SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e...

44
& SEGUGI SEGUGISTI ANNO XIV - NUMERO 3 - DICEMBRE 2007 - Periodico quadrimestrale dell'Associazione "SEGUGI E SEGUGISTI" Direttore responsabile Alberto Filippin Spedizione in abb. postale - filiale di Treviso Autor. Tribunale di Treviso n. 903 del 27-01-93 - Stampa Arti Grafiche Conegliano S.p.A. - Susegana

Transcript of SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e...

Page 1: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

&SEGUGISEGUGISTI

ANNO XIV - NUMERO 3 - DICEMBRE 2007 - Periodico quadrimestrale dell'Associazione "SEGUGI E SEGUGISTI" Direttore responsabile Alberto FilippinSpedizione in abb. postale - filiale di Treviso Autor. Tribunale di Treviso n. 903 del 27-01-93 - Stampa Arti Grafiche Conegliano S.p.A. - Susegana

Page 2: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

&S

EG

UG

IS

EG

UG

IST

Ii ricorda a coloro che volessero collaborare conscritti, sempre graditi ed attesi, che gli stessi ven-gono pubblicati a condizione che il contenuto ri-

spetti le regole del civismo e della legge, pur restando in-teso che le opinioni espresse rispecchiano solo quelle delloro autore.

Le lettere ritenute di interesse vengono pubblicate, per ra-gioni di spazio, per estratto.

In ogni caso articoli, lettere e foto trasmessi non vengonorestituiti anche se non pubblicati.

La Direzione

S

Dal 01.01.2008 è attivo il nuovo sito internet dell’Associazione, che con-terrà tutte le informazioni relative alla vita associativa ed alle manifesta-zioni dalla stessa organizzate o alla quali presta supporto tecnico.

L’indirizzo per collegarsi è il seguente: www.segugiesegugisti.it

pagina 2

Page 3: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

SEGUGI & SEGUGISTIRedazione e amministrazione del gior-nale: Via Madonna n. 57 – 31015 Co-negliano (TV) – tel. 0438/32586 – fax0438/411412 – indirizzo e-mail [email protected] – sito internetwww.segugiesegugist i . i t . Adesioni2008: € 17,00. Le adesioni all' Asso-ciazione a mezzo posta vanno fatte conversamento sul c/c postale n.15205313 intestato a: Associazione Se-gugi & Segugisti – Via Madonna n. 57 –31015 Conegliano (TV) e vanno riferitii dati anagrafici compresa la data di na-scita e gli estremi del porto d'armi. Glioriginali delle fotografie in bianco e neroe fotocolor non si restituiscono. La col-laborazione al giornale, che è riservatoagli aderenti all'Associazione, è libera egradita. Gli articoli trasmessi possonoessere sottoposti a qualche revisione edadattamento ritenuti opportuni dalla di-rezione. In ogni caso la responsabilitàtecnica dell'articolo resta dell'autore, nonimplicando la sua pubblicazione adesio-ne del contenuto, né da parte della dire-zione, né da parte dell'editore. E' vietatala riproduzione, anche parziale, degli ar-ticoli pubblicati e delle fotografie.

Chiuso in tipografia: gennaio 2008

Sommariopagina

Il Punto...............................................................................pag. 5di Alberto Filippin

Ubi maior minor cessat ........................................................pag. 6di Pier Luigi Peccorini Maggi

Segugi da lavoro..................................................................pag. 8di G.B. Pesenti Gritti

Il segugio per muselidi ..........................................................pag. 10di Aldo Fasciani

Non nell’ENCI, ma non contro l’ENCI ...................................pag. 12di Alberto Filippin

Incidenti di caccia: C’era da aspettarselo ................................pag. 13 di Pier Luigi Peccorini Maggi

Appagati dalla bellezza (bravo e bello) ....................................pag. 15 di Maurizio Dal Vecchio

La perfezione ......................................................................pag. 17 di Giancarlo Raimondi

Dario e Selva ......................................................................pag. 18di Massimo Perna

Un nuovo percorso..............................................................pag. 20di Remo Venturin

A caccia e nelle prove di lavoro.............................................pag. 22di Antonio Cupani

L’AIW (Associazione Italiana Wilderness): ancora su orso e turismo in Abruzzo ...........................................................pag. 24Quello che si vede... e... quello che si percepisce ....................pag. 26

di Domenico Tonello

Dal Club Italiano Bleu de Gascogne e C.: Il nostro progetto ....pag. 27 di Giacomo Raimondi

Dal Club Italiano Segugi Jugoslavi: I propositi.........................pag. 28 di Giuseppe Jacoponi

Dal Club Italiano del Beagle: Il Beagle....................................pag. 29 di Giovanni Delaidi

Piccolo lepraiolo italiano: Standard........................................pag. 30di Sandro Taraschi

I due compari ......................................................................pag. 33di Antonio Cupani

Leishmaniosi .......................................................................pag. 35Treviso: la lepre ora c’è per merito nostro..............................pag. 36Treviso: Pareri in materia di cinofilia e modalità dell’eserciziovenatorio ............................................................................pag. 37

di Franco Bonsanto

Frosinone: quale futuro per la caccia alla lepre in provincia......pag. 39di Carlo Di Lelio

V° Palio delle province .........................................................pag. 40Prove di lavoro primo semestre 2008....................................pag. 41

pagina 3

Segugi & Segugisti

Page 4: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Sede op: Via Madonna, 57 - 31015 CONEGLIANO (TV) - Tel. 0

438/32586-FAX 411412

Segugistarinnova

la tua associazionee fa associarei tuoi amiciper il 2008

Aderire all’Associazione “Segugi eSegugisti” conviene perché:a) puoi, organizzandoti con amici,

sperimentare l’efficacia dei prin-cipi in cui crediamo;

b) sei automaticamente abbonato aquesto giornale;

c) diventi protagonista nella Tuarealtà e nel rispetto della Tuacultura, della difesa della cacciacon il segugio;

d) partecipi alle iniziative ed ai ser-vizi offerti dall’Associazione.

pagina 4

Segugi & Segugisti

Page 5: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Abbiamo impegnato, nell'anno appena decorso, molte energie per farci meglio cono-

scere nel mondo cinofilo e venatorio. Ve ne era la necessità.

Le risorse economiche che abbiamo sono date dalle sole quote associative: esse, depurate

dei costi (soprattutto per questo giornale che vive, ricordiamolo, senza pubblicità e senza

sponsor), non ci consentono di delegare ad altre strutture l'informazione su chi siamo e co-

sa vogliamo.

Soddisfatta, almeno noi riteniamo, questa esigenza, torneremo nel 2008 a riprendere il di-

scorso sui contenuti associativi che ci sono sempre stati cari e che oggi troviamo non ovun-

que realizzati: l'addestramento del cucciolo svincolato dalla legge sulla caccia, l'attività ci-

nofila all'interno dei parchi regionali, la diffusione della lepre a sviluppo naturale, l'uso

della muta nelle realtà in cui non è consentita al cacciatore singolo, la caccia alla lepre

praticata con il solo cane segugio, così come recentemente conquistato in provincia di Bel-

luno.

Non pensiamo certo di raggiungerli tutti, ma faremo in modo che vi sia la tensione neces-

saria perchè gli amministratori, spesso incapaci di prendere decisioni non sostenute dagli

apparati della politica tradizionale, sappiano che ci siamo anche noi, attenti più di un tem-

po a quello che per noi viene fatto.

Sono conquiste tutte alla nostra portata, perchè tecnicamente da noi ampiamente suppor-

tate e perchè l'avvenuta loro attuazione in alcune Regioni riprova che non c'è niente di uto-

pistico in quel che vogliamo.

La strada che seguiremo sarà quella che abbiamo percorso nel passato: solo ragioni cultu-

rali e tecniche a sostegno di quello che chiediamo.

Un buon 2008 a tutti e a coloro che collaborano a questo giornale un rinnovato grazie per

quel che continuano a darci.

Alberto Filippin

il p

unto

il p

unto

pagina 5

Segugi & Segugisti

Page 6: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

pagina 6

Segugi & Segugisti

Per chi non sapesse di latino,il titolo è un’antica affermazione enel contempo una esortazione. Ildetto constata ma anche suggeri-sce. E’ altresì dettato giuridico enorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere ilpasso ( e la parola ) a chi la sa piùlunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo argomento, a chigode di maggior autorevolezza.Non è pertanto pigrizia la mia seancora una volta ripropongo ai let-tori uno degli autori più importantidella nostra letteratura venatoria.La bellezza di mezzo secolo fa, ton-do tondo, Giulio Colombo ( con lopseudonimo di Giobbe ) stendevaquesto brillante articolo sulla vocedei segugi e pubblicato sulla “Gaz-zetta di Caccia”, diretta dal notoFranco Ceroni Giacometti ( il “Ce-drone”).Secondo lo stile del personaggio,cinofilo a tutto tondo, l’argomentoè trattato con la “verve” che con-traddistingueva i suoi scritti. Egliera un esteta, un estroso affabula-tore, cacciatore indefesso di ognispecie di selvaggina, allevatore dicani da ferma, giudice di prove e diesposizione, autore di libri e di cen-tinaia di articoli, ma fu anche gior-nalista, scultore, commediografo.Fu, infine, presidente dell’ENCInegli anni Sessanta. Coltissimo eraffinatissimo scrittore, della cacciasapeva coniugare in felice sintesiestetica e praticità.

Ci sarebbe tant’altro da dire su dilui, a mio parere l’autore più rap-presentativo della cultura venatoriaitaliana.. Mi limito soltanto, con lariproposizione di questo suo scrit-to, a rammentare che il taglio con-ferito da Colombo a quanto scrive-va era quello della concisione. Isuoi concetti sono espressi in unacoloratissima prosa, e dunque maiconcettosi. Arrivano al sodo conrara maestria.

Pier Luigi Peccorini Maggi

Ecco l’articolo.

LA VOCEDalle mie parti al principio del secoloil nome più frequente che distingue-va i segugi era quello di Tamagno, ilcelebre tenore dell’Esultate! Nell’O-

tello di Verdi, perché la voce sta alcane da seguita come il fiato adArmstrong.Ad alcune cacce, a quelle in battutaal cinghiale in Lucania in tempi nonmolto lontani, si anteponeva la vocesquillante al grande olfatto, perchéquesto mirabile privilegio del canepestatore di saper tener dietro capar-biamente al porco scampato oltrel’accerchiamento delle poste armate,disturbava il programma della caccia-ta che esigeva presenti tutti quanti icani per le successive battute ad altricinghiali, considerando quel porca-stro che avesse salvato la ghirba at-traverso le linee, come il soldato chefugge, buono per un’altra volta.Elzéar Blaze, nel libro “Le chasseurau chien courant”, dice che i cani ab-baiano di fronte al nemico che nonfugge più, ed è l’abbaiare a fermorabbioso e insistente senza pause,ma finchè essi inseguono si dice che“danno la voce” ed è distinzione sot-tile: abbaiare è di tutti i cani, dar lavoce è del cane da seguita.Dar la voce, e ci sono molte manie-re: il cane non dà la voce ma schi-mazza quando latra come uno scemosenza essere sulla pista dell’animalein fuga, fallo gravissimo, ma quandoè sulla pista esatta, allora il comples-so delle voci costituisce tutta quantauna partitura da opera lirica in cin-que atti e ouverture, con larghi, spie-gati, concitati, recitati, a solo, duetti,cori, cavatine, romanze, che il Ca-poccia interpreta e dirige da perfettodirettore d’orchestra.Conoscere i vari significati della voce

Ubi maior minor cessat Un magistrale articolo diGiulio Colombo

Page 7: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

della muta durante la battuta è ancheinterpretare lo sviluppo progressivo,il susseguirsi delle fasi e guidare aproprio favore l’esito della cacciata;la voce di ciascun cane non è maiunanime né simile per registro e dia-pason, ognuno dei componenti lasinfonia eroica si esprime a propriomodo, a seconda del proprio caratte-re e del proprio modo di reagire allesollecitazioni e di dedurre, con mag-gior o minore intensità e passione edesperienza, e prosaicamen-te secondo come vibrano leproprie corde vocali, e ilconcetto della Muta è tale equale un complesso di stru-menti dove ognuno accen-na gli accordi a norma delproprio spartito, ma tuttiinsieme costituiscono il co-ro, anzi la banda.La voce varia come timbroed intensità non solo darazza a razza, ma da indivi-duo a individuo, tenore, ba-ritono, basso, soprano,contralto, ma credo nessu-na uguaglia la fonda, caver-nosa, apocalittica del PetitBleu de Gascogne, vera-mente rauco suon di tarta-rea tromba, da risvegliaregli echi delle montagne piùsorde. Il merito principaledi ogni singolo corista è conoscerebene la parte e di non stonare, col ri-schio di essere imitato dagli altri, ap-punto perché ogni voce ha un signi-ficato specifico appropriato per cia-scuna fase progressiva della battuta,dal primo incontro all’ hallalì, fasiche non devono essere segnaletica-mente confuse, anticipate o pospo-ste.

* * *Un buon cacciatore conosce i suoicani come il capitano conosce i suoisoldati, dice Blaze, e non si sbagliamai pertanto nel giudicare i suoi au-siliari; se un cane di quelli falsi, chenon manca mai nella Muta, dà la vo-ce quando dovrebbe tacere, il Ca-poccia lo richiama severamente e glialtri cani imparano a diffidarne nonascoltandolo più. E perché rimanenella muta quel falsario? Perché hacertamente qualche altra virtù, maga-ri di saper tenere la pista, voce to-

nante, quando la lepre è in piedi, ap-punto perché nella Muta varie e tutteutili sono le mansioni e vi si contanomolti specializzati.Indubbiamente la banda dei segugi ri-conosce sempre un capo, una guidafra i propri simili, un caporalcane alquale si mantiene disciplinatamenteed obbedisce agli ordini e ne seguel’esempio, avendone riconosciuto imeriti venatori; e il Capoccia devecon la sua autorità e con palesi di-

mostrazioni, rafforzare nei gregari lastima per questo suo fiduciario cani-no, perché durante il percorso dellabattuta, specialmente in montagna,egli Capoccia bipede tardo può tro-varsi lontano dai cani quadrupedi ve-loci, proprio nel momento nel qualequalche diabolica malizia di veteranole prone richiede decisione pronta esagace per non smarrire la traccia,ed al caposquadra, a Rabott o Ban-diera, è affidata in extremis la solu-zione del problema in assenza delCapoccia.Erra chi pensasse che la caccia colsegugio sia tutta sia tutta quanta affi-data alle reazioni del solo istinto mil-lenario del cane, essa deve esseregovernata nei particolari secondo leesigenze da contrada ed il valore in-trinseco di una Muta è valutabile qua-si sempre in rapporto alla abilità delCapoccia: questi deve studiare l’indo-le di ogni elemento della banda, valu-tarne le qualità ed attitudini, misurar-

ne la potenza dell’olfatto non soloma la sagacia dell’interpretazione, laprontezza delle reazioni, il fiato, ilgaloppo, la resistenza a stagione edorario, le reazioni secondo l’ora, al-ba, meriggio, l’obbedienza, l’ardo-re…Per il Capoccia istruttore il con-tegno della banda non ha segreti, di-stingue i componenti dal modo di pi-stare, di portare la coda, di ergere ilpelo, di variare l’itinerario e il ritmodel passo, di annusare più o meno

intensamente o fragorosa-mente; il respiro ansimanteserve a facilitare l’evapora-zione tramite le vie respira-torie, ma l’ansimare del se-gugio non accaldato, è indi-ce invece di orgasmo perselvatico prossimo; ma so-prattutto la voce, com’èmodulata, è la spia dellaimminenza della lepre, dalcenno timido, spaziato delprimo reperimento, ancoradubbioso, una specie di: al-l’erta, non ancora: chi valà, alla sonora, perentoriaindicazione di tutta la bandacon tante voci singole e rin-correntesi a conferma, allaclamorosa, , feroce e gio-conda, unisona braccatache denuncia la lepre inpiedi, voci che si interseca-

no, si sovrappongono, si superano agara, voci l impide e pure, vocisguaiate, voci strozzate dalla brama,rantoli soffocati dallo sforzo e dallarissa, voci sfocianti in un urlo, a for-mare un solo concento: l’hallalì”.

* * *Ma ci stanno anche le fasi del dub-bio, della stanchezza, dello smarri-mento, della rinuncia, interiezioni la-sciate cadere dalla gola riarsa dallasete, dalle labbra bavose, tentativi didar voce alla delusione, alla speran-za, che il Capoccia deve saper racco-gliere, coordinare, stimolare per ri-mettere sulla via giusta la Muta disa-nimata.Non ci sta un Codice scritto con arti-coli precisi sul modo di istruire il se-gugio, ci stanno il gran cuore e lapassione del Capoccia ad animare labanda ed è il segreto della caccia colcane da seguita.

Giulio Colombo

pagina 7

Segugi & Segugisti

Page 8: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Noi non condividiamo l’ avver-sione di G.B. Pesenti Gritti per il ca-ne da esposizione, ma questo scrittodatato 1954, porta conoscenze stori-che e il piacevole ricordo dell’ottimocacciatore segugista quale lui è stato.Il suo scritto, al momento attuale,sfiora l’immaginazione, o almenoviaggia al di fuori della realtà. Luinon ha amato le esposizioni, forsenemmeno coloro che le frequentava-no, ma i tempi sono molto cambiati.Sarebbe un gravissimo errore distin-guere e separare la bellezza dal lavo-ro riguardo i cani da seguita di ognirazza, queste qualità devono cammi-nare insieme ed in perfetta sintonia.Le esposizioni sono necessarie senon indispensabili per conservare latipicità di una razza e per evitare chequesta, non più controllata dal latoestetico, finisca per cambiare fisiono-mia, se non addirittura i connotati.Non crediamo nemmeno più nel se-gugio spaesato, quello di elevato li-vello, è riscontrato, non trova grandiproblemi anche cambiando soventetipologia di terreno. L’ideale è diconservare il segugio buono e bello ele prove di lavoro sono una necessitàcome lo sono le esposizioni. Con leprime si misura le capacità dei cani elo stile di razza, con le altre la lorobellezza, intesa questa in rapporto altipo dato dallo standard e che si in-tende conservare. Comunque, que-sto nostro illustre predecessore, ap-prezzato conoscitore di segugi, lo ri-cordiamo con stima, sapendo cheanche lui si è adoperato in favore delcane da seguita, in momenti forsepiù difficili di quelli attuali.

Giancarlo Raimondi

Scritto pubblicato nel 1954 da Ras-segna Cinofila del Kennel Club Ita-liano.Rispondo io all’interrogatorio postodall’Avv. Fioravanti nel n° 13 di Dia-na e con me tutti i seguisti che dacacciatori pratici amano il segugiobuono, il segugio che rende, che la-vora, che serve in caccia e non ilmammalucco da esposizione selezio-nato solo per far di sé bella mostrasu una pedana, istruito solamente apassare davanti al giudice. Questo èil segugio di facile produzione che lamaggioranza degli allevatori italianiha scelto per smerciare facilmente ea prezzo elevato, imbrogliando cosìlegalmente l’ingenuo pubblico dei se-

guisti con l’ostentazione dei numero-si premi, dei CAC e dei titoli di cam-pione, messi in risalto nei lunghi pe-digree, ottenuti dagli antenati…nelleprincipali città d’Italia. Non è raro ilcaso che l’ingenuo acquirente ritengatali titoli riconoscimento di valore incaccia. Un pedigree tanto illustre, co-stellato di premi e di campioni, nonpuò non lusingare e insuperbire ilpossessore di un soggetto discenden-te da tanto lignaggio! Quale delusio-ne attende quel povero illuso! Sel’acquirente del soggetto sarà un ma-niaco delle esposizioni o un fabbri-cante di cani da esposizione, questisarà pienamente soddisfatto dell’ac-quisto perché non esige che la bellez-za e la tipicità. E’ paradossale, masono proprio questi gli allevatori cherovinano la razza, con la selezioneunilaterale, col trascurare le doti di

caccia, con il non uso dei riprodutto-ri e con l’abuso della consanguineità.I loro cani poi, selezionati solo per leesposizioni, sono così fissati nelle lo-ro qualità negative, che le riproduco-no con una fedeltà e costanza im-pressionanti. E’ inutile tentare il rin-sanguamento, l’immissione di buonsangue! L’80% dei prodotti sono negativi edil resto mediocri. La produzione degliallevatori privati, dei cacciatori, è co-sì scarsa da scomparire di fronte allaproduzione degli allevatori commer-cianti e così il buon nome della razzasegugio ne è compromesso. La prosegugio che sta sorgendo per operadel maestro Mario Quadri, deve sa-nare la grave piaga e migliorare larazza del segugio sopratutto dal pun-to di vista lavoro, ritemprandola conriproduttori scelti tra i cacciatori, da

pagina 8

Segugi & Segugisti

Segugi da lavoro

Page 9: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

generazioni selezionati per la cacciaed abbastanza fissati anche nel tipo,ricorrendo, se necessario, alla ritem-pra con uno stallone di razza estera,opportunamente scelto. Compitodella pro segugio è di formare unostandard di lavoro del segugio, sce-gliere tra i cacciatori che hanno con-sumato la loro vita con i segugi, ilpersonale tecnico per il giudizio delcane da lavoro, organizzare e finan-ziare le prove. Ritemprare ha dell’e-sterofilo, parola che (soprattutto inquegli anni) suonava male all’orec-chio dei puristi italiani che preferi-scono veder scomparire una razzapiuttosto che aggiornarla. Kermadec,il grande cinofilo francese, al quale ilProf. Solaro ha dedicato il suo librosul pointer, non fa mistero che la ri-tempra è una necessità per qualsiasirazza che voglia migliorare e moder-nizzarsi e critica con asprezza la ten-denza ad allevare cani da lavoro sola-mente su qualche carattere di tipi-cità, per seguire la moda delle espo-sizioni. Ritemprare non significa im-bastardire, vuol dire rigenerare mo-ralmente e fisicamente. Ed ora ritor-niamo alle prove. Se in Italia non av-vengono con la frequenza desiderata,oppure non si svolgono addirittura, èperché si incontrano difficoltà orga-nizzative, tecniche, finanziarie ed ilsegugio è il cane del povero, è ancheperché nessuno vuole spostare ilproprio ausiliario su terreno nuovoper effettuare la prova. E’ detto pro-verbiale “segugio spaesato, segugiodimezzato”. Le prove non le gare, devono svol-gersi su terreno abituale di caccia adomicilio del proprietario del cane,della coppia o della muta di cui si vo-gliono accertare le doti venatorie. Ilproprietario di segugi da provare de-ve avere la possibilità di richiedere al-l’ENCI un giudice che si rechi in locoa giudicare i cani in una reale partitadi caccia che potrà durare due o tregiorni o più, secondo il numero deicani e le condizioni più o meno favo-revoli per l’esito. In tal modo verran-no eliminate tutte quelle circostanzeche rendono problematica la provaper la novità del terreno ed il canesarà messo nelle migliori condizioniperché palesi le sue qualità naturaliche sono quelle che soprattutto ci in-teressano nella selezione. L’esperien-za del cane poi è buona cosa, manon ha grande importanza per la se-lezione. Può essere un soggetto gio-vane e con l’esercizio l’acquisterà. Le

spese che incontrerà il proprietariodei cani per far spostare il giudice,non saranno certo quelle che dovreb-be sostenere spostandosi lui con lasua muta. L’amico Bramani si tranquillizzi e stiacerto che con le prove a domicilio, lalepre non si presta al gioco dellaquaglia liberata, a meno che non siportino i cani su una lepre con una odue gambe mutilate. Dalla prova dame intesa, non si potrà rilevare conesattezza il valore del segugio, per-ché per pesare quanto vale questoausiliario occorre vederlo per un me-se al lavoro, ma dalla prova somaticasi potranno rilevare con certezzaquelle doti naturali che possono fareun buon cacciatore, un buon ripro-duttore e rilevare quei difetti e quellemanchevolezze che ne faranno persempre una mediocrità, sia comecacciatore che come riproduttore.Potremo rilevare subito il metodo dilavoro, la tenacia, l’ardore, la passio-ne, la resistenza, il naso, l’iniziativa,l’attività, la voce, l’ubbidienza, l’atti-tudine al lavoro di muta, l’attitudinead accostare, ad inseguire, e con piùdifficoltà, a scovare. Potremo rilevarese un cane è collegato al padrone, sevà fuori mano rendendosi indipen-dente, se scagna sui compagni dimuta, se segue le tracce alla rovesciaprima o dopo lo scovo, se è pastura-

ne. Il metodo per me è dote essen-ziale del segugio, è indizio di naso,perché il segugio che non sente noncerca con il naso, ma adopera la suaintelligenza, la sua esperienza. Inten-do segugio di metodo quello ben at-taccato alla traccia, quello che cercasempre con il naso a terra e seguebene il filo, dalla pastura al covo,senza sbalzare, senza seguire eccessi-vi cerchi. Questo è il segugio classi-co, sicuramente più lento, ma sicuro.Il segugio di poco naso, che si allon-tana dal classico, lavora di iniziativascova non seguendo la traccia dellalepre, ma cercando la lepre stessa,quindi frugando. Il cane frugatoremolte volte raggiungerà presto il co-vo, ma molte volte non troverà il ti-mido orecchiuto e molte volte sco-verà la lepre neppure attaccata. Il se-gugio frugatore accontenta gran par-te dei cacciatori, gli impazienti, quelliche non amano il lavoro classico,forse perché non lo conoscono, for-se perché soliti cacciare dove lavoroclassico non si può svolgere. Il segu-gio frugatore si rende utile quando lelepri sono giovani e fanno poca stra-da ed il covo è vicino, quando il canenon può sentire, per la asprezza delterreno, la siccità, l’umidità ecc… Inqueste condizioni il cane frugatorepuò scovare ugualmente. Il cane clas-sico, l’avvicinatore si rende indispen-sabile e di rendimento superiore neiterreni dove l’emanazione rimane siapure lievissima, si rende utile nellastagione avanzata quando le leprifanno lunghi giri nella notte ed il co-vo è lontano dalla pastura, si rendeutile per infilare la lepre ed evitare ilcambio con lo sbalzare del cane fru-gatore. Di grande pregio è il cane avvicinato-re, attaccato alla traccia, che metico-loso vuole condurre via passo dopopasso e non procede se non è sicuroe non retrocede di un passo sulla viagià percorsa. Questo è il vero segu-gio, il segugio al quale io do la prefe-renza. Mi permetta l’Egr, Ing. Miglio-rini Baldesi che ritiene il cane fruga-tore, il cane principe. Per me il caneprincipe è l’accostatore. Quando houn sicuro avvicinatore, un cuccioloneintelligente ed attivo mi scova. L’im-portante è arrivare al covo sempre,sicuramente e non qualche volta pri-ma, ma a caso. Ecco la ragione perla quale ho unito alla mia muta diclassici segugi italiani, classici segugivandeani.

G.B. Pesenti Gritti

pagina 9

Segugi & Segugisti

Page 10: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Sulle tematiche della cinofilia,ho tetto trattati e storie, ma qualchecosa mi è sfuggito, o non è stato maidetto, in particolare sui cani da cac-cia ai mustelidi.Per quello che ricordo, negli anni incui si praticava tale caccia, e in casaarrivavano i cataloghi dei prezzi dellepelli grezze da Scandolara di Mila-no,da Gemignani da Genova , daCoppi da Roma e da Fusacchia daRieti e venivano i loro rappresentantiin casa a prendere le pelli, si parlavadi cani utilizzati per tassi e volpi, dibassotti e di terrier e di razze dispara-te di meticci impiegati per la cacciaagli animali da pelo pregiato.Mai si parlò di cani specifici, dalle ca-ratteristiche somatiche e genealogi-che, idonei alla caccia ai mustelidi,quali faine e martore.In Canada e in Russia, dove l’attivitàvenatoria agli animali da pelliccia co-me puzzole, faine, visoni, martore,lontre hanno dedicato trattati e studisui mezzi di cattura, non hanno maidedicato alcuna attenzione al caneper i mustelidi.In verità del mustelide tasso è statodetto molto, tanto che bassotti e ter-rier, nelle loro varietà, sono stati elet-ti come i più vocati e i più idonei. Dicani di queste razze ne abbiamo avutitanti e di tutti i tipi, ma quelli rispon-denti alle nostre esigenze di trapperper faine non si trovavano, non esi-stevano.Secondo i nostri schemi i terrier, ner-vosi e dinamici, non erano in gradodi prendere la passata e, fatto piùgrave, quando raggiungevano la tanada rimessa, non chiamavano il pa-drone e così restavano per ore a ra-spare in qualche luogo nascosto e in-trovabile , quando addirittura non siinfilavano in una tana nascosta nelforteto del bosco, lontani dal padro-ne. La stessa cosa accadeva per i bassot-ti. Essi prediligevano tassi e volpi espesso si infilavano in tane nascostenel bosco e quando si imbucavano,restavano per ore in lotta con essi espesso ,nel proseguire entro i tunnelsi chiudevano dietro la via di uscita.Era allora per noi motivo di pena edi tribolazione. Non eravamo dispostia lasciare il cane in tana, ci facevapena e poi non serviva catturareuna volpe o un tasso quando la loropelle non valeva il sacrificio e il tem-po a disposizione, lontani da casa , si

accorciava col sopraggiungere dellanotte.Addestrare quei cani non era possibi-le, avevano personalità e caratterispiccati, neanche il bassotto a peloforte arrivato dalla Germania diede irisultati sperati. In definitiva i primierano selvatici e rabbiosi anche neiconfronti di animali domestici e, ad-dirittura, anche con gli animali morti.Erano capaci di dilaniare un tasso,una volpe,una faina una puzzola.Non erano animali per la nostra cac-ciaMa di un cane avevamo bisogno, cherispondesse alle nostre esigenze ve-natorie.I cacciatori di animali da penna ave-vano un animale da ferma e cui virtùconsistevano nel cercare, nel “ferma-re”, nel mantenere la ferma e nelconsenso.Il segugista aveva bisogno di un canedalla voce robusta, capace di seguirecon ordine la passata, di tenere inordine la muta e di stare in ordinecon la muta, aveva bisogno di un ca-ne che non si distraesse e non di-straesse gli altri.Molte doti per ogni tipo di cane so-no istintive, molte vanno aiutate conl’addestramento, qualche volta ci siaffida al casoPer il trapper, il cane che pur dovevarispondere ad alcuni requisiti sempli-ci, non sembrava esservi disponibiletra le tante razze.Non ci scoraggiammo.Stabiliti alcuni requisiti basilari e fa-voriti dal caso, riuscimmo a fare uncane speciale.Dopo le esperienze negative prece-denti, ritenemmo necessario che ilcane per noi, dovesse essere docile,

trattabile, addirittura essere disponi-bile ad essere abbracciato per aiutar-lo ad arrampicarsi nelle fessure dellerocce, per individuare con esattezzail buchetto di entrata di una tanaspesso del diametro di quattro centi-metri. Che fosse disponibile a segui-re la passata anche legato o a staredietro a comando e principalmentea saper chiamare il padrone senzaintanarsi e che fosse soprattutto unsegugio di passata e di razza.La scelta cadde su un cane del caniledel Sorbo, acquistato da un impren-ditore edile e affidato al suo capoma-stro.Del cane conoscevamo la voce e laperseveranza nella passata; ci incan-tava , in seguita, con la sua vocepossente, per l’ordine cadenzato epacato della sua seguita, per la suaresistenza e infine per la sua capacitàdi ritornare al padrone senza metter-si ad ululare.Ne rubammo una monta con una ca-gnetta quattrocchi-focata.Nacquero tre cuccioli del colore delpadre. La femmina la prese uno zioe si chiamò Pupetta.Dei due maschi rimasti in casa, unofu destinato alla caccia alla lepre. Di-ventò un campione, ma non da ga-ra,fu abituato a scovare subito, per-ché portato sulla rimessa presunta.Quando non c’era passata, andava acercarla lontano, ma resisteva nell’in-seguimento per ore e ore.Il fratello, per una ragione che non cisiamo mai spiegato, perse l’articola-zione ad un zampetta anteriore e ilsuo piedino si contrasse ad uncino,tanto da camminare zoppicando,con tre zampe.Il caso volle che le sue attitudini ere-

pagina 10

Segugi & Segugisti

Il segugio permustelidiGenesi di una razza

Page 11: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

ditate rimanessero intatte. A queitempi non disponevamo di un veteri-nario, ma sentivamo tanta pietà perla povera bestiola. Era buona e viva-ce ed ella non sembrava afflitta dallasua menomazione, tanto che insegui-va tutti i gatti del vicinato e quandoessi si arrampicavano sugli olmi, re-stava per ore ad abbaiare fino al no-stro arrivo, anche di notte. Si facevaprendere in braccio e ricondur-re……… a cuccia.Il cane divenne un cane di casa e connoi veniva alla vigna e all’orto. Ungiorno, lungo la strada che conduce-va dal mulino all’orto, e la stradinache costeggiava il lago io rinvenni ro-spi morti e straziati come per idre epuzzole. Il cane prese una passata,abbaiò come faceva con i gatti e siavvicinò ad un salice cavo, cominciòad abbaiare con rabbiosità. Mordevale radici affioranti e la corteccia e,quasi per rispetto per tanto ardore,gli diedi retta e mi avvicinai.Dal tronco schizzo fuori una puzzola,il cane la prese a volo,la ventilò inaria, la prese di nuovo, la strapazzòcon due scuotimenti e me la offriboccheggiante, senza dilaniarla. Daallora capii quale doveva essere il fu-turo di quel cane.Venne e passò l’estate, il cane se-guitò a rincorrere i gatti e a farli rifu-giare sugli olmi del vicinato e visseaccudito con gli altri cani, in serenità,senza essere mai portato in addestra-mento; sarebbe stato per lui unostrazio.Venne l’autunno, scesero le primenevi sul Sirente. Una mattina di no-vembre la neve sembrava propiziaper intercettare le tracce, decisi allo-ra di portare Lillo, così era chiamato.Dopo un breve tratto sulla neve, colcane legato al guinzaglio e alla cinto-la incontrai le prime tracce di lepriche vagavano in tutte le direzioni. Ilcane affondava il muso su ogni ormae accennava di sentire l’odore e quin-di trascinava ora di qua ora di là ,manon gli davo né retta né corda. Sotto i faggi e le betulle incontrai leprime orme di faina. Il cane sentìmaggiore interesse e preso dalla fogaaccennava a passarmi davanti. Loassecondai, cosa che non si facevamai, perché il cane che precede ilpadrone confonde le tracce e spesso,quando l’olfatto del cane non è suffi-ciente per individuare una rimessa,l’occhio del cacciatore, nella sovrap-posizione delle orme, non trova ri-scontri. Ma allora eravamo in adde-

stramento e il cane andava assecon-dato ed incoraggiato. Quindi passan-do ora a destra ora a manca, ora trale frasche coperte di neve ora sul pu-lito, insieme seguimmo le orme finoad un gruppo roccioso.La faina si arrampicò per una fessurae poi per un’altra, il cane che nesentiva da presso la passata spingevaper salire. Lo prendevo in braccio elo aiutavo, giravo tra le rocce e ri-prendevo le orme più avanti. Ad uncerto punto le tracce scomparverocome per incanto: era il momentodella rimessa quando il mustelide sal-ta fin sui rami per entrare in tana. Ilcane emetteva ogni tanto una speciedi guaito ,un abbaiare strozzato. Ioero sudato dall’esercizio di flessioni edi scivolamenti, di aggiramenti e distrattoni, decisi allora di slegare ilcane.Fece alcune giravolte, ritrovò la pas-sata poco distante, abbaiò due o trevolte e si pose davanti ad un massoroccioso grosso come una casa conun cappello di neve sopra. Allora ilcane si avvide che io ero dall’altraparte e cominciò ad abbaiare a pa-drone.Era il primo passo.Tardai ad arrivare ad arte, ma la fai-na che doveva essere a fior di terrascattò fuori e sorprese il cane, fuggìtra i faggi alti. Il cane la inseguiva daterra, con voce straziante, tanto cheessa, veloce, guizzò tra il folto e si ar-rampicò sul faggio più alto, a centometri da me, al di là del costone.Il cane cambiò voce, cominciò ad ab-

baiare ad arresto e io mi riavvicinaicon cautela, per non farla fuggire dinuovo. Arrivai sotto il faggio, la vidiper un pezzetto di coda che spuntavadietro l’ultimo ramo.Presi il cane in braccio e lo accarez-zai affettuosamente e gli parlai all’o-recchio dicendogli:- Lillo, non è ancora matura, la dob-biamo lasciare per la prossima volta,fra un mese.-Non saprò mai cosa avesse capito,ma si fece accarezzare, legare anchese un po’ innervosito,e insieme an-dammo via, verso…..cucciaSeguirono altre esperienze Nei giorni di dicembre e di gennaio,sul terreno coperto di neve e su quel-lo scoperto Lillo aveva capito il suoruolo, non doveva fare inseguimentichilometrici e per ore e ore, non lipoteva fare,aveva capito che la suavoce serviva ad avvertire che un mu-stelide era stato individuato in tana e,cosa più importante,quando all’avvi-cinarsi alle trappole un animale nel-l’estremo tentativo di liberarsi strap-pava il piede e si allontanava ferito,egli doveva subito individuarlo. Se in-tanato doveva chiamare il padrone,se lo arrestava in fuga, nell’ucciderlonon doveva dilaniarne la pelliccia.Aveva Lillo altra virtù:egli era un fo-coso riproduttore, tanto che da luinacquero cuccioli speciali di cui mol-te femmine, tutti versatili per quel ti-po di caccia, docili e tenaci, disponi-bili all’addestramento e ben proficui.Essi erano sicuri nel localizzare e nel-l’individuare, camminando sopra lerocce implose di una forra, quelleche di solito offrivano tane, gli spo-stamenti sotterranei di ogni animale.Tutti sono stati di grande ausilio e diciascuno si tenevano nascoste levirtù. La riproduttività dei mustelidiera ed è limitata e dove prelevava untrapper non c’era spazio per altri, diconseguenza un allevamento di canicosì fatti non veniva, per ragioni pra-tiche e diciamo anche soggettive,pubblicizzato. Questo avveniva proprio mentre lacaccia ai mustelidi si avviava, per ildiffondersi degli allevamenti di ani-mali da pelliccia, e le esigenze dellamoda prima, per il protezionismopoi, sulla strada del tramonto. Ora, possiamo ben dire che cinquan-ta anni fa una generazione di caniper mustelidi è nata ed è scomparsacon Lillo e i suoi pochi successoriuna razza preziosa di cani specifici.

Aldo Fasciani.

pagina 11

Segugi & Segugisti

Page 12: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

pagina 12

Segugi & Segugisti

Ci viene spesso chiesto da as-sociati o da aspiranti tali, se Segugi& Segugisti sia affiliata all'ENCI o lopossa essere in futuro.Poiché tanto può voler dire che nonsiamo stati sufficientemente chiarinel presentarci, male non fa precisa-re, una volta per tutte, la nostra posi-zione ad evitare fraintendimenti.Segugi & Segugisti non si è mai pro-posta, né mai si proporrà, come as-sociazione tendente allo studio, allavalorizzazione ed all'incremento diuna particolare razza di segugi o diun gruppo di razze di segugi o del se-gugio in genere.Tanto comporta, e non può che es-sere così, che Segugi & Segugistinon ha e non potrà mai avere titoloper avanzare domanda di riconosci-mento o di associazione all'ENCI.E' noto infatti che l'ENCI può conce-dere il proprio riconoscimento soloalle iniziative aventi detti contenuti.Segugi & Segugisti, infatti, non tute-la il segugio, ma il segugista, cuiquindi è lasciata la responsabilità discegliersi quello di gradimento traquesta o quella razza, questa o quellavarietà, questo o quel ceppo, se vo-gliamo usare anche questo sottotito-lo.Segugi & Segugisti non è, quindi,nell'ENCI, né mai potrà esserlo perragioni proprie, ma tanto non signifi-ca, né può significare che sia control'ENCI, come a qualcuno in passatoha fatto comodo dire.Il convincimento che ogni attività di-retta a migliorare ed a incrementarel'allevamento delle razze canine ed ilrelativo impiego sia fatto positivo è,infatti, in tutti noi o comunque nellamaggior parte di noi.Il compiacimento, da sempre caldeg-giato, che dimostriamo oggi verso ineonati Club che si pongono a tuteladi questa o di quella razza di segugioperante in Italia, è la riprova di unacondotta coerente con le ragioni dinostra presenza nel mondo cinofilovenatorio.Ben vengano, quindi, coloro che inmaniera organizzata e con sapienzasi propongono di migliorare questa o

quella razza o anche solo a mante-nerla all'interno di uno standard eben vengano coloro che, pure in ma-niera non organizzata, mirano a que-sto obiettivo quando pensano ad unaccoppiamento L'essere associazione a difesa del se-gugista per dare risposte ai suoi pro-blemi, ci impone, però, orizzonti di-versi perchè la caccia alla seguita habisogno di essere difesa da tutti i se-gugisti e non solo da quelli che si ri-conoscono in un Club.I problemi che attengono all'uso, al-l'allenamento e all'addestramento delcane, tanto per usare termini com-prensibili, o alla presenza nel territo-rio del selvatico cacciato da ognuno,

coinvolgono tutti coloro che pratica-no la caccia alla seguita ed è solocon la partecipazione di tutti i segugi-sti che possono essere risolti, nel ri-spetto delle scelte cinotecniche diognuno.Le modalità con cui, ad esempio, an-diamo a comporre le batterie di con-correnti nelle frequentatissime nostreprove amatoriali, nasce dal nostroconvincimento che essendo diverso ilnostro obiettivo rispetto a quello deiClub specializzati, la complementa-rietà tra tutti coloro che direttamenteo indirettamente si prendono curadel segugio è presupposto imprescin-dibile per gli obiettivi associativi.

Alberto Filippin

Non nell'ENCI,ma non control'ENCI

Page 13: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Segugi & Segugisti

pagina 13

Sul quotidiano “La Cronaca di Pia-cenza” compariva il 17.11.2007un editoriale di Pier Luigi Peccori-ni Maggi intitolato “C’era da aspet-tarselo”. Essendo il pezzo destina-to a lettori comuni, prescindeva daapprofondimenti limitandosi a po-che argomentazioni, sebbene fon-damentali. Si faceva riferimento al-la necessità di introdurre una rigo-rosa regolamentazione della cacciaal cinghiale ove scongiurare il tragi-co ripetersi di incidenti in occasio-ne delle battute a tale tipo di selva-tico. Due incidenti mortali si eranoinfatti verificati nel Piacentino a di-stanza di un paio di mesi: nel pri-mo caso ne fu vittima un selecon-trollore e nel secondo un caposqua-dra. Due giorni dopo la pubblica-zione dell’articolo l’Assessorato al-la caccia di Piacenza convocava irappresentanti delle associazionivenatorie e i presidenti degli ATCdando loro mandato di introdurreuna regolamentazione di tale for-ma di caccia.

Prima o poi sarebbe dovuto capita-re, o meglio, ricapitare. Nel Piacenti-no infatti, come del resto altrove,non è la prima volta e non sarà nep-pure l’ultima se le metodiche dellacaccia al cinghiale non saranno op-portunamente regolamentate. Nondico diversamente regolamentate, di-co regolamentate e basta, giacché losvolgimento della battuta è sostan-zialmente affidata alla discrezione dei

cacciatori, sia pure nell’osservanza,ove rispettate, di norme generali epurtroppo generiche.Affidarsi ad una logica responsabil-mente prudenziale è troppo spessoaleatorio. C’è sempre chi non è néprudente, né responsabile. Occorrefar sì che costoro non si trovino nellecondizioni di cedere alla loro sventa-tezza. La fatalità gioca sovente unsuo ruolo, è vero, ma si può ( e si de-ve ) restringere il suo campo d’azio-ne.Tale premessa intende prescinderedalla disgraziata vicenda di MezzanoScotti. E’ solo un pretesto. Ne igno-ro i dettagli. Né la stampa è in gradodi fornirli ( spetta ad altri far luce )nella loro obiettività, sia per i testisparagnini di cronisti all’oscuro dellamateria e che utilizzano prudenzial-mente verbi al condizionale, sia per

le comprensibili reticenze dei testi-moni.Non è questa la sede per illustrarenei particolari come si svolge unabattuta a questa specie di ungulati.Rammento soltanto che la sua prati-ca nel Piacentino, contrariamente aToscana e Sardegna, è relativamenterecente e annovera un notevole tra-vaso di cacciatori provenienti da altreforme di caccia. E’ esercitata con ilconcorso di un consistente numerodi cacciatori ( è consentita una for-mazione fino a 40 componenti ) che,coordinati da un caposquadra e conl’utilizzazione di una consistente mu-ta di segugi, occupano un vasto area-le. L’arma impiegata si giova di unalunga gittata.L’inseguimento dei cinghiali, dopo loscovo, potrebbe protrarsi per diverseore e le fucilate indirizzate al selvati-co ( o al branco ) potrebbero risultarenumerose. L’euforia e l’eccitazioneprovocate dalla “braccata” ( la cui di-namica può variare di volta in voltafacendo ognuna storia a sé) induco-no alcuni cacciatori ad abbandonarele poste assegnate per riacquisirne dinuove ritenute più vantaggiose. Di-versi altri comportamenti, che sareb-be inutile enumerare, concorronotroppo spesso a far sì che si accanto-nino le più elementari misure pru-denziali: va poi a finire che qualcunosi viene a trovare dove non dovrebbetrovarsi e qualcun altro indirizza fuci-late dove non avrebbe dovuto.Lo so, quanto fin qui detto moltosuccintamente soffre di un approssi-mativo schematismo. Ma tant’è, ciònon toglie che la realtà continua ad

Incidenti di caccia

C’era da aspettarselo

Page 14: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Segugi & Segugisti

pagina 14

annoverare tragici eventi.Si può correre ai ripari? E’ possibilefar molto, basta volerlo. Pochi accor-gimenti imposti da una normativavincolante sarebbero in grado discongiurare la maggior parte degliincidenti. Entriamo nel vivo. Innanzitutto le poste, scelte in siti strategicia seconda della loro funzionalità inrelazione alla configurazione dell’am-biente, dovrebbero essere dotate dialtane.Si tratta di rudimentali piattaforme li-gnee soprelevate e munite di unascaletta a pioli per agevolarne l’ac-cesso. L’impianto, che dovrebbecompetere ai cacciatori, è fisso, mane esistono anche di mobili. La lorocollocazione dovrebbe affacciarsi su

una superficie di terreno spoglio, fa-vorendo così la massima visibilità. Aicacciatori si dovrebbe consentire diarmare la carabina soltanto se allo-gati sulla piattaforma e vietare glispari indirizzati dove la vegetaziones’infittisce. Quand’anche si fallisse ilbersaglio, il proiettile, provenientedall’alto, si andrà a conficcare nelterreno. Tradotto in soldoni, nonviaggerà ad altezza d’uomo.Infine ai canettieri ( coloro che go-vernano i cani ) si dovrebbe consenti-re di sparare al cinghiale soltanto “afermo” e soltanto in quella circostan-za armare il fucile. Sennò, arma atracolla e munizioni in tasca.Mi fermo qui. Ma ci sarebbe ben al-

tro da aggiungere. Mi sono limitato asuggerire soltanto alcuni capisaldi dasviluppare nei dettagli. Mi si potreb-be replicare che l’impostazione dellabattuta, così rigidamente concepita,consentirebbe a molti selvatici di sal-vare la pelle. E con ciò? Il gioco var-rebbe la candela se nel contempo sisalvasse pure una sola vita umana.Anche nel giro di un secolo.A proposito di incidenti venatori, tal-volta sbandierati con sadico compia-cimento dai detrattori della caccia, iquali ci invitano a deporre le armi ededicarci tutti quanti, metti caso, adun bel viaggio domenicale, ebbene,nel bailamme vacanziero delle auto-strade le vittime sarebbero assai dipiù. Basterebbe un piccolo calcolodelle probabilità.

Pier Luigi Peccorini Maggi

Bel gruppo di nero-focati a peloforte.

Cacciatore bresciano alle catture.

Page 15: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Segugi & Segugisti

pagina 15

Se gli alberi avessero gli occhi

vorrebbero cambiare posto, invece

una cecità li tiene umilmente uniti al-

le proprie radici, per tutta la vita nel

solito posto. È un paradosso offerto-

mi dalla natura per capire un po’ di

più il creato e l’esistenza in rapporto

all’uomo. Gli animali provvisti di vi-

sta sono dotati di movimento e si

possono spostare come noi umani,

ma anche loro sono umilmente legati

alle loro radici che sono l’istinto.

Questo mondo vegetale e animale è

sprovvisto del desiderio che è solo

una prerogativa umana. L’uomo vol-

ge tutto il suo operare e tutte le fati-

che per soddisfare un desiderio fon-

damentale che è quello di essere feli-

ce. La funzionalità e l’utilità delle co-

se viene prodotta per rendere più fa-

cile e piacevole la vita proprio per-

ché uno sia felice. Analizzando tutto

l’operato umano dall’antichità ad og-

gi diventa però chiaro ed evidente

che l’uomo cerca la bellezza. Noi

umani ci siamo da sempre circondati

da cose utili, ma anche da cose belle

e la bellezza è un di più importantis-

simo, come una meta che ci rende

più umani.

Gli animali al nostro confronto han-

no sì delle esigenze da cercare ma

sono definite, non sono desideri ma

necessità come ad esempio; l’alimen-

tazione, la procreazione, ma è chiaro

che nel loro agire non cercano la bel-

lezza. Una lepre ad esempio vive in

un luogo, si può spostare per que-

stioni di alimentazione o per pericoli,

ma non si chiede se è bello o meno il

posto dove vive. L’uomo invece per

trovare e raggiungere la bellezza si è

riempito di cose utili, ma anche di

cose superflue. Basta pensare a co-

me il commercio, l’industria e molti

settori lavorino per cose non indi-

spensabili alla sopravvivenza ma che

servono all’estetica. All’uomo non

basta sopravvivere, ma vuole vivere,

in sostanza le essenziali esigenze non

danno una vita bella. Questa ricerca

di cose “superflue” non è legata solo

al benessere. C'è sempre stata e c’è

ancora anche nelle popolazioni più

povere, basta pensare al canto, al

ballo, alla pittura, la cura estetica e la

bellezza di un sorriso. Per noi segugi-

sti l’utilità e la bellezza sono preroga-

tive della nostra passione e del no-

stro segugio che è stato selezionato e

costruito per lo scopo che lega i due

fattori, utilità e bellezza. La vera bel-

lezza di un segugio è quella che piace

a tutti e non necessariamente perché

rispecchia a pieno lo standard, ma

perché è un segugio con una bella

espressione ed una costruzione ar-

monica, insomma, quello che fa dire

a tutti: “è un bel segugio!”. C’è da

sempre una rivalità tra i sostenitori

Appagati dalla bellezza (bravo e bello)

Page 16: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Segugi & Segugisti

pagina 16

dei segugi bravi e quelli dei segugi

belli. I sostenitori dei segugi bravi so-

no convinti che la bellezza esteriore

sia poco compatibile con la bravura.

Purtroppo sembra che le statistiche

diano ragione a questi, sembra che la

maggioranza di segugi poco belli si

siano fatti più onore per la loro bra-

vura. Anche tra i più belli in una mu-

ta difficilmente il più bravo è anche il

più bello.

Purtroppo il problema è complesso e

il bravo e bello rimane un traguardo

difficile. Penso che le cause di questa

diff icoltà stiano

nel fare del bello e

del bravo due tra-

guardi dist inti.

Credo che la divi-

s ione di questi

due fattori s ia

spontaneamente

causata dall’attra-

zione che un solo

traguardo sa dare

a chi alleva. In so-

stanza raggiunge-

re solo la bravura

o solo la bellezza

è appagante.

Chi cerca la bellezza poco cerca la

bravura e chi cerca la bravura poco

cerca la bellezza. Ritengo che la cau-

sa sia proprio la bellezza che comun-

que appaga i due sostenitori poiché

abbonda in tutte le due qualità. Il se-

gugio bello guardato a fermo può

ispirare una bravura anche senza

esprimerla nel pratico. Il segugio me-

no bello, ma bravo invece esprime

una bellezza in quello che fa. Un la-

voro fatto bene con stile esprime una

bellezza che magari un segugio parti-

colarmente bello non sa dimostrare.

La bravura espressa con stile e movi-

mento soddisfa l’estetica ed anche le

emozioni ed è molto più appagante.

È per questo che si usa il termine se-

gugio “buono” come a dire che com-

prende tutto. Il segugio quando è

particolarmente bravo esprime una

bellezza cercata da ogni cacciatore

segugista.

Per questo si parla di bellezza e co-

munemente si dice: una bella giorna-

ta di caccia con dei segugi che han-

no fatto una bella cerca, un bel acco-

stamento, un bello scovo, una bella

seguita con una bella voce. La bravu-

ra si racconta con bellezza, perché

esprime di più, è più bello, fa più fe-

lici.

La felicità non è solo l’agire, ma

completa con il ricevere, non viene

da te, ma ti stupisce, ti appaga, ti è

donata e tutto si trasforma in bellez-

za per la nostra felicità; una bella

compagnia, una bella famiglia, una

bella vita, la bellezza dell’arte, la bel-

lezza di amare e sentirsi amati. Il bel-

lo è questo che si cerca e l’unire l’uti-

le al bello è uno sforzo che va perse-

guito e non ci si può arrendere, non

è nella natura umana.

Un traguardo non deve diventare un

limite perché c’è sempre un oltre, un

qualcosa di più. È inutile difendere

dei traguardi come il meglio in asso-

luto, ci si può accontentare questo sì,

si può accettare i propri risultati rico-

noscendo i propri limiti, ma, sotto

sotto non si può non riconoscere che

c’è un di più, non possiamo fare co-

me gli alberi che non vedono, non

sentono, non desiderano. Per chi ha

raggiunto il grande traguardo che è

quello di avere dei segugi bravi, il se-

lezionarli belli è un di più importante,

per chi ha dei segugi belli raggiunge-

re la bellezza della bravura è un di

più obbligatorio.

Il bello di allevare

i segugi è anche

questo e nessuno

può essere cieco

alla bel lezza. In

tutto va cercata,

poiché tutto può

manifestare una

bellezza come tut-

ta la complessità

della natura del-

l’uomo con la mu-

sica, il canto, l’ar-

te, la poesia, la

caccia. Bisogna

mantenere la ricerca ed essere un

po’ bambini per avere lo stupore di

fronte alle cose, le stagioni che si

mostrano, la natura che ci parla, l’u-

niverso che ci interroga.

Ci vuole l'intelligenza di un adulto,

per capire e conoscere la bellezza

della verità, dell'amore, del perdono

e delle emozioni.

Ci vuole un po’ di umiltà per ricono-

scere che dentro di noi ci sono delle

radici radicate ad un desiderio di un

di più, di una felicità infinita appaga-

ta solo dalla bellezza e da chi ce l’ha

donata.

Maurizio Dal Vecchio

Page 17: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Segugi & Segugisti

pagina 17

Ogni razza ha un proprio stan-dard morfologico e quelle sottopostea prova di lavoro dispongono anchedi uno standard di lavoro, il quale ne-cessita di un regolamento appropria-to.Le razze da seguita, nostra materiaed anche passione, dispongono ditutto ciò. Lo stile di razza è unico perognuna, ma cambia il regolamentoed anche il comportamento sui diver-si animali di competenza. Non sichiederà mai un abbaio a fermo sulepre e nemmeno una grande e pro-lungata seguita su coniglio. Ma lo sti-le di razza, la voce, il temperamento,tono e ritmo nelle diverse fasi, certa-mente non cambia, ogni razza, man-tiene le sue caratteristiche anche conanimali diversi. Avremo delle razzeche poco o nulla evidenzieranno l’ac-costamento, altre che accosterannoa piene voci su passate lunghe. Alcu-ne fanno dell’abbaio a fermo la loromigliore caratteristica, altre che privi-legiano la seguita. Alcune hanno po-ca voce altre urlano, alcune irruenti,altre alquanto riflessive. Qualcunamolto maneggevole, altre molto me-no, ci sono quelle sovente ben am-mutate, altre più individualiste. Ognicacciatore che predilige la caccia allaseguita per qualsiasi animale e perqualsiasi territorio, può scegliere larazza che meglio si adatta alle sueesigenze, alla propria mentalità o perdiverso sistema di caccia.A caccia può andare bene tutto, so-vente è privilegiata la presa dell’ani-male al sistema con il quale si è otte-nuto questo successo. Il cacciatorepreferisce quasi sempre il fine, non ilmezzo.La scena di caccia se è stata bella,meglio, in altro caso fa lo stesso, seè stata piacevole sarà maggiormentericordata, ma se è stata veramentebella senza animale abbattuto, saràricordata con più difficoltà.Il cinofilo è un po’ diverso, ama ipropri ausiliari e la sua muta come sestesso, la cura tutto l’anno, sceglie glielementi morfologicamente megliocostruiti, li prepara e gestisce al me-glio ogni situazione per il loro miglio-ramento. Frequenta la caccia nonper l’animale da abbattere, ma il suoimpegno è sempre proiettato al com-pletamento di ogni elemento per lasua muta e l’eventuale animale ab-battuto è stato molto importante percompletare l’esperienza dei suoi sog-

getti.Conosce i pregi, ne attenua i difetti,ama confrontarsi con gli altri.Vorrebbe sempre trovare un giudiceche ben conosce le caratteristichedella sua razza, che segue i cani davicino in modo molto attento durantela prova, che corre nei momenti piùimportanti a vedere quelle sfumatureindispensabili per poter assegnare ilgiudizio meglio appropriato ed unavolta viste ed ascoltate queste carat-teristiche, le sa catalogare e valutarein modo adeguato e le mette in prati-ca con una qualifica il più esatta pos-sibile.Vorrebbe avere un giudice senza in-certezze, che i difetti li sa ben sepa-rare dai pregi, che conosce le qualitàcome i difetti.Anche il giudice sogna di trovare unconcorrente ben preparato, sportivo,che sa valutare serenamente i proprisoggetti, senza pretese, ma accettan-do ciò che il giudice gli assegna.

Corretto, altruista e leale con gli av-versari, come con il giudice. Che co-nosce i pregi, ma anche i difetti deipropri soggetti, che non si arrabbiaquando gli vengono evidenziati. Glierrori fanno parte della vita, bisognaavere tutti l’umiltà di accettare anchel’errore umano se in buona fede, secomunque chi lo ha fatto, ha dimo-strato tutta la volontà di evitarlo. Po-trà capitare però che si trovi unaprova di lavoro dove errori non cene sono stati, né da pare dei concor-renti, neppure da parte del giudice,evidentemente quella è stata unaprova perfetta!La prova perfetta però non credoesista in questo mondo, ma potran-no esistere ottimi giudici, ben prepa-rati che giudicano ottimi soggetti,condotti da proprietari molto sportivie noi ci auguriamo un giorno chetutto questo possa avvenire.

Giancarlo Raimondi

La perfezione

Ariegeois; miglior Ariegeois Expo camp. sociale 2007

Page 18: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Segugi & Segugisti

pagina 18

Questa è la storia di una bellaamicizia tra un vecchio cacciatore euna giovane segugia.Dario, cacciatore solitario, non è cer-to un gigante, ma forse proprio gra-zie al suo fisico tarchiato e compattoha una vitalità rara per i suoi settan-tanni.Non si è mai sposato, a suo dire per-chè non ha trovato l'anima gemella,ma forse semplicemente perchè nonl'ha mai cercata veramente. Egli, in-fatti, è innamorato da sempre deisuoi monti, dei suoi cani, della sua li-bertà e questo gli basta.Vive poco a valle di un paese dimontagna, in un casolare semplice eordinato, con davanti un'aia in pietraal cui margine di destra c'è una ci-sterna dell'acqua ombreggiata da unagrande pianta di noce.Questo è il suo paradiso, è lì che ènato e di certo non lo cambierebbecon nessun altro posto del mondo.Ai piedi della pianta di noce, nei po-meriggi assolati, di sicuro trovi pigra-mente sdraiata l'altra protagonista diquesta storia, Selva, una segugia ne-ro focata a pelo forte alta slanciatacon muso lungo leggermente monto-nino e dei bellissimi occhi scuri.Selva è l'ombra di Dario, lo segueovunque, discreta e silenziosa daquando lo scorso anno gliel'ho rega-lata, avendo saputo della morte dellasua amata Birba, avvelenata da unamano criminale.Un colpo durissimo per il nostroamico, che impotente, l'ha vista mo-rire in pochi minuti tra spasmi vio-lenti e gli occhi sbarrati dal terrore di

chi non capisce cosa gli stia succe-dendo. Occhi che non si possono di-menticare.Distrutto da tanto dolore, aveva deci-so di chiudere per sempre con lacaccia, ma l'entusiasmo di questagiovane compagna gli ha ridato lavoglia di tornare a salire sui monti ela gioia di vivere.Ormai Selva ha un anno e Dario miha confidato che, pur essendo riser-vata di voce sulla pastura, ha buonainiziativa e promette di diventare unaspecialista nello scovo e nell'insegui-mento.Siamo a metà del mese di Settem-bre, domani finalmente c'è l'aperturadella caccia. Le lepri sembrano esse-re presenti in buon numero, ma lasiccità, che si protrae da mesi, hareso il terreno arido e polveroso.Dario, seduto al tavolo da cucina, be-ve un ultimo bicchiere di vino bian-

co, taglia una fetta di formaggio fre-sco e la pone a Selva , sa che ne vamatta.Poi si alza, prende la cartucciera ap-pesa al muro ed estrae tutte le car-tucce.Intanto, la segugia si è avvicinata eha posato il muso sul tavolo osser-vando incuriosita quei cilindri di variocolore che il padrone guarda e sop-pesa con tanta attenzione. Alcunecartucce, con il bossolo in cartone,sono talmente consumate che non silegge più la marca ma il nostro ami-co la ricorda bene ed è proprio diquelle che si fida di più, quindi le ri-pone per prime nella cartucciera.Poi tira fuori dall'armadio la doppiet-ta a cani esterni, la apre chiude piùvolte, quindi la imbraccia mirando ri-petutamente una lepre immaginariache sfreccia per il corridoio, tantoper riprendere un po' di allenamen-to.Sembra tutto in ordine, ma in realtàc'è un problema: quest'anno gli èscaduto il porto d'arma e non lo harinnovato. Troppi adempimenti bu-rocratici, troppe visite mediche, trop-pe spese per lui che vive di una mo-desta pensione. Quindi ha decisosemplicemente di infischiarsene.Con aria soddisfatta si infila nel lettoe spegne la luce.È una notte di plenilunio e dalle per-siane aperte entra un fascio di luceche attraversa la stanza proiettandosisul comodino dove la sveglia segna leventidue.Dario pensa che sia meglio cercaredi dormire per essere riposato almattino, ma dopo un po' si rendeconto che, come in tutte le altre vigi-lie dell'apertura, prendere sonno non

Dario e Selva

Page 19: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Segugi & Segugisti

pagina 19

sarà facile.Le nuvole, che ognitanto passano alte nelcielo, proiettano stra-ne ombre sulla paretedella camera. Tutt'in-torno c'è grande si-lenzio, tanto che sisente il respiro pe-sante di Selva sdraia-ta sul tappeto vicinoal letto.- Beata lei chedorme,- pensa Da-rio,- Che bello sareb-be chiudere gli occhie riaprirli che sia giàora di alzarsi. Intantoi ricordi affollano lasua mente, rivede isuoi amici segugi,compagni di tante av-venture, che ormainon ci sono più, cia-scuno di loro moren-do si è portato dietroun pezzo del suo vecchio cuore, maDario è sicuro che prima o poi si riu-nirà a loro e questo lo fa soffrire dimeno.Poi, finalmente. Morfeo lo accogliefra le sue braccia.Al suono della sveglia, è già pronto,con il fucile a tracolla e Selva a guin-zaglio. Chiude la porte e sotto uncielo stellato si avvia verso il paese.Gli piace attraversarlo quando tuttidormono, gli sembra di sentirsi untutt'uno con quei vicoli e quelle mura,in fondo è quello il luogo dove sonoaccadute tutte le cose importanti del-la sua lunga vita,quindi con passo mi-surato prende la strada sterrata cheporte in montagna.Improvvisamente un brivido gli per-corre la schiena, gli è appena torna-to in mente che per la prima voltanella sua vita non è in regola con ilpermesso di caccia, stringe le spallecome per scacciare quel pensieromolesto e cerca di tranquillizzarsipensando che i guardiacaccia su queimonti si vedono di rado e al massi-mo aspettano i cacciatori di ritornoalle macchine, lui la macchina nonl'ha mai posseduta, quindi di chepreoccuparsi?Quando giunge alla radura che hascelto per iniziare la caccia non è an-cora giorno.Attraversa il prato velato di rugiadacon Selva al guinzaglio per vedere sec'è la pastura, la segugia inizia ad ug-giolare puntando il tartufo verso il

terreno.-Bene! La passata c'è, biso-gna solo aspettare.- Allora, si dirigeverso il margine della radura tirando-si dietro Selva che è sempre più ecci-tata ed impaziente, quindi si siede suun grosso masso e accarezzando lasua amica per calmarla le sussurra –bisogna aspettare ancora un po' fin-chè non faccia giorno-.La luce lentamente inonda la radurae un fremito sembra percorrere i bo-schi e i prati.Selva, finalmente, viene liberata ecorre veloce dove prima ha sentito lapassata, inizia a dimenare la coda esubito dopo ad abbaiare. Dario sichina per raccogliere le fatte di ungrosso maschio che, lo scorso anno,più volte ha gabbato lui e Birba.Intanto, Selva si è diretta verso unviottolo, che uscendo dalla raduraverso valle, lo imbocca e lo percorreper circa cinquanta metri, finchènon incrocia una strada sterrata,quindi cade in fallo. Prova ad attra-versarla per ritrovare la traccia, maniente. Cerca annusando lungo lastrada, percorrendola per un lungotratto sia verso destra che verso sini-stra, ma l'odore della lepre è scom-parso.Allora torna sconsolata verso il pa-drone come per chiedere aiuto.Il vecchio cacciatore ha una mezzaidea di dove il leprone possa esserepassato; infatti, dopo la curva, più amonte c'è una pietraia di lì le lepripiù astute scendono per non lasciarela traccia.

Si dirige in quella di-rezione e comincia ascendere, poi si giraverso Selva dicendole:- Dai bella , cerca qui.- La segugia si avvici-na iniziando ad annu-sare, muove la codaadagio, quindi con piùenergia, si lamenta eriprende a scendereverso valle. La vocediventa sempre più si-cura.Intanto, mentre il solesi fa cocente, Selva èarrivata a fondo vallenel letto di un torren-te secco circondatoda un fitto ginestreto.Qui si è ammutolita,ma Dario che la se-gue con lo sguardodall'alto è fiducioso,perchè l'ha vista di-

menare la coda entrando nel foltodella vegetazione.Improvviso giunge l'urlo dello scovo.Il cacciatore è bene appostato lungoun viottolo che sbuca dal groviglio diginestre. Sa che di lì sarebbe giuntoil fuggitivo, ma non vede nulla e l'at-tesa gli fa battere il cuore sempre piùforte, mentre grosse gocce di sudoregli imperlano la fronte.Poi finalmente lo vede materializzar-si, avanza con balzi lunghi e decisi,con fare beffardo di chi si sente or-mai sicuro. Il cacciatore prende lamira con cura e spara. Il lepre feritocontinua a procedere barcollante, in-tanto Selva, che lo insegue a pocadistanza, ha un attimo di esitazioneal colpo di fucile, ma vedendolo innetta difficoltà, riprese l'inseguimentoe in breve gli è addosso azzannando-lo. Il leprone lancia un urlo disperatoche subito si spegne.Dario con difficoltà riesce a recupe-rarlo dalla presa della sua amica, losolleva per osservarlo meglio: è pro-prio il grosso maschio con la groppae la testa nerastra, allora lo riponecon cura nella cacciatora . Poi si chi-na verso Selva, le prende il muso trale mani sussurrandole. - Sei statadavvero brava Birba, adesso possia-mo tornare a casa- ! Selva, senten-dosi chiamare con quel nome scono-sciuto, fissa il padrone con lo sguar-do dubbioso, ma lei non può sapereche quello è il lepre di Birba.

Massimo Perna

Page 20: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

“S egugi e Segugisti” èun’associazione, che da poco ha fe-steggiato i suoi primi vent’anni, an-che se per la maggior parte, i primivent’anni della propria vita, rappre-sentano un lontano ricordo. Ci ritroviamo nelle manifestazioni co-me: le prove di lavoro, alcuni radunie incontri, in convivio, ogni quattromesi con la nostra rivista, che rima-ne l’organo ufficiale di riscontro. AdAgosto ritrovandoci abbiamo parlatodei nostri ricordi, della realtà venato-ria lontana di un tempo, delle tradi-zioni, ma inevitabilmente, il pensierova ai giorni nostri, alle nuove neces-sità, che ci vengono imposte da unmondo, che inesorabilmente correverso una cementificazione totale,soprattutto quale futuro per i segugi-sti. Scrivere è dare voce al confron-to, che non deve rimanere confinatoalla nostra associazione, è dare unaforma al voler essere parte dellarealtà cinofilo e venatoria, per il mol-to che possiamo rappresentare. Dai nostri incontri sono scaturitequeste necessità, che potranno tro-vare le soluzioni, soltanto se riuscire-mo numericamente entrare tra le as-sociazioni venatorie, che determina-no poi le scelte. Parlando dell’oggi siamo consapevoliche il mondo è cambiato e in manie-ra molto e troppo veloce, tanto chese raccontiamo dei nostri tempi nonsiamo creduti, sembrano cose impos-sibili, ma non vuole essere una criticala nostra, ma una vera preoccupazio-ne per il presente ed il futuro. Da un lato ci chiediamo le ragioniper cui di fronte a tante comodità e amolte cose belle, che oggi ci sono, ilnostro mondo venatorio troppo liti-gioso, riesca a rendere la realtà com-plessa. I tempi sono dunque cambiaticome dicono tutti, ma noi possiamooffrire il succo delle nostre esperien-ze: aiutare e con le nostre ragionitrovare la forza numerica del chiede-re, impegnarsi nella nostra associa-zione cinofila-venatoria “ Segugi eSegugisti”. L’impegno porterà sicuramente adavere delle soddisfazioni, saper chie-dere e saper convincere, stare con

tutti i segugisti i cacciatori e con glialtri. Volutamente ho usato il noi,perché ritengo sia l’intero gruppoche, attraverso questo scritto staparlando: chi è entrato con noi dapoco, chi vuole venire con noi, chi èsempre stato con noi, diamoci unaforte smossa. Realizziamo con unnuovo percorso il nostro sogno diautonomia, non tanto alla ricerca dinuove poltrone, ma con lo scopopreciso di salvare la nostra forma dicaccia. Mi ritrovo critico con l’attuale gover-no di centro sinistra, la cui mancanzadi una politica sui temi faunistico –venatori, ha di fatto prodotto una de-lega “ ai Verdi”, ad iniziare dal mini-stro Pegoraro Scanio, sono tornatiad essere una fazione, foraggiati pe-

raltro, dal duro colpo inferto alla cre-dibilità della caccia, dal precedentegoverno di centro Destra, di cui oggipaghiamo le conseguenze e che pe-raltro ha annientato l’unità del mon-do venatorio. Chi ha accomunatofurbescamente per se poltrone, pol-troncine per amici ed amiche, cacciae deroghe, ha portato al collassol’applicazione delle deroghe stesse,come attestano le sentenze dei tribu-nali e i procedimenti di infrazionedell’ UE. Continuano oggi con il ten-tativo in atto, attraverso il tema delleZPS e la collocazione istituzionaledell’ INFS, di introdurre, subdola-mente, nella legislazione Italiana pre-giudizi ed avversioni alla caccia com-patibile, rustica, tradizionale e popo-lare.

pagina 20

Segugi & Segugisti

Un nuovo percorso

Page 21: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Il denaro dei cacciatori non si devebuttare, nella campagna elettorale,per qualche politico. Stupidamenteaddirittura spendendone altrettanto,per dei ringraziamenti oltremodo di-spendiosi quanto mai assurdi, senzareale riscontro tra l’altro dei risultatiottenuti, limitati a qualche provoca-toria retrograda assurda pre apertu-ra o post chiusura del calendario ve-natorio, sfruttata dai soliti ignoti per???. Dannose entrambe per noi se-gugisti, senza alcuna lettura positiva,con la certezza di doverne pagaresempre il conto, avendo bisogno noisegugisti di ben altro. Campi di addestramento, diverse esvariate possibilità di allenamento deinostri ausiliari, con un riferimentoparticolare ai cuccioloni fino ai 15mesi, un utilizzo diverso e diversifica-to dei segugi nel periodo venatorio,con una regolamentazione non stru-mentalizzata da incompetenti. Manon si può negare che le condizioni,come sopra scritto, i tempi i modisiano cambiati: il tutto deve essere ri-visto e progettato con ottica moder-na, tenendo conto di spazi semprepiù ristretti, già questi fattori sonocausa di notevoli difficoltà. Non sipossono dunque attuare o ripristina-re le condizioni di un tempo, ma ènecessario pensare a forme nuove,che prevarichino quelle scelte politi-che che tanto ci penalizzano, facen-do attenzione che il “nuovo” nonescluda anzi integri, quello che dibuono, saggio e utile viene dalle tra-dizioni, dai ricordi, dai modi di cac-ciare, dai valori di un tempo. La nostra associazione cercherà etroverà sicuramente le soluzioni ido-nee per donarci un po' di calma e se-renità. La caccia che intendiamo ècollegata ad una scienza da non im-bavagliare, che rinnova i valori dellaruralità, che in chiave critica guardi ase stessa e riesca a isolare la nostrapolitica quella sana dagli ultras.Un’associazione dove sentirsi sicuri,dove la nostra forma di caccia comesegugisti venga tutelata in tutte le suevarianti cinofilo e venatorie, nel ri-spetto della natura, dei suoi profumi,di ritrovare un ambiente che riescaad infondere una maggiore tranquil-lità. Cerco di esprimermi con quel

linguaggio semplice comprensibile,in cerca più di accordi che di diatri-be, evitando quel politichese pieno dicitazioni e riferimenti, a questa oquella legge, ricordandone sempre ilnumero, qualche terminologia diffici-le, per sentirsi snob, che troppi im-parano a memoria, come certe poe-sie inculcate alle elementari. Sono convinti di averti detto il giusto,perché di quel foglietto di carta im-posto dall’alto di una politica, ”senzadistinzione di parte” per niente cre-dibile, lontana dai comuni mortali,non si sono dimenticati nulla. Troppi galoppini tra i cacciatori alservizio e sfruttati da politici di pochi

scrupoli. Cascano ingenuamente inquella trappola definita ottimismo in-giustificato, a dirla in breve certi fur-boni riescono a farti entrare in que-sta spirale, proponendoti e facendoticoncentrare solamente sul raggiungi-mento di un finale da sogno, irrag-giungibile superato dai tempi, impro-ponibile nella realtà del 2008, qual-che piccolo a volte insignificante ri-sultato, propagandato, esaltato all’in-verosimile, e ti ritrovi succube nelleloro mani, in una strada senza uscita,in un conto alla rovescia, che ci por-terà non oso pensarlo ??? I nostri sono diritti, tali devono rima-nere, e non abbisognano di nessunacontropartita ai politici, ma un rispet-to reciproco. Ognuno di noi deve ri-

manere libero nelle scelte di apparte-nenza, destra, centro, sinistra, pre-miando eventualmente all’interno delsuo partito, chi ritiene lo possa rap-presentare nel modo più idoneo. E’altrettanto scorretto vendere le no-stre ideologie, i nostri principi, amercanti che ti offrono come contro-partita “l’oseleto” ( uccellino) ridottoormai ad un sempre più raro: “ucelinde la comare che non el sa più dovevolare”. Condivido quel disgusto verso certapolitica: una sinistra che ti illude, uncentro deprimente, una destra op-primente, e certi altri, sempre prontia saltare sul carro del vincente. Se-

gugista sei libero come del resto lo èil tuo segugio, cerca però di capireche se non difendi la tua libertà equella del tuo segugio, non andrailontano, gli altri non ti aiuteranno.D’accordo che fai parte della grandefamiglia dei cacciatori, con tutti lorodevi difenderne i diritti e valori, con-dividerne gli spazi i tempi e le regole,non puoi pagare però, per gli erroridi certi estremismi !!! La nostra associazione cinofilo e ve-natoria “ Segugi e Segugisti” ti puòaiutare ed è l’unica specifica orienta-ta verso i tuoi interessi, il futuro è:“la lepre al segugio e al segugista”non sprecare questa enorme possibi-lità ed occasione.

Remo Venturin

pagina 21

Segugi & Segugisti

Page 22: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Ovviamente quanto vengo adirvi non può che essere una stringa-tissima sintesi di quelli che sono con-cetti di base, inderogabili perché fis-sati nel tempo dalle innumerevoliesperienze di cacciatori, allevatori,giudici ed appassionati delle razze daseguita. Dai nostri predecessori a quelli chene hanno saputo conservare le qua-lità ed hanno contribuito con un la-voro di selezione accurata, all’evolu-zione delle stesse, in contrapposizio-ne a certe indicazioni non sempreortodosse seppure di moda. Unacaccia magra per bottino, e magrodiventa chi la pratica, ma tesa a ca-varne diletto di alto aspetto morale.Sono invogliato ad affrontare questoargomento che trova molti appassio-nati interessati ed avidi di nozioni,sull’aspetto tecnico delle prove di la-voro e il loro rapporto con la caccia.Atteso che le prove dovrebbero rical-care la caccia stessa, qual è dunquela differenza tra le due cose? E notoche la maggior parte dei concorrentialle prove, pratica normalmente lacaccia con gli stessi cani ed è uno deicontributi importantissimi che i segu-gisti offrono alla cinofilia. Chi ha maggiormente tratto benesse-re per queste prove sono sicuramen-te i segugi. Le società specializzatedevono di volta in volta indicare iproblemi che la razza deve risolvereed i metodi per superarli, ma se nonè affiancata dall’opera assidua di chialleva è fatica vana. Infatti non potendo disporre di mezzicoercitivi tali da proibire l’accoppia-mento di soggetti portatori di tare,anche se puri, deve confidare soltan-to nell’intelligenza e nell’onestà di chialleva. A questo proposito appareevidente che, dato l’alto numero dicuccioli che ogni anno nascono sianei rinomati allevamenti, che nellesperdute masserie di campagna, mol-ti segugi risentono di accoppiamenticasuali che producono soggetti, sep-pur considerati segugi, hanno pocoin comune con l’essenza vera del se-gugio stesso. Da sempre si è parlato del dualismotra belli e bravi, i brutti bravissimi ed

i belli inetti non servono a nessuno. Ilbuon segugio è uno solo, indivisibile,con lo standart codificato che com-prende sia le qualità morfologicheche quelle caratteriali. Oggi il proble-ma è in parte risolto, anche se ob-biettivamente è facile ammirare unottimo cacciatore meno bel segugio,è difficile trovare un trionfatore deiring quale ottimo cacciatore. I pochicampioni assoluti, in relazione algran numero di iscrizioni nel libroorigine confermano quanto asserito.Il prossimo futuro del segugio e le so-cietà specializzate se ne fanno cari-co, sta nel sistema migliore per rag-giungere la meta, è quello di ottenerepiù frequentemente un solo modello

bello e bravo. Da parte mia credo fermamente chela via per raggiungere l’ambito tra-guardo sia solo una: accoppiare ibravi e belli con i belli e bravi. Ricor-dando che possono nei segugi, mani-festarsi problemi negativi di caratte-re psicologico, soprattutto in quellecucciolate molto consanguinee o cheprovengono da genitori poco eserci-tati nella caccia. Vorrei dire cosadebba essere presente sia nelle proveche in caccia cacciata: una buonaconformazione fisica, una costruzio-ne che gli renda un rendimento pro-lungato, che si adatti a terreni di di-versa natura, un buon piede confor-mato per sopportare ogni tipo di ter-

pagina 22

Segugi & Segugisti

A caccia e nelleprove di lavoro

Segugi beagle

Page 23: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

reno, una pelle ed un pelo che lo di-fenda dalle intemperie,un sangue ge-neroso che discenda da genitori diprimordine, e tutte quelle doti chefanno del segugio un perfetto colla-boratore del segugista. Cosa deve avere, in più il segugio daprova rispetto a quello da caccia?Oppure è quello da caccia che haqualcosa in più di quello da prove?Molti sono i cacciatori che non si ab-bassano a partecipare a concorsi coni loro buoni segugi. E dire che baste-rebbe un po’ più di dressaggio, cor-rettezza, ed il gioco è fatto. Ma i se-gugi che corrono le prove sono tuttibravi cacciatori? Dico che fare cinofi-lia non è certo come sorseggiarel’acqua pura di sorgente: nessunaprova, a mio avviso, è cosi difficile,complessa da giudicare come le pro-ve di lavoro su lepre, i 50 minuti delturno sono troppo pochi per giudica-re sulle doti di un concorrente. Il fon-do la resistenza alla fatica, che si ri-collega alla grande passione, non sipossono verificare in sì breve turno.Qualcosa si può desumere dal ritmodei soggetti. A volte si vedono sog-getti che impressionano il pubblico,ma che evidenziano alla fine più fu-mo che arrosto. Altri che si ritrovano provati a metàturno, e vien fatto da chiedersi cosafarebbero in caccia con davanti qual-che ora da macinare! A mio giudizio,è il cane da caccia che ha insegnatoa quello da prove, anche se ritengonon debba mai esserci divorzio neisegugi tra cani da prove e da caccia.Nei segugi tutti i soggetti che corro-no prove sono sistematicamente im-pegnati a caccia: e proprio perchéhanno assimilato un adeguato dres-

saggio, atto ad eliminarne comporta-menti scorretti, il loro impegno offreun godimento spettacolare ed esteti-co che i puri cinofili sanno assapora-re. Se è vero che costruzione e tem-peramento sono al servizio della fun-zione, noi dovremmo scegliere queisoggetti che non ci fanno rinnegarela razza di appartenenza. Il segugio di gran rendimento quelloche caccia con grande passione edavidità, per molte ore ed ancora ilgiorno dopo, in luoghi pietrosi e sen-za spiedarsi, quello che sa eseguirti le4 fasi, e lo vedi cercare con sagacialà dove tu non pensi e non puoi arri-vare, che pare troppo lontano ma telo ritrovi giusto a passare sul costonedove un attimo prima e transitata lalepre, e te le fa poi ricomparire. Be-ne, questo è il mio segugio ideale. Elo stile? Non è forse già stile tuttoquesto? Senza una adeguata costru-zione e senza eccelso temperamen-to, un segugio non può offrire la pre-stazione descritta. Le 4 fasi vanno seguite nel comples-so e nei cinofili segugisti moderni èabitudine di fare consistere lo stilesolo in talune reazioni particolari,qualche volta le più banali conside-randole a sé, così scriveva un mae-stro della cinofilia, e aggiungeva igiudici giudicheranno il valore ed ilcane dallo stile e dalla qualità del la-voro. Osservare l’azione è raccomandabilenel senso positivo, poiché una gran-de prestazione può essere coronatada un eccelso punteggio. Se non èstato possibile vederla, a mio avviso,non c’è compromissione nel punteg-gio se si è verificato lo stile nelle altremanifestazioni constatate.

I giudici dovranno stare sui segugipiù di quanto non faccia il canettieredurante il turno: perciò è raccoman-dabile che nelle prove il giudice siaveramente un esperto, ma anchecon fisico integro. Il segugio si è det-to deve sopportare prove difficili, laconformazione fisica di cui si è parla-to non è il solo motivo della noto-rietà acquisita, ritengo che intelligen-za, cuore, polmoni, olfatto e grandeanimus siano di compendio alle altredoti. Le doti stesse assumeranno inoltretanta maggiore qualità, quanto piùaderente al tipo sarà la costruzionefisica. Non dimentichiamoci comun-que che l’aspetto fisico non è indi-pendente da una caratteristica basila-re che fa più razza, la psiche, cioèquella particolare forza , molto spes-so imponderabile, ma di potere taleda riuscire modificare, talora, difettipiuttosto evidenti. Un trattato di allevamento recita: allaconsiderazione intelligenza l’alleva-mento deve concedere primaria im-portanza, perché è l’intelligenza ilpotenziale massimo degli animali. Ilsegugio intelligente vi porterà benpresto a caccia, dopo che si sarà fat-to esperienza dei luoghi dove ha tro-vato la lepre. Allora ecco colmare ilvostro pensiero col lavoro del cane,e l’intelligenza che aggiusta l’espe-rienza e l’addestrabilità vi stupirànell’espletamento del lavoro sul ter-reno. I campioni segugi sono quei soggettiche hanno manifestato, in misureragguardevoli , tutte le doti e non so-lo qualcuna, in forma esasperata. Inconclusione la prova di lavoro su le-pre è caccia cacciata e selezione altempo stesso. Selezione della razza di appartenen-za del segugio, e non del cane dacarniere e o specialista di una solafase. Il severo impegno pratico ci se-gnalerà il soggetto dalle grandi dotidi lavoro, di abilità, di senso della le-pre, di grande olfatto, di capire la di-versità tra zona di pastura, passata,doppie, covo, traccia, rimessa, e an-cora seguita, di fondo atletico e diogni altra cosa ma, certamente, an-che di stile di razza di appartenenza.

Antonio Cupani

pagina 23

Segugi & Segugisti

Gruppo di segugi istriani di cinofili sardi.

Page 24: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Murialdo, 8 Settembre 2007

“Ancora una volta, e conun crescendo assolutamente deplore-vole dopo le tante messe in allertadel passato, gli habitat alimentari del-l’Orso bruno in questa stagione, edin particolare le zone con popola-menti di Ramno alpino (Rhamnus al-pina), che dalla fine di agosto attrag-gono gli orsi facendoli concentrare inesse, sono quasi quotidianamente di-sturbate dalla presenza di escursioni-sti, fotografi naturalisti e ... studiosidell’Orso. «Nessun provvedimento sembra esse-re stato preso dal Parco per impedi-re queste situazioni di disturbo (cheanzi risultano addirittura autorizzate aguide turistiche locali!); e ciò, nono-stante la drammatica situazione incui si trova la popolazione di Orsobruno che sopravvive sempre più ri-dotta di numero nelle montagne delParco; al contrario continuano le di-scutibili catture e gli studi di compor-tamento ed ecologia assolutamentenon più indispensabili al fine di stabi-lire delle iniziative di protezione (maiprese dalle autorità, e continuamenterinviate in attesa dell’esito di semprenuovi studi ed altisonanti conferen-ze). Eppure basterebbe poco per sal-vaguardare la quiete di questi anima-li, quiete di cui essi hanno bisognosenza aspettare che lo attestino deglistudi dagli ovvi risultati; quiete che èsempre il primo provvedimento con-sigliato per ogni specie faunistica inogni parte del mondo.

«Nessuna specie animale al mondo siè mai salvata dandola in pasto al turi-smo! Nel Montana (USA), dove lapopolazione di Orso bruno o Grizzlyche sopravvive nell’Area WildernessTribale di Mission Mountains desi-gnata dalla Confederazione degli in-diani Salish e Kootenai, ogni annocon ordinanza del Consiglio dellaTribù, circa 4 mila ettari di territoriovengono assolutamente chiusi per al-cuni mesi ad ogni forma di turismo alfine di assicurare la necessaria quieteai Grizzly che vi si concentrano inoccasione dell’esplosione di un brucoparticolarmente ricercato dagli orsi.In pratica lo stesso fenomeno che inAbruzzo si verifica con la maturazio-ne delle bacche del Ramno nelle po-che e ben delimitare aree dove lapianta sopravvive, relitta anch’essa

come l’orso. Nel Parcod’Abruzzo, anzichéchiuderle al turismo,queste aree sono date“in gestione” a coope-rative turistiche con lagiustificazione di unafinalità educativa! Cosìil disturbo continua co-me e peggio di prima,solo mascherato dauna supposta intenzio-ne ecologica. Un com-portamento tipico delmodo di come nel no-stro Paese si affronta-no tanti problemi, gio-cando con le paroleanziché prendendoprovvedimenti! «E’ bastata, ai pelleros-sa (o nativi), un pocodi saggezza (e forse

qualche studio) per giungere ad ovvieconclusioni, e quindi al serio ed effi-cace provvedimento di salvaguardia.In Abruzzo, dopo quasi quarant’anni,si sta ancora studiando per capirecosa si debba fare! Forse sempre nel-la illusoria speranza che qualcunotrovi una soluzione che salvi capra ecavoli, cioè orso e turismo! Intanto inAmerica l’orso bruno lo hanno salva-to, ed è tanto aumentato da spingerele autorità a riconsentirne gli abbatti-menti (addirittura nelle zone esterneal famoso Parco Nazionale dello Yel-lowstone) in quanto il loro numero èdivenuto eccessivo. Da noi siamo an-cora alla ricerca del toccasana, men-tre gli orsi sono sempre di meno! «Non resta che una speranza: cheDio salvi l’orso da chi dice di amar-lo!»

Murialdo, 3 Ottobre 2007 «Troppo semplice, troppo comodo,addossare la responsabilità degli orsirecentemente avvelenati nel ParcoNazionale d’Abruzzo alla gente “cat-tiva” o ai soliti bracconieri, senza cu-rarsi di comprendere come fatti delgenere, vistosamente dolosi, non sisiano mai verificati prima d’ora, sen-za cercare di risalire alle origini delproblema, senza cercare di compren-dere le motivazioni che presumibil-mente sono alla fonte di questa tra-gedia ambientalista; senza scuse ver-so chi ha commesso il misfatto, maanche senza scuse verso chi ne hapresumibilmente la responsabilitàmorale. Cercando di “guardare la lu-na, anziché il dito che la indica”! «La gente d’Abruzzo non ha maiodiato l’Orso marsicano, e prova neè il fatto che la specie solo qui sia

pagina 24

Segugi & Segugisti

L’AIW (Associazione Italiana Wilderness):

ancora su orso e turismo in AbruzzoDue prese di posizione dopo gliultimi ben noti eventi del tragicoautunno appena trascorso

Page 25: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

potuta sopravvivere fino ai nostrigiorni, quando sarebbe stato di unafacilità incredibile sterminarla comestanno a dimostrare gli avvelenamen-ti di questi giorni o le altre tante,troppe, uccisioni effettuate, per vo-lontà o per errore, negli ult imitrent’anni. Così come prova di que-sto amore sono i tanti nomignoli chela gente dei paesi del Parco d’Abruz-zo ha da sempre dato a quest’anima-le, al fatto che nessuno ne abbia maiavuto paura. Arrabbiati solo, e com-prensibilmente, quando l’orso ha ar-recato ed arreca danni alle loro cose,coltivazioni o bestiame domestico. «Ma oggi non è solo questa motiva-zione ad aver armato la mano di chiha deciso di avvelenare questi orsi.Oggi l’odio è stato fomentato da altrifatti, fatti nuovi, fatti che mai inAbruzzo, Lazio e Molise si erano ve-rificati prima a memoria d’uomo. «Chi ha fatto sì che gli orsi, un tem-po selvatici, si siano sempre più ad-domesticati, frequentando i paesi, equindi i pollai e le stalle (come untempo facevano solo le volpi!)? Chiha fatto sì che questi orsi si sianopiano piano tanto assuefatti all’uomoda far sparire in alcuni di essi la pau-ra ed il timore che ne avevano sem-pre avuto? «Chi ha iniziato la tanto nefasta e cri-ticata (ma anche tanto attuata!) poli-tica dei carnai, dei meleti e “carote-ti”? Non si doveva forse pensare, co-me altri hanno fatto, al rischio diqueste iniziative? Agli insegnamentiindiretti che gli orsi avrebbero acqui-sito, collegando sempre più spesso ilcibo all’uomo? «Gli orsi non hanno certo bisogno diqueste iniziative per vivere, iniziativeche invece servono a ben altri scopiche non ad alimentare questi anima-li: perché se lo scopo fosse solo quel-lo di alimentarli, le soluzioni sono al-tre, e sono state esposte da tempo,ma sempre invano, proprio perchénon soddisfacevano altre esigenze,tanto umane quanto poco ursine. «Che senso hanno le continue cattu-re di individui da “collarizzare” e“battezzare” con antropocentrici no-mi, tutte cose che non fanno altroche favorire il fenomeno di addome-sticamento, trasformando semprepiù il Parco e la sua fauna in uno zooall’aria aperta, dove i bambini si ra-dunano a frotte davanti alle gabbiecon caramelle e cioccolatini chia-mando per nome i loro idoli? L’orsoha bisogno di restare selvatico nella

sua selvaggia natura, non di vetrineda dare in pasto al turismo! «Non è con mosse mediatiche comequella di offrire migliaia di Euro a chidà indicazioni sugli autori del misfat-to che si salverà l’Orso marsicano,ma facendo sì che l’Orso ritrovi laquiete di un tempo sulle sue monta-gne, controllando ed impedendo uncerto turismo escursionistico oggi eda sempre favorito; facendo sì chenon debba per forza andare a razzo-lare nei pollai o nei bidoni dell’im-mondizia per cercare un cibo al qua-le mai prima si era abituato; facendosì che ritrovi nel suo ambiente il ciboabbondante che trovava un tempoed al quale si era abituato da genera-zioni (greggi e coltivazioni); facendosì che i danni siano pagati immedia-tamente e lautamente, anziché spre-care i soldi in tante inutile iniziativescientifiche e mediatiche che a nullaservono se non a soddisfare l’ego ditanti. Troppi soldi per inutile ricerchedi ecologica comportamentale e po-chi soldi per indennizzare i danni edoperare direttamente coltivazioni aperdere e per sostenere la pastorizia. «Che le autorità frequentino di più ipaesi del Parco e studino le esigenzedegli abitanti locali e cerchino di an-dare incontro alle richieste di aiuti in-centivanti agricoltura e pastorizia epaghino i danni nella forma di piùcorretta e lauta possibile, e lascinoperdere le continue interminabili ri-cerche ecologiche che finiscono peravere l’unica finalità di riempire le bi-blioteche degli appassionati, spinti

sempre più “sulle tracce dell’Orso”.Non c’è bisogno di incentivare altroamore verso questo animale; c’è bi-sogno di amore disinteressato, che èfatto di rinunce e di rispetto delle sueesigenze a costo di rinunce personalie sociali. Inutile strillare contro i “ne-mici dell’Orso”, se poi una parte diquesti nemici non sono consideratitali e continuano a godere di privileginefasti per la specie! «Chi ha avvelenato gli orsi era unapersona esasperata; le autorità do-vrebbero cercare di capire da dovenasce questa esasperazione; dovreb-bero chiedersi se e quanto ne sianomagari esse stesse responsabili. Soloplacando questo nuovo odio e soddi-sfacendo le reali esigenze della gentedel posto, si potrà salvare l’Orsomarsicano. «Sono oltre trent’anni che per op-portunismo si negano queste cose enon si prendono seri provvedimentiper salvare l’Orso, provvedimentiben noti ancorché impopolari, e allo-ra di questo passo dovremo ben pre-sto leggere la notizia della morte del-l’ultimo degli Orsi marsicani. «Con la speranza che le solite auto-rità non ci vengano poi a proporrealtri studi e ricerche per reintrodurneesemplari provenienti dall’estero, co-me si sta facendo altrove. ... Così ilcirco mediatico riprenderà a girare!

Tratto da “Documenti Wilderness”Anno XXII n. 4 Ottobre/Dicembre2007 che ringraziamo per la con-cessione

pagina 25

Segugi & Segugisti

Page 26: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Segugi & Segugisti

pagina 26

La parte anatomica che determi-na il carattere di razza di un cane,nella maggior parte dei casi è la te-sta, secondo la sua forma si divide indolicocefala, brachicefala, mesocefa-la.La classificazione è fatta calcolandol’indice cefalico totale che si ottienetramite un calcolo matematico: la mi-sura della larghezza della testa x 100il risultato si divide per la lunghezzadella testa stessa.Se il risultato è inferiore a 50, la te-sta è dolicocefala, se è superiore sidefinisce brachicefala, mentre la me-socefala è data dal 50 esatto.Perché questo discorso tecnico? e unpo’ noioso? solamente per dimostra-re che la cinotecnia non è una scien-za esatta.Alcuni esempi:Lo standard del pastore maremmanoabruzzese lo descrive come un canedalla testa dolicocefala, la sua lun-ghezza deve essere 4/10 dell’altezzaal garrese, il suo indice cefalico totaleè 52, di fatto rientra nei brachicefali. Il pastore bergamasco è definito contesta dolicocefala, la sua lunghezzaraggiunge i 4/10 dell’altezze al gar-rese, il suo indice cefalico totale è50, è quindi un mesocefalo.Il segugio italiano con l’indice cefali-co totale di 44 è giustamente consi-derato dolicocefalo.Uno dei padri della cinofilia Italianaasseriva che la testa afferma l’appar-tenenza a una determinata razza, peressere precisi e senza presunzioneaggiungerei, con le dovute eccezioni.La testa nel suo totale si divide indue regioni anatomiche definite cra-nio e muso, queste due porzioni sidividono a loro volta in molte altreparti. Per ora vorrei prendere in esa-me solo le porzioni ossee della scato-la cranica perché contiene un orga-no molto importante; il cervello.Senza scendere in troppi particolari

che possono creare confusione, pos-siamo riassumere la descrizione delcranio in questo modo: l’occipite èla parte più alta del cranio in praticaquello che si attacca al collo, i parie-tali sono il lato destro e sinistro, suldavanti verso il muso, troviamo l’os-so frontale, con i seni frontali sopral’occhio, ed infine la sutura metopi-ca, parola difficile, ma che non è al-tro che la depressione che divide ilcranio in due nella sua lunghezza.Se l’aspetto esterno di questa parte

anatomica che contiene il cervello,centrale in assoluto della coordina-zione motoria e della vita di relazio-ne, corrisponde con precisione allostandard di razza dovremmo avereun cane che non differisce nemmenodallo standard di lavoro. Noi segugisti, ma un po’ tutti i cac-ciatori che usano un ausiliare per lacaccia sappiamo che non è così.Nella storia della mia famiglia, io e imiei due fratelli apparteniamo allaseconda generazione di segugisti,con orgoglio posso affermare chedue nipoti saranno sicuramente laterza, un figlio di mio figlio, mio ni-pote in linea diretta mi da buonesperanze per la quarta generazionedi cacciatori con il segugio. Possoquindi affermare che cani da seguitane ho visto molti, senza considerarequelli che osservo come segnalatoreper le prove di lavoro.Perché questa divagazione? Un po’per dare conferma a quanto sto perscrivere un po’ per alleggerire quan-to scritto finora.Ho posseduto e visto segugi di altricolleghi cacciatori perfettamente cor-rispondenti allo standard morfologi-co, ma che non appartenevano a

nessun standard di lavoro nel sensoche non lavoravano proprio, altrisoggetti che osservando la morfolo-gia della testa, con difficoltà riuscivia capirne l’appartenenza alla razza,ma al contrario dal punto di vista la-voro sembrava che lo standard fossestato scritto su di loro, osservandonela tipicità.Quale conclusione possono averequeste considerazioni: chiunque pos-sieda un setter con la testa corta egrossa, ma che quando accosta si faserpe, o un pointer con gli ossi pa-rietali arrotondati, ma che accostacon strappate da tachicardia, unbracco italiano con la testa un po’massiccia che percependo un lieveeffluvio fila sicuro scivolando in fer-ma con nobile portamento, un bre-ton, ecc… ecc… chiunque possiedeun segugio che cerca, accosta, sco-va, insegue, nello standard di lavorodella razza cui appartiene se lo tengacaro, perché anche se non adattoalla riproduzione dal punto di vistamorfologico, potrà sempre dire lasua sul lavoro.La passione venatoria, lo stile di raz-za, il movimento conforme allo stan-dard fa notare meno alcuni difettimorfologici, al contrario un cane bel-lo nelle forme, ma inutile a caccia sinota subito.In un prossimo futuro potremmo fa-re alcune considerazioni sulla secon-da porzione della testa, cioè il muso,e delle sue parti. Compresa l’equazione -canna nasalepiù lunga olfatto più sensibile- nonsempre vera e altri argomenti, comeil modo di affrontare l’emanazione inrapporto ai profili cranio facciali.

Domenico Tonello

Quello che si vede… e… quello chesi percepisce.

Page 27: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Segugi & Segugisti

pagina 27

Il Club ha iniziato ad operare 22anni fà, con molte speranze, conideali, nel pieno rispetto di chi èsempre stato prima e sopra di lui: lapro segugio.La speranza era quella di poter lavo-rare, di poter fare cinofilia ad alto li-vello senza intralci, senza delegitti-mazioni ed in cambio offriva traspa-renza, grande serietà, manifestazionidi ottimo livello nazionale e interna-zionale. Non da ultimo e non menoimportante era il grande numero diappassionati ed estimatori che hasempre annoverato al suo interno.Purtroppo negli anni, quella dirigen-za è molto cambiata e deluse anchele nostre aspettative. Ogni delegittimazione per il Club,per la sua dirigenza e per le razze, daesso rappresentate, è stata attuata.Perciò capitolo chiuso.Da due anni abbiamo ottenuto il ri-conoscimento quale Società Specia-lizzata da parte dell’ENCI ed anche ilparere favorevole da parte del tribu-nale riguardo tutti i ricorsi Sips.E’ cambiata la storia delle quindicirazze assegnate al Club, non piùconfuse in un gruppo troppo affolla-to e distratto.L’autonomia è stata chiesta per po-ter usufruire degli strumenti necessariper il rilancio di queste razze, mesco-late in mille altri problemi di difficilerisoluzione. Il Club intende portaremanifestazioni ben mirate nelle pro-vince e regioni dove veramente c’è ilbisogno di interventi migliorativi,proprio dove si possono raggruppareun certo numero di soggetti, mentrein altre zone anche per rilanciarne

un’immagine fuorviata. La prima operazione che il Club hafatto dopo il riconoscimento, è statal’indispensabile ed urgente prepara-zione e presentazione per l’approva-zione all’Enci di un nuovo regola-mento per le prove di lavoro, benappropriato alle nostre razze, la mo-difica dei punteggi dei CampionatiSociali, nei quali non auspichiamouna festa, ma momenti di alta cinofi-lia. La ricerca di giurie molto specia-listiche, soprattutto internazionali,per una migliore globale esperienza.Un particolare riguardo agli IncontriInternazionali, nei quali crediamomolto, questi sono momenti moltoimportanti per le razze e per l’espe-rienza allevatoriale, nei quali è possi-bile migliorare la cultura, il modo diallevare con una scelta dei riprodut-tori molto più oculata.La modifica del sistema di prepara-zione e degli esami degli aspiranti

giudici i quali dovranno dimostrare diconoscere anche le nostre razze. Lospostamento di sinergie verso razzepraticamente dimenticate. Partecipa-re ad una Coppa Europa completa-mente cambiata nei regolamenti, nel-le quote di partecipazione e nell’im-magine, un po’ più veritiera con raz-ze più e meglio rappresentate, deipaesi e nei paesi dove c’è veramentecultura segugistica e finalmente an-che una Coppa Europa su cinghiale.Organizzare convegni e seminari,portando le nostre esperienze e con-frontarle sia con altri che hanno lenostre stesse razze, ma anche concoloro che hanno fatto altre scelte.Presentare ed evidenziare le qualità,ma anche i difetti delle razze di no-stra competenza, con gli specialisti,razza per razza e magari vederli all’o-pera. Questa è la via da imboccarefin da subito.Dividere le competenze: ad un Clubcompete fare cinofilia, organizzareprove e raduni per salvaguardare emigliorare le qualità dei cani, dellerazze. La morfologia, lo stile di lavo-ro e la pubblicizzazione delle stesse. La politica venatoria spetta ad altri,sicuramente sarà meglio collaborare,ma non pretendere di sostituirli.Siamo organizzati e capaci di portarea buon fine il nostro progetto e dimigliorare le nostre razze meglio diquanto è stato fatto in precedenza.Sappiamo quanto lavoro ci attende,ma anche cosa vogliamo, abbiamo imezzi ed anche le capacità per rag-giungere ogni obbiettivo prefissato,con questo Gruppo Dirigente, conl’Enci e con molta umiltà.

Il PresidenteGiancarlo Raimondi

Dal Club Italiano

Bleu de Gascogne e C.Il nostro progetto

Segugi petit bleu.

Page 28: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Segugi & Segugisti

pagina 28

Interessante l'iniziativa di Segugi &Segugisti di sostenere i vari “Club”che stanno delineando un nuovoquadro del panorama cinofilo segugi-stico nazionale.Dalle notizie che mi giungono a bre-ve, l'ENCI dovrebbe esaminare le do-mande di riconoscimento che gli so-no state presentate da parte dei re-sponsabili del “Club Segugi Beagle”,“Club Segugi Maremmani” “Club Ita-liano Segugi Jugoslavi”, i quali si an-dranno ad aggiungere al già ufficializ-zato “Club Italiano Bleu De Gascon-gne: credo che non verrà meno,conseguentemente, una proficua col-laborazione con Segugi e Segugisti.Per quanto concerne il “Club ItalianoSegugi Jugoslavi” da me presieduto,l'idea di riunire i proprietari di tutte lerazze provenienti dalla ex Jugoslaviagià era forte da qualche anno tra iproprietari, e quindi, con il passaredel tempo si è concretizzata.Nel Club la razza più rappresentata èquella dei Segugi Istriani, nella va-rietà a pelo raso che hanno una fortediffusione in Sardegna e nel centro-sud dell'Italia, impiegata prevalente-mente nella caccia al cinghiale in bat-tuta ed in Friuli dove viene impiegataanche sul capriolo.Il riunirci in questo nuovo sodalizio èstato dettato anche dai problemi chesi sono creati dopo la guerra che hadevastato il paese di origine di questerazze per cui non era più facile attin-gere per eventuali acquisti e accop-piamenti.Questo problema si sente fortementeper le razze meno diffuse per cui il“Club” ha chiesto la tutela, ossia: Se-gugio Serbo, Segugio Posavatz, Se-gugio Jugoslavo Tricolore, SegugioJugoslavo da Montagna e SegugioIstriano a pelo forte.L'entusiasmo e la partecipazione daparte dei proprietari di questi ausiliariè forte nonostante le difficoltà che sihanno nei contatti, perché molti nonsi sono mai affacciati alla cinofilia uf-

ficiale.Il nostro programma non è molto va-sto ma si basa su poche ma impor-tanti manifestazioni da svolgere dovele razze sono più presenti e quindiutilizzate nella caccia al cinghiale e alcapriolo.Abbiamo deciso di chiedere un rico-noscimento diretto all'ENCI, svinco-landoci dalla ProSegugio Nazionale“L. Zacchetti”, perchè, essendo mol-to impegnata nell'espletamento dellasua mansione nei confronti del Segu-gio Italiano, impiegato principalmen-te sulla lepre, non ha molto tempo ecultura da dedicarsi alla cinofilia se-gugistica rivolta alle verifiche zootec-niche su cinghiale e alla loro divulga-zione.

Mi potrei prolungare ulteriormenteper illustrare ai lettori tutte le proble-matiche che dovremo affrontare do-po aver avuto il riconoscimento uffi-ciale dell'ENCI, ma per ragioni dispazio, preferisco concludere questamia nota, congratulandomi con l'As-sociazione Segugi & Segugisti peressersi schierata totalmente a favoree DIFESA della caccia con il segugio,ricca di storia e tradizione.Tale causa non viene perorata danessuna associazione venatoria o dialtro genere, ma, piuttosto, trascura-ta e abbandonata a se stessa, compli-menti, quindi.Un caloroso in bocca al lupo a tutti isegugisti.

Giuseppe Iacoponi

Dal Club Italiano Segugi Jugoslavi

I propositi

Segugi istriani.

Page 29: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Segugi & Segugisti

pagina 29

La difficile alleanza tra il bello e ilbravo che rimane il sogno di molti al-levatori si è a lungo cercata in Fran-cia, dove il Beagle è oggi molto rap-presentato. Benché sia stato accerta-to che l’importazione dei primi Bea-gle risalga a prima della Rivoluzione,non sembra che questi cani abbianodato origine in un primo tempo auna vera e propria linea di alleva-mento francese: in Francia non sisenti mai parlare di questo cane pri-ma della seconda metà del XIX seco-lo. Questo passo di Joseph la Vallèe,riportato in un’ opera dedicata allacaccia a cavallo e pubblicata a Pariginel 1859, ne è la prova: Ci è giuntadall’ Inghilterra un’altra specie di ca-ne: si tratta del Beagle. Non è più al-to di 33-37 cm, ha il pelo raso, spes-so con chiazze nere o focate. Cacciabene la lepre, la volpe, il capriolo eanche il cinghiale. stato introdottoprima della Rivoluzione nella BassaNormandia dal conte di Roncherol-les, celebre cacciatore. La razza si èsubito imbastardita a causa di incrocicon locali cani da caccia di bassorango. Ma, da qualche tempo ne so-no stati importati nuovi esemplari, iquali riscuotono successo.La vera culla della razza in Francia fuil canile detto “di Boissière”, di pro-prietà del conte di Chabot, al qualealcuni compagni di ritorno dall’ In-ghilterra avevano portato qualcheBeagle di buona famiglia. Questiesemplari costituirono la base di unallevamento destinato a dominareper molti anni in Francia esposizionie prove sul terreno e a contribuireconsiderevolmente alla fama di que-sto straordinario “cacciatore di le-pri”. Ma anche in Italia il Beagle è cono-sciuto da tempo per entrambe le suequalità, ma le iscrizione al LOI “Librodelle Origini Italiane” di una certaimportanza si ebbero soltanto intor-no agli inizi degli anni Settanta, gra-

zie soprattutto all’iniziativa dell’avv.Dondina che importò dall’ Inghilterraalcuni esemplari di eccellente bellez-za, subito apprezzati dai cinofili. An-che qui in Italia il Beagle dimostrò ot-time attitudini nella caccia alla lepree al coniglio selvatico (come si è par-ticolarmente appurato in Sicilia, do-ve il Beagle si è dimostrato il primorivale di un’altra razza specializzata inquesto tipo di caccia: il Cirneco dell’Etna).Ma l'eccessiva importazione in Italiadall'Inghilterra dove predomina lamorfologia rispetto alle sue attitudinivenatorie, il beagle ebbe un'evoluzio-ne che provocò confusione nei cino-fili nazionali; la separazione tra ilbeagle da caccia e da esposizione.Distinzione che già gli inglesi adotta-

rono agli inizi del Novecento per al-lontanarsi dai numerosi proprietariterrieri, possessori di foltissime muteper la caccia alla volpe, tradizione ra-dicata da secoli. Esplicita fu la rispo-sta di una nota giudice-allevatrice dibeagle in Inghilterra che alle prove dilavoro di dovrebbero utilizzare i sog-getti che più si avvicinano allo stan-dard morfologico.Il Club Italiano del Beagle ha comeuno degli obiettivi principali nella suapolitica cinofila di chiudere la forbicetra il bello e il bravo e riuscire a con-durre alle prove di lavoro soggettiche si avvicinano più allo standardmorfologico o successivamente allavalutazione in esposizione perché èquesta la reale strada maestra.

Giovanni Delaidi

Dal Club Italiano del Beagle

Il Beagle

Segugi Beagle

Segugi Beagle

Page 30: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Segugi & Segugisti

pagina 30

Non avrei più voglia di parlar dicani. Ho l’impressione che troppo sidica e non sempre a proposito.Impugnare la penna è quasi un gestoarrogante, che ti allontana dall’umiltàdell’apprendimento, ma si può pen-sare il contrario di tutto ed a voltescrivere significa dialogare e ciò mipiace.L’argomento è naturalmente un se-gugio: il piccolo lepraiolo italiano, lecui antiche origini si sono scontratecon moderni pregiudizi, facendo di-ventare l’iter del riconoscimento uffi-ciale, una laica” via crucis”. Sollevar-si dalla nebbia del potere associativodiventa indispensabile per disquisirein modo appassionato, puramentezootecnico e venatorio. Per il ricono-scimento di una nuova razza, la nor-mativa FCI prevede un numero ele-vato di soggetti: circa 2000; oppurel’evidenziazione di almeno otto fami-glie non consanguinee. Il lavoro dicensimento, catalogazione e misura-zione dei cani permise sì di eviden-ziare la presenza reale della razza,ma dato il numero molto inferiore ai2000, fu necessario utilizzare unatecnica sino ad allora non applicatain Europa: distinguere le famiglie tra-mite prova del dna che escludesseconsanguineità fra di loro. Questa ri-cerca ci ha fatto superare l’ostacoloregolamento, ma ha messo in evi-denza un aspetto su cui nessuno haespresso opinioni corrette. Le varierazze della specie bovina, equina ovi-na ecc. nelle indagini genetiche chele ha riguardate, hanno evidenziatocaratteristiche precipue per ognunadi esse. Faccio un esempio: per rico-noscere se un bovino è di una certarazza da carne (Limousin) si cercanel suo dna una caratteristica presen-te solo in essa; se non si trova non viappartiene. Per raggiungere questorisultato si è dovuto ricercare :perogni razza una peculiarità geneticache la definisse. Si è lavorato sullastrada del genotipo, mentre la sele-zione cinofila si è fino ad ora basataquasi esclusivamente sul fenotipo. Lapiccola esperienza maturata sul le-praiolo ha evidenziato una grandevariabilità scaturita dall’esame deldna. Diventa importante allora perallontanare la definizione di” briquet“italiano nel successivo iter selettivoattenersi allo standard e considerarlocome guida fenotipica unica peruniformare una razza che genetica-

mente non è uniforme. Il modo dicercare la lepre di trovarla ed inse-guirla è stata la costante più impor-tante nella costruzione di questo bra-vissimo cane. Partiti dal lavoro conuna popolazione ormai omogeneanel tipo ma con qualcosa da miglio-rare per quanto riguarda la genetica.Del resto ogni razza anche ben sele-zionata presenta ombre genetichesospettabili ma poche volte ammes-se. Leggiamo insieme l’ultimo stan-dard ed apriamo uno spiraglio dialet-tico e di selezione su quanto essorappresenta.

Sandro Taraschi

PICCOLO LEPRAIOLO ITALIANOSTANDARD MORFOLOGICO

PAESE DI ORIGINE: ITALIAUTILIZZAZIONESegugio specializzato nella caccia allalepre, viene utilizzato anche per lacaccia al cinghiale e ad altri animalida pelo.CLASSIFICAZIONEGruppo VI – Cani da seguita di tagliamedia sottoposti a prova di lavoroCENNI STORICII piccoli lepraioli italiani nel 1800 ve-nivano distinti nelle seguenti varietà:Montagnino delle Alpi, Piccolo segu-gio dell’Appennino, Cravin, Vertred-du sardo, Cirneco dell’Etna (AngeloVecchio). Don Nando Armani, ap-passionato difensore e promotore sa-gace al riconoscimento di questa raz-za, nelle due regioni più praticate daLui per la caccia, descriveva questicani con nomi per distinzioni ma con

lo stesso significato. Nell’Appenninoligure lo chiamavano “Can da lever”,in quello emiliano, da molti ritenuta“l’Università del piccolo segugio del-l’Appennino”, razza molto diffusa,“Can brac”, distinguendo in “spino-ni” i peli forti ed in “ciaplein” i peliraso.Fra il Montagnino delle Alpi ed il Pic-colo lepraiolo dell’Appennino nonsono rilevabili differenze di tipo e distruttura morfologica o di statura, masolo differenze nel colore del mantel-lo, mentre il Cravin – ancora presen-te, seppur in numero assai limitato –è più piccolo, varia nel tipo, nelmantello e nella tessitura del pelo.Nel 1994 si è ritenuto opportunoriunire le tre razze, rappresentandolecon l’appellativo di “Piccolo lepraioloitaliano”, perché raggiunto il ricono-scimento ufficiale della F.C.I. saràpoi facile ottenere anche il riconosci-mento delle tre varietà.Tracce storiche assai probanti si tro-vano verso la fine del primo millen-nio, ed il primo riconoscimento e do-cumento storico ce lo offre Dante nel1200 con un celebre sonetto doveparla di “Bracchetti”.Altri autori parlano di piccoli segugi,citiamo Agostino Gallo per il Monta-gnino delle Alpi e la classificazionedelle stesse varietà, sopra menziona-te, da parte di Angelo Vecchio versola fine del 1800. Si deduce con cer-tezza probatoria che i piccoli segugiitaliani detengono una storia che vaoltre un millennio.ASPETTO GENERALEIl Piccolo lepraiolo italiano è un canedi mole medio-piccola, la cui staturanon dovrebbe superare i 46 cm mi-surati da terra al garrese. La struttura

Piccolo lepraiolo italianoStandard

Page 31: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Segugi & Segugisti

pagina 31

morfologica è quella di un dolico-morfo il cui tronco sta nel rettango-lo, armonico rispetto al formato (ete-rometria) e disarmonico rispetto aiprofili (alloidismo). Tronco appenanel rettangolo, di simmetria perfetta,sorretto da arti asciutti, guarniti damuscoli robusti e salienti. TESTAMesocefala. La sua lunghezza totaleè pari a: 4/10 dell’altezza al garrese,mentre la sua larghezza è poco me-no o uguale alla metà della sua lun-ghezza.Indice cefalico totale - I.C.T. 49; piùleggera nelle femmine, con linee cra-nio facciali parallele o leggermentedivergenti. Sempre di buon ce-sello. Pelle priva di rughe o diparti lasse perfettamente ade-rente ai tessuti sottostanti.CRANIOSeni frontali appena accennatidi forma lievemente convessa.La sua larghezza è di pochissi-mo inferiore alla sua lunghezza(1 cm.), cresta occipitale sensibi-le al tatto. La sua proiezione sulpiano è di forma ellittica, lasommità è leggermente conves-sa (mai piatta). La depressionenaso-frontale (stop) è poco mar-cata, ma più evidente di quelladel segugio italiano.MUSOLa lunghezza rappresenta i l50% o poco meno della lun-ghezza totale della testa. La can-na nasale è rettilinea. Tartufosempre nero di media grandez-za, non molto prominente, connarici bene aperte. Le facce late-rali del muso sono fra di loroconvergenti, ma senza eccesso,tanto da non formare un musotroppo appuntito. Le labbra su-periori sono sobrie e tese, co-prono di poco quelle inferiori,commessura labiale non eviden-te. I bordi labiali sono sempre di pig-mentazione nera.MASCELLEDi forma tronco-conica e di ugualelunghezza. I denti, con formula den-taria completa sono inseriti perpen-dicolarmente, di completo sviluppo edi colore bianco candido. La chiusu-ra è a forbice, tollerata a tenaglia.GUANCEAsciutte, con assi laterali leggermen-te convergenti.OCCHIIn posizione tendente al semilaterale.L’angolo dell’asse delle palpebre con

l’asse mediano della testa corrispon-dente ai 20°. Il loro sviluppo deve es-sere ampio con palpebre bene ade-renti e di forma arrotondata, conbordi sempre neri. Il colore può va-riare dall’ambra scuro al marronebruno. La loro espressione denotaintelligenza, vivacità e dolcezza.ORECCHICon attacco ampio ed inserzione a li-vello dell’arcata zigomatica o appenaal di sopra di questa. Scendono piatticon cartilagine sottile e aderenti alleguance, la cui lunghezza raggiunge lametà della lunghezza del muso. Ter-minano ad apice preferibilmente ar-rotondato.

COLLODi lunghezza media (quanto la testa)con muscolatura di buon sviluppo,ma nello stesso tempo asciutto, inse-rito non troppo alto sul garrese. Net-to il distacco nel punto di inserzionedella testa; assolutamente privo digiogaia.TRONCOFortemente costruito ma leggero. Lasua lunghezza è da 1,5 a 2,5 cm su-periore all’altezza al garrese. Il picco-lo lepraiolo italiano sta nel rettango-lo. L’indice corporale oscilla media-mente da 86 a 92 (dolicomorfismo).

Sono accettati anche soggetti sub-dolicomorfi (I.C. 80/85). Linea su-periore rettilinea dal garrese allagroppa. Il garrese supera di poco lalinea dorsale; le scapole al marginesuperiore sono molto ravvicinate.TORACEBen sviluppato nelle tre dimensioni.La sua discesa deve arrivare all’altez-za del gomito. Costole di buona cer-chiatura, ma senza esasperazione.L’indice toracico (I.T.) corrisponde alvalore medio di 50,40.REGIONE LOMBARERobusta, leggermente convessa,molto muscolosa e bene sviluppatain larghezza. Il suo sviluppo longitu-

dinale determina la costruzionerettangolare della razza. GROPPALunga non meno di 1/3 dell’al-tezza al garrese e di larghezzanon inferiore alla metà della sualunghezza, di inclinazione nonsuperiore ai 25° riferiti all’oriz-zonte.CODAInserita in modo da formare unprolungamento della linea dor-sale, forma di solito nel suo ter-zo distale una leggera curvatura.Discretamente pronunciata allaradice. La sua lunghezza rag-giunge la punta del garretto; inlavoro è di norma portata oriz-zontale. La lunghezza della co-pertura pilifera sarà inferiore aquella del tronco nel pelo forte;nel pelo raso è uniforme al tron-co.ARTI ANTERIORISpalla con muscolatura benesviluppata, la sua inclinazionesull’orizzonte oscilla dai 45 ai55°. Braccio leggermente piùcorto dell’avambraccio con an-golo scapolo omerale da 105 a115°. Angolo omero radiale cir-ca 130°. Gomiti né convergenti

né divergenti. Avambraccio perfetta-mente perpendicolare al terreno,con regioni carpiana e metacarpianaforti e giustamente flesse (75°). Piededa lepre con dita compatte e artico-lazioni digitali forti. Suole coriacee epigmentate di nero. Unghie forti e ri-curve; pigmentazione ungueale cor-relata al colore del mantello.ARTI POSTERIORICoscia larga con muscolatura benesviluppata, gamba leggermente incli-nata verso il posteriore con un’ango-lazione corretta. Angolo coxo-femo-rale di 95 ÷ 100°. Articolazione del

Page 32: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Segugi & Segugisti

pagina 32

piede non troppo alta, secca. Meta-tarso verticale corto e relativamenteforte. Il piede è meno ovale dell’ante-riore. Visto di profilo, la verticale ca-lata dalla punta della natica deve ca-dere sulla punta del piede. Gli speroni sono tollerati quandopresenti.ANDATURAAlternanza di trotto e galoppo a se-conda delle fasi della cacciata. Movi-mento sciolto, vivace ed elegante.MANTELLOI colori del pelo ammessi sono:- il fulvo nelle sue diverse tonalità- il nero focato- il grigio lepreIl bianco, in particolare nel fulvo, èindice di tipicità se opportunamentedistribuito nelle giuste sedi come:- sui quattro arti- sui tarsi, metatarsi, carpi e piedi- sul petto a forma di stella- sulla fronte a forma di lista- sulla punta della codaIn rapporto alla tessitura del pelo esi-stono due varietà: il pelo raso e il peloforte con le seguenti caratteristiche:PELO RASO: Tessitura vitrea densa,uniformemente distribuita su tutto ilcorpo. Qualche pelo ruvido sparsosul tronco, sul muso, sugli arti, noncostituisce difetto.PELO FORTE: in questa varietà ilpelo è ruvido al tatto di lunghezzaprossima ai 3 cm. guarnito da unsottopelo, denso che impedisce all’u-midità di bagnare la pelle. La sua di-stribuzione è uniforme. Fanno ecce-zione la parte volare degli arti e la te-sta, dove si fa più denso ma menolungo. Sulle orecchie invece, il pelopuò essere meno denso o addiritturaraso. Il pelo comunque deve esserebene aderente al corpo senza forma-re mai riccioli o boccoli.TAGLIA E PESOAltezza al garrese nelle femmine da40 ÷ 44 cm., nei maschi da 42 ÷46. Sono tollerati in altezza 2 cm. inpiù e 1 in meno in soggetti eccellen-ti. Il peso dovrebbe preferibilmenteoscillare fra 11 e 16 kg.

MISURE PRINCIPALI (VALORI MEDI)

ALTEZZA AL GARRESEmaschio: 42 ÷ 46 cm.+ 2 cm; - 1cm. per i soggetti eccel-lentifemmina: 40 ÷ 44 cm.+ 2 cm; - 1cm. per i soggetti eccel-lenti

LUNGHEZZA DELLA TESTAmaschio: 18 ÷ 20 femmina: 17 ÷ 19

LUNGHEZZA CRANIOmaschio: 9 - 10 cm. femmina: 8 - 10 cm.

LUNGHEZZA MUSOmaschio: 8 - 10 cm.femmina: 7 - 9 cm.

LUNGHEZZA TRONCOmaschio: 50,23femmina: 48,53

DIAMETRO TORACICOmaschio: 12.98 cm.femmina: 11.90 cm.

ALTEZZA TORACEmaschio: 25 cm.femmina: 24,50 cm.

CIRCONFERENZA TORACICAmaschio: 56 cm.femmina: 54 cm.

ANGOLO SCAPOLO – OMERALE105 ÷ 115°

ANGOLO OMERO – RADIALE130 °

ANGOLO COXO – FEMORALE95 ÷ 100°

ANGOLO FEMORO – TIBIALE120 ÷ 125°

ANGOLO TIBIO – TARSALE135 ÷ 140°

INDICE CEFALICO TOTALE49

INDICE CORPORALE89

INDICE TORACICO50

DIFETTIOgni deviazione delle caratteristicheindicate nella descrizione delle varieregioni costituisce difetto.

DIFETTI ELIMINATORIQuando le altezze sono superiori oinferiori ai margini di tolleranza.

DIFETTI DA SQUALIFICAEnognatismo, prognatismo esagera-to, assi cranio-facciali convergenti,monorchidismo, criptorchidismo.Anurismo e brachiurismo (sia conge-nito che acquisito). Colori diversi daquelli indicati, parziale depigmenta-zione, occhio gazzuolo o eterocro-mia oculare.N.B.: Sono ammessi accoppiamentisolo ed esclusivamente fra soggettiaventi la stessa caratteristica di pelo,pena il non riconoscimento dellacucciolata.Piccolo lepraiolo italiano pelo raso

bianco arancio.

Piccolo lepraiolo italiano.

Page 33: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Segugi & Segugisti

pagina 33

Non so con certezza se i fattiche vengo a raccontarvi, possono in-teressare i lettori della nostra rivista,ebbene però, più di qualcuno mi haconvinto a continuare, ritrovandosinei vecchi racconti del mio paese,estrapolati in parte e modificati se-condo altre versioni dal libro “Le sto-rie della pellagra”, rilevando princi-palmente quelli inerenti al mondo ve-natorio e segugistico. Comunque da parte mia, provo quelsenso di intima gioia, datami dallacertezza di aver mantenuta una pro-messa. I due compari sono due clas-siche figure, che possono trovare ri-scontro in tanti paesini d’Italia, piùstrano l’iter nel diventare segugisti. Idue personaggi in questione sono ilNane, e Nelo detto “il rosso”compa-ri d’anello. Nessuno ha mai contatogli eserciti passati dalle mie parti inpace o in guerra, tutti comunquehanno lasciato tracce profonde ecausato modifiche rilevanti negli al-beri genealogici delle varie famiglie.Quasi certamente Nelo “il rosso”è ilrisultato di uno di questi passaggi. Siracconta che una trisavola dello stes-so, vecchia che appena appena ar-fiava ( respirava) venne presa e por-tata con altre donne nel convento diSanta Maria, ove una ad una venne-ro violentate sotto l’altare maggiore.La figlia di costei supplicò quei sacri-leghi soldati di risparmiare la madre,in cambio di una sua ulteriore immo-lazione, ma la trisavola risoluta re-plicò “ e no cara, guera xe guera” Sidice che la Beata Vergine inorridita,benché fosse di sasso, chiuse gli oc-chi per sempre. Non sono mai riuscito a capire dairacconti pervenutemi, se abbia chiu-so gli occhi prima o dopo l’interven-to della trisavola. Nane e Nelo vena-toriamente furono iniziati come ca-pannisti, ma non erano d’accordoche la caccia in quanto passionesportiva, si dovesse ridurre alle angu-ste dimensioni del capanno. Doveva-no trovare il modo per diventare cac-ciatori veri e propri, entrare in pos-sesso di un cane da caccia. L’ultimascoperta del Nane fu un presunto fe-nomeno di cagna presumibilmenteda riporto: si chiamava Petaci. Sudò,patì la fame e la sete pur di preparar-

la a puntino nel difficile compito delriporto della selvaggina. Il primogiorno di caccia, avanti lo spuntaredell’alba erano già pronti, Nane te-neva la cagna Nelo imbracciava il fu-cile, quando iniziò la sparatoria. Pas-sò un uccello, un colpo secco, cen-tro. Allora la Petaci fu subito liberataper permetterle di recuperare la pre-da, la cagna tornò dopo poco lec-candosi i baffi: ai margini della boccasvolazzava appena qualche piuma,ultimo residuo dell’uccello ingoiato.Nane andò su tutte le furie, anzi pe-stò il fedifrago animale, memore deisudori spremuti durante i mesi di ad-destramento. Comunque dopo molteraccomandazioni, volle tentare un’al-tra prova. Al secondo uccello abbat-tuto liberò la cagna, con una carezzache fu un’insieme di speranza e d’an-sia. Ma anche il secondo tentativofallì, la Petaci si rifece viva dopo avercancellato ogni traccia ed aspirato,con cura ogni pur minima piuma.Seguì incontenibile lo scoppio dell’i-ra. Poi quando si dispersero, le im-precazioni, Nelo esprimendosi con laconsueta cortesia, ordinò con tonotuttavia deciso: “ Nane, lega la cagnache mi viene da pisciare”. Sconsolati pensarono di attaccare ifucili al chiodo, ma la provvidenzanon ha limiti. In cambio di una parti-ta di grano turco non pagata, e di cuinon avrebbero ottenuto nessun risar-cimento, gli vennero offerti due cuc-cioli di segugio, un maschio ed unafemmina di genealogia diversa. Altre bocche da sfamare, non sem-brava certamente un affare, ma i due

ebbero culo, la femmina andò al Ne-lo il maschio al Nane, divennero duebravi segugi. Per onor di cronaca de-vo aggiungere che come bravura,dettero del filo da torcere ai segugidei miei parenti, e per molto temponon scorse buon sangue tra le duecompagnie di segugisti. Una domeni-ca sera il Nane scattò in piedi di col-po, quando suo compare Nelo bussòalla porta, gli mise la mano sullaspalla e gli sussurrò “ ti devo parlare”cosa vuoi chiese il Nane senza preoc-cuparsi più di tanto, “È che la Lila èvenuta in calore” rispose l’altro. “Dasola non ce la fa a rimanere incinta,così ho pensato a te mio compare,ma soprattutto al Lilo il tuo segugio.”Mi no, ma per quanto riguarda il Lilola cosa si può fare, anch’io avevopensato a questo accoppiamento,tanti mi chiedono dei suoi cuccioli, cisi può guadagnare sopra qualcosa.“Va bene: ci sto affare fatto” e si det-tero la mano. Avvenuto l’accoppia-mento decisero di sigillare l’accordoanche all’osteria. Quando uscironoera già notte, e s’alzava struggente ilcanto dell’usignolo. I due non si fer-marono ad ascoltarlo, impegnaticom’erano a reggersi a vicenda, adun tratto ondeggiando verso la valle,si misero a cantare, fra strazianti di-saccordi. Si fermarono poi davanti ad una ca-sa, piantando sulla strada gli scarpo-ni pesanti, divaricando le gambe perrimanere in equilibrio. “Siamo arriva-ti a casa tua compare e ti saluto”esordi il Nelo, e fece per partire. “Eno compare, non sarebbe giusto che

I due compari

Page 34: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Segugi & Segugisti

pagina 34

ti lasciassi andare via senza invitartiad entrare”osservò con la linguagrossa il Nane agguantandolo per lamanica. “Beviamo un’altra ombra insiemeprima di lasciarci”. Nelo che a tuttoresisteva tranne che alla tentazionedelle ombre ( bicchiere di vino), puravendo già fatto il pieno, allargandole braccia esclamò “sia fatta la vo-lontà di Dio”. Entrarono a stento,perché la porta sembrava tanto stret-ta, il Nane fece sedere il compare ebattendo su tutti gli spigoli, raggiunsela credenza e prese il fiasco del vino.Quando si girò col fiasco in manoaccadde l’imprevedibile. Sarà stato forse per una serie di con-cause, tutto il vino insaccato prima,esplose nella sua carica interna e laballa affiorò schiantandolo di colpo.Chiuse gli occhi e scivolò sotto la ta-vola lungo e disteso, senza tuttavialasciare la presa del fiasco. Il compa-re lo guardò a bocca spalancata daprima spaventato: quando lo sentirussare a pieni ritmi tirò un sospirodi sollievo, stabili di andare a letto luicon la comare e salì in camera. Almattino seguente la donna si svegliò,poi si girò per svegliare il marito.Guardò e, come se avesse ricevutouna botta in testa, per l’emozione fùsul punto di svenire. Con le braghesbottonate giaceva al suo fianco nonil marito, ma il compare Nelo. Si vestì con furia e scese precipitosa-mente le scale. Aveva ben chiaro il ricordo di quelloche durante la notte s’era lasciata fa-re, nella rassegnata convinzione cheuna moglie, deve essere sempre di-sposta a concedersi senza parlare eal buio in nome del dovere coniuga-le, sia pure a malincuore, e mezzamorta dalla stanchezza! Suo maritorussava ancora in cucina, e lo scossecon energia: “Svegliati, mona di unNane, il compare è venuto a lettocon me stanotte, adesso vado a de-nunciarlo ai carabinieri”. A questa ri-velazione il marito si scosse tutto,guardò la moglie con occhio storto eprendendola per la spalla borbottòminacciosamente: “Ai carabinieri?Ma sei matta?.... se il compare si ar-rabbia non mi darà nemmeno uncucciolo, diritto della monta, e accor-di” quei soldini ci fanno comodo sog-giungeva compiaciuto.

La natura si sa a volte è spietata, benpresto si capì che la cagna non erarimasta pregna, il Nane non piansema con sofferta rassegnazione al-largò le braccia e disse “Chi topo na-sce il gatto piglia, vacca la cagna, mami che mona e che sfiga”. Nel frattempo il pancione della mo-glie cresceva, così verosimilmentedopo nove mesi, venne al mondouna stupenda creatura, una fanciulladi rara bellezza, con dei capelli rossima così rossi che facevano impallidi-re il fuoco. Inutilmente si cercò deirossi tra i parenti vicini e lontani deidue genitori, lasciando aperto un purpiccolo spiraglio. Si dice che il Nane quando vide laneonata per la prima volta, subito,travolto dall’eruzione violenta del suo

vulcano di rabbia, strappò dalla pare-te della cucina il calendario, dov’era-no segnati i nomi dei Santi e, senzatanti preamboli , li mandò tutti a“farsi ciavare” chiedo perdono “ aquel paese”, passando furiosamentele pagine con un incredibile punti-glio. E non gliene scappò uno che fosseuno! Il Nane nonostante tutto fu ve-ramente un generoso e buon padre,tanto che non mi concesse mai di av-vicinarmi troppo alla sua figliola, co-me età, di due anni a me inferiore,non ditelo a mia moglie che mi pia-ceva, cosa volete, il Nane già scotta-to, mi riteneva uno sciupa femmine,e ancor peggio un birbante segugi-sta.

Antonio Cupani

NUOVO SITO WEBE' in funzione dall' 1.01.08 il sito web di cui l'Associazione havoluto dotarsi, per una più tempestiva informativa sulle iniziati-ve e sui deliberati che la riguardano.Sarà un ulteriore impegno per i dirigenti, ma non c'erano moltealternative, per la necessità di farci conoscere pure da chi nonfa vita associativa.L'Associazione è cresciuta ancora e lo stare al passo con i tem-pi, anche sotto l'aspetto organizzativo e di efficienza, avvantag-gia tutti.Faremo il possibile per aggiornare le pagine riservate alle noti-zie, confidando anche nell' apporto delle Sezioni, cui sono riser-vati ampi spazi per far conoscere i loro problemi ed i loro pro-grammi.L'indirizzo del sito è: www.segugiesegugisti.it.

Progetto lepre a Treviso: il ruolo degli asini nel recupero del territorio èstato importante.

Page 35: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Abbiamo affrontato la leish-maniosi nel numero 2 – Anno XII –pag. 25 di questo giornale a seguitodi un convegno sulla stessa tenutosi aBogliasco (GE) il 29.05.05 organiz-zato dal l 'Associazione ProgettoLeishmania di Genova.La sua diffusione interessa oramaitutta la penisola favorita dalla in-esistenza di un vaccino o comunquedi medicine idonee a combatterla.Trattasi di una malattia sostenuta daun protozoo, la Leishmania, che silocalizza nelle cellule immunitarie eche per compiere il proprio ciclo bio-logico ha necessità di un ospite ver-tebrato (uomo, cane, volpe) e di unvettore, il flebotomo, un insettoematofago del genere Phlebotomus,comunemente noto come pappata-cio. Ora apprendiamo che un nuovo far-maco, già impiegato con successocontro la leishmaniosi visceraleumana, è entrato nel mercato ital-

iano per l'uso veterinario.La leishmaniosi, nella sua forma vis-cerale, ha, infatti, un andamentosimile nell'uomo e nel cane ed inter-essa i reni, la milza, il fegato ed èpraticamente fatale, come abbiamo

purtroppo anche personalmentesperimentato.La novità della cura rispetto a quantoin passato praticato, si avvantaggiadi una recente molecola, il Miltefos-ine, che viene somministrata per viaorale ed è limitata nel ciclo terapeuti-co a giorni 28 anziché a 60 comecon i farmaci tradizionali.Si dice che non sia miracolosa ma èritenuta d'efficacia superiore ai vec-chi antimoniali ed anche il suo costoè contenuto.L'auspicio è che ci sia veramentevolontà di venirne a capo, visto ilpatrimonio di cani andato perduto adoggi.

A.F.

Segugi & Segugisti

pagina 35

Invitiamo i nostri associati che amano la fotografia di ri-prendere immagini ritenute di possibile interesse per ilgiornale e di farcele avere.Ovviamente vi è necessità di consenso delle persone ripre-se o dei proprietari dei cani.

Segugi & Segugisti

Varietà di segugi.

Leishmaniosi

Piccolo lepraiolo italiano fulvo a pelo raso.

Page 36: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Segugi & Segugisti

pagina 36

Quando venticinque anni faabbiamo pensato e poi dato vita allanostra Associazione, la lepre erapressoché scomparsa in Provincia diTreviso.Imperavano nel territorio di pianurale cosiddette “gestioni sociali” a di-mensione comunale, anche di frazio-ne, mentre nel territorio ricompresonella cosiddetta “Zona Alpi” vi eranole “riserve comunali” destinate ai re-sidenti.Non vi erano zone destinate al ripo-polamento all'interno di dette aree,per la semplice ragione che non vierano spazi per pensarle possibili.La pressione venatoria conseguentealle giornate fisse di caccia, cui giocoforza bisognava ricorrere, “brucia-va”, dopo qualche uscita, il territorio,che ad ogni fine stagione era ripopo-lato da qualche coppia di lepri che laProvincia consegnava al termine del-le “catture” che avvenivano nelle“bandite”.L'integrazione era con lepri di gabbiao di allevamenti amatoriali, che inogni paese sorgevano per la fortedomanda che conseguiva a detto sta-to di cose.Lamentarsi nei confronti della ProSegugio, cui allora appartenevamo,era inconcludente perchè la risposta,giustamente, era che a tanto doveva-no pensare le associazioni venatorie,altri essendo i compiti della societàspecializzata.Inutile opporre che dalle associazionivenatorie nulla avremo potuto otte-nere visto che avevano proposto edapprovato, col benestare di ammini-stratori che non hanno lasciato a fu-tura memoria neppure il loro cogno-me, il divieto dell'uso del segugio epersino del suo addestramento e alle-namento o comunque limitazioni pe-santissime nella maggior parte delterritorio provinciale.Alla coraggiosa decisione che erameglio arrangiarsi, è seguita l'intui-zione che per superare l'imperanteprovincialismo, bisognava “baipassa-re” la Provincia e colloquiare diretta-mente con la Regione, fortunata-mente competente a determinare ledimensioni degli Ambiti.

Una volta che questi sono stati impo-sti dall'alto, ci siamo qualificati chie-dendo di sottrarre parte del loro ter-ritorio alla caccia, per consentire ir-raggiamento e per recuperare, a finestagione, gli animali lì non cacciati eliberarli nel terreno destinato a que-sta.Il contributo manuale che abbiamodato come segugisti alla gestione del-le zone sottratte alla caccia, è un no-stro fiore all'occhiello.Di pari passo abbiamo intrapresouna diversa più coraggiosa campa-gna contro l'immissione di lepri di re-cinto o di gabbia (che possono forseinteressare forme di caccia diverseda quella col segugio), campagna co-raggiosa perchè in danno di tutti queisegugisti che avevano trovato unafonte di guadagno nell'allevamento incasa della lepre.Il coraggio avuto ci ha privato di uncentinaio di associati, ma ne è valsala pena.Nei trentasette Comprensori Alpini,rimasti a dimensione comunale, per-chè sottratti alle competenze dellaRegione, non è stato possibile opera-re come in pianura.Per queste aree venatorie, a frontedel degrado della fauna, abbiamo, ri-schiando l'immagine, pubblicizzandole lepri dell'est europeo per ripopola-re e rinsanguare, diffondendo conte-stualmente diverse tecniche di gestio-ne del territorio, per recuperare allalepre spazi un tempo da essa occu-pati.Dalla necessità è nata, per coloroche cacciano nei Comprensori, unadiversa coscienza di partecipazione,in molte realtà entusiasticamente vis-

suta, grazie alla qualità venatoria deisoggetti esteri immessi, alle loro ca-pacità di filiare, ed al contributo tec-nico venuto dal cosiddetto “progettolepre”.Oggi, nei Comprensori che hannoseguito le nostre direttive è presso-ché superfluo il rinnovo dell'integra-zione a fine caccia, così conciliandol'esigenza di praticare la caccia allalepre per l'intera stagione con il nu-mero di soggetti presenti per la pros-sima.Il risultato è che oggi in Provincia diTreviso gli esistenti quattordici Ambi-ti riservano alla caccia alla lepre tut-te le giornate previste dal calendarioregionale senza necessità di acquista-re lepri e di alcun “piano di abbatti-mento”.Per quanto invece attiene il territorioricompreso nella cosiddetta “ZonaAlpi” riservato ai Comprensori, lapresenza di lepri a sviluppo naturale(pure in assenza, se non per qualcu-no, di spazi sottratti alla caccia) è piùche buona, ancora senza necessità diricorrere ai cosiddetti “piani di abbat-timento” praticati solo in qualcunoper sopperire alla incapacità di colo-ro che li gestiscono, a sviluppare ladiffusione della lepre.Il passaggio tecnico ulteriore resta pernoi l'accorpamento di più Compren-sori, ma questo è un discorso di piùampia portata: sarà il diffondersi dellagrossa selvaggina (cervo, cinghiale,capriolo) ad imporlo se non si vorràregolamentare la divisione del capoabbattuto magari in quarti tra i caccia-tori dei Comuni ove si è alimentato equello in cui è stato abbattuto.

(A.F.)

VV IITTAA AASSSSOOCCIIAATTIIVVAATreviso: la lepre ora c'è per meritonostro

Page 37: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Segugi & Segugisti

pagina 37

La Sezione di Treviso di Segugi& Segugisti, ha formulato all'avv.Franco Bonsanto di Bologna, esper-to in diritto venatorio, tre quesiti,scaturiti da provvedimenti ammini-strativi della Provincia, che penalizza-no la nostra attività ed il nostro mo-do di intendere la caccia.La lettura che il professionista ha da-to della legge regionale del Veneto n.50/93 è quella che aveva dato la no-stra Associazione.La conseguenza logica sarà, qualorafossero riproposti nella prossima sta-gione venatoria, una loro impugnati-va avanti l'Autorità competente.Singolare il fatto che alcuna delle as-sociazioni venatorie operanti in pro-vincia abbia preso posizione, a ripro-va del grande interesse che le stessehanno per questa parte del mondovenatorio.Ovviamente le risposte ai quesiti, chedi seguito riportiamo, sono valevolicon riferimento alla legge regionaledel Veneto n. 50/93.

Prima questione Se sia legittima l’adozione di provve-dimenti ulteriormente restrittivi daparte di un Comprensorio Alpino ri-spetto al calendario venatorio in me-rito alle norme sull’addestramentocani in periodo di preapertura dellastagione venatoria

* * * *Rispondo negativamente.Mentre certamente spetta alle Pro-vince l’istituzione e la regolamenta-zione per il funzionamento dei campiaddestramento cani (in tal senso l’art.9 della legge regionale del Veneto n.50/93, che se ne occupa in tema dipiani faunistico-venatori provinciali)l’attività di allenamento ed addestra-mento in periodo di pre-apertura tro-va una sua specifica (per quantoestremamente sintetica) disciplina di-rettamente nella legge regionale delVeneto n. 50/93.Nel caso de quo valgono le disposi-zioni dell’art. 18, secondo comma.Tale disciplina non è affatto deroga-bile né in senso estensivo né in senso

restrittivo da parte delle province, ri-sultando la norma citata una disposi-zione avente forza di legge che nes-sun atto amministrativo può modifi-care.Se non ricordo male, poi, agli effettidell’art. 2 della l.r. 50/93 “Le pro-vince esercitano le funzioni ammini-strative assegnate loro dalla legge n.157/1992 e quelle delegate dallapresente legge”.Non mi è nota l’esistenza di una spe-cifica delega in tal senso in favoredelle province che consenta di indivi-duare una sorta di “delegazione” del-l’argomento.Conseguentemente deve concludersi,senza tema di dubbio, che eventualiprovvedimenti provinciali assunti inspregio della riferita norma sono daconsiderare illegittimi.

* * * *Seconda questioneSe sia legittima una delibera provin-ciale che introduce giornate fisse dicaccia durante l’arco della stagionevenatoria.

Rispondo negativamente.L’art. 18 della legge 157/92 al quar-to comma manda alle regioni la pub-blicazione, nel termine (sia pure ordi-nario e sovente disatteso !!) del 15giugno, del calendario venatorio edeventualmente del regolamento perl’annata. Il quarto comma, inoltre,attribuisce in maniera quanto maiesplicita all’ente regione (e non ad al-tri) l’opzione sulle giornate di cacciapoiché sono le regioni che “possonoconsentire la libera scelta al cacciato-

re, escludendo i giorni di martedì evenerdì (….)”.E sono sempre le regioni che, agli ef-fetti del successivo comma 6, posso-no disciplinare diversamente la cac-cia da appostamento alla migratoriatra il 1° ottobre ed il 30 novembre.Ciò ritenuto la provincia, ai terminidell’art. 18 l. 157/92, è semplice-mente “incompetente” a regolamen-tare la materia con propri atti.Veniamo alla legge regionale di riferi-mento. Ai termini dell’art. 16 dellal.r. 50/93 il calendario venatorio èapprovato – previa audizione del-l’INFS – dalla Giunta regionale edappare come un atto di chiara com-petenza di quell’organo istituzionale.Nessuna competenza è riconosciutain capo alle province (fatto salvoquanto disposto dal quarto comma,di cui dirò tra breve) se non in chiavemeramente propositiva: trattasi del-l’attività prevista dal terzo commadell’art. 16, che è comunque riferitaa richiesta di modificazioni inerentigli archi temporali di caccia e limita-tamente ad alcune specie di fauna.Sono provvedimenti di carattere ec-cezionale che in nessun caso posso-no assumere la valenza di interventidi portata generale ed indifferenzia-ta: comunque non spetta alla provin-cia adottarli.Le sole competenze che la legge re-gionale del Veneto attribuisce alleprovince in materia di calendario ve-natorio risultano inerenti alla zonafaunistica delle Alpi, relativamente al-la quale è possibile una integrazionedi iniziativa provinciale ma semprenei limiti individuati dal calendario

Treviso:Pareri in materia di cinofilia e modalita' dell'esercizio venatorio

VVIITTAA AASSSSOOCCIIAATTIIVVAA

Page 38: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Segugi & Segugisti

pagina 38

venatorio regionale vigente e, co-munque, con specifico riferimento aipunti di cui all’art. 16, quarto com-ma.Vorrei qui ricordare che un’analogainiziativa assunta dalla provincia diPadova, la quale con propria deliberadi Giunta 13.9.2004, n. 457 (“cor-redata” da due determinazioni diri-genziali dello stesso periodo) ebbe aintrodurre giornate fisse di caccia(mercoledì, sabato e domenica per lastanziale) nel calendario venatorio indifformità alle disposizioni del calen-dario regionale (che prevedeva gior-nate a libera scelta del cacciatore), fuannullata dal T.A.R. del Veneto conla seguente motivazione: “…. Me-diante i provvedimenti qui resi ogget-to di impugnativa l’Amministrazioneprovinciale all’evidenza fuoriesce dailimiti delle proprie competenze fissa-te dall’art. 9 della L.R. 9 dicembre1993, n. 50, andando illegittima-mente ad incidere sul contenuto delcalendario venatorio, ossia su di unprovvedimento di carattere generaleche indefettibilmente rimane, ai sensidell’art. 18 della l. 11 febbraio1992, n. 157 e dell’art. 16 della me-desima L.R. 50 del 1993, nell’esclu-

siva competenza della Regione”.Così il TAR del Veneto, sentenza n.4028/04 del 17 novembre 2004 nelricorso n. 2974/2004.Non c’è spazio, a legislazione vigen-te, per altre interpretazioni.

* * * *Terza questioneSe sia legittimo l’art. 7 del regola-mento della provincia di Treviso perla caccia di selezione agli ungulati do-ve prevede la possibilità che le riser-ve alpine possano introdurre un ob-bligo di conferimento delle spogliedei capi abbattuti in caccia di selezio-ne per la cena sociale.

Rispondo negativamente.A dire il vero l’art. 7 attribuisce alleriserve alpine la possibilità di dispor-re una normativa per l’utilizzazionedelle spoglie dei capi abbattuti.E’ chiara che tale “attribuzione” diper sé un po’ troppo generica – devecomunque misurarsi con l’art. 12,sesto comma, della legge statale157/92 in forza del quale “La faunaselvatica abbattuta durante l’eserciziovenatorio nel rispetto delle disposi-zioni della presente legge appartiene

a colui che l’ha cacciata”.Ciò naturalmente – atteso che nonspetta alla regioni e tantomeno alleprovince (!) modificare lo status giuri-dico della fauna selvatica (“patrimo-nio indisponibile dello Stato” com’èben noto, ai sensi dell’art. 1 della l.157/92) – implica che a seguito del-l’atto legittimo di caccia (anche se diselezione, nulla cambia) la proprietàdel capo abbattuto transita dallo Sta-to al cacciatore.Se ciò è vero – ed è vero, non se nepuò seriamente dubitare – una dispo-sizione che obblighi il proprietario aconferire il capo per la cena socialemi appare evidentemente viziata di il-legittimità.Essa infatti comporta la perdita delselvatico senza alcuna possibilità diun recupero da parte del legittimoproprietario.La qualcosa, nei termini in cui statadescritta, non mi pare affatto lecita.Resto a disposizione per qualunqueulteriore chiarimento fosse necessa-rio confidando di avere espresso inmaniera chiara il mio pensiero suiquesiti proposti.

Reatino: monti per segugi di classe.

Page 39: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Segugi & Segugisti

pagina 39

Il giorno 9 dicembre 2007 si èconclusa, per quanto riguarda la cac-cia alla lepre, la stagione venatoria inprovincia di Frosinone.In generale il commento dei segugistiè a dir poco negativo. Ad eccezione di qualche azienda ve-natoria ben gestita, in territorio libe-ro, salvo rari casi i risultati sono statidisastrosi. Alla luce di bilanci pocoedificanti che non lasciano ben spe-rare per il futuro, le battaglie dei cac-ciatori e dei segugisti in particolare,devono svilupparsi a trecentosessan-tagradi.Il primo fronte è contro il ministrodell’ambiente che a colpi di decretiatti al recepimento delle direttive Re-te Natura 2000 cerca di mortificarela caccia e tutte le attività ad essa le-gate. Il secondo fronte è contro l’im-mobilismo dell’attuale gestione ATCFR1, retaggio purtroppo della vec-chia Presidenza.Poniamo una serie di interrogativi,nella speranza che questo grido di al-larme giunga a qualche orecchi. Di-sposto a recepire.Cosa si sta facendo e quali iniziativedi lotta si pensa di mettere in campoper impedire l’ampliamento delleZPS e dei parchi Regionali?Perché si sono ridotti, drasticamen-

te,i ripopolamenti adducendo scuseche le lepri provenienti da alleva-menti locali non danno risultati?Quali risultati stanno dando le zonedi ripopolamento e cattura fatte inmontagna?Quali risultati dalla vigilanza venato-ria contro gli atti di bracconaggio?La lista dei “perché” è molto lunga eforse la cosa migliore è fermarsi quinella speranza che “Qualcuno” si fer-mi a riflettere e magari a tentarenuove strategie.A primavera dovrebbero rinnovarsi

le cariche dei vertici ATC. Purtropposiamo molto scettici che cambieràqualche cosa. I timori, che la musicasia sempre la stessa proprio perchénon cambiano i musicanti a partequalche figura di secondo piano, so-no molto alti.Speriamo, senza farci tante illusioni,che questa nostra protesta serva ascuotere la coscienza di qualche“Big” e lo aiuti a meditare, a mettersiin gioco per favorire altre strade e al-tri obiettivi.

Carlo Di Lelio

Frosinone: quale futuro per la cacciaalla lepre in provincia?

VVIITTAA AASSSSOOCCIIAATTIIVVAA

Muta di segugi Posavatz impiegati nella caccia al cinghiale.

Page 40: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Segugi & Segugisti

pagina 40

I l V° Palio del le Provincesegugiste, una manifestazione asostegno della caccia con il segugio,si terrà nei giorni 1 e 2 marzo 2008negli areali venatori della Provincia diTreviso che hanno ospitato le prece-denti quattro edizioni e cioè neiComprensori Alpini di Conegliano,Susegana, San Pietro di Feletto, Tar-zo, Refrontolo, Vittorio Veneto, nel-l 'Azienda Faunist ica Coll i diConegliano, negli Ambiti Territorialin. 4 e 5 e avrà quest’anno a riferi-mento le strutture della Fiera di San-ta Lucia di Piave un comune inprossimità di Conegliano.La decisione di riproporlo è stata pre-sa dal Consiglio Interregionale dell'As-

sociazione nella riunione del15.12.07, dopo che la Provincia diTreviso ha, in via ufficiosa, riferito lasua disponibilità a concorrere neicosti, peraltro annunciata dal SuoPresidente in occasione dell'edizionescorsa. C'è in tutti un grande desiderio di sod-

disfare le domande ditante Province che sisono proposte a presen-ziarvi, ma la necessità didare risposte adeguatesotto il profilo organiz-zativo, impone rifles-sioni, perchè la perfettaorganizzazione è stata lachiave del successo ditutte le precedenti edi-zioni e non è faciletrovare territori e giudiciper tutti i momenti.Come noto, i l Pal io2007 è stato vinto dalCanton Ticino(Svizzera) ove c'è ungruppo di segugisti af-fezionati a Segugi &Segugisti e non saràfacile portarglielo viavista la qualità dei segu-gi che quegli associatipresentano. Per coloro che non fos-sero informati riferiamo

che trattasi di una manifestazioneper cani da seguita su lepre a carat-tere prettamente agonistico riservataalle Province segugiste, che vi pos-sono partecipare con un minimo didue ad un massimo di cinque concor-renti, con cani singoli o in coppia,gruppo o muta, in batterie riservatealle singole Province, con un tempotassativo di prova di minuti 50.Vincitrice diventa la Provincia che siqualifica con il maggior punteggiocomplessivo e ad essa viene assegna-to il gruppo scultoreo in bronzo“Contadinello con segugi” di propri-età dell'Associazione in un suo for-mato ridotto, rispetto a quello origi-nale a dimensione naturale. Ricordiamo che la prima edizione èstata vinta dalla Provincia di Treviso,la seconda dalla Provincia di Vicen-za, la terza dalla Provincia di Berg-amo.Per informazioni contattare il signorMaurizio Dal Vecchio – tel.333/292018.

VVIITTAA AASSSSOOCCIIAATTIIVVAAV° palio delle province

Il raduno non sarà piùpresso la struttura dellaScuola Enologica di Cone-gliano ma presso quelladelle “Fiere di Santa Luciadi Piave”, comune limi-trofo.

Page 41: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Segugi & Segugisti

pagina 41

Segugi & Segugisti

pagina 41

PROVE DI LAVORO PRIMO SEMESTRE 2008

COMUNICATE DALLE SEZIONI DELL'ASSOCIAZIONE“SEGUGI & SEGUGISTI”

VVIITTAA AASSSSOOCCIIAATTIIVVAA

26-27 Gennaio 2008Ambito n. 4 Conselvano (PD)Organizza: Segugi & SegugistiRitrovo: Risto-bar La Villa di Tribano (PD)

ore 06.00Iscrizioni: Furlanetto Fabrizio – tel. 049/5847153

02-03 Febbraio 2008 Comprensorio Alpino di Maser (TV) e Ambito n. 1Organizza: Comprensorio Alpino, Ambito n. 1

e Segugi & SegugistiRitrovo: Bar da Ismene Maser (TV) ore 06.00

09-10 Febbraio 2008Ambito n. 5 Piovese (PD)Organizza: Segugi & Segugisti e Ambito n. 5Ritrovo: Ristorante “DA GIOSUÈ”

Statale Romea Codevigo (PD) ore 06.00Iscrizioni: Furlanetto Fabrizio – tel. 049/5847153

16-17 Febbraio 2008Comprensori Alpini di Susegana e San Pietro di Feletto (TV)Organizza: Segugi & Segugisti e Comprensori AlpiniRitrovo: Casa degli Alpini di Susegana (TV)

ore 06.00

16-17 Febbraio 2008Pianura BergamascaOrganizza: Segugi & SegugistiRitrovo: Pasticceria Blu Moon – Bottanuco (BG)Iscrizioni: Zappa geom. Giulio - tel. 335/5309039

Fabio – tel. 335/5823199Mauri – tel 347/5503164

23-24 Febbraio 2008Ambito n. 2 Montagnanese (PD)Organizza: Segugi & Segugisti e Ambito Ritrovo: Trattoria “Al Ponte di Bevilacqua”

Statale Montagnana Legnago ore 06.00Iscrizioni: Furlanetto Fabrizio – tel. 049/5847153

01-02 Marzo 2008V° Palio delle ProvinceComprensori Alpini di Conegliano (TV) – Susegana (TV) –S. Pietro di Feletto (TV) – Tarzo (TV) – Refrontolo (TV) –Vittorio Veneto (TV) - Az.Faunistica Colli di Conegliano(TV) – Ambito Territoriale n. 4 (TV) – Ambito Territorialen. 5 (TV)Organizza: Segugi & Segugisti col patrocinio

della Provincia di Treviso e de Comune di S. Lucia di Piave (TV)

Ritrovo: Strutture Fiere S. Lucia di Piave (TV)

08-09 Marzo 2008Cappella Cantone (CR)Organizza: Segugi & Segugisti e AmbitoRitrovo: da definireIscrizioni: Bossi Luciano 329/4642854

0374/372097Bossi Andrea 328/4752149Moretti Valeriano 328/2169583

0373/455385

15-16 Marzo 2008Drizzona (CR)Organizza: Segugi & Segugisti e AmbitoRitrovo: ore 06.00 luogo da definireIscrizioni: Bossi Luciano 329/4642854

0374/372097Bossi Andrea 328/4752149Moretti Valeriano 328/2169583

0373/455385

Segugi da volpe.

Page 42: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Segugi & Segugisti

pagina 42

15-16 Marzo 2008Marcheno (BS)Organizza: Segugi & Segugisti e AmbitoRitrovo: ore 06.00 luogo da definireIscrizioni: tel. 030/6852186

29-30 Marzo 2008Ambito n. 2 dei Colli (VR)Organizza: Segugi & Segugisti e AmbitoRitrovo: ore 06.00 luogo da definireIscrizioni: Meggiolaro Luciano - tel. 0444/444806

29-30 Marzo 2008Lodrino (BS) Organizza: Segugi & SegugistiRitrovo: da definireIscrizioni: tel. 030/6852186

05-06 Aprile 2008Marone (BS)Organizza: Segugi & SegugistiRitrovo: da definireIscrizioni: tel. 030/685218605-06 Aprile 2008Azienda Faunistico Venatoria di Gambellara (VI)Organizza: Segugi & SegugistiRitrovo: Bar Italia di Gambellara (VI) ore 05.30Iscrizioni: Meggiolaro Luciano - tel. 0444/444806

12-13 Aprile 2008Comprensori Alpini di Trichiana (BL) - Mel (BL) – Limana(BL)Organizza: Gruppo Cinofilo Bellunese –

Comprensori Alpini - Segugi & SegugistiRitrovo: Tiro al Piattello sul Piave

Loc. Nave di Mel (BL) ore 05.30Iscrizioni: Brancher Giuseppe - tel. 0437/754218

19-20 Aprile 2008Mura (BS)Organizza: Segugi & SegugistiRitrovo: da definireIscrizioni: tel. 030/6852186

19-20 Aprile 2008Rascino (RI)Organizza: Segugi & SegugistiRitrovo: da definireIscrizioni: Spera Domenico - cell. 346/7312795

03-04 Maggio 2008Pezzase (BS)Organizza: Segugi & SegugistiRitrovo: da definireIscrizioni: tel. 030/6852186

03-04 Maggio 2008Ovindoli (AQ)Organizza: Segugi & SegugistiRitrovo: da indicareIscrizioni: Porfirio Fausto – cell. 347-3215567

10-11 Maggio 2008Zone (BS)Organizza: Segugi & SegugistiRitrovo: da indicareIscrizioni: tel. 030/6852186

31 Maggio – 1-2 Giugno 2008L'AquilaOrganizza: Segugi & SegugistiRitrovo: da definireIscrizioni: Porfirio Fausto – cell. 347/3215567

14-15 Giugno 2008Collelongo – Avezzano (AQ)Organizza: Segugi & SegugistiRitrovo: da definireIscrizioni: Porfirio Fausto – cell. 347/3215567

Le date ed i luoghi di raduno possono subire variazio-ni. Chiedere in ogni caso conferma ai referenti.

ISCRIZIONI PER TUTTE LE PROVE DEL VENETO ANCHE:

Pagos Mariangela tel 0438-801664 ore pasti cell. 338-6556016

Dal Vecchio Maurizio tel. 0438-85596 ore pasti cell. 333-7292018Gruppo in sintonia.

Page 43: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo

Segugi & Segugisti

pagina 43

Page 44: SEGUGI SEGUGISTInorma di vita. Sì, insomma, tradot-to in soldoni, consiglia di cedere il passo ( e la parola ) a chi la sa più lunga di te, a chi sa meglio destreg-giarsi su un certo