Segnali di futuro visti dall’alto #24 · 2016-05-17 · riunione aziendale preferendo...

8
Dirigente mensile di informazione e cultura manageriale editore Manageritalia Servizi design: CoMoDo FUTURE DEVICE Da smartphone a chatphone p. 4/5 FUTURE PARTNER Ingaggiare una folla precaria p. 3 FUTURE REALITY Aumenta quella virtuale p. 2 In futuro la cravatta servirà solo (in negativo) per impiccarsi o (in positivo) per trastullarsi con giochi stile 50 Sfumature di grigio . Non è colpa del manager Marchionne, noto per l’informale “legge del maglione”. No, la colpa è della solita cultura digitale made in Silicon Valley che pretende che l’abbigliamento appropriato per dirigere persone e aziende non sia (più) appropriato. O meglio: la fusione fra lifestyle e workstyle fa pendere la bilancia a favore COME MI VESTO OGGI? Il nuovo dresscode di un abbigliamento più casual. Di fatto, Google e Facebook stanno imponendo una nuova divisa: nei prossimi anni sneakers e maglione con cappuccio rappresenteranno quello che ieri rappresentava il completo grigio o gessato, il perfetto dresscode del manager. Paradossalmente creando un nuovo status e un nuovo obbligo formale all’informalità. Altro che libertà. Oggi siamo tutti costretti a essere amichevoli nelle relazioni professionali. Costretti ad accogliere i nostri contatti di business (LinkedIn) anche nella nostra cerchia di amici (Facebook). Costretti ad amare ogni spazio di co-working e la, talvolta stucchevole, liturgia da startupper. Potrebbe dunque addirittura accadere che l’estetica della civiltà industriale, data ora per morta, torni sotto forma di sexy vintage alternativo. Il nuovo ribelle allora vestirà di nuovo gessato, rifiuterà la serata di karaoke con i colleghi e non stringerà amicizia con il suo capo su Facebook. inserto mensile di Dirigente n. 5 / 2016 a cura di omas Bialas DIRIGIBILE esploriamo il futuro grazie a: FUTURETECH INVENZIONI & INNOVAZIONI INFOGRAFICA DEL MESE DA SMART WORKING A REMOTE WORKING SAVE THE DATE: PERICOLI DIGITALI E MINACCE INFORMATICHE 24 GIUGNO 2016, ROMA http://www.cfmt.it/convegni/convegno/pericoli- digitali-e-minacce-informatiche Segnali di futuro visti dall’alto #24

Transcript of Segnali di futuro visti dall’alto #24 · 2016-05-17 · riunione aziendale preferendo...

Dirigente mensile di informazionee cultura manageriale editore Manageritalia Servizi

design: CoMoDo

FUTURE DEVICEDa smartphone a chatphone

p. 4/5FUTURE PARTNERIngaggiare una folla precaria

p. 3FUTURE REALITYAumenta quella virtuale

p. 2

In futuro la cravatta servirà solo (in negativo) per impiccarsi o (in positivo) per trastullarsi con giochi stile 50 Sfumature di grigio. Non è colpa del manager Marchionne, noto per l’informale “legge del maglione”. No, la colpa è della solita cultura digitale made in Silicon Valley che pretende che l’abbigliamento appropriato per dirigere persone e aziende non sia (più) appropriato. O meglio: la fusione fra lifestyle e workstyle fa pendere la bilancia a favore

COME MI VESTO OGGI?Il nuovo dresscode

di un abbigliamento più casual. Di fatto, Google e Facebook stanno imponendo una nuova divisa: nei prossimi anni sneakers e maglione con cappuccio rappresenteranno quello che ieri rappresentava il completo grigio o gessato, il perfetto dresscode del manager. Paradossalmente creando un nuovo status e un nuovo obbligo formale all’informalità. Altro che libertà. Oggi siamo tutti costretti a essere amichevoli nelle relazioni professionali. Costretti ad accogliere i nostri contatti di business (LinkedIn) anche nella nostra cerchia di amici (Facebook). Costretti ad amare ogni spazio di co-working e la, talvolta stucchevole, liturgia da startupper. Potrebbe dunque addirittura accadere che l’estetica della civiltà industriale, data ora per morta, torni sotto forma di sexy vintage alternativo. Il nuovo ribelle allora vestirà di nuovo gessato, rifiuterà la serata di karaoke con i colleghi e non stringerà amicizia con il suo capo su Facebook.

inserto mensile diDirigente n. 5 / 2016

a cura di Thomas Bialas

DIRIGIBILE

esploriamo il futuro grazie a:

FUTURETECHINVENZIONI & INNOVAZIONI

INFOGRAFICA DEL MESEDA SMART WORKING A REMOTE WORKING

SAVE THE DATE:PERICOLI DIGITALI E MINACCE INFORMATICHE24 GIUGNO 2016, ROMA

http://www.cfmt.it/convegni/convegno/pericoli-digitali-e-minacce-informatiche

Segnali di futuro visti dall’alto #24

2 / 3

È una vecchia storia nota a tutti. Buona parte delle riunioni sono inutili e improduttive. Valeva per il passato, vale per il presente e varrà per il futuro. Urgono anticorpi, o meglio, tool come Mindflowapp, di cui alcuni miei amici manager hanno ben parlato, oppure la divertente app COMA (Cost of meeting app). Vediamo alcune cose che vale la pena fare. Si possono sostituire i meeting fisici con quelli online, esempi sono i vari Join.Me, WebEx, GoToMeeting e Co. Anche le riunioni in piedi aiutano a venire al dunque. Poi c’è il tema della location. Abbandonare la spesso triste sala riunione aziendale preferendo ambientazioni

esterne più stimolanti aiuta a fare riunioni più creative e innovative (nella produzione dei contenuti). Anche qui vengono in aiuto servizi come Spacebase, e non parliamo dei soliti alberghi. Se invece non si vuole fuggire dall’azienda, beh, allora bisogna almeno riprogettare gli spazi rendendoli veramente “allegri”. Infine c’è il tasto dolente dell’agenda e struttura dei meeting (spesso troppo vaghi). App come amazemeet.com o getsolid.io fanno proprio questo: aiutano a focalizzare il tema e gestire i meeting. Ma le tecnologie, per quanto rivoluzionarie, non sono sufficienti se poi dominano logorrea e rituali imposti dall’alto. Collaborazione e sintesi sono il vero tool.

http://www.mindflowapp.comhttps://jell.comhttps://www.spacebase.com/en/

STRATEGIE DI SOPRAVVIVENZA

FUTURE MEETING

FUTURE COMPETITION

Fair: essere giusti. Responsible: essere responsabili. Per imprese alla “Fai la cosa giusta” (la nota fiera dell’economia sostenibile) ordinaria amministrazione, per le altre, fortemente orientate al (solo) business, spesso straordinaria somministrazione di una medicina che proprio non vuole andare giù. Peccato, perché è la cura giusta per gli affari futuri. Come fa notare il nuovo scenario dell’innovation center di Dhl, che potete scaricare integralmente dal link sottostante,

il ringiovanimento del business non passa solo attraverso la digitalizzazione, ma anche attraverso pratiche eque e sostenibili. Far bene fa bene agli affari, fa presente Dhl. In futuro la competitività (e accoglienza sul mercato) si misurerà anche in termini di azioni responsabili che generano valore per tutta la collettività. Insomma, i nuovi modelli di business devono essere anche modelli di fairness. Dhl ovviamente si concentra sulla parte logistica e nello studio spiega come loro (e la logistica) possono contribuire a trasformare le imprese in “better world company” con 15 esempi di campi di applicazione. Logico.

SCARICA LO SCENARIO FAIR & RESPONSIBLE LOGISTICShttp://tinyurl.com/j8rnrba

Powered by DHL Trend Research

FAIR AND RESPONSIBLE LOGISTICS

A DHL perspective on how to createlasting competitive advantage

November 2015

VINCE CHI È GIUSTO?

QUESTIONE DI FORMA

FUTURE CLOUD

Da cloud computing a cloud fitness. Dalla testa tra le nuvole al corpo tra le nuvole. In forma grazie a una nuvola di dati e servizi personalizzati per monitorare, migliorare e condividere le prestazioni con altri. Una volta l’aggregazione avveniva “fisicamente” nei centri sportivi, oggi in luoghi virtuali più flessibili e facili da frequentare. Il boom dei device e applicazioni per la fitness testimonia che oggi il vero business è il “social media community live gaming sport” (scusate, la formula è lunga ma rende l’idea). Le palestre perdono clienti (perché ci isolano sul tapis roulant), le app li guadagnano (perché creano occasioni per incontrarsi e correre

insieme). Runkeeper è usata da almeno 30 milioni di clienti e Runtastic da 40, e sono solo due delle tante. A mettere insieme i primi cinque operatori di “cloud fitness” si arriva a 150 milioni di clienti.

https://runkeeper.com

https://www.runtastic.com/ithttps://www.endomondo.comhttps://www.wello.comhttp://fitstar.com

SO WHAT?Anche lo sport viene rigirato come un calzino dalla solita cultura digitale. Tempo di capire che lo sport non è più un’attività separata che si fa nel tempo libero ma un esercizio che si mette in scena sem-pre (anche mentre si va al lavoro o a fare la spe-sa). Fusione ibrida.

DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO

Vedere svolazzare un ologramma di cuore mentre si opera il paziente. Prendere decisioni in sala riunione con colleghi adagiati sulla poltrona come pura proiezione tridimensionale. Portare un’intera classe della 3ª C a camminare su Marte. Queste e tante altre cose sono la nuova dimensione della terza dimensione. Per molti osservatori la realtà virtuale e/o aumentata sta per abbandonare la nicchia dei geek e del gaming per approdare nella vita lavorativa di tutti i giorni, compresa quella manageriale. Microsoft, per esempio, con il progetto Room2Room sperimenta la proiezione di

ologrammi come nuova forma di “stare insieme” durante i meeting aziendali. Dopo anni di tiepidi entusiasmi, sembra la volta buona, almeno a giudicare dagli investimenti. Google, Alibaba e il gotha dell’economia digitale stanno investendo miliardi per avere un pezzo di Magic Leap, che a dire il vero di magico non ha ancora prodotto nulla ma lascia intendere che lo farà. Cosa? Un sistema, a loro dire, rivoluzionario per la realtà virtuale e aumentata. Un device che proietta la luce direttamente sulla retina degli occhi e che riesce a far fluttuare oggetti virtuali nella realtà con estrema naturalezza. Da monitorare.

http://www.adawarp.com

https://www.magicleap.com/#/home

AUMENTA QUELLA VIRTUALE

FUTURE REALITY

“Be your own boss: make great money, delivering when you want” dice Amazon Flex all’aspirante portapacchi indipendente. Spesso precari (ma automuniti) disposti a tutto, ma ora elevati a micropreneur dell’economia informale o peer army (che è consolatorio!). Il trend in effetti c’è: allearsi con tutti, sfruttare tutti per schierare un esercito che fa girare la ruota del business. E così, accanto ad Amazon e ai soliti noti Airbnb, Uber o Instacart, abbiamo sempre più brand che cercano nella folla contractor indipendenti a buon mercato. Spesso anche clienti, come nel caso della catena Small Luxury Hotels of the World: anziché

utilizzare professionisti ha proposto ai propri ospiti di vestire i panni del cliente misterioso (pratica di marketing consolidata nel retail) per testare e giudicare i propri alberghi in cambio di una notte gratis. Addirittura in Belgio l’agenzia Visit Brussels ha allestito delle cabine telefoniche virtuali dove i cittadini venivano invitati a rispondere alle chiamate dei turisti. Bello poi dire che questo innesca informazioni autentiche e socializzazione, ma i soldi sono andati solo all’agenzia. Per i cinici, ottimo trend.

https://flex.amazon.com

https://layoverwithalocal.klm.com

http://tinyurl.com/hxzapup

https://www.gojuno.com

FUTURE PARTNERINGAGGIARE UNA FOLLA PRECARIA

IMPRESE: PICCOLO È GRANDE

FUTURE BUSINESS

Small is beautiful. Lo diceva già nel 1973 l’economista e filosofo Ernst Friedrich Schumacher nell’opera dal titolo omonimo per “aggredire” il gigantismo e centralismo aziendale. Sono passati più di quarant’anni e Benedict Dellot del think tank londinese Rsa risposa questa tesi con nuove argomentazioni e annunciando “the second age of small” (nella sola Uk circa 5 milioni di imprese con max 10 collaboratori). A differenza, questa la sua tesi, di quello che affermano molti economisti, ovvero che le piccole imprese sono inefficienti, precarie e un peso per l’economia, è vero l’esatto contrario: il microbusiness

produce un macroimpact (per l’intera economia). Alcune sue considerazioni in pillole. Produttività: le microimprese sono mediamente meno produttive delle macroimprese ma più creative nell’aprire nuovi mercati emergenti. Innovazione: le microimprese sono nei fatti più innovative della loro stessa fama, soprattutto nell’area delle innovazioni intangibili (per esempio interaction design e customer experience). Attrattività: mentre le macroimprese impiegano molte persone quelle micro attraggono molte persone e spesso sono proprio le migliori e privilegiano ambienti dove libertà e autonomia sono le vere “regole”.

SCARICA IL REPORT SUI MICROBUSINESShttp://tinyurl.com/j2s3goy

4 / 5

MESSAGGIO DUNQUE SONO

Chatbots, chatvertising, chatainment e chatmarketing. Per molti rappresentano la nuova frontiera per le aziende che vogliono migliorare la digital customer experience, anche nel mondo fisico, come assistenza in connessione mentre si passeggia, per esempio, nel negozio. Telegram, Slack, la cinese WeChat e la canadese Kik hanno già dato un gustoso assaggio delle potenzialità della “robotizzazione” delle chiacchiere, in ogni direzione di servizio. Molti media (riviste, libri, film) puntano su WhatsApp tramite tool come WhatsService per l’abbonamento di brevi storie in versione chat e molti operatori commerce come Zalando sfruttano la modalità chat per consigli e dritte attorno al tema shopping. Il trend sembra chiaro. Comprare, prenotare, contattare, lavorare, tutto tramite un unico chatbot, compresa la gestione in remoto della nostra casa intelligente (smart home). Chiaramente non è tutto oro quel che luccica. O meglio, anche i grandi tecnocrati tendono a sopravvalutare l’intelligenza delle macchine e a sottovalutare quella umana, soprattutto quando si diverte a giocare sporco. Lanciato con grandi ambizioni, il chatbot Tay di Microsoft è stato infatti chiuso in fretta e furia dopo che alcuni buontemponi hanno iniziato a insegnare a Tay messaggi “scorretti” tipo «Bush ha causato l’11 settembre e Hitler avrebbe fatto un lavoro migliore».

WORLD WIDE BOT 2

DA SMARTPHONE A CHATPHONE

Nuovi bot in arrivo. No, non parliamo di nuovi buoni ordinari del tesoro, ma dei programmi autonomi che nei social network (ma non solo) fanno credere all’utente di comunicare con un’altra persona umana grazie alla simulazione (a dire il vero non sempre riuscita) di conversazioni intelligenti. Per molti - da Microsoft che ha sentenziato che i bot sono le nuove app, a Facebook che con il chatbot di messenger punta a software programmati per interpretare le nostre domande o anticipare le nostre esigenze - il futuro dei device è di rendere le piattaforme sempre più conversazionali, fatte di scambi e botta e risposta con le tanto amate chat riducendo al massimo il numero delle applicazioni. Anche senza essere esperti di marketing o di sociologia era chiaro da tempo che la misura era colma per la maggior parte di noi. Dopo l’euforia degli ultimi anni ci siamo accorti che delle centinaia di app scaricate ne usiamo veramente solo cinque, al massimo dieci. Non solo. Anche le telefonate ci danno sui nervi: quando il telefono squilla spesso rispondiamo “mandami un messaggio che sono in viaggio, a un meeting, a una conferenza”. È probabile che nei prossimi anni molti siti web e applicazioni diventeranno obsolete. Facebook, Messenger, WhatsApp o in altri paesi Wechat o Line, resta il fatto che oggi il chattare (fra umani o macchine) è al centro delle nostre comunicazioni. Per assistenti vocali come Siri di Apple bisogna invece aspettare il salto di qualità atteso: apparire e interagire con noi in modo del tutto naturale.

WORLD WIDE BOT 1

DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO

L’INTERFACCIA DEL FUTURO

Chatbot come futuro compagno di vita che ci prende per mano in ogni decisione, nella vita privata come in quella lavorativa. Come in parte fa già oggi Assist (startup di San Francisco) che chiama Uber, ordina fiori, prenota ristoranti liberando l’utente dalle mille app e dalla gestione dei contatti.Certo bisognerà aspettare che l’evoluzione li porterà a essere più intelligenti e indipendenti, ma è solo questione di tempo. Andiamo verso un futuro dove si mischieranno e confonderanno i messaggi fra umani con i messaggi fra umani e human agent artificiali. Molti sostengono che i bot integrati nei vari messenger saranno l’interfaccia dominante di Internet. E forse hanno ragione, perché la “Chat AI”, l’intelligenza artificiale che scrive e messaggia suona più naturale (è accettabile), proprio perché non ha quel suono artificiale come Siri, Cortana o Alexa. Sarà come al solito una caccia alla killer bot application. Vincerà chi - o meglio, cosa - imparerà a conoscerci meglio sollevandoci dall’obbligo di aprire e chiudere continuamente finestre, applicazioni, cliccare, chiedere, ordinare, informarsi e scrivere. Un bot personalizzato, o meglio un agente intelligente che cresce con noi e invecchia con noi. E che probabilmente ci conoscerà meglio del nostro partner o dei nostri figli.

WORLD WIDE BOT 3

https://telegram.org/blog/botprizehttps://slack.comhttp://www.neosperience.comhttps://www.youtube.com/watch?v=AK6qRAI9G9Ehttp://www.bragi.comhttps://www.assi.sthttps://www.whatsservice.euhttps://www.kik.comhttps://futureself.orange.comhttps://tictail.comhttp://www.hutoma.comhttp://www.hero.cxhttp://www.wechat.com/it/http://tinyurl.com/hcbec9z

6 / 7

Chiedi e ti sarà detto come la gente vuole lavorare. E così è stato: 33.400 dipendenti coinvolti, 130 domande per un gigantesco sondaggio online teso a focalizzare come i lavoratori sognano di lavorare in futuro. Senza paletti e senza escludere nessuno scenario, neanche quello più ardito. Sembrerebbe roba da Google, Facebook, Spotify o Virgin, invece è roba da vecchio teutonico colosso industriale, la grande Daimler Ag, a dimostrazione che il mondo del lavoro sta veramente cambiando e radicalmente. Coinvolti non solo i dipendenti ma anche il potente sindacato IG Metal co-promotore del progetto curato con il supporto del Fraunhofer Institut. Obiettivi? Rivoluzionare il mondo del lavoro culturalmente e giuridicamente e diventare una delle aziende più attrattive per i giovani (e non) talenti che, come tutti sanno, prediligono ambienti di lavoro informali e senza troppe regole. Nessuno vuole più lavorare con il vecchio “dalle 9 alle 18”, ma con il nuovo “dalle alle decido io”. Operai chiaramente esclusi. Ma è solo l’inizio.

ASCOLTAREPiù flessibilità nell’orario, maggiore attenzione ai risultati, possibilità di lavorare lontano dall’ufficio, spazi di condivisione e aree lounge ovunque, flessibilità come nuovo dogma e di fisso assolutamente niente (si spera almeno lo stipendio). Insomma, il nuovo collega di lavoro remoto lavora sul tappetino yoga o nella casetta sull’albero dei figli. L’importante, fa notare la Daimler, è non strafare: funziona con la formula tre giorni in ufficio e due dove vuoi, oltre è ingestibile. Ma la cosa più suggestiva sperimentata dalla Mercedes è il Job tandem: due persone coprono una posizione dirigenziale con un “contratto di coppia” che libera dalle classiche 60 ore. La Mercedes non è comunque un caso isolato. In Germania Bosch, Ibm, Trumpf, Siemens hanno di fatto “liberalizzato” il lavoro dipendente da ogni obbligo di presenza (con punte del 90% nel caso di Microsoft), mentre in Italia, come chiarisce la recente inchiesta di Repubblica, si calcola che siano già centomila le persone che lavorano in modalità “remoto” fra cui i dipendenti di Vodafone, Barilla e Unicredit.

PROVARESmart working. Suona bene ma non è il lavoro che diventa più intelligente semmai è la motivazione e gestione dei lavoratori “remoti” che richiede dosi massicce d’intelligenza e nuovi parametri di valutazione. Il salto da fare è sia culturale (abbandonare il controllo e prediligere gli output) che tecnologico (potenziare gli strumenti del lavoro in remoto).Ma soprattutto è la leadership che deve cambiare. Se presenza e cartellino timbrato svaniscono, allora tutto ruota intorno alla qualità dei risultati ottenuti e alla qualità delle relazioni. Fiducia reciproca e direzione come allenamento della truppa all’autorganizzazione. È il solito tema del manager mentore e moderatore che affianca i dipendenti e collaboratori in un clima di autogestione controllata. Chiaramente tutta questa libertà ha un prezzo, soprattutto per i dipendenti. Infatti con questo (non) modello il rischio è tutto sulle spalle del dipendente reso indipendente. Un mini preneur ora costretto a imparare la sottile arte dell’autodirezione. Non facile, ma inevitabile.

MOTIVARE

ll 95% dei dipendenti è motivato da manager con doti da moderatore e che trasmettono autenticità ed entusiasmo

L’80% dei dipendenti preferisce lavorare in mobilità e modalità remota

Il 70% dei dipendenti desidera lavorare, almeno parzialmente, da casa

Infografica del mese DA SMART WORKING A REMOTE WORKINGIL COLOSSO AUTOMOBILISTICO DAIMLER AG RIVOLUZIONA IL LAVORO E PUNTA SUL REMOTO85MILA DIPENDENTI DIVENTANO INDIPENDENTI SCEGLIENDO DOVE E COME LAVORARE

DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO

Lavorare dove si vuole senza mettere più piede in ufficio pare il sogno di molti. Ma un incubo è in agguato. Quello dello smantellamento e successivo sfruttamento ultra flessibile. Sì, perché come sottolinea il giornalista Riccardo Stagliano «quando sarà dimostrato che le stesse cose che si facevano dentro si possono fare anche fuori, il passo successivo sarà esternalizzarle a collaboratori freelance, magari pagati con i voucher». Speriamo che si sbagli e speriamo che i manager optino per una libertà che fa rima con equità.

fonte: Cosa chiedono i colletti bianchi? Inchiesta settimanale Stern su dati del test Mercedes forniti dall’azienda; Akademie für Führungskräfte der Wirtschaft GmbH.

EXIT STRATEGY

Il 66% dei dipendenti è raggiungibile al telefono durante le vacanze

Il 62% dei dipendenti dichiara di lavorare più concentrato a casa anziché in ufficio

Il 50% dei dipendenti impiega mediamente più di 30 minuti per recarsi al posto di lavoro

8

GOBIMBO.ITGobimbo, progetto del premio Edison pulse, è una nuova app che aggiorna i genitori in tempo reale su iniziative e svaghi filtrando i risultati in base alle esigenze e posizione geografica.

http://tinyurl.com/zmajuyp

HOLITION.COM Realtà virtuale e ologrammi conquistano il retail, grazie anche a fornitori innovativi come la londinese Holition, già nota per i vari “Virtual dressing room”.

http://tinyurl.com/gvdvppg

JUSTKNOCK.ITTrovare lavoro inviando idee al posto del cv, questa è l’idea della startup tutta italiana che permette ai giovani candidati di farsi selezionare in base al talento e alle idee. Giusto: il cv è morto.

http://tinyurl.com/hwrjveh

DWEET.IOSe esiste Internet of things deve esistere anche il modo di far dialogare le cose. Con il software dweet.io di Bug Lab ora pure gli oggetti e le macchine iniziano a “twittare”.

http://tinyurl.com/j45noa8

HEADSPACE.COMHeadspace propone da qualche anno meditazione in formato “digitale”. Ora torna sul fisico con queste buffe postazioni in spazi pubblici chiamate “dove rifugiarsi a pensare”.

https://vimeo.com/90758138

CORNERSHOPAPP.COMVamos in Messico per vedere il modello Uber (fra i finanziatori assieme a Groupon) in funzione nel settore alimentare con l’applicazione Cornershop. Esattamente come il taxi!

http://tinyurl.com/j2rfx4q

DIRIGIBILE SEGNALI DI FUTURO VISTI DALL’ALTO

FUTURE SHARINGIL BUSINESS ENERGETICO

Quando la stampa parla di sharing economy sovente l’accento viene messo sullo scambio (e condivisione) reciproco di servizi e beni in forma gratuita. Come dire, non profit. In realtà, e come abbiamo visto con Airbnb e Uber, lo sharing è soprattutto un modello di business per fare appunto business sfruttando una massa (folla) di risorse messe a sistema P2P Energy. Il caso del più globale e monopolistico dei settori e poteri è emblematico. Vediamo all’orizzonte sempre più casi (e startup) di servizi per l’autoproduzione e condivisione energetica

in perfetto stile “airbnb for energy”: si produce, si scambia e si guadagna con l’energia della propria casa. L’idea è semplice: creare piattaforme (o marketplace) locali che assistono i privati o piccole cooperative nella commercializzazione, gestione e fatturazione dell’energia residua autoprodotta con pannelli o altro. La tedesca Sunride per esempio vuole trasformare ogni proprietario in un “energy minipreneur”. La più grande sfida economica locale che ci attende è la conversione di energia elettrica da produzione centralizzata a produzione decentralizzata.

https://www.lumenaza.dehttp://www.sunriseenergyventures.comhttp://www.sunride.net/#end

FUTURETECHINVENZIONI & INNOVAZIONI