che non si spegnemai, accesa nel mese di dicembre, manon meno nei mesi di gennaio, febbraio,marzo, aprile e ancora per tutto l'anno.Dovremmo cogliere ogni occasione dellanostra giornata per ricordare, festeggiare,gioire e lodare Gesù e prenderlo comeesempio per migliorarci nella vita.

Forse alcuni si chiederanno : - "ma per-ché dobbiamo essere riconoscenti a Dioed amare Cristo?"

"Perché Dio ha tanto amato il mondo,che ha dato il suo unigenito figlio, affin-chè chiunque crede in lui non perisca maabbia vita eterna"(Giovanni 3:16). La ve-nuta di Gesù al mondo è il regalo piùgrande che abbiamo ricevuto e che rice-veremo nella vita. Con questo meravi-glioso gesto abbiamo avuto la salvezzaeterna. Infatti egli è nato, vissuto e mortosolo per liberarci dalla colpa dei nostripeccati, li ha presi su di se, morendo alposto nostro e, per questo, solo per que-sto, siamo stati perdonati, perché con lasua morte ha saldato il nostro debito conDio e ogni volta che lo rinneghiamo lo cro-cifiggiamo ancora.

"Solo in Dio trova riposo l'anima mia,da Lui proviene la mia salvezza. Lui soloè la mia rocca e la mia salvezza, il mioalto rifugio; io non potrò vacillare. Fino aquando vi scaglierete contro un uomo ecercherete tutti insieme di abbatterlo?"(Salmi 62:3-4). Questo, principalmente,dovremmo raccontare ai nostri bambini.Insegnandogli ad amare Gesù e a cre-dere in Lui. Infatti, è assolutamente ne-cessario sapere che: "Chi crede in Lui nonè giudicato; chi non crede è già giudicatoperché non ha creduto nel nome dell'uni-genito Figlio di Dio"(Giovanni 3:18). Inquesta epoca di malessere generale oc-corre riscoprire il vero senso del NataleCristiano che è l'amore, l'amore che Dioelargisce, in tutte le sue forme e rappre-sentazioni, gratuitamente, a tutti noi enon solo in un certo periodo dell'anno.

Perciò il mio augurio è che trascorriateun Buon Natale nella pace della vostra fa-miglia con l'amore di Gesù nel cuore per365 giorni l'anno.

Caterina Unali

Il significato del vero Natale

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Studiobiblico

Il cristianesimo pone la persona diGesù Cristo come figura centale della

propria fede

“Il cuore del cristianesimo non è unmeraviglioso insieme di fondamentidi carattere psicologico come il Bud-

dismo, un magistrale codice di moralitàcome l’Islam, oppure una delicata rac-colta di rituali come alcune chiese lo pre-sentano. Il punto di partenza per poteraffrontare qualsiasi discussione su que-sto tema è il fatto che il “Cristianesimo”,così come suggerisce la parola stessa,concerne una persona: Gesù Cristo”(Dickson 1999:11).

Il cristianesimo inizialmente era consi-derato come parte di una setta Giudaica,in realtà era ben diverso dal Giudaismo. IGiudei avevano fede in Dio, ma la mag-

di James Henderson

13 Seguimi |Settembre - Dicembre 2014

gioranza di loro non accettava Gesù comeil Cristo. Un altro gruppo menzionato nelNuovo Testamento erano i gentili, “chia-mati timorati di Dio”, dei quali faceva parte anche Cornelio (Atti 10:2), essi ave-vano fede in Dio, ma non tutti accetta-vano Gesù come Messia.

“La persona di Gesù Cristo è d’impor-tanza centrale per la teologia Cristiana.

Mentre la teologia potrebbe essere de-finita come “parlare di Dio in generale,”la teologia Cristiana, afferma il ruolo cen-trale di Gesù Cristo” (McGrath 1997:322).

“La Cristianità non è basata su idee li-bere ed autosufficienti; essa rappresentauna sostanziale risposta alle domandeche sorgono riguardo alla vita, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo. La cristia-nità è una religione storica, nata in se-guito a specifici eventi che riguardanoGesù Cristo…”.Non c’è cristianità senzaGesù Cristo.

Ma chi era questo Gesù? Cosa c’era ditanto speciale in Lui che Satana volevadistruggere e sopprimere la sua storia findalla sua nascita?. “La sua coda trasci-nava dietro a se la terza parte delle stelledel cielo e le gettò sulla terra; poi il dra-gone si fermò davanti alla donna chestava per partorire, per divorare suo figlioquando lo avesse partorito.

Ed ella partorì un figlio maschio, chedeve governare tutte le nazioni con uno

Chi è Gesù Cristo e perché è importante per la fede del cristiano?

Non c’è cristianità senzaGesù Cristo, ma chi èquesto Gesù?

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Studio biblico di James Henderson

14 Seguimi |Aprile - Agosto 201414 Seguimi |Settembre - Dicembre 2014

scettro di ferro; e il figlio di lei fu rapitopresso Dio e il suo trono” (Apocalisse12:4-5; Matteo 2:1-18).

Cosa c’era in Lui da rendere i Suoi di-scepoli così audaci da essere accusati di mettere sottosopra il mondo? (Atti 17:6)

Dio viene a noi tramite Gesù Cristo

Lo studio precedente è terminato sot-tolineando che noi possiamo conoscereDio solo tramite Gesù Cristo:“Ogni cosami è stata data in mano dal Padre mio, enessuno conosce il Figlio se non il Padre;e nessuno conosce il Padre, se non il Fi-glio e colui al quale il Figlio avrà voluto ri-velarlo” (Matteo 11:27), che è il veroriflesso dell’essenza di Dio (Ebrei 1:3).

E’ tramite Gesù che noi possiamo sa-pere com’è Dio perché solo Gesù è la ri-velazione del Padre “Egli è l’immaginedell’invisibile Dio, il primogenito di ognicreatura” (Colossesi 1:15).

Il Vangelo spiega che Dio entrò nellacondizione umana tramite la persona diGesù Cristo. L’apostolo Giovanni scrissein Giovanni 1:1: “ Nel principio era la Pa-rola e la Parola era presso Dio, e la Parolaera Dio. La Parola, identifica Gesù, essa“… si è fatta carne ed ha abitato fra dinoi”( Giovanni 1:14).

Così Gesù, la Parola, è la seconda per-sona della Divinità, in Lui “abita corporal-mente tutta la pienezza della Deità”(Colossesi 2:9). Gesù era contempora-neamente, pienamente umano e piena-mente Divino, Figlio dell’Uomo e Figlio diDio. Colossesi 1:19: “Perché è piaciuto alPadre di far abitare in lui tutta la pie-nezza”. Giovanni 1:16: “ E noi tutti ab-biamo ricevuto dalla sua pienezza graziasopra grazia”.

In Filippesi 2:5-7 leggiamo: “Abbiate invoi lo stesso sentimento che già è statoin Gesù Cristo, il quale, essendo in formadi Dio, non considerò qualcosa a cui ag-

grapparsi tenacemente l’essere uguale aDio, ma svuotò se stesso, prendendo laforma di servo, divenendo simile agli uo-mini”.

Questo passaggio spiega che Gesùspogliò sé stesso della prerogativa delladivinità, diventando uno di noi, così “atutti coloro che lo hanno ricevuto, egli hadato l’autorità di diventare figli di Dio, aquelli cioè che credono nel Suo nome”(Giovanni 1:12).

“Noi crediamo che noi stessi siamomessi a confronto personalmente, stori-camente ed escatologicamente, con lavera Divinità di Dio nell’umanità diquest’uomo particolare, Gesù di Nazaret”(Jinkins 2001:98).

Quando incontriamo Gesù, incon-triamo Dio: “Voi non conoscete né me néil Padre mio: se conosceste me, conosce-reste anche il Padre mio” (Giovanni 8:19).

Gesù è il Creatore e Sostenitore ditutte le cose

Nel discutere “la Parola” Giovanni 1:2-3 spiega che “Egli (la Parola) era nel prin-cipio con Dio. Tutte le cose sono statefatte per mezzo di lui (la Parola), e senzadi lui nessuna delle cose fatte è statafatta.”

Paolo espone il concetto più profonda-mente: “poiché in Lui sono state createtutte le cose” (Colossesi 1:16).

Anche il libro degli Ebrei ne parla:“Gesù che è stato fatto per un po’ ditempo inferiore agli angeli (diventòumano), per il quale e per mezzo delquale sono tutte le cose” (Ebrei 2:9-10).

Perciò Gesù Cristo “è prima di ognicosa e tutte le cose sussistono in lui” (Co-lossesi 1:17). “Egli sostiene tutte le cosecon la parola della sua potenza” (Ebrei1:3).

I capi Giudei non compresero la Suanatura divina. Gesù disse loro in Giovanni8:42,58: “perché io sono proceduto esono venuto da Dio (…) prima che Abra-hamo fosse nato, io sono”. Il riferimentoa “io sono” è un chiaro richiamo al nomeche Dio usava per se stesso quando par-lava con Mosè (Esodo 3:14), infatti, inconseguenza di ciò, i Farisei e gli inse-gnanti della legge presero delle pietre perlanciarle contro Gesù, ritenendolo colpe-vole di bestemmia per essersi attribuito ilnome di Dio, dichiarando così di essereDivino (Giovanni 8:58-59).

Gesù è il Figlio di Dio

Giovanni scrisse di Gesù: “e noi ab-biamo contemplato la sua gloria, comegloria dell’unigenito proceduto dal Padre,piena di grazia e verità” (Giovanni 1:14;seconda parte). Gesù era il solo ed unicoFiglio del Padre.

Quando Gesù fu battezzato, Dio pro-clamò: “Tu sei il mio amato Figlio nelquale mi sono compiaciuto” (Marco 1:11;Luca 3:22).

Quando Pietro, Giacomo e Giovanni ri-cevettero una visione del Regno di Dio,Pietro considerò Gesù sullo stesso pianodi Mosè ed Elia. “Non si rese conto cheGesù era ritenuto degno di una gloria piùgrande di quella di Mosè” (Ebrei 3:3), eche qualcuno più grande dei profeti era in mezzo a loro.

Di nuovo una voce venne dal cielo, edisse: “Questi è il mio amato Figlio, in cuimi sono compiaciuto: ascoltatelo!” (Mat-teo 17:5). Poiché Gesù è il Figlio di Dio,dobbiamo ascoltare quello che dice.

Questo era il messaggio centrale nellapredicazione degli apostoli circa la buonanotizia della salvezza in Cristo. In Atti9:20 si parla di Saulo prima che diven-tasse Paolo: “E subito si mise a predicareil Cristo nelle sinagoghe, proclamandoche Egli è il Figlio di Dio” .

Egli era nel principio conDio, tutte le cose sonostate fatte per mezzo di

Lui, e senza di Lui nessunadelle cose fatte è stata fatta(Giovanni 1: 2-3)

Il Padre ha mandato il Figlioper essere il Salvatoredel mondo.(1 Giovanni 4:14)

Egli è l’immagine del Dioinvisibile, il primogenitodi ogni cratura

Colossesi 1:15)

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di James Henderson

15 Seguimi |Settembre - Dicembre 2014

che è unto”. Andrea, uno dei primi se-guaci di Gesù, si rese conto che in Gesù,lui e gli altri discepoli avevano “trovato ilMessia,” che tradotto dal greco significa“il Cristo” (Giovanni 1:41).

Molte profezie del Vecchio Testamentoparlavano di questo Liberatore che sa-rebbe arrivato.

Matteo, nel suo racconto della storia diCristo, descrive spesso minuziosi partico-lari su come quelle profezie concernentiil Messia ebbero il loro adempimento du-rante la vita ed il ministero del Figlio diDio, Colui che diventando carne, fu con-cepito miracolosamente dallo SpiritoSanto in una vergine di nome Maria e fuchiamato Gesù, che significa Salvatore)“Or tutto ciò avvenne affinchè si adem-pisse quello che era stato detto dal Si-gnore, per mezzo del profeta”(Matteo1:22).

Gesù disse loro: “Queste sono le paroleche vi dicevo quando ero ancora con voi:che si dovevano adempiere tutte le cosescritte a mio riguardo nella legge di Mosè,nei profeti e nei salmi. (Luca 24:44).

Egli doveva adempiere le predizionimessianiche, contenute nel Vecchio Te-stamento.

Gli altri scrittori dei vangeli testimo-niano che Gesù è il Cristo (Marco 8:29;Luca 2:11; 4:41; 9:29; Giovanni 6:69;11:27; 20:31).

I primi Cristiani insegnarono “...che ilCristo avrebbe sofferto, e che essendo ilprimo a risuscitare dai morti, avrebbe an-nunziato la luce al popolo e ai gentili (Atti26:23). In altre parole, quel Gesù “è ve-ramente il Cristo, il Salvatore del mondo”(Giovanni 4:42).

Gesù ritorna in misericordia e giudizio

Per i Cristiani, tutta la storia fluiscedagli eventi della vita di Cristo e la storiadella sua vita è il fulcro della nostra fede.Ma questa storia non è finita, continua

Studio biblico

Gesù fu “dichiarato Figlio di Dio in po-tenza, secondo lo Spirito di santità me-diante la risurrezione dai morti” (Romani1:4).

E’ il sacrificio del Figlio di Dio che aprele porte della salvezza ai credenti. “Poi-ché Dio ha tanto amato il mondo, che hadato il suo unigenito Figlio, affinchéchiunque crede in lui non perisca, maabbia vita eterna (Giovanni 3:16) e “IlPadre ha mandato il Figlio per essere ilsalvatore del mondo” (1 Giovanni 4:14)

Gesù è Signore e Re

Attraverso tutto il Nuovo Testamento,Gesù Cristo è indicato come il Signore.

Alla nascita di Cristo l’angelo diede aipastori questo messaggio: “Poiché ogginella città di Davide è nato per voi un Sal-vatore, che è Cristo, il Signore” (Luca2:11). La missione di Giovanni il Battista era quella di “preparare la via del Si-gnore” (Marco 1:1-4).

Le osservazioni di apertura in svariatelettere Paolo, Pietro e Giovanni si riferi-scono “al Signore Gesù Cristo” (1 Corinzi1:2-3; Efesini 1:2; Giacomo 1:1; 1 Pietro1:3; 2 Giovanni 3; etc.).

Il titolo di Signore, implica sovranità sututti gli aspetti della fede e sulla vita spi-rituale dei credenti. Apocalisse 19:16 ciricorda che la Parola di Dio, Gesù Cristo,è “Re dei re e Signore dei signori”.

Il teologo moderno Michael Jinkinsscrive questo nel suo libro Invitation toTeology: “La rivendicazione di Gesù su dinoi è assoluta e totale. Apparteniamo alSignore Gesù Cristo, totalmente, corpo eanima, in vita e in morte (2001:122).

Gesù è il Messia profetizzato, il Salvatore

In Daniele 9:25 Dio spiega che il Mes-sia, il Principe, verrà a liberare il Suo po-polo. Messia in Ebraico, significa “Colui

Non temete, perché io vi porto la buona notizia di unagrande gioia che tutto il popolo avrà: "Oggi, nella città diDavide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo,

il Signore. (Luca 2:11)

ancora oggi, dai tempi del Nuovo Testa-mento attraverso l’eternità.

La Bibbia spiega che Gesù vive la suavita in noi; su cosa questo significa ecome Egli lo fa, sarà argomento del pros-simo studio.

Gesù ritornerà e questa è una pro-messa che ritroviamo in questi versetti:Giovanni 14:1-3; Atti 1:11; 1 Tessaloni-cesi 4:13-18; 2 Pietro 3:10-13.

Egli non ritornerà per occuparsi delpeccato (il quale è già stato vinto attra-verso il Suo sacrificio), ma porterà a com-pimento la salvezza (Ebrei 9:28). Al Suo“trono di Grazia” (Ebrei 4:16) “Egli giudi-cherà il mondo in rettitudine” (Atti 17:30).

Le Scritture rivelano Gesù come la Pa-rola di Dio incarnata, il Figlio di Dio, il Si-gnore, il Re, il Messia, il Salvatore delmondo che ritornerà una seconda voltaper misericordia e giustizia. Egli è il centrodella fede per i credenti Cristiani, perchésenza Cristo non c’è Cristianità. Dob-biamo ascoltare quello che ha da dire.

Quando sarò andato e viavrò preparato unluogo, tornerò e vi ac-

coglierò presso di me, affinchédove sono io, siate anche voi.

(Giovanni 1:3)

James Henderson

Nel prossimo studio:

Cosa ha da dire Gesù nostro Signore, e come ciò ci riguarda.

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La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nomeEmmanuele, che tradotto vuol dire Dio con noi.

Matteo 1: 23