Segnali di futuro visti dall’alto #37proseguire con le stesse regole di prima. Si automatizza e si...

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Dirigente mensile di informazione e cultura manageriale editore Manageritalia Servizi design: CoMoDo FUTURE FARMING Tra le nuvole p. 4/5 FUTURE BUSINESS Vita da cani p. 3 FUTURE PACKAGING Patata? Tatuata ovviamente p. 2 inserto mensile di Dirigente n. 9 / 2017 a cura di omas Bialas DIRIGIBILE FUTURETECH INVENZIONI & INNOVAZIONI INFOGRAFICA DEL MESE DA WELLNESS A SELFNESS Segnali di futuro visti dall’alto #37 Dobbiamo decidere di cosa vogliamo discutere. Se vogliamo discutere di industria 4.0 allora lasciamo la parola ai crucchi che già a casa loro hanno i loro bei problemi con questo maledetto termine. Le critiche arrivano da tutte le parti: da accademici, economisti, giornalisti, sociologi ed esperti vari. Si punta il dito sulla continuazione del fordismo con altri mezzi, ossia puro restyling comunicativo. “4.0?”, sbuffa un giornalista, “è la solita vecchia fabbrica, il solito vecchio sindacato e la solita vecchia politica, tutto rimane come è, ma con connessione internet stupefacente”. Caustico ma non infondato. La sigla 4.0 è un “gradito” wishful thinking dell’intero apparato industriale tedesco. L’illusione è che lo stato sociale tedesco e l’industria tedesca possono, nella versione di economia digitale, proseguire con le stesse regole di prima. Si automatizza e si digitalizza tutto quello che si può automatizzare e digitalizzare in modo adattivo e reattivo: fabbriche, magazzini, DISCUSSIONE 4.0 Oltre l’industria uffici, processi e servizi, senza però sciogliere il nodo dell’occupazione e più in grande senza avere una visione di una nuova società e, se vogliamo, civiltà. 4.0 cosa, dunque? Anche Accenture ha preso giustamente (e furbescamente) le distanze da industry 4.0, chiamando il tutto “la connected workforce industriale” (vedi report https://tinyurl.com/ybro2t3v). E veniamo al punto. Se proprio dobbiamo tenerci questo stupido termine di ispirazione fordista, allora almeno applichiamolo laddove la discussione urge. Dovremmo parlare di economia 4.0, di lavoro 4.0, di organizzazione 4.0, di scuola 4.0, di società 4.0 e soprattutto di un’impresa 4.0, che ragiona ed esiste oltre le categorie primario, secondario e terziario. Il futuro è dell’impresa della conoscenza e non dell’industria della resistenza (che resiste o tenta di resistere al suo declino). Parliamone e troviamo un nuovo mindset. SAVE THE DATE: HUMAN.OS: HUMAN OPERATING SYSTEM È TEMPO D’INNOVARE SE STESSI. 7 NOVEMBRE 2017 MILANO - WOBI http://tinyurl.com/y9wy2bdb

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Dirigente mensile di informazionee cultura manageriale editore Manageritalia Servizi

design: CoMoDo

FUTURE FARMINGTra le nuvole

p. 4/5FUTURE BUSINESSVita da cani

p. 3FUTURE PACKAGINGPatata? Tatuata ovviamente

p. 2

inserto mensile diDirigente n. 9 / 2017

a cura di Thomas Bialas

DIRIGIBILE

FUTURETECHINVENZIONI & INNOVAZIONI

INFOGRAFICA DEL MESEDA WELLNESS A SELFNESS

Segnali di futuro visti dall’alto #37

Dobbiamo decidere di cosa vogliamo discutere. Se vogliamo discutere di industria 4.0 allora lasciamo la parola ai crucchi che già a casa loro hanno i loro bei problemi con questo maledetto termine. Le critiche arrivano da tutte le parti: da accademici, economisti, giornalisti, sociologi ed esperti vari. Si punta il dito sulla continuazione del fordismo con altri mezzi, ossia puro restyling comunicativo. “4.0?”, sbuffa un giornalista, “è la solita vecchia fabbrica, il solito vecchio sindacato e la solita vecchia politica, tutto rimane come è, ma con connessione internet stupefacente”. Caustico ma non infondato. La sigla 4.0 è un “gradito” wishful thinking dell’intero apparato industriale tedesco. L’illusione è che lo stato sociale tedesco e l’industria tedesca possono, nella versione di economia digitale, proseguire con le stesse regole di prima. Si automatizza e si digitalizza tutto quello che si può automatizzare e digitalizzare in modo adattivo e reattivo: fabbriche, magazzini,

DISCUSSIONE 4.0Oltre l’industria

uffici, processi e servizi, senza peròsciogliere il nodo dell’occupazione e più in grande senza avere una visione di una nuova società e, se vogliamo, civiltà. 4.0 cosa, dunque?Anche Accenture ha preso giustamente (e furbescamente) le distanze da industry 4.0, chiamando il tutto “la connected workforce industriale” (vedi report https://tinyurl.com/ybro2t3v). E veniamo al punto. Se proprio dobbiamo tenerci questo stupido termine di ispirazione fordista, allora almeno applichiamolo laddove la discussione urge. Dovremmo parlare di economia 4.0, di lavoro 4.0, di organizzazione 4.0, di scuola 4.0, di società 4.0 e soprattutto di un’impresa 4.0, che ragiona ed esiste oltre le categorie primario, secondario e terziario. Il futuro è dell’impresa della conoscenza e non dell’industria della resistenza (che resiste o tenta di resistere al suo declino). Parliamone e troviamo un nuovo mindset.

SAVE THE DATE:HUMAN.OS: HUMAN OPERATING SYSTEMÈ TEMPO D’INNOVARE SE STESSI. 7 NOVEMBRE 2017MILANO - WOBI

http://tinyurl.com/y9wy2bdb

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ECOSISTEMI AUTONOMI Molte case automobilistiche della old economy rimangono come immobilizzate di fronte alla nuova mobilità. Non dico spaventate ma preoccupate sì. È uno dei settori dove sono attesi i più radicali cambiamenti, dunque un settore in subbuglio. È pur vero che lo scenario The digital car della Deutsche Bank mostra scetticismo sul mercato della guida autonoma (non prima del 2040, secondo loro) ma è altrettanto vero che nel frattempo pirotecniche innovazioni, spesso innescate da nuovi player legati alla Silicon Valley, illuminano i cieli. Intel ha appena acquisito Mobileye, Ibm assieme a Local Motors ha

lanciato il minibus a guida autonoma Olli e New Deal Design, un nuovo concept di ecosistema a trasporto autonomo denominato Autonomics con tanto di comunità temporanee. Roba strana! Ed è solo l’inizio. Il termine più adatto per descrivere tutto ciò è metamorfosi. Sentiremo sempre più spesso parlare non solo di tecnologia, ma anche di service design e architettura d’interni. La nostra previsione: ci vorrà del tempo ma alla fine la mobilità come servizio piattaforma sarà la norma, come vedere per strada ristoranti, uffici e fitness studio a guida autonoma.

https://newdealdesign.com/work/autonomics

http://meetolli.auto

SCARICA THE DIGITAL CAR DELLA DEUSTSCHE BANK:

http://tinyurl.com/yco9kpnu

FUTURE MOBILITY

FUTURE PACKAGING

FRUTTA? TATUATA OVVIAMENTE

Chi fa abitualmente la spesa al supermercato lo sa bene. Torni a casa e ci vogliono (per un carrello bello pieno) almeno 20 minuti buoni per liberare frutta e verdura dalle confezioni. Alla fine il risultato (almeno per me e la mia famiglia numerosa) è un’enorme sacco di plastica da smaltire. Un problema, per il pianeta, non da poco. Ben vengano allora innovazioni forse poco spettacolari ma sostanziali. L’innovazione potremmo chiamarla “natural labeling” ovvero etichettare direttamente frutta e verdura con una sorta di tatuaggio innocuo.

L’introduzione sul mercato è dell’olandese Eosta, uno dei distributori europei più grandi (se non il più grande) di prodotti freschi biologici. L’idea della marchiatura a laser ad alta precisione che disegna loghi e scritte “scolorando” l’area della buccia, senza alcun contatto diretto con la polpa e senza l’utilizzo di inchiostro, è invece dell’azienda spagnola Laser Food che, assieme all’università di Valencia, ha sviluppato questa semplice ma efficace tecnica per ora ceduta in esclusiva a Eosta per i prodotti Bio. Al momento il gruppo olandese lo sta sperimentando in alcuni supermercati, anche per valutare l’accoglienza dei consumatori. Sostenibile.

http://tinyurl.com/ya7gaotf

http://www.laserfood.es/index.php/es/

FUTURE HOTELS

IBRIDAZIONI A CINQUE STELLE

Ormai esiste già da qualche anno ma è sempre un piacere passarci una notte. Parlo del Praktik Bakery di Barcellona, l’hotel che ospita una meravigliosa panetteria nella hall (aperta anche al pubblico esterno) e una clientela cosmopolita con cui è bello socializzare. Uno dei tanti esempi di come in fondo è facile innovare se si colgono le nuove esigenze del turista dell’era digitale. No a scrivanie, bagni piccoli e hall enormi, sì a letti trasformisti, docce a vista e spazi di co-working e co-housing. No alle regole fisse e alla rigidità degli orari (vedi incubo del check out), sì alla flessibilità per ogni servizio (light lunch, spuntini e Spa a

qualsiasi ora), anche perché ormai si lavora a progetto e non si conoscono orari e luoghi fissi e soprattutto no al personale vestito come negli anni 60 (stile film Shining). Gli alberghi spesso deludono le nuove aspettative? Regolare: la maggior parte sono stati concepiti e costruiti in un’epoca molto diversa da quella che stiamo vivendo. Era il tempo della civiltà industriale e del fordismo e c’era una netta divisione tra lavoro e tempo libero. Ora tutto è saltato e non c’è più nessuna separazione. Quanti lavorano tramite computer, telefoni e iPad anche mentre sono in vacanza? Siamo davanti a situazioni ibride e destrutturate e gli spazi ricettivi devono adeguarsi.

http://www.hotelpraktikbakery.com/it

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VITA DA CANI

Lasciando perdere la folle moda cinese di verniciare i cani, anche altre nuove mode che si rifanno al trend noto come humanized pets (animali umanizzati) non scherzano. L’idea di fondo? Presidiare nicchie di mercato con, quasi, impensabili proposte. Ecco allora in ordine sparso: integratori alimentari, pop corn, birre, snack adatti a umani e cani (sì, avete capito bene: da sgranocchiare assieme davanti alla tv), tappetini connessi che avvertono il padrone che Fido si sente solo, canne terapeutiche per animali vecchi e malati, Pet Tunes con musica specifica per gatti, fitness studio, alimenti vegani, divani con cuccia integrata

e poi il meglio in assoluto, visto alla Ugly Duck Gallery di Londra, ovvero: la prima mostra d’arte specificamente pensata e riservata ai cani. Certo, alla fine molti falliscono o non decollano, come nel caso della startup Shoo, che su Kickstarter ha tentato di convincere gli investitori che una linea cosmetica adatta per entrambi, stesso shampoo per lei e lui (il cane), era una gran bella pensata, ma anche no, ci viene da dire.

https://www.hundhund.com/collections/dog

https://www.billyandmargot.com

http://tinyurl.com/yceqmhg4

http://tinyurl.com/y9q858k3

https://www.thehonestkitchen.com

http://tinyurl.com/yc9ba6xv

https://canna-pet.com

https://www.petacoustics.com

FUTURE BUSINESS

OVVIAMENTE IN STREAMING

Ciclo di vita di un prodotto. Per lungo tempo produttori e retailer hanno cercato di accorciare tutto quello che si poteva accorciare (vedi fast fashion o obsolescenza programmata). Ora in una logica di streaming si va nella direzione opposta: allungare il ciclo o meglio il prodotto non muore (quasi) mai ma viene continuamente aggiornato. La cosa non sorprende. Il trend dello streaming (vedi Netflix o Spotify) trasforma ogni atto di consumo in un atto circolare (da economia circolare) che mantiene in vita ogni oggetto/consumo in una logica di ottimizzazione e aggiornamento permanente.

Nessun acquisto (e prodotto) è più definitivo o conclusivo. L’upgrade diventa il nuovo credo delle nuove generazioni. Possedere, utilizzare e poi buttare via dopo poco tempo non fa più parte dello spirito del tempo. Never ending services, prestazioni on demand e ovviamente approccio beta (anche nel mondo fisico). Muoversi, dunque, nel negozio in modalità streaming e trasformare la shopping experience in uno streaming experience, magari con dei format di “real life streaming”, ecco la sfida del futuro. Non facile ma un futuro must per ogni retailer.

FUTURE RETAIL

FUTURE WAREHOUSE

AMAZON AFFOGA

Sott’acqua c’è più spazio. Logico, anzi logistico. Amazon non è nuovo a strane pensate e strani brevetti. Negli anni il colosso del commercio online di Seattle ha tentato, spesso con successo, di brevettare idee talvolta pazzesche o addirittura strampalate: dai droni per le consegne ai magazzini volanti fino all’airbag per lo smartphone. Ma un magazzino subacqueo, ecco, sinceramente questo neanche il Dirigibile poteva immaginarselo. Certo, là fuori lo spazio comincia a scarseggiare e spesso la logistica in orizzontale è poco

efficiente. Meglio ragionare per strati in verticale, magari sott’acqua. Il nuovo brevetto depositato con successo si chiama giustappunto “Aquatic Storage Facilities”. Il commento dell’emittente televisiva statunitense CNN è stato «We’ve got no idea if this is anything more than some Amazon engineers spitballing, but it does look cool». Cool, inteso come freddo, sicuramente. Resta da capire, al di là dei dettagli tecnici (pacchi che salgono in superficie grazie a palloncini gonfiati), il perché. Veramente tutto ciò può essere più efficiente e conveniente? In attesa di vederlo (forse) all’opera potete divertirvi a studiare i dettagli del progetto nel pdf da scaricare in fondo alla pagina.

SCARICA IL NUOVO BREVETTO DI AMAZON

http://www.freepatentsonline.com/9624034.pdf

DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO

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TRA LE NUVOLE

La civiltà digitale è orizzontale ma l’agricoltura digitale è verticale. È così? Parrebbe. Le città espandendosi erodono i suoli destinati all’agricoltura. Cresce la popolazione e allo stesso tempo cresce anche la domanda di frutta e verdura fresca. In futuro dovremo ricavare da superfici minori più nutrimento di quanto finora prodotto. Come? Coltivando in cielo, o quasi. Per molti, infatti, è vertical farming la vera rivoluzione dell’agricoltura urbana. Coltivazioni su livelli sovrapposti sia salendo, o meglio arrampicandosi su “grattacieli delle colture”, sia scendendo nei piani sottostanti servendosi di metodi come l’aeroponica, l’idroponica e l’acquicoltura con il vantaggio, almeno a livello teorico, di ottenere una distribuzione a km zero: si vende direttamente nei negozi e ristoranti dell’edificio. Insomma, un nuovo local high tech. Per i fautori di questo sistema il reddito dovrebbe aumentare, non soltanto per metro quadro, bensì anche grazie alla riduzione dei consumi di risorse e a una produzione attiva tutto l’anno, al riparo dalle intemperie (tecnicamente economia circolare). Non mancano però anche le critiche, in primis i costi e gli impatti dell’illuminazione e irrigazione artificiali, e per i puristi il dubbio che tali prodotti abbiano le stesse qualità di quelli coltivati all’aria aperta. Resta il fatto che sempre più imprese sperimentano in quella direzione e non solo a livello produttivo (vedi Sky Greens di Singapore o FarmedHere di Chicago) ma anche a livello di retail (vedi a Berlino il primo orto verticale realizzato da Infarm per un supermercato della catena Metro).

FUTURE FOOD 02

DE-PROCESSARE

Il nuovo consumatore pretende i vantaggi dei vecchi processi industriali (sicurezza, igiene, durata della scadenza, facilità nella preparazione) ma non gli svantaggi, noti come l’incomprensibile “chimica nel piatto”, dove per incomprensibile si intende l’impossibilità del consumatore medio di venirne a capo, fra sigle e parole (vedi additivi) ignote. In pratica food convenience autentica che lascia alle spalle il paradigma della produzione fordista (veloce, economico e abbondante) per sostituirlo con approcci degni della futura “alimentazione della conoscenza” (io so cosa mangio). Va da sé che tutto questo porta non solo a una sofisticata differenziazione e personalizzazione, ma anche semplificazione della composizione che deve il più possibile riprodurre la qualità della preparazione casalinga che sta idealmente per purezza e naturalezza. De-processare significa per le grandi marche (oggi in difficoltà) poter promettere e garantire che il prodotto è realizzato con ingredienti che si trovano mediamente in ogni casa. Insomma, meno trasformazione e più sottrazione (di componenti inutili come vera sostanza). Oggi vince chi dimostra in etichetta di avere meno ingredienti (e questo mi ricorda certi pancarré, visti negli Usa con un elenco di ingredienti lungo nove righe), chi punta sulla fisica e non sulla chimica e su preparazioni che evocano i tempi lunghi di una vera zuppa di pesce. De-processare come nuovo minimalismo qualitativo. Quasi Zen nell’essenza. Per big food e molti prodotti di largo consumo consolidati si annunciano tempi duri e certo non basta rivedere la composizione togliendo olio di palma e qualche dolcificante.

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AGRICOLTURA 4.0

Con tutto questo parlare di 4.0 non poteva mancare la patata 4.0, connessa e digitalizzata in ogni sua manifestazione. Stiamo ovviamente parlando della cosiddetta agricoltura di precisione. Precisa perché intrisa di big data, IoT e automazione. Obiettivo? Mappare e ottimizzare le effettive esigenze colturali (anche sotto forma di dialogo tra uomo e piante) con interventi di concimazione mirata riducendo, almeno sulla carta, l’uso di prodotti chimici. Guardando più in là nel tempo possiamo realisticamente immaginare un graduale declino (e scomparsa) della manodopera umana. I robot faranno il lavoro sporco (semina, raccolta e distribuzione) e una volta tanto potrebbe essere una buona notizia (fine dello sfruttamento sottopagato). Se poi tutto diventa digitale vuoi che Google & Co abbiano in futuro un ruolo marginale? Forse no. Per l’agricoltura potrebbe accadere quello che è accaduto nel settore della mobilità: molti nuovi player (vedi local motor) che sfruttano il loro notevole know-how digitale e tecnologico per innovare il mercato. Apple Food, per esempio, non suona niente male e da Google glass a Google grass il passo è breve (e magari funziona anche meglio).

DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO

FUTURE FOOD 03

http://www.precisionag.comhttps://bonebrox.comhttp://aromakueche-im-glas.dehttp://flintriverswcd.orghttp://www.skygreens.comhttp://farmedhere.comhttps://infarm.dehttp://www.nemosgarden.comhttp://tinyurl.com/yau4v4b5https://farmbot.iohttp://www.phytlsigns.comhttp://www.voges-packaging.comhttp://www.bio-on.it/news.phphttps://www.starship.xyz

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Da società del benessere a società del malessere. Come vanno le cose per l’economia italiana e per la vita degli italiani? Maluccio, vero? Quando calano i consumi e la produttività, politici e presidenti delle varie associazioni di categoria si allarmano e invitano a “rilanciare l’economia”. Ma come sa ogni buon giocatore di poker non si può rilanciare all’infinito, soprattutto quando si bluffa sempre. A un certo punto, bisogna abbandonare il tavolo da gioco e fare altro. Già, altro. Ma cosa? Innovare, certo, ma dove e come (in quali ambiti)? La verità è un’altra ed è stata ben documentata da alcuni saggi usciti recentemente. The Innovation Illusion di Frederik Erixon, The Rise and Fall of American Growth di Robert Gordon, The Great Stagnation di Tyler Cowen. Tutti sono concordi nel definire l’attuale società come stagnante, pigra e per niente innovativa. A peggiorare, paradossalmente, la situazione ci si mette anche la tanto osannata tecnologia: rapida, invasiva e dirompente. Ribalta sì il mondo del lavoro annunciando spettacolari profitti, ma lascia gli esseri umani ai margini. Dunque malessere.

MALESSEREMa come abbiamo fatto a perdere tutto il benessere costruito con così tanta fatica e lotta? Andando a ritroso nel tempo possiamo, semplificando, osservare quanto segue: le invenzioni/innovazioni si sono focalizzate per secoli e secoli su tecnologie di sopravvivenza (fuoco, vestiti, igiene, pastorizzazione, medicine ecc.), tecnologie per l’organizzazione sociale (alfabeto, calendario, denaro, elettricità, fognature, treni, telefono, anticoncezionali ecc.), tecnologie per il benessere (frigo, automobile, produzione di massa ecc.), per i tempo libero (radio, tv) senza dimenticare le conquiste in ambito sociale. Ora siamo a un punto morto. Al di là della retorica della socializzazione 2.0 è tempo di guardare in faccia alla nuda e cruda verità: quella attuale è l’epoca della solitaria innovazione individuale. Smartphone, Youtube, Facebook, realtà virtuale o i selfie innovano il sé (solitudine) e non il noi. L’impatto, inteso come prosperità per la collettività, è praticamente nullo. Troppo provocatorio? Forse. Ma se non vogliamo un futuro di serie B, beh allora è tempo di immaginare un piano B.

BENESSERESe siamo soli nell’universo (abbandonati dallo stato (ex) sociale) su cosa possiamo fare conto allora? Sull’essere ben pronti. La fine del wellness segna l’inizio del selfness. Questa metamorfosi ha una precisa ragione, diciamo antropologica e di adattamento sociale. Di fronte alla crescente complessità e imprevedibilità del mondo globalizzato e tecnologizzato, le persone vogliono o meglio devono (per non soccombere) lavorare sul sé. Il leitmotiv del futuro sarà vivere con piena autocoscienza, evitando la paranoia e il panico e soprattutto l’eterodirezione tipica della vecchia e ormai defunta economia assistenziale. Innovare se stessi. Solo coniugando fitness, wellness, selfness e mindfulness l’uomo può raggiungere l’equilibrio ideale di persona responsabile e consapevole e sopravvivere nella società deresponsabilizzata. Esercitare e migliorare le competenze fisiche, emotive e mentali, in modo tradizionale (vedi yoga o zen) oppure in modo hi-tech (restyling e manipolazione di corpo e mente in ottica cibernetica). Qualunque sia la scelta, resta obbligata. Ottimizzare se stessi.

(BEN)ESSERE

Infografica del mese DA WELLNESS A SELFNESSL’INNOVAZIONE SI SPOSTA DAL BENESSERE SOCIALE A QUELLO PURAMENTE INDIVIDUALE. OTTIMIZZARE SE STESSI, E NON LA SOCIETÀ. COLPA ANCHE DELLE NUOVE TECNOLOGIE.

TECHNOLOGIES OF THE SELF

TECHNOLOGIES OF LEISURE

TECHNOLOGIES OF PROSPERITY

TECHNOLOGIES OF SOCIAL ORGANIZATION

TECHNOLOGIES OF SURVIVAL

IERI: XIX-XX SECOLO OGGI, DOMANI: XXI SECOLO

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IL DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO

I CINQUE STADI DELL'INNOVAZIONE: INVENZIONI DI IERI, OGGI E DOMANI

EXIT STRATEGYL’innovazione sta cambiando pelle. Non più al servizio della prosperità e del benessere collettivo ma mero strumento per l’individuo. Migliorare se stessi, espandere se stessi. Ovvio: nell’economia della conoscenza l’unico capitale che vale è quello cerebrale.

Fonte: adattamento The hierarchy of innovation, Nicholas Carr e Gottlieb Duttweiler institute

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BRASKEM.COMSviluppata dalla brasiliana Braskem, la plastica che cambia colore quando l’alimento confezionato non è più commestibile potrebbe mandare in soffitta le date di scadenza.

http://tinyurl.com/ybuyev6z

EINRIDE.EUDella svedese Einride l’ennesimo prototipo di camion elettrico a guida autonoma. Obiettivo? Avere 200 T-pods sulle strade entro il 2020. Troppo presto.

http://tinyurl.com/y9nxjrzf

IDEACITY.CO.KRMicrobi, germi, batteri terrorizzano mezza (indebolita) umanità. Ben venga allora (si fa per dire) Clear Win, lo sterilizzatore a ultravioletti per i corrimano delle scale mobili.

http://tinyurl.com/y8mkwznk

HOCHURAYU.COMHelmfon, il casco da ufficio per isolarsi dai colleghi rumorosi con tanto di microfono, auricolari e persino di videocamera per conferenze, è il classico esempio di innovazione buffa.

https://www.youtube.com/watch?v=DreBmeIscJs

CARETAG.KLM.COMKlm innova costantemente. Questa volta è il turno di Care Tag, un badge da attaccare a borse e zaini che fornisce al turista suggerimenti audio e geolocalizzati.

http://tinyurl.com/y7bujksc

NISSANNEWS.COMIl Nissan Workspace è una rivisitazione moderna dei vecchi “Bulli” Volkswagen in uso dai figli dei fiori. Non solo per creativi capelloni nomadi, ma per chiunque voglia lavorare on the road.

http://tinyurl.com/pqn67me

DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO

ROBOT RESPONSABILI LE RELAZIONI PERICOLOSE

A chi va la responsabilità se il robot lascia un po’ a desiderare o se si fa fin troppo desiderare? Se il tema è il sesso, mai quesito è stato più urgente e se vogliamo controverso. Il fatto è recente: in Canada la magistratura ha svolto indagini su un signore che ha ordinato dalla società giapponese Harumi Designs un sexbot dalle sembianze infantili. Siamo di fronte alla pedofilia robotica si chiede Aimee van Wynsberghe, direttore della Foundation for Responsible Robotics? Non è un tema da poco per il futuro.

Nel suo rapporto Our sexual future with robots, la giovane professoressa della Delft University of Technology (Olanda) si pone una serie di quesiti etici scomodi, e ovviamente ancora senza risposta. Il sesso con i robot richiama alla mente film e letteratura di fantascienza, ma lo scenario in cui robot e umani condividono il letto è meno futuribile di quello che si può pensare. Urge un dibattito per calcolare l’impatto e prevedere misure di “contenimento”. Soprattutto per decidere cosa è accettabile e permesso e cosa no.

http://responsiblerobotics.org

FUTURETECHINVENZIONI & INNOVAZIONI

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