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RESOCONTO STENOGRAFICO 392. SEDUTA DI LUNEDÌ 16 MARZO 2015 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO INDICE RESOCONTO STENOGRAFICO ...................... 1-80 PAG. Missioni ............................................................ 1 Proposta di legge: Modifiche al codice penale in materia di prescrizione del reato (A.C. 2150-A) ed abbinate (A.C. 1174-1528-2767) (Discussione) ................................................. 1 (Discussione sulle linee generali – A.C. 2150-A) 1 Presidente ..................................................... 1 PAG. Amoddio Sofia (PD), Relatrice per la mag- gioranza ......................................................... 4 Buttiglione Rocco (AP) ............................... 15 Colletti Andrea (M5S), Relatore di mino- ranza .............................................................. 6 D’Alessandro Luca (FI-PdL) ...................... 13 Dambruoso Stefano (SCpI), Relatore per la maggioranza .................................................. 2 Farina Daniele (SEL) .................................. 25 Atti Parlamentari I Camera dei Deputati XVII LEGISLATURA DISCUSSIONI SEDUTA DEL 16 MARZO 2015 N. B. Il RESOCONTO SOMMARIO è disponibile on line già nel corso della seduta, alla pagina “Resoconti” del sito della Camera dei deputati. Il Resoconto Sommario è corredato di collegamenti ipertestuali verso il Resoconto Stenografico (Vedi RS) ed ai documenti di seduta (Vedi All. A). N. B. Sigle dei gruppi parlamentari: Partito Democratico: PD; MoVimento 5 Stelle: M5S; Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL); Area Popolare (NCD-UDC): (AP); Scelta Civica per l’Italia: (SCpI); Sinistra Ecologia Libertà: SEL; Lega Nord e Autonomie: LNA; Per l’Italia-Centro Democratico (PI-CD); Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN); Misto: Misto; Misto-MAIE- Movimento Associativo italiani all’estero-Alleanza per l’Italia: Misto-MAIE-ApI; Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling; Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l’Italia (PLI): Misto-PSI-PLI; Misto-Alternativa Libera: Misto-AL.

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RESOCONTO STENOGRAFICO

392.

SEDUTA DI LUNEDÌ 16 MARZO 2015PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

I N D I C E

RESOCONTO STENOGRAFICO ...................... 1-80

PAG.

Missioni ............................................................ 1

Proposta di legge: Modifiche al codice penalein materia di prescrizione del reato (A.C.2150-A) ed abbinate (A.C. 1174-1528-2767)(Discussione) ................................................. 1

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2150-A) 1

Presidente ..................................................... 1

PAG.

Amoddio Sofia (PD), Relatrice per la mag-gioranza ......................................................... 4

Buttiglione Rocco (AP) ............................... 15

Colletti Andrea (M5S), Relatore di mino-ranza .............................................................. 6

D’Alessandro Luca (FI-PdL) ...................... 13

Dambruoso Stefano (SCpI), Relatore per lamaggioranza .................................................. 2

Farina Daniele (SEL) .................................. 25

Atti Parlamentari — I — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 16 MARZO 2015

N. B. Il RESOCONTO SOMMARIO è disponibile on line già nel corso della seduta, alla pagina “Resoconti”del sito della Camera dei deputati. Il Resoconto Sommario è corredato di collegamenti ipertestualiverso il Resoconto Stenografico (Vedi RS) ed ai documenti di seduta (Vedi All. A).

N. B. Sigle dei gruppi parlamentari: Partito Democratico: PD; MoVimento 5 Stelle: M5S; Forza Italia - IlPopolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL); Area Popolare (NCD-UDC): (AP); Scelta Civicaper l’Italia: (SCpI); Sinistra Ecologia Libertà: SEL; Lega Nord e Autonomie: LNA; Per l’Italia-CentroDemocratico (PI-CD); Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN); Misto: Misto; Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all’estero-Alleanza per l’Italia: Misto-MAIE-ApI; Misto-MinoranzeLinguistiche: Misto-Min.Ling; Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l’Italia (PLI):Misto-PSI-PLI; Misto-Alternativa Libera: Misto-AL.

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PAG.

Molteni Nicola (LNA) ................................. 19

Morani Alessia (PD) .................................... 8

Sannicandro Arcangelo (SEL) ................... 23

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C.2150-A) .......................................................... 26

Presidente ..................................................... 26

(La seduta, sospesa alle 14,10, è ripresa alle14,50) ............................................................. 27

Missioni (Alla ripresa pomeridiana) ............ 27

In morte dell’onorevole Nicola Bellisario ... 27

Presidente ..................................................... 27

Disegno di legge di conversione, con modi-ficazioni, del decreto-legge n. 4 del 2015:Misure urgenti in materia di esenzioneIMU (Approvato dal Senato) (A.C. 2915)(Discussione) ................................................. 27

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2915) 27

Presidente ..................................................... 27

Benedetti Silvia (M5S) ................................ 52

Bernini Massimiliano (M5S) ...................... 38

Capezzone Daniele (FI-PdL) ...................... 50

Capozzolo Sabrina (PD) ............................. 34

Fragomeli Gian Mario (PD), Relatore per lamaggioranza .................................................. 27

Gagnarli Chiara (M5S) ............................... 54

L’Abbate Giuseppe (M5S), Relatore di mi-noranza ......................................................... 32

Molteni Nicola (LNA) ................................. 36

Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD) .......... 47

Pastorelli Oreste (Misto-PSI-PLI) .............. 41

Zaccagnini Adriano (SEL) .......................... 42

(Repliche dei relatori e del Governo – A.C.2915) .............................................................. 55

Presidente ..................................................... 55

Mozioni Fitzgerald Nissoli, Porta ed altrin. 1-00445 e Dall’Osso ed altri n. 1-00761:Iniziative per la tutela dei diritti previden-ziali dei lavoratori italiani emigrati inpaesi non appartenenti all’Unione europea(Discussione) ................................................. 56

PAG.

(Discussione sulle linee generali) ................... 56

Presidente ..................................................... 56

Binetti Paola (AP) ....................................... 62

Dall’Osso Matteo (M5S) .............................. 57

Fedi Marco (PD) .......................................... 58

Fitzgerald Nissoli Fucsia (PI-CD) .............. 56

Picchi Guglielmo (FI-PdL) .......................... 60

Disegno di legge di ratifica: Convenzioneinternazionale per la protezione di tutte lepersone dalle sparizioni forzate (A.C. 2674)ed abbinata proposta di legge (A.C. 1374)(Discussione) ................................................. 63

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2674) 64

Presidente ..................................................... 64

Buttiglione Rocco (AP) ............................... 67

Cimbro Eleonora (PD), Relatrice .............. 64

Fedi Marco (PD) .......................................... 66

Picchi Guglielmo (FI-PdL) .......................... 66

(Repliche del relatore e del Governo – A.C.2674) .............................................................. 67

Presidente ..................................................... 67

Cimbro Eleonora (PD), Relatrice .............. 67

Sull’ordine dei lavori e per la risposta ad unostrumento del sindacato ispettivo ............. 68

Presidente ..................................................... 68

Mannino Claudia (M5S) ............................. 68

Ordine del giorno della seduta di domani . 68

Testo integrale della relazione della deputataSofia Amoddio in sede di discussione sullelinee generali (A.C. 2150-A ed abbinate) . 69

Testo integrale della relazione del deputatoGian Mario Fragomeli in sede di discus-sione sulle linee generali (A.C. 2915) ...... 72

Testo integrale dell’intervento del deputatoMarco Fedi in sede di discussione sullelinee generali (A.C. 2674) ed abbinataproposta di legge (A.C. 1374) .................... 79

N. B. I documenti esaminati nel corso della seduta e le comunicazioni all’Assemblea non lette in aula sonopubblicati nell’Allegato A.Gli atti di controllo e di indirizzo presentati e le risposte scritte alle interrogazioni sono pubblicatinell’Allegato B.

SEDUTA PRECEDENTE: N. 391 — VENERDÌ 13 MARZO 2015

Atti Parlamentari — II — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 16 MARZO 2015 — N. 392

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTELUIGI DI MAIO

La seduta comincia alle 12,10.

RICCARDO FRACCARO, Segretario,legge il processo verbale della seduta del13 marzo 2015.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensidell’articolo 46, comma 2, del Regola-mento, i deputati Angelino Alfano, Gioac-chino Alfano, Amici, Baldelli, Bellanova,Bergamini, Bindi, Biondelli, Bobba, Bocci,Bonifazi, Michele Bordo, Borletti Dell’Ac-qua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa,Brunetta, Caparini, Casero, Castiglione, Ci-rielli, Costa, D’Alia, Dadone, Dambruoso,Damiano, De Girolamo, De Micheli, DelBasso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello,Fedriga, Ferranti, Fico, Fioroni, GregorioFontana, Fontanelli, Formisano, France-schini, Galati, Giacomelli, Gozi, La Russa,Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Manciulli,Merlo, Nicoletti, Orlando, Pes, Pisicchio,Pistelli, Portas, Rampelli, Ravetto, Rea-lacci, Rigoni, Domenico Rossi, Rughetti,Sani, Scalfarotto, Scotto, Sisto, Speranza,Tabacci, Valeria Valente, Velo, Vignali eZanetti sono in missione a decorrere dallaseduta odierna.

I deputati in missione sono complessi-vamente settantacinque, come risulta dal-l’elenco depositato presso la Presidenza eche sarà pubblicato nell’allegato A al re-soconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all’Assembleasaranno pubblicate nell’allegato A al reso-conto della seduta odierna.

Discussione della proposta di legge: Fer-ranti ed altri: Modifiche al codice pe-nale in materia di prescrizione delreato (A.C. 2150-A); e delle abbinateproposte di legge: Colletti ed altri; Maz-ziotti Di Celso ed altri; Pagano (A.C.1174-1528-2767) (ore 12,15).

PRESIDENTE. L’ordine del giorno recala discussione della proposta di legge Fer-ranti ed altri n. 2150-A: Modifiche alcodice penale in materia di prescrizionedel reato; e delle abbinate proposte dilegge Colletti ed altri; Mazziotti Di Celsoed altri; Pagano nn. 1174-1528-2767.

Avverto che lo schema recante la ri-partizione dei tempi per la discussionesulle linee generali è pubblicato in calce alresoconto stenografico della seduta dell’11marzo 2015.

(Discussione sulle linee generali– A.C. 2150-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la di-scussione sulle linee generali.

Avverto che i presidenti dei gruppiparlamentari MoVimento 5 Stelle e Sini-stra Ecologia Libertà ne hanno chiestol’ampliamento senza limitazioni nelleiscrizioni a parlare, ai sensi dell’articolo83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che la II Commissione(Giustizia) si intende autorizzata a riferireoralmente.

RESOCONTO STENOGRAFICO

Atti Parlamentari — 1 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 16 MARZO 2015 — N. 392

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Ha facoltà di intervenire il relatore perla maggioranza, deputato Stefano Dam-bruoso.

STEFANO DAMBRUOSO, Relatore perla maggioranza. Gentile Presidente, onore-voli colleghi, il tema della prescrizione deireati ha assunto in questi ultimi anni unruolo centrale nel dibattito parlamentare epolitico, anche perché i frequenti casi diestinzione di processi per intervenuta pre-scrizione, con conseguente proscioglimentodegli imputati prima di una pronunciadefinitiva, hanno suscitato indignazione epolemiche, soprattutto con riferimento aireati ambientali e ai gravi reati contro lapubblica amministrazione. Da ultimo,rammento a me stesso il clamore suscitatodalla « sentenza Eternit ».

Vorrei precisare a questo proposito cheperò, ben prima che il Paese si fosseindignato per l’esito della « vicenda Eter-nit » (che è del 19 novembre 2014), laCommissione giustizia, a cui apparteniamodal marzo 2013, aveva iniziato l’iter legi-slativo in materia di prescrizione. In par-ticolare, già il 28 maggio 2014 si eraavviato l’esame in sede referente, con unalunga ed approfondita indagine conosci-tiva, che ha portato all’adozione del testobase.

Nell’ambito dell’indagine sono stati sen-titi Franco Roberti, procuratore nazionaleantimafia, Piercamillo Davigo, consiglieredella II Sezione penale presso la Corte dicassazione, Francesco Greco, procuratoreaggiunto presso la procura della Repub-blica di Milano, Domenico Pulitanò, ordi-nario di diritto penale presso l’Universitàdi Milano-Bicocca, nonché rappresentantidi Transparency International, l’associa-zione contro la corruzione, Fausto Giunta,ordinario di diritto penale presso l’univer-sità di Firenze, Glauco Giostra, ordinariodi procedura penale presso l’università« La Sapienza » di Roma, nonché TullioPadovani, ordinario di diritto penalepresso la Scuola Superiore S. Anna diPisa, Beniamino Migliucci, presidente del-l’Unione camere penali italiane, e RodolfoMaria Sabelli, presidente dell’Associazionenazionale magistrati. Questo per dire di

quanto sia stata approfondita l’analisi el’attenzione posta dalla Commissione giu-stizia in tempi precedenti all’attenzionemediatica successiva al caso Eternit.

Dai lavori svolti in Commissione giu-stizia, il dato emerso in modo inconfuta-bile è che la prescrizione non rappresentauna causa di estinzione del reato cometutte le altre, ma svolge, secondo l’opinionecomune, una funzione-cuscinetto a frontedell’irragionevole durata dei processi pe-nali italiani.

Tale assunto si basa su un grandeequivoco o meglio su una visione soloparziale della prescrizione: la ratio del-l’istituto è infatti, ovunque, identificatanell’oblio che cade sul reato una voltadecorso un certo lasso di tempo che variaa seconda della gravità del reato; la con-dizione essenziale, però, perché sul fatto direato cada l’oblio – e questo talvoltasfugge – è che lo Stato non abbia mani-festato interesse alla sua persecuzione ri-manendo inattivo.

La prescrizione del reato, quindi, vasempre posta in relazione alla volontàdello Stato di procedere o meno per undeterminato fatto illecito, perseguendonel’autore, e non va utilizzata – a differenzadi quanto a volte accade oggi – comestrumento processuale per contenere ladurata dei processi. Sul punto la SupremaCorte – la quinta sezione con la sentenzan. 18071 del 2010 – ha offerto una lineainterpretativa molto chiara circa la « ra-gionevole durata del processo » che diceche « la ragionevole durata del processo »e il « termine massimo di prescrizione delreato per cui si procede » sono locuzioniche esprimono valori giuridici diversi, laprima avendo riguardo, in particolare, altempo considerato congruo per giungere auna sentenza definitiva, così chiudendo odefinendo la pendenza e le sue articolateimplicazioni sulla vita dei singoli interes-sati (imputati, persone offese, soggetti dan-neggiati) e sulla società intera; la seconda,invece, individua il tempo oltre il qualeviene meno l’interesse dello Stato allapunizione del singolo reato.

Da parte di tutti gli auditi nel corsodelle indagini conoscitive è emersa, quindi,

Atti Parlamentari — 2 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 16 MARZO 2015 — N. 392

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l’esigenza di riformare la disciplina vigentedella prescrizione che non sembra rispon-dere alla ratio stessa dell’istituto: da unlato, il diritto all’oblio e, dall’altro, lavolontà dello Stato di perseguire i reatifinché vi sia l’interesse della società apunirli.

La prescrizione, invece, si è trasformatanel tempo in uno strumento che impediscedi portare a termine i processi per i reatidi più difficile accertamento, nonostantel’interesse pubblico di accertare che ilfatto sussista ancora. Scongiurare questorischio non deve neanche significare che iprocessi possono durare all’infinito, ilprincipio costituzionale di ragionevole du-rata del processo lo impedirebbe. Occorrequindi lavorare su due fronti: da un lato,sulla prescrizione e, dall’altro, sulla duratadel processo.

La Commissione Giustizia sta proce-dendo proprio secondo questa direttiva inquanto con il provvedimento in esame sirimodula la prescrizione, mentre attra-verso l’esame del disegno di legge n. 2798del Governo recante « Modifiche al codicepenale e al codice di procedura penale peril rafforzamento delle garanzie difensive ela durata ragionevole dei processi e per unmaggiore contrasto del fenomeno corrut-tivo, oltre che all’ordinamento penitenzia-rio per l’effettività rieducativa della pena »,il Governo sta mirando, con tutta questaparte di riforma, a ridurre i tempi delprocesso senza pregiudicare i diritti delladifesa. Quindi, due spazi assolutamenteparalleli ma non coincidenti.

Tale impianto normativo è indispensa-bile per contemperare le ragioni di tutte leparti in causa e soprattutto riconsideraresu un piano paritario anche gli interessidelle parti offese dal reato che attendonoanni prima della sentenza definitiva etalvolta si vedono negare anche quella. Perquelle parti, per le persone offese, per levittime l’oblio purtroppo non esiste –questo ce lo dobbiamo ricordare noi rap-presentanti di chi ci ha eletti – perché chiè vittima di reato difficilmente riuscirà adimenticare quanto gli è accaduto, qua-lunque tipo di reato, quando è rimastovittima difficilmente riuscirà a dimenti-

carlo. Il testo approvato dalla Commis-sione va quindi ad incidere sull’attualedisciplina della prescrizione del reato, cheha visto una profonda riscrittura a seguitodella legge n. 251 del 2005, nota anchecome ex Cirielli. Preliminarmente si fapresente che si è stabilito di non toccarei termini della prescrizione fissati dall’ar-ticolo 157 del codice penale, ad eccezionedei reati di corruzione, per i quali vi è, inragione del patto corruttivo, una davveroparticolare esigenza di termini di prescri-zione più lunghi rispetto a quelli ordinari.

La stessa legge ex Cirielli aveva giàcolto la distinzione che esiste fra una seriedi reati e altri, tant’è vero che per l’omi-cidio colposo plurimo, piuttosto che pertutta una serie di norme, ad esempio,legate allo sfruttamento sessuale dei mi-nori, all’associazione mafiosa, aveva pre-visto e ha previsto dei termini di prescri-zione raddoppiati. L’esigenza di interve-nire sulla disciplina della prescrizione èstata sottolineata anche dal primo presi-dente della Corte di cassazione, GiorgioSantacroce, nella Relazione sull’ammini-strazione della giustizia nell’anno 2014. Ilprimo presidente ha più volte affermatoche l’attuale disciplina della prescrizione ègravemente insoddisfacente, anche a pre-scindere dal problema di definirne, percerte tipologie di reato, la decorrenza. Maandiamo avanti, questi dati sono assolu-tamente allarmanti, tutti i dati sul numerodi reati andati in prescrizione.

Sono decine di migliaia i processi chesi concludono anticipatamente, addiritturain secondo o in terzo grado di giudizio, pereffetto della prescrizione, impedendo cosìche la condanna a carico di imputati giàritenuti colpevoli dai giudici di primogrado possa divenire definitiva. L’imputatoviene così irragionevolmente prosciolto,tutte le prove raccolte vengono disperse, lamacchina giudiziaria ha lavorato a vuoto ele giuste aspettative di giustizia delle vit-time – ricordiamocele sempre – restanodrammaticamente senza tutela, con unulteriore e non trascurabile pregiudizioper la credibilità del sistema penale nelsuo complesso. Inoltre, la prospettiva dellaconquista della prescrizione durante il

Atti Parlamentari — 3 — Camera dei Deputati

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processo incentiva legittime strategie di-fensive dilatorie, che ingolfano però inu-tilmente la macchina della giustizia ita-liana.

La Commissione Giustizia, con il prov-vedimento in esame, ha cercato di rispon-dere in modo efficace a queste criticità,portando a termine un lavoro più volteavviato nel corso delle passate legislature,ma mai completato. Il testo di riformadella prescrizione approvato dalla Com-missione giustizia della Camera tieneconto anche dell’impostazione della modi-fica della prescrizione prevista dall’arti-colo 5 del già citato disegno di leggen. 2798, che si ispira, inoltre, ai lavoridella nota Commissione Fiorella e, in par-ticolare, interviene modificando la disci-plina delle cause di sospensione dellaprescrizione previste dall’articolo 159 delcodice penale. Come si è detto, non si sonomodificati i termini della prescrizione, conl’eccezione dei reati di corruzione. Si èpreferito, piuttosto, intervenire sui mecca-nismi di sospensione.

A questo punto, se la mia collegaAmoddio vuole proseguire, io avrei termi-nato i miei dieci minuti.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenirela relatrice per la maggioranza, deputataAmoddio.

SOFIA AMODDIO, Relatrice per la mag-gioranza. Signor Presidente, come già detto– cercherò di non ripetere – negli ultimianni, soprattutto in sede parlamentare, sisono moltiplicate le proposte di riformadell’istituto della prescrizione. Mi riferiscoalle diverse Commissioni che si sono suc-cedute nelle diverse legislature, l’ultima laCommissione Fiorella.

Il rilievo dell’eccessiva brevità del ter-mine di prescrizione è emerso anche dalConsiglio d’Europa e, in particolare, dalrapporto Greco, gruppo degli Stati delConsiglio d’Europa contro la corruzione,pubblicato nel 2009, nel quale si sottoli-neava che l’estinzione dei reati per pre-scrizione costituisce un grosso motivo disfiducia della collettività nella giustizia. Equando si parla di prescrizione si evoca

subito la ragionevole durata del processo,citata dalla Convenzione europea dei di-ritti dell’uomo all’articolo 6. Bene, questoparametro – mi lasci dire – rimane cer-tamente violato nei riguardi della vittimanell’eventualità in cui – sottolineo: senzasua colpa – l’imputato usufruisca del ma-turare del termine della prescrizione. Inaltre parole, ogni processo che si concludacon l’estinzione del reato lede il senti-mento delle vittime dei reati, che, pereffetto della sostanziale impunità dei loroautori, rimangono processi il cui dispendiocade nel vuoto.

L’attuale disciplina della prescrizionedel reato – entriamo nel testo normativo– è stata introdotta dalla legge cosiddettaCirielli, n. 251 del 2005, che aveva sostan-zialmente riscritto l’articolo 157 del codicepenale, stabilendo che il tempo necessarioa prescrivere corrisponde al massimo dellapena edittale stabilita per ogni reato. Inogni caso – precisava l’articolo e precisaancora oggi – in caso di delitto, il temponecessario a prescrivere non può essereinferiore a sei anni e, in caso di contrav-venzione, non può essere inferiore a quat-tro. Il testo normativo che viene fuoridalla Commissione giustizia lascia intattaquesta parte, ma aggiunge al comma 6 chei termini di prescrizione per i reati dicorruzione sono aumentati della metà delmassimo della pena edittale per i reati dicorruzione.

Sottolineo che questa previsione è de-rivata da una formulazione chiesta da noirelatori agli emendamenti presentati dalGoverno, dal PD, da SEL e dal MoVimento5 Stelle. La ragione di questo intervento,cioè di aumentare i termini di prescrizioneper i reati di corruzione, è perché nellasostanza avviene spesso che questi reati, ireati corruttivi, si scoprono in un mo-mento successivo alla commissione delreato. A differenza, per esempio, del reatodi concussione, nel reato di corruzionenon ci sono una vittima e un soggettoagente, ma vi sono due concorrenti postisullo stesso piano. Quindi, non essendociuna parte offesa, è difficile la denuncia daparte della parte offesa e, nella maggio-ranza dei casi, la scoperta avviene dopo

Atti Parlamentari — 4 — Camera dei Deputati

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molto tempo dalla commissione del reato,con il grave rischio che il reato sia giàprescritto.

Vorrei sottolineare anche che l’au-mento dei termini di prescrizione nei reatidi corruzione, contrariamente a quello cheviene ventilato in questi giorni, non com-porta necessariamente, come conseguenza,l’aumento della durata del processo, per-ché, se un processo si protrae oltre mi-sura, e non per ragioni inerenti a solleci-tazioni o ragioni dovute alle parti proces-suali, ricordo che l’imputato o la partecivile può sempre richiedere il risarci-mento dei danni per irragionevole duratadel processo di cui alla legge Pinto.

Aumentare i termini di prescrizioneper i reati di corruzione non vuole direche i processi durino più tempo; non vuoledire che il giudice possa protrarre indi-scriminatamente un processo sine die,senza tempo, senza fine. Altro motivo checi ha spinto a prevedere un aumento deitermini di prescrizione per i reati dicorruzione: nel quadro del semestre eu-ropeo del 2013, sono state approvate dalConsiglio due raccomandazioni all’Italiacon le quali si richiedeva espressamente dipotenziare la repressione della corruzione,anche rivedendo la disciplina dei terminidi prescrizione.

Ancora, la Commissione ha scritto chesi tratta di un fenomeno che interessa tuttigli Stati europei e che costa all’economiaeuropea circa 120 miliardi di euro al-l’anno, e la relazione riporta due sondaggisulla percezione della corruzione tra icittadini europei e tra le imprese. Daquesti sondaggi si rileva che nelle impresee nei cittadini la percezione della diffu-sione della corruzione in Italia registra il97 per cento, che è il dato più altodell’Unione europea dopo quello dellaGrecia.

Entriamo nell’articolo 2 del provvedi-mento. Se l’articolo 1 aumenta i termini diprescrizione per i reati di corruzione,l’articolo 2 del provvedimento aggiungealla fine dell’articolo 158 del codice penaleun nuovo comma, con cui si prevede che,per una serie di reati commessi ai dannidei minori, il termine di prescrizione de-

corre non dal giorno del commesso reato,ma dal compimento del quattordicesimoanno di età della persona offesa – atten-zione – salvo che l’azione penale sia stataesercitata precedentemente. In questocaso, il termine decorre dall’acquisizionedella notizia di reato.

Norme simili e molto più drastiche leritroviamo in altri Paesi europei, e facciosolamente due casi: la Francia e la Ger-mania. In Francia, a parte l’elevato ter-mine di prescrizione nel caso di commis-sione di abusi sessuali nei confronti diminorenni, il termine di prescrizione per ireati commessi ai danni dei minori èsospeso fino al diciottesimo anno di etàdella vittima. E in Germania la prescri-zione viene sospesa fino al trentesimoanno di età della vittima per i reati diabusi sessuali nei confronti dei minori.

Quindi, la soluzione adottata da questaCommissione giustizia è apparsa la piùidonea a far sì che la vittima minorennedisponga di un tempo congruo per denun-ciare l’autore degli abusi, una volta supe-rata anche quella situazione di dipendenzadella vittima dall’autore del reato e unavolta presa consapevolezza di quanto ac-caduto. Infatti, spesso i minorenni chesono vittime di abusi, e quindi vittime direati, consapevolizzano questa esperienzamolto tempo dopo.

Con l’articolo 3 del provvedimento siaggiungono a quelle già esistenti tre causedi sospensione, cause processuali: la roga-toria all’estero (il processo può sospen-dersi per un massimo di sei mesi, non persei mesi, per un massimo di sei mesi), laperizia che comporta pareri di particolarecomplessità (la sospensione massima è tremesi) e la presentazione della richiesta diricusazione.

Inoltre, sono state aggiunte due causedi sospensione: dal deposito della sentenzadi condanna di primo grado – sottolineo,sentenza di condanna di primo grado –fino al deposito della sentenza di gradosuccessivo i termini di prescrizione sonosospesi per un tempo non superiore a dueanni, e, dal deposito della sentenza dicondanna di secondo grado fino alla pro-

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nuncia definitiva, i tempi di prescrizionepossono essere sospesi per un tempo mas-simo non superiore ad un anno.

Perché questa modifica ? Perché accadetroppo spesso che, dopo l’accertamentodella responsabilità penale, quindi dopouna sentenza di condanna di primo grado,nelle more tra la sentenza di condanna diprimo grado e il processo di secondogrado, maturi il termine di prescrizionedel reato, vanificando così l’ingente impe-gno di energie materiali, umane ed eco-nomiche profuse anche dagli organi inve-stigativi e da tutti gli organi giurisdizionali.

Quindi, l’idea di fondo da cui ci siamomossi, per questa previsione, è che ad ogniriscontro processuale di colpevolezza cor-risponda la necessità di bloccare, per untempo definito, e per un massimo ditempo, il decorso della prescrizione, inmodo tale da assegnare alla giurisdizioneun tempo ragionevole per compiere laverifica della correttezza, in questo caso,della condanna.

Infine, con l’articolo 6, la Commissioneha accolto emendamenti del Governo, diAlleanza Popolare e di Forza Italia, in cuisi prevedeva espressamente che la nuovalegge sulla prescrizione si applica ai fatticommessi dopo l’entrata in vigore dellalegge, quindi la cosiddetta norma transi-toria. Qui sottolineo che noi relatori neltesto base non avevamo inserito questanorma transitoria, perché essendo la pre-scrizione un istituto di diritto sostanziale,nel caso di successione di leggi nel tempo,qualora la norma sulla successiva è piùgravosa per l’imputato, come in questocaso, si applica la legge precedente piùfavorevole al reo. Tuttavia, in questo caso,l’abbiamo inserita ugualmente, perchéquesta norma transitoria servirà a fugaredubbi interpretativi che potrebbero sor-gere in sede processuale. Che l’istitutodella prescrizione è un istituto di dirittosostanziale, lo testimoniano le sentenzedella Corte europea, nonché della nostraCorte costituzionale.

Signor Presidente, chiedo che la Presi-denza autorizzi la pubblicazione in calceal resoconto della seduta odierna del testo

integrale della mia relazione (La Presi-denza lo consente, sulla base dei critericostantemente seguiti).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenireil relatore di minoranza, il deputato Col-letti.

ANDREA COLLETTI. Relatore di mi-noranza. Grazie Presidente, finalmente,dopo un anno e mezzo, siamo riusciti aportare questa proposta di legge sullaprescrizione penale qui in Aula. Abbiamocalendarizzato noi la proposta di legge inCommissione, un anno e mezzo fa, eabbiamo calendarizzato noi questa propo-sta di legge in Aula, nonostante il Governoe la maggioranza abbiano cercato costan-temente di allungare i tempi della suaeventuale approvazione. Solo per questo,però, dovremmo essere contenti, di altrecose, purtroppo, non siamo molto contentied è questo il motivo per il quale sono quicome relatore di minoranza. Ciò perchéquesta proposta di compromesso è pur-troppo un’occasione persa, qualora do-vesse essere votata così com’è uscita dallaCommissione. Oltretutto abbiamo un certosentore che in Aula si farà ancora unpasso indietro, per raggiungere un accordoall’interno del Governo stesso, dove ovvia-mente sono rappresentati partiti quali ilPartito Democratico e un partito qualeNCD, che è rappresentato dal Viceministroattualmente in Aula, che è costituito, inpratica, dagli ex di Forza Italia, coloro chehanno portato avanti la famigerata leggeex Cirielli, quella che è servita a molti perraggiungere la prescrizione per reati con-tro la pubblica amministrazione o perreati societari. Invece di fare un passoindietro, noi chiediamo con la nostra pro-posta di fare un passo in avanti e diarrivare finalmente ad una proposta dilegge utile che serva davvero a risolvere iproblemi del processo penale e delle san-zioni penali. Giusto per specificare cosa inCommissione ci è stato bocciato (non chie-devamo molto, non chiedevamo la luna): ciè stato bocciato, ad esempio, un aumentodegli anni per raggiungere la prescrizioneper i reati contro la pubblica amministra-

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zione, per i reati societari, quali, ad esem-pio, la bancarotta fraudolenta, falso inbilancio, e per reati quali l’omicidio col-poso che attualmente si prescrivono, que-st’ultimo ad esempio, in soli sette anni emezzo dall’omicidio stesso. Avevamo chie-sto di abrogare anche l’articolo 161,comma 2, inserito dalla berlusconianalegge ex Cirielli, e anche questo ci è statonegato. Abbiamo, altresì, chiesto di steri-lizzare la prescrizione con l’inizio delprocesso, ovvero con il rinvio a giudizio, oal massimo con la sentenza di condanna diprimo grado. Tutte queste proposte cisono, purtroppo, state bocciate da unamaggioranza – ahimè – trasversale.

Ma arriviamo alla nostra proposta, alperché siamo arrivati a questa proposta.Ci è stato detto giustamente che la pre-scrizione costa moltissimo allo Stato ita-liano, secondo alcune statistiche, che se-condo noi sono limitative, ci costa 86milioni di euro ogni anno. Ma perché laprescrizione è stata fatta in tal modo ?

Questo perché, grazie alla prescrizione,molti reati, soprattutto quelli di allarmesociale – cioè quelli contro la pubblicaamministrazione, quelli commessi dai col-letti bianchi e dai politici – raramenteriescono a raggiungere il terzo grado digiudizio, ovvero il giudizio di Cassazione.Questo perché, purtroppo, con l’attualelegge, ma anche in parte con quella chemagari approveremo qui, la prescrizionedecorrerà nonostante il rinvio a giudizio,nonostante la sentenza di condanna diprimo grado e nonostante, magari, la sen-tenza di condanna di secondo grado, finoad arrivare in Cassazione.

La questione che ci pongono in molti èche, in realtà, il problema non è la pre-scrizione: è la durata dei processi, l’ab-norme durata dei processi. Cosa fare perridurre l’abnorme durata dei processi ? Sipotrebbe fare una cosa principalmente,dare più risorse al settore giustizia, pre-vedendo più concorsi, ad esempio nelsettore amministrativo, cancellerie e quan-t’altro, e prevedendo ad esempio più con-corsi per aumentare la pianta organicaattuale dei magistrati. Ricordo che inmolti tribunali abbiamo una carenza di

magistrati che arriva al 20-25 per centodell’intera pianta organica prevista dalMinistero della giustizia. E poi ci doman-diamo perché i reati si prescrivono eperché i processi sono lunghi.

In realtà i processi sono lunghi anchea causa dell’attuale legge sulla prescri-zione. Infatti, se un imputato vede comeobiettivo la possibilità tra tre anni diarrivare alla prescrizione, è ovvio che maicercherà il patteggiamento, è ovvio chemai cercherà un giudizio abbreviato o glialtri riti alternativi, è ovvio che cercherà,come gli permette il codice, attraverso ipropri avvocati, di allungare il tempo deldibattimento del processo. Come fare perevitare tutto questo ? In una manieramolto semplice, bloccando, sospendendo,sterilizzando – chiamatelo come volete –il decorrere della prescrizione dal mo-mento del rinvio a giudizio. In questomodo, anche se apparirà strano, avremmoin realtà processi molto più veloci per unsemplice fatto, perché coloro che, sapendodi essere colpevoli, aspettano la santaprescrizione, chiederanno un patteggia-mento o un giudizio abbreviato. In questomodo avremmo molti meno processi equei processi che avremmo sarebberomolto più rapidi, perché avremmo ovvia-mente un ruolo molto minore per ognigiudice.

Il vero problema, quando si parla diprescrizione è che si parla sempre nell’ot-tica dell’indagato o dell’imputato. Si èpersa qualsivoglia ottica di una partetroppo spesso ritenuta parte eventuale, siadalla giustizia sia qui in politica, ovvero lavittima del processo. Per molti la vittimadel processo, scusate, la vittima del reato,la cosiddetta parte offesa e poi parte civile,non esiste. Noi, invece, riteniamo che conquesto progetto di legge finalmente po-tremmo dare voce a tutte quelle vittimedei reati, che ora non hanno più voce, eche invece potranno fare valere il lorodolore lì dentro il processo senza vedere,giorno dopo giorno, udienza dopo udienza,il malfunzionamento della giustizia. Siandrà allora a discapito dei più forti, dicoloro che si possono permettere i miglioriavvocati piuttosto che dei più deboli, di

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coloro che davvero cercano giustizia, dicoloro che vogliono dimostrare la propriainnocenza dentro il processo e non sal-vandosi in corner grazie alla prescrizione.

Quindi con la nostra proposta chie-diamo tre semplici cose. In primo luogo unallungamento anche minimo dei terminiminimi per la prescrizione. In secondoluogo la sospensione, la sterilizzazione,della prescrizione con l’inizio del processo,ovvero da quando l’indagato diviene im-putato in un processo. In terzo luogo,proprio per velocizzare il processo, chie-diamo di togliere tutte le fattispecie cheprevedono l’interruzione della prescri-zione, facendole incardinare come ipotesidi sospensione della prescrizione, in mododa dare almeno tempi certi per il pubblicoministero e per i giudici dibattimentali,cancellando così anche l’articolo 160 ecancellando finalmente e veramente l’ar-ticolo 161, comma 2, quella famigeratanorma che ha fatto prescrivere migliaia emigliaia di processi. All’incirca ogni annosi prescrivono 120 mila reati e tutto questoè inaccettabile, perché per 120 mila reati,diciamo che la metà magari hanno 60 milavittime, 60 mila persone che non hannovoce.

Sappiamo bene che tutta la politica,tutte le forze politiche difficilmente arri-veranno a votare la nostra proposta dilegge e il nostro testo alternativo e proprioper questo vogliamo almeno arrivare a uncompromesso che non sia un compro-messo al ribasso. Lì dove la maggioranzaha portato avanti un testo nel quale iltempo minimo per la prescrizione è pari almassimo della pena edittale, noi chie-diamo che tale tempo minimo almenoarrivi alla pena massima maggiorata di unquarto, però per tutti i reati, prevedendoal massimo l’aumento della metà solo peri reati contro la pubblica amministrazionee per i reati societari.

Chiediamo, altresì, qualora non si vo-glia arrivare alla sospensione con rinvio agiudizio, di arrivare almeno alla sospen-sione con la sentenza di condanna, cheprevede almeno un accertamento minimodi colpevolezza dell’imputato. Ci sembra ilminimo. Pertanto, chiediamo ai relatori e

alla maggioranza di arrivare a questocompromesso, perché sanno tutti che dueanni per fare un vero procedimento diappello non sono abbastanza. Ci vuolealmeno un anno solo per l’udienza inappello, figuriamoci per chiudere tutto ilprocesso.

Il terzo punto è quello di allargarealcune altre ipotesi di sospensione dellaprescrizione. Ebbene, Presidente, qualorala maggioranza o anche una parte delParlamento volesse arrivare a questo, vo-lesse convergere con noi in questa ipotesi,noi saremmo pronti a votare favorevol-mente questa proposta di legge, che –ripeto – abbiamo portato noi in Commis-sione e abbiamo portato noi in Aula,perché è davvero una delle urgenze delsettore della giustizia penale.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rap-presentante del Governo si riserva di in-tervenire nel prosieguo del dibattito.

È iscritto a parlare il deputato LucaD’Alessandro, che non è presente in Aula.

È iscritta a parlare la deputata Morani.Ne ha facoltà.

ALESSIA MORANI. Signor Presidente,onorevoli colleghi, ho ascoltato con atten-zione le relazioni dell’onorevole Dam-bruoso e dell’onorevole Amoddio, ma an-che quella del relatore di minoranza Col-letti, il quale afferma che è grazie alMoVimento 5 Stelle che siamo riuscitifinalmente a calendarizzare questo prov-vedimento. Io dico che, però, questa af-fermazione non dà conto di un lavoro cheè stato fatto in questa legislatura ed è unarichiesta che è stata fatta dal PartitoDemocratico e anche da Scelta Civica diuna calendarizzazione veloce di un prov-vedimento di riforma sulla prescrizione enon dà conto soprattutto del lavoro fattodalla stessa presidente della CommissioneFerranti, insieme ad altri colleghi, nellapassata legislatura, in cui si è tentato piùvolte di mettere mano ad una modificadella cosiddetta legge ex Cirielli, che iooggi festeggio come un traguardo esserefinalmente arrivata in Aula.

Infatti, l’istituto della prescrizione delreato è certamente uno dei più controversi

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tra gli istituti del diritto penale sostanziale.Come è noto, è classificato tra le cause diestinzione del reato anche se la categoriaè una categoria molto eterogenea poichéracchiude in sé istituti diversi, come adesempio la sospensione condizionale dellapena, che presuppone l’accertamento di unfatto di reato e anche la commisurazionedella pena.

La prescrizione, pertanto, è un istitutoa base temporale che estingue la potestàpunitiva dello Stato per effetto del decorsodel tempo. Il fondamento dell’efficaciaestintiva della prescrizione, secondo gliorientamenti più recenti, si collega natu-ralmente al funzionamento della pena, omeglio al venir meno delle ragioni sostan-ziali che giustificano l’applicazione dellapena quando è trascorso molto tempo o ètrascorso sufficiente tempo dalla commis-sione del fatto di reato stesso. Si parla,perciò, comunemente di un diritto al-l’oblio, che si basa appunto sul principiodel trascorrere del tempo.

Questo principio, però, non può impli-care solamente l’applicazione del decorsodel tempo, ma esige che si ricolleghinoaltri fattori, quali, ad esempio, i cambia-menti della società, i cambiamenti dellepersone e, perciò, anche di colui che hacommesso il reato. Perciò, per decorso deltempo si intendono un insieme di fattoriche sono appunto i cambiamenti sociali edindividuali che mettono in discussione lacosiddetta indefettibilità della pena, che èun principio di base del diritto penale.

Naturalmente, questo non vale in as-soluto poiché esistono fatti di reato cheesprimono un disvalore assoluto cosìgrande che si sottraggono alla prescri-zione. Al fine di determinare i tempinecessari alla prescrizione, occorre indivi-duare il tempo in cui lo Stato rinuncia apunire, che deve essere un tempo ritenutoragionevole, avuto riguardo alla gravità delreato e ad altre esigenze che possonoessere meritevoli di considerazione. Tra-dizionalmente, la prescrizione, si è soste-nuto, serve ad assicurare la ragionevoledurata del processo. Secondo questa ac-cezione, il cittadino ha diritto a non esseretenuto per un tempo indefinito in attesa

che l’ordinamento valuti la sua posizioneprocessuale e se, del caso, applichi anchela pena. In realtà, prescrizione e celeritàdel processo non sono connesse. Per tu-telare la celerità del processo è, infatti,necessario individuare altri elementi, altristrumenti e, cioè, meccanismi processualiche possono essere utili a questo scopo. Èinnegabile, infatti, che fra gli effetti di-storsivi della prescrizione per come l’ab-biamo conosciuta fino ad oggi vi è unoscarsissimo utilizzo dei riti alternativi e unuso legittimo e consistente delle impugna-zioni. La prescrizione serve ad assicurare,casomai, la non lentezza del processo, cheè cosa diversa. La funzione tipica dellaprescrizione, così come avviene in altriPaesi come, ad esempio, nel Regno Unitocon l’istituto del cosiddetto abuse of pro-cess, deve in realtà tutelare dalla duratalargamente irragionevole del processo inquanto quella, sì, consiste in un vero eproprio abuso nei confronti del cittadinoimputato.

La disciplina attuale della prescrizionela conosciamo tutti ed è contenuta negliarticoli dal 157 al 161 del codice penale edè stata introdotta dalla famosa, direi quasifamigerata, legge cosiddetta ex Cirielli. Inparticolare, l’articolo 6 della legge ex Ci-rielli ha riscritto l’articolo 157 del codicepenale relativo al tempo necessario a pre-scrivere. L’ex Cirielli, com’è noto, ha so-stituito il criterio adottato dal codiceRocco che era fondato sulle classi di reatoindividuate per fasce di pena e perciò digravità. Il criterio utilizzato invece dalla exCirielli equipara il tempo necessario aprescrivere al massimo della pena edittalestabilita dalla legge per ciascun reato,stabilendo, in via generale, che, comunque,per i delitti il tempo necessario alla pre-scrizione non può essere inferiore a seianni e per le contravvenzioni a quattroanni. A causa dell’inefficacia, ma ancheinefficienza della ex Cirielli, il legislatore èintervenuto per alcuni particolari delittidovendo raddoppiare i termini di prescri-zione, calcolati, appunto, ai sensi dell’ar-ticolo 157 del codice penale, come adesempio per l’omicidio colposo plurimocommesso con violazione delle norme del

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Codice della strada, per i reati di associa-zione mafiosa e di terrorismo, di sfrutta-mento sessuale dei minori, per i maltrat-tamenti e per l’incendio colposo. Occorreprecisare, comunque, che l’articolo 157prevede che l’imputato possa in ogni mo-mento rinunciare alla prescrizione e che ireati puniti con l’ergastolo, direttamente oindirettamente, siano comunque impre-scrittibili.

Dicevo che è un fatto storico e politicoche la legge ex Cirielli si è dimostratainefficiente, come si evince dalle statistichesulle prescrizioni dei reati che sono statebene descritte dai due relatori per lamaggioranza. Nel corso delle audizioni cheabbiamo svolto in Commissione giustizia eche sono state molto utili ad approfondireun tema che appunto è molto complesso edibattuto, il procuratore nazionale anti-mafia, Franco Roberti, ha affermato, inmaniera condivisibile, che la prescrizionecomporta tre tipologie di inconvenienti,che possono essere inconvenienti di tipoeconomico, sostanziale e funzionale. Quellidi tipo economico sono quelli che riguar-dano lo spreco del denaro pubblico poi-ché, quando ci sono indagini e processiche finiscono in un nulla di fatto, è chiaroche l’enorme mole di denaro pubblico cheviene investito per queste attività viene difatto sprecata.

Vi sono inconvenienti di tipo sostan-ziale che, purtroppo, si concretizzanonella impunità di una quantità di reatipiuttosto consistente, creando perciò unadisuguaglianza davanti alla legge tra co-loro che commettono un determinatoreato e che vengono puniti e coloro cheper lo stesso reato non vengono puniti, einconvenienti di tipo funzionale che ri-guardano l’articolo 111, secondo comma,della Costituzione, cioè l’eccessiva lun-ghezza dei processi, che è in contrasto conla norma costituzionale e per la quale laCEDU ci ha ripetutamente condannato.

Il primo presidente della Corte di cas-sazione ha evidenziato, invece, che unsistema siffatto rende concreta la possibi-lità di non concludere il processo conpronunce di merito, cioè con pronunceche siano di assoluzione o di condanna,

perciò tutto questo è un fattore di incen-tivo, come ho anche detto, di cosiddette« impugnazioni avventurose » – lo cito te-stualmente – e ha scoraggiato i riti alter-nativi. L’effetto di tutto questo è unenorme carico giudiziario delle corti d’ap-pello e della Corte di cassazione che vienedenunciato costantemente ogni anno al-l’inaugurazione degli anni giudiziari.

Infine, ma certamente non meno im-portante, questo sistema ha creato unsenso diffuso di impunità soprattutto peri reati gravi ed odiosi di cui, ahimè, lecronache sono piene tutti i giorni, come ireati ambientali – la vicenda dell’Eternit eanche quella della Terra dei fuochi nesono assolutamente esemplificative – maanche le vicende più legate ai reati dicorruzione quali, ad esempio, quelli piùnoti alle cronache, cioè Expo, Mose; eanche oggi – ahimè – ci sono stati degliarresti che riguardano appunto i reati dicorruzione di cui abbiamo lungamentediscusso.

Queste criticità sono state evidenziateanche dalla commissione presieduta dalprofessor Fiorella che era stata istituitadall’ex Ministro Severino durante il Go-verno Monti. Nella relazione di accompa-gnamento alla proposta di articolato pre-sentata dalla commissione Fiorella, dopoaver sottolineato come da sola – citotestualmente – « la riforma della disci-plina della prescrizione non possa risol-vere ogni problema, sostanziale o proces-suale, connesso con il carico dei procedi-menti e con la relativa mortalità », ma sianecessario « rinviare comunque ad altresedi le proposte utili per le semplificazioniprocedimentali che, nel rispetto dei dirittidella difesa, contribuiscano a snellire ilprocesso penale garantendone giustizia,efficienza e celerità », Fiorella mette inevidenza le esigenze che una riforma voltaa garantire un funzionamento correttodella prescrizione deve soddisfare e, cioè,l’effettività del sistema penale che deveindividuare tempi di prescrizione del reatoabbastanza, anzi, sufficientemente lunghiper non pregiudicare le possibilità dell’au-torità giudiziaria di esercitare appunto ilcosiddetto ius puniendi che le compete;

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l’esigenza di assicurare che il processo siconcluda in tempi ragionevoli ed evitareche questo processo gravi sull’imputatoarbitrariamente come fosse una vera epropria pena supplementare ed anticipata.

Il testo che abbiamo approvato in Com-missione giustizia tiene conto di tuttequeste osservazioni, cioè dell’impostazionescaturita dai lavori della citata commis-sione Fiorella, nonché della riforma dellaprescrizione, che è stata varata dal Go-verno nel Consiglio dei ministri delloscorso 30 agosto 2014, e interviene anchesulla disciplina delle cause di sospensionedella prescrizione previste nell’articolo 159del codice penale.

Il nucleo della nostra proposta è fon-dato sulla sentenza di primo grado e, cioè,l’affermazione della responsabilità dell’im-putato in primo grado diviene incompati-bile con il decorso del termine utile alcosiddetto oblio collettivo, come è statoricordato da più parti, rispetto al fattocommesso. Nel panorama europeo un si-stema simile è previsto, ad esempio, inGermania ed è previsto in Svizzera, men-tre in Spagna si verifica al momentodell’esercizio dell’azione penale. Occorredar conto che ci sono anche proposte dilegge che identificano nel momento del-l’esercizio dell’azione penale il momento diinterruzione della prescrizione.

Però, dal momento della pronunciadella sentenza di primo grado, la prescri-zione non viene bloccata sine die: si in-troducono, perciò, periodi di sospensioneche hanno l’obiettivo di poter svolgere intempi congrui i giudizi di impugnazione,evitando così il pericolo dell’estinzione delreato per decorso del tempo dopo unacondanna che, ancorché non definitiva,comunque sancisce in primo grado laresponsabilità penale dell’imputato.

Il periodo di sospensione per i giudizidi impugnazione è, però, oggetto di com-puto, ai fini del termine di prescrizione, sela sentenza di condanna sia riformata oannullata, perché viene meno il presup-posto che giustifica la sospensione e, comegià detto, quindi, la condanna di primogrado.

Occorre precisare, però, che il computodel periodo utile al maturarsi della pre-scrizione potrà essere fatto solo dopo chela riforma o l’annullamento della sentenzadi condanna siano stati pronunciati e che,pertanto, essa non potrà in alcun modoincidere su quella decisione. Questo signi-fica che il giudice non potrà prendere inconsiderazione come soluzione alternativaalla riforma o all’annullamento la dichia-razione della prescrizione in forza delcomputo del periodo sospeso, poiché,prima della pronuncia della sentenza diriforma o di annullamento, questo com-puto è precluso.

Questa previsione poggia sul fatto chead ogni conferma della fondatezza del-l’ipotesi accusatoria deve corrispondere lanecessità di sospendere, almeno tempora-neamente, il decorso della prescrizione,così da assegnare alla giurisdizione untempo ragionevole per compiere la verificadella correttezza della decisione nei gradidi giudizio successivi. Infatti, pur avendocomunque previsto un termine massimoentro il quale l’esercizio della potestàpunitiva dello Stato risulti definitivamenteprecluso, la giurisdizione, comunque, hapossibilità di sfruttare al meglio il tempoche le è concesso.

La ragione di questa previsione è fon-data sulla necessità, appunto, come ab-biamo detto, di non porre nel nulla illavoro processuale svolto, come anchedetto dal Procuratore nazionale antimafiaRoberti. Perciò, salvo per i casi in cui nellafase preliminare e nel giudizio di primogrado non si siano interamente consumatii termini di prescrizione, l’autorità puòutilizzare il tempo che resta – perché selo è risparmiato nelle fasi precedenti digiudizio – per giungere ad una pronunciadefinitiva sui fatti.

Inoltre, il testo che abbiamo approvatoin Commissione giustizia tiene conto an-che di altre proposte di legge di iniziativaparlamentare, poiché abbiamo inserito laprevisione della sospensione del corsodella prescrizione anche in caso di roga-torie all’estero per un massimo di sei mesie anche in caso di perizie di particolarecomplessità per un massimo di tre mesi.

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Credo, però, che una delle previsionipiù importanti di questo testo riguardi ireati di corruzione. Il testo prevede unaumento della metà del termine massimodi prescrizione per i reati di corruzionepropria, impropria e in atti giudiziari.Questa previsione, che è frutto di unlavoro fatto dai relatori Amoddio, Dam-bruoso, dal Partito democratico, da SEL edal MoVimento 5 Stelle, tiene conto di unanecessità importante, cioè quella di inter-venire sui tempi di prescrizione nei reaticorruttivi; corruzione che, per il nostroPaese, rappresenta un vero e proprio can-cro che abbiamo il dovere di debellare.

Il nostro intervento mette al centro ilcosiddetto patto corruttivo, che, proprioper sua natura, impedisce il più delle voltedi essere scoperto a ridosso della commis-sione dello stesso. Questo correttivo suireati più gravi di corruzione ci consenteanche di adeguarlo alle indicazioni chesono state più volte oggetto di raccoman-dazione da parte del Groupe d’Etats contrela corruption del Consiglio d’Europa e, inparticolare, nel 2014, il rapporto Greco ciha indicato che, nel quadro del semestredi coordinamento delle politiche economi-che del 2013, l’Italia doveva rafforzare ilquadro giuridico di contrasto della corru-zione, anche rivedendo proprio la norma-tiva sulla prescrizione; raccomandazioneche è stata espressa anche dall’OCSE nelprimo rapporto sulla corruzione, dovesono stati invitati i Paesi aderenti – e, inparticolare, quindi, l’Italia – ad allungarei tempi di prescrizione e rendere piùefficienti i processi.

Il testo approvato in Commissione in-troduce, poi, un’altra importante novitàper quanto concerne la decorrenza dellaprescrizione per i reati commessi conl’abuso di minori, e su questo vorrei direalcune cose in particolare.

Il termine di prescrizione, in questicasi, non decorre dal fatto di reato e,quindi, dal momento della consumazionedel reato, ma abbiamo stabilito che de-corra dal compimento del quattordicesimoanno di età del minore, salvo che l’azionepenale non sia stata precedentementeesercitata. Questa soluzione tiene in equi-

librio due esigenze: quella della vittima delreato, che deve avere, quanto meno, untempo per denunciare il fatto, se riesce asuperare la propria situazione di dipen-denza morale e materiale dall’autore del-l’abuso, e quella dell’imputato per evitareche l’intervento penale abbia luogo a unadistanza temporale eccessiva rispetto alpresunto fatto commesso. La previsioneche abbiamo inserito è conforme a quelladi diversi Stati europei, in particolare aquella della Germania, dell’Austria, dellaFrancia, dei Paesi Bassi e della Svezia, invirtù anche della Convenzione di Lanza-rote del luglio 2010.

Personalmente, nonostante l’avanza-mento che è stato fatto stabilendo alquattordicesimo anno di età il dies a quoda cui parte il termine prescrizionale peri reati commessi con abuso dei minori,ritengo che andrebbe fatto uno sforzoulteriore, innalzando a 18 anni il terminedi decorrenza della prescrizione, poichéritengo che il compimento del quattordi-cesimo anno di età non sia sufficiente asuperare lo stato di dipendenza, di timoreo di terrore in cui vivono i bambini vittimedi abusi. La casistica, infatti, narra didenunce fatte anche a distanza di moltis-simi anni e, trattandosi di reati riprovevoli,ritengo che questo Parlamento possa in-nalzare con coraggio al diciottesimo annodi età il momento da cui far partire laprescrizione. Infine, il testo della Commis-sione non modifica la disciplina dell’inter-ruzione del corso della prescrizione, ri-spetto alla legge cosiddetta ex Cirielli, senon prevedendo, come ulteriore causa diinterruzione, anche l’interrogatorio dele-gato dal PM alla polizia giudiziaria.

In conclusione, signor Presidente, ri-tengo che le forze politiche abbiano fattoun buon lavoro di sintesi, approvando untesto equilibrato e capace di porre rimedioalle inefficienze e storture della legge « exCirielli ». È chiaro che non ci possiamofermare qui e cioè la volontà riformatricedi questa maggioranza e in particolare delPartito Democratico vuole andare avanti.In poco più di due anni abbiamo intro-dotto importanti novità legislative e, ac-canto alla riforma della prescrizione, ab-

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biamo il dovere di riformare anche ilprocesso penale per garantire strumentiidonei, come ho già detto, nel rispetto dellegaranzie della difesa e delle altre partiprocessuali, per un processo giusto e ve-loce.

Io credo, venendo alle osservazioni chesono state fatte dall’onorevole Colletti, chesia vero che servano modifiche della pre-scrizione, ma serve un’azione riformatricea trecentosessanta gradi del processo pe-nale, e la faremo, e serve anche unapoderosa riorganizzazione della macchinadella giustizia che, devo dire, il Ministeroha iniziato, sotto la guida del presidenteBarbuto, che attiene proprio al funziona-mento dei tribunali e alle mancanze diorganico, sia del personale amministrativo,ma, anche, aggiungo, della magistratura.Credo che, accanto alla riforma della pre-scrizione, vi siano alcuni istituti partico-larmente importanti come il nuovo stru-mento della particolare tenuità del fatto;attendiamo il decreto legislativo sulla de-penalizzazione, poiché nella legge delegache abbiamo approvato ormai da un annoè contenuta anche una massiccia opera didepenalizzazione dei cosiddetti reati ba-gatellari, quelli cioè puniti con la multa el’ammenda, accanto al disegno di leggeche, naturalmente, è ora in Senato, cono-sciuto come disegno di legge Grasso sul-l’anticorruzione che, all’onor del vero,devo dire, avevamo presentato, a firmaFerranti, anche qui alla Camera; credo cheil Partito Democratico possa essere parti-colarmente soddisfatto per l’azione di ri-forma che abbiamo portato avanti fino adora e che naturalmente non si fermeràqui.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ilcollega D’Alessandro. Ne ha facoltà.

LUCA D’ALESSANDRO. Gentile Presi-dente, onorevoli colleghi, innanzitutto unadoverosa premessa: il tema della prescri-zione si incrocia inevitabilmente con iltema del diritto alla difesa costituzional-mente garantito; pertanto, il legislatorenon può introdurre norme che violino unodei principi cardine della Costituzione,

impedendo al cittadino innocente di po-tersi difendere adeguatamente in tempiragionevoli, come d’altra parte è previstodalle norme sul giusto processo.

Purtroppo, il provvedimento che giungeoggi all’esame di quest’Aula va nella dire-zione opposta, e, come tutti i provvedi-menti in materia di giustizia posti all’at-tenzione del Parlamento in questa legisla-tura, sembra più il prodotto di spinteideologiche e di superficialità. Invece diintervenire sulle inefficienze di una partedella magistratura, le si dà il solito aiutino.Non si riescono a concludere i processi indieci anni ? Che problema c’è ? Allun-ghiamo i tempi, di cinque, dieci – perchéno ? –, anche di venti anni. Con buonapace dei cittadini, di quelli normali einvisibili, ma stritolati dagli ingranaggi diquesta perversa macchina giudiziaria, chesaranno costretti a convivere per un terzodella loro esistenza nelle aule di un tri-bunale.

La sinistra continua a strumentalizzarei temi di giustizia, e ad agire senza avereuna visione strategica di ampio respiro,senza prevedere interventi strutturali eriforme compiute, intervenendo con soliinterventi tampone e norme spot prive diefficacia.

In tema di prescrizione, la discussionein atto, che in Commissione giustizia havisto il testo del Governo contrapporsi indiversi punti a quello portato avanti ini-zialmente dal Partito Democratico, la sen-sazione evidente è, infatti, quella di untema legato a questioni più che altroideologiche, dimenticando che la stessa èuna delle caratteristiche dello Stato libe-rale, è una delle garanzie fondamentali delcittadino. Ciò che manca è, infatti, laresponsabilità, l’organizzazione giudizia-ria: il giudice, e chiunque ha responsabi-lità organizzative, dovrebbe essere ingrado di garantire la celebrazione deiprocessi, che si fa anche seguendo unordine cronologico, tenendo conto dei ter-mini di prescrizione.

Nuove norme in maniera di prescri-zione, che a loro volta si desumono dadiversi provvedimenti attualmente all’at-tenzione di Camera e Senato, creano solo

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ulteriore confusione. E confusione – inmateria di giustizia e, nello specifico, inmateria processuale – significa colpirenon solo i cittadini, ma anche le impreseche pensano di voler investire in Italia, e,in particolare, quelle che nel nostro Paesegià operano quotidianamente, per nonparlare di tutte le spese coinvolte in pro-cessi che, a causa di questo provvedi-mento, diventeranno pressoché « eterni ».

In uno Stato di diritto non è concepi-bile garantire le prerogative dei cittadiniattraverso l’allungamento dei tempi di pre-scrizione. I diritti dei cittadini si garanti-scono attraverso la celebrazione di pro-cessi celeri. Non è in discussione la nostrabattaglia contro la corruzione e contro ilmalaffare, che dev’essere condotta senza« se » e senza « ma »: ciò che è in discus-sione è la garanzia di giustizia, e dicelebrazione dei processi, il rispetto delleGaranzie con la « G » maiuscola.

Con questo provvedimento, assieme adaltri che hanno già provveduto o stannoprovvedendo ad aumentare le pene, e allesospensioni previste, l’unico risultato cheriusciremo ad ottenere è quello di unaumento inconcepibile della prescrizione,che non ci può trovare d’accordo. Com-battere la corruzione e il crimine nonsignifica che i cittadini debbano stenderein eterno la celebrazione di un processo.La lentezza e l’inefficienza della giustizianon può ricadere su di loro. Il Governoguarda il problema dal lato sbagliato: sidevono velocizzare i tempi. Basti pensareche, dall’ultima analisi della Commissioneeuropea pubblicata la scorsa settimana,l’Italia è terzultima per i tempi dellagiustizia civile. Per quanto riguarda quellapenale, essa marcia a passo di carica soloquando il processo serve a dare notorietà,fama e onori (quando non si concludono,come in molti casi, con un’ignominiosasconfitta e la conseguente perdita dellafaccia).

Nel nostro Paese la giustizia viene resacon grande ritardo, con la conseguenzache l’effetto della sentenza non arriva maied è sostituito da quello di provvedimenticautelari o che dovrebbero essere, invece,a garanzia dell’imputato. Molti magistrati,

anch’essi sfiduciati verso i tempi dellagiustizia, largheggiano – o, forse, è megliodire abusano – con la custodia cautelare,svincolandola dal suo reale scopo e fina-lizzandola a sostituire un obiettivo puni-tivo, che difficilmente arriverà o arriveràmolto in ritardo con la sentenza definitiva.L’anticipo vergognoso e incostituzionale diuna pena che, alla luce delle molte asso-luzioni nel merito, non potremmo chedefinire ingiusta.

Che dire dell’effetto degli avvisi di ga-ranzia, trasformatisi da tutela per l’inda-gato a sentenze di condanna vere e pro-prie, anticipatorie di verdetti della Cassa-zione che arriveranno dopo anni ed annidi gogna e, come detto, magari per stabi-lire che il tizio era totalmente innocente ?La presunzione di innocenza prevista dallaCostituzione è travolta, fatta a pezzi, acausa di questi perversi meccanismi chevivono e si mantengono grazie alla lun-ghezza dei processi. Dal verso opposto,consentono a chi è colpevole davvero difar perdere credibilità ed efficacia alla suacondanna definitiva, che può giungeredopo molti anni dal fatto, su una personache è diversa, magari molto diversa, ri-spetto a colui che l’ha commesso.

Un sistema giustizia di un Paese civiledovrebbe mettere al centro l’uomo, lapersona, perché dietro ad ogni numerodelle fredde statistiche che siamo abituatia leggere c’è una persona, una storia, cisono emozioni, sentimenti e spesso fami-glie che si logorano nell’attesa di unasentenza.

Anche il parere della Commissione af-fari costituzionali rileva che il combinatodisposto delle disposizioni che aumentanoi termini di prescrizione e di quelle intema di sospensione della prescrizionesopra citate sembrano non pienamenterispondenti al principio della ragionevoledurata del processo di cui all’articolo 111,comma secondo, della Costituzione.

Entrando nel merito del provvedi-mento, si rileva inoltre che viene intro-dotta un’ulteriore ipotesi di sospensionedel corso della prescrizione, per un ter-mine di tre mesi, collegandolo al caso diperizie che comportino pareri di « parti-

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colare complessità ». Tale disposizione ap-pare carente sotto il profilo della deter-minatezza, rischiando di tradursi in unvulnus del principio di legalità di cuiall’articolo 25 della Costituzione. Comerilevato dalla stessa Commissione affaricostituzionali, tale previsione sembra affi-dare alla valutazione discrezionale dell’au-torità giudiziaria la possibilità di disporrela sospensione del decorso dei termini perla prescrizione attraverso l’ammissione diuna perizia ritenuta di particolare com-plessità, generando in tal modo una po-tenziale lesione del diritto alla difesa del-l’imputato, di cui all’articolo 24 della Co-stituzione.

Unica cosa positiva che siamo riuscitiad ottenere, è l’introduzione di una chiaraclausola che impedisca la retroattivitàdelle nuove norme: una disposizione chedoveva essere scontata, ma che invece nonera inizialmente prevista nel suo testobase. Testo che è stato portato avanti conprepotenza, senza nemmeno sentire le ra-gioni dell’altra parte della maggioranzadell’Esecutivo, quella di Area Popolare,che si è correttamente posta contro questoprovvedimento.

In definitiva, si tratta di un provvedi-mento che non risolve quella unanime-mente riconosciuta come la maggiore cri-ticità del sistema giustizia nel nostroPaese, ovvero la durata eccessiva e spro-positata dei processi. E vorrei più di ognialtra cosa rilevare e sottoporre al Governoancora una volta una questione di metodo,invitandolo ad affrontare il tema giustizianel suo complesso, con un intervento glo-bale e coerente, che abbia una vocazioneriformatrice, una visione; e soprattuttoabbandonando ogni approccio ideologico,che purtroppo – e lo dico con verodispiacere – caratterizza ancora oggi ogniprovvedimento su questo tema. Per talimotivi, il gruppo Forza Italia voterà no aquesto provvedimento (Applausi dei depu-tati del gruppo Forza Italia – Il Popolodella Libertà – Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ilcollega Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presi-dente, onorevoli colleghi, io sarei lieto sepotessi condividere le convinzioni radicateespresse dal collega adesso, o prima anchedalla collega del Partito Democratico. Ioinvece sono perplesso: confesso di noncapire e di avere qualche problema; AreaPopolare dirà quale sarà la sua posizionedefinitiva, penso dopo una riflessione chesi svolgerà al termine del dibattito suquesto tema.

Perché sono perplesso ? Noi stiamo au-mentando i termini di prescrizione peralcuni reati, aggiungendo alla pena edittaleuna metà di tempo: io però non ho chiaraquale sia la pena edittale ! Per la corru-zione di pubblico ufficiale la pena edittaleè di 8 anni o di 10 ? Stando all’ordina-mento vigente, è di 8 anni; ma stando avarie notizie che arrivano dal Senato,potrebbe essere di 10, o anche di più.

Stiamo ragionando di prescrizione delreato, e ovviamente il tema della prescri-zione del reato si incrocia col tema delladurata del processo. La prescrizione forseè troppo breve, ma il processo è sicura-mente troppo lungo, e oggi è lecito ilsospetto che l’unico limite alla durata delprocesso sia la durata della prescrizione.Esistono proposte per separare questi dueelementi, la durata del processo dalladurata della prescrizione ? Esistono; manon sappiamo se saranno approvate e nonsappiamo quale sarà il loro effettivo con-tenuto.

Prendiamo la corruzione di pubblicoufficiale: prima parlavamo di 8 anni, piùuna metà fa 12, più 3 anni in caso dicondanna in primo e in secondo grado,arriviamo a 15: potrebbe esser ragione-vole. Ma sono 15 o 18 ?

Se aumentiamo la pena edittale nonsaranno più quindici ma saranno diciotto.Stiamo decidendo di una prescrizione diquindici anni o di diciotto anni per questireati ? Non lo sappiamo. Forse sarebbestato più opportuno – lungi da me il volerrivolgere una critica al Viceministro dellagiustizia che ci ascolta – darci un unicoprovvedimento che contenesse questi treelementi: la prescrizione del reato, la pre-scrizione eventuale del processo o i rimedi.

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Io preferirei la prescrizione del processo,mi sembra più semplice, ma ci possonoessere anche altri rimedi, che ci sono inaltri ordinamenti simili al nostro, i quali,pur senza arrivare ad una vera e propriaprescrizione del processo, prevedono lapossibilità di sanzionare il processo troppolungo e di facilitare il raggiungimento diuna ragionevole durata del processo, che èun principio costituzionale.

Io avrei gradito trovare nello stessoprovvedimento una cosa e l’altra e l’altraancora, perché onestamente non so benesu cosa stiamo votando. Vedo che il prov-vedimento che ci arriva dal Senato con-tiene un articolo 4 molto lungo, quello cheinvece è residuato alla Camera è un arti-colo 4 cambiato e anche molto breve.Senza entrare nel contenuto dell’articolo 4approvato dal Senato, vedo che esso siponeva in qualche modo il problema delladurata del processo penale.

Non dico che lo risolvesse bene, nondico che lo risolvesse male, non intendopronunciarmi su questo, bisognerebbe ri-flettere a lungo ma il Senato si è posto ilproblema della durata del processo penale,e perché se lo è posto ? Perché ha intuitoquella che è una connessione che fannotutti, che è intuitiva, che è immediata: traprescrizione e processo penale esiste unrapporto strettissimo; decidendo della pre-scrizione noi di fatto decidiamo anchedella durata del processo. Perché questotema della durata del processo è cosìimportante ? Intanto, formalmente perchéil diritto a un processo ragionevole –ragionevole significa anche ragionevol-mente breve – è un diritto costituzional-mente protetto, costituzionalmente garan-tito e c’è un antico assioma che dice chela giustizia ritardata, è giustizia denegata.

Poi perché esistono i colpevoli, chetentano di evitare il processo per arrivarealla prescrizione e sono contenti tanto piùquanto più dura il processo, perché piùdura il processo e più è possibile cheraggiungano l’impunità attraverso lo stru-mento della prescrizione. Bene, ho presonota delle argomentazioni del collega gril-lino, ha ragione, ma nel mondo in cui vivoio ci sono anche gli innocenti e gli inno-

centi invece non mirano ad allungare ilprocesso, vorrebbero avere un processobreve e vedono oggi, nella prescrizione delreato, l’unico limite alla durata del pro-cesso. Noi dobbiamo raggiungere un dif-ficile equilibrio e stiamo parlando dellalibertà delle persone; è l’equilibrio fra ildiritto dello Stato di punire, la pretesapunitiva dello Stato, dietro la quale c’ènaturalmente anche il dolore della vittimadel reato o l’indignazione nel caso in cuiil reato abbia toccato le finanze dello Statoattraverso la corruzione ma anche abbiadanneggiato i soggetti privati che magarihanno concorso ad un appalto avendo ititoli per vincerlo e invece l’hanno perso.

C’è la pretesa punitiva dello Stato, mac’è anche la situazione del cittadino, ilquale è ingiustamente accusato, perché inItalia la dilatazione dei tempi processualifa in modo che il processo divenga unapena. Viene messa in dubbio la mia ono-rabilità, immaginiamo che io sia accusatoe venga messa in dubbio la mia onorabi-lità, mi possono arrivare dei provvedi-menti cautelari che mi impediscono diusare i miei conti correnti, possono arri-vare dei provvedimenti i quali mi impe-discono di gestire con piena libertà la miaazienda, mi può fallire l’azienda; quelli dinoi che frequentano di più le aule deitribunali sanno che non sono esempiastratti ma sono esempi concreti. Possosubire una detenzione preventiva, i mieifigli possono essere additati a scuola comefigli di un ladro e mia moglie magari puòanche divorziare perché è umano che a uncerto punto si stufi di questa situazione.

Quanto tempo può durare un pro-cesso ? Quanto tempo possiamo ragione-volmente immaginare che una personaumana regga alla durata del processo ? Epoi alla fine gli diremo che è innocente ?Certo, adesso c’è anche la responsabilitàcivile dei giudici, ma facciamo affidamentosul fatto che c’è la responsabilità civile deigiudici per non preoccuparci di porre deilimiti alla durata del processo ? Ma allorala responsabilità civile dei giudici dovrebbeessere ampia e generalizzata, noi giusta-mente l’abbiamo ristretta a casi in cui ladurata del processo derivi da dolo o colpa

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grave, da ignoranza inescusabile di stati difatto o di diritto e così via. E nei casi incui, invece, si arriva alla fine a sentenza diassoluzione e i giudici precedenti nonhanno avuto né dolo né colpa grave, hannofatto bene il loro mestiere e si sonosbagliati perché è un mestiere difficile e,come sbagliano i chirurghi, sbagliano tal-volta anche i giudici, che cosa diciamoall’imputato ? Ecco l’esigenza di un bilan-ciamento, che riuscirebbe meglio se noipotessimo inserire nella nostra valutazioneintanto qualche dato certo, la pena edittaledalla quale cominciamo a dare le nostrevalutazioni, e poi anche qualche idea piùprecisa su cosa intendiamo fare per in-tervenire sulla durata del processo.

Voglio aggiungere anche che la prescri-zione ha una sua ragion d’essere, non èche questo istituto venerabile, che esisteda tempo immemorabile, sia stato inseritolì per favorire i colpevoli; la prescrizioneesiste perché più ti allontani dal momentoin cui il fatto è stato commesso, più èdifficile costruire validi elementi di prova.Provare un fatto avvenuto vent’anni fa èpiù difficile che provare un fatto avvenutoieri, per la banale ragione che i testimonipossono essere morti e uno ha anche ildiritto di non ricordarsi. Provate a imma-ginare: viene qualcuno e vi chiede: ma tucosa stavi facendo alle 18,30 del 10 marzodel 1995 ? Non lo so. Se dovessi difen-dermi da un’accusa sarei in grande diffi-coltà, quindi è più difficile aggregare validielementi di prova.

In genere, l’allarme sociale è destatodal fatto, che dopo vent’anni si è esaurito,ma probabilmente anche dopo quindicianni, che lo Stato ha minori ragioni diriaffermare, attraverso la punizione delreo, la validità della norma. E quanto allafunzione emendativa della pena, dopotanti anni, gli uomini cambiano; se si èemendato, si era già emendato da solo, senon si è emendato da solo, è dubbio che,a questo punto, sia la pena del carcere ademendarlo.

Allora, c’è un po’ un’area di chi pensache il meglio sarebbe: « prescrizione mai ».Invito i colleghi che la pensano così ariflettere sulle ragioni per cui esiste l’isti-

tuto della prescrizione, che sono anche leragioni per le quali non può essere troppolungo, non può essere indefinitamentelungo. E poi ci sono alcune osservazionipiù di dettaglio. Leggo dal parere della ICommissione permanente, la Commissioneaffari costituzionali: « rilevato, al riguardo,che il combinato disposto delle disposi-zioni che aumentano i termini di prescri-zione e di quelle in tema di sospensionedella prescrizione sopra citate sembranonon pienamente rispondenti al principiodella ragionevole durata del processo dicui all’articolo 111, comma 2 della Costi-tuzione ». Allora, forse c’è una connes-sione, che qualche collega negava, tratermini di prescrizione e durata del pro-cesso. Non lo dico io, lo dice la I Com-missione (affari costituzionali): c’è nellasituazione concreta, nella situazione dellaRepubblica italiana. Certo, se noi avessimonorme le quali ci garantiscano la ragio-nevole durata del processo, indipendente-mente dalla prescrizione, tale connessionenon ci sarebbe. Ma dove sono questenorme ? L’articolo 4 approvato dal Senatotentava di introdurle – giuste, sbagliate,sufficienti, insufficienti, esagerate – perchémai è scomparso quell’articolo 4 ? Nonl’ho capito.

Non fa una bella impressione la scom-parsa di questo articolo 4. Certo, vi è unaltro provvedimento che di questo si oc-cuperà, ma noi, intanto, decidiamo senzasapere quali saranno i contenuti di questoaltro provvedimento. E poi, per quello cheriguarda l’accertamento peritale, che com-porta una sospensione della prescrizione,di nuovo, non io, ma la I Commissione,quella che tutela i diritti costituzionali deinostri cittadini, ci dice che: « (...) la sud-detta disposizione appare carente sotto ilprofilo della determinatezza, rischiando ditradursi in un vulnus del principio dilegalità di cui all’articolo 25 della Costi-tuzione, tenuto conto della natura istrut-toria dell’accertamento peritale ».

Di cosa si tratta ? Si tratta del fatto chel’ulteriore sospensione del corso della pre-scrizione per un termine massimo di tremesi è collegata a perizie di particolarecomplessità. Ho fatto il professore e,

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quando facevo il professore, avevo unabuona regola: mai introdurre un terminetecnico senza spiegarlo. Qui la « partico-lare complessità » viene introdotta senzaspiegazioni.

E non è che venga introdotta senzaspiegazioni per poveri deputati ignoranti,come me, che hanno fatto filosofia – no,veramente sono anche laureato in diritto,me lo ero dimenticano in questo momento–, che sono professori di filosofia, e nonprofessori di diritto, ma anche i mieicolleghi esperti di diritto penale mi diconoche l’espressione « particolare comples-sità », collegata alle perizie, è un’espres-sione che non ci dà criteri precisi edeterminati per una scelta.

Non si tratta di mettere in dubbio lanecessaria e inevitabile discrezionalità delgiudice, ma la discrezionalità si esercitasempre all’interno di paletti, di indica-zioni. Quali sono queste indicazioni ?Quand’è che decidiamo che una perizia èdi particolare complessità ? E chi lo de-cide, il giudice da solo e di sua iniziativa ?

Sempre la I Commissione continua fa-cendo presente che: « (...) tale previsionesembra affidare alla valutazione discrezio-nale dell’autorità giudiziaria la possibilitàdi disporre la sospensione del decorso deitermini per la prescrizione attraversol’ammissione di una perizia ritenuta diparticolare complessità, generando, in talmodo, una potenziale lesione del diritto didifesa dell’imputato di cui all’articolo 24della Costituzione ».

Abbiamo, dunque, l’articolo 24 dellaCostituzione sul diritto di difesa, l’articolo25 sul principio di legalità e, soprattutto,l’articolo 111 sulla ragionevole durata delprocesso. La I Commissione ci dà moltielementi, su cui, credo, noi siamo tenuti ariflettere.

Che io sappia, è un parere votatoall’unanimità, e quindi vuole dire che nonesprime una valutazione di parte: è unavalutazione di cui dobbiamo farci carico.Infine, sempre la I Commissione ci invitaa valutare: « (...) l’opportunità di modifi-care la disposizione di cui all’articolo 3,comma 1, capoverso comma 3-quater, cheprevede un’ulteriore ipotesi di sospensione

del corso della prescrizione, relativa alcaso di perizie che comportino pareri diparticolare complessità (...) ». È una rac-comandazione che tira le fila di quantoprecedentemente contenuto nelle osserva-zioni.

Credo che su queste cose si possacondurre un dialogo sereno. Nessunovuole lasciare i corrotti a piede libero,siamo tutti convinti che la corruzione siaun cancro di questo Paese e che vadacombattuta, ma questo non ci autorizza adimenticare l’accusato innocente: 120 milaprocedimenti si prescrivono in Italia ognianno, è stato detto, giustamente. È la cifraesatta, però vorrei ricordare che in Italiaabbiamo tanti procedimenti, tantissimi.

Quei 120 mila procedimenti vanno con-siderati in rapporto ad alcuni milioni diprocedimenti che sono in atto nel sistemagiudiziario italiano; non rappresentanouna percentuale straordinariamentepreoccupante. E, se vi sono, forse, su quei120 mila, 60 mila colpevoli che la scam-pano, vi sono anche 60 mila innocenti che,invece, vedono la fine del loro tormento.Infatti, questa è la realtà: degli accusati, inItalia, grosso modo, metà vengono condan-nati e metà vengono assolti, metà sonoinnocenti e metà sono colpevoli.

Dobbiamo valutare la cosa anche dalpunto di vista di quella metà che sonocolpevoli. Ma siamo convinti, poi, che lasanzione penale sia lo strumento migliorecontro la corruzione o quello su cui bi-sogna porre la maggiore attenzione ? Ionon ne sono convinto. Dovremmo portarela nostra attenzione su altre leggi.

Vi racconto un’esperienza personale.Qualche anno fa, abbiamo approvato qui,in quest’Aula, una legge sull’Expo a Mi-lano. Io, in Commissione, feci notare chequella legge sembrava fatta apposta perfavorire la corruzione, perché quella legge,copiando altre leggi (con le quali pure cisono stati fenomeni corruttivi importantio, comunque è stato sollevato il dubbio,perché non sono finiti i procedimenti) cosafa ? Sostanzialmente, applicando all’Expodelle ordinanze che erano state emanatein circostanze realmente di necessità eurgenza, garantiva un diritto praticamente

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illimitato di dare gli appalti a chi sivolesse, a trattativa privata, senza proce-dura di evidenza pubblica, senza nessunagaranzia. È stata approvata in questoParlamento, non in un altro Parlamento. Equando feci notare che sembrava cheaprisse lo spazio alla corruzione, mi dis-sero tutti che mi sbagliavo, che non eracosì, le garanzie c’erano ed erano rilevanti.Da dove nasceva il problema ? Dal fattoche se c’è l’alluvione non si fa una pro-cedura di evidenza pubblica per comprareil pane che serve a dare da mangiare aglialluvionati, ma quando si fanno dei grandilavori come l’Expo, non ci si può appellarealle stesse ragioni.

Vi faccio un altro esempio: noi ab-biamo votato poco fa una legge, la qualesostanzialmente dà una specie di immu-nità penale all’amministratore delegatodell’Ilva di Taranto, e perché gli dà l’im-munità penale ? Gli dà l’immunità penaleperché abbiamo creato un groviglio dileggi per il quale è impossibile, o moltodifficile, che qualcuno possa esercitarequella funzione senza incappare in unmodo, o nell’altro, nella legislazione vi-gente. Non dovremmo porci il problemaintanto di fare una legge sugli appalti laquale sia semplice, di facile attuazione,che consenta di fare anche le grandi opere(non so se il Giubileo di Roma avràbisogno di grandi opere, ma se ne avessebisogno, anche di fare le grandi opere peril Giubileo) con la legislazione ordinaria,senza una legislazione speciale che poicontrappone all’eccesso di garanzie dellalegislazione ordinaria un eccesso di ecce-zionalità e di caduta di garanzie per leopere che devono essere fatte in fretta ?Non dovremmo concentrare, se volessimoveramente combattere la corruzione, lanostra attenzione su questo tipo di prov-vedimenti: rifare la legge sugli appalti, maanche rimediare alla confusione e al di-sordine della legislazione, perché la cor-ruzione si insinua dove c’è confusione edisordine della legislazione ? Io mi fermoqui, ci sarebbero molte altre cose da dire,invitando tutti a riflettere fuori dalla solitacontrapposizione fra i garantisti e i giu-stizialisti, dove sembra che i giustizialisti

vogliano mandare in galera tutti, anche gliinnocenti, e i garantisti vogliano lasciare apiede libero tutti, anche i colpevoli. Vo-gliamo ragionare per cercare un giustopunto di incontro che offra il massimopossibile di garanzia che i colpevoli va-dano in galera e che gli innocenti nonsiano chiamati a soffrire ingiustamente enon si vedano rubata la vita, perché unprocesso che può durare diciotto, ventianni, è un processo che ti ruba la vita.Come fai a ricostruirtela dopo ? Da dovecominci ? D’altro canto, noi abbiamo a chefare con fenomeni che non sono solo dicorruzione, ma di corruzione quasi osten-tata, in cui non ci si preoccupa neanche disalvare le apparenze. Allora vogliamounirci alla ricerca di questo giusto equi-librio ? Noi di Area Popolare siamo dispo-nibili ad un dialogo che abbia questicontenuti e che investa questo provvedi-mento, ma anche altri provvedimenti pa-ralleli, troppo evidentemente connessi conquesto, tanto da renderci difficile decideresu questo provvedimento, non avendo con-tezza di ciò che si intenda fare sugli altridue che io ho nominato. Grazie per lavostra attenzione (Applausi dei deputati delgruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ilcollega Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Grazie Presidente,ovviamente raccolgo gran parte delle con-siderazioni che il collega Buttiglione hafatto, considerazioni e riflessioni dallequali emergono evidentemente delle criti-cità e delle perplessità in merito a questoprogetto di legge. Sono perplessità cheprovengono da una forza politica che giàin Commissione votò contro questo testo eche qui in Aula ribadisce tutte quelleperplessità e tutti quei dubbi che miauguro il dibattito parlamentare possafugare.

Quindi, se da un lato accolgo questeriflessioni, dall’altro lato mi sia consentito,in prima battuta, fare presente alla collegaMorani – che poc’anzi è intervenuta ri-cordando questa grande riforma della giu-stizia – che questa grande riforma della

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giustizia francamente è una « grande » ri-forma che tale è, forse, solo ed esclusiva-mente per i colleghi del Partito Democra-tico. Però credo che i cittadini, i cittadiniche ci stanno ascoltando e che sono quapresenti in Aula, di questa grande riformafrancamente vedano ben poco.

È una grande riforma che è rimastanelle slide di Palazzo Chigi o nei selfie delPresidente Renzi, ma che ad oggi ha avuto,rispetto a quella famosa conferenzastampa del 30 giugno 2014, ben pocaapplicazione. Il sistema giustizia oggi nonpresenta modifiche e migliorie rispetto alpassato ed i problemi di ieri sono esatta-mente i problemi di oggi in materia digiustizia. Quindi è una politica fino ad oggiche definirei, come ho già avuto modo didire in altri interventi da parte del Go-verno in materia di giustizia, totalmentefallimentare.

Il tema della prescrizione, che riguardail progetto di legge che oggi ci apprestiamoa discutere, è evidentemente un tema de-licato, un tema complesso, un tema che haassunto nel corso degli anni anche unagrande valenza di natura politica, un temache è dibattuto dal 2005, anno in cuivenne approvata la legge ex Cirielli, che hasostanzialmente modificato il sistema e ilmeccanismo di calcolo della prescrizione,ancorandolo ad una data e a un terminecerto, quello del massimo di pena edittale,modificando quindi il sistema precedenteche, attraverso il sistema degli scaglioniper gravità di reato, prevedeva un sistemaesattamente opposto.

Il dibattito quindi, ormai, da dieci epassa anni, si incentra sul fatto se la leggeex Cirielli sia una legge buona oppure no,sia una legge giusta oppure no, sia unalegge sbagliata oppure no. Per trarre unprimo rendiconto e una prima valutazionesulla bontà o meno di questa legge, credosiano i dati e i numeri che iniziano a farecapire e a mettere sul tavolo qualcheriflessione ulteriore, se è vero com’è veroche nel 2003 i processi estinti per prescri-zione, quindi i processi prescritti, eranocirca 207 mila e nel 2012 – quindi ab-bondantemente dopo l’entrata in vigoredella legge ex Cirielli – i processi prescritti

erano 113 mila. Qualcuno dirà troppi eprobabilmente sono troppi, ma ben il 40per cento in meno rispetto ai processi chesi prescrivevano prima dell’entrata in vi-gore della legge ex Cirielli. In base aquesto dato e alla luce delle considera-zioni, delle riflessioni e anche delle audi-zioni che opportunamente sono state fattein Commissione giustizia su questo tema,ho paura che il tema della prescrizione siadiventato nel corso degli anni e nel corsodel tempo più una battaglia ideologicadella sinistra e di una parte della magi-stratura, anziché una vera e propria bat-taglia di diritto e anziché una vera epropria battaglia di giustizia per potereavere un sistema giustizia migliore edefficiente.

Io dico subito – lo ho detto ancheCommissione e lo dico subito anche inAula – che credo che oggi la prioritàprincipale dei cittadini del nostro Paese siaquella di avere una ragionevole durata delprocesso e questo nell’ottica dell’articolo111 della Costituzione sul giusto processo.I cittadini oggi lo chiedono alla politica, alParlamento e al Governo. Cittadini e im-prese e famiglie chiedono di avere giustiziain tempi certi, giustizia in tempi possibil-mente rapidi. Chiedono alcuni principi ealcuni presupposti che oggi nel dibattitonon ho ancora sentito citare.

I cittadini chiedono la certezza deldiritto, chiedono la certezza della pena edoggi la necessità principale di chi ci staascoltando e di chi vive il nostro Paese nonè quella di allungare i tempi e i terminidella prescrizione, ma è di accorciare iprocessi. Qual è il rischio che io vedo nelvostro progetto di legge, dove vengonoallungati i termini di prescrizione ? Ilrischio che io vedo – è un rischio mani-festo, un rischio chiaro – è che l’allunga-mento dei termini di prescrizione possaportare a un allungamento dei termini edei tempi del processo. Questo renderebbeil sistema giustizia del nostro Paese, oggigià poco credibile, ulteriormente poco cre-dibile agli occhi dei cittadini.

Credo che la certezza del processo,avere un processo certo, che in tempi certi,che in tempi rapidi esaurisce il proprio

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corso, per dare giustizia, sia una prioritàe una necessità. Quindi, il primo rischioche avverto nel vostro progetto di legge èche l’allungamento dei termini di prescri-zione ricadrà inevitabilmente nell’allunga-mento dei tempi del processo e questocredo che renda la giustizia ancora menocredibile. I cittadini vogliono fidarsi diquesta giustizia, vogliono fidarsi di unagiustizia che possa riconoscere in modoinequivocabile la certezza di un diritto.

Abbiamo più volte definito la prescri-zione una causa di estinzione del processo.La prescrizione è la cancellazione tempo-rale della pretesa punitiva dello Stato, èl’arco temporale all’interno del quale loStato esercita la propria pretesa punitiva.Io credo che la pretesa punitiva dello Statodeve essere esercitata in tempi rapidi. Nonpossiamo permetterci, tanto nell’interessedell’imputato quanto e anche soprattuttonell’interesse della parte offesa, della partelesa, che i cittadini rimangano ancorati erimangano pendenti sotto processo pertroppo tempo, che rimangano sotto pro-cesso per una vita e che rimangano sottoprocesso in maniera pressoché sostanzial-mente eterna. Perché ? Perché la distanzache intercorre tra il fatto e il giudicatodeve essere il più breve possibile. Questovale per gli imputati, ma vale anche per leparti lese, per le vittime dei reati, vittimerispetto alle quali noi abbiamo dimostratopiù volte attenzione, a differenza del Go-verno e a differenza del Partito Democra-tico.

Questo dibattito sulla prescrizione, checasualmente avviene dopo che, poche set-timane fa, quest’Aula ha votato una leggeche è stata fortemente contestata anchedalla magistratura – mi riferisco alla re-sponsabilità civile dei magistrati –, po-trebbe apparire, Presidente, come il ten-tativo di un bilanciamento di questo Go-verno rispetto alla responsabilità civile deimagistrati. Infatti, è vero in parte, Presi-dente, quello che lei ha dichiarato inquesti giorni, cioè che questa legge entrain Parlamento avversata tanto dalla ma-gistratura quanto dagli avvocati. Io direiche appare più avversata dagli avvocati,non tanto dalla magistratura, perché se

noi andiamo a prendere i resoconti delleaudizioni – che io mi sono letto – non mipare che da parte della magistratura cisiano critiche rispetto all’orientamento cheprende questo progetto di legge. E quindiquesto dibattito rischia di essere come iltentativo, da parte del Governo, di cedererispetto a una parte della magistratura,che vede nella responsabilità civile deimagistrati – che noi non abbiamo votatoperché non è responsabilità civile dei ma-gistrati, ma è una responsabilità civiledello Stato rispetto al magistrato – unacedevolezza da parte del Governo.

Ancora, abbiamo più volte sentito direche la prescrizione è stata più volte vistaed è stata più volte definita come lamalattia del sistema, come la malattia diun sistema, la malattia del sistema pro-cessuale. Temo, invece, che la prescrizionenon sia la malattia, ma il sintomo di unsistema processuale malato, che rischiaulteriormente di aggravarsi esattamentenel momento in cui si decide politicamentedi allungare i tempi della prescrizione.

E, quindi, allungare i tempi della pre-scrizione non risolve la malattia, ma ri-schia di aggravare la patologia del sistema.E questo ce lo dice, ce l’ha detto ed èvenuto a dirlo in Commissione anche ilprofessor Tullio Padovani, ordinario didiritto penale presso la Scuola SuperioreSant’Anna di Pisa il quale, in un inter-vento assolutamente apprezzato e condi-viso, ci ha parlato del problema dellaprescrizione. Tra l’altro, è un problematipicamente italiano perché in altri Paesiquesto problema non è avvertito o, meglio,non è avvertito nelle stesse dimensioni econ la stessa portata con cui è avvertitonel nostro Paese. Il professor Padovani cidice due cose e io credo siano due ele-menti di ulteriore riflessione da metteresul tavolo nel momento in cui si intra-prende questo percorso di modifica dellaprescrizione. Il primo elemento di valuta-zione è insito nella funzionalità del pro-cesso penale, ovvero un cattivo funziona-mento della macchina giustizia. Sapetecome la penso: io credo che nel nostroPaese ci siano tantissimi magistrati bravi,tantissimi magistrati in prima linea, che

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fanno con dovere e con impegno il propriolavoro, a servizio dello Stato, come dei verie propri servitori del nostro Paese, ma iltema della prescrizione non può essereaffrontato se precedentemente non si af-fronta il problema del funzionamento delprocesso, con tutte le conseguenze e contutti i problemi di cattivo funzionamentolegati ai fattori che sono stati citatipoc’anzi anche dal collega Buttiglione, chesono problemi di funzionamento del pro-cesso all’interno del nostro Paese.

Vi è un altro tema rispetto al quale nonci si può nascondere, un tema che deveessere necessariamente affrontato attra-verso una modifica costituzionale, ma chedeve essere inevitabilmente messo sul ta-volo come termine, come tema di discus-sione. È il tema dell’obbligatorietà del-l’azione penale, un tema che non puòessere liquidato, come avete fatto voi, inmaniera sommaria attraverso uno schemadi decreto legislativo che è stato approvatola settimana scorsa in Consiglio dei mini-stri sulla non punibilità dei fatti di par-ticolare tenuità. Discrezionalità è altracosa. Quello è un provvedimento. Esatta-mente il giorno stesso in cui è statoapprovato in Consiglio dei ministri il di-segno di legge sulla buona scuola, è statoapprovato quello schema di decreto legi-slativo sulla cattiva giustizia, perché quelprovvedimento va esattamente nella dire-zione opposta rispetto a quello che voichiedete e dite di fare, cioè che non cisiano più quelle maglie di impunità che avostro avviso sono dettate dal termine diprescrizione eccessivamente breve. A no-stro avviso, l’impunità purtroppo l’avetegarantita voi in questi anni attraverso idecreti svuota-carceri che hanno minato eche hanno negato la certezza della pena.

Quindi, io credo che prima o poi ilParlamento e il Governo dovranno respon-sabilmente prevedere anche il dibattito inmerito all’obbligatorietà dell’azione pe-nale, che non può più continuare ad essereun totem rispetto al quale il dibattitorimane abbondantemente precluso. E,quindi, come dicevo prima, la prescrizioneè intesa come arco temporale entro ilquale la pretesa punitiva dello Stato deve

essere esercitata. Allungando la prescri-zione non si avranno più condanne, nétantomeno si avranno più colpevoli, maallungando la prescrizione ci sarà ununico meccanismo, che è il meccanismo diassoluzione dello Stato rispetto al fattoche lo Stato stesso non fa dignitosamentee in maniera chiara il proprio mestiere.Allungare i termini della prescrizione nonporterà ad avere più colpevoli e ad averepiù condanne, ma porterà unicamente adassolvere lo Stato rispetto a quello che fae che probabilmente fa male o che non fae che dovrebbe fare. E, quindi, queste sonole perplessità e le critiche sul provvedi-mento complessivo. Evidentemente, inquesta proposta di legge ci sono alcuniaspetti che invece valutiamo in manieradifferente.

Non accetto che si dica che il temadella corruzione – che è un tema assolu-tamente presente nel dibattito politico ecostituisce un problema evidentemente se-rio che mina fortemente non solo il prin-cipio di legalità ma mina fortemente ancheil sistema economico del nostro Paese –non accetto che si tenti di pulirsi lacoscienza sul tema della corruzione uni-camente allungando i tempi della prescri-zione.

Lo ricordava bene prima il collegaButtiglione: sul tema della corruzione si èfatto probabilmente poco e quel poco cheè stato fatto probabilmente è stato fattomale. Perché lo dico ? Lo dico perché ilViceministro Costa si ricorderà benissimoil dibattito che venne fatto all’interno diquest’Aula sulla legge Severino. Vorrei ca-pire qual è il disegno organico del Governosulla corruzione, vorrei capire, come diceoggi il presidente dell’Autorità anticorru-zione Cantone, se sulla legge Severinobisogna fare, sì o no, un tagliando. Credoche il Governo e in modo particolare ilPartito Democratico debbano dire a que-st’Aula e al Paese se la legge Severino èstata una legge sbagliata. Il Partito Demo-cratico deve dire se la legge Severino èstata una legge fatta unicamente per man-dare a casa Berlusconi, per far decadereBerlusconi, oppure se la legge Severinooggi va « tagliandata » e se la legge Seve-

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rino oggi va rivista perché ci sono situa-zioni analoghe che non riguardano più ilpresidente Berlusconi ma riguardano altriesponenti politici di sinistra. Bisogna direse la legge Severino ha fallito nella suaparte iniziale – quella relativa alla pre-venzione perché la corruzione si batteanche facendo prevenzione e la parteprima della legge Severino ovviamente an-dava ad introdurre nuovi elementi di con-trollo e di trasparenza all’interno dellepubbliche amministrazione – oppure senon va bene la parte successiva riguar-dante i reati e la repressione.

Vorrei ricordare che in quel dibattito sidisquisì molto, ad esempio, sull’introdu-zione del reato di traffico di influenzeillecite o della corruzione tra privati. Vor-rei ricordare al Parlamento che il reato ditraffico di influenze illecite, che all’epocasembrava necessario, anzi fondamentale,anzi improcrastinabile introdurre, è unodei 157 reati potenzialmente non punibiliperché reato punito con pena fino a cin-que anni e quindi reato che rientra nellapossibilità di archiviazione qualora il pub-blico ministero lo ritenga di particolaretenuità.

Queste sono le incongruenze rispettoalle quali il Governo, ma in modo parti-colare, lo ripeto, il Partito Democraticodeve fare chiarezza. Non si sconfigge e nonsi affronta la corruzione negando un prin-cipio sacrosanto o non applicando unprincipio sacrosanto che è il principiodella certezza della pena.

Queste sono, Presidente, alcune delleperplessità che noi abbiamo. Le manife-stiamo: le abbiamo manifestate in Com-missione, le manifestiamo qui in Aula, lemanifesteremo in occasione del dibattito edella votazione sugli emendamenti.

Rimane il fatto – e vado a concludere– che, oltre all’aspetto giuridico, al-l’aspetto tecnico, c’è poi un aspetto politicoche all’interno di questo Parlamento dovràessere chiarito. E l’aspetto politico deriva– lo abbiamo poc’anzi sentito dalle paroleche in parte condivido del collega Butti-glione – dalla visione unitaria che questoGoverno ha sulla prescrizione e sulla cor-ruzione e, ad esempio, sul falso in bilan-

cio. Infatti, ad oggi, non c’è alcuna visioneunitaria, non c’è visione unitaria né nelPartito Democratico né nella maggioranzané all’interno dello stesso Governo e ri-mangono sul tappeto alcuni temi che sonoper noi assolutamente fondamentali per ilmiglior funzionamento del sistema giusti-zia rispetto ai quali il Governo deve farechiarezza: un Governo che non solo sullagiustizia ma anche sulla giustizia si stadimostrando confuso e con una linea di-somogenea e disorganica.

Vogliamo capire cosa intendono faresulla prescrizione, vogliamo capire cosaintendono fare sulla corruzione, vogliamocapire cosa intendono fare sul falso inbilancio, vogliamo capire cosa intendonofare sulla legge Severino – se verrà ridi-scussa e ridefinita oppure no – vogliamocapire che cosa avete intenzione di faresull’arretrato civile e penale (9 milioni diprocessi civili e penali pendenti), sull’irra-gionevole durata del processo, tema cheviene evitato rispetto a questo dibattito,ma che è centrale rispetto al dibattitodella prescrizione; vogliamo capire checosa avete intenzione di fare sulla riformadei giudici di pace e della magistraturaonoraria.

Sono tutti temi che rimangono nellimbo, tutti temi che rimangono sospesi,tutti temi che ci portano, anche rispettoalla prescrizione, ad esprimere un giudiziofortemente negativo sull’operato del Go-verno e della maggioranza anche sul temadella giustizia.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ilcollega Sannicandro. Ne ha facoltà.

ARCANGELO SANNICANDRO. SignorPresidente, egregi colleghi, è opinione con-divisa non soltanto in quest’Aula, ma an-che nel Paese, che la giustizia in Italia èmalata. Lo dicono le statistiche del Mini-stero, lo ha detto anche il Ministro Or-lando quando è venuto qui in occasionedell’inaugurazione dell’anno giudiziario:milioni e milioni di processi, milioni diprocessi che, con tutta la buona volontà, imagistrati non riescono a smaltire intempo ragionevole.

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Perché ciò accade ? Accade innanzi-tutto, io ritengo, perché la nostra culturaci porta a sanzionare qualunque illecitocon la sanzione penale. C’è una sorta dipanpenalismo generale, per cui abbiamoreati su reati: non credo che ci sia qual-cuno che possa dire quanti sono gli illecitipenali nel nostro ordinamento.

Poi, c’è anche una deficitaria situazionecirca l’organico dei magistrati. Si parlasempre di carenze di magistrati, si parla dicarenza del personale amministrativo, sidice, in breve, che la quota di PIL chel’Italia assegna al problema giustizia èinferiore a quella che gli altri Paesi hannoriconosciuto. Tutto questo non lo pos-siamo eludere né possiamo depistare, noistessi e la pubblica opinione, parlando diprescrizione. La prescrizione è un argo-mento che è sempre esistito, che ha unasua validità sostanziale, ma non può di-ventare il capro espiatorio di questa si-tuazione fallimentare.

C’è anche un problema che attiene alprocedimento penale. Noi abbiamo intro-dotto il sistema accusatorio, che dovevafunzionare proprio come sistema che im-pedisse o, meglio, evitasse che tutti i pro-cedimenti andassero a dibattimento. Larealtà, invece, è tale: dovremmo fare, comeè stato detto, una revisione di questanormativa, rivedere il processo, perché,appunto, accade che si va sempre, sostan-zialmente, al processo.

Poi, c’è il problema enorme dell’obbli-gatorietà dell’azione penale. Questa obbli-gatorietà nei fatti non sussiste, perchénessun pubblico ministero può « sforare »ventiquattro ore di lavoro al giorno, percui è costretto ad effettuare una selezionedei fascicoli che si trova davanti ad esa-minare. Non solo, ma l’obbligatorietà del-l’azione penale, in verità, è stata intesaanche nel modo più largo possibile, cioèportata fino al punto in cui c’è una meraindagine. Quindi, è ovvio che in tale ma-niera si copre tutto l’arco delle possibilità.

Questa obbligatorietà dell’azione penalenei fatti non c’è e, quindi, bisogna ripen-sare a questo istituto. Se così stanno lequestioni, allora, ripeto, non possiamo faredella prescrizione il capro espiatorio e

caricare la prescrizione anche di funzioniche non ha. Ce lo dice la Corte costitu-zionale, la quale, già nel lontano 1971,disse che è: « (...) interesse generale di nonpiù perseguire i reati rispetto ai quali illungo tempo decorso dopo la loro com-missione abbia fatto venire meno, o no-tevolmente attenuato, insieme al loro ri-cordo, anche l’allarme della coscienza co-mune, ed altresì reso difficile, a volte,l’acquisizione del materiale probatorio ».

È la sentenza n. 202 del 1971. Ma c’èanche un altro aspetto: a distanza ditempo non siamo più certi di giudicare lastessa persona, perché un ragazzo divent’anni che ha commesso uno scippo,giudicato a trent’anni, credo che verosi-milmente non sia più la stessa persona;non solo, ma il principio costituzionaledella rieducazione della pena che fine faquando un processo viene celebrato atanta distanza di tempo ?

Quindi, la prescrizione va considerataper quello che è, e cioè il decorso di unarco temporale sufficiente, adeguato per-ché la pretesa punitiva dello Stato siavenuta meno e perché il cittadino non èstato soddisfatto nella sua richiesta di unprocesso celere. Ora, che cosa accade ? Noiriformiamo questo istituto, ma sempresotto il versante dell’allungamento, sostan-zialmente, dei tempi perché la prescri-zione si realizzi, e quale strumento ado-periamo ? Adoperiamo l’intensificazionedelle occasioni di sospensione del proce-dimento e anche quelle di interruzione delprocedimento; in questa maniera noi ab-biamo raschiato il barile, qualunque atti-vità possibile che possiamo enucleare dallefattispecie concrete viene utilizzata, fino infondo, per portare i termini di prescri-zione più lontano possibile.

Ora, è evidente, è già stato detto qui,non lo dobbiamo ripetere, che dilatare itempi di prescrizione significa dilatare laperdita di un arco della vita personale,trasformare parte della propria esistenzain un calvario che, da parte nostra, nonpuò che essere considerato inammissibile.Noi con questo proposta di legge proce-diamo esattamente in questa direzione.

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Poi ci sono anche delle contraddizioni.Abbiamo deliberato di aumentare i ter-mini prescrizionali per quanto riguarda lacorruzione, ma non ho capito per qualemotivo fra i reati della pubblica ammini-strazione si sia scelta solo la corruzione; ilreato di peculato per quale motivo è statoescluso, considerato che è un reato di granlunga più grave, in certi casi, come penaedittale e come fenomeno, e che pure èdiffuso, indiscutibilmente ? Quindi, c’è an-che questa contraddizione in sé.

Ora, la critica, in un certo senso, èsistemica e lo è perché, in effetti, si vuolecontrabbandare questa riforma come unariforma di sistema, ma tale non è, perchési muove sempre sul versante dell’effetto,ma non intende andare alla causa. È statogià detto, comunque, che provvederemosotto questi aspetti, però provvederemo inun’altra occasione, con un altro disegno dilegge, con altri strumenti. Qualcuno ha giàricordato in quest’Aula, questa mattina,che se vogliamo affrontare il problema allaradice lo dobbiamo affrontare contempo-raneamente, altrimenti, pur allungando itermini della prescrizione, è evidente cheil problema lo si sposta in avanti, ma nonlo si risolve, quindi non si tratta di unariforma, ma semplicemente di un adatta-mento alle esigenze concrete di questoparticolare momento.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ilcollega Daniele Farina. Ne ha facoltà.

DANIELE FARINA. Grazie Presidente,il Parlamento può fare tutte le riforme delmondo, ma se i dati restano quelli attualinon ci sarà mai una vera giustizia. Sono leparole, recenti, di Filippo Leonardo, pre-sidente del tribunale del riesame di ReggioCalabria; il dato specifico da lui citato èquello dello squilibrio tra magistraturainquirente e giudicante.

Ma io lo traduco con quanto andiamoaffermando da tempo: non si fanno ri-forme veramente efficaci a costo zero.

Abbiamo lavorato molto in questa le-gislatura sulla materia della giustizia, ma,sempre o quasi, in assenza di risorseaggiuntive per il servizio giustizia, anzi a

volte con l’idea che, riformando, se nepoteva risparmiare qualcuna. E, infatti,eccoci qua. Ma viene da chiedersi: quadove ?

Ci siamo sentiti raccontare che la pre-scrizione è la benzina dei processi, qualemadrina del malcostume da avvocato diutilizzare tecniche dilatorie al fine di ar-rivare alla prescrizione. Sarà anche vero,ma abbiamo anche ascoltato che il 70 percento dei reati si prescrive in fase diindagine preliminare, dove – come è noto– gli avvocati c’entrano poco o nulla.Abbiamo anche ascoltato che, dal 2005 adoggi, il numero delle prescrizioni si èdimezzato. Eppure, siamo qui a discuternecome se fosse un’emergenza.

Abbiamo sentito anche in quest’Aula daparte del relatore come la prescrizioneabbia avuto parte principale, secondo lui,nella sentenza sulla terribile strage diamianto di Casale Monferrato, purtropponon l’unica, non isolata. Abbiamo anchevisto che associazioni vicine anche a Si-nistra Ecologia Libertà hanno raccoltofirme per riformare, a partire da quelcaso, l’istituto della prescrizione; però, poi,ci siamo un po’ resi conto, almeno dallenostre parti, che in realtà quella prescri-zione del reato di Casale Monferrato avevamolti padri e che non era forse quello ilpunto da usare in maniera un po’ popu-listica per arrivare ad una riforma dellaprescrizione, perché quel processo si èsvolto in quattro anni, un tempo recordper la giustizia italiana. Il problema nonsono stati quei quattro anni, ma i qua-rant’anni precedenti, nei quali una cattivapolitica e anche una cattiva magistraturanon hanno avuto il coraggio di spingere inavanti, dentro anche un processo penale,ciò che i Cittadini per Casale, i sindacati,in tanti siamo andati denunciando.

Quindi, io credo che su questa que-stione, il provvedimento sui reati ambien-tali, il reato di disastro ambientale, che citorna indietro dal Senato, se approvatocelermente da questo ramo del Parla-mento, potrà fare molto più che non unariforma della prescrizione.

Ci siamo sentiti raccontare addiritturache la prescrizione è una sconfitta dell’or-

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dinamento giuridico, ma io mi chiedo: èpossibile che un istituto di diritto sostan-ziale sia una sconfitta, piuttosto che unalegittima parte dell’ordinamento ? In ve-rità, dell’orrida prescrizione non parlavanessuno; c’era ma non accadeva, o acca-deva molto di rado.

Altri due istituti di diritto sostanziale,l’amnistia e l’indulto, la prevenivano consistematica cadenza. Ma, a tal proposito,sappiamo come è andata a finire e oggi,che di amnistia e di indulto non si parlapiù, la signora prescrizione è diventatauna star.

Questo gruppo ha ripetutamente fattonotare che le carceri della Repubblicadetengono, in rapporto agli altri Paesieuropei, un inspiegabilmente alto numerodi detenuti per violazione del testo unicosugli stupefacenti e un inspiegabilmentebasso numero di detenuti per reati legatialla corruzione o contro la pubblica am-ministrazione. Quell’« inspiegabilmente » ètotalmente ironico ovviamente perché èinvece chiaro il lavoro del cattivo legisla-tore degli scorsi anni, lavoro che è statochiarissimo, oltre che cattivo: dannazioneper alcuni reati e salvazione per altri.

Per questo, SEL ha proposto di rifor-mare, proprio con riguardo alla corru-zione e ai reati contro la pubblica ammi-nistrazione, l’istituto della prescrizione ealla fine qualche piccolo risultato è arri-vato, ma, ahimè, molto timido, e il collegaSannicandro ricordava altri reati di cor-ruzione contro la pubblica amministra-zione che abbastanza inspiegabilmentenon fanno parte del testo che esaminiamo.

Dunque, poco ma buono però il nostroconsenso finisce lì, perché il resto dellariforma è poco di buono. Perché, perpresunte necessità sistemiche, stabiliamoun regime di sospensione dei processi pertutti i reati che avrà come unico effetto illoro allungamento fino, potenzialmente, atre anni. Quindi, processi irragionevol-mente lunghi. Io cito sempre l’esempio delfurto in un supermercato, del taccheggio,che, essendo furto aggravato, si prescriveràpotenzialmente in tempi anche superioriai 9 anni e allora mi chiedo: in quelladata, a quella data che interesse avremo

tutelato ? L’interesse della vittima ? Quellodella collettività ? O quello dell’imputato,cittadino potenzialmente anche inno-cente ? Ecco, io direi, nessuno di questiinteressi alla data del 2024.

La riforma funziona così: siccome lamacchina è scassata, invece di ripararlaper farla andare più veloce, e sto parlandoovviamente della macchina della giustizia,e ritornano le risorse mancanti, noi spo-stiamo l’ora o meglio la data dell’appun-tamento, la spostiamo per tutti, vittime,imputati e ovviamente ordinamento. Ionon guardo con preoccupazione alla pros-sima chiusura degli ospedali psichiatricigiudiziari, avremo problemi ma li affron-teremo; i problemi stanno soprattutto nelritardo di alcune regioni che tuttavia nondevono autorizzare slittamenti. Non sonopreoccupato, e torno all’argomento, perchéi matti veri sono già fuori e circolanoanche in Parlamento e in tribunale comequelli che volevano interrompere la pre-scrizione dal momento del rinvio a giudi-zio e – aggiungo io facendo una battuta –perché non farla decorrere dalla sentenzadi Cassazione a questo punto ? Sono quelliche raccontano che così cambierà poco onulla e invece noi temiamo che cambieràeccome per le vittime e per gli imputati,compresi i tanti innocenti che non sono unerrore statistico, visto i dati che abbiamoa disposizione. Dunque cambierà poco inbene e assai, temo, in male.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscrittia parlare e pertanto dichiaro chiusa ladiscussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo– A.C. 2150-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare ilrelatore di minoranza, deputato Colletti,che però non vedo in Aula. Prendo attoche la relatrice per la maggioranza, de-putata Amoddio, il relatore per la mag-gioranza, deputato Dambruoso, nonché ilrappresentante del Governo si riservano diintervenire nel prosieguo del dibattito.

Atti Parlamentari — 26 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 16 MARZO 2015 — N. 392

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Il seguito del dibattito è rinviato adaltra seduta.

Sospendo la seduta che riprenderà alleore 14,45.

La seduta, sospesa alle 14,10, è ripresaalle 14,50.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensidell’articolo 46, comma 2, del Regola-mento, i deputati Cicchitto e Manninosono in missione a decorrere dalla ripresapomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessi-vamente settantasette, come risulta dal-l’elenco depositato presso la Presidenza eche sarà pubblicato nell’allegato A al re-soconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all’Assembleasaranno pubblicate nell’allegato A al reso-conto della seduta odierna.

In morte dell’onorevole Nicola Bellisario.

PRESIDENTE. Comunico che è dece-duto l’onorevole Nicola Bellisario, giàmembro della Camera dei deputati nellaVI legislatura.

La Presidenza della Camera ha giàfatto pervenire ai familiari le espressionidella più sentita partecipazione al lorodolore, che desidera ora rinnovare anchea nome dell’Assemblea.

Discussione del disegno di legge: S. 1749 –Conversione in legge, con modifica-zioni, del decreto-legge 24 gennaio2015, n. 4, recante misure urgenti inmateria di esenzione IMU. Proroga ditermini concernenti l’esercizio della de-lega in materia di revisione del sistemafiscale (Approvato dal Senato) (A.C.2915).

PRESIDENTE. L’ordine del giorno recala discussione del disegno di legge, giàapprovato dal Senato, n. 2915: Conver-

sione in legge, con modificazioni, del de-creto-legge 24 gennaio 2015, n. 4, recantemisure urgenti in materia di esenzioneIMU. Proroga di termini concernentil’esercizio della delega in materia di revi-sione del sistema fiscale.

Ricordo che nella seduta del 4 marzo2015 sono state respinte le questioni pre-giudiziali Cancelleri ed altri n. 1, Caon edaltri n. 2 e Palese ed altri n. 3.

(Discussione sulle linee generali– A.C. 2915)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la di-scussione sulle linee generali.

Avverto che i presidenti dei gruppiparlamentari MoVimento 5 Stelle e PartitoDemocratico ne hanno chiesto l’amplia-mento senza limitazioni nelle iscrizioni aparlare, ai sensi dell’articolo 83, comma 2,del Regolamento.

Avverto, altresì, che la VI Commissione(finanze) si intende autorizzata a riferireoralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore perla maggioranza, deputato Fragomeli.

GIAN MARIO FRAGOMELI, Relatoreper la maggioranza. Signor Presidente, oggiiniziamo la discussione della conversionedel decreto-legge recante misure urgenti inmateria di esenzione IMU, nonché prorogadi termini concernenti l’esercizio delladelega in materia di revisione del sistemafiscale. È doveroso premettere che non sitratta di un passaggio normativo di carat-tere iniziatico, principalmente per tre mo-tivi.

In primis perché la materia oggetto delprovvedimento non rappresenta unanuova imposta: l’IMU sui terreni agricolifin dalla sua prima applicazione ha inte-ressato anche i terreni che possono essereadibiti all’esercizio delle attività agricole,come previsto dall’articolo 2135 del codicecivile; diversamente si è sempre trattato diun’applicazione di carattere generale allaquale sono state applicate delle deroghe/esenzioni per alcuni territori, quelli ap-punto risalenti alla circolare n. 9 del 1993.

Atti Parlamentari — 27 — Camera dei Deputati

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In second’ordine non ha un carattereiniziatico in quanto questo provvedimentochiude la normativa sulla copertura di unodei più importanti ed impegnativi provve-dimenti del Governo Renzi, il decreto-legge n. 66 del 2014, più comunementeconosciuto come « gli 80 euro in bustapaga », i 640 euro per il periodo maggio-dicembre 2014: in sostanza uno dei mag-giori tagli effettuati negli ultimi anni allacontribuzione fiscale dei lavoratori e dellelavoratrici fino a 26.000 euro di reddito,portato poi a regime nel 2015. Ebbene, ilgettito previsto dall’imposta IMU sui ter-reni agricoli, i 350 milioni di euro hannofinanziato inizialmente circa 4 euro diquesti 80 euro, cioè circa il 5 per cento;per poi scendere, a seguito delle variemodifiche al decreto-legge, a poco più del3 per cento. Di questo stiamo parlando,quando parliamo del gettito dell’IMU agri-cola rispetto alla copertura del decreto-legge n. 66 del 2014.

In ultimo, e non certo per importanza,questo provvedimento è stato sicuramenteconseguente ad un altro puntuale inter-ventismo parlamentare, che voglio sinte-tizzare in pochissimi passaggi. Fin dalmese di luglio 2014 infatti abbiamo evi-denziato, con un’osservazione al parere aldecreto legislativo n. 100 (per intenderci,il primo riguardante l’attuazione della ri-forma del catasto), una verifica su questatipologia di terreni. Successivamente, conla presentazione dopo l’emanazione deldecreto ministeriale 28 novembre 2014,attuativo del decreto-legge n. 66, di bentre risoluzioni in Commissione finanze allaCamera, la prima delle quali a firma PD,finalizzata all’introduzione di franchigie edetrazioni per i contribuenti e a salva-guardare forme di compensazione per imancati incassi da parte dei comuni; e aseguire altre due risoluzioni ad opera diForza Italia e del Nuovo Centrodestra. Il22 gennaio 2015 con la trasmissione diuna lettera al Presidente del ConsiglioMatteo Renzi, sottoscritta da ben 106deputati del Partito Democratico, lo ab-biamo invitato ad un suo pronto inter-vento prima della scadenza del 26 gennaio,

alla quale è seguita il giorno successivol’approvazione del presente decreto-leggeda parte del Consiglio dei ministri.

Quindi, tornando ai contenuti, è fon-damentale evidenziare che, fin dalla suaprima formulazione, il decreto si è con-trassegnato per la sua portata estensiva,nel senso di un aumento dei comuniesenti, secondo la definizione di comunimontani appunto, dall’applicazione del-l’IMU ai terreni agricoli. In particolare,con modifiche apportate al Senato di quat-tro articoli, l’articolo 1 interviene sui cri-teri di esenzione del versamento dell’IMUsui terreni montani e parzialmente mon-tani, prorogando ulteriormente al 10 feb-braio il termine per il versamento dell’im-posta dovuta all’anno 2014, secondo nuovicriteri. Un decreto quindi che ha rimodu-lato quelle che erano le precedenti clas-sificazioni dei comuni esenti; ricordiamoche, nella loro prima stesura, queste age-volazioni riguardavano sostanzialmente ilcarattere altimetrico dei comuni e dellaresidenza municipale.

Tornando quindi ad una connotazionedi comune montano, essa è invece legataalla prevalenza del territorio montano al-l’interno del medesimo comune. È chiaroche la vicenda dell’IMU sui terreni agricoli,come dicevo prima, seppur non abbia uncarattere particolarmente innovativo, èuna questione che ha riguardato per moltianni una particolare normativa, partico-lari forme di esenzione che sarebbe moltolungo riprendere ma sicuramente il primoaspetto normativo è rinvenibile dall’intro-duzione dell’IMU, dal decreto legislativon. 504 del 1992. Subito dopo, nel 1993, adefinire in modo più puntuale i comuniesenti ci ha pensato la ex circolare 9, cheha chiarito tutte le tipologie di comunimontani o parzialmente montani o i co-siddetti comuni collinari svantaggiati. Inquella circolare erano rinvenibili tutte lecaratteristiche di esenzione rispetto a que-sta imposta. È chiaro che, come dicevopoc’anzi, il decreto-legge n. 66 con questarichiesta di copertura di circa 350 milioniha demandato poi ad un provvedimentoattuativo, appunto a un decreto ministe-

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riale, che è stato però emanato solo nelnovembre 2014, quindi a ridosso di quellache era la scadenza iniziale di questopagamento, che, vi ricordo, era del 16dicembre 2014, quindi a stretto ridosso,identificando appunto tre caratteristichealtimetriche dei comuni: sotto i 280 metri,nessun comune era esente dal pagamentodi questa imposta; dai 280 metri ai 600metri erano esenti solo particolari soggettiin questo caso gli agricoltori e gli impren-ditori agricoli, comunque coloro che eranoiscritti alla previdenza agricola, e solo peri comuni che avevano residenza munici-pale superiore ai 600 metri era rinvenibileinvece un’esenzione totale, quindi che ri-guardava la totalità dei contribuenti pro-prietari di terreni agricoli. Questo è unelemento importante rispetto a questi de-creti; in qualche modo le precedenti esen-zioni non differenziavano la tipologia delcontribuente, non c’era una connotazionesoggettiva, era eminentemente oggettiva,quindi legata appunto alla definizione delcomune. Con il decreto ministeriale attua-tivo del decreto-legge n. 66 del 28 novem-bre si fa un passo diverso e si introduconoquindi delle particolari agevolazioni legatesolo ed esclusivamente agli agricoltori.Successivamente i passaggi sono stati com-plicati e chiaramente il fatto che il decretoministeriale sia uscito molto a ridossodella scadenza del 16 dicembre ha provo-cato anche dei ricorsi amministrativi aigiudici amministrativi di comuni e di or-ganizzazioni di comuni e ciò chiaramenteha provocato anche un maggior caratteredi sospensione di questo tributo, tant’èche, come dicevo poc’anzi, il nostro inter-vento, la nostra lettera è nata a ridossodella scadenza del 10 febbraio, che eramolto critica e molto complicata. In so-stanza, questo decreto è intervenuto indata 24 gennaio e ha permesso di am-pliare, come dicevo prima, i comuni esenti.Se, inizialmente, dalla nuova ridefinizionefatta dal decreto ministeriale 28 novem-bre, ci trovavamo di fronte a circa 1.500comuni esenti dall’applicazione di questotributo, successivamente all’introduzionedi questo tributo, nella sua prima formu-lazione, siamo passati a circa 3.500 co-

muni, a cui si aggiungono altri 655 comuniparzialmente montani per i quali, comedicevo prima, è prevista l’esenzione solodei contribuenti che sono agricoltori.Quindi, capite che, complessivamente, peril mondo dell’agricoltura, ciò ha volutodire passare dai 1.500 comuni a più di4.300 comuni esenti, quindi anche questoè un passaggio importante. Nei lavori chesi sono poi avuti successivamente nelladiscussione al Senato, altro si è cercato difare e, come dicevo anche poco fa, diampliare sempre di più il regime di esen-zione o comunque di agevolazione; infatti,dove non si è riusciti a lavorare sulleesenzioni, si è lavorato comunque attra-verso le agevolazioni. Ricordo che, comun-que, al Senato è stata introdotta un’esen-zione anche per i comuni delle isole mi-nori; è stata rimarcata l’entrata a regimeda subito del non pagamento dei terreniinusucapibili e quindi anche questo è statoun elemento importante che ha fatto chia-rezza, a prescindere dall’altitudine, quindianche questo elemento ha riguardato tuttele tipologie di comuni. Si è poi riuscitianche al Senato ad introdurre un’ulterioredetrazione di 200 euro per i comuniconsiderati svantaggiati, i comuni collinari.

Anche questo è stato un passaggio im-portante perché, seppur l’Italia sia moltodiversificata da questo punto di vista,quindi non è facile dire che questo tipo diagevolazione in qualche modo sia tradottain un’esenzione, è pur vero che, in moltezone d’Italia, una valorizzazione di questotipo è quasi assimilabile ad un’esenzione,perché magari chi è proprietario di pochiettari di terreno si è trovato di fronte a unvalore impositivo molto prossimo a quellodell’agevolazione dei 200 euro.

Questo non è chiaramente vero pertutta Italia. Ci troviamo in altre realtà e inaltre zone italiane, invece, dove la valo-rizzazione dei terreni agricoli, da un puntodi vista dominicale, è superiore e, quindi,ci troviamo di fronte magari a situazionidove, invece, questa rimane una sempliceagevolazione e rimane, invece, per gli agri-coltori un’importante quota di questa im-posta da pagare, quindi è giusto premet-tere anche questo passaggio. Diciamo poi

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che lo sforzo che è stato fatto anchesuccessivamente, importante dal miopunto di vista, è che è stata sostanzial-mente introdotta quella che viene consi-derata una proroga implicita, nel sensoche sono stati spostati i termini della nonapplicazione di sanzioni e interessi ri-spetto al ritardato pagamento al 31 marzo.

Ciò vuol dire che coloro che paghe-ranno entro il 31 marzo questo tributonon pagheranno nulla di più di quello cheera originariamente previsto, quindi è unasostanziale proroga del termine. Questo èimportante ed è altresì importante chequesto decreto venga convertito non soloper questa proroga importante, ma per-ché, come dicevo prima, tornare indietro,tornare al precedente regime normativovorrebbe dire riescludere oggettivamentecirca duemila comuni in esenzione e altrimillecinquecento comuni in agevolazione,quindi la mancata conversione di questodecreto sarebbe molto critica. Chiara-mente, infatti, la platea dei contribuenticrescerebbe notevolmente e, in più, comeho appena detto, crescerebbe anche per-ché non pagherebbero l’imposta per il suovalore, ma la pagherebbero con le sanzionie gli interessi. Siamo tutti consci del fattoche il 10 febbraio è trascorso e, quindi,anche questo è un elemento assai critico,di cui bisogna tener conto a proposito delfatto che tale decreto debba essere con-vertito.

Riguardo poi al tema delle coperture, èchiaro che vi è un tema importante ecritico che ha riguardato, in particolare,l’annualità 2014 e mi riferisco allo sforzoche è stato compiuto per introdurre questeagevolazioni e queste esenzioni. Circa 90milioni di euro sono stati recuperati nelpassaggio dal precedente regime deroga-torio dei comuni montani, con la nuovadefinizione del decreto ministeriale 28 no-vembre rispetto poi al ritorno alla circo-lare n. 9 del 1993. Quanto a questa so-vrapposizione, a questo ampliamento deicomuni esentati, inoltre, vi ricordo chenon è secondario che, per il 2014, anchei comuni che, in qualche modo, sono inesenzione solo per la normativa del 28

novembre, quindi non più applicabile infuturo, ma per il 2014, risultano comun-que esentati.

Quindi, ci troviamo di fronte oggetti-vamente a una platea più ampia di comuniesentati dal pagamento dell’IMU sui ter-reni agricoli. Quindi, uno sforzo impor-tante è stato fatto per il 2014; per il 2015entrerà a regime, invece, come dicevoprima, un’agevolazione di 200 euro pertutti i comuni collinari svantaggiati.Quindi, è giusto evidenziare questi temi,perché, se pensate che parlavamo di 350milioni di euro complessivi, di 359 milionidi euro complessivi per l’esattezza, quasicirca un terzo sono stati ritrovati a co-pertura di quella che era un’imposta didifficile definizione.

Riguardo poi al passaggio importantedelle agevolazioni, queste hanno previstoad oggi una copertura di circa 15 milioni.È chiaro che tutto quello che viene dettofino adesso, cioè una continua rincorsa daparte del Parlamento e del Governo perampliare la platea dei comuni esenti, equindi dei contribuenti esenti, ha provo-cato anche alcune difficoltà rispetto allescadenze e anche al pagamento da parte dialcuni soggetti che hanno pagato con laprecedente scadenza. Quindi, in questodecreto al Senato è già stata inserita unacerta modalità di rimborso, che deve es-sere effettuata per gli enti impositori,quindi parliamo di comuni che, in qualchemodo, dovranno rimborsare i cittadini chehanno pagato con la precedente scadenzadefinita quindi vi è un rapporto tra pub-blica amministrazione e contribuente; vi èpoi una ridefinizione di quello che è ilrapporto della contribuzione, attraverso ilfondo di solidarietà comunale, tra lo Statoe i comuni medesimi.

Infatti, chiaramente, vi sono comuniche, a fronte di queste agevolazioni, nonpercepiranno più le risorse previste, nonpiù i 350 milioni, ma i circa 230 milioniper l’annualità 2014, perché, come dicevo,sommavano più forme di agevolazioni, equindi è chiaro che anche i comuniavranno una mancanza di gettito. A questosi è detto che bisognerà rispondere attra-verso la definizione di una corresponsione.

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Su questo tema, preannuncio già che visaranno degli ordini del giorno, in quantola materia esplicitata nel decreto non èchiarissima sulla portata di questo rim-borso, nel senso che la definizione attualesembra rimanere nelle maglie di un’oriz-zontalizzazione del contributo.

Cosa intendo dire ? Intendo dire che lerisorse devono essere trovate all’interno diuna perequazione comunale. Siccome,però, le esenzioni sono state superiori allaprevisione, sicuramente, in questa primaapplicazione, bisognerà prevedere delle ri-sorse aggiuntive sul fondo di solidarietàcomunale per coprire tutte queste formedi agevolazioni che sono state previste.

Non da ultimo, ricordo anche che neldecreto è stato inserito un passaggio fon-damentale sulla questione della sospen-sione degli adempimenti dei versamentiper l’isola di Lampedusa: tutti noi sap-piamo lo stato emergenziale in cui versa inrelazione all’eccezionale afflusso di citta-dini appartenenti ai Paesi del Nord Africa.Quindi, anche su questo tema, è impor-tantissimo rimarcarlo.

Il disegno di legge – quindi, non ildecreto, ma il disegno di legge in sé –all’articolo 1 introduce un altro impor-tante tema, che è quello della proroga ditre mesi del termine per l’esercizio delladelega. Questo contenuto riprende, sostan-zialmente, delle identiche proposte di leggea firma Capezzone e Causi, che abbiamoavuto modo di rivalutare anche in Com-missione finanze.

Si tratta di una proroga di tre mesi, equindi si passa dal 31 marzo al 26 giugno2015. È una proroga particolare, ci tengoa rimarcarlo, in quanto è determinatanella sua indeterminatezza, nel senso cheprevede, però, ulteriori 90 giorni durantel’esame in Commissione nel caso in cui idecreti attuativi provengano negli ultimi30 giorni prima dello scadere del 26 giu-gno.

Perché è importante questo aspetto ?Noi abbiamo voluto fortemente una pro-cedura rafforzata sui decreti attuativi delladelega fiscale. Abbiamo creduto fin dal-l’inizio che i passaggi parlamentari sianofondamentali per confrontarsi con il Go-

verno, e quindi non solo un unico passag-gio, ma, anche nell’eventualità che nonvengano accolte le condizioni e le osser-vazioni poste, in particolare, dalle Com-missioni finanze di Camera e Senato, unulteriore e successivo passaggio. Ebbene,pensiamo che una proroga non debbainficiare assolutamente questo rapportodialettico, positivo, che, in qualche modo,riguarda la materia fiscale.

Quindi, crediamo che, seppur sianostati dati tre mesi, fino al 26 giugno, si siaaperta questa finestra temporale, che, inqualche modo, garantisce ulteriori tremesi, e sia un passaggio temporale impor-tante, perché è la dimostrazione di quantosia fondamentale che le Camere diano illoro apporto nella lettura dei decreti at-tuativi di una riforma epocale come ladelega fiscale, che riguarda moltissimi ita-liani e moltissime imprese.

Quindi, da questo punto di vista, siamoconvinti che sia un passaggio cruciale. Inultimo, chiaramente, il decreto individuadelle coperture finanziarie che riguardanomolti fondi del mondo agricolo, che ri-guardano, in particolare, una ridefinizionedi quella che era l’imposta regionale,l’IRAP sui produttori agricoli, che, in qual-che modo, la legge di stabilità aveva estesoanche ai cosiddetti tempi determinati, chesappiamo essere una tipologia contrattualemolto estesa nel mondo agricolo.

Ne siamo consapevoli, però vi era lanecessità di trovare una copertura che,ribadisco, anche il mondo dell’agricoltura,anche tutto il sistema Italia, e quindianche il Ministero delle politiche agricole,in qualche modo, doveva dare a un im-portante passaggio come quello del bonusdegli 80 euro. Penso che, fondamental-mente, nella misura e nei termini, pocopiù del 3 per cento, non sia sbagliato direche è un contributo importante che anchel’agricoltura poteva dare a questo impor-tante investimento di oltre 6,4 miliardi cheha riguardato il bonus degli 80 euro.

Concluderei qui questo aspetto, riba-dendo che vi è un impegno attraverso gliordini del giorno; infatti, come ho detto, ildecreto in esame è immodificabile, perchésarebbe drammatico non convertire questo

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provvedimento, che ha una portata am-pliativa di quelli che erano i comuni esentie i contribuenti esenti dal pagamento diquesta imposta.

Però non deve venire meno un impe-gno, attraverso gli ordini del giorno, che èquello, in qualche modo, di riuscire aimpegnare tutta la macchina finanziariadello Stato, intendo quindi sia il Ministerocompetente il MEF, che l’Agenzia delleentrate in particolare, in quella che deveessere una rivisitazione importante. Noi lodicemmo in sede di riforma del catasto aluglio: in Italia forse c’è ancora una formadi sperequazione rispetto ai valori domi-nicali dei terreni agricoli e questo sicura-mente nel momento in cui si introduce, siapure non di elevata portata, una specificaimposizione tributaria, deve essere al cen-tro dell’attenzione di un’operazione di ve-rifica. Noi siamo consapevoli che la delegafiscale in questo momento riguarda solo inparte questo aspetto, non riguarda la ri-forma del catasto, riguarda solo i fabbri-cati e non i terreni, ma su questo tema cidobbiamo impegnare, perché dobbiamoriuscire ad estendere questo impegno.

Presidente, chiedo che la Presidenzaautorizzi la pubblicazione in calce al re-soconto della seduta odierna del testointegrale della mia relazione (La Presi-denza lo consente, sulla base dei critericostantemente seguiti).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenireil relatore di minoranza Busin, che nonvedo in Aula.

Ha facoltà, quindi, di intervenire ilrelatore di minoranza L’Abbate.

GIUSEPPE L’ABBATE. Relatore di mi-noranza. Grazie Presidente, oggi siamo quiin Aula a discutere di un decreto-legge chenon doveva esistere, perché non deve esi-stere l’IMU sui terreni agricoli. Questo èun decreto che, in realtà, serve a mettereuna toppa all’enorme buco creato dalGoverno Renzi. L’arrampicata sugli spec-chi da parte del Governo è alquantoevidente, perché dice di non avere intro-dotto un’ulteriore tassa, perché c’era giàl’ICI dal 1993, però ne estende la platea.

Quindi, mentre prima a pagare l’ICI eranoin pochi, adesso viene estesa la platea agran parte dei terreni agricoli e viene dettoche non è introdotta una nuova tassa, maviene estesa una che c’era già, che prati-camente è come introdurla. Quindi sa-rebbe bello farlo vedere e farlo dire di-rettamente agli agricoltori che sono oggiqui fuori a Montecitorio e spiegarlo a loroin questi termini. Successivamente a que-sta estensione dell’IMU sui terreni agricoli,interviene questo decreto per cercare dirimediare un po’, viste le forti proteste checi sono state in tutto il territorio italiano.Si cerca un po’ di rimediare e di allargaredi nuovo leggermente la platea degli esen-tati. Ma perché è stata introdotta questaIMU agricola (perché va spiegato ai citta-dini) ? Per coprire la misura degli 80 eurointrodotti da Renzi a maggio, una misuraprettamente elettorale, dato che non haottenuto nessuno degli effetti che si erapreposta. Si parlava di un aumento deiconsumi pari al 15 per cento addirittura,quando invece tutti i dati ci dicono che c’èstato un aumento dei consumi pari allo0,51 per cento, forse si fa confusione unpo’ con i numeri. Quindi è una misura cheè servita solo dal punto di vista elettorale,ma che è andata a penalizzare quelli chesono i nostri produttori, i nostri impren-ditori agricoli. Adesso, mentre da unaparte Renzi si fa bello con gli italiani,perché regala 80 euro, che tra l’altro nonsono neanche andati alla fascia più poveradegli italiani, scarica la patata bollente suisindaci, perché saranno loro ad andare ariscuotere questo ulteriore balzello e senon riusciranno a farlo, dato che pur-troppo molti agricoltori dicono di nonriuscire a pagare questa tassa, vedrannominor fondi nelle casse del comune,quindi avranno maggiore difficoltà nel-l’amministrare e, dunque, saranno co-stretti a tagliare servizi per i cittadini;doppio danno, oltre la beffa ! È un decretoche è in pieno stile Renzi, va a violarecostantemente gli articoli della Costitu-zione, perché viola l’articolo 72, comma 4,l’articolo 76 e l’articolo 77, ma a questoormai ci siamo abituati, dato che la de-cretazione d’urgenza arriva costantemente,

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ormai è diventata una prassi di questoGoverno che decreta anche quando nonc’è né bisogno.

Viola anche i principi sanciti dallaCostituzione con l’articolo 44. Tale normaattribuisce all’attività agricola una fun-zione sociale, quindi, è questa la grandeimportanza dell’agricoltura che abbiamoin Italia. Infatti nella Costituzione vienesancita la funzione sociale dell’agricoltura,quindi l’agricoltore diventa custode delterritorio, quell’agricoltore che dovrebbeessere premiato perché sta lì anche indifficoltà, tutela il territorio ed è un pre-sidio del territorio. In un territorio ita-liano dove bastano quattro gocce d’acquaper farlo cadere giù, bisognerebbe pre-miare chi resta lì e con interventi agro-nomici sui terreni tutela il nostro territo-rio. E invece no, questo Governo preferiscetassarli.

Viene violato inoltre l’articolo 53 dellaCostituzione, che vincola l’imposizione fi-scale alla capacità contributiva. Questa èinvece una patrimoniale dal basso, è unapatrimoniale per i poveri quest’IMU agri-cola, perché non c’è in questo provvedi-mento nessuna logicità nell’introduzione diquesta tassa, in quanto si fa in base aduna classificazione ISTAT dei terreni,qualcosa di puramente folle. Infatti non siva a tassare il reddito, ma si va a tassareper un principio che non ha nessunalogicità. Chi ci dice che i terreni total-mente esenti, perché considerati montanidall’ISTAT, non riescono a dare una red-ditività maggiore dei terreni che invecenon sono considerati montani e che quindidevono pagare la tassa ? Anche qui ilGoverno si dimostra in piena e in totaleconfusione, perché aveva soltanto bisognodi raschiare un po’ il barile e trovare 350milioni di euro per un puro spot elettoraledi maggio 2014.

Noi abbiamo presentato diverse propo-ste in Commissione. Abbiamo detto dieffettuare prima una revisione sulla fisca-lità patrimoniale, ma questo purtropponon è stato fatto. Infatti, se si fosserovolute le cose fatte bene, se si fosse volutofare le cose in un certo modo, in manieraprecisa, allora sarebbe stato più oppor-

tuno fare una revisione della fiscalità. Maè una nostra proposta che è stata bocciata.

Abbiamo chiesto anche di aggiornare lerendite catastali in base alla redditività deiterreni, dato che il catasto agricolo èoramai vetusto e non rispecchia in realtàquella che è la redditività. Ma anchequest’altra proposta ci è stata bocciata.Quindi è un Governo sordo, un Governoche non vuole ascoltare i consigli delleopposizioni, che invece vengono viste solocome un ostacolo al percorso e alla vo-lontà del Governo. Abbiamo chiesto anchedi aggiornare i parametri Istat, dato chesono vecchi di oltre vent’anni e, invece,puntualmente ci è stato detto di no daquesto Governo.

Vi è anche la questione legata alladisparità di trattamento dei territori con-tigui. Pensate a quegli agricoltori che ma-gari si trovano su un territorio dove alcunisaranno esenti dal pagamento dell’IMU ealtri no. Si tratta di territori magari con-tigui. Quindi un agricoltore vedrà e avràuna concorrenza sleale da parte di unaltro, perché uno avrà una tassa in più dapagare ed un altro, invece, non dovràmagari pagare nulla. Questa è pura folliada parte del Governo, come se non ba-stasse l’Europa, come se non bastassero gliaccordi scellerati, fatti sempre dal PartitoDemocratico in Europa, che costringono emettono in forte difficoltà i nostri impren-ditori agricoli, nell’anno in cui si parla diExpo, nell’anno in cui il Ministro Martina,che mi dispiace non vedere qui in Aula,non è riuscito a proferire una sola parolasu questo provvedimento.

Anzi, lui ha detto che in realtà servivaper coprire gli 80 euro. Proprio da luiserviva una presa di posizione più fortenel Consiglio dei Ministri per difendere leimprese agricole. Invece, lui, che si sciac-qua la bocca, che parlando si vanta tantodell’Expo Italia, che ha come titolo « Nu-trire il pianeta », non fa nulla per evitarel’introduzione di una tassa verso quellacategoria, rappresentata dagli imprenditoriagricoli, che produce quel cibo che serveper nutrire il pianeta.

Ma l’altra assurdità di questa misura èl’abrogazione delle agevolazioni IRAP in-

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trodotte nella legge di stabilità. Quindi,mettetevi nei panni di un imprenditoreagricolo che a dicembre 2014 sa di averedelle esenzioni IRAP se assume del per-sonale; tre giorni dopo queste esenzioninon esistono più e, invece di ottenere delleesenzioni, si ritrova a pagare una tassa inpiù. Come è possibile fare impresa inquesto Paese ? Come è possibile tutelare inostri imprenditori, i nostri agricoltori inquesto Paese, quando da un giorno all’al-tro non sanno che fare ?

Per di più c’è anche una categoria diimprenditori agricoli che credeva di averel’esenzione IRAP per nuove assunzioni.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

GIUSEPPE L’ABBATE, Relatore di mi-noranza. Concludo, Presidente. Successiva-mente si è ritrovata a pagare l’IMU esuccessivamente, con il cambio dei para-metri, magari adesso aspetta un rimborsoda parte dello Stato, perché ha pagato, eadesso non gli spetta più quel pagamento.

Allora, qui non c’è un minimo di pro-grammazione. Questo è un Governo chenaviga a vista, è un Governo che hasoltanto bisogno di spot elettorali. Noisiamo stanchi di spot elettorali, continue-remo la nostra battaglia qui in Aula. Datoche in Commissione quasi non abbiamoavuto neanche la possibilità di discutere gliemendamenti, dato che la maggioranza èstata sorda, cercheremo di difendere lenostre idee e le nostre proposte qui inAula ripresentando tutti i nostri emenda-menti (Applausi dei deputati del gruppoMoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Prendo atto che il rap-presentante del Governo si riserva di in-tervenire nel prosieguo del dibattito.

È iscritta a parlare la deputata Capoz-zolo. Ne ha facoltà.

SABRINA CAPOZZOLO. Signor Presi-dente, il disegno di legge che stiamo esa-minando interviene su due rilevanti aspettinormativi di natura fiscale e tributaria: laproroga di tre mesi del termine per l’eser-

cizio della delega fiscale e l’estensionedelle esenzioni in materia di IMU suiterreni agricoli.

In precedenza, con il DM 28 novembre2014, venivano esentati dal pagamentodell’IMU agricola i terreni agricoli deicomuni ubicati a un’altitudine di 601 me-tri e oltre, individuati dai dati ISTAT, e iterreni agricoli dei comuni ubicati a un’al-titudine compresa tra i 281 metri e i 600metri in possesso dei coltivatori diretti edegli imprenditori agricoli professionaliiscritti alla previdenza agricola.

Fin da subito i criteri individuati neldecreto sono stati oggetto di discussioni edhanno generato qualche preoccupazione.Il Partito Democratico, tra i primi, haevidenziato come i nuovi criteri altimetricinon fossero idonei e lo ha fatto sia con gliatti di indirizzo parlamentare che coniniziative politiche.

Anche a fronte delle sollecitazioniavanzate dalle associazioni di categoriainteressate e dall’ANCI, il Governo respon-sabilmente è venuto incontro alle esigenzedei comuni e degli imprenditori agricoli eil 23 gennaio 2015 ha approvato il decreto-legge n. 4 del 2015, che fin dalla suaprima formulazione si è contrassegnatoper la sua portata estensiva, disponendocioè un aumento del numero di comuniconsiderati montani, ai quali vanno poiaggiunti i terreni dei comuni parzialmenteesenti, in possesso degli agricoltori.

È però doveroso specificare che non sitratta di un nuovo tributo. Infatti, dallasua prima applicazione con l’ICI, questotributo ha interessato circa un quarto deicomuni italiani. Diversamente con la cir-colare ministeriale n. 9 del 14 giugno 1993venivano individuati i terreni agricoliesenti, in quanto ricadenti in aree mon-tane o di collina, gli ex svantaggiati. L’in-troduzione del bonus IRPEF, attribuito airedditi più bassi, tramite decreto-legge, harichiesto un notevole sforzo finanziario daparte di tutti i Ministeri, anche con larivisitazione di esenzioni e di agevolazionifiscali di natura diversa, compresa quellarelativa all’IMU sui terreni agricoli, che,però, corrisponde a meno del 5 per centodella complessiva copertura del bonus.

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L’articolo 1 del decreto-legge in esameinterviene sui criteri di esenzione dal ver-samento dell’IMU sui terreni montani eparzialmente montani, prorogando ulte-riormente al 10 febbraio 2015 il termineper il versamento dell’imposta dovuta perl’anno 2014, secondo i nuovi criteri appli-cativi stabiliti dal medesimo articolo.

In particolare, il comma 1 dispone che,a decorrere dall’anno 2015, l’esenzione siapplica: ai terreni agricoli, nonché a quellinon coltivati, ubicati nei comuni classifi-cati totalmente montani, di cui all’elencodei comuni italiani stabiliti dall’ISTAT; aiterreni agricoli, nonché a quelli incolti,ubicati nei comuni delle isole minori (que-sta è stata una modifica introdotta alSenato); ai terreni agricoli, nonché a quelliincolti, posseduti e condotti dai coltivatoridiretti e dagli imprenditori agricoli pro-fessionali iscritti nella previdenza agricola,ubicati nei comuni classificati parzial-mente montani, ai sensi sempre del citatoelenco ISTAT.

Il nuovo sistema di esenzione è, dun-que, complessivamente meno restrittivorispetto a quello del 28 novembre 2014 inquanto, con il richiamo all’elenco ISTAT,si passa da 1.498 comuni precedentementeesenti a 3.546 comuni considerati total-mente montani ed esenti. Per quanto ri-guarda i comuni parzialmente esenti, siarriva a 655 unità. Si consideri che alriguardo, a seguito delle modifiche intro-dotte al Senato, l’ambito delle esenzioniviene ulteriormente esteso. In particolare,il comma 1-bis, a decorrere dall’anno2015, per i terreni definiti di collina svan-taggiata, ubicata in circa 1.600 comuni,posseduti e condotti dai coltivatori direttie dagli imprenditori agricoli professionaliiscritti alla previdenza agricola, disponeuna detrazione di 200 euro dell’IMU do-vuta, portando così a 5.500 il numero deicomuni che godono dell’esenzione del-l’IMU.

Il comma 5 dispone la proroga al 10febbraio 2015 del termine per il versa-mento da parte dei contribuenti dell’im-posta dovuta per il 2014 secondo i criterifissati nei commi precedenti. Al Senato èstata introdotta la previsione di non ap-

plicabilità di sanzioni e di interessi nelcaso di ritardo del versamento dell’impo-sta complessivamente dovuta per l’anno2014 qualora, però, il versamento sia ef-fettuato entro il termine del 31 marzo2015. Sempre al Senato è stato introdottoil comma 5-bis, il quale dispone che icontribuenti che hanno effettuato versa-menti dell’IMU relativamente ai terreniche risultavano imponibili sulla base delprecedente sistema e che per effetto delledisposizioni di cui all’articolo in esamesono esenti, hanno diritto al rimborso daparte del comune di quanto versato o allacompensazione qualora il medesimo co-mune abbia previsto tale facoltà con ilproprio regolamento.

Si ricorda che il nuovo regime di esen-zione dell’IMU dei terreni montani e par-zialmente montani, determinato daicommi 1 e 4 dell’articolo 1 del provvedi-mento, risulta complessivamente meno re-strittivo rispetto a quello definito dallaprecedente normativa ed è questo il datofondamentale da non sottovalutare. Per-tanto, le variazioni compensative di risorsedisciplinate dai commi in esame sonoconseguenti alla ridefinizione del gettitostimato in applicazione del nuovo criteriodi individuazione dei terreni esenti indi-cato nella relazione tecnica in circa 268,7milioni di euro annui rispetto a quantoprevisto con il precedente sistema, conminor recupero complessivo di risorse dal2015 di circa 91 milioni di euro. Inparticolare, con il comma 7, sono definitigli importi e le modalità. Alle variazionicompensative si procede, per i comunidelle regioni a statuto ordinario e delleregioni Sicilia e Sardegna, per le quali lafinanza degli enti locali è ancora a caricodello Stato, nell’ambito del Fondo di so-lidarietà comunale e con la proceduraprevista dai commi 128 e 129 dell’articolo1 della legge di stabilità 2013. Per i comunidelle regioni Friuli Venezia Giulia e Valled’Aosta secondo le norme rispettive deipropri statuti.

Non è di certo un provvedimento riso-lutivo, non è certo un provvedimento per-fetto, anzi evidenzia come sia necessaria lamodernizzazione del catasto agricolo e, in

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realtà, è forse questo il vero problema chebisognerà affrontare, e di come ci sial’urgenza di affrontare l’intera tematica inmodo strutturale e complessivo. Ed è perquesto che l’impegno del Partito Demo-cratico è proprio quello di portare avantiin questo senso e dare il proprio contri-buto politico in quella che sarà la stesuradella local tax.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ildeputato Molteni. Ne ha facoltà.

NICOLA MOLTENI. Grazie Presidente,il provvedimento sull’IMU per i terreniagricoli è l’ennesima vessazione e l’enne-sima tassa, ma soprattutto è una nuovadifficoltà per i contribuenti e per i comuni.Anche oggi siamo qui a trattare un altroprovvedimento che definire un pasticcioinfinito e che crea una totale incertezzasembra riduttivo. Perché crea incertezza ?Per le obiettive condizioni nelle quali sitrovano i contribuenti che si sono visti piùvolte modificare i criteri nel giro di pochimesi e, quindi, sono preoccupati sullaportata e sull’ambito di applicazione delledisposizioni normative. Voglio ricordare aquest’Aula che il 17 giugno il TAR delLazio si esprimerà in merito alla contro-versia e, quindi, potrebbe accadere cheoggi ci troviamo a discutere e ad appro-vare l’ennesima modifica a questa impostainiqua e magari tra tre mesi potrebberocambiare le cose perché la giustizia am-ministrativa ha svolto quella funzione cor-rettiva degli errori di questo Governo che,invece, spetterebbe al Parlamento.

Ritengo doveroso fare una breve cro-nistoria dell’imposizione IMU sui terreniagricoli.

Il decreto legislativo n. 504 del 1992cosiddetto « decreto ICI » disciplinaval’esenzione dal tributo locale per i terreniagricoli. Successivamente è stata emanatauna circolare del Ministero dell’economiae delle finanze n. 9 del 1993 con la qualesi identificavano i comuni suddivisi perprovincia di appartenenza sul cui territo-rio i terreni agricoli erano totalmente oparzialmente esenti prima dall’ICI e poidall’IMU. Successivamente il decreto-legge

n. 16 del 2012, cosiddetto « decreto sem-plificazioni », prevedeva che con un appo-sito decreto ministeriale venissero indivi-duati sia i comuni nei quali dal 2014 siapplicava l’esenzione per i terreni agricoliche per i soggetti che li possedevano,fossero essi coltivatori diretti o imprendi-tori agricoli professionali iscritti alla pre-videnza agricola. Anche la circolare n. 3del 2012 del dipartimento delle finanzeaveva precisato che il possesso di terreniagricoli in aree montane o di collina –facendo sempre riferimento alla circolaren. 9 del 1993 – non comportava il paga-mento dell’IMU. Tale interpretazione ve-niva poi confermata anche in una succes-siva circolare del 2013 dell’Agenzia delleentrate, dove si specifica che tutti i terreniincolti montani o di collina sono esenti daIMU, a prescindere dalla qualificazioneagricola degli stessi.

Ma le cose cambiano radicalmente, aGoverno Renzi appena insediato, nel-l’aprile 2014 con il decreto-legge n. 66 ilcosiddetto « decreto IRPEF » o meglio co-nosciuto come « decreto bonus degli 80euro », servito per finanziare la marchettaelettorale delle europee del PresidenteRenzi. Questo decreto prevedeva l’emana-zione di un decreto ministeriale, che in-dividuasse i criteri con i quali si potevanoidentificare i comuni nei quali – a decor-rere dall’anno di imposta 2014 – applicarel’esenzione IMU per i terreni agricoli sullabase della loro altitudine, diversificando« eventualmente » tra possessori che sianocoltivatori diretti o imprenditori agricoliprofessionali, iscritti nella previdenza agri-cola, e gli altri soggetti diversi. Questaoperazione doveva garantire alle cassedello Stato un maggior gettito complessivoannuo non inferiore a 350 milioni di euro,già a decorrere dal 2014 per coprireproprio parte degli 80 euro. E così si èintervenuti a gamba tesa, riducendo leagevolazioni fino ad allora riconosciute alsettore agricolo modificando le condizionidi esenzione. Infatti si passava dai circa6.103 comuni esenti fino ad allora, a 1.498comuni, meno di un quarto.

Il decreto ministeriale emanato il 28novembre 2014 in attuazione della sud-

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detta disposizione – in grave ritardo ri-spetto ai tempi previsti e pieno di macro-scopiche incongruenze – prevedeva trefasce di comuni alle quali applicare l’esen-zione secondo il criterio dell’« altitudinedal centro » ovvero della sede comunale.Sopra i 600 metri tutti i comuni eranoesenti, tra i 281 metri e i 600 metri eranoesenti dall’imposta i terreni agricoli pos-seduti da coltivatori diretti e imprenditoriagricoli professionali, mentre al di sottodei 280 metri erano tutti soggetti passivi diimposta. Questa classificazione aveva por-tato alla paradossale situazione che terreniagricoli ubicati al di sopra dei 600 metrima con la sede nel comune al di sotto dei600 metri venissero considerati, invece,passivi di imposta anziché esenti nono-stante innegabilmente montani.

A fine novembre i comuni, a bilanci diesercizio chiusi, si sono visti tagliare ilFondo di solidarietà per un totale com-plessivo di 360 milioni. Solo il 28 novem-bre, infatti, 4.300 sindaci hanno preso attoche avrebbero dovuto ancora interpretareil ruolo di esattori per conto dello Stato edunque far pagare le imposte ai proprie-tari dei terreni entro addirittura il 16dicembre, dunque in una manciata digiorni. Era incomprensibile il criterioscelto per stabilire le esenzioni ovveroquello dell’altezza del municipio e unafollia non tenere conto, in qualche modo,dell’altezza del terreno. Assurdo far sco-prire al contribuente quasi a fine anno cheentro pochi giorni avrebbe dovuto pagareun nuovo balzello, ma soprattutto chedoveva pagarlo anche per tutto il 2014,pressoché già terminato. Inoltre, un sin-daco fa il bilancio di previsione convintodi poter contare su risorse certe, ancorchélimitate dai continui tagli, e poi arriva ilGoverno, che deve stupire il mondo coneffetti speciali, che cambia repentinamentele « carte in tavola ».

Di conseguenza, a seguito della confu-sione generata da questi nuovi criteri, dalbrevissimo lasso di tempo intercorrentetra la data dell’emanazione del decretoministeriale e la data del versamento dellarata unica per l’anno 2014 e gli innume-revoli interventi dei parlamentari, soprat-

tutto della Lega Nord, e delle associazionidi categoria interessate, il 16 dicembre2014, giorno della scadenza, veniva pub-blicato ed entrava immediatamente in vi-gore un nuovo decreto-legge n. 185 del2014 che prorogava al 26 gennaio 2015 ilpagamento della rata unica dell’IMU. In-fine, il 1o gennaio di quest’anno, conl’entrata in vigore della legge di stabilità2015, veniva praticamente assorbito il de-creto-legge n. 185, traslando in essa ladata del 26 gennaio 2015 quale termineper il versamento della rata unica per il2014 dell’IMU. Il suddetto decreto n. 185– oggi decaduto – sembra quindi esserestato una sorta di « passaggio ponte » ap-profittando della decretazione d’urgenza,come oramai è prassi consolidata di que-sto Governo, per prorogare un termine chedoveva fin dall’inizio essere fissato inmodo più appropriato senza dover ricor-rere ai numerosi slittamenti del termineche hanno generato solo confusione eschizofrenia legislativa.

In tutto questo, il TAR del Lazio, il 22dicembre 2014, emanava un decreto pre-sidenziale che accoglieva la domanda disospensione del decreto ministeriale del 28novembre presentata dall’ANCI, regioni ealtri soggetti interessati, fissando, per latrattazione collegiale, la camera di consi-glio al 21 gennaio 2015 e decidendo, inquella sede, di non confermare la sospen-siva dell’obbligo di pagamento, ma di rin-viare al prossimo 17 giugno il giudizio sulmerito della controversia.

Nonostante la doverosa revisione deicriteri di esenzione e che le modificheapportate siano certamente migliori ri-spetto al testo originario, ma soprattuttorispetto al decreto ministeriale del 28novembre 2014, queste misure non sonoancora sufficienti per eliminare le storturedi questa imposizione fiscale, si poteva e sideve certo fare meglio e di più.

L’IMU agricola è una nuova patrimo-niale, che si aggiunge alle odiate IMU eTASI, alle tasse sulle case e sui capannoni.Tra TASI sui fabbricati rurali, IMU suiterreni agricoli, rivalutazione dei redditidominicali, riduzioni delle agevolazioni sulgasolio per agricoltura e altre vessazioni

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stiamo parlando di un settore, quello agri-colo, che ha dovuto subire tagli per unacifra che si aggira intorno al miliardo dieuro.

Voglio segnalare a chi se lo fosse di-menticato che la Lega Nord, sin da subito– dal decreto n. 66 dell’aprile scorso, daquando è iniziato tutto questo calvario, poicon il « decreto competitività », la legge distabilità, il « milleproroghe » e, soprattutto,il decreto odierno –, ha fatto resistenza aquesta imposta presentando emendamentisoppressivi: tutto nell’assoluto silenziodella maggioranza, anche se molti parla-mentari, solo tardivamente, si sono accortidella sua assurdità e hanno persino avutol’ardire di ergersi a paladini e unici di-fensori del comparto agricolo attaccato.

Al Senato siamo riusciti ad otteneredue significativi risultati su problemi cheper primi abbiamo posto all’attenzione. Inprimo luogo, il rimborso dell’imposta perchi ha già provveduto al pagamento e cheora, con i nuovi criteri, risulta essereesentato e, in secondo luogo, l’azzera-mento delle sanzioni e degli interessi dimora per chi pagherà l’imposta 2014 inritardo rispetto al 10 febbraio, ancorchéentro il 31 marzo.

Nel decreto non è stata presa in con-siderazione l’esenzione per coloro chehanno i terreni in zone colpite da calamitànaturali (alluvioni, terremoti, valanghe) oda avversità atmosferiche (gelo, grandine,ghiaccio, siccità, piogge) e che, quindi, sitrovano a dover affrontare difficoltà pro-duttive tali da rendere particolarmenteonerosa la corresponsione dell’imposta.Quando si verifica una calamità, il dannospesso non riguarda un anno solo, unasola stagione o un certo periodo di tempo,visto che può accadere che, a seguito diquella calamità, le colture siano comple-tamente danneggiate anche per anni. Conquesto decreto, che ha il solo merito diridurre il danno, si avranno comunqueentrate per circa 268 milioni, anziché 359,un piccolo sconto.

Ormai è chiaro che l’IMU sui terreniagricoli serve solo per fare cassa: si tas-sano i terreni agricoli quasi fossero un« tesoretto » ! Si sta infliggendo un duro

colpo all’agricoltura del nostro Paese. Gliinterventi del Governo a sostegno dell’agri-coltura nell’ultimo periodo sono stati soloproclami perché, invece, è stata usatacome un bancomat.

L’IMU è un’imposta che mortifica esvilisce il settore agricolo, gli agricoltori eil loro lavoro, penalizzando quei territoriche molto spesso partono già svantaggiati.Noi siamo per l’assoluta abolizione del-l’IMU dai terreni agricoli, ma speriamoalmeno che il provvedimento possa essereancora migliorato, anche tramite l’appro-vazione dei nostri emendamenti, in quantoè necessario eliminare le incongruenze cheancora esistono rispetto alle reali condi-zioni e caratteristiche dei terreni.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ilcollega Massimiliano Bernini. Ne ha fa-coltà.

MASSIMILIANO BERNINI. Grazie Pre-sidente, colleghi, membri del Governo, lemanifestazioni spontanee di migliaia diagricoltori che in queste settimane si sonotenute nelle varie piazze italiane e checontinueranno a tenersi anche questa set-timana, compresa quella di stamani, quidavanti a Montecitorio, stanno a signifi-care una cosa molto semplice: gli agricol-tori non vogliono questa imposta sui ter-reni agricoli decisa dal Governo Renzi edall’attuale maggioranza.

Il malumore, però, non è solo degliagricoltori e di tutto il mondo agricolo, maanche dei sindaci, che si vedranno decur-tare una quota del Fondo di solidarietàcomunale, corrispondente all’importo IMUche dovranno riscuotere localmente. I no-stri sindaci, insomma, sono ridotti al rangodi esattori per conto del Governo Renzi,come se fossero dei novelli gabellieri. E chifossero i gabellieri lo sappiamo tutti: nelMedioevo o nella Sicilia del latifondo,erano gli incaricati a riscuotere le tasseper conto dello Stato o del padrone, conla possibilità di trattenersi una percen-tuale dei proventi.

Ora con l’Imposta municipale propria,si ripropone questa desueta tradizione, dicui sia il MoVimento 5 Stelle che gli

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italiani non sentono affatto la necessità.L’unica novità in questo frangente è che laparte del padrone che riscuote la gabella,la fa il Governo Renzi.

Purtroppo però ai sindaci, di questaimposta, rimarrà ben poco ! Infatti, men-tre da un lato è certa la decurtazione deltrasferimento di risorse dallo Stato aicomuni dal Fondo di solidarietà, dall’altra,non è altrettanto assodata la riscossionedell’IMU sui terreni agricoli da parte deicomuni che già ad oggi denunciano man-cati introiti. Insomma, tutta la tensionesociale scaturita da questa gabella, dovràessere gestita e affrontata dai « primi cit-tadini » che da soli dovranno confrontarsicoi cittadini proprietari di un appezza-mento di terreno, con gli imprenditoriagricoli professionali, con i coltivatori di-retti e con le altre categorie che vivono dellavoro nei campi e che si sentono vessatedall’attuale Esecutivo.

E poi una domanda resta del tuttoinsoluta, nell’ambito di questo dibattitosull’IMU sui terreni agricoli: nel caso delmancato gettito da parte delle casse co-munali, come potranno i comuni garantirei servizi essenziali a fronte della mancanzadi risorse ? Insomma, come si potrannogarantire i servizi indispensabili dei co-muni (indispensabili per la collettività), trai quali ricordo i servizi connessi con lagiustizia, i servizi connessi alla distribu-zione dell’acqua potabile, oppure i serviziper l’illuminazione pubblica, per l’istru-zione primaria e secondaria, gli stipendi alpersonale dell’amministrazione comunalee via discorrendo ?

E a lanciare questo segnale d’allarmenon siamo soltanto noi del MoVimento 5Stelle, bensì l’ANCI (Associazione nazio-nale dei comuni italiani) o l’UNCEM(Unione nazionale comuni, comunità edenti montani) che, anche per queste ra-gioni, presentarono, non più tardi deldicembre scorso, un ricorso al TAR Laziosulla classificazione altimetrica previstadal decreto ministeriale del MEF del 28novembre 2014, per intenderci quello delledemenziali quote di 600 metri sul livellodel mare, di 281-600 metri sul livello delmare o fino a 281 metri sul livello del

mare, che si riferivano all’ubicazione dellasede comunale, atte a valutare l’esenzionedal pagamento. Si tratta di parametrialtimetrici, lo ripeto, assolutamente de-menziali.

Ed è grazie a questo ricorso che oggidiscutiamo della conversione del decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 4, altrimentiavremmo ancora a che fare con la rivoltadi alcuni sindaci che proponevano il tra-sferimento delle sedi comunali a quoteeconomicamente più convenienti. Ricordoche il ricorso in questione è stato accoltoin prima istanza, sospendendo tempora-neamente il decreto ministeriale del 28novembre 2014 fino al 21 gennaio e poi,durante la seduta del 21 gennaio, il TARha deciso, pur non annullando il paga-mento e la scadenza dell’IMU per i terreniagricoli, di rinviare l’udienza di merito peril giorno 17 giugno 2015 e riguardante lalegittimità dei parametri adottati. Ma suqueste questioni, che toccano la vita realedelle persone e dei loro più diretti rap-presentanti, come al solito, il GovernoRenzi tace, con tutto che lo stesso signorRenzi è stato sindaco di una delle piùimportanti città italiane e che, quindi,dovrebbe conoscere bene le difficoltà delleamministrazioni locali.

Ma torniamo al merito della conver-sione del decreto-legge 24 gennaio 2015,n. 4, che si intitola: Misure urgenti inmateria di esenzione IMU. Sicuramente ilprovvedimento rispetto al decreto ministe-riale del MEF del novembre scorso, operaun passo in avanti nella direzione del-l’esenzione dalla tassa sulla terra, e infattiil numero dei comuni esentati sale da1.498 a 3.546, per quanto riguarda i to-talmente montani, e a quota 655 per icomuni parzialmente montani. Tuttaviaper noi, questo non è sufficiente e, quindi,rimaniamo fortemente contrari al provve-dimento.

Questo decreto-legge rappresenta unamisura repressiva e caotica, emanata intutta fretta per trovare le coperture delcosiddetto Bonus Irpef (sarebbero gli 80euro di Renzi), ossia una palese marchettaelettorale del Presidente del ConsiglioRenzi ai tempi delle Europee del 2014, che

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Page 42: SEDUTADILUNEDÌ16MARZO2015documenti.camera.it/leg17/resoconti/assemblea/html/... · PRESIDENTE. Dichiaro aperta la di-scussione sulle linee generali. Avverto che i presidenti dei

non ha giovato minimamente alla ripresaeconomica del nostro Paese o al benesserereale delle famiglie italiane. Inoltre, lamisura è fortemente discriminatoria e in-giusta, visto che si punisce una categoria,gli agricoltori, a vantaggio di un’altra, ossiai lavoratori dipendenti e assimilati.

Un altro elemento di contrarietà è datodal fatto che si tassa un bene strumentale,la terra, senza la quale non si potrebberoottenere i beni primari, come le derrateagricole necessarie al sostentamento dellapopolazione, oltre che i numerosi prodottidi qualità che sono venduti anche al-l’estero col secondo brand più famoso almondo dopo la Coca-Cola, ovvero: made inItaly.

Inutile ricordare all’Aula che la nuovaimposta rischierà di soffocare i segnalipositivi di ripresa che vengono proprio dalsettore agricolo, in termini di occupazionee di PIL, e che potrebbero rappresentareil volano di una sicura ripresa economicadel nostro Paese e di tutta l’economia delsistema Paese.

Inoltre, continuando a tassare la terra,rischiamo di rendere la nostra agricolturasempre meno competitiva nei confrontidegli altri mercati europei ed extraeuropei,facendola concorrere con prodotti semprepiù vantaggiosi dal punto di vista delprezzo finale.

Per quanto riguarda i criteri altimetriciadottati anche dall’ultimo decreto-leggedel 24 gennaio 2015 e che fanno riferi-mento alla cosiddetta montagna legale del-l’ISTAT del 1952, si trascura, a nostroavviso, ogni criterio di equità, determi-nando di fatto delle vere e proprie ingiu-stizie sociali. Infatti, i criteri dell’ISTAT,partono dal presupposto che i terrenimontani o semimontani siano quelli menoredditizi a causa di situazioni svantaggiosedovute all’acclività delle superfici, che po-trebbero ad esempio rappresentare unimpedimento all’applicazione di una mec-canizzazione nella fase di preparazionedel terreno o di raccolta.

A parte che dal 1952 ad oggi la mec-canizzazione agraria ha superato moltilimiti tecnici, grazie anche al know-howdelle aziende italiane ed alla ricerca con-

dotta dalle nostre università, al punto cheoggi non sussistono più impedimenti nel-l’utilizzo delle macchine o delle attrezza-ture agricole anche in montagna, anchecioè in condizioni orografiche particolar-mente difficili, soprattutto si osserva comele colture più redditizie siano molto spessoubicate proprio nelle fasce collinari emontane, mentre le coltivazioni di pia-nura, destinate alla cerealicoltura o allecoltivazioni orticole, risentono maggior-mente della concorrenza straniera.

Inoltre, in queste aree, molti agricoltoridenunciano il fatto che, per pagare l’IMUsui terreni agricoli, sono costretti ad uti-lizzare gli aiuti diretti stabiliti dalla PAC eche avrebbero – lo sappiamo tutti – benaltro scopo.

Quindi, a differenza di quanto riportatonell’articolo 53 della nostra Costituzione,nell’imposta manca ogni riferimento aicriteri di progressività e di capacità con-tributiva, visto che si colpisce la nudaterra e non la redditività dell’agricoltore.

A causa di ciò, molti coltivatori diretti,imprenditori agricoli professionali, ma an-che pensionati che hanno lavorato in agri-coltura e che non hanno più la partitaIVA, sono costretti a svendere i terreni chefiniranno nelle mani dei pochi che hannoin questo momento la liquidità per acqui-starli, ossia i soliti gruppi di potere chegestiscono appunto il potere economico efinanziario, prefigurando perciò l’inizio diun nuovo latifondismo.

In merito a quest’ultimo aspetto, rav-visiamo un altro grave elemento di inco-stituzionalità, alla luce dell’articolo 44della Carta costituzionale che recita: « Alfine di conseguire il razionale sfrutta-mento del suolo e di stabilire equi rapportisociali, la legge impone obblighi e vincolialla proprietà terriera privata, fissa limitialla sua estensione secondo le regioni e lezone agrarie (...) ».

Ricordo che questa norma ha lo scopodi bloccare sul nascere ogni tentativo diistituzione del latifondo e che è il fruttodelle dure battaglie contadine dell’iniziodel secolo scorso, portate avanti da grandi

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Page 43: SEDUTADILUNEDÌ16MARZO2015documenti.camera.it/leg17/resoconti/assemblea/html/... · PRESIDENTE. Dichiaro aperta la di-scussione sulle linee generali. Avverto che i presidenti dei

personaggi come Peppino Di Vittorio, e chehanno determinato le grandi conquistesociali della nostra civiltà.

In conclusione, Presidente, non ci sod-disfano affatto i parametri dell’ultimo de-creto-legge n. 4 del gennaio scorso, tanto-meno quelli del decreto ministeriale del 28novembre 2014, e consideriamo questaIMU sui terreni agricoli come una gabella,ovvero una tassa odiosa che colpisce inmodo arbitrario o scriteriato i beni diprimaria necessità e mette a repentagliol’autosufficienza alimentare del nostroPaese nonché la stessa sovranità alimen-tare.

Insomma, agli agricoltori, oltre aldanno, si profila anche la beffa, visto checi troviamo proprio nell’anno dell’Expo incui l’agricoltura e l’agro-alimentare sonoposti al centro del dibattito pubblico, ri-conoscendone la notevole importanza so-ciale e strategica per l’economia del nostroPaese.

Il Governo dovrebbe porgere maggioreattenzione alle esigenze degli agricoltori,che sicuramente si aspettano altre misure(la sburocratizzazione, la banda larga, in-centivi per il rinnovo del parco macchine,eccetera), di certo non nuove tasse (Ap-plausi dei deputati del gruppo MoVimento5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ilcollega Pastorelli. Ne ha facoltà.

ORESTE PASTORELLI. Signor Presi-dente, signor rappresentante del Governo,onorevoli colleghi, il decreto-legge n. 4 del2015 affronta il nodo dell’imposizione fi-scale sui terreni agricoli, il quale ha subitomolteplici mutamenti normativi negli ul-timi mesi.

Il tutto a discapito di quei principi dicertezza giuridica e di affidamento delcittadino nella legge che dovrebbero esserealla base del nostro Paese.

Non è la prima volta che affrontiamo iltema dell’IMU agricola e di quali criteriutilizzare per stabilirne l’esenzione. Unproblema, quest’ultimo, centrale e nonsolo per il mondo dell’agricoltura ma peril nostro territorio in generale. È chiaro,

infatti, che l’imposizione fiscale partico-larmente pressante sui terreni agricoli,specie quelli di piccole dimensioni, puòscoraggiare i relativi possessori dal man-tenere la proprietà e la corretta funzio-nalità.

Il Governo con questo decreto-legge hainteso porre una disciplina impositiva cer-tamente meno restrittiva utilizzando però,quale riferimento per l’esenzione, unelenco delle altimetrie dei comuni diffusodall’ISTAT, il quale ha già mostrato evi-denti limiti circa la sua aderenza con larealtà. Non solo in comuni parzialmentemontani, oltre al dato altimetrico, vienerichiesta per l’esenzione la conduzione delfondo da parte di coltivatori diretti ovverodegli imprenditori agricoli professionaliescludendo così dalla esenzione stessamolti cittadini che, pur curando il propriofondo, non sono agricoltori professionali atutti gli effetti.

Come sapete nel passaggio al Senatodel presente disegno di legge sono statiinseriti alcuni emendamenti volti ad au-mentare la platea dei soggetti esenti. Trale altre cose viene, infatti, previsto che, adecorrere dall’anno 2015, per i terreniubicati nei comuni di cui all’allegato 0A,circa 1600, se posseduti e condotti dacoltivatori diretti o da imprenditori agri-coli professionali, vi è una detrazione di200 euro dall’IMU. Se, invece, in corri-spondenza dell’indicazione del comune èriportata la annotazione « parzialmentedelimitato », e sono circa 340, la detra-zione spetterà unicamente per le zone delterritorio comunale che ricadono nel pe-rimetro della esenzione ai sensi della cir-colare MEF n. 9 del 1993.

Ebbene, vale la pena chiarire comequesti terreni, definiti « di collina svantag-giata », ricadenti nei comuni di cui allacitata circolare erano già in precedenzaesenti senza che rilevasse l’essere montanio parzialmente montani. Mentre oggi taleesenzione è direttamente e prima di tuttoancorata a specifiche qualità del condut-tore e non del fondo stesso; anche di taleevoluzione occorre quindi tenere contonell’esaminare il presente provvedimento,se è vero infatti che il sistema di esenzione

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Page 44: SEDUTADILUNEDÌ16MARZO2015documenti.camera.it/leg17/resoconti/assemblea/html/... · PRESIDENTE. Dichiaro aperta la di-scussione sulle linee generali. Avverto che i presidenti dei

del decreto-legge n. 4 del 2015 è comples-sivamente meno restrittivo di quello desi-gnato dal decreto ministeriale del 28 no-vembre 2014.

In prospettiva dobbiamo prendere attodella generale tendenza ad aumentare lapressione fiscale su un bene, la terraagricola, che meriterebbe ben altro trat-tamento. Questo è, infatti, un punto poli-tico cruciale: dobbiamo capire se unaeccessiva tassazione sui terreni agricoli siripercuoterà con maggiore incisività pro-prio sul piccolo agricoltore il quale, invece,proprio con la sua quotidiana attivitàagricola, presiede e mantiene un territorioche sappiamo essere fragilissimo. Se tas-siamo i terreni agricoli senza tenere contodi questi aspetti andremo incontro ad unprogressivo abbandono dei campi quandoil delicato quadro idrogeologico del nostroPaese ci chiede di muoverci proprio indirezione opposta verso una valorizza-zione delle attività agricole anche nonprofessionali.

In questo senso e con riferimento aicriteri per l’esenzione dell’IMU agricola,dovremmo abbandonare del tutto rigidiriferimenti altimetrici o quelli connessi aun particolare status del conduttore edifferenziare, invece, tra i terreni incolti equelli produttivi e ben presidiati, tra ter-reni ricadenti in aree effettivamente svan-taggiate dal punto di vista delle colturepraticabili e quelli che non lo sono; criteri,dunque, che afferiscono alla reale condi-zione agronomica del fondo e alla effettivaattività che su di esso si svolge, quali veried unici presupposti economici dell’impo-sizione fiscale.

Le misure contenute nel decreto-leggen. 4 del 2015, così come integrate dagliemendamenti approvati in Senato, rappre-sentano dunque un apprezzabile sforzonella direzione di abbassare la pressionefiscale sui terreni agricoli rispetto alloscorso anno, ma i mezzi per fare ciòdevono essere ancora perfezionati ed ul-teriormente affinati.

In particolare, segnalo la necessità dielaborare diversi criteri per l’esenzione datale imposta, criteri più aderenti allarealtà, che premino chi coltiva i fondi a

qualsiasi titolo e nel rispetto di preciseregole, contribuendo così a preservare ilterritorio dal rischio idrogeologico. Unterreno coltivato equivale a un terrenopresidiato, tassare quest’ultimo ed esen-tare coloro che, al contrario, tengono instato di abbandono i propri terreni vacontro il buonsenso e contro gli interessidel Paese.

In conclusione, dunque, auspico che siadotti questa prospettiva nell’esame delprovvedimento del Governo, il quale co-stituisce una prima risposta sul tema del-l’IMU agricola alla quale dovranno seguirenecessariamente ulteriori interventi.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ildeputato Zaccagnini. Ne ha facoltà.

ADRIANO ZACCAGNINI. Signor Presi-dente, colleghi, qui ci troviamo a discuteredell’IMU agricola mentre c’è una grandemobilitazione in tutto il comparto e nelsettore primario da parte degli agricoltori.Questa mobilitazione ci dovrebbe anchefar rendere conto di quanto odiata èquesta tassa e di come probabilmente siauna tassa assolutamente costruita male einiqua.

Il Paese reale è in ginocchio e piegatodalla crisi e questo Governo la sta affron-tando introducendo sempre più tasse etagli ai servizi. Vengono colpiti tutti isettori, dalla scuola alla sanità, dirittisindacali e dei lavoratori, si è arrivati oraanche al settore dell’agricoltura per co-prire gli 80 euro di cui Renzi avevabisogno per il suo spot elettorale.

L’IMU è una tassa ingiusta per il com-parto, così come stanno segnalando lamaggior parte delle associazioni, coopera-tive, realtà del settore agricolo che giusta-mente si organizzano per la mobilitazionenel tentativo disperato di arrivare all’orec-chio di chi oggi si dimostra cieco e sordo.

Come gruppo SEL non possiamo cheesprimere un parere contrario, tanti sonoi punti critici e, mi si consenta, parados-sali. L’agricoltura non è un bancomat,come il decreto ministeriale aveva intesonella sua proposta iniziale, con un’impostadi tassazione lineare e indiscriminata.

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Siamo a livelli di sofferenza e di merasussistenza a volte per il comparto agri-colo e ciò che il Governo tassa è il fondodi un barile ormai usurato.

Premetto che i nuovi criteri adottati sirifanno all’elenco dei comuni della cosid-detta montagna legale elaborata dal-l’ISTAT, che fissa tra i suoi parametri chealmeno l’80 per cento del territorio co-munale sia posto sopra i 600 metri dialtitudine. È da più parti indicato come ilcriterio più corretto da applicare. Questiterreni saranno completamente esentaticome pure saranno esentati i terreni pos-seduti e condotti da coltivatori diretti eimprenditori agricoli professionali, iscrittinella previdenza agricola e ubicati neicomuni classificati come parzialmentemontani dagli elenchi ISTAT. Tutti gli altridovranno invece pagare. Ma, prima, iterreni in collina erano tutti esenti e nonsolo quelli dei coltivatori diretti e degliimprenditori agricoli, quindi è un peggio-ramento e un inasprimento quello cheesce comunque dal Parlamento, che hamitigato l’inasprimento del provvedimentogovernativo.

La nota di Palazzo Chigi, inoltre, pre-cisa che per l’anno 2014 non è comunquedovuta l’IMU per quei terreni che eranoesenti in virtù del decreto del MEF del 28novembre 2014 e che invece risultanoimponibili per effetto dei criteri sopraelencati.

Detto ciò, partendo dall’analisi mera-mente tecnica, ciò che risulta evidente èl’iniquità dell’imposta. Si basa, infatti, suun criterio altimetrico che classifica iterreni sulla base di tabelle ISTAT vecchiedi decenni. In questo senso, il provvedi-mento non dà risposte sufficienti ed atte asuperare tutti quegli elementi di iniquitàche ancora sono presenti nella tassazionedei terreni, a partire dalla soppressionedefinitiva dell’imposta, al fine di evitare unulteriore appesantimento fiscale sul com-parto agricolo e agroalimentare, già pre-cedentemente penalizzato dalla riduzionedelle aliquote agevolative in materia diaccise sul gasolio.

L’assegnazione di gasolio agricolo havisto una riduzione perpetrata dai prece-

denti Governi rispettivamente del 10 percento nel 2013, del 15 per cento nel 2014,e, a decorrere dal 1o gennaio 2015, è statastabilita una ulteriore riduzione del 23 percento. Inoltre, c’è stato il taglio dei fondiper il piano irriguo nazionale e la sop-pressione e il ridimensionamento di enti diricerca agricoli. Tutto ciò determina gra-vissime ripercussioni sul piano produttivoe occupazionale e di prospettiva per l’in-tero settore primario.

Oggi la soluzione per salvare il mondodell’agricoltura, già particolarmente pro-vato da una tassazione insostenibile e daun mercato che vede l’assalto di forticompetitor stranieri, capaci di imporresempre più i propri prodotti sui banchidella distribuzione italiana ed europea, èrappresentata dall’esentare dal pagamentodell’IMU tutti i terreni agricoli coltivati enon, in particolare quelli posseduti dapiccole e medie realtà e aziende agricole,a cui aggiungere quelli destinati a pascolo,bosco, silvicoltura, prato permanente, adaree di interesse ecologico e tutti quellidanneggiati da calamità naturali, limitata-mente all’anno successivo a quello in cui siverifica l’evento calamitoso. Ma di tuttoquesto nel provvedimento non vi è traccia.

In Parlamento c’è stata una mitigazionedell’inasprimento, ma comunque l’IMU èuna tassa che rimane iniqua e insosteni-bile, elaborata male soprattutto, e serve unintervento di revisione strutturale del de-creto con la cancellazione o modifica so-stanziale della norma che riduce sensibil-mente i territori esenti da IMU. I terreniutilizzati dagli agricoltori sono beni stru-mentali delle imprese. Gli agricoltori nonvogliono continuare ad essere consideraticome una categoria assistita, ma comeattività a cui applicare norme che consen-tano di operare con dignità ed equitàfiscale.

Ricordo che in questo 2015 ci saràinoltre la riduzione sui premi PAC, che dal2015 al 2020 si abbatteranno di oltre il 40per cento e – ripeto – la riduzionenell’assegnazione del carburante agricolo.

Siamo in ritardo con l’attuazione dellariforma della PAC. Dopo il primo decretoministeriale di novembre si stanno rimet-

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tendo in discussione orientamenti e deci-sioni già assunte a suo tempo, mentre gliagricoltori devono con cognizione predi-sporre i piani produttivi.

Consideriamo, come gruppo SEL, prio-ritaria la cancellazione o comunque lasostanziale modifica dell’IMU. Questatassa non fa che aumentare l’abbandonodell’agricoltura soprattutto da parte diquei giovani che si stanno avvicinando allaterra grazie ad alcune opportunità offertedal nuovo PSR e dalla nuova PAC, masoprattutto grazie all’iniziativa personale ecollettiva di tanti che vedono nell’attivitàagricola un’attività non solo imprendito-riale, ma anche con valore sociale edecologico. Un ginepraio di provvedimenti,in particolare il passaggio dall’ICI all’IMUche si sono susseguiti, che hanno fissatocriteri differenti, date diverse e contrad-dittorie. Anche il criterio altimetrico – loripeto – non è affatto equo.

Questo provvedimento è stato fatto congrande superficialità, danneggia irreversi-bilmente l’agricoltura e non dà alcunasicurezza. Gli stessi sindaci dei vari co-muni, che stanno scendendo in piazzaperorando la causa degli agricoltori eimprenditori agricoli, contestano questatassa e ribadiscono una vera e propriadifficoltà, che sta nel fatto che non sa-pranno mai il dato reale fra gettito stimatoe gettito accertato, per coprire il taglio delfondo di solidarietà.

Le conseguenze negative, inoltre, nonsaranno solo per gli operatori del settoreprimario, ma per tutta la collettività, dalmomento che il comparto agricolo è trai-nante per la nostra economia, in partico-lare il settore del biologico è in costantecrescita anche nella fase di crisi econo-mica.

Il futuro del nostro Paese è legato allosviluppo del territorio e al rafforzamentodell’agricoltura. Il comparto agricolo, an-cora importante in termini di PIL, masoprattutto in termini di benessere collet-tivo, è capace di dare risposte sociali edeconomiche sia in termini occupazionaliche di qualità della vita. Per questo lapolitica deve riconoscergli il giusto ruolo evalore.

Valorizzare il territorio e potenziare learee rurali diventa, pertanto, strategicoper promuovere lo sviluppo dell’interoPaese. Il Governo, a pochi giorni dall’inau-gurazione di Expo 2015, vanta una ripresadel settore dell’agricoltura, sciorina datisul ritorno dei giovani all’agricoltura, ma,con l’introduzione di questa tassa e le suecaratteristiche di iniquità, non fa che con-traddirsi. Mi domando se i fondi erogatiper Expo 2015, una grande vetrina, a mioavviso, senza sostanza e contenuti, senzala proposta di un modello agricolo eco-compatibile e fondato sulla giustizia so-ciale, non potessero essere utilizzati perincentivare l’economia del settore, perconsentire di superare una crisi strutturaleche colpisce anche l’agricoltura tradizio-nale.

Per non parlare della narrazione tos-sica sostenuta per l’Expo, che non ri-prende i contenuti di un modello agricolovicino alle persone, ma, anzi, lo mistificanei fatti, con proposte per l’agroalimentarelegato a lobby dell’agroindustria e all’ideo-logia della mercificazione del cibo. E,quindi, di cosa parleranno i documentaridi approfondimento sulle varie regioni edi prodotti tipici ? Che cosa racconteranno ?Di aziende agricole in chiusura, campiabbandonati, poiché su di essi ha gravatonon solo la crisi economica, ma anchel’eccessiva tassazione ?

Promuoviamo un evento come Expo2015 sul diritto al cibo, contro gli sprechialimentari, sulla tipicità del made in Italy,e poi introduciamo l’IMU agricola, disin-centivando proprio la spinta ad investirenel settore e incentivando, al contempo,l’abbandono dei campi; o – altra cosa cheviene fatta da questo Governo – togliamol’indicazione obbligatoria in etichetta delluogo di produzione. Anche su questa, lanostra richiesta è quella di reintrodurla.

Riporto, inoltre, l’appello dei giovanidell’Agia, l’associazione under 40 dellaCIA: l’IMU agricola non ha ragione diesistere. Come si fa a tassare uno stru-mento imprescindibile per la vita e illavoro agricolo ? Come si può pretendere

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una tassa su un bene strumentale per laproduzione non solo di cibo, ma anche dibenessere per la comunità tutta ?

Il Governo italiano continua a sbandie-rare slogan a favore del ritorno dei giovaniin agricoltura, continua a dire che ilfuturo del nostro Paese siamo noi e chel’agricoltura sarà il volano per farci usciredalla crisi, ma poi ci obbliga a pagareun’imposta iniqua non sulla produzione,ma, addirittura, sullo strumento per pro-durre, a prescindere da quanto quel ter-reno abbia reso in termini economici al-l’agricoltore, a prescindere se sia statovittima di calamità o di altri eventi incon-trollabili.

Nonostante la dichiarata attenzioneverso i giovani e la centralità dell’agricol-tura per far ripartire l’economia, l’IMU sitrasferisce per intero sul costo per l’uti-lizzazione del fattore terra, in mancanzadi specifiche deroghe nel caso di uso atitolo gratuito o affitto per i giovani. Lostesso Governo ha sottolineato più voltecome siano troppi, a oggi, i terreni rimastiabbandonati, e poi, con questa IMU, in-centiva l’abbandono del settore agricolo,esorta i nostri agricoltori a lasciare uncomparto in perenne difficoltà e noi gio-vani a gettare la spugna e cercare un’al-ternativa migliore, con meno rischi dalpunto di vista economico.

Quella stessa Italia che, con Expo, stafacendo dell’agroalimentare il suo punto diforza, che si sta facendo bella agli occhidel mondo con il lavoro degli agricoltori,li ricompensa con questa indegna moneta.Siamo invece, come spesso proposto inCommissione al Governo, per una politicain grado di incentivare l’accesso alla terraai giovani agricoltori con regimi di defi-scalizzazione fiscale, comodato d’uso diterreni demaniali e varie altre proposte,che abbiamo portato, come SEL, in Com-missione.

Non si può essere favorevoli, ora, aquesta tassa, ovviamente, che va ad osta-colare proprio ciò per cui in Commissioneabbiamo lavorato, per un altro modelloagricolo e, soprattutto, un sostegno eun’incentivazione a questo nuovo modello.Vi è, inoltre, la presunta inapplicabilità del

decreto IMU, altra grave criticità, chescarica sui comuni tutto l’onere e la re-sponsabilità. Questo crediamo sia unesempio, assolutamente da criticare, dacondannare, di responsabilità istituzionaleda parte del Governo e di semplificazionedella vita dei comuni. Non è questo ilmodo in cui si deve agire quando si ha laresponsabilità di governare e di mettere incondizione gli enti locali di poter ammi-nistrare al meglio.

Vi è l’elevato rischio di contenzioso acui andrebbero incontro i comuni in casodi emissione di avvisi di accertamento permancato pagamento dell’IMU sui terreniagricoli, non più esenti per l’anno 2014 aisensi del suddetto decreto. I motivi sonotanti: in primo luogo, l’imposizione del-l’IMU sui terreni agricoli per l’anno 2014violerebbe l’articolo 3 della legge n. 212del 2000, lo Statuto del contribuente, lecui norme si configurano come principigenerali dell’ordinamento tributario e sipongono in una posizione privilegiata nellagerarchia delle fonti che disciplinano lamateria fiscale.

In sostanza, l’articolo 3 afferma conforza il principio dell’irretroattività in ma-teria fiscale, sulla base del principio ge-nerale di irretroattività delle leggi.

Vi è poi la violazione dell’articolo 27, insecondo luogo, della legge n. 448 del 2001in cui si afferma appunto che il termineper deliberare le aliquote e le tariffe deitributi locali, compresa l’aliquota dell’ad-dizionale comunale all’IRPEF di cui all’ar-ticolo 1, comma 3, del decreto legislativo28 settembre del 1998, n. 360, recanteistituzione di un’addizionale comunale al-l’IRPEF, e successive modifiche, e le tariffedei servizi pubblici locali, nonché perapprovare i regolamenti relativi alle en-trate degli enti locali, è stabilito entro ladata fissata da norme statali per la deli-berazione del bilancio di previsione. Iregolamenti sulle entrate, anche se appro-vati successivamente all’inizio dell’eserci-zio, purché entro il termine di cui sopra,hanno effetto dal 1o gennaio dell’anno diriferimento.

In terzo luogo, vi è la violazione delcomma 169 della legge n. 296 del 2006: gli

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enti locali deliberano le tariffe e le ali-quote relative ai tributi di loro compe-tenza entro la data fissata da norme stataliper la deliberazione del bilancio di previ-sione. Dette deliberazioni, anche se appro-vate successivamente all’inizio dell’eserci-zio, purché entro il termine innanzi indi-cato, hanno effetto dal 1o gennaio del-l’anno di riferimento. In caso di mancataapprovazione entro il suddetto termine, letariffe e le aliquote si intendono prorogatedi anno in anno.

Dunque, le su esposte tesi, inoltre,hanno trovato conferma nella copiosa giu-risprudenza amministrativa: la sentenzadel TAR della Campania n. 5321 del 2005;le sentenze del Consiglio di Stato n. 6400del 2006, nn. 3808 e 3817 del 2014.

Posto che non è accettabile tassare gliagricoltori, e i cittadini in genere, conscadenze così brevi, è certamente il caso diaprire una seria riflessione su quali criteridi proporzionalità è possibile usare pernon colpire indiscriminatamente l’attualetessuto rurale e non danneggiare il presi-dio sociale imprescindibile per la vita deiterritori agricoli che svolgono soprattuttole aziende familiari e contadine. Posto ilprincipio che la terra non va tassata, midomando perché i criteri per l’IMU agri-cola non sono stati individuati in relazionealla redditività economica e alla superficieagricola posseduta.

Per queste ragioni ho parlato di tassainiqua e paradossale. Sulla base di quantosopra, si richiede un intervento in sede diconversione del decreto-legge, al fine dieliminare l’imposizione dell’IMU sui ter-reni agricoli, scongiurando così il rischioelevato che tale norma arrechi più danni,che benefici, ai comuni già fortementepenalizzati dal taglio dei trasferimenti edal notevole incremento della tassazione alivello locale. La copertura finanziaria è ilvero nocciolo della questione, per il man-cato gettito fiscale dell’IMU agricola perun’eventuale modifica dell’IMU stessa. Perindividuare una copertura finanziaria peri 350 milioni di euro, che poi sono diven-tati 268 milioni, si potrebbe operare invari modi: intervenire sul gioco d’azzardo,sulle spese militari, in particolare gli F35,

ma anche – perché no ? – attraversoproposte come legalizzare la cannabis etassarla, che porterebbe un gettito di circadi 4 miliardi di euro l’anno, oppure quellache ho avanzato per rideterminare certicriteri; mi riferisco alla proposta dellarideterminazione anche dei canoni annuiper i permessi di prospezione e ricerca ele concessioni di coltivazione e stoccaggionel settore energetico, in modo da riequi-librare anche l’impatto negativo sul settoreagricolo di queste attività, legate alle fontifossili e ad un modello di sviluppo nonecocompatibile. In particolare, i criteri daadottare al posti di quelli attuali sull’IMUagricola dovrebbero essere proporzionatialla redditività economica dei terreni agri-coli: una vigna non può pagare come uncampo di pomodori e un campo di po-modori non può pagare come un bosco.Questo criterio di equità deve essere legatoa quello della tassazione sulle grandi con-centrazioni fondiarie, ovvero, in base al-l’articolo 44 della Costituzione che recita:« Al fine di conseguire il razionale sfrut-tamento del suolo e di stabilire equi rap-porti sociali, la legge impone obblighi evincoli alla proprietà terriera privata, fissalimiti alla sua estensione, secondo le re-gioni e le zone agrarie, promuove e im-pone la bonifica delle terre, la trasforma-zione del latifondo e la ricostituzione delleunità produttive; aiuta la piccola e lamedia proprietà. La legge dispone provve-dimenti a favore delle zone montane ».

Così recita la Costituzione e, in base aquesto, se c’è qualcosa da tassare, questaè la grande proprietà, con differenze trapianura, collina e montagna, dove la terraha valore differente. La media della su-perficie delle aziende agricole italiane siaggira attorno agli 8-10 ettari e sta au-mentando questa superficie media, a di-scapito della vera agricoltura locale inter-connessa con il territorio, che crea valoreaggiunto con il presidio nelle zone mar-ginali e con produzioni tradizionali diqualità.

Vorrei anche comunque spezzare unalancia a favore della montagna in rispostaanche al collega Massimiliano Bernini, cheaffermava che la montagna oramai con la

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meccanizzazione è, per così dire, parifi-cata alla collina e alla pianura. Bisogne-rebbe credo fare un ragionamento un po’più approfondito su questo. Non credo chepossano essere messe al momento sullostesso piano e credo che la montagna,come recita la Costituzione, debba conti-nuare ad essere tutelata in maniera spe-cifica.

Dunque, ho proposto con un emenda-mento per l’Aula che la tassazione siaapplicata solo per chi ha più di 10 ettariin pianura, 20 in collina e 40 in montagnae proporzionati in base alla destinazioned’uso agricolo del terreno, ovvero vigna,seminativo, erborato, bosco e via dicendo,e, quindi, al suo valore. Le soglie sonoindicative e non danno il senso di quelloche servirebbe per disincentivare le grandiaggregazioni fondiarie e per incentivare,invece, le nuove aziende agricole dei gio-vani, che non raggiungono praticamentemai queste soglie, ma sono uno spunto diriflessione successiva per il Governo perindividuare, appunto, dei criteri migliori esoprattutto equi.

Se dunque vogliamo una tassa equa,dobbiamo individuare una platea di con-tribuenti tra quanti hanno già molta pro-prietà terriera e magari neanche la utiliz-zano appropriatamente, ma solo comebene rifugio o investimento finanziario.Questo fenomeno, tra l’altro, amplifica ladiseguaglianza sociale e mercifica semprepiù il bene comune della terra e il suoprodotto: il cibo. In questo contesto disofferenza dell’agricoltura italiana è evi-dente a tutti come c’è un forte rischio diappropriazione di aziende agricole in dif-ficoltà, che vanno all’asta anche perchénon riescono a pagare le tasse – come inquesto caso, potrebbe avvenire nei pros-simi anni o il prossimo anno – e chevanno alle agro-mafie che comprano laterra con la liquidità proveniente da atti-vità criminali. Quindi, viene riciclato ildenaro nero e spesso queste aziende ven-gono usate come discariche abusive, doveinterrare rifiuti di ogni genere. Questo èun fenomeno che è in corso nel nostroPaese, in particolare nel Mezzogiorno, manon solo nel Mezzogiorno e questo acca-

parramento di aziende da parte delleagro-mafie viene tutto coperto con delleproduzioni agricole, dove spesso non ven-gono tutelati i lavoratori, ma viene impo-sto il sistema del caporalato e del lavoroin nero.

Di fronte a tutto questo non si vede unGoverno, il Governo Renzi, attivo nel con-trasto a questo fenomeno di cui ci sonogiunte particolare segnalazioni da tutt’Ita-lia, da tutto il Paese. Abbiamo prodottointerrogazioni parlamentari in merito, macrediamo che l’attenzione debba esseremaggiore da parte del Governo e anchedell’antimafia.

L’IMU agricola è, dunque, una tassaideata da un Governo che vuole fare cassaper coprire una concessione spot, quelladegli 80 euro, e che usa l’agricoltura comeun bancomat, una tassa che non tieneconto delle diversità dei territori, dei ter-reni, della loro destinazione d’uso agricolae del contesto del settore primario ingenerale, che non tiene conto del fatto che,per un principio di equità sociale e pro-porzionalità, si deve cercare di colpire igrandi proprietari terrieri, in modo datutelare le piccole e le medie proprietà,che sono sostanzialmente le aziende agri-cole che costituiscono il nervo principaledella nostra agricoltura, essendone la mag-gioranza. Queste aziende agricole, piccolee medie, contadine e familiari, sono quelleche portano avanti l’agricoltura tradizio-nale e le pratiche agricole più innovativeed ecocompatibili.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ilcollega Oliverio. Ne ha facoltà.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO.Signor Presidente, signori del Governo,onorevoli colleghi, in politica come nellavita ci sono momenti in cui bisogna ri-nunciare ad usare il pronome « io », oc-casioni in cui le differenze cadono, pro-tagonismi e particolarismi lasciano spazioal bene comune e a una visione inclusivae partecipativa.

Oggi stiamo vivendo uno di questi mo-menti e lo stiamo vivendo con l’esame diun provvedimento che riguarda tantissime

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realtà produttive, tanti agricoltori e lavo-ratori, ai quali noi intendiamo rivolgercicon serietà ed obiettività e liberi da qual-siasi condizionamento di parte o di par-tito, con il solo scopo di salvaguardare unarete composta da decine di migliaia diimprenditori, che, con le loro famiglie,tengono in piedi uno dei settori strategicidella nostra economia. Un settore antici-clico, che si è opposto naturalmente alledinamiche della grande recessione degliultimi anni, confermandosi volano anti-crisi. Parliamo di un comparto che èriuscito a creare nuovo lavoro e ricchezzaben distribuita, nel pieno di una congiun-tura economica che non ha pari nellastoria repubblicana. Il vento della reces-sione ha soffiato forte, ma le radici delsettore primario hanno dimostrato di es-serlo molto di più.

Secondo stime INEA, l’agricoltura haprodotto nel 2013 qualcosa come 52,5miliardi di euro di ricchezza. Nel 2014l’export dell’agroalimentare ha conquistatoil secondo record storico di fila: dopo i33,6 miliardi di euro del 2013 siamopassati a 34,3 miliardi di euro e ciònonostante l’embargo russo. Nel 2013 iposti di lavoro riconducibili ad attivitàagricole sono aumentati di 150 mila unità,contribuendo su scala nazionale ad unaumento del 7,1 per cento dei livelli oc-cupazionali. Le imprese agricole condotteda giovani con meno di 35 anni sono salitea 49.871: un aumento dell’1,5 per cento.

Ed ecco perché possiamo affermarecon indubbia certezza che l’agricoltura haconcorso a salvare il Paese dal tracolloeconomico. A tale proposito ed entrandonel merito del provvedimento, voglio ri-cordare che l’introduzione dell’IMU suiterreni agricoli ha concorso alla coperturafinanziaria del bonus di 80 euro per iredditi medio-bassi e che tale scelta mo-stra oggi i suoi effetti positivi sulla ripresadell’occupazione e dell’attività produttivadel Paese. Anche chi, irriducibile, non hamai smesso di criticare la misura in nomedi un non meglio precisato benaltrismonon può oggi negare l’evidenza. Quel prov-vedimento ha innescato un processo diintegrazione e di sviluppo economico. A

giovarne è stato il sistema economico na-zionale nel suo complesso, perché per farripartire la domanda interna non c’è mi-gliore strategia del sostenere il potered’acquisto dei ceti medi e popolari. È lìche si concentra la più significativa pro-pensione all’acquisto di beni e servizi, unarealtà tanto più vera nelle aree disagiate einterne del nostro Mezzogiorno.

Signor Presidente, oggi siamo chiamatia compiere insieme un altro importantepasso nella giusta direzione, a muoverciverso un obiettivo di equità e giustiziasociale che riconosca la necessità di redi-stribuire anche in agricoltura il carico deisacrifici, alleggerendo le fasce medie edisagiate e non facendo pagare a coloroche lavorano la terra, ai coltivatori direttie agli agricoltori. Ed è per questa ragioneche riteniamo indispensabile un tavolo diconcertazione tra il Governo e le partiinteressate, fra queste gli agricoltori e leloro rappresentanze di categoria, da farseguire all’approvazione definitiva del de-creto IMU, per arrivare con un successivoprovvedimento a misure sempre più eque:metodo che abbiamo già sperimentatoquando abbiamo cancellato l’IMU sui fab-bricati rurali.

Il provvedimento all’esame di que-st’Aula è comunque già stato migliorato. Inuovi criteri introdotti dal decreto mini-steriale e dall’esame in Senato hanno am-pliato il novero delle esenzioni, inclu-dendo, ad esempio, i terreni agricoli deicomuni ubicati a un’altitudine superiore a600 metri e delle isole minori. Sulla basedei nuovi criteri, i comuni da considerarsiesenti aumenterebbero da 1.498 a 3.456.L’esenzione parziale coinvolgerebbe, inol-tre, 665 comuni parzialmente montani. Aquesti si aggiungono altri 1.600 comunidella cosiddetta collina svantaggiata, su cuiverrà applicata una franchigia di 200 euro:nel complesso, pertanto, 5.600 comuni. Ilrecupero di questa franchigia sta ad indi-care che l’80 per cento delle aziendeagricole in quei territori sarà esentato dalpagamento dell’IMU, ovvero che circa l’80per cento ritorna al regime in vigore primadel 28 novembre 2014.

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Questa detrazione da sola già consente,per esempio, di tenere indenni dal tributosuperfici agricole che vanno da 3,8 ettaridi seminativo o 21 ettari di bosco o 3,7ettari di prato irriguo o 3 ettari di vignetoin Piemonte, a 10 ettari di seminativo o 38ettari di bosco o 11 ettari di seminativo o2,3 ettari di frutteto o 8 ettari di vignetoo di uliveto nel Lazio, a 1,7 ettari di ortoirriguo o 3,2 ettari di uliveto o 3 ettari divigneto in Calabria. Sono dati eloquenti,che non ammettono ulteriori commenti.

Il nostro lavoro, però, non finisce qui;si riparte dai positivi risultati conseguiti alSenato per una rivisitazione dei criteri diesenzione che tenga conto della redditivitàdei terreni agricoli a partire dai comuni eche assicuri criteri di equità e di giustiziae che valorizzi il lavoro – ripeto: il lavoro– di chi coltiva la terra. Non una patri-moniale tout court, ma una valorizzazionedell’agricoltura attiva e produttiva, unapremialità a chi vive del lavoro della terra,a chi contribuisce con i fatti ad evitare lospopolamento dei comuni di montagna odi collina svantaggiata. L’esenzione del-l’IMU, così come prevista, è un vero stru-mento per preservare la tipicità, la culturae la tradizione delle nostre colture agri-cole, oggi caratterizzate da tante aziende aconduzione familiare e da agricoltori chespesso ereditano piccoli appezzamenti diterreno destinati a diventare sempre piùpiccoli. Insomma, un modo per difenderee tutelare la tipicità del nostro territorio.

Poi, ad onor del vero (e questo loammetto), nel provvedimento ci sono delleincoerenze, come quella, per esempio, chel’IMU non si paga su terreni montani ocollinari coltivati con produzioni agricolepregiate in grado di assicurare buoni red-diti e si paga, invece, su terreni con colturepoco redditizie solo perché collocate sottouna certa altitudine. Diverse, poi, le areeinterne non esentate: zone isolate ed eco-nomicamente depresse, collocate special-mente nel Mezzogiorno, ma non solo, cheandrebbero maggiormente sostenute. Con-traddizioni che vanno sanate con atti lun-gimiranti e coesivi, coinvolgendo gli attorisociali nel processo decisionale. Per que-sto, subito dopo l’approvazione del prov-

vedimento, dobbiamo aprire un cantierecomune, stabilendo obiettivi chiari e con-divisi, e dare fiducia a un metodo di lavoroche richiama tutti alla responsabilità. Par-tiamo da una buona base, che è costituitadai contenuti del parere votato in Com-missione agricoltura che prevede alcuniimportanti elementi. Anzitutto, va verifi-cata l’applicazione delle esenzioni intro-dotte per i terreni svantaggiati, al fine diprevedere, con un successivo provvedi-mento, una revisione dei criteri di esen-zione dall’IMU che si adatti alla realesituazione dei terreni agricoli e assicuri lacoerenza della misura dell’imposta con lareale capacità contributiva della realtàproduttiva. Vanno, poi, valutati interventiper quei comuni con caratteristiche nonuniformi, che presentano al loro internozone svantaggiate, a cui va riconosciuto unregime agevolato. Come va considerata lanecessità di includere nel novero delleesenzioni e delle detrazioni anche le areeprotette e i siti di interesse comunitario.

Altro asse su cui lavorare è quello delladifferenziazione tra il gettito accertato eriscosso e il gettito previsto, con l’intro-duzione di compensazioni per i comuniche abbiano provveduto per tempo a tuttigli adempimenti. Fondamentale, poi, ilriconoscimento dei regimi agevolati per itanti agricoltori che hanno subito danni dagravi fitopatie che quest’anno stanno com-promettendo intere colture agricole. Ilpensiero va subito, naturalmente, agli agri-coltori della Puglia, colpiti dal batteriodella Xylella fastidiosa, ma anche a tantealtre piaghe quali la tristezza degli agrumi,il cinipide del castagno, la diabrotica, lamosca del ciliegio e la mosca dell’ulivo.Per gli agricoltori colpiti da queste cala-mità e da eventi atmosferici per i quali siastato dichiarato lo stato di emergenzadevono avere riconosciute deroghe speci-fiche, con la sospensione degli adempi-menti fiscali, tributari, contributivi e deipremi assicurativi e la successiva attiva-zione di strumenti di rateizzazione a tassozero.

Va infine recuperata per il compartoprimario l’applicazione delle agevolazioni

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IRAP abrogate dal provvedimento inesame ai fini della copertura finanziaria.

È da questi elementi che dobbiamoripartire. Tutto questo va fatto mettendoinsieme le rappresentanze sociali, ilmondo del lavoro, le associazioni datorialie quelle bancarie. Tutte realtà che hannodimostrato in questi anni grande respon-sabilità. Va dato loro ascolto, va concepitouno spazio di lavoro comune. Non c’è viamigliore per redistribuire il carico deisacrifici secondo il principio che chi ha dipiù deve contribuire di più. Per sostenere,come abbiamo fatto con il decreto sulbonus degli 80 euro, il reddito dei ceti piùesposti agli effetti della crisi e, con esso, iconsumi di un Paese che riparte nel-l’export, ma continua a soffrire nel mer-cato interno. È una sfida, Presidente, cheora dobbiamo raccogliere insieme ed è perquesto che il Partito Democratico è pie-namente impegnato a sostenere il provve-dimento e a riaprire la possibilità di untavolo di concertazione che aiuti l’agricol-tura a riemergere nuovamente e ad esserepiù forte (Applausi dei deputati del gruppoPartito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ilcollega Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE. Presidente, si-gnor rappresentante del Governo, colleghee colleghi, molto, molto brevemente comepresidente di Commissione mi sia consen-tito di ringraziare il relatore, l’onorevoleFragomeli e il rappresentante del Governol’onorevole Zanetti e i rappresentanti ditutti i gruppi per come ciascuno ha cer-cato di fare la propria parte pur in unacircostanza pur così dire sfortunata nelpalleggio tra Camera e Senato perché inquesto caso a questo ramo del Parlamentotocca, ahimè, l’ultimo scorcio dei 60 giornie quindi realisticamente non ci sarà spaziopurtroppo per la modifica di un provve-dimento controverso. Mi spoglio dei pannidi presidente di Commissione e intervengoinvece come rappresentante del miogruppo per verbalizzare tre gravissimeinsoddisfazioni e tre elementi di contra-rietà nel merito del provvedimento una

prima volta rispetto al complesso dellescelte fiscali del Governo anzi dei Governiperché, al di là di ogni faziosità, noidobbiamo riconoscere che sia i Governi dicentrodestra sia i governi tecnici sia iGoverni di centrosinistra hanno mancato,per ragioni e in forme diverse, l’occasionedi una svolta fiscale nel Paese e, in par-ticolare, se si resta nel territorio delletassazioni patrimoniali perché anche inquesto caso di questo si tratta, ben diffi-cilmente si potrà fare tesoro degli elementiesogeni che potrebbero produrre una ri-presa significativa e sostenuta. Procedendocosì, con questo tipo di tassazione ma colcomplesso invece della tassazione chegrava sulle imprese, sul complesso dellatassazione immobiliare, sul complessodella tassazione sulle persone fisiche, conquel livello di imposizione noi saremoinchiodati a una crescita da zero virgola,saremo inchiodati a muoverci da tartarugaanziché librare le ali e liberare una cre-scita come le condizioni esterne (quanti-tative easing, rapporto euro-dollaro, crollodel prezzo del petrolio) consentirebbero.Quindi questo è un primo elemento com-plessivo di contrarietà non solo rispetto altesto ma rispetto al contesto della politicafiscale in cui questa tessera si inserisce.

Il secondo elemento di contrarietà ri-guarda invece specificamente questo prov-vedimento. Vede, signor Presidente, signorrappresentante del Governo, so di trovarenell’onorevole Zanetti un ascolto sensibileculturalmente da questo punto di vista:peggio della tassazione elevata c’è solo latassazione elevata accompagnata dall’in-certezza e dalla complicazione. Qui è uncaso da manuale in cui l’incertezza, ilrincorrersi delle scadenze, crea una casi-stica che sembra appartenere per così direalla casistica gesuitica della controriforma(il mio terreno sì, il tuo no; il mio comunesì, il tuo no; tu sei esentato, io invece no)crea una situazione di assoluto caos che siaggiunge alla gravità di una tassazionesbagliata, che peraltro incide su un settoregià gravato da tanti segni meno. Cono-sciamo la realtà delle accise sui combu-stibili agricoli, conosciamo la realtà deitrasporti, conosciamo l’andamento dei co-

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sti in questo settore, si aggiunge anchequesto elemento che certamente non aiuta.

Chiudo questo secondo elemento dicontrarietà con un’unica piccola, piccolasperanza: che dal male di questa situa-zione possa venire un piccolo bene, nonattraverso la riforma normativa che, temo,non ci sarà, ma almeno attraverso unimpegno che nella Commissione è emersoin modo trasversale e che credo preludaalla presentazione di ordini del giorno cheil Governo si è impegnato a guardare con,immagino, positività e che riguarda pro-prio il tema di alcune coltivazioni, inparticolare le coltivazioni dell’ulivo, che, inalcune regioni meridionali del nostroPaese, sono state colpite da fitopatie gra-vissime. Non si tratta di episodi isolati emarginali, si tratta di episodi drammaticiper la loro gravità, che rischiano di met-tere in ginocchio una produzione.

Sarebbe stata cosa buona e giusta pre-vedere l’esenzione totale qui ed ora; questonon è stato possibile: male. Ma almenosembra esserci un impegno – so che visarà la presentazione di un ordine delgiorno da parte del collega Palese del miogruppo, ma anche da parte del collegaL’Abbate del MoVimento 5 Stelle, imma-gino da parte dei rappresentanti di tutti igruppi di maggioranza e opposizione –affinché il Governo si impegni in altrasede – vedremo come, naturalmente vigi-leremo in modo positivo – a dare sollievofiscale alle imprese e ai territori colpiti daquesto tema.

Chiudo con il terzo ed ultimo elementodi contrarietà e di grave insoddisfazioneche riguarda l’andamento della delega fi-scale, che qui trova una proroga. Chi parlaha la ventura di essere stato relatore delladelega fiscale ed anche estensore delleparti più innovative del provvedimento; unprovvedimento su cui si è lavorato inmodo unitario nella prima parte dellalegislatura, senza voti contrari. Voglio ri-cordare che ci fu il voto favorevole di tuttii gruppi e anche i gruppi che non espres-sero voto favorevole – il gruppo del Mo-Vimento 5 Stelle e il gruppo di SEL –espressero, però, un’astensione positiva ecollaborativa. Perché ? Perché avevamo la-

vorato bene, con il Parlamento protagoni-sta, con, per la prima volta da tantotempo, una serie di misure pro impresa,pro contribuenti, in una chiave positiva.

Per una serie di ragioni – qui mi spiaceessere severo –, questo fu un vero eproprio regalo del caso e del Parlamentoal Governo Renzi. Questa legge è andata inGazzetta Ufficiale nel marzo dell’anno pas-sato; il Governo, in quelle settimane, giu-rava, si è trovato questo pacco dono sultavolo. Sarebbe stato possibile, in pochesettimane, varare una dozzina di decretidelegati, avendo alle spalle il sostegno ditutto il Parlamento. Cosa è successo ? Sonopassati undici mesi e abbiamo avuto sol-tanto tre decreti delegati: uno sbagliatosulla prima parte del catasto che abbiamodovuto correggere in Commissione, perchési erano dimenticati di coinvolgere le as-sociazioni dei proprietari; un altro mezzosbagliato sulla dichiarazione precompilata,che ora mostra i suoi effetti; un altroancora sbagliato, perché sui tabacchi au-menta le accise, aumenta le tasse, indirezione contraria a ciò che la delegafiscale prevedeva. Poi, il pasticcio indici-bile del 24 dicembre, poi, una proroga chenoi stessi avevamo proposto per non ce-stinare il lavoro.

Mi permetto di dire una cosa. I colleghidella maggioranza conoscono il mio ap-proccio non fazioso, il mio approccio disfida in positivo al Governo, al « più uno »e non al « meno uno », ma, scusatemi, conriferimento alla narrativa renziana, se-condo la quale vi sarebbe un Governo chefa, che agisce, che è dinamico, che lavora,notte e giorno e, invece, un Parlamentoche frena, che blocca, le opposizioni cheimpantanano, qui è vero esattamente ilcontrario: cioè, un Governo, mi spiace,fannullone, che su questo non agisce. Orainserisce questa proroga, ma tra poco lesettimane volano via: erano stati annun-ciati per le settimane passate altri schemidi decreti delegati che ancora non ve-diamo.

Questa proroga nasce dal fatto che noistessi, facendo i conti, abbiamo spiegato alGoverno che, se avessero proceduto senzaproroga, tutto sarebbe finito nel cestino.

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Che si fa ? Vogliamo uscire dalla fictiontutti quanti ? Chi parla è, come noto,autocritico rispetto anche alle esperienzedi Governo del centrodestra sulla materiafiscale. Quindi, siamo, da questo punto divista, credibili, perché non giochiamo inmodo fazioso a dire « quando noi », « dovevoi », eccetera, ma, in questo caso, davveroc’era un’occasione di lavoro comune, conun atto di serietà di tutto il Parlamento eun atto di fiducia del Parlamento verso ilGoverno. Ora che si fa ?

Staremo a vedere, certo, però, questonon depone a favore della narrazione allaquale facevo cenno prima. Allora, Presi-dente, mi avvio a concludere e ripeto:contrarietà rispetto a un approccio fiscalecomplessivo che, a nostro avviso, non fasufficientemente tesoro delle condizioniesterne che consentirebbero la ripresa;contrarietà rispetto a questo provvedi-mento che è una tassazione patrimoniale,in più gravata da elementi di caos e diincertezza e, in terzo luogo, contrarietà edelusione per come non si stia facendotesoro di un grande strumento di riformastrutturale come poteva, può e potrà es-sere la delega fiscale.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare lacollega Benedetti. Ne ha facoltà.

SILVIA BENEDETTI. Grazie Presi-dente, quando un Governo degno di talenome governa il proprio Paese ha unagrande responsabilità nei confronti deipropri cittadini, perciò deve stare beneattento a lavorare in maniera razionale,logica e programmata. Non mi sembracerto il caso del Governo Renzi che sisveglia la mattina e decide di rivedere laquestione dell’IMU agricola. L’IMU non èun’imposta nuova e per l’applicazione del-l’esenzione si è fatto riferimento, fino aldecreto ministeriale del 28 novembrescorso, alla circolare ministeriale n. 9 del14 luglio del 1993. Tale circolare preve-deva l’esenzione per i terreni agricoli ri-cadenti in area montana o di collina,fornendo un elenco.

Dal 1993 ad oggi chiaramente le cosesono cambiate; ora, una revisione di questi

parametri non sarebbe stata una cosanegativa se, appunto, non fosse stata unarevisione soltanto in virtù dei 359 milionidi euro che servono per il famoso bonusIRPEF di 80 euro di Renzi. Chiedereivolentieri agli agricoltori se sono contentidi fare il Bancomat per i fruitori targetdegli 80 euro del geniale Matteo che,ovviamente, li ha calcolati in virtù del-l’elettorato che poteva attrarre per sé alleelezioni europee.

Insomma, agricoltori, avete fatto lacampagna elettorale dell’attuale Premier,sapete chi ringraziare, ma sappiamo giàche vi state facendo sentire, basta vederele manifestazioni in tutta Italia e anchequella di oggi qui fuori. Allora, vi invito arincarare la dose, fatevi sentire ancora dipiù, perché non è possibile che un Go-verno imposti una tassa in funzione delrisultato elettorale di un singolo partitopolitico. Questo non lo dico mica io,peraltro, non lo dice il MoVimento 5Stelle, c’è un’agenzia del 26 febbraio conuna dichiarazione del Ministro Martinadove candidamente ammette che questisoldi, i soldi di questa IMU agricola rivi-sitata alla meno peggio, alla « carlona » sevogliamo dire così, sono, appunto, la co-pertura di questo 80 euro.

Torniamo al decreto del Ministero del-l’economia e delle finanze del 28 novem-bre scorso che cambia i parametri perindividuare i terreni agricoli soggetti alpagamento IMU e, come già detto anchedal mio collega Bernini, lo fa in base alparametro altimetrico, stabilendo la sca-denza del pagamento al 16 dicembre 2014.Quindi, avevo già sottolineato la scorret-tezza di questa scadenza imposta da que-sto decreto per il pagamento dell’imposta:in meno di un mese, in tempo di crisi, sichiede agli agricoltori di avere i soldi perpagare l’IMU dall’oggi al domani. Certo,come no. Tra l’altro i parametri stabiliti –è già stato ricordato, ma lo ripetiamo,perché purtroppo la Costituzione in questoPaese va continuamente ricordata, perchéla si dimentica troppo spesso in tutti i suoiarticoli – sono incostituzionali. A 600metri sopra il livello del mare tutti iterreni sono esentati, tra i 281 metri e i

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600 metri sopra il livello del mare sonoesentati solo i terreni degli imprenditoriagricoli professionali e dei coltivatori di-retti. Fino ai 281 metri sopra il livello delmare non c’è nessuna esenzione. E ricor-diamola questa Costituzione, c’è un arti-colo, il 53, che dispone che tutti sonotenuti a concorrere alle spese pubbliche inragione della loro capacità contributiva.La norma che modula l’esenzione dall’IMUsolo in ragione di parametri fisici è deltutto logica, perché non tiene conto dellacapacità produttiva di quei terreni – poiandremo anche a vedere perché – e servesolo ed esclusivamente a fare cassa.

E infatti ecco che i comuni si muovonocon dei prevedibilissimi ricorsi al TAR eriporto un’Ansa della settimana scorsa, adesempio, che si riferisce al comune diSpoleto che aderisce all’azione congiuntaproposta dall’ANCI Umbria per il ricorsoal TAR del Lazio contro questo decreto-legge che ha introdotto la nuova classifi-cazione dei comuni montani e non mon-tani. Il comune di Spoleto è stato classi-ficato nella categoria P, cioè comune par-zialmente montano, questo significa chel’esenzione del pagamento IMU sui terreniagricoli è valida solo per i coltivatoridiretti e gli imprenditori agricoli a titoloprincipale.

E questa è una norma che rappresenta– non è una dichiarazione nostra – unvero e proprio balzello imposto dal Go-verno che va a gravare direttamente sumolti cittadini. Quindi, al comune di Spo-leto ci si è mossi con azioni di ricorso alTAR – quindi, altro ingorgo della buro-crazia – dopo questo decreto intermini-steriale che ridefiniva le esenzioni deiterreni agricoli dall’applicazione dell’Imu eche imponeva anche il mancato trasferi-mento nei confronti dello stesso comunedi Spoleto di più 720 mila euro. Adesso,spiegatemi in questi tempi come si fannoa trovare questi soldi !

La filosofia del far cassa continua co-munque anche con il decreto-legge n. 4del 24 gennaio 2015, emanato per rivederequesta IMU sui terreni agricoli per il 2015con effetti anche sul 2014, quindi conti-nuiamo, anzi continuate, il Governo con-

tinua a lavorare in maniera assolutamentesconclusionata e cercando di rappezzarequa e là quello che può fare, se ci riesce.

Cosa fa questo decreto-legge ? Prorogail termine del pagamento al 10 febbraio eridefinisce i parametri dell’esenzione inbase alla classificazione – attenzione – deicomuni elaborata dall’ISTAT. Con questemodifiche, il gettito previsto, tra l’altro,secondo il parere del relatore di maggio-ranza passato in Commissione Agricoltura,è di 278 milioni di euro. Allora, diamoun’occhiata alla classificazione dei comuniISTAT e pagamento IMU « Montagna le-gale » con cui si stabilisce che: quellitotalmente montani hanno l’esenzione to-tale dell’IMU agricola, per i parzialmentemontani vale solo per l’imprenditore agri-colo professionale-coltivatori diretti, i nonmontani non hanno nessuna esenzione. Epoi c’è l’esenzione per quei terreni dati incomodato o in affitto ai coltivatori direttio agli imprenditori agricoli professionalinelle aree totalmente o parzialmente mon-tane.

C’è una piccola precisazione dellostesso ISTAT, che dichiara di non averefornito alcun dato per la classificazionedelle zone montane, parzialmente tali oper nulla interessate, sottolineando comead oggi la classificazione dei comuni pergrado di montanità sia ancora quella ela-borata dalla commissione censuaria isti-tuita presso il Ministero dell’Economiasulla base dell’articolo 1 della legge n. 991del 1952, poi aggiornata nel 1955 e nel1957. La legge n. 142 del 1990 ha poi difatto soppresso lo strumento giuridico,cioè questa commissione censuaria, checonsentiva il periodico aggiornamentodella classificazione dei comuni per gradodi montanità. Adesso, siamo nel 2015 e ilGoverno vuole fare evidentemente un la-voro come Dio comanda e quindi trovauna strada per rivedere questa classifica-zione cosa che, prima di emanare questodecreto, era difficile fare. E infatti non siè posto il problema di una classificazionevecchia di quasi sessant’anni.

Non si pone nemmeno il problema diuna revisione del catasto agricolo: ci sonodue limiti non da poco perché, in primo

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luogo, ormai abbiamo una reale redditivitàdei terreni e le rendite catastali che noncorrispondono più; in secondo luogo, nonc’è coincidenza tra le colture indicate nelcatasto e le colture effettive ad oggi suquei terreni. Questo perché – attenzione,altra nota di merito sul lavoro metodico diquesto Governo – l’ultima revisione delcatasto agricolo fornisce un quadro risa-lente a oltre settanta anni fa. Ma c’erafretta, fretta per questi 80 euro. Allora, iltesto parte dal Senato e arriva alla Cameraper essere convertito entro il 23 marzo2015, con l’IMU 2015 che si pagherà agiugno e a dicembre 2015, e con rattoppidi vario tipo. Un esempio che mi viene inmente è la clausola di salvaguardia perl’anno d’imposta 2014, per cui sono co-munque esentati dal pagamento tutti isoggetti esentati ai sensi del decreto mi-nisteriale del 28 novembre 2014 (comunisopra i 600 metri) e che col decreto-leggen. 4 del 2015 diventano soggetti d’imposta.

Quindi, c’era fretta e adesso arrivanoanche i rattoppi tramite comunicato, conrappresentanti della maggioranza, che vo-teranno favorevolmente su questo provve-dimento, che si affrettano prima a pro-porre un tavolo di concertazione con Go-verno e soggetti interessati da far seguireall’approvazione definitiva del decreto sul-l’IMU agricola per arrivare con un suc-cessivo provvedimento a misure semprepiù aderenti e rispondenti in pieno alladifferenti esigenze delle molteplici realtàterritoriali del nostro Paese. Agricoltori,dunque, intanto pagate in silenzio, poi sivedrà. Questo vi dice il Governo e lamaggioranza. Poco importa che già siate inuna situazione difficile, poco importa cheil comparto agricolo sia l’unico che con-tinua a far registrare un PIL positivo, pocoimporta se Renzi va all’Expo a sventagliarequant’è bella l’agricoltura italiana, quellache voi agricoltori portate avanti tutti igiorni.

Intanto pagate questo balzello, basatosu parametri di altri tempi, ringraziate ilGoverno Renzi e poi forse vi considere-ranno, forse (Applausi dei deputati delgruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ladeputata Gagnarli. Ne ha facoltà.

CHIARA GAGNARLI. Grazie Presi-dente, oggi in quest’Aula siamo a discutereun decreto-legge che interviene sui criteridi esenzione del versamento dell’IMU suiterreni agricoli montani e parzialmentemontani, richiamando, come criteri perl’esenzione, non più i parametri altimetricidel decreto ministeriale del 28 novembre2014, la cui disciplina è stata sospesa condeliberazione del Tar del Lazio, ma laclassificazione in comuni totalmente mon-tani, parzialmente montani e non montanielaborata dall’ISTAT.

Oggi, Presidente, in quest’Aula si vedràparlare del provvedimento per il gruppoMoVimento 5 Stelle solo componenti dellaCommissione agricoltura, malgrado questaCommissione sia stata esclusa dai lavori insede referente e relegata alla votazione diun semplice parere. Parere che, ricor-diamo, la maggioranza, anzi il PD, si èvotato da solo non avendo il coraggio e ladignità di inserire neanche delle condi-zioni per la Commissione finanze ma li-mitandosi a semplici e inutili osservazioni.Riteniamo una scelta assurda l’esclusionedella Commissione agricoltura, che indicauna visione limitata delle conseguenze nonsolo economiche, che avrà l’introduzionedell’IMU. Mi è venuto in mente che sa-rebbe come se un agricoltore decidesse diaffidare la propria terra, a un certo punto,solo alla cura del ragioniere.

Da dove nasce questa iniqua imposta ?Ad aprile 2014, in pieno delirio preeletto-rale, Renzi annuncia un bonus di 80 euroriservato ad una fascia di lavoratori dipen-denti e, mi dispiace contraddire il collegadel PD che ha prima ricordato che questi 80euro hanno rilanciato i consumi, ma pro-prio qualche giorno fa il Ministro dell’eco-nomia ha detto che non ha provocato nes-sun effetto, anzi gli italiani li hanno usatiper pagare i debiti, e come dargli torto ?

Proprio dal « decreto Irpef » nasce tuttala complicata questione IMU: il Governonella articolata ricerca delle coperture peril bonus promesso, pensa a recuperare i350 milioni mancanti dalla revisione delle

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regole IMU sui terreni con il decretoministeriale del 28 novembre 2014 fis-sando fantasiosi criteri di pagamento inbase all’altitudine della casa comunale ecome termine per il pagamento dell’impo-sta il 16 dicembre, scadenza prorogata poial 26 gennaio 2015. In tutto questo il Tardel Lazio si pronuncia con un’ordinanzadel 21 gennaio non confermando la so-spensiva ma rinviando al 17 giugno ladecisione in merito alla legittimità delprovvedimento.

Con il decreto-legge n. 4 del 24 gennaio2015 il Governo prova, quindi, a risolvereun pasticciaccio da lui stesso creato, unclima di incertezza normativa con graviripercussioni per i comuni coinvolti e peri contribuenti. Viene, quindi, prorogato al10 febbraio il termine di scadenza e sirivedono i criteri di esenzione richia-mando l’elenco delle altimetrie dei comuniISTAT e stabilendo l’esenzione per i ter-reni parzialmente montani alla condu-zione da parte di coltivatori diretti eimprenditori agricoli.

Il Governo continua a coniare slogan afavore degli imprenditori, del ritorno deigiovani all’agricoltura, decanta le meravi-glie di EXPO per il rilancio dell’agricolturaitaliana, ma al tempo stesso mortifica gliagricoltori. E mortifica anche chi fa ilprezioso lavoro di manutenzione del ter-ritorio e della terra semplicemente nellasua funzione di bene strumentale per laproduzione di cibo, obbligando al paga-mento di un’imposta sullo strumento dellaproduzione a prescindere se quel terrenoabbia reso o meno in termini economici ose sia stato vittima di calamità atmosferi-che, fitopatie o altri eventi non controlla-bili. Come si può sostenere un nuovobalzello su un territorio già di per séfragile, dove l’agricoltore è spesso l’unicopresidio ?

Le modifiche apportate al Senato suquesto provvedimento sono decisamenteinsufficienti soprattutto se si considera cheper assicurare la copertura finanziariadelle disposizioni introdotte, vengono abro-gate alcune agevolazioni sempre del settoreagricolo, che consentivano ai produttoriagricoli soggetti a IRAP e alle società agri-

cole di usufruire della integrale deducibilitàIRAP relativa al costo del lavoro non soloper i lavoratori a tempo indeterminato maanche per quelli a tempo determinato im-piegati con contratto triennale e con 150giornate lavorate.

Ma tra le criticità più evidenti di questodecreto c’è sicuramente la disparità ditrattamento tra territori contigui ed affiniper caratteristiche morfologiche ed econo-miche oltre che la mancata valutazionedella redditività delle colture, soprattuttoquelle tipiche, del rischio idrogeologico,della dimensione delle aziende agricole edi altri aspetti tipici delle diverse realtàrurali territoriali.

Un imprenditore agricolo che ha terrenisu comuni contigui, ad esempio uno classi-ficato come parzialmente montano e l’altropianeggiante, si troverà nella situazione didover pagare l’IMU sui terreni ubicati nelcomune definito pianeggiante, ma non citroviamo di fronte sempre lo stesso impren-ditore ? Si verrà a creare una concorrenzasleale tra proprietari terreni dei diversi co-muni, contraddizione ancora più evidentese pensiamo che pagheranno sempre coloroche mantengono i propri terreni per produ-zioni di famiglia e che comunque non nericevono nessun reddito.

L’IMU agricola, signor Presidente, èl’ennesima tassa sul macinato, la tassadella disperazione, che contribuì in quelcaso sì a risanare le finanze pubbliche, masulle spalle delle fasce più deboli dellapopolazione, e sembra quanto mai attualequello che disse al tempo Carlo Dossi: sedai ladri e dagli assassini ci possiamodifendere, chi mai ci salva da questi conprivilegio governativo e licenza dell’auto-rità (Applausi dei deputati del gruppo Mo-Vimento 5 Stelle) ?

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscrittia parlare e pertanto dichiaro chiusa ladiscussione sulle linee generali.

(Repliche dei relatori e del Governo– A.C. 2915)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare ilrelatore di minoranza, deputato L’Abbate,

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che però ha esaurito anche il tempo.Prendo atto che il relatore per la maggio-ranza, deputato Fragomeli, che ha ventisecondi, si riserva di intervenire nel pro-sieguo. Prendo atto che il rappresentantedel Governo si riserva di intervenire nelprosieguo.

Il seguito del dibattito è rinviato adaltra seduta.

Discussione delle mozioni Fitzgerald Nis-soli, Porta ed altri n. 1-00445 e Dal-l’Osso ed altri n. 1-00761 concernentiiniziative per la tutela dei diritti pre-videnziali dei lavoratori italiani emi-grati in paesi non appartenenti al-l’Unione europea (ore 16,55).

PRESIDENTE. L’ordine del giorno recala discussione delle mozioni FitzgeraldNissoli, Porta ed altri n. 1-00445 e Dal-l’Osso ed altri n. 1-00761 concernenti ini-ziative per la tutela dei diritti previdenzialidei lavoratori italiani emigrati in paesi nonappartenenti all’Unione europea (vedi l’al-legato A – Mozioni).

Avverto che lo schema recante la ri-partizione dei tempi riservati alla discus-sione delle mozioni è pubblicato in calce alvigente calendario dei lavori dell’Assem-blea (vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la di-scussione sulle linee generali delle mo-zioni. È iscritta a parlare la deputataFitzgerald Nissoli, che illustrerà anche lasua mozione n. 1-00445 (Nuova formula-zione). Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Si-gnor Presidente, onorevoli colleghi, conquesta mozione che ho proposto assiemeal collega Fabio Porta e largamente con-divisa dal resto dell’Aula vogliamo porreall’attenzione del Governo la necessità diadeguare le convenzioni internazionali bi-laterali con i Paesi extra Unione europeain materia di sicurezza sociale, conside-

rato che l’Inps eroga all’estero circa 500mila prestazioni pensionistiche, oltre aquelle erogate agli emigrati rientrati. Comeè noto vi è una ripresa dell’emigrazioneitaliana all’estero in un contesto storico incui le migrazioni internazionali hanno ca-ratterizzato la storia dell’Italia unita; inparticolare l’Italia nel ventesimo secolo èstata connotata da forti movimenti dilavoratori verso Paesi ad economia piùsviluppata, in grado di accogliere forza-lavoro. Di conseguenza questo ha portatoalla necessità di stipulare adeguate con-venzioni bilaterali e un coordinamentodelle legislazioni interne in materia pre-videnziale nella prospettiva del riconosci-mento di alcuni diritti previdenziali ailavoratori migranti.

Bisogna riconoscere all’Italia il meritodi essere stata antesignana a livello mon-diale per quanto riguarda i trattati bila-terali sulla sicurezza sociale, come quellostipulato con la Francia nel 1904, unpercorso che è proseguito incrociandosicon l’azione delle organizzazioni interna-zionali del lavoro e che ha portato l’Italiaa stipulare accordi anche con i Paesid’oltremare in seguito alle nuove ondatemigratorie verificatesi dopo la Secondaguerra mondiale. In particolare, nel 1973l’Italia ha stipulato un importante accordocon gli Stati Uniti mentre nel 1977 ne hastipulato un altro con il Canada. Taliaccordi di sicurezza sociale si ispirano aiprincipi della parità di trattamento, del-l’unicità della legislazione applicabile, non-ché alla totalizzazione dei periodi assicu-rati, alla esportabilità delle prestazioniprevidenziali e alla collaborazione tra leautorità competenti e gli organismi disicurezza sociale dei Paesi contraenti gliaccordi. Infatti nell’accordo con gli StatiUniti si legge: le persone alle quali siapplicano le disposizioni del presente ac-cordo sono sottoposte agli obblighi e sonoammesse ai benefici della legislazione disicurezza sociale di ciascuno Stato con-traente alle stesse condizioni delle personeche sono soggette unicamente alla legisla-zione di sicurezza sociale di tale Stato. È

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un principio importante che segna untraguardo in materia di diritti dei lavora-tori migranti.

Tuttavia, l’attuale complessità del feno-meno migratorio e i mutamenti che sonointercorsi in questi anni, con una ripresadell’emigrazione dall’Italia verso l’estero,in cui vi è anche una presenza di liberiprofessionisti, oltre che di lavoratori exInpdap, rende necessario un aggiorna-mento degli accordi in essere, in modo dacontemplare nuove e più penetranti tuteleper i lavoratori migranti dei giorni d’oggi.

Se a livello comunitario il problemanon si pone, poiché, conformemente alregolamento n. 883 del 2004, vige unadisciplina ampia e tecnicamente avanzata,che permette di garantire un’adeguataprotezione sociale dei cittadini comunitari,che si muovono liberamente all’internodell’Unione europea, lo stesso non si puòdire per i cittadini che si recano nei Paesial di fuori dell’Unione europea, con i qualivigono ancora convenzioni bilaterali daaggiornare sia sul piano sostanziale cheformale.

Inoltre, vi sono Paesi, come alcunidell’America latina, con i quali non ab-biamo ancora stipulato adeguate conven-zioni, nonostante una rilevante presenzamigratoria italiana. Pertanto, i periodi dilavoro prestati nei Paesi dell’Unione euro-pea, più Islanda, Norvegia e Svizzera, sonoutilizzabili sul piano previdenziale dai di-pendenti pubblici italiani mediante tota-lizzazione gratuita, mentre i periodi dilavoro prestati negli altri Paesi del mondopossono esser utilizzati dagli stessi dipen-denti pubblici solo mediante riscatto one-roso, come previsto dall’articolo 3 deldecreto legislativo n. 184 del 1997.

Memori del richiamo della Corte costi-tuzionale contenuto, nella sentenza n. 369del 19 dicembre 1985, alla necessità diemanare norme in grado di garantire ilavoratori occupati in Italia, abbiamo ri-tenuto di impegnare il Governo a rivedere,istituendo anche un tavolo tecnico ad hoc,le convenzioni internazionali esistenti e dipromuovere di nuovo, dove necessario, allaluce dei mutamenti avvenuti nei contestisocio-politici internazionali e di quelli av-

venuti sul piano della legislazione internadei Paesi contraenti, gli accordi, affinchésiano più efficaci, nell’intento di tutelareadeguatamente i diritti di tutte le categoriedi lavoratori, ponendo fine alla disparitàdi trattamento tra lavoratori pubblici eprivati e lavoratori del settore privatoappartenenti ancora al regime previden-ziale esclusivo o i tanti che lavorano aprogetto ed iscritti nella gestione separatadell’INPS. Siamo convinti che bisogna su-perare questa situazione di disagio. Ce lochiede la Costituzione agli articoli 3, 36 e38, nonché la necessità di adeguarci aiprincipi generalmente riconosciuti dallenormative e convenzioni internazionali inmateria di sicurezza sociale.

Onorevoli colleghi, signor sottosegreta-rio, credo che siano motivazioni sufficientiper spronare il Governo ad agire, nellaconvinzione che il trattamento previden-ziale dell’emigrato è legato a questi im-portanti strumenti internazionali di coor-dinamento sia a livello bilaterale che mul-tilaterale.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ildeputato Dall’Osso, che illustrerà anche lasua mozione n. 1-00761. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL’OSSO. Signor Presi-dente, l’Italia da sempre è riconosciutocome un Paese di emigrazione. Sin dal1800 ha visto i propri connazionali spo-starsi dapprima in Sudamerica, poi nelNordamerica, e nel secondo dopoguerra,dopo essere emigrati anche nel nord Eu-ropa, in Sudafrica ed in Australia.

La tutela dei lavoratori italiani al-l’estero, da sempre sostenuta dai sindacatiovvero dai patronati, dalla CGIL e dalleACLI, ha visto nel corso degli anni unmodificarsi di norme e convenzioni. Intale contesto, la mozione presentata dalMoVimento 5 Stelle, a mia prima firma,vuole porre al centro dell’attenzione del-l’Esecutivo la necessità del rinnovo e dellarevisione delle convenzioni in essere con iPaesi cosiddetti di vecchia emigrazione, alfine di garantire, sia ai protagonisti dellavecchia emigrazione sia a quelli dellanuova, un sistema contributivo certo e

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garantito da norme nuove ed adatte adiversi contesti lavorativi. Viceversa, negliultimi anni il flusso migratorio italianoancora in essere ha spostato il propriointeresse verso Paesi non ancora membridell’Unione europea, ma di prossima en-trata o candidatura, verso ben altri di-stanti lidi dell’Unione sia geograficamentesia politicamente.

A tale proposito, al fine di garantireanche un futuro di rientro ai giovaniemigrati che vada a valorizzare, e non apenalizzare, con un sistema pensionistico,vista anche una futura revisione delladisgraziata legge Fornero, stipulato adhoc per il lavoro italiano all’estero, di-venta quanto mai prioritario per questoPaese porre in essere delle convenzionicon tali Paesi, quali, appunto, la Russia,la Cina, l’India, il Brasile, il Sud Africa,il cosiddetto BRIC, considerato anchequanto previsto dall’articolo 35, comma4, della nostra Costituzione e le battagliesostenute su questi banchi da molti mieipredecessori.

Ovviamente, questi accordi richiedonouna reciprocità, richiesta anche per quelconcerne la tutela sociale, come, ad esem-pio, il reddito di cittadinanza, che nonfarebbe trovare in imbarazzo il nostroGoverno nel momento in cui venisse adot-tato. Qui stiamo parlando del reddito dicittadinanza: una misura che è prevista in25 Paesi dell’Unione europea su 28; siamoesclusi noi, la Grecia, l’Ungheria. Ditemivoi !

Quindi, è un consiglio che do al Go-verno: approvate questo reddito di citta-dinanza, che è già in Commissione bilan-cio. I soldi, per approvarlo, ci sono, ci sonoeccome i soldi, altrimenti non sarebbestato approvato dalla Commissione bilan-cio al Senato. Questo reddito di cittadi-nanza, pensi, è il doppio, più del doppio,anzi, di quello ricevuto dai tedeschi.Quindi, invito il Parlamento a rifletteresull’importanza di approvare prima possi-bile il reddito di cittadinanza, al fine dinon far trovare in imbarazzo il Governodurante questi accordi bilaterali. Lo di-ciamo per voi, per voi del Governo: come

potete non trovarvi in imbarazzo, se nonapprovate un reddito di cittadinanza pernove milioni di cittadini italiani ?

Vi invito, pertanto, a votare favorevol-mente su questa mozione. In più, signorPresidente – questo è rivolto a lei, Vice-presidente: mi ascolta ? –, oggi è il primogiorno nel quale si può festeggiare ilnostro secondo compleanno in Parla-mento. Per questo motivo, le rinnovo imiei applausi e congratulazioni. In più,come vede, noi siamo sempre meno all’in-terno delle istituzioni, in Parlamento. Que-sta fila, questa fila accanto a me – ora, loso, non vede nessuno –, una volta era delMoVimento 5 Stelle e questo è il mioprimo intervento come membro dellaCommissione lavoro.

Prima ero in Commissione affari socialie questa fila non era composta dai depu-tati che vi sono adesso, ma da deputati delMoVimento 5 Stelle; in questa fila vi eranogli stessi miei colleghi del MoVimento 5Stelle presenti nella Commissione affarisociali. Ora, invece, non so, hanno decisoaltre strade e, effettivamente, è dura ri-manere qui.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ildeputato Marco Fedi. Ne ha facoltà.

MARCO FEDI. Presidente, sottosegre-tario, onorevoli colleghi, il tema che af-frontiamo oggi è particolarmente impor-tante. Per questa ragione, credo sia statoutile aver raggiunto un testo unificato conla collega Nissoli, che vede anche la firmadi molti colleghi del Partito Democratico eche sono certo vedrà in Aula un votocomune di questo Parlamento e un impe-gno del Governo.

La prima considerazione che vorreifare riguarda la natura stessa del tema: leconvenzioni bilaterali. Non si tratta uni-camente, come qualcuno potrebbe pen-sare, di riconoscere diritti previdenziali,consentire la totalizzazione, questo stranomeccanismo che consente di totalizzare, disommare periodi di contribuzione versatiin Paesi diversi o la portabilità, cioè lapiena trasferibilità della pensione contri-butiva; parliamo di un diritto, del diritto

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di avere riconosciuti il lavoro svolto e icontributi versati. Un tema che affiancatutte le altre forme di tutela dei dirittiumani e di protezione della persona. È ilriconoscimento che diritti e doveri, ancheeconomici, devono affermarsi in una di-mensione internazionale e globale, attra-verso le convenzioni bilaterali, sempre piùanche multilaterali. Dobbiamo ricordarloper evitare che queste scelte appaianolegate esclusivamente alla presenza di no-stri connazionali nel mondo, sicuramenteimportante e significativa, come è statoricordato, nei Paesi extraeuropei, oppurealle nuove emigrazioni in Italia.

È, invece, veramente un tema di poli-tica internazionale anche questo, è affer-mazione di diritti e doveri delle persone,riconoscendo che queste oggi, sia nellaprotezione umana, come nella tutela pre-videnziale o nei doveri fiscali, vivonorealtà complesse che superano i confininazionali e l’Italia è un Paese moderno chedeve dare risposte di livello internazionalein una logica di reciprocità che consenteanche ad altri Paesi di crescere e diriconoscere il valore delle convenzioni bi-laterali.

La nostra epoca è caratterizzata da unamobilità lavorativa transnazionale che in-teressa sempre di più tutti i settori e tuttele attività lavorative, nessuno più sfugge.Oggi il nostro Paese si trova ad affrontareun nuovo esodo di giovani verso il mondoe il tema delle tutele previdenziali devetornare ad essere centrale anche per loro.La mobilità in ambito dell’Unione europeaoggi è tutelata sia nella fase professionale,ad esempio con il riconoscimento dellequalifiche, che nella tutela previdenziale.

Per i Paesi extraeuropei dobbiamo con-tinuare a lavorare, invece, per aggiornarele convenzioni già esistenti, ai cambia-menti in campo nazionale, ma anche allenuove esigenze: dai fondi privati e com-plementari, ad esempio, assicurandone lapiena portabilità, fino ai nuovi meccanismidi totalizzazione in sistemi previdenzialiche mutano in ciascuno dei Paesi extraeu-ropei dove le nostre nuove migrazioniarrivano.

Così come dobbiamo lavorare per ilriconoscimento delle qualifiche professio-nali e dei titoli di studio, così comedobbiamo superare anacronistiche distin-zioni tra pensioni pubbliche e private, cheancora oggi limitano l’applicazione di tantiaccordi, vere e proprie discriminazioni tracategorie di lavoratori.

Le pensioni liquidate con la totalizza-zione di contribuzione italiana ed estera algennaio 2014 erano 793.432, a gennaio2014 sono stati disposti a favore dei pen-sionati all’estero 358.210 pagamenti pen-sionistici; quindi, circa il 50 per centodelle pensioni in regime internazionale èliquidato, sulla base di contribuzione ita-liana e di Paesi dell’Unione europea, inItalia o nei Paesi in ambito UE.

A ciò dobbiamo aggiungere che, se èvero che l’INPS paga pensioni versol’estero, l’estero paga pensioni verso l’Ita-lia. Per citare solo un esempio, l’Australia,attraverso il Centrelink corrisponde versol’Italia un totale di circa 16.800 pensionitassate in Italia, contro le circa 45 milapensioni pagate verso l’Australia dall’Ita-lia. Ma le pensioni australiane sono diimporto medio decisamente superiore aquello italiano, quindi l’effetto economicosull’Italia è visibile.

Il costo delle convenzioni, quindi, deveintendersi mediato, se non in alcune si-tuazioni addirittura superato, dall’ele-mento della reciprocità in campo previ-denziale e fiscale. In sostanza, ai sosteni-tori della tesi secondo cui le convenzionicostano troppo, per i quali l’Italia do-vrebbe chiudersi in una sorta di splendidoisolamento, ricordiamo i vantaggi econo-mici e fiscali, il valore della reciprocitàcome strumento internazionale e la tuteladelle persone, come aspetto centrale dellatutela dei diritti umani.

Nella mozione chiediamo che, alla lucedelle importanti e sostanziali modificheintervenute in questi ultimi anni nel no-stro sistema previdenziale, venga istituitoun tavolo tecnico che veda la presenza deirappresentanti dei ministeri interessati,dell’INPS e dei patronati nazionali con ilpreciso compito di: monitorare lo statodelle convenzioni bilaterali di sicurezza

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sociale in essere – cioè quelle gia esistenti– verificando la loro compatibilità con lemodifiche intervenute nel nostro sistemaprevidenziale e l’eventuale conseguente ne-cessità di rinegoziarle sulla base di nuoveesigenze di tutela internazionale; verifi-care, a fronte dell’aumentata mobilità in-ternazionale di lavoratori e lavoratrici, siain uscita che in ingresso in Italia, lanecessità di stipulare nuovi accordi bila-terali di sicurezza sociale, completandoquindi il quadro giuridico di salvaguardiadei diritti sociali e aggiornando quelli invigore, a garanzia di una più adeguata,efficace ed ampia tutela previdenziale.

Il sistema previdenziale italiano conl’INPS si è impegnato ad assicurare airesidenti all’estero, per quanto reso pos-sibile dalle caratteristiche dei vari Paesi,un trattamento analogo a quello riservatoai pensionati in Italia. Non sono mancatinegli anni problemi, dal ritardo della ve-rifica reddituale, con i conseguenti inde-biti, alle lentezze nei pagamenti con letante disfunzioni organizzative e burocra-tiche. Riteniamo incomprensibile, come èstato ricordato dalla relatrice FitzgeraldNissoli, l’eliminazione dell’unità di consu-lenza per la sicurezza sociale del Ministerodegli affari esteri, strumento di ricerca,consulenza e progettazione per l’avvio dinegoziati bilaterali.

Le convenzioni bilaterali di sicurezzasociale non devono tutelare solo la vecchiaemigrazione. Stanno emergendo, infatti,moderne figure di nuovi migranti italiani,come i liberi professionisti, i ricercatori, ipiccoli imprenditori, gli artigiani, gli inse-gnanti, gli studenti, i lavoratori al seguitodelle imprese e i tanti giovani che sirecano a lavorare all’estero anche perlunghi periodi, dove versano i contributi epagano le tasse, che sono esclusi dall’at-tuale regime delle convenzioni bilaterali.

Crediamo sia indispensabile superareogni ingiustificata distinzione tra lavora-tori pubblici e privati, sia in termini pre-videnziali che fiscali. Riteniamo sia oppor-tuno rivedere anche i modelli OCSE,spesso superati e da aggiornare. L’espe-rienza di questi anni dimostra che loscambio di informazioni a livello previ-

denziale e fiscale migliora il sistema dipagamento delle pensioni in termini diequità e che il regime fiscale, dallo scam-bio di informazioni, può migliorare intermini anche di contrasto ad elusione edevasione fiscale.

Lo scambio di informazioni garantisce,in sostanza, la trasparenza e la legalitànazionale ed internazionale dell’intero si-stema delle convenzioni bilaterali. Dob-biamo ancora migliorare il regime deicambi per assicurare efficienza e traspa-renza per i pagamenti extra-euro. Lestesse modalità di pagamento sul contocorrente, le procedure di verifica dell’esi-stenza in vita e la verifica annuale deiredditi devono migliorare.

In sostanza – e questo è un appello cherivolgo al Governo – i miglioramenti neirapporti con la pubblica amministrazione,con l’INPS, con la Citibank, che paga lepensioni all’estero per le pensioni pagatenel mondo, devono essere in linea con lemigliori pratiche amministrative e conl’agenda digitale e per la comunicazioneelettronica che ci vede impegnati in Italia.

L’idea di parità di trattamento – e conquesto concludo –, estesa anche alle pro-cedure burocratiche amministrative, èquello che chiediamo.

Infine, quanto al ruolo insostituibileall’estero e in Italia dei patronati, unaconvenzione che affidi ai patronati, nelruolo di sussidiarietà che già svolgonoaccanto alla rete consolare nel mondo, unruolo di ulteriore assistenza e sostegno ainostri connazionali stabilmente residentinel mondo, ai nuovi migranti che si spo-stano nel mondo e anche alle imprese neirapporti previdenziali locali.

Darebbe tutto questo, Presidente, unforte segnale di rinnovato interesse inquesto settore da parte del Parlamento e,auspichiamo, anche da parte del Governo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ildeputato Picchi. Ne ha facoltà.

GUGLIELMO PICCHI. Signor Presi-dente, colleghi, Governo, il tema oggetto diquesta mozione è un tema fondamentale,che riguarda il nostro Paese e le migliaia

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di giovani – e non solo – che ogni annosono costretti ad emigrare perché il nostroPaese non è in grado di offrire soluzionilavorative adeguate e che, quindi, l’unicastrada che possono intravedere è quelladell’emigrazione.

Negli ultimi anni il numero di cittadiniitaliani che sono andati a lavorare al-l’estero è costantemente cresciuto, è cre-sciuta la mobilità, sono cresciuti i contrattie le formule di lavoro a cui questi cittadinisono andati incontro.

Pertanto, come Paese ci troviamo adaffrontare problemi nuovi, problemi piùcomplessi e problemi rispetto alle vecchieconvenzioni bilaterali che il nostro Statoaveva stipulato nel corso degli anni contantissimi Paesi, che non sono più suffi-cienti ed attuali. Siamo spesso di fronte amobilità nuova, che riguarda diversi Paesi.Non più lavoratori che si trasferivanodall’Italia verso l’estero e che, quindi, poiavevano un percorso misto di caratterebilaterale tra l’Italia e il Paese in cuiandavano a lavorare, ma c’è il caso dimultilateralità dei Paesi in cui vengonoofferte le prestazioni lavorative da partedei nostri cittadini. Quindi, il problema diuna totalizzazione che vada a ricostruirel’intera carriera contributiva dei nostriconnazionali e il problema della portabi-lità sono problemi fondamentali che de-vono essere affrontati in modo più ade-guato rispetto a quanto è avvenuto finora.

C’è da superare tutta una serie dianacronistiche differenziazioni, come tra ilsettore pubblico e il settore privato. Pren-diamo atto che il Governo sta facendodegli sforzi in questa direzione. Già re-centemente questo Parlamento ha affron-tato ratifiche di trattati internazionalisulla previdenza sociale. Mi viene inmente, per esempio, quello con il Giap-pone, che abbiamo esaminato poche set-timane fa, o quello con la Turchia. Peròquesto non basta.

Credo che si debba impegnare il Go-verno anche a uno sforzo in seno al-l’Unione europea. Infatti, come ho detto,oramai molti lavoratori offrono le proprieprestazioni lavorative in più Paesi europei,quindi ci sono più Paesi in cui hanno

versato i propri contributi e diventanonecessari strumenti che non siano solo subase bilaterale, ma su base multilaterale,per far sì che totalizzazione e portabilitàdegli strumenti pensionistici possano es-sere raggiunte con efficacia.

Naturalmente non è solo ed esclusiva-mente un problema di cittadini italiani chevanno a lavorare all’estero, ma il problemariguarda anche tutti i trattamenti di queicittadini, comunitari e non comunitari, chevengono a svolgere le proprie prestazioniin Italia e, quindi, sono soggetti anche loroa un sistema misto, per cui hanno lo stessoproblema dei nostri connazionali.

Non dobbiamo, però, limitarci solo adaffrontare il problema per risolvere iproblemi pensionistici dei nostri conna-zionali cercando di semplificargli la vitae di far sì che tutti i contributi e tuttele prestazioni che sono stati versati invari Paesi, secondo vari regimi, secondovarie forme contrattuali, portino poi al-l’esito sperato della pensione. Questa mo-zione è veramente l’occasione per porrela nostra attenzione sul come mai ilnostro Paese non è in grado di offrire atanti giovani, a tanti lavoratori opportu-nità di lavoro qui in Italia e, quindi,costringe il Paese all’emigrazione. Non èsolo un problema di nicchia degli italianiall’estero, è un problema di un interoPaese che non sa offrire quello chedovrebbe ai propri giovani.

Pertanto, ben venga questa mozione,ma spero che sia l’occasione – continueròsu questo punto successivamente nelle di-chiarazioni di voto in Aula – per affron-tare in modo più radicale il problema dellavoro in Italia e il problema del perché150 mila persone l’anno scorso sono statecostrette ad emigrare.

Come singolo, ho sottoscritto questamozione, per cui ringrazio i colleghi Fitz-gerald Nissoli e Porta che hanno lavoratobene nello scrivere questa mozione e nelportare il tema all’attenzione dell’Aula.Dispiace che questa discussione sulle lineegenerali avvenga in un’Aula deserta. Rin-grazio lo stesso i colleghi di tutti i gruppiche sono intervenuti e che sono presenti,ma questo forse ci dice anche quanto

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scarsa attenzione ci sia – e di questo mene rammarico – da parte del Governo sulproblema che ho detto, ossia dell’emigra-zione dei nostri connazionali. Fa benecercare di porre rimedio, ma andiamo acurare le cause per cui i nostri giovanisono costretti ad emigrare.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare lacollega Binetti. Ne ha facoltà.

PAOLA BINETTI. Presidente, membrodel Governo, colleghi, l’argomento chestiamo toccando oggi è uno di quegliargomenti un po’ di frontiera, in cuil’immigrazione e l’emigrazione sembranoveramente due facce di una stessa meda-glia. Ma anche il tema della giustizia e iltema della solidarietà sembrano dueaspetti di una stessa realtà. Il problemache oggi la collega Fucsia Fitzgerald Nis-soli ha voluto mettere a fuoco con questamozione, che ho sottoscritto in manieradavvero convinta e volentieri, è quello diquegli italiani che, trovandosi all’estero asvolgere un’attività professionale di variotipo, versano dei contributi nel loro Paesee, quindi, assolvono a un dovere che è undovere concreto, un dovere reale, ma, poi,al loro ritorno in Italia, non sempre rie-scono a ricostruire quello che è un itine-rario di contributi che gli permetta diavere quella pensione che soddisfi anche lecaratteristiche di una vita dignitosa.

Ci sono in questo senso difficoltà chevanno sotto vari aspetti. Dal punto di vistadel luogo, per esempio, l’Italia ha delleconvenzioni bilaterali, come con l’Argen-tina, ma non ce l’ha con il Cile; ce l’ha conil Paraguay, ma non ce l’ha con l’Uruguay.In altre parole, abbiamo dei Paesi chesono in qualche modo più disponibili aduna relazione di collaborazione con l’Italiarispetto ad altri Paesi. Ma, poi, un’altradelle difficoltà che noi abbiamo messo afuoco con questa mozione per esempio èche i lavoratori cosiddetti privati riesconoad avere una copertura migliore di quellache riescono ad avere i lavoratori pubblici.

Abbiamo un’altra osservazione interes-sante da fare: i nuovi profili professionaliemergenti (studenti, ricercatori, liberi pro-

fessionisti) che vanno all’estero non rie-scono ad avere quella possibilità del rico-noscimento dei contributi versati analogaa quella avrebbero se si trovassero inItalia. Abbiamo, cioè, una serie di situa-zioni in cui ci troviamo davanti ad unproblema che, se misurato e letto dalpunto di vista del soggetto, quindi dalpunto di vista del lavoratore, fa dire allostesso: io ho fatto tutto quello che potevo,ho rispettato la normativa vigente in que-sto Paese, ho veramente dato alla mia vitail senso di un lavoro professionale intensoe competente. Molte volte queste personetengono francamente alta anche l’imma-gine dell’Italia, andando all’estero; sonoricercatori brillanti, sono imprenditori ge-niali, sono artigiani che veramente rie-scono a portare lo stile italiano, il famosomade in Italy, ad un livello che lo rendecompetitivo rispetto a quelle che sono lealtre maestranze locali. Sono persone checi fanno dire che l’Italia è un Paeseveramente prestigioso, ma un prestigio chesi misura con il lavoro svolto da questepersone in quei Paesi.

Certo, una volta vissuta un’attività pro-fessionale così impegnativa e così intensaall’estero, noi dobbiamo contemplarequella che chiamiamo veramente la no-stalgia di casa, il desiderio di tornare inItalia, il desiderio, come hanno espressomolte persone in diverse interviste, dimorire da italiani e di morire in Italia, diricollegarsi a pezzi di famiglia. E in questosenso quell’attività professionale intensa,svolta ai livelli della massima competenzapossibile e che, insisto, ha contribuito amantenere alta la bandiera dell’Italia,quando queste persone tornano in Italia,sembra aver perduto di consistenza, sem-bra aver perduto quello spessore di onorepersonale, sociale e nazionale che avevaquando erano fuori.

È chiaro che, attraverso questa mo-zione, desideriamo sollecitare il Governo,anche perché le convenzioni in essere, leconvenzioni con i Paesi in cui sono stateattivate, e che in qualche modo restanoattive, sono tuttavia convenzioni vecchie esuperate: nessuna di loro è stata rinnovatadopo l’approvazione della legge Fornero

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con i cambiamenti che la suddetta haintrodotto. Sono il frutto di una buonapolitica di qualche anno fa che non haavuto quel maquillage che non è soltantoestetico; è soprattutto un maquillage eticoe funzionale che ha permesso a questepersone di potersi reinserire nel loro Paesein condizioni prima di tutto di autonomiae poi di giustizia. Occorre intervenire suquesta normativa, rivederla prima di tutto,rivedere il senso delle convenzioni, verifi-care che le suddette esprimano, perlomenoper quanto attiene al nostro Paese, ilrispetto della normativa italiana e chevengano fatte davvero con quei Paesi incui, ad oggi, i flussi migratori dell’Italiaverso l’estero sono più importanti e piùsignificativi. Ad esempio, non ci sono Paesiche possano essere considerati Paesi del-l’est-asiatico, mentre invece sappiamoquanto sono forti i flussi migratori anchequalificati verso Paesi come la Cina. Sonopresi in considerazione con convenzioniparzialmente i Paesi dell’America latina,gli Stati Uniti e il Canada e l’Australia,quest’ultima oltretutto da poco tempo, macertamente le convenzioni non copronoaltre regioni. Pertanto, occorre rivedere icontenuti di questa normativa, di questiaccordi, rivedere i luoghi con cui si fannoquesti accordi, rivedere i profili professio-nali per i quali si fanno questi accordi.Sono tutti aspetti che non sono secondarima che danno ragione di una revisioneculturale ordinata, precisa, puntuale chedice quali sono i diritti e i doveri di questepersone, in che misura sono tutelati questidiritti e doveri con accordi internazionaliprecisi e in che misura questi accordi sonocoerenti con la normativa italiana attualee non solo con la normativa italianavecchia e, terzo aspetto, quali sono i profiliprofessionali emergenti ai quali si devonoassicurare condizioni veramente di sicu-rezza. In ordine a questo aspetto vorreispezzare una lancia che mi sta partico-larmente a cuore nei confronti dei giovani.La disoccupazione italiana, che per i gio-vani raggiunge il 49 per cento, è dram-matica. Possiamo dire che un giovane sudue in Italia non trova lavoro ed è l’in-telligenza di questi giovani che li spinge ad

investire la loro vita in un fronte diimpegno e anche di realizzazione profes-sionale all’estero. Sarebbe un peccato se,mutate le condizioni sociali, mutate lecondizioni imprenditoriali e mutate lecondizioni economico-finanziarie in Italia,questi giovani volessero tornare, portandoil senso positivo di un’esperienza maturataall’estero di competenze acquisite e nonpotessero inserirsi nei modi e nei tempiopportuni. Per questo noi chiediamo chequesta mozione venga presa in seria con-siderazione. Ci fa piacere che al tavolo delGoverno non ci sia nessuno ma pensiamoche questa non sia voce di colui che gridanel deserto e quindi ci auguriamo davveroche, perlomeno nei fatti, qualcuno ri-sponda concretamente e coerentementealle richieste che vengono poste. Grazieinfinite, signor Presidente, grazie a tutti icolleghi che sono presenti, grazie al Go-verno seduto al tavolo del Governo eprossimamente speriamo in risposte posi-tive.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscrittia parlare e pertanto dichiaro chiusa ladiscussione sulle linee generali delle mo-zioni.

Il Governo intende intervenire o siriserva di farlo successivamente ?

LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Statoper il lavoro e le politiche sociali. Succes-sivamente.

PRESIDENTE. Il seguito della discus-sione è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: Ratificaed esecuzione della Convenzione inter-nazionale per la protezione di tutte lepersone dalle sparizioni forzate adot-tata dall’Assemblea Generale delle Na-zioni Unite il 20 dicembre 2006 (A.C.2674) e dell’abbinata proposta di legge:Tidei e Porta (A.C. 1374) (ore 17,30).

PRESIDENTE. L’ordine del giorno recala discussione del disegno di legge diratifica n. 2674: Ratifica ed esecuzione

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della Convenzione internazionale per laprotezione di tutte le persone dalle spa-rizioni forzate adottata dall’Assemblea Ge-nerale delle Nazioni Unite il 20 dicembre2006; e dell’abbinata proposta di leggeTidei e Porta, n. 1374.

Avverto che lo schema recante la ri-partizione dei tempi è pubblicato in calceal resoconto stenografico della sedutadell’11 marzo 2015.

(Discussione sulle linee generali– A.C. 2674)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la di-scussione sulle linee generali.

Avverto che il presidente del gruppoparlamentare del MoVimento 5 Stelle neha chiesto l’ampliamento senza limitazioninelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell’ar-ticolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che la III Commissione(Affari esteri) si intende autorizzata ariferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice,deputata Eleonora Cimbro.

ELEONORA CIMBRO, Relatrice. SignorPresidente, colleghi deputati, la Conven-zione internazionale per la protezione ditutte le persone dalle sparizioni forzate,adottata dall’Assemblea generale delle Na-zioni Unite il 20 dicembre 2006, traeorigine da una forte richiesta delle asso-ciazioni latinoamericane di famiglie didesaparecidos e poi sostenute da ONGoperanti in tutti i continenti, che furonolargamente coinvolte nel lungo iter dielaborazione del testo.

Ricordo che la sparizione forzata è unapratica criminale che generalmente iden-tifichiamo con le dittature latinoameri-cane, ma che ha origini marcatamenteeuropee: basti pensare alle migliaia dipersone scomparse durante la dittaturanazista e, più di recente, a tutte le vicendelegate alle « extraordinary renditions », pra-tica fortemente condannata dalla giuri-sprudenza della Corte europea dei dirittiumani che l’ha definita « una gravissimaviolazione degli articoli 3 e 5 della Con-venzione di Roma ».

In America Latina, il metodo è stato,però, utilizzato come strumento politico erepressivo all’interno della cosiddettaguerra contro-insurrezionale, volta all’eli-minazione fisica degli oppositori militantie delle persone critiche dei regimi ditta-toriali e prosegue oggi anche in numerosialtri contesti, a partire da quello siriano:solo nel 2013, il Working Group on enfor-ced or involuntary disappearances ha rice-vuto 208 denunce di nuovi casi provenientida ventuno Paesi.

Le sparizioni forzate rientrano tra leviolazioni più gravi dei diritti umani, poi-ché ledono il diritto della persona allasicurezza e alla tutela da parte della legge,il diritto a non essere arbitrariamenteprivata della libertà personale e il dirittoa non essere oggetto di tortura e di altritrattamenti crudeli, inumani o degradanti.In alcune circostanze, le sparizioni forzatepossono portare anche a violazioni deldiritto alla vita, della libertà di espres-sione, religione e associazione e del divietodi non discriminazione.

Per lungo tempo, l’assenza di un mec-canismo specifico a livello internazionale,volto a proteggere le vittime e a punire icolpevoli di sparizioni ha rappresentatouna lacuna nel diritto internazionale. Lenorme internazionali, infatti, prendevanoin considerazione il fenomeno sotto un’ot-tica parziale.

Dopo un primo intervento, a caratterenon vincolante, dell’Assemblea generaledelle Nazioni Unite nel 1992, soltanto nel2006 si è arrivati a questo testo conven-zionale, che rappresenta uno strumentogiuridico efficace per affrontare in ma-niera organica il fenomeno delle spari-zioni, saldando così gli aspetti di dirittointernazionale dei diritti umani con quellidi diritto umanitario e di diritto penaleinternazionale.

La Convenzione si caratterizza, per-tanto, per un approccio globale al feno-meno delle sparizioni forzate, proponen-dosi di combatterlo in ogni sua forma enon solo al ricorrere di determinati pre-supposti, quali, per esempio, l’esistenza di

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un conflitto armato o la configurabilità diun attacco generalizzato e sistematico neiconfronti della popolazione civile.

Il nostro Paese ha attivamente parte-cipato al Gruppo di lavoro che ha elabo-rato la Convenzione, fornendo un contri-buto di rilievo, riconosciuto ed apprezzatodalle altre delegazioni, grazie anche a unefficace concerto con le altre amministra-zioni interessate, in particolare, i Ministeridella giustizia, della difesa e dell’interno.Coerentemente con il percorso delineato,l’Italia ha cosponsorizzato la risoluzionedell’Assemblea generale, che ha adottato iltesto che è stato sottoscritto dal nostroPaese il 3 luglio 2007.

Negli ultimi anni, l’Assemblea generaledell’ONU ha adottato – anche per impulsodell’Italia – numerose risoluzioni per sol-lecitare la ratifica da parte di tutti gli Statidella Convenzione, l’ultima delle quali èstata approvata per consensus il 24 no-vembre 2014. Nel 2010, l’Assemblea gene-rale ha inoltre istituito, il 30 agosto, lagiornata internazionale per ricordare levittime delle sparizioni forzate.

La Convenzione è stata aperta allafirma il 6 febbraio 2007 a Parigi ed èentrata in vigore il 23 dicembre 2010,trenta giorni dopo il deposito del vente-simo atto di ratifica o adesione. Attual-mente, è stata ratificata – o vi hannoaderito – quaranta Stati, di cui sette sonomembri dell’Unione europea (Austria, Bel-gio, Francia, Germania, Lituania, PaesiBassi e Spagna).

La Convenzione configura quale reatol’arresto, la detenzione, il rapimento odogni altra forma di privazione della libertàposta in essere da agenti dello Stato o dapersone o gruppi di persone che agisconocon l’autorizzazione, il sostegno o l’acquie-scenza dello Stato, seguiti dal rifiuto diriconoscere la privazione della libertà odall’occultamento della sorte riservata allapersona scomparsa e del luogo in cuiquesta si trova, ponendola al di fuori dellaprotezione della legge.

Il principale obbligo per gli Stati partidella Convenzione è dunque quello diprevedere, all’interno della legislazione na-

zionale, una norma che condanni comereato la pratica delle sparizioni forzate.

Per quanto attiene al nostro ordina-mento, ricordo che, benché il reato disparizione forzata non sia codificato contale nomen iuris nella legislazione italiana,esiste una serie di disposizioni normativesanzionatorie delle condotte integranti gliestremi della suddetta fattispecie crimi-nosa, come accade, d’altronde, per moltidei crimini contro l’umanità previsti dal-l’articolo 7 dello Statuto di Roma: si pensi,ad esempio, agli articoli 605 (sequestro dipersona), 606 (arresto illegale), 607 (inde-bita limitazione di libertà personale) e 608(abuso di autorità contro arrestati o de-tenuti) del codice penale. Ovviamente contali reati possono concorrerne altri, qualile percosse, ex articolo 581 del codicepenale, e le lesioni personali, di cui agliarticoli 582 e 590 sempre del codice pe-nale, a seconda che la condotta posta inessere dal soggetto agente sia connotata dadolo o da colpa.

Le spese relative all’attuazione dellaConvenzione sono poste a carico del bi-lancio delle Nazioni Unite, senza nuovi omaggiori oneri per la finanza pubblicadello Stato. Le risorse per farvi frontesono, infatti, già contenute nel bilancioordinario biennale dell’ONU 2014-2015.

Concludo, dunque, Presidente, racco-mandando una rapida conclusione dell’iterdi approvazione del disegno di legge, sulquale si sono espresse positivamente leCommissioni affari costituzionali, giustizia,difesa, bilancio e affari sociali. Consenti-temi, inoltre, di esprimere il mio vivoapprezzamento alla collega Marietta Tideiche, con la presentazione di un’analogaproposta di legge (A.C. 1374) abbinata aldisegno di legge governativo e con lapresentazione di un’interrogazione a ri-sposta immediata, svolta nella seduta del13 novembre 2013, ha efficacemente sol-lecitato nei mesi scorsi un impegno direttodell’Esecutivo e dello stesso Parlamento inquesta direzione.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere,collega.

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ELEONORA CIMBRO, Relatrice. La ra-tifica di questa importante Convenzione,oltre a porci in linea con i principalipartner europei, conferma pienamentel’impegno del Governo e del Parlamentoitaliani in questa materia, particolarmenteimportante anche alla luce dell’avvio inquesti giorni, a Ginevra, presso il Consiglioper i diritti umani dell’ONU, della Revi-sione periodica universale riguardante ilnostro Paese.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rap-presentante del Governo si riserva di in-tervenire nel prosieguo del dibattito.

È iscritto a parlare il deputato MarcoFedi. Ne ha facoltà.

MARCO FEDI. Signor Presidente,chiedo che la Presidenza autorizzi la pub-blicazione in calce al resoconto della se-duta odierna del testo integrale del miointervento.

PRESIDENTE. La Presidenza lo con-sente, sulla base dei criteri costantementeseguiti.

MARCO FEDI. Vorrei, inoltre, svolgerealcune brevi considerazioni in relazione aquesta importante ratifica. La Conven-zione internazionale per la protezione ditutte le persone dalla sparizione forzata èun altro elemento della cultura giuridicainternazionale, un ulteriore tassello del-l’impianto di protezione dei diritti umanie di tutela delle persone a cui l’Italia dà ilproprio sostegno. Condivido in pieno l’il-lustrazione della ratifica condotta dallarelatrice, la collega Eleonora Cimbro, evolevo ricordare anche io che la Commis-sione affari esteri, anche su stimolo deicolleghi Marietta Tidei e Fabio Porta, chehanno presentato un apposito provvedi-mento di ratifica di iniziativa parlamen-tare, ha consentito il rapido avvio diquesto provvedimento di cui auspichiamoun iter sollecito anche alla luce dellarecrudescenza del fenomeno in molte areedel mondo.

Nella precedente legislatura in molteaudizioni con le Madri di Plaza De Mayo

era stata ribadita l’urgenza della ratifica:con la ratifica della Convenzione interna-zionale per la protezione di tutte le per-sone dalle sparizioni forzate facciamo, inconclusione, onore al nostro Paese. Siamoun passo più vicini a garantire quel qua-dro di legalità internazionale che ci vedeprotagonisti nella storia delle NazioniUnite.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare ilcollega Picchi. Ne ha facoltà.

GUGLIELMO PICCHI. Grazie Presi-dente, intervengo in merito alla ratifica diuna importante Convenzione su una ma-teria importante quale quella delle spari-zioni forzate che sono una delle più graviviolazioni dei diritti umani. L’Italia è sem-pre stata in prima fila e la storia di questaConvenzione dimostra l’attenzione e ilcontributo del nostro Paese al fine diarrivare alla redazione di questa Conven-zione.

Tanto attivo era stato il nostro Paesenello scrivere e nell’arrivare all’approva-zione della Convenzione, tanto lento,ahimè, è stato poi successivamente nelratificare questa Convenzione. Ricordiamoche è entrata in vigore nel 2010, quandoil ventesimo Paese aveva ratificato la Con-venzione approvata nel 2006. Purtroppo,noi arriviamo con cinque anni di ritardoe più volte siamo stati richiamati in sedeONU e invitati alla ratifica di questaimportante Convenzione. Finalmente cisiamo e risolviamo molte problematiche.

Ricordiamo che questa era una Con-venzione partita da quanto avvenuto neglianni Settanta in Argentina con i desapa-recidos. Basta vedere i dati del 2014: lesparizioni forzate sono state oltre due-cento, le sparizioni forzate da oltre ven-tuno Paesi. Questo dimostra quanto maisia attuale la necessità di affrontare conuna Convenzione ONU questo problema ecredo che l’Italia, finalmente, dopo tantolavoro, possa approvare la Convenzione edevitare di essere nuovamente richiamatadopo l’ampio e proficuo lavoro che erastato svolto in sede di Nazioni Unite.

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PRESIDENTE. È iscritto a parlare ilcollega Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presi-dente, onorevoli colleghi, il cammino perarrivare a questa Convenzione è lungo.Come è stato ricordato, inizia con laterribile storia dei desaparecidos in Ar-gentina, ma anche in Cile e in altri Paesidell’America latina. Abbiamo a che farecon Stati criminali, che negano le libertàdemocratiche e che eliminano senza pro-cesso i loro avversari, con un capitoloparticolare dedicato ai minori, cioè aifigli degli avversari del regime che ven-gono dati in adozione talvolta proprio acoloro che hanno ucciso i loro genitori;storie terribili.

Noi ovviamente voteremo a favore diquesta ratifica; mi consenta però di espri-mere alcune perplessità. Nato in quelclima, il provvedimento arriva all’Assem-blea delle Nazioni Unite molto dopo,quando già è maturata una diversa situa-zione: la situazione del terrorismo – noiabbiamo a che fare con i sequestri operatidai terroristi – in cui anche è in vigore ilPatriot Act negli Stati Uniti e con il PatriotAct e con provvedimenti non così corposi,ma comunque incidenti del Regno Unito diGran Bretagna e Irlanda del nord, sidelineano strategie antiterrorismo, le qualimolto facilmente potrebbero essere consi-derate come ricadenti all’interno delbando dato da questo provvedimento.Questa è la ragione per cui soltanto qua-ranta Paesi lo hanno ratificato e, tra iPaesi che lo ratificano, mancano firmeimportati, manca la firma degli Stati Uniti,manca la firma del Regno Unito di GranBretagna e Irlanda del nord, mancano lefirme di molti Paesi che hanno a che farecon il fenomeno del terrorismo.

Allora, io mi permetto di suggerire chesi inizi rapidamente una ripresa di contattiper ottenere l’adozione di uno strumentolegale che possa avere il consenso di tuttii Paesi, perlomeno di tutti i Paesi checondividono con noi alcuni fondamentaliprincipi di civiltà giuridica anche per as-sicurare l’effettiva applicazione dellenorme qui contenute. Senza di questa, noi

rischiamo di approvare una norma « ban-diera », la quale troverà forti difficoltànella sua applicazione nelle situazioni con-crete spesso terribili del mondo di oggi.

C’è in particolare un punto che destaperplessità, all’articolo 1. Ho qui il testoinglese, quindi traduco all’impronta, macorrettamente credo: « Nessuna circo-stanza eccezionale, né lo stato di guerra,né la minaccia di guerra, né l’instabilitàpolitica interna, o una qualunque altraemergenza pubblica possono essere invo-cate come giustificazione per l’enforceddesappearance, la sottrazione forzata ».

Su questo bisognerà che noi facciamouna riflessione ulteriore insieme con iPaesi che sono effettivamente coinvolti inqueste situazioni. È invece importante daun altro punto di vista rinforzare ciò chesi dice sui minori. Noi abbiamo disappa-rizioni forzate di minori che non sonoriconducibili a questo quadro o non sonopienamente riconducibili a questo quadro.Penso al traffico di persone umane per finidi prostituzione, penso al traffico di mi-nori per fini di riduzione in schiavitù,penso al traffico di minori ma anche diadulti per finalità di sfruttamento sessualee per finalità di trapianti illegali. Su tuttoquesto credo che sia necessaria una ri-flessione ulteriore integrando questo stru-mento con altri strumenti già approvatidalle Nazioni Unite per arrivare ad unaregolamentazione più complessiva e chesia anche sostenuta da un appoggio piùampio della comunità internazionale.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscrittia parlare e pertanto dichiaro chiusa ladiscussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo– A.C. 2674)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicarela relatrice, onorevole Eleonora Cimbro.

ELEONORA CIMBRO, Relatrice. Sì,semplicemente riferendomi all’ultimo in-tervento dell’onorevole Buttiglione, volevochiarire che dal nostro punto di vista

Atti Parlamentari — 67 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 16 MARZO 2015 — N. 392

Page 70: SEDUTADILUNEDÌ16MARZO2015documenti.camera.it/leg17/resoconti/assemblea/html/... · PRESIDENTE. Dichiaro aperta la di-scussione sulle linee generali. Avverto che i presidenti dei

questo sicuramente è un passo in avantiperò tutte le riflessioni che il collega hafatto sono all’attenzione del lavoro siadella Commissione che anche di questoParlamento.

PRESIDENTE. Prendo atto che il rap-presentante del Governo si riserva di in-tervenire nel prosieguo del dibattito.

Il seguito del dibattito è rinviato adaltra seduta.

Sull’ordine dei lavori e per la risposta aduno strumento del sindacato ispettivo(ore 17,48).

CLAUDIA MANNINO. Chiedo di par-lare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per dueminuti.

CLAUDIA MANNINO. Grazie Presi-dente, intervengo per sollecitare al Mini-stro delle infrastrutture Lupi a rispettareuna adempienza che è a lui intestata inbase alla legge n. 298 del 1985. In parti-colare, l’articolo 9 prevede che entro il 15marzo di ogni anno il Ministro delleinfrastrutture sviluppi una relazione chespieghi lo stato di attuazione e di efficaciadelle norme di prevenzione e repressionedell’abusivismo edilizio. Crediamo chequesto sia un atto dovuto, anche alla lucedei ripetuti danni che si manifestano aseguito dell’elevato rischio idrogeologicoche è presente sul nostro territorio nazio-nale, e anche alla luce della proposta dilegge di salvaguardia del suolo che inquesto momento è in discussione presso laCommissione.

Intervengo anche per sollecitare rispo-sta ad un atto di sindacato ispettivo aprima firma della collega Di Benedetto esottoscritta da diversi nostri colleghi delMoVimento 5 Stelle, il n. 5-04685, cherichiama a delle spiegazioni relative adelle dichiarazioni fatte dal procuratoregenerale della Corte dei conti, Nottola,sull’esistenza o meno del concetto di ma-fia. Oggi quelle dichiarazioni hanno de-

stato particolare stupore e speriamo che,appunto, il Governo venga a risponderepresto a questa interrogazione.

Ordine del giornodella seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l’ordine delgiorno della seduta di domani.

Martedì 17 marzo 2015, alle 10:

1. – Svolgimento di interpellanze einterrogazioni.

(ore 12)

2. – Seguito della discussione del dise-gno di legge:

S. 1749 – Conversione in legge, conmodificazioni, del decreto-legge 24 gen-naio 2015, n. 4, recante misure urgenti inmateria di esenzione IMU. Proroga ditermini concernenti l’esercizio della delegain materia di revisione del sistema fiscale(Approvato dal Senato) (C. 2915).

— Relatori: Fragomeli, per la maggio-ranza; Busin e L’Abbate, di minoranza.

3. – Seguito della discussione dellemozioni Fitzgerald Nissoli, Porta ed altrin. 1-00445 e Dall’Osso ed altri n. 1-00761concernenti iniziative per la tutela deidiritti previdenziali dei lavoratori italianiemigrati in paesi non appartenenti al-l’Unione europea.

4. – Seguito della discussione del dise-gno di legge:

Ratifica ed esecuzione della Conven-zione internazionale per la protezione ditutte le persone dalle sparizioni forzateadottata dall’Assemblea Generale delle Na-zioni Unite il 20 dicembre 2006 (C. 2674)

e dell’abbinata proposta di legge: TIDEIe PORTA (C. 1374).

Relatrice: Cimbro.

La seduta termina alle 17,50.

Atti Parlamentari — 68 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 16 MARZO 2015 — N. 392

Page 71: SEDUTADILUNEDÌ16MARZO2015documenti.camera.it/leg17/resoconti/assemblea/html/... · PRESIDENTE. Dichiaro aperta la di-scussione sulle linee generali. Avverto che i presidenti dei

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONEDELLA DEPUTATA SOFIA AMODDIO INSEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEEGENERALI DELLA PROPOSTA DI

LEGGE N. 2150-A ED ABBINATE

SOFIA AMODDIO, Relatrice per la mag-gioranza. Negli ultimi anni – in sedeparlamentare – si sono moltiplicate leproposte di riforma dell’istituto della pre-scrizione.

Nelle trascorse legislature si sono isti-tuite diverse commissioni di studio, tuttecon lo scopo di riformulare l’istituto dellaprescrizione rispetto all’attuale formula-zione della legge approvata nel 2005 « co-siddetta legge Cirielli ».

Il tema della prescrizione dei reati haassunto in questi ultimi anni un ruolocentrale nel dibattito parlamentare e po-litico, anche perché i frequenti casi diestinzione di processi per intervenuta pre-scrizione, con conseguente proscioglimentodegli imputati prima di una pronunciadefinitiva, hanno suscitato indignazione epolemiche soprattutto con riferimento areati ambientali ed a gravi reati contro lapubblica amministrazione. Da ultimo, ri-cordo il clamore suscitato dalla « sentenzaEternit ».

Vorrei precisare, a questo proposito, cheben prima che il Paese si fosse indignatoper l’esito della « vicenda Eternit » (19 no-vembre 2014) la Commissione Giustiziaaveva iniziato l’iter legislativo in materia diprescrizione. In particolare, il 28 maggio2014 si era avviato l’esame in sede refe-rente, che è stato caratterizzato da unalunga ed approfondita indagine conoscitivache ha portato all’adozione del testo base.

L’esigenza di intervenire sulla disci-plina della prescrizione è stata sottolineatadal primo Presidente della Corte di Cas-sazione, Giorgio Santacroce, nella Rela-zione sull’amministrazione della giustiziadell’anno 2014, svoltasi il 23 gennaio 2015.

Il rilievo dell’eccessiva brevità del ter-mine di prescrizione è emerso nel Consi-glio d’Europa. In particolare vorrei citareil rapporto del GRECO (il Gruppo di Statidel Consiglio d’Europa contro la corru-

zione), pubblicato nel 2009, nel quale sisottolinea che l’estinzione dei reati perprescrizione costituisce motivo di sfiduciadella collettività nella giustizia.

Quando si parla di prescrizione sievoca subito la ragionevole durata delprocesso, citata dalla Convenzione europeadei diritti dell’uomo, all’articolo 6. Questoparametro rimane certamente violato neiriguardi della vittima nelle eventualità incui – senza sua colpa – l’imputato usu-fruisce del maturare della prescrizione. Inaltre parole ogni processo che si concludecon l’estinzione del reato lede il senti-mento di giustizia della collettività e, inparticolare, si ledono le giuste aspettativedelle vittime dei reati per effetto dellasostanziale impunità dei loro autori.

L’attuale disciplina della prescrizionedel reato (dagli articoli da 157 a 161 delcodice penale) è stata introdotta dallalegge 5 dicembre 2005, n. 251 che avevasostanzialmente riscritto l’articolo 157 delcodice penale, prescrivendo che il temponecessario a prescrivere corrisponda almassimo della pena edittale stabilita dallalegge per ogni singolo reato, e precisandocomunque, che in caso di delitto, il temponecessario a prescrivere non può essereinferiore a 6 anni mentre in caso dicontravvenzione non può essere inferiorea quattro anni.

L’articolo 1 del testo approvato dallaCommissione giustizia lascia intatta questaparte ed interviene sul comma 6 dell’ar-ticolo 157 c.p. aggiungendo che i terminidi prescrizione – per i reati di corruzione– sono aumentati della metà del massimodella pena edittale.

Si tratta dei reati di corruzione perl’esercizio della funzione (articolo 318 delcodice penale), corruzione per un attocontrario ai doveri d’ufficio (articolo 319del codice penale) e corruzione in attigiudiziari (articolo 319-ter del codice pe-nale).

Tale previsione è derivata da una ri-formulazione chiesta dai relatori agliemendamenti presentati dal Governo, dalPd, Sel e dal MoVimento 5 Stelle.

La ragione di tale intervento si ravvienenella circostanza obiettiva che il momento

Atti Parlamentari — 69 — Camera dei Deputati

XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 16 MARZO 2015 — N. 392

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della scoperta dei reati corruttivi spessoavviene successivamente-rispetto al mo-mento in cui il reato si consuma – e ciòavviene perché nel reato di corruzione –a differenza per esempio del reato diconcussione – non c’è una vittima ed unautore di reato ma vi sono due concorrentidi reato (il corrotto ed il corruttore) –esiste un patto criminoso tra i due soggettie pertanto nessuno dei due è incentivato apresentare denuncia, perché scatterebbe lapropria responsabilità penale. Nella mag-gior parte dei casi la scoperta avvienemolto tempo dopo la commissione delreato, con il grave rischio che il reato è giàprescritto quando si scopre.

Vorrei sottolineare che l’aumento deitempi di prescrizione per i reati di cor-ruzione non comporta come necessariaconseguenza l’aumento della durata delprocesso. Se un processo si protrae oltremisura – e non per ragioni dovute alleparti processuali – ricordo che la partepuò sempre ricorrere con la richiesta delrisarcimento danni per l’irragionevole du-rata di cui alla legge Pinto. Ciò vuol direche il giudice in ogni caso non può indi-scriminatamente protrarre un processosine die, solo perché è previsto un terminepiù lungo di prescrizione per quel deter-minato reato.

Altri motivi ci hanno spinto a preve-dere un aumento dei termini di prescri-zione per i reati di corruzione.

Nel quadro del semestre europeo del2013 sono state approvare dal ConsiglioECOFIN due raccomandazioni per l’Italiacon le quali si richiede specificamente dipotenziare il quadro giuridico relativo allarepressione della corruzione, anche rive-dendo la disciplina dei termini di prescri-zione. La disciplina italiana della prescri-zione per i casi di corruzione è stata inseguito oggetto di esame da parte dellaCommissione europea con la pubblica-zione del 3 febbraio 2014 della primaRelazione dell’Unione sulla lotta alla cor-ruzione.

Secondo la Commissione si tratta di unfenomeno che interessa tutti gli Statimembri e che costa all’economia europeacirca 120 miliardi di euro all’anno. La

relazione riporta i risultati di due sondaggisulla percezione della corruzione tra icittadini europei e tra le imprese.

Da tali rilevazioni risulta che la perce-zione della diffusione della corruzione inItalia registra il dato del 97 per cento, cheè il più alto nell’Unione europea dopoquello della Grecia.

L’articolo 2 del provvedimento aggiungealla fine dell’art 158 c.p. un nuovo commacon cui si prevede che per una serie direati commessi ai danni di minori –previsti dall’articolo 392 comma 1-bis delc.p.p. – il termine di prescrizione decorrenon dal giorno del commesso reato, madal compimento del quattordicesimo annod’età della persona offesa, salvo chel’azione penale sia stata esercitata prece-dentemente. In questo caso il termine diprescrizione decorre dall’acquisizionedella notizia di reato.

Norme simili ed anche più drastiche leritroviamo in altri Stati Europei.

In Francia, a parte l’elevato termine diprescrizione nel caso di commissione diabusi sessuali verso minorenni, il terminedi prescrizione è sospeso fino al compi-mento del diciottesimo anno di vita dellavittima.

In Germania la prescrizione viene so-spesa fino al compimento del trentesimoanno di vita della vittima, nel caso di abusisessuali nei confronti di minori o com-messi a seguito dello sfruttamento di unaposizione gerarchica o di una situazione disvantaggio della vittima.

La soluzione adottata dalla Commis-sione è apparsa la più idonea per far sìche la vittima minorenne disponga di untempo congruo per denunciare l’autoredegli abusi una volta superata la situa-zione di dipendenza dall’autore del reatoed avere preso consapevolezza di quantoaccaduto.

Si tratta dei seguenti reati:

Maltrattamenti contro familiari econviventi (articolo 572 c.p.);

Riduzione o mantenimento in schia-vitù o in servitù (articolo 600 c.p.);

Prostituzione minorile (articolo 600-bis c.p.);

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XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 16 MARZO 2015 — N. 392

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Pornografia minorile (articolo 600-terc.p.);

Detenzione di materiale pornografico(articolo 600-quater c.p.), anche relativa-mente a pornografia virtuale (articolo 600-quater.1 c.p.);

Turismo sessuale (articolo 600-quin-quies c.p.);

Tratta di persone (articolo 601 c.p.);

Acquisto e alienazione di schiavi (ar-ticolo 602 c.p.);

Violenza sessuale (articolo 609-bisc.p.);

Atti sessuali con minorenne (articolo609-quater c.p.);

Corruzione di minorenne (articolo609-quinquies c.p.);

Violenza sessuale di gruppo (articolo609-octies c.p.);

Adescamento di minorenne (articolo609-undecies c.p.);

Atti persecutori (articolo 612-bisc.p.).

Con questa disposizione, il legislatoredà attuazione – seppur in modo parziale– alla Convenzione di Istanbul, contro laviolenza nei confronti delle donne, ratifi-cata dall’Italia con la legge n. 77 del 2013.La Convenzione, all’articolo 58, infatti,richiede agli Stati di adottare le misurelegislative necessarie per garantire che iltermine di prescrizione per intentareun’azione penale relativa ai reati di vio-lenza sessuale « sia prolungato per untempo sufficiente e proporzionato alla gra-vità del reato, per consentire alla vittimaminore di vedere perseguito il reato dopoaver raggiunto la maggiore età ».

L’articolo 3 modifica l’articolo 159 c.p.del provvedimento. Si aggiungono a quellegià esistenti numero tre ulteriori cause disospensione della prescrizione. Tali causeriguardano la richiesta di una rogatoriaall’estero (il processo può sospendersi finoad un massimo di 6 mesi), una perizia checomporta pareri di particolare complessità

(sospensione massima di tre mesi) la pre-sentazione della richiesta di ricusazione.

Inoltre sono state inserite due ulterioricause di sospensione.

Dal deposito della sentenza di con-danna di primo grado sino al depositodella sentenza del grado successivo i ter-mini di prescrizione sono sospesi per untempo non superiore a due anni e daldeposito della sentenza di condanna disecondo grado sino alla pronuncia dellasentenza definitiva la prescrizione rimanesospesa per un tempo non superiore ad unanno.

Perché questa modifica ?Accade troppo spesso che dopo l’accer-

tamento della responsabilità – ovverodopo una sentenza di condanna di primogrado, in cui si sono acquisite le prove –il reato si prescrive nelle more della fis-sazione del processo in appello e stessasituazione si verifica dopo la sentenza dicondanna di secondo grado, nelle moredella fissazione del processo in cassazionevanificando così l’ingente impegno di ener-gie materiali e umane profuso dagli organiinvestigativi e giurisdizionali.

L’idea di fondo da cui muove taleprevisione è che ad ogni riscontro proces-suale della fondatezza dell’ipotesi accusa-toria corrisponda la necessità di bloccare– almeno temporaneamente – il decorsodella prescrizione, così da assegnare allagiurisdizione un tempo ragionevole percompiere la verifica della correttezza delladecisione di condanna nei gradi di impu-gnazione.

Da un lato si impone, dunque, la ne-cessità di assicurare alla giurisdizionetempi congrui allo svolgimento delle atti-vità per accertare la responsabilità delfatto-reato ed applicare la relativa san-zione, dall’altro occorre evitare che ilmaturare della prescrizione a processoinoltrato, dia luogo ad uno spreco dirisorse umane, materiali e di tempo, non-ché alla frustrazione della legittima pre-tesa punitiva dello Stato e delle istanze digiustizia avanzate dalle vittime del reato.

Infine per l’articolo 6 la Commissioneha accolto gli emendamenti del governo, diAlleanza Popolare e di Forza Italia e si

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XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 16 MARZO 2015 — N. 392

Page 74: SEDUTADILUNEDÌ16MARZO2015documenti.camera.it/leg17/resoconti/assemblea/html/... · PRESIDENTE. Dichiaro aperta la di-scussione sulle linee generali. Avverto che i presidenti dei

prevede espressamente che la nuova leggesulla prescrizione si applica ai fatti com-messi dopo l’entrata in vigore della legge.

Noi relatori nel testo base non avevamoinserito una norma transitoria perché es-sendo la prescrizione un istituto di dirittosostanziale – nel caso di successioni dileggi nel tempo qualora lo norma succes-siva è più gravosa per l’imputato (come inquesto caso) si applica la legge precedente– se più favorevole al reo.

Che la prescrizione sia un istituto didiritto sostanziale è stato ribadito – oltreche dalla giurisprudenza europea, anchedalla giurisprudenza della Corte costitu-zionale – si vedano, in particolare, lesentenze n. 393 del 2006 e 275 del 1990.

In ogni caso l’inserimento della normaservirà a fugare dubbi interpretativi chepotrebbero sorgere in sede processuale.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONEDEL DEPUTATO GIAN MARIO FRAGO-MELI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLELINEE GENERALI DEL DISEGNO DI

LEGGE N. 2915.

GIAN MARIO FRAGOMELI, Relatoreper la maggioranza. Signor Presidente oggiiniziamo la discussione per la conversionedel decreto-legge n. 4 del 2015, recantemisure urgenti in materia di esenzioneIMU nonché la proroga dei termini con-cernenti l’esercizio della delega in materiadi revisione del sistema fiscale.

È doveroso premettere che non si trattadi un passaggio normativo dal carattereiniziatico, principalmente per tre motivi:

in primis perché la materia oggettodel provvedimento non rappresenta unanuova imposta, l’IMU sui terreni agricoli,fin dalla sua prima applicazione, ha inte-ressato anche i terreni che possono essereadibiti all’esercizio delle attività agricole(articolo 2135 c.c.); Diversamente si èsempre trattato di un’applicazione di ca-rattere generale alla quale sono state ap-plicate delle deroghe-esenzioni per alcuniterritori (ex circolare 9 del 1993);

in second’ordine in quanto questoprovvedimento chiude la normativa sulla

copertura di uno dei più importanti eimpegnativi provvedimenti del GovernoRenzi, il decreto-legge n. 66 del 2014, piùcomunemente conosciuto come « gli 80euro in busta paga », i 640 euro per ilperiodo maggio-dicembre 2014. In so-stanza uno dei maggiori tagli effettuatinegli ultimi anni alla contribuzione fiscaledei lavoratori e delle lavoratrici fino a 26mila euro di reddito, portato poi a regimenel 2015. Ebbene il gettito previsto dal-l’imposta IMU sui terreni agricoli (euro350 mln) ha finanziato inizialmente circa4 euro (dei sopraccitati 80 euro) cioè il 5per cento, per poi scendere a poco più del3 per cento.

In ultimo e non certo per l’importanza,questo provvedimento è stato sicuramenteconseguente ad un puntuale interventismoparlamentare, sintetizzabile nei seguentipassaggi:

fin dal mese di luglio 2014, infatti,abbiamo evidenziato con una osservazioneal parere del decreto legislativo n. 100(per intenderci, il primo riguardante l’at-tuazione della riforma del Catasto) unaverifica su questa tipologia di terreni;

successivamente, con la presenta-zione (dopo l’emanazione del decreto 28novembre 2014 attuativo del decreto-leggen. 66) di ben 3 risoluzioni in CommissioneFinanze alla Camera, la prima delle qualia firma Pd (finalizzata all’introduzione difranchigie/detrazioni per i contribuenti eda salvaguardare forme di compensazioneper i mancati incassi da parte dei comuni)e, a seguire altre due presentate da ForzaItalia e NCD;

il 22 gennaio 2015, con la trasmis-sione di una lettera al Presidente Renzi –sottoscritta da ben 106 deputati del Partitodemocratico – per invitarlo ad un suopronto intervento prima della scadenzadel 26 gennaio, alla quale è seguita ilgiorno successivo l’approvazione del pre-sente decreto da parte del Consiglio deiMinistri.

Tornando ai contenuti è fondamentaleevidenziare che, fin dalla sua prima for-

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XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 16 MARZO 2015 — N. 392

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mulazione, il decreto si è contrassegnatoper la sua portata estensiva – nel senso diun aumento dei Comuni esenti (secondo ladefinizione di Comuni montani) – dall’ap-plicazione dell’IMU sui terreni agricoli. Inparticolare con le modifiche apportate alSenato, di 4 articoli, l’articolo 1 intervienesui criteri di esenzione dal versamentodell’IMU sui terreni montani e parzial-mente montani prorogando ulteriormente,al 10 febbraio 2015, il termine per ilversamento dell’imposta dovuta per l’anno2014, secondo i nuovi criteri applicativistabiliti dal medesimo articolo.

Un decreto che ha rimodulato l’ini-ziale classificazione dei Comuni esenti (igià richiamati montani) superando la de-finizione impropriamente legata all’altitu-dine rilevata presso la sede municipaleper tornare ad una classificazione, sep-pur storicizzata ma connaturata al pre-valente carattere montano del territoriocomunale.

Al riguardo merita richiamare breve-mente il quadro normativo relativo alregime IMU dei terreni agricoli, rammen-tando in primo luogo che l’articolo 7,comma 1, lettera h), del decreto legislativon. 504 del 1992, in materia di ICI, haprevisto l’esenzione per i terreni agricoliricadenti in aree montane o di collina (aisensi dell’articolo 15 della legge n. 984 del1977). Per individuare la lista dei terreniesenti il legislatore si è richiamato al-l’elenco allegato alla circolare ministerialen. 9 del 14 giugno 1993. Detta esenzione èstata estesa all’IMU dall’articolo 9, comma8, del decreto legislativo n. 23 del 14marzo 2011.

Successivamente l’articolo 22, commi 2e 2-bis, del decreto-legge n. 66 del 2014 hademandato ad un decreto del Ministrodell’economia e finanze – da adottarsientro il 24 settembre 2014 – la revisionedei criteri di esenzione IMU sui terreniagricoli sulla base del criterio dell’altitu-dine, diversificando tra terreni possedutida coltivatori diretti e imprenditori agri-coli professionali, e disponendo che da talerevisione dovesse derivare l’ottenimento diun maggior gettito annuo non inferiore a350 milioni di euro a decorrere dal 2014.

Si è contestualmente prevista l’esen-zione dall’IMU per i terreni a immutabiledestinazione agro-silvo-pastorale a pro-prietà collettiva indivisibile e inusucapibilenon ricadenti in zone montane o parzial-mente montane.

In attuazione di quanto previsto dal-l’articolo 22 del decreto-legge n. 66, ildecreto ministeriale 28 novembre 2014 hastabilito l’esenzione IMU per:

i terreni agricoli dei comuni ubicati aun’altitudine di 601 metri e oltre, indivi-duati sulla base dell’Elenco comuni ita-liani, pubblicato sul sito internet dell’Isti-tuto nazionale di statistica (ISTAT), te-nendo conto dell’altezza riportata nellacolonna Altitudine del centro;

i terreni agricoli dei comuni ubicati aun’altitudine compresa fra 281 metri e 600metri, individuati sulla base del medesimoelenco, in possesso dei coltivatori diretti eimprenditori agricoli professionali, iscrittinella previdenza agricola.

Lo stesso decreto ministeriale preve-deva che il versamento dell’IMU per l’anno2014 fosse effettuato in un’unica rataentro il 16 dicembre 2014.

La questione come già anticipato hacostituito oggetto di specifica attenzione daparte della Commissione Finanze, la qualeha approvato in materia, il 18 dicembre2014. le risoluzioni 8-00094 Fragomeli,8-00095 Sandra Savino e 8-00096 Pagano,le quali, in sintesi, sollecitavano il Governoa disporre una proroga del pagamento,nonché una revisione dei criteri di esen-zione.

Sulla scorta di tali atti di indirizzo,nonché delle richieste espresse in tal sensoda numerosi parlamentari direttamente alGoverno e delle sollecitazioni pervenutedalle associazioni di categoria interessate edall’ANCI, l’Esecutivo è intervenuto unaprima volta con il decreto-legge n. 185 del2014, che, all’articolo 1, ha disposto laproroga al 26 gennaio 2015 del termine –già fissato al 16 dicembre 2014 – per ilversamento dell’IMU dovuta per l’anno2014 sui terreni agricoli situati in zonemontane e collinari. Il decreto-legge ha

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XVII LEGISLATURA — DISCUSSIONI — SEDUTA DEL 16 MARZO 2015 — N. 392

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inoltre previsto che l’imposta dovuta siacalcolata ad aliquota base, fatta salval’approvazione di specifiche aliquote per iterreni agricoli da parte degli enti locali,nonché la possibilità per i Comuni diaccertare convenzionalmente nel bilancio2014, a titolo di maggior gettito IMUderivante dalla revisione dei terreni agri-coli montani, l’importo dei tagli recati daldecreto ministeriale 28 novembre 2014. Laprevisione di proroga è stata poi traspostanell’articolo 1, commi 692-693 e 701, dellalegge di stabilità 2015.

Contestualmente, peraltro, sono statipresentati alcuni ricorsi dinanzi al giudiceamministrativo avverso il decreto ministe-riale 28 novembre 2014. In particolare, ilTAR Lazio, adito da alcuni enti locali, hasospeso l’efficacia del decreto ministeriale28 novembre 2014 con atto del 22 dicem-bre 2014, fissando la trattazione collegialein camera di consiglio per il giorno 22gennaio 2015. In tale data il TAR harinviato la trattazione del merito dellacontroversia al 17 giugno 2015.

In tale contesto il comma 1 dell’articolo1 del decreto-legge dispone che, a decor-rere dall’anno 2015, l’esenzione dall’IMU siapplica:

ai sensi della lettera a), ai terreniagricoli nonché a quelli non coltivati, ubi-cati nei Comuni classificati totalmentemontani di cui all’elenco dei Comuni ita-liani ISTAT (che prevede la suddivisionedei comuni in « totalmente montani »,« parzialmente montani » e « non mon-tani »);

ai sensi della lettera a-bis), introdottadurante l’esame al Senato, ai terreni agri-coli nonché a quelli non coltivati, ubicatinei comuni delle isole minori di cui al-l’articolo 25, comma 7, allegato A, dellalegge n. 448 del 2001;

ai sensi della lettera b), ai terreniagricoli, nonché a quelli incolti, possedutie condotti dai coltivatori diretti e dagliimprenditori agricoli professionali (IAP),iscritti nella previdenza agricola, ubicatinei Comuni classificati parzialmente mon-tani ai sensi del citato elenco ISTAT.

In sintesi, la nuova disciplina delineatadal decreto-legge, rispetto al decreto mi-nisteriale 28 novembre 2014, richiama,quale riferimento per l’esenzione, non piùil riferimento alla quota altimetrica delcentro (identificato nella casa comunale),ma la classificazione indicata nell’elencodei comuni predisposto dall’ISTAT ai sensidell’articolo 1 della legge n. 991 del 1952sulla base delle indicazioni trasmesse dal-l’Unione nazionale comuni comunità entimontani (UNCEM); tale elenco, nella co-lonna R, indica con la lettera T i comunitotalmente montani, con la lettera P icomuni parzialmente montani, e con lelettere NM i comuni non montani.

Inoltre, relativamente ai terreni agricoliubicati in Comuni parzialmente montani,ai fini dell’esenzione IMU si richiede, oltreal possesso, la conduzione anche in co-modato ed in affitto da parte dei coltiva-tori diretti e degli imprenditori agricoliprofessionali a soggetti della stessa cate-goria (coltivatori diretti e IAP).

Il nuovo sistema di esenzione è dunquecomplessivamente meno restrittivo e ancorpiù a seguito delle modifiche introdottedal Senato, rispetto a quello del decretoministeriale 28 novembre 2014.

Segnatamente, sul piano numerico, ri-spetto al regime di cui al predetto decretoministeriale 28 novembre 2014:

per quanto riguarda i Comuni con-siderati totalmente montani e in cui iterreni agricoli sono completamenteesenti, si passa da 1.498 a 3.546 unità;

per quanto riguarda i Comuni par-zialmente esenti il numero ammonta acirca 655 unità.

Il comma 1-bis, introdotto nel corsodell’esame al Senato, dispone inoltre, adecorrere dall’anno 2015, per i terreniubicati nei comuni di cui all’allegato OAdel decreto-legge, posseduti e condotti daicoltivatori diretti e dagli imprenditori agri-coli professionali iscritti nella previdenzaagricola, una detrazione di 200 euro dal-l’IMU dovuta ai sensi dell’articolo 13,comma 8-bis, del decreto-legge n. 201 del2011. Nell’ipotesi in cui nell’allegato, in

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corrispondenza dell’indicazione del co-mune, sia riportata l’annotazione parzial-mente delimitato (PD), la detrazione spettaunicamente per le zone del territorio co-munale che ricadono nel perimetro delleesenzioni ai sensi della citata circolareministeriale n. 9 del 14 giugno 1993.

In sostanza la previsione si riferisce aiterreni (definiti « collina svantaggiata »)ubicati in quei comuni che erano in pre-cedenza esenti, in quanto inclusi nellapredetta circolare MEF 9/1993 e che, nellaclassificazione riportata dall’ISTAT, nonrisultano essere né montani (e dunqueesenti), né parzialmente montani (e dun-que anch’essi esenti ai sensi del comma 1,lettera b), dell’articolo I).

Il totale dei comuni elencati nell’Alle-gato OA è di circa 1624, di cui circa 344indicati con l’annotazione parzialmentedelimitato (PD).

Il comma 2 estende l’esenzione di cui alcomma 1 e la detrazione di cui al comma1-bis anche al caso di concessione deiterreni interessati in comodato o in affittoa coltivatori diretti e a imprenditori agri-coli professionali.

Ai sensi del comma 3, i criteri diesenzione di cui ai commi i e 2 si appli-cano anche all’anno 2014.

In base al comma 4, per il 2014 l’IMUnon è comunque dovuta se i terreni cherisultano imponibili ai sensi del nuovosistema, sono invece esenti in virtù delprevigente regime di cui al già citatodecreto ministeriale 28 novembre 2014.

Il secondo periodo mantiene fermal’esenzione per i terreni a immutabiledestinazione agro-silvo-pastorale a pro-prietà collettiva indivisibile e inusucapibileche non ricadano in zone montane o dicollina ai sensi del predetto decreto mi-nisteriale 28 novembre 2014. 11 terzoperiodo specifica che per il 2014 sonoesenti dall’IMU i terreni agricoli e noncoltivati ubicati nei comuni delle isoleminori di cui al già citato allegato A dellalegge n. 448.

Il comma 5 dispone la proroga al 10febbraio 2015 del termine per il versa-mento da parte dei contribuenti dell’im-posta dovuta per il 2014.

In tale ambito al Senato è stata intro-dotta la previsione secondo cui non sonoapplicate sanzioni ed interessi nel caso diritardato versamento dell’imposta com-plessivamente dovuta per l’anno 2014,qualora il versamento sia effettuato entroil termine del 31 marzo 2015.

Il comma 5-bis, inserito nel corso del-l’esame al Senato, dispone che i contri-buenti che hanno effettuato versamentidell’IMU relativamente ai terreni che ri-sultavano imponibili stilla base del prece-dente regime e che, per effetto delle di-sposizioni di cui all’articolo 1, sono inveceesenti, hanno diritto al rimborso da partedel comune di quanto versato o alla com-pensazione, qualora il medesimo comuneabbia previsto tale facoltà, con proprioregolamento.

I commi da 7 a 9 disciplinano quindi levariazioni compensative di risorse conse-guenti dall’attuazione del nuovo sistema diesenzione, in base agli importi determi-nati, per ciascun comune, negli allegati A,B e C, a decorrere dall’anno 2015, nonchéper l’anno 2014.

In particolare, con il comma 7 sonodefiniti gli importi e le modalità – diverseper i comuni delle regioni a statuto ordi-nario e delle regioni Sicilia e Sardegna eper i comuni delle autonomie speciali –attraverso le quali operare le variazionicompensative di risorse per ciascun co-mune, a decorrere dall’anno 2015.

Le entità delle variazioni sono indicate,per ciascun comune, nell’allegato A delprovvedimento, che, nel suo complesso,indica un maggior gettito per i comuni di268,65 milioni di euro, inferiore peraltrodi 90,85 milioni di euro rispetto al maggiorgettito stimato con il precedente sistema(che era pari 359,5 milioni).

Alle variazioni compensative si pro-cede:

per i comuni delle Regioni a statutoordinario e delle Regioni Siciliana e Sar-degna – per le quali la finanza degli entilocali è ancora a carico dello Stato –nell’ambito del Fondo di solidarietà co-munale;

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per i comuni delle regioni Friuli-Venezia Giulia e Valle d’Aosta secondo lenorme dei rispettivi statuti.

I commi 8 e 9 definiscono gli importi ele modalità di compensazione delle varia-zioni di risorse relative all’anno 2014, peri singoli comuni, conseguenti dall’attua-zione del nuovo sistema di esenzione.

In dettaglio, ai sensi del comma 8 peril 2014, le variazioni sono quelle indicate,per ciascun comune, nella misura di cuiall’Allegato B del decreto-legge che eviden-zia, complessivamente, un gettito per icomuni, con il nuovo regime di esenzione,pari a circa 230,69 milioni di euro.

Il medesimo comma 9 autorizza inoltrei comuni interessati dai rimborsi a retti-ficare sulla base degli importi indicati nelmedesimo allegato C, gli accertamenti atitolo di fondo di solidarietà comunale e digettito IMU previsti nel bilancio 2014.

Nel corso dell’esame al Senato è statointrodotto il comma 9-bis, il quale pre-vede l’attribuzione ai comuni di un con-tributo pari a 15,5 milioni di euro adecorrere dall’anno 2015, al fine di as-sicurare ai comuni stessi il ristoro delminor gettito dell’IMU derivante per essidall’applicazione della detrazione intro-dotta dal comma 1-bis, di cui 15,35milioni in favore dei comuni delle regionia statuto ordinario, della Regione sici-liana e della regione Sardegna, e 0,15milioni in favore delle regioni Friuli Ve-nezia Giulia e Valle d’Aosta.

La norma specifica che il contributo èripartito con decreto del Ministero del-l’interno, di concerto con il Ministerodell’economia e delle finanze, sulla basedi una metodologia, da adottarsi sentitala Conferenza Stato-città e autonomielocali.

L’articolo 1-bis, inserito nel corso del-l’esame al Senato, differisce dal 31 di-cembre 2014 al 15 dicembre 2015 lasospensione degli adempimenti e dei ver-samenti fiscali, contributivi e assicurativiobbligatori per i datori di lavoro privatie per i lavoratori autonomi operanti nelterritorio dell’isola di Lampedusa a se-guito della dichiarazione dello stato di

emergenza in relazione all’eccezionale af-flusso di cittadini appartenenti ai Paesidel Nord Africa.

Tale sospensione era stata originaria-mente disposta dall’articolo 23, comma 44,del decreto-legge n. 98 del 2011 e succes-sivamente prorogata da numerosi provve-dimenti. Da ultimo, il decreto-legge n. 192del 2014, all’articolo 10, comma 8, hadifferito tale termine al 31 dicembre 2014.

La norma demanda ad un provvedi-mento del direttore dell’Agenzia delle en-trate il compito di definire le modalità ei termini per effettuare gli adempimentitributari diversi dai versamenti.

Per quanto riguarda il contenuto deldisegno di legge, il nuovo comma 1-bisdell’articolo 1, introdotto nel corso del-l’esame al Senato, proroga di tre mesi iltermine per l’esercizio della delega inmateria fiscale prevista dalla legge n. 23del 2014.

La norma, riprendendo sostanzial-mente il contenuto delle identiche propo-ste di legge C. 2729 Capezzone e C. 2772Causi, di cui la Commissione Finanze dellaCamera ha avviato l’esame il 15 gennaio2015, modifica l’articolo 1, comma 1, ali-nea, della citata legge delega, ampliandoinnanzitutto, alla lettera a), da dodici aquindici mesi (anziché venti come propo-sto nelle citate proposte di legge) il ter-mine complessivo per l’esercizio della de-lega, che verrebbe quindi a cadere il 26giugno 2015 in luogo del 31 marzo 2015,senza intervenire sul termine per l’eserci-zio della delega all’adozione di disposizioniintegrative e correttive, né sui termini perl’espressione dei pareri da parte delleCommissioni parlamentari.

La lettera b) del comma 1-bis introducenel citato articolo 1 della legge n. 23 unnuovo comma 7-bis, il quale prevede che,qualora il termine per l’espressione delparere parlamentare cada negli ultimitrenta giorni precedenti il termine finaledi scadenza della delega, ovvero successi-vamente a tale termine, operi una prorogaautomatica di novanta giorni del predettotermine di delega.

In merito si ricorda che la proceduraper l’emanazione dei decreti legislativi at-

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tuativi prevede attualmente che le Com-missioni parlamentari competenti hanno30 giorni (prorogabili di altri 20) perl’espressione del parere, trascorsi i quali ilprovvedimento può essere comunque adot-tato. Si prevede altresì una procedurarafforzata, analoga a quella prevista per idecreti attuativi della legge sul federalismofiscale: qualora non intenda conformarsiai pareri parlamentari, il Governo è tenutoa trasmettere nuovamente i testi alle Ca-mere con le sue osservazioni e con even-tuali modifiche. I pareri definitivi delleCommissioni competenti per materia sonoespressi entro dieci giorni, decorsi i qualii decreti possono essere comunque adot-tati. Il Governo, nei 18 mesi successividalla data di entrata in vigore di ciascundecreto attuativo, può adottare eventualidecreti correttivi e integrativi.

In tale contesto, per ragioni di coordi-namento, la lettera c) del comma 1-bissopprime il terzo periodo del comma 5dello stesso articolo 1, il quale attualmenteprevede un limitato meccanismo di slitta-mento del termine di delega solo nel casoin cui le Commissioni competenti chiedanouna proroga di venti giorni del termineper l’espressione del loro parere.

L’articolo 2 reca la copertura finanzia-ria del decreto-legge.

In particolare a tal fine il comma 1abroga alcune agevolazioni in materia diimposta regionale sulle attività produttive– IRAP, in precedenza applicabili ai pro-duttori agricoli.

In dettaglio, la lettera a) del comma 1abroga, a decorrere dal 24 gennaio 2015(dalla data di entrata in vigore del decretoin esame), i commi 13 e 14 dell’articolo 5del decreto-legge n. 91 del 2014.

Si tratta di norme che hanno disposto,per i produttori agricoli rientranti nell’am-bito di applicazione dell’IRAP, alcune de-duzioni dalla base imponibile del mede-simo tributo relative al costo del lavoro.

In particolare, gli abrogati commi 13 e14 avevano esteso alcune deduzioni IRAPper lavoro dipendente (disciplinate dall’ar-ticolo 11, comma 1, lettera a), numeri 2),

3) e 4) del decreto legislativo n. 446 del1997), nella misura del 50 per cento degliimporti ivi previsti, a:

produttori agricoli soggetti ad IRAP,ovvero ai produttori agricoli titolari direddito agrario, tranne quelli con volumed’affari annuo non superiore a 7.000 euroche si avvalgono del regime speciale IVAper i produttori agricoli, sempre che nonabbiano rinunciato all’esonero da tale re-gime;

società agricole.

Le predette deduzioni si sarebbero ap-plicate in relazione ai lavoratori a tempodeterminato con un contratto di durata dialmeno tre anni e con almeno 150 giornatelavorate all’anno.

Le deduzioni abrogate erano pari a:

1) 3.750 euro, su base annua, perogni lavoratore dipendente impiegato nelperiodo di imposta, aumentate a 6.750euro per i lavoratori di sesso femminilenonché per quelli di età inferiore ai 35anni;

2) fino a 7.500 euro, su base annua,per ogni lavoratore dipendente impiegatonel periodo d’imposta nelle regioniAbruzzo, Basilicata, Calabria, Campania,Molise. Puglia. Sardegna e Sicilia, aumen-tate a 10.500 euro per i lavoratori di sessofemminile nonché per quelli di età infe-riore ai 35 anni; tale deduzione, alterna-tiva a quella di cui al numero 1), puòessere fruita nel rispetto dei limiti deri-vanti dall’applicazione delle regole euro-pee sugli aiuti de minimis;

3) il 50 per cento dei contributiassistenziali e previdenziali relativi ai la-voratori assunti con il contratto a tempodeterminato.

La disposizione si sarebbe applicata –previa autorizzazione della CommissioneUE – a decorrere dal periodo di impostasuccessivo a quello in corso al 31 dicembre2013, senza tuttavia incidere sull’accontodovuto per il medesimo periodo d’imposta.

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La lettera b) abroga alcune disposizionidella legge di stabilità 2015, in particolare:

l’ultimo periodo dell’articolo 11,comma 4-octies, del decreto legislativon. 446 del 1997 (introdotto dall’articolo 1,comma 20, della richiamata legge di sta-bilità 2015), la quale consentiva ai pro-duttori agricoli soggetti a IRAP, nonchéalle società agricole, di usufruire dell’in-tegrale deducibilità dell’IRAP relativa alcosto del lavoro non solo per i dipendentia tempo indeterminato, ma anche perciascun lavoratore agricolo dipendente atempo determinato impiegato nel periodod’imposta, purché avesse lavorato almeno150 giornate e con contratto almeno trien-nale;

il comma 25 della richiamata leggen. 190 del 2015, che subordinava l’appli-cazione della suddetta agevolazione al set-tore agricolo all’autorizzazione della Com-missione Europea (a cura del Ministerodelle politiche agricole alimentari e fore-stali).

Il comma 2 dell’articolo 2 indica ana-liticamente la copertura finanziaria dellamaggior parte degli oneri derivanti dal-l’articolo 1 del provvedimento, valutati, aseguito delle modifiche introdotte dal Se-nato, in 225,8 milioni di euro per l’anno2015 ed in 96 milioni di euro annui adecorrere dal 2016, a cui si fa fronte:

quanto a 45,2 milioni di euro perl’anno 2015 e a 31,9 milioni di euro adecorrere dall’anno 2016, mediante corri-spondente utilizzo delle risorse derivantidalle abrogazioni in materia di IRAP peri produttori agricoli disposte al comma 1;

quanto a 126,6 milioni di euro perl’anno 2015, 47,9 milioni di euro perl’anno 2016 e a 53.1 milioni di euro adecorrere dall’anno 2017, mediante corri-spondente riduzione del Fondo per inter-venti strutturali di politica economica (FI-SPE);

quanto a 3 milioni di euro per l’anno2015, a 11,2 milioni di euro per l’anno2016 e a 6 milioni di euro a decorrere

dall’anno 2017, mediante una corrispon-dente riduzione del fondo speciale di partecorrente, utilizzando l’accantonamento re-lativo al Ministero delle politiche agricolealimentari e forestali;

quanto a 2 milioni di euro per l’anno2015 e a 1 milione di euro a decorreredall’anno 2016, mediante corrispondenteriduzione dello stanziamento del fondospeciale di parte corrente, utilizzando inparte l’accantonamento relativo al Mini-stero dell’economia;

quanto a 4 milioni di euro a decor-rere dall’anno 2015, mediante riduzionedello stanziamento del fondo speciale diparte corrente, attraverso il parziale uti-lizzo dell’accantonamento relativo al Mi-nistero dell’ambiente e della tutela delterritorio e del mare per 2 milioni di euro,dell’accantonamento relativo al Ministerodella salute per 1 milione di euro edell’accantonamento relativo al Ministerodella giustizia per 1 milione di euro;

quanto a 45 milioni di euro perl’anno 2015, mediante il versamento al-l’entrata delle risorse disponibili sul fondoiscritto nello stato di previsione del Mini-stero delle politiche agricole alimentari eforestali, istituito con le risorse derivantidalla procedura di riaccertamento dei re-sidui passivi del bilancio dello Stato.

Il comma 2-bis reca invece la coperturafinanziaria degli oneri derivanti specifica-mente dal comma 1-bis dell’articolo 1,introdotto dal Senato, pari a 15,5 milionidi euro annui a partire dall’anno 2015, acui si fa fronte mediante riduzione delfondo speciale di parte corrente, utiliz-zando l’accantonamento relativo al Mini-stero dell’economia e delle finanze.

L’articolo 3 regola l’entrata in vigoredel decreto-legge. Nel caso in cui questodecreto dovesse decadere si tornerebbealla precedente normativa più restrittivariguardo alle esenzioni più che duplicandola platea dei contribuenti. Questi ultimisarebbero poi tutti oltre il termine dipagamento per l’annualità 2014 – nelsenso che verrebbe meno anche la sostan-

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ziale/implicita proroga del pagamento al31 marzo 2015 – dovendo pagare ancheinteressi e sanzioni.

TESTO INTEGRALE DELL’INTERVENTODEL DEPUTATO MARCO FEDI IN SEDEDI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENE-RALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI RA-TIFICA N. 2674 ED ABBINATA PROPO-

STA DI LEGGE N. 1374.

MARCO FEDI. La convenzione inter-nazionale per la protezione di tutte lepersone dalla sparizione forzata è un altroelemento della cultura giuridica interna-zionale, un ulteriore tassello dell’impiantodi protezione dei diritti umani e di tuteladelle persone, a cui l’Italia dà il propriosostegno. Il primo elemento è la sua en-trata in vigore.

Il 23 dicembre 2010, trascorsi 30 giornidal deposito della ventesima ratifica, èentrata in vigore la Convenzione interna-zionale contro le sparizioni forzate.

Secondo la definizione contenuta nelpreambolo della Dichiarazione delle NUsulla protezione di tutte le persone dallesparizioni forzate (adottata dall’AssembleaGenerale il 18 dicembre 1992), le spari-zioni forzate si verificano nel momento incui delle persone vengono arrestate, dete-nute o rapite coattivamente, o private inqualsiasi altro modo della loro libertà daparte di agenti dello Stato, di servizi,gruppi organizzati o soggetti privati cheagiscono in nome dello Stato o con il suoappoggio diretto o indiretto, e che sirifiutano di rivelare la sorte delle personerapite, il luogo in cui esse sono custoditeo di ammetterne la privazione di libertà,con la conseguente sottrazione di questepersone alla tutela della legge.

Il fenomeno delle sparizioni forzatecostituisce una delle più odiose violazionidei diritti umani, poiché ad essere negataè la dignità stessa della persona. La vit-tima, privata di tutti i propri diritti e perquesto sottratta alla protezione della legge,è relegata ad una situazione di totalevulnerabilità nelle mani dei perpetratori ditale crimine.

Questa pratica, inoltre, infligge gravisofferenze ai familiari ed ai conoscentidella persona scomparsa, a causa di un’at-tesa senza fine e della totale incertezzacirca la sorte, il luogo di detenzione e lepossibilità di ritorno della persona scom-parsa.

L’Italia ha firmato la convenzione il 3luglio 2007 e ci accingiamo ora a ratifi-carla.

La Commissione affari esteri, anche sustimolo dei colleghi Marietta Tidei e FabioPorta che hanno presentato un appositodisegno di legge di ratifica di iniziativaparlamentare, ha avviato il rapido esamedi questo provvedimento di cui auspi-chiamo un iter sollecito anche alla lucedella recrudescenza del fenomeno in moltearee del mondo.

Nella precedente legislatura in molteaudizioni, con le madri di Plaza de Majo,era stata ribadita l’urgenza della ratifica.

Oggi, con la ratifica della Convenzioneinternazionale per la protezione di tutte lepersone dalle sparizioni forzate, facciamoonore al nostro Paese e siamo un passopiù vicini a garantire quel quadro dilegalità internazionale che ci vede prota-gonisti nella storia delle Nazioni Unite.

L’articolo 1 della Convenzione disponeche « Nessuna circostanza, di alcun tipo, sitratti di stato di guerra o minaccia diguerra, instabilità politica interna o qua-lunque altra emergenza pubblica, potràessere invocata per giustificare la spari-zione forza ».

Gli stati parti si impegnano a giudicarele persone accusate di aver attuato opartecipato a sparizioni forzate, oppure aestradare tali sospetti verso paesi chepossano esercitare la loro giurisdizione.

La Convenzione riconosce il dirittodelle vittime (la persona scomparsa e qual-siasi individuo che ha ricevuto danno esofferenza come risultato diretto dellasparizione) a conoscere la verità in rela-zione alla circostanza della sparizione for-zata e al destino della persona scomparsa.Gli stati parte si impegnano ad adottaretutte le misure per contrastare il feno-meno delle sparizioni forzate e per garan-tire alle vittime il diritto alla giustizia e

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alla riparazione. Le persone vittime diquesti comportamenti hanno diritto diricevere un risarcimento per quanto daloro sofferto, anche nella forma dellariabilitazione della loro onorabilità o dellaloro memoria. I figli dei desaparecidos nonpossono essere separati dalle loro famigliee conservano il diritto alla loro identità.

La Convenzione, entrata in vigore aldeposito del trentesimo strumento di ra-tifica, costituisce il primo strumento adhoc giuridicamente vincolante di portatauniversale ed è il risultato di quattro annidi negoziati svoltisi all’interno di uno spe-cifico gruppo di lavoro istituito dalla Com-missione diritti umani.

La Convenzione stabilisce innanzituttoun diritto assoluto a non diventare vittimadi sparizioni forzate (articolo 1), definiteun crimine contro l’umanità (articolo 5).Vengono quindi individuati una serie diobblighi in capo agli Stati al fine diprevenire le sparizioni forzate, tra cui:proibizione della detenzione segreta; im-pegno a detenere le persone in struttureufficialmente riconosciute e controllate, eche conservino un registro di tutti i dete-nuti; rispetto dei principi dell’habeas cor-pus; diritto ad ottenere informazioni suidetenuti. La Convenzione riafferma, inol-tre, il diritto delle vittime al riconosci-mento della verità e ad un’equa ripara-zione per sé e per i propri parenti, cosìcome il diritto a formare delle associazionied organizzazioni per contrastare il feno-meno delle sparizioni forzate. La Conven-zione tratta anche il problema del rapi-mento dei bambini i cui genitori sonovittime di sparizione forzata, la falsifica-zione della loro identità e la conseguenteadozione.

Gli strumenti internazionali di cui di-sponiamo sono:

la Dichiarazione delle NU sulla pro-tezione di tutte le persone dalle sparizioni

forzate (adottata dall’Assemblea Generaleil 18 dicembre 1992);

lo Statuto della Corte penale inter-nazionale, che all’articolo 7(1)(i) definiscele sparizioni forzate un crimine control’umanità « se commesso nell’ambito di unesteso o sistematico attacco contro popo-lazioni civili, e con la consapevolezza del-l’attacco ».

I meccanismi di controllo sono affidatial Comitato sulle sparizioni forzate previ-sto dall’articolo 26 della Convenzione in-ternazionale per la protezione di tutte lepersone dalle sparizioni forzate che pre-vede l’istituzione di un Comitato sullesparizioni forzate, con il compito di mo-nitorare l’implementazione degli obblighiassunti dagli Stati, ricevere ricorsi inter-statali e individuali, e la possibilità diavviare una procedura umanitaria d’ur-genza per effettuare ispezioni sul campo esottoporre all’attenzione dell’AssembleaGenerale quelle situazioni in cui il ricorsoalle sparizioni forzate è diffuso e sistema-tico.

Oltre ai meccanismi previsti dalla Con-venzione, abbiamo il Gruppo di Lavorodelle NU sulle sparizioni forzate e invo-lontarie (WGEID), istituito nel 1980 dallaCommissione diritti umani con il mandatodi assistere le famiglie delle persone scom-parse al fine di determinare in manieradefinitiva la sorte dei loro parenti (qua-lunque essa sia), stabilendo innanzituttoun canale di comunicazione con il Go-verno interessato, quest’ultimo chiamatoad investigare in maniera obiettiva suciascun caso individuale.

IL CONSIGLIERE CAPODEL SERVIZIO RESOCONTI

ESTENSORE DEL PROCESSO VERBALE

DOTT. VALENTINO FRANCONI

Licenziato per la stampa alle 19,35.

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