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4699 ANNO 2015/2016 Seduta XXXV: lunedì 18 aprile 2016 - pomeridiana SOMMARIO 1. Comunicazioni del Presidente ............................................................................... 4700 2. Subingresso di deputato ........................................................................................ 4701 3. Sostituzione di membri di Commissioni ................................................................. 4701 4. Presentazione di messaggi e proposta di attribuzione a Commissioni .................. 4702 5. Modifica di attribuzione a Commissione di messaggio .......................................... 4702 6. Proposta di attribuzione a Commissioni di iniziative parlamentari generiche ........ 4702 7. Modifica di attribuzione a Commissione di iniziativa parlamentare elaborata ........ 4703 8. Modifica di attribuzione a Commissione di iniziativa parlamentare generica ......... 4703 9. Mozione ritirata ...................................................................................................... 4703 10. Iniziativa parlamentare generica stralciata ............................................................ 4703 11. Iniziative parlamentari elaborate stralciate ............................................................ 4704 12. Mozioni stralciate................................................................................................... 4704 13. Presentazione di atti parlamentari ......................................................................... 4704 14. Mozione del 10 marzo 2014 presentata da Pelin Kandemir Bordoli e cofirmatarie "Per l'introduzione del bilancio di genere quale strumento di politica della parità"............................................................................................ 4705 - Mozione del 10 marzo 2014 - Messaggio del 20 gennaio 2016 n. 7160 - Rapporto del 5 aprile 2016 n. 7160R; relatore: Matteo Quadranti 15. Mozione del 23 febbraio 2015 presentata da Francesco Maggi per il gruppo dei Verdi "Dotare immediatamente il fondo cantonale per favorire il lavoro con 20 milioni di franchi provenienti dalla BNS" .......................... 4707 - Mozione del 23 febbraio 2015 - Messaggio del 1° aprile 2015 n. 7073 - Rapporto del 5 aprile 2016 n. 7073; relatore: Saverio Lurati 16. Naturalizzazioni ..................................................................................................... 4709 - Rapporto del 4 aprile 2016 della Commissione delle petizioni e dei ricorsi 17. Aggregazione dei Comuni di Cresciano, Iragna, Lodrino e Osogna in un unico Comune denominato Comune di Riviera ............................................ 4710 - Messaggio del 25 novembre 2015 n. 7149 - Rapporto del 9 marzo 2016 n. 7149R; relatore: Simone Ghisla

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ANNO 2015/2016 Seduta XXXV: lunedì 18 aprile 2016 - pomeridiana SOMMARIO

1. Comunicazioni del Presidente ............................................................................... 4700

2. Subingresso di deputato ........................................................................................ 4701

3. Sostituzione di membri di Commissioni ................................................................. 4701

4. Presentazione di messaggi e proposta di attribuzione a Commissioni .................. 4702

5. Modifica di attribuzione a Commissione di messaggio .......................................... 4702

6. Proposta di attribuzione a Commissioni di iniziative parlamentari generiche ........ 4702

7. Modifica di attribuzione a Commissione di iniziativa parlamentare elaborata ........ 4703

8. Modifica di attribuzione a Commissione di iniziativa parlamentare generica ......... 4703

9. Mozione ritirata ...................................................................................................... 4703

10. Iniziativa parlamentare generica stralciata ............................................................ 4703

11. Iniziative parlamentari elaborate stralciate ............................................................ 4704

12. Mozioni stralciate ................................................................................................... 4704

13. Presentazione di atti parlamentari ......................................................................... 4704

14. Mozione del 10 marzo 2014 presentata da Pelin Kandemir Bordoli e cofirmatarie "Per l'introduzione del bilancio di genere quale strumento di politica della parità" ............................................................................................ 4705

- Mozione del 10 marzo 2014 - Messaggio del 20 gennaio 2016 n. 7160 - Rapporto del 5 aprile 2016 n. 7160R; relatore: Matteo Quadranti

15. Mozione del 23 febbraio 2015 presentata da Francesco Maggi per il gruppo dei Verdi "Dotare immediatamente il fondo cantonale per favorire il lavoro con 20 milioni di franchi provenienti dalla BNS" .......................... 4707

- Mozione del 23 febbraio 2015 - Messaggio del 1° aprile 2015 n. 7073 - Rapporto del 5 aprile 2016 n. 7073; relatore: Saverio Lurati

16. Naturalizzazioni ..................................................................................................... 4709

- Rapporto del 4 aprile 2016 della Commissione delle petizioni e dei ricorsi

17. Aggregazione dei Comuni di Cresciano, Iragna, Lodrino e Osogna in un unico Comune denominato Comune di Riviera ............................................ 4710

- Messaggio del 25 novembre 2015 n. 7149 - Rapporto del 9 marzo 2016 n. 7149R; relatore: Simone Ghisla

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18. Mozioni: ● 14 aprile 2014 presentata da Marco Chiesa e Fiorenzo Dadò

"Radar mobili: più prevenzione, meno cassetta"

● 13 ottobre 2014 presentata da Marco Chiesa per il gruppo UDC "Radar Monte Carasso: il Governo dimostri la sua buona fede" ....................... 4721

- Mozione del 14 aprile 2014 - Mozione del 13 ottobre 2014 - Messaggio dell'11 novembre 2014 n. 7001 - Rapporto del 5 aprile 2016 n. 7001R; relatore: Fabio Badasci

19. Chiusura della seduta e rinvio ............................................................................... 4735 PRESIDENZA: Luca Pagani, Presidente Alle ore 14:05 il Presidente dichiara aperta la seduta, presenti 85 deputati. Sono presenti le signore e i signori deputati:

Agustoni - Aldi - Ay - Bacchetta-Cattori - Badaracco - Badasci - Balli - Bang - Battaglioni - Beretta Piccoli - Bignasca - Bosia Mirra - Brivio - Campana - Canepa - Cavadini - Caverzasio - Cedraschi - Celio - Corti - Crivelli Barella - Crugnola - Dadò - De Rosa - Delcò Petralli - Denti - Ducry - Durisch - Farinelli - Ferrara Micocci - Ferrari - Filippini - Foletti - Fonio - Franscella - Frapolli - Gaffuri - Galeazzi - Galusero - Garobbio - Garzoli - Gendotti - Ghisla - Ghisletta - Ghisolfi - Gianella - Gianora - Giudici - Guerra - Guscio - Jelmini - Kandemir Bordoli - Käppeli - Kappenberger - La Mantia - Lurati I. - Lurati S. - Lurati Grassi - Maggi - Mattei - Merlo - Minoretti - Minotti - Ortelli - Pagani - Pagnamenta - Pamini - Passalia - Patuzzi - Pedrazzini - Peduzzi - Pini - Pinoja - Polli - Pronzini - Quadranti - Ramsauer - Robbiani - Rückert - Sanvido - Schnellmann - Seitz - Storni - Terraneo - Zanini Si sono scusati per l'assenza:

Bergonzoli - Caprara - Morisoli - Pellanda - Viscardi 1. COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE PAGANI L., PRESIDENTE - Vi comunico di avere ricevuto, poco fa, una risoluzione da parte dell'Assemblea del personale delle Officine di Bellinzona tramite la quale è lamentato il mancato rispetto da parte delle FFS degli impegni assunti con la convenzione approvata anche dal Gran Consiglio per la costituzione di un Centro di competenza alle Officine di Bellinzona e sono proposti diversi provvedimenti, fra i quali la riattivazione dell'iniziativa popolare Giù le mani dalle Officine, pendente presso la Commissione della gestione e delle finanze. Sul medesimo tema è ancora pendente anche una mozione presentata da diversi parlamentari in rappresentanza di quasi tutti i gruppi.

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Credo che il Consiglio di Stato e il Gran Consiglio, tramite la Commissione, sapranno anche in questa occasione dimostrare la dovuta sensibilità nei confronti di questo problema. Ho il piacere di congratularmi con il collega Giovanni Kappenberger che ha scoperto un nuovo insetto sul Basodino, il Micetoporus Kappenbergeri. Saluto con piacere gli allievi della classe di quinta elementare di Comano che sono venuti a farci visita questo pomeriggio. 2. SUBINGRESSO DI DEPUTATO Dopo la dichiarazione di fedeltà alla Costituzione e alle leggi, sono rilasciate le credenziali di deputato al signor Felice Campana (Lega dei ticinesi), Novaggio, che subentra ad Angelo Paparelli, Lugano, deceduto. 3. SOSTITUZIONE DI MEMBRI DI COMMISSIONI Ai sensi dell'art. 29 cpv. 4 LGC, il Presidente comunica le seguenti sostituzioni:

Commissione della legislazione Sabrina Aldi subentra ad Angelo Paparelli

Commissione delle petizioni e dei ricorsi

Felice Campana subentra a Sabrina Aldi

Commissione speciale dell'energia Massimiliano Robbiani subentra a Paolo Sanvido

Nicola Brivio subentra a Fabio Schnellmann

Commissione speciale tributaria

Alessandra Gianella subentra a Nicola Brivio

Commissione speciale per la pianificazione del territorio

Andrea Zanini subentra ad Angelo Paparelli

Commissione speciale aggregazione di Comuni

Felice Campana subentra ad Andrea Zanini

Commissione speciale per la revisione della LGC

Amanda Rückert subentra ad Angelo Paparelli

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4. PRESENTAZIONE DI MESSAGGI E PROPOSTA DI ATTRIBUZIONE A COMMISSIONI

n. 7176 22 marzo 2016 Rapporto del Consiglio di Stato sulla mozione del 23 febbraio 2015 presentata da

Giacomo Garzoli e Fiorenzo Dadò "Collegamenti stradali con l'alta Vallemaggia: è giunta l'ora di intervenire!"

(alla Commissione della gestione e delle finanze) 5. MODIFICA DI ATTRIBUZIONE A COMMISSIONE DI MESSAGGIO n. 7154 23 dicembre 2015 Adesione all'Accordo intercantonale del 20 novembre 2014 concernente i

contributi cantonali agli ospedali per il finanziamento del perfezionamento professionale dei medici e la relativa compensazione tra i Cantoni

(alla Commissione della gestione e delle finanze e parere della Commissione speciale sanitaria)

6. PROPOSTA DI ATTRIBUZIONE A COMMISSIONI DI INIZIATIVE PARLAMENTARI

GENERICHE Farinelli A. per il PLR - 21.03.2016 Rilanciare l'economia: prepararsi agli effetti della riforma III della fiscalità delle imprese (alla Commissione speciale tributaria) Celio F. - 22.03.2016 Evitare le "prese per i fondelli" del Parlamento (modifica LGC) (alla Commissione speciale revisione LGC)

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7. MODIFICA DI ATTRIBUZIONE A COMMISSIONE DI INIZIATIVA PARLAMENTARE ELABORATA

Ghisletta R. e cofirmatari - 21.09.2015

Completazione della legge sul Gran Consiglio e sui rapporti con il Consiglio di Stato con un nuovo art. 99 bis concernente le risposte alle interpellanze e alle interrogazioni (principio della trasparenza)

(resta all'esame della Commissione speciale revisione LGC)

Completazione della legge organica comunale negli articoli concernenti le risposte alle interpellanze e alle interrogazioni (principio della trasparenza)

(passa alla Commissione speciale revisione LGC + parere della Commissione della legislazione)

8. MODIFICA DI ATTRIBUZIONE A COMMISSIONE DI INIZIATIVA PARLAMENTA-RE GENERICA

Seitz G. - 25.11.2013 Basta poltrone d'oro ai politici "in pensione" dalla politica (passa dalla Commissione della gestione e delle finanze alla Commissione speciale Costituzione e diritti politici) 9. MOZIONE RITIRATA Maggi F. e cofirmatari - 24.01.2011 A quando delle vere misure per affrontare la chiusura del San Gottardo? (v. messaggio 09.04.2014 n. 6929) 10. INIZIATIVA PARLAMENTARE GENERICA STRALCIATA (art. 110 LGC) Chiesa M. e cofirmatari - 23.02.2015 Maggioritario: sulla via di Damasco

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11. INIZIATIVE PARLAMENTARI ELABORATE STRALCIATE (art. 110 LGC) Chiesa M. e Savoia S. - 14.04.2014 Modifica degli artt. 35 e 36 della Costituzione della Repubblica e Cantone Ticino del 14 dicembre 1997 (Che sia il popolo a decidere!) (v. messaggio n. 7002 del 12.11.2014) Chiesa M. e cofirmatari per l'UDC - 12.03.2012 Modifica di alcuni articoli della legge tributaria "Progetto fiscale per il Ticino" 12. MOZIONI STRALCIATE (art. 110 LGC) Chiesa M. e cofirmatari per l'UDC - 22.09.2008 Migliorare l'efficienza di BancaStato con le risorse degli investitori ticinesi Chiesa M. e cofirmatari per l'UDC - 25.06.2012 Un nuovo progetto Ticino Chiesa M. - 29.01.2013 Più compiti per lo Stato: no grazie! Savoia S. e cofirmatari - 10.03.2014 Basta con il Far West: bloccare i ristorni per sbloccare la situazione Chiesa M. - 22.09.2014 Funghi: introduzione di una tassa per i "fungiatt" stranieri (v. messaggio 13.10.2015 n. 7131 pag. 12)

Chiesa M. e cofirmatari - 21.09.2015 ALT! (applicazione dell'iniziativa popolare per l'attuazione dell'espulsione dei criminali stranieri che commettono reati) Chiesa M. e cofirmatari - 21.09.2015 Marchio etico, secondo atto Chiesa M. e cofirmatari per La Destra - 21.09.2015 Più coinvolgimento = meno sprechi 13. PRESENTAZIONE DI ATTI PARLAMENTARI Gli atti parlamentari sono allegati alla fine del verbale della seduta (vedi p. 4736).

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14. MOZIONE DEL 10 MARZO 2014 PRESENTATA DA PELIN KANDEMIR BORDOLI E COFIRMATARIE "PER L'INTRODUZIONE DEL BILANCIO DI GENERE QUALE STRUMENTO DI POLITICA DI PARITÀ"

Messaggio del 20 gennaio 2016 n. 7160 Ai sensi dell'art. 134 LGC, le deliberazioni parlamentari si svolgono nella forma della procedura scritta. Conclusioni del rapporto della Commissione della gestione e delle finanze: si invita il Gran Consiglio ad accogliere la mozione mediante le misure indicate nel rapporto medesimo. È aperta la discussione. KANDEMIR BORDOLI P. - Ringrazio la Commissione della gestione e delle finanze e il relatore per l'importante lavoro svolto perché con l'accettazione della mozione, anche se nella forma di un progetto pilota, si fa un passo in avanti importante nell'ottica delle pari opportunità: spero quindi che il Gran Consiglio approvi l'atto parlamentare. L'obiettivo della mozione per l'introduzione del bilancio di genere è di evidenziare che le scelte che facciamo come ente pubblico in ambito politico, di politica economica e finanziaria o sociale non sono neutre: esse hanno un diverso impatto sulle persone e sulle loro vite. Se in altri ambiti sono già stati sviluppati strumenti per valutare l'impatto di determinate scelte sulla popolazione – penso alla valutazione d'impatto sulla salute o agli osservatori nel settore della disoccupazione – fino a oggi è stato sviluppato poco sul fronte della valutazione dell'impatto delle politiche pubbliche sulle condizioni delle donne e degli uomini. La valutazione dell'impatto delle politiche pubbliche non deve rimanere fine a sé stessa, ma serve ad apportare gli eventuali cambiamenti, modifiche e correzioni necessari nell'ottica di una politica più equa che presta attenzione e promuove nei fatti le pari opportunità. Nel documento della provincia di Milano sul bilancio di genere citato nella mozione è molto ben esplicitato il concetto che ora vi propongo: «leggere un'azione di governo con l'ottica di genere vuol dire essere consapevoli delle differenze personali, famigliari, sociali. lavorative ed economiche che insistono su donne e uomini e saper valutare, anche dal punto di vista dell'impatto economico e sociale, come i differenti stili di vita, le diverse esigenze e preferenze che ne caratterizzano l'agire quotidiano, determinano un impatto differenziato rispetto a un intervento pubblico. Per quanto la condivisione del principio di pari opportunità tra donne e uomini faccia ormai parte del patrimonio identitario e normativo del mondo occidentale la sua realizzazione pratica e quotidiana sconta ancora un'arretratezza che va anche a impattare sulla capacità di sviluppo socioeconomico: i maggiori impegni che sostengono le donne nel lavoro domestico e di cura, le discriminazioni e le difficoltà in campo lavorativo e sociale, nell'accesso a posizioni di potere non hanno solo un impatto negativo in termini individuali, ma costituiscono elementi di rigidità e di arretratezza del sistema, tali da impedire alla popolazione femminile di contribuire pienamente al processo di crescita e di sviluppo socioeconomico complessivo. Leggere i bilanci degli enti pubblici in chiave di genere è dunque un importante strumento di mainstreaming che consente di analizzare e contribuire a ridurre le disuguaglianze di

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genere attraverso un esercizio di trasparenza, democrazia e rendicontazione della gestione e distribuzione delle risorse pubbliche, a vantaggio dell'intera collettività. In tal modo, gli amministratori possono essere maggiormente consapevoli delle conseguenze su donne e uomini del loro agire per poter condurre un'azione politica non solo più equa, ma anche più efficace ed efficiente». Sono contenta che l'obiettivo della mozione e la necessità di agire in questo ambito siano stati condivisi dalla Commissione della gestione e delle finanze e dal relatore, il collega Quadranti, che ringrazio per il lavoro svolto collegando diversi aspetti legati alle pari opportunità con altri atti parlamentari pendenti. La scelta condivisa in Commissione di proporre un progetto pilota di bilancio di genere indicando anche un settore preciso ci permetterà non solo di introdurre questo strumento all'interno dell'Amministrazione, ma ci darà occasione di mirarlo in un settore sensibile e importante come quello dell'occupazione, coordinandolo anche con la nuova strategia del Consiglio federale che ha deciso, dal 1° gennaio 2017, di puntare maggiormente sul tema dell'occupazione femminile e sull'integrazione professionale delle donne nel mondo del lavoro, anche per colmare la mancanza di personale qualificato, in modo particolare in alcuni settori. Come ricorda il relatore, oltre al bilancio di genere vi è la mozione per l'adozione di un piano d'azione cantonale per la parità proposto dalla collega Garobbio, nell'ambito anche dei lavori dell'Agenda politica elaborata dal Forum 54 donne elettrici, che chiede di individuare le misure da attivare per lottare in modo coordinato e coerente contro le disparità ancora presenti, così da migliorare le pari opportunità tra donne e uomini a tutti i livelli nel Canton Ticino. Si tratta di strumenti importanti che combinati insieme permetteranno di dare nuovo impulso alla realizzazione concreta del principio costituzionale che sancisce le pari opportunità. Ringrazio per il sostegno. QUADRANTI M., RELATORE - La Commissione ha approvato all'unanimità il rapporto sostenendo che si può iniziare con un importo contenuto di 50 mila franchi per realizzare un progetto pilota da concretizzare entro la fine del 2017. Il Consiglio di Stato ha ritenuto la mozione da accogliere riservandosi una valutazione in data da definire; per contro, la Commissione ha preferito porre un chiaro limite temporale così da poter partire con un progetto pilota. Invito le colleghe e i colleghi a sostenere il rapporto. La discussione è dichiarata chiusa. Messe ai voti, le conclusioni del rapporto commissionale sono accolte con 68 voti favorevoli e 5 astensioni. La mozione è pertanto accolta. Dettaglio della votazione (art. 146 cpv. 7 LGC)

Si pronunciano a favore: Agustoni - Aldi - Ay - Bacchetta-Cattori - Badaracco - Badasci - Balli - Bang - Battaglioni - Beretta Piccoli - Bergonzoli - Bignasca - Bosia Mirra - Brivio - Cavadini - Caverzasio - Corti - Crivelli Barella - Crugnola - Dadò - Delcò Petralli - Durisch - Farinelli - Ferrara Micocci - Fonio - Franscella - Frapolli - Gaffuri - Galusero - Garobbio - Garzoli - Gendotti - Ghisla - Ghisletta - Ghisolfi - Gianella - Gianora - Guerra - Guscio - Jelmini - Kandemir Bordoli - Käppeli - Kappenberger - La Mantia - Lurati Grassi - Lurati I. - Lurati S. - Maggi - Mattei -

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Merlo - Minoretti - Minotti - Ortelli - Pagnamenta - Paparelli - Passalia - Patuzzi - Pini - Pinoja - Polli - Quadranti - Ramsauer - Robbiani - Schnellmann - Seitz - Storni - Terraneo - Zanini

Si astengono: Canepa - Cedraschi - Celio - Filippini - Galeazzi 15. MOZIONE DEL 23 FEBBRAIO 2015 PRESENTATA DA FRANCESCO MAGGI PER

IL GRUPPO DEI VERDI "DOTARE IMMEDIATAMENTE IL FONDO CANTONALE PER FAVORIRE IL LAVORO CON 20 MILIONI DI FRANCHI PROVENIENTI DALLA BNS"

Messaggio del 1° aprile 2015 n. 7073 Ai sensi dell'art. 134 LGC, le deliberazioni parlamentari si svolgono nella forma della procedura scritta. Conclusioni del rapporto della Commissione della gestione e delle finanze: si invita il Gran Consiglio a respingere la mozione. È aperta la discussione. MAGGI F. - Il gruppo dei Verdi non ha sottoscritto il rapporto commissionale e non lo voterà per le ragioni che vi propongo. Conforta leggere nel rapporto commissionale che il problema dell'occupazione è ritenuto di stretta attualità e importante. I Verdi hanno promosso iniziative e atti parlamentari sul tema dell'occupazione – tema che ci sta a cuore da tempo – e nell'ambito della discussione sull'amnistia fiscale abbiamo avanzato la proposta di creare un fondo di venti milioni di franchi per creare occupazione grazie a una parte dei proventi derivanti dall'amnistia medesima. Questa proposta non fu fatta per creare maggiore consenso attorno all'amnistia fiscale, ma per permettere al numero maggiore possibile di persone di rientrare nel mondo del lavoro. Pertanto quando abbiamo constatato che la proposta di amnistia fiscale cantonale suscitava contrasti il mio gruppo ha presentato la mozione in oggetto per cercare di accelerare i tempi e alimentare il fondo, che nel frattempo era stato votato dal Gran Consiglio, con i soldi provenienti dalla Banca nazionale, che in un primo tempo sembrava non dovesse distribuire utili ai Cantoni. I proventi dell'amnistia fiscale erano un possibile modo di finanziamento che richiede la modifica del decreto legislativo nonché, come giustamente ricordato nel rapporto commissionale, la volontà politica e il consenso sul progetto di creazione del fondo, che però sembrano non essere presenti nel Parlamento. L'opposizione ci lascia stupiti e anche con un po' di amaro in bocca perché riteniamo che il fondo sia una misura coraggiosa e anticiclica: infatti, riassorbire persone disoccupate o in assistenza permetterebbe allo Stato di ridurre la spesa sociale e di aumentare le entrate fiscali. Malgrado un clima politico caratterizzato da richieste di tagli, non si deve dimenticare l'importanza di fare politica:

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dobbiamo pensare in modo lungimirante e avere il coraggio di decidere misure concrete per cercare di risolvere i problemi pressanti conosciuti dal Cantone. Del resto il rapporto commissionale ha valutato altre possibilità di finanziamento del fondo ma ha dimenticato – forse per la fretta di voler liquidare la mozione – che un possibile finanziamento è legato alla mini amnistia fiscale federale che da alcuni anni porta determinate entrate al nostro Cantone. Questa sarebbe una possibile fonte di finanziamento anch'essa legata a un'amnistia fiscale. Infine, ricordo che grazie alla volontà del Consigliere di Stato Vitta è stata creata una tavola rotonda che dovrebbe individuare misure concrete che potrebbero essere finanziate tramite il fondo in questione. Fatte queste considerazioni il mio gruppo non voterà il rapporto. LURATI S., RELATORE - È paradossale che spetti a me intervenire dal momento che mi ero opposto all'amnistia fiscale, ma in seno alla Commissione della gestione e delle finanze è stato deciso, correttamente, che chi aveva sostenuto accanto all'amnistia fiscale questo fondo fosse il meno adatto a presentare questa particolare decisione della Commissione. Uso l'aggettivo "particolare" perché come abbiamo indicato nella premessa del rapporto il tema dell'occupazione sta a cuore a tutti i partiti e cerchiamo di trovare soluzioni ma al momento attuale, è bene rammentarlo, non abbiamo una mancanza di risorse finanziarie necessarie per trovare soluzioni bensì siamo in presenza di una mancanza di idee nuove per cercare di combattere non solo la disoccupazione ma anche il fenomeno della sotto occupazione o quello dell'occupazione precaria. Inoltre, essendo entrata in vigore il 1° gennaio di quest'anno la nuova legge sul rilancio dell'occupazione e sul sostegno ai disoccupati [L-rilocc; RL 10.1.4.1] e avendo deciso il Gran Consiglio di fare un'analisi dei risultati fra due anni, la maggioranza della Commissione ritiene che sia opportuno attendere i risultati dell'attuazione di questa legge prima di stanziare nuovi fondi. Inoltre, dal Consuntivo 2015 abbiamo constatato che non sono stati usati tutti i mezzi finanziari a disposizione per migliorare le possibilità di occupazione. Questo dato ci dimostra che non si tratta di una questione di risorse finanziarie ma di capacità di cercare soluzioni nuove a un problema molto difficile. La Commissione non chiude la porta alla proposta dei Verdi, sulla quale si potrà tornare dopo avere raccolto tutti gli elementi di cui ho detto. In merito all'affermazione del collega Maggi sulla mini amnistia e sulla possibilità di reperire i fondi, in realtà è una questione già presente prima dell'amnistia cantonale poiché la mini amnistia federale era già in vigore e quindi l'affermazione ha pochissima attinenza. VITTA C., DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO DELLE FINANZE E DELL'ECONOMIA - Il Governo condivide le conclusioni del rapporto commissionale. Riallacciandomi all'intervento del deputato Lurati, ricordo che oggi in materia di mercato del lavoro vi sono le risorse e anche tante misure: probabilmente vi è il rischio di avere troppi strumenti attivi che non rendono efficaci gli interventi. In questo senso non penso vi sia un problema di quantità bensì di efficacia. Il mio Dipartimento ha attivato ulteriori misure per il mercato del lavoro nel 2015 (quattro di controllo e quattro di incentivazione), mentre quest'anno con la L-rilocc sono entrate in vigore alcune misure votate dal Parlamento, tra le quali vi è la riqualifica professionale. Pertanto è importante concentrare l'attenzione, le risorse e l'impegno nell'applicazione di queste misure per evitare di essere troppo dispersivi. Invito quindi il Gran Consiglio a sostenere le conclusioni del rapporto commissionale.

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La discussione è dichiarata chiusa. Messe ai voti, le conclusioni del rapporto commissionale sono accolte 70 voti favorevoli, 6 contrari e 2 astensioni. La mozione è pertanto respinta. Dettaglio della votazione (art. 146 cpv. 7 LGC)

Si pronunciano a favore: Agustoni - Aldi - Ay - Bacchetta-Cattori - Badaracco - Badasci - Balli - Bang - Battaglioni - Beretta Piccoli - Bignasca - Bosia Mirra - Brivio - Canepa - Cavadini - Caverzasio - Cedraschi - Celio - Corti - Crugnola - De Rosa - Ducry - Durisch - Farinelli - Ferrara Micocci - Ferrari - Filippini - Fonio - Franscella - Frapolli - Gaffuri - Galeazzi - Galusero - Garobbio - Garzoli - Gendotti - Ghisla - Ghisletta - Gianella - Gianora - Giudici - Guerra - Guscio - Jelmini - Kandemir Bordoli - Käppeli - La Mantia - Lurati Grassi - Lurati I. - Lurati S. - Minoretti - Minotti - Ortelli - Pagnamenta - Paparelli - Passalia - Pedrazzini - Pini - Pinoja - Polli - Quadranti - Ramsauer - Robbiani - Rückert - Sanvido - Schnellmann - Seitz - Storni - Terraneo - Zanini

Si pronunciano contro: Crivelli Barella - Delcò Petralli - Denti - Maggi - Merlo - Patuzzi

Si astengono: Kappenberger - Mattei 16. NATURALIZZAZIONI

Rapporto del 4 aprile 2016

Ai sensi dell'art. 134 LGC, le deliberazioni parlamentari si svolgono nella forma della procedura scritta. Conclusioni del rapporto della Commissione delle petizioni e dei ricorsi: concessione della cittadinanza ticinese ai postulanti. Messe ai voti, le conclusioni del rapporto commissionale sono accolte con 52 voti favorevoli, 14 contrari e 9 astensioni.

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Dettaglio della votazione (art. 146 cpv. 7 LGC)

Si pronunciano a favore: Agustoni - Ay - Bacchetta-Cattori - Badaracco - Badasci - Bang - Battaglioni - Beretta Piccoli - Bosia Mirra - Brivio - Canepa - Cavadini - Cedraschi - Corti - Crivelli Barella - Crugnola - De Rosa - Delcò Petralli - Denti - Ducry - Durisch - Farinelli - Ferrara Micocci - Fonio - Franscella - Gaffuri - Galusero - Garobbio - Garzoli - Gendotti - Ghisla - Ghisletta - Ghisolfi - Gianella - Giudici - Jelmini - Kandemir Bordoli - Käppeli - Kappenberger - La Mantia - Lurati Grassi - Lurati S. - Maggi - Mattei - Merlo - Pagnamenta - Passalia - Patuzzi - Pini - Polli - Quadranti - Schnellmann

Si pronunciano contro: Aldi - Balli - Bignasca - Caverzasio - Filippini - Frapolli - Guerra - Guscio - Lurati I. - Minotti - Ortelli - Ramsauer - Robbiani - Zanini

Si astengono: Celio - Ferrari - Galeazzi - Gianora - Minoretti - Pinoja - Rückert - Seitz - Terraneo 17. AGGREGAZIONE DEI COMUNI DI CRESCIANO, IRAGNA, LODRINO E OSOGNA

IN UN UNICO COMUNE DENOMINATO COMUNE DI RIVIERA

Messaggio del 25 novembre 2015 n. 7149 Ai sensi dell'art. 133 LGC, le deliberazioni parlamentari si svolgono nella forma del dibattito ridotto. Ai sensi dell'art. 5 cpv. 3 della legge sulla gestione e sul controllo finanziario dello Stato, per l'approvazione del presente decreto − in ragione dei crediti previsti all'articolo 6 − è richiesta la maggioranza assoluta dei membri del Gran Consiglio. Conclusioni del rapporto della Commissione speciale aggregazione di Comuni: si invita il Gran Consiglio ad approvare l'entrata in materia e il decreto legislativo annesso al rapporto medesimo. È aperta la discussione di entrata in materia. GHISLA S., RELATORE - A poco meno di un mese dalla nascita della nuova Bellinzona, il Gran Consiglio si china oggi su un progetto aggregativo degno di nota. Riviera è infatti un ulteriore fondamentale tassello che fa dell'alto Ticino la regione che nell'ultimo decennio meglio ha saputo rispondere alle nuove esigenze di gestione comunale e territoriale. Le rive dei fiumi Brenno e Ticino bagnano ora i territori aggregati di Faido, Blenio, Acquarossa, Serravalle, Riviera e Bellinzona. L'auspicio è che l'acqua dell'alto Ticino, intrisa di sapienza ed esperienza aggregativa, possa un giorno bagnare le rive di un piano

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di Magadino e, soprattutto, di un Locarnese che a oggi sembrano ancora restii a progetti aggregativi. Questi ultimi, quando nascono dalla volontà popolare, portano indubbi benefici. Riviera ne è e sarà l'esempio. L'entusiasmo e il lavoro dei Municipi, l'appoggio delle realtà associative locali e il coinvolgimento popolare hanno fatto sì che nel corso di poco più di due anni d'intenso lavoro si giunga oggi a votare e a salutare la nascita di un nuovo Comune che ha mosso tutti i passi istituzionali necessari con rigore e a tempo record. Non mi addentrerò in informazioni di dettaglio poiché trovate tutto nel messaggio governativo e nel rapporto della Commissione speciale aggregazione di Comuni che, senza particolari criticità, è stato firmato all'unanimità. Ricordo in questa sede che la votazione consultiva tenutasi in data 14 ottobre 2015 ha visto partecipare alle urne il 64% della popolazione con un'accettazione del 66% e soprattutto con un risultato positivo nei quattro Comuni coinvolti dal progetto, Cresciano, Iragna, Lodrino e Osogna. Si delinea quindi un nuovo Comune avente più di quattromila abitanti che si estende su un territorio di 8'617 ettari e che beneficerà di un sostegno cantonale complessivo di 3.8 milioni di franchi, suddivisi in 1.8 milioni per il finanziamento di investimenti comunali, 1 milione per neutralizzare la situazione di eccedenza passiva di Iragna e per consolidare una situazione di partenza del nuovo ente locale con un moltiplicatore iniziale del 95% e, infine, 1 milione quale contributo d'investimento per la realizzazione di una struttura scolastica polivalente a Cresciano. Dopo la creazione del nuovo Comune di Bellinzona, il presente progetto aggregativo, attraverso il riassetto istituzionale locale, rappresenta un tassello fondamentale nel segno dell'equilibrio dell'alto Ticino. L'aggregazione, nello specifico, permetterà difatti di creare un'entità territoriale dal peso specifico sufficiente per mantenere potere contrattuale e attrattiva nei cospetti di entità urbane quali il Comune di Biasca e il futuro Comune della nuova Bellinzona. Il progetto di aggregazione in esame assume particolare importanza nell'ambito del riassetto istituzionale locale, a tutto vantaggio di una crescita equilibrata dell'intera regione. La continuità territoriale dei quattro Comuni aggregandi è data, ciò che offre numerose opportunità per ottimizzare in particolare la gestione del territorio, premessa per lo svolgimento e il mantenimento di fattori di attrattiva per la residenza e per lo sviluppo economico. Si pensi alla filiera della pietra, alle possibilità di sviluppo dell'aeroporto di Lodrino e di tutto il fondovalle, alla prossima apertura di AlpTransit e all'utilizzo della rete ferroviaria regionale Tilo. Riguardo all'orientamento di sviluppo per il futuro Comune si individuano appunto una serie di assi di sviluppo per perseguire un rilancio del comprensorio attorno a una visione condivisa. L'aggregazione dovrebbe fungere da stimolo al comprensorio perché sia più attivo nella realizzazione di investimenti che favoriscano un progresso in ambito socio-economico e territoriale e che abbiano ricadute e indotti significativi se inseriti in una strategia coordinata. Si tratta di progetti per i quali vi è un grande interesse non solo a livello regionale, ma anche cantonale. In tal senso vanno menzionate, in particolare, le trattative in corso per l'acquisizione dei sedimi di proprietà della Confederazione nel comparto dell'aeroporto di Lodrino, premessa indispensabile per l'attuazione del progetto di "Polo tecnologico dell'aviazione" per il quale si auspica che il Cantone si dichiari già sin d'ora disposto ad aiutare nelle diverse fasi di attuazione. Pure di carattere fondamentale, alla vigilia dell'apertura di AlpTransit, è la richiesta supportata da ottomila firme di "allacciare" Biasca e la regione Tre valli con i treni che passeranno sulla nuova trasversale ferroviaria tramite due fermate giornaliere. La richiesta in questo caso, volutamente nemmeno celata, è che il Cantone appoggi a pieno titolo la fermata di Biasca, fondamentale per fare in modo che la proposta trovi ascolto in Consiglio federale. Le

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dinamiche di sviluppo vissute nella regione di Visp e dell'alto Vallese al portale sud della galleria del Lötschberg dimostrano come la messa in funzione di infrastrutture di trasporto ferroviario su scala internazionale generi enormi potenzialità. In questa regione la richiesta di insediamenti abitativi e soprattutto di aree industriali è cresciuta notevolmente. Dal profilo turistico, seppure vi siano dal punto di vista territoriale notevoli differenze, è pure lecito attendersi un incremento simile. La Commissione è dell'avviso che le stesse dinamiche possano concretizzarsi e confermarsi anche nel comprensorio del nuovo Comune aggregato di Riviera dopo l'apertura del tunnel di base del San Gottardo nell'anno corrente e dopo l'apertura del tunnel del Ceneri nel 2019, a condizione che i collegamenti siano garantiti sia dalla stazione di Biasca verso nord e verso sud usufruendo della nuova infrastruttura, sia a livello locale potenziando i collegamenti tra il futuro Comune e le stazioni di Biasca, Arbedo-Castione e Bellinzona. La riapertura della stazione di Osogna-Cresciano potrebbe dunque essere nel contesto regionale un elemento imprescindibile, qualificante e decisivo per il futuro del nuovo Comune e lo sviluppo della città Ticino. La forza del nuovo Comune è inoltre rappresentata dal fatto che dispone di un territorio di fondovalle di qualità, parzialmente libero e che lascia spazio a essere progettato. La nascita del nuovo Comune è quindi la premessa per uno sviluppo uniforme e privo di ridondanze. Con indici di sfruttamento e di occupazione dal profilo pianificatorio ancora piuttosto bassi, le potenzialità sono di conseguenza enormi. La nascita del nuovo Comune sarà inoltre di fondamentale importanza nello sviluppo organizzato della filiera della pietra sia per quanto concerne l'ambito industriale e commerciale, sia per quello storico, culturale e turistico. Sarei felice di vedere oggi in Parlamento un voto unanime, anche con il sostegno all'emendamento proposto dal collega De Rosa, quale miglior premessa per augurare al nuovo Comune e ai suoi rappresentanti ogni bene e un futuro ricco di progettualità e benessere. TERRANEO O., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO PLR - Richiamato il rapporto della Commissione speciale aggregazione di Comuni, porto da subito l'adesione del gruppo PLR al messaggio n. 7149 relativo all'aggregazione dei Comuni di Cresciano, Iragna, Lodrino e Osogna, in un Comune unico denominato Riviera. In Riviera si cominciò a parlare di aggregazioni nel 2002. Nel 2006 si costituì un gruppo di lavoro che realizzò, in collaborazione con l'economista Michele Passardi, uno studio di aggregazione dei Comuni della Riviera, unitamente a due Comuni della Leventina, che diedero il nome al progetto di Riviera+, in quanto sconfinava dai naturali confini geografici distrettuali. Benché inizialmente il progetto Riviera+ ebbe un buon riscontro, con l'evolversi della situazione trovò molti ostacoli sul suo cammino, tanto che diversi Comuni abbandonarono il progetto aggregativo e alla votazione popolare giunsero unicamente tre Comuni, Biasca, Pollegio e Iragna. L'esito della votazione fu negativo in quanto l'aggregazione fu accolta nel solo Comune di Biasca, esito che decretò il fallimento di questo primo timido tentativo di aggregazione nella Riviera. Il progetto aggregativo promosso dai Comuni di Cresciano, Lodrino, Osogna e Iragna nasce quindi sulle ceneri del ben più ampio progetto aggregativo citato poc'anzi, che prevedeva l'aggregazione di ben undici Comuni, nove del distretto di Riviera e due della Leventina. Il progetto in discussione ora decreterà di fatto la nascita del nuovo Comune di Riviera e costituirà un primo e concreto passo nella collaborazione e nella razionalizzazione dei servizi che permetterà (unendo le forze) di affrontare al meglio le sfide che la regione in oggetto dovrà sostenere in ambito di territorio, società e sviluppo

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socioeconomico. Si tratta quindi di un primo passo nella direzione di una politica coerente e coordinata, che permetterà al neonato Comune di relazionarsi in particolare con Biasca, Comune che con la sua massa critica riesce autonomamente a offrire servizi completi in molti settori (Ufficio tecnico, Casa per anziani, direzione didattica delle scuole, eccetera), ma anche con la Leventina e la valle di Blenio, per trovare le sinergie e le economie che, in un contesto congiunturale sempre più difficile e competitivo, consentiranno di gestire al meglio le risorse, di erogare servizi di qualità per i propri cittadini garantendone una concreta autonomia decisionale e progettuale, e di mantenere la giusta attrattiva territoriale. Il progetto per il nuovo Comune di Riviera è stato accolto in tutti e quattro i Comuni coinvolti in votazione popolare lo scorso 14 ottobre 2015, raccogliendo complessivamente i due terzi dei voti favorevoli. Il nuovo Comune conterà circa 4'100 abitanti e avrà un'entità territoriale tale da avere un sufficiente potere contrattuale nei confronti di entità urbane quali, ad esempio, il Comune di Biasca o quello di Bellinzona. Esso, come ben evidenziato nel rapporto e soprattutto come auspicato dalla legge sulle aggregazioni e separazioni dei Comuni [RL 2.1.4.3], a nostro avviso non deve essere il fine, bensì costituire il primo tassello che porterà in futuro alla creazione di un Comune unico, conformemente agli obiettivi previsti nel Piano cantonale delle aggregazioni (PCA), incentrato sul polo regionale di Biasca. In attesa di un'eventuale futura aggregazione dei due Comuni distrettuali rimanenti, auspichiamo che vi sia da subito la possibilità di collaborazione, di utilizzo parsimonioso delle risorse sia umane sia infrastrutturali per permettere la realizzazione di investimenti mirati, evitare doppioni o ridondanze, aumentare i servizi alla cittadinanza, permettendo così alla Riviera di trovare la giusta connotazione nel concetto di città Ticino. In pratica un'aggregazione dei servizi e soprattutto della pianificazione sostenibile del territorio. Riteniamo le misure finanziarie di sostegno cantonale proposte commisurate al progetto e proporzionate, come espressamente richiesto durante le trattative dalla speciale Commissione di studio e recentemente deciso dal Consiglio di Stato. Questi contributi, oltre al risanamento finanziario a favore del Comune di Iragna, permetteranno di investire in progetti di sviluppo per l'intero comprensorio, pensiamo in particolare ai progetti pianificatori, al "Polo di competenze della pietra" o al Piano energetico intercomunale con la realizzazione di una rete di fibra ottica, per citarne solo alcuni. Condividiamo la posizione della Commissione speciale aggregazione di Comuni sul fatto che il progetto di "Polo tecnologico dell'aviazione", subordinato all'acquisto del sedime dell'aeroporto di Lodrino, sia importante e fondamentale per lo sviluppo del comprensorio, benché esuli dal contributo cantonale per l'aggregazione. Il gruppo PLR crede che le regioni periferiche debbano giocare il proprio ruolo all'interno della città Ticino e contribuire attivamente alla crescita socioeconomica di tutto il Cantone: questo progetto è un piccolo passo in questa direzione ed è in quest'ottica che lo leggiamo e lo sosteniamo. Come detto in entrata, porto l'adesione del mio gruppo al rapporto commissionale. GUERRA M., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO LEGA - Questo piccolo progetto aggregativo a molti deputati potrà sembrare normale amministrazione o anzi un semplice passo dovuto. Per molti quindi sicuramente si tratta di un passo molto meno importante rispetto all'aggregazione della grande Bellinzona votata durante la precedente sessione parlamentare. Anche se apparentemente così potrebbe sembrare, in realtà così non è. Il progetto aggregativo in oggetto rischia di avere un peso strategico di non poco conto

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poiché permette di sbloccare le lunghe difficoltà aggregative conosciute nella regione che per troppi anni è stata oggetto di defezioni e abbandoni. Le Tre valli, fatta eccezione per la valle di Blenio e Faido che hanno saputo superare tutti, rappresentano una regione colpita da un vero e proprio problema della politica aggregativa. Per troppi anni le aggregazioni nella regione sono state caratterizzate da un'eccessiva "polo-dipendenza" che imponeva come un dogma che ci si dovesse aggregare forzatamente attorno a un polo. Prima il progetto Riviera+ costruito fra i Comuni della regione intorno a Biasca e morto di osteoporosi a causa delle defezioni dei Comuni coinvolti, poi il progetto con quanto rimaneva di Riviera+ – vale a dire Biasca, Iragna e Pollegio – di una mini aggregazione fondata ancora sul dogma di avere un polo attorno al quale aggregarsi e infine l'abbandono totale stabilito dal voto popolare. Un bilancio quindi molto negativo. L'aggregazione del Comune di Riviera rappresenta pertanto uno spartiacque strategico che sblocca una situazione in stallo da troppo tempo e che dimostra quanto una buona aggregazione possa avvenire senza dipendere da un polo ma fondandosi sull'armonia generata dall'unione di Comuni piccoli e anche dissimili tra loro. Mi auguro che questo esempio possa sbloccare situazioni simili, come quella in bassa valle Leventina, dove un progetto molto simile è fortemente osteggiato da fazioni politiche che non accettano che un'aggregazione possa avvenire senza il coinvolgimento di un polo come il Comune di Biasca. Mi auguro che tali fazioni, di fronte alla lezione odierna, cambino idea per il bene della regione e di tutto il Ticino. Ringrazio le menti che hanno ideato il presente progetto superando certe logiche e colgo l'occasione per augurare il meglio a questa nuova realtà comunale. DE ROSA R., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO PPD+GG - Innanzitutto vorrei ringraziare i sindaci, i municipali e tutti coloro che hanno lavorato con impegno a questo progetto, dando un valido contributo ai diversi lavori preparatori avviati già diversi anni fa, persone che hanno messo a disposizione tempo ed energie per un progetto molto importante per questo comprensorio. Ho letto con estrema attenzione sia il messaggio sia il rapporto che in generale trovo molto ben fatti, perché mettono in evidenza obiettivi e vantaggi, ma anche i possibili inconvenienti. Bene si comprende che l'aggregazione non deve essere un obiettivo in sé, né tanto meno un punto di arrivo, bensì uno strumento che dovrà permettere di assicurare un forte radicamento identitario nella realtà locale, senza dimenticare nessuno o creare cittadini o quartieri di serie B, e garantire alle e ai cittadini servizi migliori per rispondere ai bisogni e alle crescenti esigenze della comunità (pensiamo agli asili nido, alla scuola dell'infanzia e all'istruzione in generale, al doposcuola, ai servizi sociali, eccetera). Non da ultimo, esso serve a gettare le basi per uno sviluppo sostenibile di questo prezioso territorio. In sintesi, l'aggregazione come processo e strumento per affrontare le sfide attuali e future cui sono confrontati non solo gli amministratori, ma soprattutto i cittadini (da quelli più giovani a quelli più attempati), gli artigiani e le PMI. È con questo spirito che gli amministratori locali hanno affrontato questo progetto ed è per questo che è stato fortemente plebiscitato dalle cittadine e dai cittadini di questa regione. È importante ricordare con forza e chiarezza che questo progetto ha solide radici, nel passato e nel presente: la Riviera dei piccoli Comuni ha una storia secolare comune, sin dal Medioevo, con radici contadine ben presenti ancora oggi, con strette collaborazioni istituzionali oppure attraverso associazioni sportive e culturali e sociali in comune, istituti scolastici di qualità, un'apprezzatissima casa anziani che ha saputo accogliere anche alcuni Comuni del Bellinzonese, un territorio omogeneo contrassegnato dalla presenza del

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fiume Ticino e da ripidi versanti rocciosi e, infine, identiche sensibilità verso l'ambiente e le tematiche sociali. In questo senso, la lista dei temi "caldi", oltre a quella già presente sia nel messaggio sia nel rapporto (che va molto bene), deve essere completata con altri temi: il fiume Ticino, che collega da nord a sud questo comprensorio fino al Bellinzonese e al Piano di Magadino poiché specialmente in questa tratta è uno dei fiumi più mal messi di tutta la Confederazione; il parco fluviale; l'agricoltura, attraverso il coinvolgimento dell'associazio-ne Interriviera, che raggruppa numerosi contadini della Rivera, della bassa Leventina e del nord del Bellinzonese; le potenzialità legate alla verticalità del territorio, con valli ancora intatte e selvagge, con diversi progetti avviati sia in pianura sia in quota dai Patriziati, sentinelle di questo territorio assieme ai quattro Comuni; la Via della pietra e le fortificazioni militari con la linea LONA e il forte Mondascia di Biasca, testimoni di un passato non sempre facile e generoso. Un altro tema che merita la massima attenzione è AlpTransit: ringrazio molto il Consiglio di Stato e anche tutte e tutti i colleghi per il sostegno al principio di avere alcune fermate giornaliere a Biasca a vantaggio di tutte le Tre valli. Oltre a ciò ritroviamo la realizzazione delle gallerie della Riviera (su questo tornerò dopo), la nuova fermata FFS Tilo a Osogna-Cresciano, il ripristino delle piste ciclabili tra Osogna-Biasca, scomparse a seguito del cantiere AlpTransit. Il tema del risanamento finanziario al fine di recuperare margine di manovra e progettualità è purtroppo stato sottovalutato; non intendo comunque affrontarlo ora ma desidero porre una domanda: il futuro nuovo Comune sarà più forte e solido o meno forte finanziariamente rispetto ai quattro singoli Comuni? Di sicuro sarà fortemente dipendente da un contributo di livellamento di alcuni milioni, dato che dimostra quanto la nuova realtà è legata a un contributo esterno, come peraltro indica il rapporto molto basso – circa uno a quattro – fra posti di lavoro esistenti nella regione e la popolazione. Questo progetto aggregativo, contrariamente ad altri, vuole uscire dalla logica della semplice somma numerica di cittadini e m2 di territorio e si caratterizza proprio per la peculiarità e il punto di forza di una gestione rispettosa della vita dei suoi differenti cittadini e dei quattro villaggi, fondandosi su componenti storiche e territoriali analoghe e rafforzando le singole identità locali, peraltro ben completate da entità patriziali vive e dinamiche. D'altro canto, esso è pure un progetto innovativo per come è stato affrontato dai promotori e dai Municipi: essi hanno voluto proporre alla cittadinanza un progetto che permettesse una lettura complessiva del territorio del nuovo Comune, identificando nel contempo gli aspetti da valorizzare e le componenti di maggior pregio, nel contesto di un comprensorio che si trova nel cuore della città Ticino preconizzata dal Piano direttore cantonale. Ed è grazie a questi valori territoriali che il nuovo Comune dovrà e potrà difendersi dagli effetti inquinanti che intaccano la qualità di vita degli insediamenti: si pensi ai rumori e alle vibrazioni che provocherà AlpTransit soprattutto con i convogli merci lunghi fino a novecento metri, alle radiazioni ionizzanti degli elettrodotti, alle emissioni gassose dell'autostrada, al prospettato bacino di laminazione-demodulazione. L'impatto ambientale in questa regione è ormai a livelli insopportabili. Pensando all'inquinamento fonico della ferrovia, mi piace ricordare che Cresciano è stato uno fra i primi Comuni ticinesi ad annunciarsi per ottenere la realizzazione dei ripari fonici lungo la vecchia linea del San Gottardo: ebbene, è uno degli ultimi a essere servito. AlpTransit aggrava le ferite di questo territorio, mentre le gallerie della Riviera sono rinviate sine die. Un tema questo che nel Rapporto alla cittadinanza del settembre 2015 il Consiglio di Stato ribadisce essere di "importanza cantonale". L'impegno politico e il sostegno del Governo e del Gran Consiglio sono fondamentali. Per questo e nel tentativo di porre rimedio al degrado ambientale,

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come anche per rispettare la volontà popolare – ricordo che il 27 novembre 1992 il popolo svizzero ha votato in merito al progetto AlpTransit, completo da subito, comprendente la variante "AlpTransit Ticino" –, mi permetto di sottoporvi un emendamento che completa l'art. 7 del decreto e che invita il Consiglio di Stato a rilanciare e a sostenere la realizzazione delle gallerie della Riviera così come da progetto "AlpTransit Ticino", approvato dalla popolazione svizzera nel corso della votazione popolare del 1992. Questo intervento è molto importante ed è l'unica possibilità per permettere di concretizzare verso nord il concetto di S-Bahn Ticino e di ottenere un altro obiettivo strategico di sviluppo della regione che è la realizzazione di fermate Tilo a Osogna-Cresciano e Claro come pure la riapertura delle omonime stazioni FFS, chiuse nel passato per scarsa lungimiranza. Esse permetteranno di sgravare il carico ambientale di questa valle ormai assunta a corridoio di transito per la presenza dell'autostrada, della ferrovia, di due strade cantonali e per il transito degli elettrodotti. Concludo, rinnovando i ringraziamenti a tutti i sindaci e municipali, al Consiglio di Stato, al relatore e alla Commissione e a tutti coloro che si sono adoperati per la costruzione del nuovo Comune di Riviera. Abbiamo la convinzione che questo nuovo Comune sia l'entità politica e amministrativa ideale per valorizzare e sviluppare le potenzialità di un territorio di fondovalle ormai raro in Ticino, con la consapevolezza che il limitato margine di manovra finanziario complicherà un po' il lavoro da svolgere, ma potrà essere compensato dalle competenze, dall'entusiasmo e dall'esperienza di chi l'ha reso possibile ottenendo un voto plebiscitario e non assolutamente scontato da parte delle cittadine e dei cittadini dei quattro Comuni. CORTI G., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO PS - Intervenire in quarta posizione a condividere ciò che unanimemente porta tutti a dire la medesima cosa è un esercizio complicato. Il grande libro e documento strategico del Piano cantonale delle aggregazioni (PCA) ha tracciato da tempo quel solco determinante che indica e disegna la via, legalmente sempre più affinata, per conseguire l'obiettivo di ridurre in modo cospicuo il numero dei Comuni in Ticino, allo scopo di renderli più capaci di assolvere compiti non solo amministrativi in reale e maggiore autonomia, ma anche di esprimere capacità progettuali, attenti sempre a rispondere in modo uniforme e vicino il più possibile alle esigenze e attese di ogni singolo cittadino. Ogni processo di aggregazione, lo sappiamo, ha una sua storia e caratteristiche proprie: l'odierno progetto di Riviera lo sta a dimostrare. Un iter a dir poco tortuoso, iniziato quattordici anni fa, nel 2002, con uno scenario territoriale molto più allargato rispetto a quanto oggi siamo chiamati a decidere. Ma comunque questo esercizio democratico, che ha sempre coinvolto i cittadini, ha prodotto un risultato consolidato con una combinazione di quattro elementi simili, di quattro Comuni che rammentano un poker d'assi, con possibilità di rilancio. Il nome scelto, Riviera, a prima vista poteva sembrare inadatto, rispetto alle componenti comunali del distretto di Riviera. Tuttavia Claro ha optato per il progetto di nuova Bellinzona – polo urbano – e Biasca – polo regionale – appartiene pur sempre alla possibilità di rilancio futuro, peraltro individuato e documentato nel PCA, alla quale ho accennato. Quindi il progetto di Riviera quale Comune unico assume un interessante ruolo di spazio istituzionale intermedio da incoraggiare, da sostenere e nel quale credere, grazie a ciò che unisce le quattro comunità coinvolte: opportunità di ottimizzare la gestione del territorio, in collaborazione anche con i patriziati; attrattiva residenziale; sviluppo economico, in particolare ma non solo con l'industria della pietra e con la realizzazione del "Polo tecnologico dell'aviazione", senza dimenticare l'esigenza di

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poter disporre di una rinnovata fermata ferroviaria. A questo proposito desidero anticipare la posizione del gruppo socialista che sostiene la proposta di emendamento del collega De Rosa che risponde a un'esigenza concreta di dare un concetto di sviluppo più fermo e reale a questa regione. In merito alle misure cantonali di sostegno, va detto che se da un lato il messaggio governativo le giudica adatte per assicurare un'equilibrata gestione ordinaria, come pure per consentire di realizzare progetti di sviluppo del nuovo comprensorio, sull'altro versante i rappresentanti dei Comuni coinvolti hanno espresso timori e un po' di delusione. Tuttavia, con apprezzato senso di responsabilità, questi sentimenti si sono mitigati, poiché accompagnati dalla consapevolezza di poter contare sull'impegno del Consiglio di Stato rispetto a un elenco di puntuali progetti e investimenti da realizzare. Ogni qualvolta si è chiamati a deliberare su un progetto di aggregazione, l'analisi e l'approvazione sono, come ovvio, rivolte ai benefici che una nuova e allargata comunità istituzionale locale può incontrare, a una nuova identità che stimoli cittadini e soprattutto amministratori a cogliere sfide e opportunità di crescita, affinché migliorino i servizi puntuali e trovino posto a realizzazioni di progetti con maggiore e più ampio respiro. Di pari passo ciò non significa che gli attori coinvolti, gli ex Comuni, divenuti quartieri o frazioni, perdano peculiarità acquisite, ciò che li ha caratterizzati nel corso dei secoli come storia di una comunità, fatta anche di tradizioni e di vita sociale e associativa. Il 27 febbraio scorso è stata presentata alla comunità locale un'opera di grande respiro, oltre 600 pagine e 1400 fotografie, dal titolo Lodrino, memoria e attualità, un libro che i giornali hanno definito come opera omnia o enciclopedia di un Comune: a partire dalla prima testimonianza sulla comunità, che risale all'anno 857, fino ai giorni nostri, fino al confluire nel progetto di aggregazione. Il Dizionario storico della Svizzera ci dice che Cresciano è già citato in un diploma imperiale del 978; che Iragna, attraversata da una via alternativa ai percorsi tradizionali che passavano per Biasca, era sede di un ospizio menzionato nel 1288 e che Osogna, dal 1573 al 1798, fu capoluogo del baliaggio comune della Riviera e sede della residenza del balivo, in seguito poi capoluogo del distretto. Questi elementi sottolineano quanto già detto da altri colleghi in merito all'importanza della storia, delle radici di una comunità che decide di mettere assieme le forze per creare un nuovo Comune. La pubblicazione su Lodrino si presta a diverse interpretazioni, non solo operazione di memoria, ma anche consapevole capacità di vivere il presente che invita ad acquisire, assieme ad altri, una nuova identità comune. Aggregazione non significa fusione e appiattimento o, peggio, cancellazione pura e semplice di ex Comuni, bensì apporto di singole ricchezze, partecipazione propositiva e vivacità locali. Qualità di vita che il nuovo Comune, nella forma di quartieri o frazioni, dovrà mantenere, valorizzare e motivare poiché essenziali per la partecipazione civica dei cittadini. Con queste riflessioni porto l'adesione del gruppo socialista al messaggio e al rapporto che sostengono la nascita del Comune di Riviera. GOBBI N., DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO DELLE ISTITUZIONI - Ringrazio la Commissione per il celere esame del messaggio che permette di guardare con positività l'obiettivo di creare il nuovo Comune di Riviera con le elezioni di primavera del prossimo anno. Esso sarà capoluogo di distretto visto che eredita da Osogna questa funzione, come ricordato dal deputato Corti. Si tratta di una tappa importante ma intermedia, non finale, come ricordato dai deputati Guerra e Terraneo, di un territorio che potrebbe sembrare differente al suo interno ma che non lo è se teniamo conto di gestione del territorio,

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funzionalità e storia. È un territorio molto vivibile malgrado gli assi di transito che lo attraversano, e la popolazione sta crescendo. Il futuro Comune beneficerà di aiuti cantonali: 1 milione di franchi dal credito quadro di 120 milioni per i risanamenti finanziari, 1.8 quale contributo per il finanziamento di investimenti comunali e 1 milione di franchi quale contributo di investimenti ai sensi della legge sulla perequazione finanziaria intercomunale [RL 2.1.2.3]. Nella fattispecie si tratta di riconoscere – come fatto dal Gran Consiglio – il lavoro svolto in particolare dal Comune di Iragna, che è rimasto orfano del progetto aggregativo che era la conclusione non positiva dell'esperienza Riviera+, per ripianare il debito pubblico: gli sforzi sono valsi la pena, grazie anche alla magnanimità del Parlamento di concedergli l'aiuto straordinario che gli ha permesso di rientrare in una situazione finanziaria sana e quindi di contare oggi su un risanamento inferiore rispetto a qualche anno fa. Il Comune di Riviera nascerà in un contesto proficuo per l'aspetto della riorganizzazione territoriale, come ricordava il presidente della Commissione Ghisla, con quattro degli obiettivi del Piano cantonale delle aggregazioni (PCA) raggiunti: nella valle di Blenio grazie ai tre Comuni di Blenio, Acquarossa e Serravalle; con questa aggregazione abbiamo fatto un passo in avanti che sarà da completare con la creazione di un Comune unico per la Riviera; in alta e bassa Leventina bisogna fare ulteriori passi poiché nell'alto Ticino questi territori frammentati non beneficiano ancora della ricaduta positiva di un'aggregazione comunale che consiste nella capacità di iniziative, in un più facile dialogo tra colleghi di valle e tra la valle e l'autorità cantonale e in una migliore gestione del territorio, meno frammentata e con una visione più strategica di sviluppo. Raffaele De Rosa ha indicato l'esistenza di diversi progetti per il Comune di Riviera, come il comparto dell'aeroporto che sta al centro del nuovo Comune e che permetterà di avere una zona strategica da sviluppare e da mantenere visto il livello di positive ricadute economiche, come auspicato dai sindaci, con gli oltre cento posti di lavoro altamente qualificati e ben retribuiti di Ruag Aerospace riservati ai soli indigeni e posizionati in una zona periferica. Sicuramente gli sforzi che saranno fatti – penso alla connessione attraverso Tilo e altre misure che saranno prese – aumenteranno la capacità di essere attrattivi e di mantenere il comparto di Lodrino e della Riviera interessante anche per questo tipo di industrie di alto livello. Questo è l'obiettivo del Cantone ed è per questo che ringrazio i sindaci per il grande lavoro svolto; essi, nonostante le attese fossero superiori, hanno comunque accettato gli aiuti cantonali con la promessa da parte del Governo che qualora gli siano sottoposti progetti concreti le linee di finanziamento delle politiche settoriali rimarranno aperte. Il Cantone interverrà a sostegno di questa progettualità e di questo territorio che fa da cerniera tra la nuova città di Bellinzona e l'alto Ticino e le sue valli, un ruolo importante da mantenere che deve essere sviluppato. In questo senso intervengo a proposito dell'emendamento del deputato De Rosa che ho discusso anche con il collega Claudio Zali, responsabile del dossier mobilità e infrastrutture ferroviarie a livello cantonale: il Consiglio di Stato si batterà ancora su questo tema poiché riteniamo che il miglioramento della qualità di vita e la vivibilità lungo il tracciato di AlpTransit sia importante, non solo nelle zone urbane ma anche nelle zone di cerniera tra il tunnel di AlpTransit e le zone di agglomerato di Bellinzona e di Lugano; sappiamo però che la situazione è difficile anche per le FFS, in particolare in merito agli investimenti (ricordo l'importante progetto di aggiramento della città di Bellinzona). Il Governo pertanto non si oppone all'emendamento che è un richiamo a non dimenticare questo dossier.

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RAMSAUER P. - Mi asterrò per rispetto del Comune di Lodrino la cui popolazione ha approvato solo per il 57.75% l'aggregazione mentre negli altri tre Comuni è passata con oltre il 70%. TERRANEO O. - In merito all'emendamento, piuttosto generico, il mio gruppo lo sostiene nel senso specificato dal Consigliere di Stato Gobbi di sostenere e perorare la causa e non, di sicuro, finanziariamente.

CAVERZASIO D. - Il mio gruppo sostiene l'emendamento nella sua formulazione generica, mentre per la questione dei costi potremmo chiedere alla vicina Penisola …1 DELCÒ PETRALLI M. - Il gruppo dei Verdi appoggia l'emendamento ma desidero chiarire che a proposito di quanto detto dal collega De Rosa circa l'aggravio ambientale noi reputiamo che esso sarà dovuto al raddoppio del tunnel autostradale del San Gottardo, al quale non si sono opposti molti di coloro che lo addebitano ad AlpTransit, e anche all'eliporto tanto lodato in alcuni interventi uditi oggi. La discussione è dichiarata chiusa. Messe ai voti, le conclusioni del rapporto commissionale sono accolte con 75 voti favorevoli e 2 astensioni. È aperta la discussione sui singoli articoli del decreto legislativo annesso al rapporto commissionale. Gli articoli tacitamente accolti perché non oggetto di discussione o di proposte di modifica non figurano nel presente verbale. Articolo 7

Emendamento di Raffaele De Rosa

Cpv. 2 (nuovo)

2In particolare, il Consiglio di Stato si impegna a rilanciare e a sostenere la realizzazione delle gallerie della Riviera, così come contenuto nel progetto "AlpTransit Ticino" approvato dalla popolazione svizzera nel corso della votazione popolare del 27 settembre 1992.

1 Il deputato fa riferimento a una notizia riportata dai media lo scorso 15 aprile, secondo la quale il Presidente del Consiglio dei ministri italiano Matteo Renzi avrebbe attribuito all'Italia il merito della costruzione del tunnel ferroviario del San Gottardo che fa parte del progetto ferroviario svizzero AlpTransit.

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DE ROSA R. - Ringrazio il Governo per la sensibilità e la disponibilità dimostrata verso il tema, così come le colleghe e i colleghi intervenuti che dimostrano condivisione. Le gallerie della Riviera sono state volute dal Cantone Ticino negli anni Novanta e inserite nella proposta della variante "AlpTransit Ticino", imposta alla Confederazione. Il tracciato, che comprende le gallerie in questione, è stato approvato dalla popolazione svizzera nella votazione del 27 settembre 1992 e quindi riteniamo che la Confederazione debba assumersi le proprie responsabilità e non possa rinviare questi interventi al 2080. Inoltre, questi lavori, considerata la tipologia di intervento e la competenza richiesta, potrebbero essere eseguiti da ditte ticinesi, contrariamente ai tunnel di base del Ceneri e del San Gottardo. Ringrazio tutti per la disponibilità e il sostegno. MATTEI G. - Sostengo l'emendamento poiché il problema delle gallerie ha valenza cantonale e non deve essere dimenticato, anche in vista della creazione della stazione Ticino sul Piano di Magadino poiché nel prossimo futuro sarà da affrontare il decongestionamento del traffico legato alla nuova linea veloce. DE ROSA R. - Per evitare possibili malintesi è necessaria una precisazione: non mi sono permesso di inserire il tema del Bellinzonese e dell'aggiramento di Bellinzona perché gli attori meritano il massimo rispetto e vi è un programma di agglomerato – è in elaborazione quello di terza generazione – con i Comuni e la Commissione regionale dei trasporti che fanno valere questo tema. La Commissione regionale dei trasporti delle Tre valli non dispone di nessuno strumento di questo tipo. Per questo è importante che il Parlamento e il Governo diano in questo momento un segnale prettamente politico. Messo ai voti, l'emendamento è accolto con 80 voti favorevoli e 1 astensione. Messi ai voti, i singoli articoli e il complesso del decreto legislativo uscito dalle deliberazioni parlamentari sono accolti con 79 voti favorevoli e 2 astensioni. Dettaglio della votazione (art. 146 cpv. 7 LGC)

Si pronunciano a favore: Agustoni - Aldi - Ay - Bacchetta-Cattori - Badaracco - Badasci - Balli - Bang - Battaglioni - Beretta Piccoli - Bignasca - Bosia Mirra - Brivio - Canepa - Cavadini - Caverzasio - Cedraschi - Corti - Crivelli Barella - Crugnola - Dadò - De Rosa - Delcò Petralli - Denti - Ducry - Durisch - Farinelli - Ferrara Micocci - Ferrari - Filippini - Foletti - Fonio - Franscella - Frapolli - Gaffuri - Galeazzi - Galusero - Garobbio - Garzoli - Gendotti - Ghisla - Ghisletta - Ghisolfi - Gianella - Gianora - Giudici - Guerra - Guscio - Jelmini - Kandemir Bordoli - Käppeli - Kappenberger - La Mantia - Lurati Grassi - Lurati I. - Lurati S. - Maggi - Mattei - Minotti - Ortelli - Pagnamenta - Pamini - Paparelli - Passalia - Patuzzi - Pedrazzini - Peduzzi - Pini - Pinoja - Polli - Quadranti - Robbiani - Rückert - Sanvido - Schnellmann - Seitz - Storni - Terraneo - Zanini

Si astengono: Merlo - Ramsauer

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18. MOZIONI:

- 14 APRILE 2014 PRESENTATA DA MARCO CHIESA E FIORENZO DADÒ "RADAR MOBILI: PIÙ PREVENZIONE, MENO CASSETTA"

- 13 OTTOBRE 2014 PRESENTATA DA MARCO CHIESA PER IL GRUPPO UDC "RADAR MONTE CARASSO: IL GOVERNO DIMOSTRI LA SUA BUONA FEDE"

Messaggio dell'11 novembre 2014 n. 7001 Ai sensi dell'art. 133 LGC, le deliberazioni parlamentari si svolgono nella forma del dibattito ridotto. Conclusioni del rapporto della Commissione della gestione e delle finanze: si invita il Gran Consiglio a considerare parzialmente evase le mozioni invitando il Consiglio di Stato ad attivare i cinque punti indicati nel rapporto medesimo. È aperta la discussione. DADÒ F. - Il mio intervento odierno in qualità di mozionante sarà breve. Ritengo che in merito alla questione dei radar siano già state spese molte parole e che, seppur importante perché riguarda la sicurezza, non bisogna enfatizzarla. Due anni fa, con l'allora collega Marco Chiesa, fummo sollecitati da molti cittadini a occuparci del tema, che sembrava fuori controllo dopo che per molti anni aveva tenuto banco sulle pagine dei giornali e in Gran Consiglio, passando per una taglia e quindi ai tribunali. Dalle cifre alla voce "multe a consuntivo", lievitate negli ultimi anni, è apparso evidente che la preoccupazione dei cittadini non era del tutto campata per aria, ma che la questione doveva avere un fondo di verità e pertanto doveva essere analizzata e sollevata in questa sede, dove – ricordo a scanso di equivoci – è stata approvata la legge sulla collaborazione fra la polizia cantonale e le polizie comunali [LCPol; RL 1.4.2.5] e che pertanto è legittimata a dire la sua e verificare se qualcosa sembra non funzionare come dovrebbe. Dopo la presentazione della mozione, fummo invitati dagli addetti della polizia cantonale a una mezza giornata di approfondimento e di discussione, che si rilevò molto interessante e per la quale esprimo oggi un ringraziamento pubblico. In quell'occasione siamo venuti a conoscenza di una serie di problemi e complessità che valorizzano ulteriormente i contenuti della mozione, oltre che partecipare per la prima volta e attivamente a un effettivo controllo con i radar sulla strada. Se lo ricorderà certamente un collega qui presente (del quale non faccio nome in ossequio alla privacy e in rispetto alla sua anima rosso-verde), quando, bloccato per un lieve eccesso di velocità e uscito dall'auto per mostrare i documenti al poliziotto, ci vide incredulo e stupito, con gli occhi spalancati, sbucare divertiti e sorridenti da dietro l'auto della polizia. Purtroppo, in clima di campagna elettorale, questi temi sono facilmente strumentalizzati ed enfatizzati e ci mettono in contrapposizione al Consigliere di Stato in modo eccessivo. Adesso però è il momento di affrontare questo tema in modo razionale e in piena collaborazione con il Dipartimento, nell'interesse di tutti i cittadini e della sicurezza stradale nel Cantone.

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Con l'inasprimento della legge federale sulla circolazione stradale [LCStr; RS 741.01], che è ora oggetto di discussione grazie all'intervento del Consigliere nazionale Fabio Regazzi, sono stati colpiti molti cittadini in modo sproporzionato e, secondo le minime regole del buon senso, scriteriato. Ciò ha forse contribuito a diminuire gli incidenti e le vittime, ma ha anche creato alcune plateali storture che per l'uomo della strada come me risultano incomprensibili e inaccettabili. Sebbene sia più che giusto bloccare i conducenti indisciplinati la cui incoscienza sfiora l'atto criminale, perseguire un automobilista, reo ad esempio di avere superato il limite di velocità alle quattro del mattino in un luogo disabitato, più di un pedofilo e di uno stupratore che con il loro agire criminale hanno rovinato per sempre la vita di un bambino e di una donna, allora è evidente a tutti che qualcosa, nel nostro ordinamento giuridico e nella giustizia, si è gravemente inceppato e non funziona più. Questa mozione ha lo scopo di sollevare alcune questioni che a nostro avviso devono essere affrontate e analizzate dal Dipartimento e dal Comando della polizia, in particolare per quanto riguarda la problematica collaborazione e suddivisione di competenze tra polizie comunali e polizia cantonale e la maggiore prevenzione sulle strade, in particolare nei punti più critici all'interno dei Comuni. Ne sanno qualcosa i colleghi Garzoli e Mattei per quel che riguarda la situazione venutasi a creare in valle Maggia, oramai diventata il terreno di caccia della città di Locarno, che sta suscitando le ire dei lavoratori e della popolazione, tanto da chiedere ai Comuni di intervenire affinché mettano fine alla persecuzione nei confronti di coloro che ogni giorno sono costretti a prendere l'auto per andare a lavorare. La mozione, nella sostanza e nelle indicazioni in essa contenute, non può che essere condivisa dalla stragrande maggioranza delle forze politiche e mi auguro che oggi trovi la massima rispondenza, al di là dei soliti giochi di forza tra partiti. Diverso è il discorso riguardante il rapporto presentato dal collega Badasci, che contiene alcuni suggerimenti nelle conclusioni, che hanno suscitato la disapprovazione di alcuni colleghi ma che il Dipartimento saprà valutare in piena autonomia. In seno alla Commissione non abbiamo sentito nessuna voce contraria alla mozione e spiace che i colleghi non concordi con il rapporto non ne abbiano presentato uno loro, che andasse a chiarire la loro posizione e quindi a formulare eventuali proposte alternative. Non vorremmo che dietro a tutto questo vi sia l'intenzione di bocciare per l'ennesima volta un proposta fatta da noi, come purtroppo avvenuto quasi in modo sistematico in oramai tanti, forse troppi, altri casi. Oggi, quel che ci apprestiamo a votare non è sì o no alla segnalazione dei radar, ma sì o no ai contenuti condivisibili della mozione, la quale rappresenta un invito, non un'imposizione, al Consiglio di Stato a volere affrontare il tema così come presentato. Respingere la mozione significa dire alla cittadinanza che non c'è nessun bisogno di accentuare la prevenzione e intervenire laddove vi è pericolo ma che, anzi, deve essere attuata la persecuzione. Se è questo che vogliamo dire oggi ai ticinesi che rappresentiamo, siamo liberi di farlo. Noi non demorderemo, ma torneremo alla carica, indipendentemente dalle pressioni che alcuni comandanti comunali hanno esercitato in questi giorni, affinché non si metta nessun limite e nessun correttivo ai loro metodi per fare cassa facilmente. I colleghi che interverranno tra poco potranno quindi chiarire la loro posizione e quella dei loro gruppi, soprattutto sugli aspetti contenuti nel rapporto del collega così come sulla loro posizione che riguarda le specifiche richieste della mozione. Sulla base delle indicazioni che arriveranno e che figureranno nel verbale, il Consiglio di Stato e il Dipartimento potranno quindi affrontare questo importante tema nel migliore dei modi e come riterranno opportuno, a tutto vantaggio della maggiore sicurezza, della prevenzione e quindi della

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cittadinanza. Ci auguriamo che la votazione che seguirà tra poco non sia la conferma di quanto, purtroppo, abbiamo già visto, ma che prevalga finalmente il contenuto delle proposte e la finalità delle intenzioni, le quali sono esposte in modo molto semplice e molto chiaro nella mozione che ci auguriamo tutti abbiano letto e analizzato. BADASCI F., RELATORE - La Commissione della gestione e delle finanze ha analizzato le due mozioni presentate da Marco Chiesa e Fiorenzo Dadò nel 2014 sul tema dei radar stradali, le quali chiedono in parte la stessa cosa e più precisamente di usare e di comunicare in maniera preventiva alla popolazione e quindi agli utenti della strada la posa di questi rilevatori di velocità. Alla mozione di Chiesa sulla posa del radar sull'autostrada all'altezza di Monte Carasso il Governo ha dato la sua massima disponibilità: infatti nella posa del nuovo radar sull'autostrada all'altezza di Balerna ha prima proceduto a comunicare la data della sua entrata in servizio e quindi la mozione risulta accolta e superata anche secondo la Commissione. Per quanto riguarda la mozione di Chiesa e Dadò veniva invece sollevata la questione delle deleghe concessa alle polizie comunali in materia di controlli della velocità in rapporto al suo uso a scopo preventivo e non repressivo, o peggio ancora finanziario, con particolare attenzione all'uso nei punti pericolosi e potenzialmente a rischio. A questo proposito anche nel suo rapporto il Governo condivide il problema sollevato dalla mozione e precisa che tale delega è stata conferita alle polizie comunali strutturate nel 2012 con l'entrata in vigore della LCPol e del relativo regolamento di applicazione. Il Governo in una riunione del Consiglio cantonale dei comandanti delle polizie comunali ha fornito indicazioni sull'importanza di posizionare i radar con l'obiettivo di prevenire gli incidenti in situazioni di rischio. La maggioranza della Commissione ritiene però che questo messaggio non sia passato e che sia giunta l'ora di mettere ordine in questo campo e fintanto che non avremo (se avremo) una polizia unica, l'unica soluzione a nostro avviso è nell'applicazione delle proposte avanzate nel presente rapporto. Quest'ultimo invita anche le polizie a limitare l'uso del radar mobile a multa a favore di un radar "amico" che indica la velocità con cui si transita e che è sempre ben visibile e non nascosto come succede spesso per quelli mobili. Questa è vera prevenzione, mentre sanzionare a posteriori chi supera il limite magari solo di due o tre chilometri orari è repressione ingiustificata. Per questo motivo si chiede al Governo di introdurre l'obbligo di segnalare le postazioni di radar mobili duecento metri prima della loro posizione, il che è già messo in atto per quelli fissi e ha dato buoni risultati. Questa proposta è già stata attuata anche nel Canton San Gallo nel 2014 e dopo un anno di prova si è constatato che le multe sono leggermente calate, così come gli incidenti; quindi ad averne vantaggio sono stati tutti gli utenti della strada, compresi i pedoni. La maggioranza della Commissione trova inoltre raggiunto il tetto massimo del numero dei controlli. Le tabelle allegate al messaggio del Consiglio di Stato dimostrano come in questi ultimi anni vi sia stata un'impennata delle verifiche per passaggio, ritenuta ingiustificata e non più tollerabile. Ricordo che a queste statistiche mancano tutti i controlli effettuati dalle polizie comunali: lascio ai colleghi immaginare perché è sentore di gran parte della popolazione ticinese che qualcosa non funzioni più correttamente ed è giunto il momento di mettere ordine; sarebbe peccato sprecare un buon lavoro effettuato dalla polizia cantonale. In conclusione la maggioranza della Commissione della gestione e delle finanze ritiene che la prevenzione degli incidenti sia la strada da seguire anche in futuro e ringrazia il Governo per quanto fatto finora con una presenza costante da parte delle polizie sul

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territorio. Tale presenza è certamente da mantenere ma la stessa maggioranza ritiene inevitabile correggere la situazione attuale in quanto caotica nel coordinamento e nel numero dei controlli effettuati delle diverse polizie ticinesi. Invitiamo pertanto a sostenere il rapporto unico. FARINELLI A., INTERVENTO A NOME DEL GRUPPO PLR - Il tema dei radar è oggetto di discussione in questo Parlamento ogni anno. È noto che si tratta di una questione che ha sempre una grande presa sulla popolazione, o perché siamo quasi tutti automobilisti o perché abbiamo preso una multa (e di regola le multe piacciono quando sono comminate agli altri che ci infastidiscono ma meno quando sono date a noi). Raccolgo l'invito del collega Dadò a essere razionali: non sono in discussione il sistema sanzionatorio né le pene per "Via sicura" (se la persona che infrange la legge deve ricevere una pena detentiva o meno), ma dobbiamo chiederci se la polizia, ossia l'autorità preposta a fare sì che la legge sia rispettata, debba compiere questi controlli. Se si ritiene, a torto, che una strada non debba avere un limite di cinquanta chilometri orari, si cambi il limite ma non si impedisca a chi deve farlo rispettare di eseguire i controlli o di fare in modo che quei controlli risultino inefficaci. Ciò significherebbe fare l'esatto contrario dell'interesse della popolazione. Secondo il rendiconto della polizia cantonale le attività di controllo della circolazione delle persone rappresentano il 6% delle attività della gendarmeria. Ogni giorno nel Cantone Ticino, che conta migliaia di chilometri di strade, vi sono, tra polizia cantonale e polizie comunali, in media sei controlli della durata di un'ora con apparecchi radar. Non è quindi possibile sostenere che vi sia un intervento vessatorio. È giusto che le polizie debbano coordinare meglio gli sforzi, in modo da ripartire al meglio i pochi controlli su tutto il territorio cantonale. Non si deve però confondere l'uso dei radar fissi con quello delle postazioni mobili poiché la concezione di base è completamente diversa. Il primo è infatti posizionato dove vi è un pericolo o una situazione particolare per fare rallentare l'automobilista in quel preciso punto (allo stesso modo oggi sono installati dossi e isole sparti-traffico o si restringono le corsie). Il radar mobile rientra invece nel concetto di educazione dell'automobilista con l'obiettivo di fare rispettare le regole stradali. Se i radar mobili sono segnalati, tale effetto sparirà. Tutti noi sappiamo bene che talvolta, per varie ragioni, saremmo tentati a superare i limiti di velocità. Il fatto che la polizia applichi controlli con la pistola laser o tramite un posto di blocco è coerente con la volontà di prevenire gli incidenti stradali. Se la questione fosse guadagnare denaro, sarebbe più semplice installare una postazione fissa e dare una multa per ogni infrazione, invece di impiegare quattro o cinque agenti di polizia, che potrebbero fare qualcos'altro e che quando sono lì fermano un'automobile ogni tanto. È sufficiente guardare altre due cifre per capire l'efficacia di questi controlli: circa lo 0.5% dei veicoli che transitano sotto una postazione fissa commettono un'infrazione, mentre quando vi sono radar mobili o posti i blocco, la quota sale al 10-15%. Ciò significa che gli automobilisti non sono così disciplinati. In quest'aula si parla spesso della Svizzera, dell'inno nazionale, della bandiera e dei valori del nostro Paese e secondo me essere svizzeri vuol dire comportarsi bene e sono fiero di vivere in una Nazione dove vigono regole e dove sono fatte rispettare. Non voglio che qui si faccia come nei Paesi a noi vicini, in cui le regole sono presenti ma non sono fatte rispettare. Per queste ragioni il gruppo PLR si opporrà alle conclusioni del rapporto di maggioranza.

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BIGNASCA B. - Sono stupito dall'intervento così impetuoso del collega Farinelli e vorrei quindi fare alcune considerazioni. Non siamo un Cantone di delinquenti: forse qualcuno guida troppo veloce ma credo che la stragrande maggioranza degli automobilisti ticinesi, anche se talvolta sono incorsi in un controllo di velocità, l'abbiano fatto in buona fede e con buon senso. Ringrazio i mozionanti (il collega Dadò e l'ormai ex deputato Chiesa), il Consiglio di Stato per il suo messaggio contenente dati molto precisi e il relatore Fabio Badasci. Spesso in politica ci sono due grandi interessi contrastanti che si incontrano, da una parte il rispetto delle regole che la maggioranza democratica (in questo caso federale) si è data; dall'altra il tema del rispetto della libertà individuale. Questo scontro è ancora più evidente sul tema dei radar o meglio dei controlli di velocità. Da una parte infatti le strade sono di tutti ed è dunque necessario fissare regole chiare soprattutto a tutela dell'incolumità di guidatori, passeggeri e pedoni. Sotto un altro punto di vista invece l'automobile è uno degli strumenti (e dei simboli) più importanti della libertà personale. Libertà di muoversi, di recarsi al lavoro (e sappiamo quanto soffrano i disoccupati che non sono automuniti), di non dipendere da mezzi di trasporto pubblico o pensiamo ai ragazzi e alle ragazze che non vedono l'ora di avere la patente per poter "uscire la sera"… Il radar diventa ancora di più un tema politico e di interesse generale considerando che gli enti pubblici contano su queste entrate per la propria gestione e per far quadrare preventivi e consuntivi. Infine vi è il tema del pericoloso doppione di competenze tra le polizie comunali e la polizia cantonale. Alla luce di queste premesse credo che le conclusioni del rapporto commissionale mettano in luce importanti questioni da modificare da parte dell'ente pubblico sia a livello cantonale sia a livello comunale. Invito pertanto a nome del mio gruppo a sostenerle. Oltre ai cinque punti già elencati nel rapporto, ritengo che sarebbe opportuno destinare il provento di tutte le multe incassate a un fondo destinato al recupero dei disoccupati ticinesi. Si tratta di dieci milioni di franchi che potrebbero servire a finanziare corsi di aggiornamento, piani occupazionali e il reinserimento professionale. Presenterò presto una mozione relativa a questo tema. LURATI S. - Sono un automobilista che possiede la patente da cinquant'anni e con molte multe al suo attivo, poiché capita a tutti di incappare in controlli radar. Se mi sono calmato, soprattutto in età più giovane, è grazie al deterrente dei radar, grazie a cui ho capito che la mia vita e quella altrui è più importante di guadagnare, o pensare di guadagnare, cinque minuti di tempo. Contrariamente a quanto normalmente accade, in questo caso, il rapporto della Commissione della gestione e delle finanze potrebbe essere sottoscritto per le considerazioni, ma non per le conclusioni (ma i rapporti devono essere approvati per le conclusioni e non per le considerazioni). Tali conclusioni divergono infatti in modo sostanziale rispetto a quelle implicite contenute nel rapporto redatto dal Consiglio di Stato, il quale in maniera esaustiva indica con chiarezza quali sono le modalità d'impiego degli apparecchi adibiti al controllo della velocità e le finalità dei controlli stessi. Il gruppo PS, in particolare i suoi rappresentanti commissionali, ha deciso di non sottoscrivere il rapporto del collega Badasci senza però opporre un rapporto di minoranza in quanto, come già affermato, si discosta dalle conclusioni e ritiene molto più adeguato l'agire sostenuto dal Consiglio di Stato volto a ulteriormente perseguire un drastico

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contenimento del numero di incidenti e quindi di eventi traumatici a essi collegati. Del resto le illuminanti statistiche fornite nel rapporto del Consiglio di Stato, non contestate dal rapporto della Commissione della gestione e delle finanze, depongono ampiamente a favore di una politica di continuità rispetto al passato e quindi di un regolare uso degli apparecchi radar in funzione preventiva, deterrente e infine punitiva e non di tipo economico, come invece le mozioni affermano. L'effetto preventivo è ampiamente e unanimemente riconosciuto e può esplicare tutta la sua potenzialità solo se è chiaro a tutti gli utenti indisciplinati che può accadere in ogni momento e su ogni tratto di strada di essere presi in flagrante violazione delle normative legali vigenti. È quindi evidente che una limitazione del raggio d'azione delle polizie comunali, ancor più ora con la costituzione di Comuni di ampia superficie e che accorpano aree urbane e aree periurbane, di fatto, andrebbe a discapito della possibilità di operare in maniera puntuale su tratti di strada potenzialmente riconosciuti come fonti di pericolo. L'effetto deterrente è stato per contro minimizzato dal rapporto commissionale, che con la richiesta di segnalazione dei radar mobili rischia di annullare ogni beneficio a causa del senso di impunità che ciò può indurre su chi guida in maniera costantemente indisciplinata. Come afferma su LaRegione il presidente dell'Associazione delle polizie comunali Dimitri Bossalini, «chi è indisciplinato si limiterà a ridurre la velocità nel tratto in cui vi è un radar mobile segnalato, per poi riprendere a pigiare sull'acceleratore non appena fuori dalla zona controllata». Pertanto l'effetto deterrente recondito andrebbe a farsi benedire a discapito della sicurezza e del rispetto delle normative vigenti. L'effetto punitivo è, infine, la conseguenza determinata dall'aver agito in maniera non consona alle normative vigenti e nel caso di un eccesso di velocità, l'aver gestito un mezzo potenzialmente pericoloso per sé stessi e per gli altri in modo non confacente e foriero di possibili conseguenze, anche letali. Questo aspetto non può e non deve pertanto essere declassato, minimizzato e fatto apparire come possibile effetto perverso di tipo economico. Sarebbe un errore fatale che indurrebbe quella parte di automobilisti e motociclisti spregiudicati (e sono una minoranza) a giustificare la loro inosservanza delle leggi con l'accusa di gestire i radar per operazioni di tipo economico e per fare cassetta. Sarebbe poi, per assurdo, come affermare che un ladro non è un ladro finché non è preso con le mani nel sacco, Attenzione dunque a spostare l'attenzione dall'atto sanzionatorio a quello interpretativo, di parte, e più o meno politico dato dai mozionanti. Con questo modo di agire si rischia di legittimare comportamenti comunque biasimevoli e pur sempre in contraddizione con la legislazione vigente. E, in contraddizione con questo tipo di interpretazione, dal nostro punto di vista, deve invece scattare un meccanismo di ribellione volto a contrastare posizioni fuorvianti, come quella sopra esposta, affinché sia data garanzia aIla maggioranza dei conducenti sostanzialmente virtuosi che il loro comportamento è corretto, apprezzato e conveniente per tutti gli utenti della strada; mentre che per chi sgarra − e può succedere a tutti, anche al sottoscritto − non possono esserci né benevolenza, né favoritismi, né sconti se si vuole mantenere alta la vigilanza in funzione della sicurezza stradale. Pertanto, il gruppo socialista chiede al Parlamento di respingere il rapporto della Commissione della gestione e delle finanze, allineandosi così alle considerazioni espresse nel documento presentato dal Consiglio di Stato. MERLO T. - Radar o non radar? Questo è il dilemma e la prima di una serie di domande.

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A chi fa piacere beccarsi una multa per eccesso di velocità? A nessuno, nemmeno ai Verdi. Però cerchiamo di capirci: non è che il tuo numero di targa è estratto a sorte e ricevi una multa: hai superato un limite di velocità e c'era un radar. Quindi ricevi una multa. Ma, anche senza il radar, il superamento del limite di velocità resta. Resta impunito, ma resta. Altra domanda: hai superato il limite di velocità ma non hai causato nessun incidente, quindi perché punirti? Semplice: per educarti. Stavolta hai avuto fortuna – o meglio, la fortuna l'hanno avuta gli altri utenti della strada – ma non possiamo sperare che sia sempre così (siccome statisticamente non lo è purtroppo). Se proprio non vuoi pensare agli altri automobilisti, ai ciclisti o ai pedoni (donne, bambini, anziani inclusi), almeno pensa a te. Se superi il limite di velocità, ti metti in una posizione particolarmente delicata. Anche se non causi nessun incidente, superando il limite stai creando un pericolo accresciuto, per te e per gli altri. E se mai dovesse avvenire un incidente, la tua non sarebbe più una semplice colpa, ma potresti scivolare pericolosamente verso il dolo eventuale. La sanzione per te sarebbe più grave, perché hai superato volontariamente un limite messo lì proprio per proteggere te e gli altri. Quando parliamo di radar e limiti di velocità, ricordiamo qual è il bene che il legislatore (e, di riflesso, la polizia) sta cercando di proteggere: la nostra incolumità, la vita di chi guida e la vita degli altri. E la vita è il bene più prezioso, o almeno si classifica ai primi posti. Certo, il rischio zero non esiste in nessun campo dell'esistenza, sicuramente non sulle nostre strade. Guidare – anche guidare bene e rispettando le norme – è un'attività potenzialmente pericolosa, tant'è vero che ci sono alcune regole di condotta ed è richiesto di superare alcuni esami teorici e pratici per essere ammessi a esercitare tale attività. Tra le numerose regole, una particolarmente importante (e, direi, anche facile da capire) riguarda i limiti di velocità fissati in base al tipo di situazione (autostrada, centro abitato, strada di quartiere) e da calibrare in base alle condizioni esterne: quanti si ricordano di ridurre la velocità quando piove? Quanti invece guidano nella foschia come se fossero dotati di un radar? Immagino e spero che siamo tutti d'accordo che i limiti di velocità ci vogliono, ci devono essere. In Svizzera questi limiti sono fissati da persone competenti, in grado di valutare la velocità corretta per affrontare una tratta senza creare eccessivi pericoli a sé e agli altri; e quasi sempre i limiti sono anche segnalati bene. Quindi la mia domanda è: perché non rispettare i limiti? Perché chiedere una riduzione dei controlli? Perché chiedere di farci sapere in anticipo dove sono posizionati i radar? In realtà, quest'ultima domanda ha una risposta molto chiara ed evidente: chi chiede di essere avvertito duecento metri prima della presenza del radar, vuole poter frenare e tornare nei limiti giusto in tempo per non essere fotografato, per poi ripartire di slancio, in modo poco maturo e poco responsabile In merito alla richiesta di ridurre i controlli, invece, non sono davvero riuscita a trovare una motivazione che abbia un minimo di senso. Nel messaggio governativo, infatti, è spiegato molto bene – con cifre, grafici e tabelle – che l'aumento dei controlli sta svolgendo appieno il suo compito preventivo e dissuasivo. Cioè l'aumento dei controlli non è accompagnato da un proporzionale aumento delle infrazioni per eccesso di velocità. Vi sono più controlli e proporzionalmente meno superamenti dei limiti di velocità: è segno che i controlli funzionano, sono educativi, spingono mediamente i conducenti a essere più corretti. Per carità, qualcuno che fatica a imparare vi è sempre, in questo come in altri campi ma la certezza della pena, il fatto di sapere che se infrangi il limite con buona probabilità incapperai in un controllo e nella sanzione è il miglior deterrente, la migliore prevenzione. Per questa notizia dobbiamo rallegrarci e incoraggiare la polizia a proseguire su questo cammino virtuoso, non certo chiedere di invertire la rotta. Invertire la rotta sui controlli

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(ridurli, limitarli, vanificarli con la segnalazione preventiva del radar) significa incoraggiare i conducenti scorretti a superare i limiti (tranne in quel centinaio di metri dove c'è segnalato il radar, è ovvio…). Teniamo anche presente che il nostro Cantone è, pro capite, il più motorizzato della Svizzera e per di più, giornalmente, è percorso da decine di migliaia di veicoli provenienti dall'estero. In compenso «la densità dei controlli della circolazione nel nostro Cantone risulta essere fra le più basse della Svizzera» (messaggio n. 7001, p. 7). In queste condizioni, «non effettuare i necessari controlli di polizia significherebbe accettare l'aumento dell'insicurezza e delle vittime sulle strade»" (messaggio n. 7001, p. 6). Tra poco voteremo e siamo chiamati a esprimerci su due concezioni non solo diverse, ma addirittura opposte. Da una parte – la parte di chi ha firmato il rapporto – si vogliono meno controlli (o controlli "telefonati", all'acqua di rose) allo scopo di: «diminuire il rischio di presunto accanimento nei confronti dei cittadini-conducenti evidenziato nelle due mozioni». Dall'altra parte, invece, si vogliono tutti i controlli che la nostra polizia (cantonale e comunale) ritiene opportuno fare nel rispetto della legge, a tutela della vita e della salute di tutti i cittadini. Il rischio di presunto accanimento verso la reale diminuzione degli incidenti: vittimismo da una parte, vere vittime dall'altra. Il confronto fra gli interessi in gioco è impari. Infine, invocare il rispetto della legge e la "tolleranza zero" nei confronti di chi non si adegua alle regole della nostra società è un atteggiamento forse un po' rigido (un po' di destra, direbbe qualcuno) ma rispettabile, a patto che sia portato avanti con coerenza, e non scegliendo gli ambiti secondo i nostri personali interessi. È una questione di credibilità e onestà. Il rispetto della legge vale, quindi, anche per i limiti di velocità. Non a singhiozzo. Non solo dove mi hanno avvertito prima che vi è un radar. Spero sia davvero chiaro a tutti – qui dentro e anche fuori – che rispettare i limiti di velocità è un dovere sancito dalla legge, oltre che un obbligo morale nei confronti del nostro prossimo. Se poi qualcuno proprio non vuole dare una mano al Cantone a "fare cassetta", può mettere in atto un'azione di boicottaggio davvero semplice: basta che rinunci a superare i limiti di velocità. Per tutti questi motivi, il gruppo dei Verdi non sosterrà il rapporto della Commissione della gestione e delle finanze. Anticipo inoltre che chiederemo il voto nominale. PINOJA G. - È inutile negare che il tema, o meglio il problema dei radar, tocca tutti, specialmente i conducenti, dal giovane all'anziano, dalla casalinga all'impiegato, dall'imprenditore al politico. Quando scatta, con immensa sorpresa, quel flash a volte bianco a volte rosso, è panico. Immediatamente si guarda il contachilometri, nel terrore che l'eccesso di velocità potrebbe far, come si suol dire, "saltare" la patente. Come ha detto bene il relatore Badasci, lo scopo deterrente è presente, ma solo dopo che la sanzione o la multa è stata inflitta. Infatti, nel periodo susseguente la stessa (ma non solo) durante il quale si viaggia col freno a mano tirato poiché un'ulteriore infrazione porterebbe a conseguenze anche peggiori di quelle che potrebbe subire ad esempio un semplice rapinatore, generalmente e giustamente l'automobilista diventa più prudente. Lo scopo sembrerebbe quindi raggiunto per quanto riguarda la sicurezza. È certo che sono metodi leciti ma anche discutibili se, come sta avvenendo oggi, il controllo radar è considerato dal fruitore della strada come una trappola, creando al tempo stesso un clima di paura a seguito delle sanzioni estremamente pesanti, le quali inducono a trattare il malcapitato quasi come un criminale. Spesso e volentieri poi, quando l'infrazione è stata commessa da un personaggio più o meno noto, lo stesso finisce sulle

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pagine dei quotidiani e sui portali. I metodi sono anche discutibili qualora gli scopi fossero unicamente legati alle necessità di cassa. Purtroppo più di una volta ho sentito argomentare la necessità di radar, dai quali anche le casse dell'amministratore pubblico traggono un vantaggio. Questa non può essere in ogni caso una motivazione per inasprire i controlli. Quali devono essere scopi e obiettivi da parte dello Stato e con quali strategie deve agire regolamentando l'utilizzo di questi apparecchi radar? Velocità rispettate, meno incidenti, più sicurezza. Le mozioni sono molto pertinenti e danno un aiuto concreto nel cercare di ottimizzare la situazione, con il preciso intento di raggiungere gli obiettivi menzionati. Il Consiglio di Stato, nel messaggio, le accoglie e le considera evase. La Commissione è andata invece più in là, dando molto credito ai due firmatari delle mozioni, i quali chiedono di mettere di più l'accento sugli aspetti qualitativi legati ai controlli di velocità sulle strade ticinesi, al fine di raggiungere sì l'obiettivo di moderare la velocità e far diminuire gli incidenti, ma non di essere vere e proprie trappole per gli automobilisti. Anche il Governo condivide quest'idea secondo cui i radar mobili in dotazione dei Comuni debbano essere utilizzati per prevenire gli incidenti. La Commissione ha però anche formulato ulteriori osservazioni e ha formalizzato concrete nuove misure, le quali dovrebbero portare a ulteriori miglioramenti della situazione. Al centro del dibattito quindi sono stati posti la prevenzione e il presunto accanimento nei confronti dei cittadini. Il radar non è visto dalla maggioranza della stessa come un mezzo preventivo oggi, come il radar amico. È necessario che lo stesso assuma un ruolo un po' diverso, atto chiaramente a prevenire l'infrazione e quindi a rispettare il codice della strada. Oltre a ciò si è parlato di coordinamento tra le varie polizie, nel procedere ai vari controlli. Credo, anche per una questione di costi, che la sovrapposizione di due unità, che sulla stessa strada a poche ore di distanza effettuano controlli, sia da evitare, come riscontrato in valle Maggia. La comunicazione preventiva ai cittadini sulla posa di un radar fisso, come avvenuto nel caso di Balerna, deve essere la strada da percorrere anche in futuro. Per il cittadino sapere che un radar magari è in funzione in quel dato luogo richiama la giusta attenzione al rispetto delle velocità. Controlli mirati, necessari per definire zone particolarmente soggette ad alte velocità, e conseguente messa in atto di soluzioni di moderazione, segnalazione degli apparecchi anche mobili, duecento metri prima, competenze suddivise tra polizie e comunicazione efficiente e continua ai Comuni sono i cinque punti proposti dal rapporto di maggioranza per raggiungere gli obiettivi prefissati. Mi auguro che tutto il Parlamento condivida questo modo di procedere e invito a sostenere il rapporto ben scritto dal collega Badasci. MATTEI G. - Mi sembra quasi assurdo discutere in merito al rispetto della legge, ai radar e al fatto che vi siano cittadini più o meno bravi. Se però siamo qui a parlarne è perché vi è un malessere e un malandazzo generali con conseguenti reazioni. Credo che sia positivo che la polizia faccia sentire la propria presenza. Il fatto che vi sia un radar e che l'automobilista si chieda se è stato fotografato e se andava troppo veloce è importante. Non siamo quindi contro la presenza della polizia ma essa infastidisce quando agisce in modo non appropriato. Ad esempio, se si apposta a Cevio vicino alla scuola media è giusto poiché crea un effetto deterrente, mentre appostarsi tra le 5.30 e le 6.30 del mattino, quando i lavoratori si recano a lavoro nella media e alta valle o al centro socio-sanitario, ritengo che sia accanimento.

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Sono più di quarantacinque anni che ho la patente e in quarantun anni ho preso una sola multa per un eccesso di velocità di quattro chilometri orari per un radar situato sul monte Ceneri. Negli ultimi anni invece mi è capitato di prenderne diverse, anche se per infrazioni non gravi. Qualcosa è quindi sicuramente cambiato e deve essere rivisto. In riferimento alla valle Maggia, come detto dal collega Dadò, quando parto da San Carlo di Peccia e scendo a Locarno percorrendo quarantacinque chilometri, ammetto che fatico molto a tenere sotto controllo la velocità. I veicoli moderni infatti vanno spesso fuori dai limiti di velocità senza quasi che si tocchi l'acceleratore. I limiti inoltre non sono chiaramente definiti e non si sa dove inizi e finisca quello di cinquanta chilometri e dove è consentita una velocità di sessanta od ottanta chilometri orari, il che rende la guida più pericolosa poiché si deve continuamente distogliere lo sguardo dalla strada per controllare il tachimetro. La pianificazione delle strade deve essere anch'essa ripensata ed è necessario un intervento. In conclusione, sostengo le conclusioni della Commissione della gestione e delle finanze poiché occorre dare un segnale, non contro la polizia ma per avere una polizia diversa, che sia educativa, che faccia prevenzione e che sia vicina alla cittadinanza, evitando che pratichi controlli subduli e mal pianificati. GOBBI N., DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO DELLE ISTITUZIONI - Come ricordato negli interventi precedenti, non è la prima volta che si parla di radar. Ricordo ancora gli interventi dei gruppi che hanno promosso queste due mozioni in occasione delle discussioni in merito al preventivo e al consuntivo dello Stato. Faccio presente che per fortuna le entrate del Cantone Ticino non si basano sulle multe incassate con i controlli della circolazione stradale anche se esse rappresentano una voce rilevante. Le tre principali fonti sono infatti le imposte sul reddito e sulle persone giuridiche e le tasse di circolazione. Sono contento di potere prendere parte a questa discussione poiché l'entrata in materia con il mozionante, il relatore e i portavoce dei vari gruppi parlamentari ha evidenziato l'obiettivo del dibattito, ossia parlare di un tema sensibile che tocca tutti (chi non ha dimenticato di pagare il parcheggio? Chi non ha osservato i limiti di velocità e si è visto ritirare la patente per un mese o più?). La discussione odierna ha permesso di esporre tutte le visioni, da quella relativa alla libertà del deputato Boris Bignasca, a quella inerente al rispetto delle leggi del deputato Alex Farinelli o alle conseguenze potenziali di un superamento del limite di velocità nello spazio abitato, ma anche al di fuori di esso, come la perdita di vite umane, citate dalla deputata Tamara Merlo. Occorre tuttavia capire che è importante avere una certa stabilità: mi riferisco al messaggio del Consiglio di Stato in merito alle mozioni del deputato Dadò e dell'ormai ex deputato Chiesa, le quali hanno permesso di discutere tutto ciò che la polizia cantonale e le polizie comunali hanno fatto e stanno facendo su questo fronte. Sono felice che alla fine sia stato riconosciuto lo sforzo del Dipartimento delle istituzioni in materia di sensibilizzazione, in particolare con la postazione di controllo fissa di Balerna (il cui Comune non beneficerà dei proventi visto che i controlli sono effettuati sulla strada nazionale). Tale postazione è molto sollecitata, come ricorderanno di sicuro il deputato Fonio e un suo collega sindacalista fotografati da questo radar. La volontà di informare non deve però far perdere d'occhio la politica fissata nelle leggi federali e cantonali sulla polizia e nei vari ambiti d'intervento delle polizie cantonale e comunali. Prevenzione non significa diminuire i controlli o annullarne la forza ma significa sensibilizzare, come in occasione della recente campagna della polizia cantonale "Strade più sicure" coordinata

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dal Dipartimento con le polizie comunali per sensibilizzare i conducenti ticinesi (molti dei quali ancora oggi parlano al telefono tenendolo in una mano nonostante guidino automobili spesso dotate di dispositivi di vivavoce, limitando la propria libertà d'azione e la propria concentrazione e aumentando così il rischio di incidente). Tale campagna di sensibilizzazione sarà seguita da una campagna di sanzione poiché occorre riconoscere che ogni tanto è necessario appunto sanzionare. Perfino il presidente del Gran Consiglio Pagani ci richiama nonostante l'indulgenza quando superiamo i minuti a disposizione per i nostri interventi: dopo un primo richiamo ve n'è un secondo più fermo e poi l'interruzione con lo spegnimento del microfono, proprio come fanno le polizie cantonale e comunali. Per quanto attiene all'esempio del Canton San Gallo, che ha deciso di informare attivamente, ricordo che anche il Canton Ticino riporta sul proprio sito una pagina con l'elenco di tutti i radar fissi e i cantieri presenti sulle strade nazionali su cui sono installati i radar semi-stazionari, come quello chiamato dai vari portali "Irina" che ha fatto salire fortemente il numero di veicoli controllati (il che non significa che siano aumentate anche le sanzioni). Se è vero che è presente un radar semi-stazionario su un cantiere come quello del Monte Ceneri tra Lugano nord e Rivera o presso il semi-svincolo di Mendrisio e che il numero di veicoli che passano ogni giorno è molto elevato, è altresì vero che i veicoli sanzionati sono proporzionalmente inferiori alla media. Lo dimostrano anche gli incassi della Sezione della circolazione del 2015 presentati la scorsa settimana secondo cui, a fronte di un aumento delle sanzioni, il valore complessivo dell'incasso delle stesse è diminuito. Questo dato testimonia una maggiore attenzione, oltre a presentare altri effetti positivi (come il calo di incidenti e di morti) rilevati nel rendiconto della polizia cantonale distribuito ai deputati e reso pubblico circa un mese fa. Anche il Canton San Gallo indica sulla propria pagina web, aggiornata settimanalmente, i luoghi nei quali sono posizionati i radar semi-stazionari ma nessun Cantone in Svizzera segnala in modo puntuale i controlli con i radar mobili. Alcuni Paesi, come l'Italia, lo fanno ma forse non è un esempio da seguire visto che è il terzo Paese europeo per numero di morti sulle strade. Altre nazioni europee che abbiamo visitato di recente hanno come prima causa di morte gli incidenti sulle strade: durante il mio viaggio in Bosnia in occasione della visita della missione militare dello scorso anno mi fu detto che tra Sarajevo e Mostar il pericolo principale non sono i proiettili ma la guida, il che la dice lunga su un sistema che è meglio non adottare. Il nostro Cantone, come confermato dalle statistiche del 2015, è quello più motorizzato della Confederazione e, considerati anche i quaranta o cinquantamila veicoli dei lavoratori frontalieri che entrano nel nostro territorio e i veicoli in transito e turistici, le nostre strade sono fortemente trafficate. Come ho ricordato ieri durante l'avvio di "slowUp" sotto la pioggia, in questo clima di pressione gli elementi più deboli sono quelli a mobilità lenta, in special modo ciclisti e pedoni, che usufruiscono delle strade la mattina presto in zone secondarie, dove sono presenti fermate del bus lungo la strada cantonale, ad esempio nella zona di Cevio (questo mezzo è infatti usato non solo durante gli orari scolastici). Riguardo alle richieste formulate dalla Commissione, la discussione odierna ha permesso perlomeno di chiedere cosa ci si aspetta da parte dei controlli di velocità. Vi sono diverse opinioni ma alla fine occorre riconoscere che la volontà della polizia cantonale di guadagnare con le multe è una semplificazione della realtà e non rappresenta una priorità alla luce dell'analisi dei dati. Il quinto reparto della gendarmeria della polizia stradale cantonale ha introdotto una piattaforma su cui le polizie comunali dovrebbero segnalare i propri controlli. La polizia stradale cantonale ha inserito parametri valutativi per verificare se il radar mobile risponde alle prerogative di prevenzione e di messa in sicurezza di assi stradali pericolosi. Ciò rientra nelle competenze della polizia cantonale e la legge attuale non permette di imporre tale sistema di verifica preventiva dei luoghi in cui la polizia

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intende effettuare controlli. Chiaramente la volontà espressa dal Gran Consiglio sarà ripresa indipendentemente dall'esito del rapporto e portata all'attenzione della Conferenza dei capi-dicastero delle polizie comunali-polo così da intavolare una discussione serena a livello operativo e politico alla luce del dibattito odierno, il quale ha fatto capire anche a coloro che lavorano al fronte che esiste una sensibilità politica nel Cantone Ticino. Il fatto di non essere a ridosso delle elezioni consente di discutere con più tranquillità rispetto al periodo 2014-2015 o all'inizio del 2016 e sono contento che il confronto in aula sul tema della sicurezza, che è uno dei compiti delegati ai Cantoni da parte della Confederazione, sia rimasto su toni appropriati. Nel messaggio si nota che il numero dei controlli e l'incasso generato, soprattutto se confrontato con quello degli altri Cantoni, sono esigui. Sfido chiunque frequenti spesso la Svizzera interna a negare che non cambia il proprio atteggiamento al volante non appena ha superato il San Gottardo. Ciò evidenzia bene la differenza tra i ticinesi e gli abitanti degli altri Cantoni, i quali hanno un comportamento più diligente nei confronti della guida rispetto a quello adottato da noi. Nonostante le dicerie, il Ticino non è più restrittivo e invito a fare un giro in automobile sulle colline del Canton Zugo, dove in quasi ogni centro abitato sono installati uno o due radar fissi che si sommano ai controlli mobili della polizia stradale, in un territorio grande quanto il Luganese. Il nostro Cantone non è quindi così severo. In merito agli incidenti, il numero delle vittime sulle strade è calato nel nostro territorio e questo è l'obiettivo della sicurezza stradale. Malgrado le innovazioni e i miglioramenti tecnologici dei veicoli e dei motoveicoli, è la persona che ha il potere di evitare un incidente, uno scontro o un investimento. Abbiamo ricevuto una buona conferma sulle misure che hanno permesso di ridurre le vittime in tempi brevi. Recentemente la riforma di "Via sicura" ha proibito secondo la legge federale sulla circolazione stradale [LCStr; RS 741.01] la possibilità di segnalare attivamente i controlli. "Via sicura" è un tema ostico e complicato per noi politici incaricati dei dossier di sicurezza: ne è prova lampante un recente articolo dell'avv. Rossano Guggiari, che paragonava un motociclista spericolato a un pedofilo evidenziando che le sanzioni, come riconoscono alcuni miei colleghi, sono sproporzionate rispetto ad altri reati penali. Per questa ragione la Conferenza dei Direttori della giustizia e della polizia ha richiesto un allineamento delle stesse a seconda dei vari reati commessi così da evitare sbilanciamenti che creano incomprensioni che non giovano all'obiettivo della sicurezza stradale. Riguardo all'aspetto più sensibile dei controlli con i radar mobili, abbiamo effettuato una verifica formale con il nostro consulente giuridico Francesco Catenazzi ed è emerso che vi è la possibilità di segnalare le postazioni mobili. Chiedo però che sia data libertà al Consiglio di Stato di trovare la migliore soluzione possibile per rispondere all'auspicio della Commissione proprio perché, come conferma l'esperienza dei radar fissi, l'efficacia di una segnalazione è limitata unicamente alla zona vicina al cartello segnaletico. Il nostro obiettivo sarà effettuare una campagna di informazione preventiva, la quale però non eviterà l'attività sanzionatoria. Se un conducente incappa in un controllo della velocità e ha superato il limite consentito, è lui stesso a essere fuori regola e non il controllo. BADASCI F., RELATORE - In merito al rapporto della polizia cantonale citato dal collega Farinelli, è vero che sei controlli al giorno sono pochi ma questo dato deve essere moltiplicato almeno per quattro, considerati i controlli effettuati dalle polizie comunali, per un totale di ventiquattro. Il problema è che essi non sono coordinati tra loro. Il collega ha affermato inoltre che i radar fissi segnalati hanno una percentuale di multe pari allo 0.5%

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dei passaggi, mentre quelli mobili del 15%. Ciò significa che i conducenti sono concentrati e attenti ai pericoli e ai cartelli stradali; non sono criminali solo perché superano di pochi chilometri orari la velocità consentita. Anzi, capita spesso che in presenza di un limite di cinquanta chilometri orari si circoli a trenta chilometri orari. La velocità deve essere adattata alla situazione e la concentrazione alla guida è più importante del solo limite. È meglio prestare attenzione ai pericoli che guardare il tachimetro e perdere la concentrazione. Il rapporto non chiede di abolire i controlli ma solo un po' di buon senso e una correzione dell'applicazione della legge, specialmente per quanto riguarda le polizie comunali. I recenti dati sulle contravvenzioni del 2015 denotano un aumento in termini di numero di multe comminate e non nell'ammontare delle stesse, il che dimostra che le multe da sole non fanno prevenzione (altrimenti sarebbero diminuite). L'altra possibilità è da trovare nei metodi della polizia per raggiungere questi obiettivi, mettendo in atto tranelli e camuffamenti che non fanno parte della nostra mentalità. Se l'intenzione è ingannare la cittadinanza a ogni costo, il gioco può diventare pericoloso, e non solo in materia di radar. Invito pertanto a dare un giusto segnale e spetterà poi al Consiglio di Stato presentare una proposta e verificarne annualmente l'efficacia. Ringrazio il Dipartimento della disponibilità. Invito quindi ad accettare le conclusioni del rapporto. FARINELLI A. - Desidero replicare al collega Badasci precisando che l'anno scorso la polizia cantonale ha effettuato 669 controlli con il radar mobile, pari a circa due al giorno, mentre le polizie comunali ne hanno compiuti circa quattro al giorno (e quindi sei controlli totali). In merito alla considerazione secondo cui l'automobilista è più attento laddove sono assenti i radar fissi, mi permetto di dire che si tratta di un'affermazione arbitraria. Il punto è invece che il conducente tende a frenare in prossimità della zona controllata e accelera non appena l'ha superata. DADÒ F. - Ringrazio il Consigliere di Stato Gobbi per le precisazioni e l'ottimo intervento, che condivido pienamente. Nella parte finale del suo discorso egli ha detto che il nostro voto non è vincolante ma che si tratta solo di indicazioni per il Governo; tant'è vero che il Consigliere di Stato produrrà a breve un esposto o addirittura un messaggio. Invito i colleghi che non l'avessero fatto a leggere le conclusioni della mozione, che fanno stato più di tutto il resto, e a considerare che la Commissione della gestione e delle finanze non è intervenuta contro la mozione presentata da Marco Chiesa ma solo contro un'indicazione specifica del rapporto. Non vorrei arrivare al punto di dovere ritirare le mozioni perché il rapporto le respinge e invito pertanto il Gran Consiglio ad approvarle. Sarà poi il Consiglio di Stato a metterle in pratica secondo le sue volontà ed esigenze. GALUSERO G. - Non sosterrò il rapporto, che secondo me vuole ridurre il potere della polizia. Di questo passo sarà tolto anche il limite di alcolemia dello 0.5 per mille arrivando poi alla riduzione delle inchieste sui reati finanziari e così via. CEDRASCHI I. - Nella discussione odierna non si è parlato del cittadino. Un amministratore comunale riceve ogni anno almeno due o tre sollecitazioni dalla cittadinanza (raccolta di firme, ecc.) per un maggiore controllo con i radar, a dimostrazione del fatto che vuole più sicurezza e il radar è lo strumento che predilige.

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CELIO F. - Nonostante il mozionante Badasci abbia cercato a più riprese di distinguere fra la mozione e il rapporto, ricordo che l'oggetto del voto è il rapporto. Se i radar fossero segnalati, il pirata della strada sarebbe sicuro che in assenza di segnalazione non vi sarà nessun controllo. Se questa non è istigazione a delinquere, poco ci manca. LA MANTIA G. - Non sosterrò il rapporto. Abitando in cima alla valle di Blenio ho visto troppi incidenti e le mie figlie hanno pianto per amici morti sulla strada, la maggior parte delle volte a causa di eccesso di velocità. I radar sono uno strumento di prevenzione e non dobbiamo indebolirlo. PAMINI P. - Sosterrò il rapporto soprattutto perché mi interessa l'aumento dei radar amici che hanno una funzione preventiva. Chi guida in Italia sa bene qual è l'effetto di un cartello che segnala la presenza di un radar. Occorrerebbe segnalare le posizioni tipiche dei controlli mobili, anche in assenza della polizia, per avere un effetto preventivo senza intaccare l'autonomia della stessa. RAMSAUER P. - È vero che oggigiorno guidare è sempre più stressante ma sono fermamente convinta che i controlli radar siano necessari e debbano essere aumentati. I criminali ci sono e non sono quelli che sgarrano di pochi chilometri orari: basta sedersi in un bar nel borgo di Giubiasco o vicino alla stazione per contare chi effettivamente circola a 20 o 30 km/h. In prossimità delle scuole il limite di velocità è spesso disatteso e la cosa peggiore è che a eccedere sono i genitori e i docenti. I limiti di velocità devono essere rispettati sempre e sensibilizzare solo a parole non serve, come successo con il littering. Non sosterrò pertanto il rapporto. MAGGI F. - Gli intenti del rapporto sono chiari. Devono essere difesi gli utenti più deboli della strada, soprattutto i bambini. Come anticipato, il nostro gruppo chiederà il voto nominale. GALEAZZI T. - Dopo questa discussione molti confondono il contenuto del messaggio: il dibattito odierno sembra orientato sulla volontà di avere il radar o meno ma in realtà la questione è la segnalazione della presenza dei radar, non la loro abolizione. Paesi a noi vicini avvisano già i conducenti della presenza di una postazione di controllo. È ovvio che il radar dovrebbe essere uno strumento di prevenzione ma la discussione non è incentrata su questa volontà: i controlli sono necessari ma occorre capire se la postazione deve essere segnalata o no. Io sosterrò il rapporto. La discussione è dichiarata chiusa.

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Ai sensi dell'art. 146 LGC, su richiesta del gruppo dei Verdi, la votazione sulle conclusioni del rapporto commissionale avviene per appello nominale. Si pronunciano in favore le signore e i signori deputati:

Agustoni - Aldi - Bacchetta-Cattori - Badasci - Balli - Battaglioni - Beretta Piccoli - Bignasca - Campana - Canepa - Caverzasio - Dadò - De Rosa - Filippini - Foletti - Fonio - Franscella - Frapolli - Galeazzi - Gendotti - Ghisla - Ghisolfi - Giudici - Guerra - Guscio - Jelmini - Lurati I. - Mattei - Minoretti - Minotti - Ortelli - Pamini - Passalia - Pedrazzini - Peduzzi - Pinoja - Robbiani - Rückert - Sanvido - Zanini Si oppongono:

Ay - Badaracco - Bang - Bosia Mirra - Cedraschi - Celio - Corti - Crivelli Barella - Crugnola - Delcò Petralli - Denti - Ducry - Durisch - Farinelli - Ferrara Micocci - Gaffuri - Galusero - Garobbio - Garzoli - Ghisletta - Gianella - Gianora - Kandemir Bordoli - Käppeli - Kappenberger - La Mantia - Lurati S. - Lurati Grassi - Maggi - Merlo - Pagnamenta - Pini - Polli - Ramsauer - Schnellmann - Storni - Terraneo Si astiene:

Quadranti Le conclusioni del rapporto commissionale sono quindi accolte con 40 voti favorevoli, 37 contrarie e 1 astensione. Le mozioni sono pertanto considerare parzialmente evase con l'invito al Consiglio di Stato ad attivare i cinque punti indicati nel rapporto medesimo. 19. CHIUSURA DELLA SEDUTA E RINVIO Alle ore 17:00 la seduta è tolta e il Gran Consiglio è riconvocato in seduta serale. Per il Gran Consiglio: Il Presidente, Luca Pagani Il Segretario generale, Gionata P. Buzzini

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PRESENTAZIONE DI ATTI PARLAMENTARI INIZIATIVA PARLAMENTARE

Presentata nella forma generica da Paolo Pamini e Sergio Morisoli "Eleggibilità dei municipali - Deregulation elettorale"

del 18 aprile 2016 INDICE

1. Riassunto .................................................................................................... 4737

2. Problemi nei sistemi democratici attuali .................................................. 4740

3. Esperienza pratica ...................................................................................... 4742

Canton San Gallo ....................................................................................... 4743

Canton Turgovia ......................................................................................... 4744

Canton Soletta ............................................................................................ 4744

Canton Svitto .............................................................................................. 4745

Canton Vallese ............................................................................................ 4745

Il caso di Rapperswil (SG) ......................................................................... 4746

Il caso di Arbon (TG) .................................................................................. 4746

Altri esempi svizzeri ................................................................................... 4748

Baden-Württemberg e esperienze estere ................................................. 4748

4. Effetti dell'apertura del mercato dei municipali ....................................... 4749

La possibilità di scelta dei cittadini aumenta ........................................... 4750

L'offerta di candidati aumenta ................................................................... 4750

La qualità dei curricula dei municipali aumenta ...................................... 4751

Diventa possibile assumere più mandati a tempo parziale .................... 4752

5. Possibili obiezioni ...................................................................................... 4753

I politici esterni non vengono eletti .......................................................... 4753

La proposta danneggia il rapporto di fiducia tra cittadini e stato .......... 4754

I politici indigeni sono soggetti a maggiori incentivi .............................. 4754

La proposta è utopica ................................................................................ 4755

6. Conclusioni ................................................................................................. 4759

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1. RIASSUNTO

L'art. 29 cpv. 2 Cost./TI2 prevede che è eleggibile a membro di un'autorità comunale chi è domiciliato nel Comune. L'art. 10 LEDP3 dettaglia tale condizione affermando che nelle elezioni popolari comunali è eleggibile ogni cittadino svizzero di diciotto anni compiuti domiciliato da tre mesi nel Comune. La presente iniziativa parlamentare propone di abolire, limitatamente alla carica di municipale, il vincolo territoriale secondo cui è eleggibile solo chi è domiciliato nel Comune. Essa è formulata nella forma generica ai sensi dell'art. 101 lett. a) della LGCCdS4 per permettere al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio di valutare come declinarne l'implementazione, qualora gli obiettivi siano condivisi. Nell'intenzione degli iniziativisti, si potrebbero modificare l'art. 29 Cost./TI e l'art. 10 LEDP nel seguente modo. Articolo 29 Cost./TI – Diritti politici / 3. eleggibilità

cpv. 1 (modificato): È eleggibile a membro di un'autorità cantonale e comunale chi ha il diritto di voto a livello federale.

cpv. 2 (stralciato): È eleggibile a membro di un'autorità comunale chi è domiciliato nel Comune. cpv. 3: I motivi di esclusione sono stabiliti dalla legge.

cpv. 4 (modificato): La legge stabilisce entro quali termini l'eletto non domiciliato nel Cantone o nel Comune deve prendervi domicilio. Articolo 10 LEDP

cpv. 1: Nelle elezioni popolari comunali è eleggibile ogni cittadino svizzero di diciotto anni compiuti domiciliato da tre mesi nel Comune.

cpv. 2 (nuovo): Per la carica di municipale è eleggibile ogni cittadino svizzero di diciotto anni compiuti, indipendentemente dal domicilio. Sono inoltre ipotizzabili degli emendamenti nella legislazione fiscale o finanziaria cantonale affinché al Comune per il quale un cittadino assume la carica di municipale senza ivi spostarvi il domicilio vada una parte del gettito d'imposta del municipale. Per esempio, si potrebbe introdurre nella Legge tributaria il seguente nuovo articolo. Articolo 284bis (nuovo) – Municipali domiciliati fuori Comune

Il reddito da attività lucrativa dipendente che un contribuente consegue in qualità di membro di uno o più esecutivi di Comuni nei quali non è già imposto per appartenenza personale è attribuito al rispettivo Comune. La proposta di sopprimere il vincolo del domicilio per l'eleggibilità dei municipali riprende un'ampia esperienza concreta in vari Cantoni svizzeri, nei Comuni tedeschi ed in particolare del Land Baden-Württemberg, nonché di altri Stati. Esso si ricollega pure a una secolare esperienza storica e a svariate pubblicazioni accademiche citate nelle pagine che

2 Costituzione del 14 dicembre 1997 della Repubblica e Cantone Ticino, RS 131.229. 3 Legge del 7 ottobre 1998 sull’esercizio dei diritti politici, RL 1.3.1.1. 4 Legge del 24 febbraio 2015 sul Gran Consiglio e sui rapporti con il Consiglio di Stato, RL 2.4.1.1.

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seguono. Già nel 2005, il cofirmatario Sergio Morisoli aveva concretamente avanzato la presente proposta di riforma nello specifico caso ticinese.5 Attraverso l'abolizione del vincolo territoriale si intende permettere anche a residenti di altri Comuni di candidarsi per l'elezione a municipale in un determinato Comune. La proposta mantiene il vincolo della cittadinanza svizzera e non si applica ai consiglieri comunali. Si conseguono in tal modo vari obiettivi, che le sezioni sotto intendono mettere in evidenza, menzionando pure alcuni episodi aneddotici di Cantoni che già conoscono la specificità istituzionale qui proposta.

L'apertura del mercato politico degli esecutivi comunali cambia radicalmente gli incentivi di chi intende dedicarsi a una carriera politica come municipale. Tali persone sono incentivate a formulare promesse elettorali che siano effettivamente in grado di mantenere, poiché la loro reputazione personale determinerà in larga misura le possibilità future di assumere mandati politici in Comuni più grandi, complessi e prestigiosi. La mobilità geografica del politico modifica la sua attenzione e le sue sensibilità, spostandole dall'attuale creazione e mantenimento di rendite politiche a vantaggio di cerchie di elettori o addirittura personale verso l'investimento in una buona reputazione personale attraverso una maggiore attenzione per i bisogni dei cittadini.

I candidati esterni esercitano una pressione positiva anche sui candidati uscenti indigeni, che per far fronte alla concorrenza politica devono parimenti modificare il proprio atteggiamento. Situazioni di baronie locali sono così possibili solo se il politico indigeno di lungo corso è capace di produrre una buona e duratura politica per i propri cittadini; baronie semplicemente legate al controllo del territorio locale e a rendite di posizione vengono pertanto a cadere. Questa dinamica è scatenata dalla semplice ipotesi di candidature esterne, oppure da effettive candidature esterne indipendentemente dall'elezione o meno del candidato esterno. La deregulation elettorale modifica pertanto l'atteggiamento dei municipali anche qualora l'intero Esecutivo comunale rimanga composto solo di indigeni.

L'apertura del mercato elettorale rende la politica nuovamente attrattiva per giovani candidati. Tolto il vincolo del domicilio infatti, un giovane candidato eletto in Municipio non rischia di restare confinato al suo Comune oppure di dover immediatamente rinunciare alla propria carica politica nel caso di un cambiamento di residenza. Inoltre, giovani candidati possono permettersi di iniziare la propria carriera politica in piccoli Comuni e proseguire verso realtà comunali più complesse con il crescere della propria esperienza tecnica e politica, proprio come comunemente avviene con una carriera professionale ed il progressivo cambio di azienda o di funzione.

Naturalmente, l'abolizione del vincolo di domicilio per la carica di municipale permette ad una persona di candidarsi in più Comuni contemporaneamente, scegliendo quale mandato assumere in caso di elezione multipla. Questa possibilità dovrebbe aumentare ulteriormente la discesa in campo di buoni profili personali attualmente disincentivati dal rapporto tra i costi di una campagna elettorale e la probabilità di elezione; si pensi solo al fatto che lo stesso inserto o pannello pubblicitario di un candidato plurimo servirebbe

5 Si veda la sezione 2.5 Elezioni “aperte” nei Comuni, pagina 80-84 di Sergio MORISOLI: Modernizzare lo Stato - Idee e strumenti per un passaggio dal Welfare State alla Welfare Society. Edizioni GdP, Lugano 2005. ISBN 88-8281-181-6.

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allo stesso tempo alla campagna in più Comuni.

La candidatura plurima apre di principio la possibilità di assunzione di mandati politici plurimi, trasformando l'impegno a tempo parziale di un municipale in un impegno anche a tempo pieno. La presenza allo stesso tempo in più Esecutivi comunali non è differente dalla presenza in più consigli d'amministrazione che si osserva nelle imprese. Nel caso di grandi Comuni, ne potrebbe risultare una vera e propria professionalizzazione del ruolo di municipale. Nel caso di piccoli Comuni, i cui mandati municipali non sono remunerati in modo particolarmente generoso, è anche ipotizzabile che persone in età professionale avanzata decidano di progressivamente abbandonare il mondo del lavoro e mettere a disposizione la loro lunga esperienza, senza conseguire un salario pari a quello precedente ma avvicinandosi all'età della pensione attraverso l'impegno nella cosa pubblica. La possibilità di assumere contemporaneamente più mandati municipali è di centrale importanza nella realtà ticinese, caratterizzata da una grande frammentazione territoriale e (soprattutto in periferia) da una carenza di persone interessate a dedicarsi alla cosa pubblica.

La presente proposta è sia alternativa sia complementare alle aggregazioni comunali. Qualora le aggregazioni comunali siano prevalentemente motivate dall'assenza di un numero sufficiente di politici (si pensi ai Comuni che tengono ripetutamente elezioni tacite), la deregulation elettorale aumenterebbe l'offerta di politici e contribuirebbe a mitigare o risolvere il problema senza stravolgere l'assetto istituzionale del Comune. Nel caso di Comuni aggregati, politici forestieri potrebbero giocare un importante ruolo super partes nel conciliare i differenti interessi dei cittadini dei Comuni precedentemente autonomi confluiti nella nuova realtà aggregata.

In generale, un municipale esterno verrebbe assunto per una o più delle seguenti tre caratteristiche: (1) competenza tecnica, (2) rete di contatti (esterna al Comune) e (3) reputazione di integrità ed indipendenza. Si tratta degli stessi motivi per i quali una persona viene scelta in un consiglio d'amministrazione, soprattutto di grandi imprese quotate in borsa che devono credibilmente mostrare agli azionisti come intendono mantenere e realizzare le promesse fatte. Grazie all'apertura del mercato dei municipali, un politico può mettere la sua competenza tecnica a disposizione di più Comuni, per esempio in relazione a complessi ambiti quali l'edilizia o la finanza pubblica. Un candidato esterno, svincolato dalle faide localistiche, può credibilmente esercitare il ruolo di osservatore indipendente che denunci ciò che non va, non ricattabile dagli altri municipali o dall'amministrazione perché politicamente mobile. Attraverso l'attività in più Comuni, un politico con mandato plurimo faciliterebbe al Comune il relazionarsi con altre istituzioni e altre aree geografiche; collaborazioni tra Comuni sarebbero pertanto rese più semplici senza la necessità di formali soluzioni istituzionali; in caso di conflitto di interesse su un determinato tema, il municipale semplicemente si asterrebbe dal voto, come già oggi è il caso.

Alla luce di quanto precede, si comprende che grazie alla deregulation elettorale i cittadini ottengono maggiori possibilità di scelta e possono rompere situazioni di stallo politico o di faide locali sia grazie a candidati indigeni soggetti ad altri incentivi sia andando a cercare candidati forestieri.

Ad ogni modo, se i cittadini lo desiderano, lo statu quo (solo municipali indigeni) è ancora realizzabile. Oltre alle situazioni estreme caratterizzate da municipi interamente

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composti di municipali indigeni (come oggi è il caso) o municipali forestieri, sarebbe inoltre possibile eleggere dei Municipi composti sia di politici indigeni sia di politici esterni, pertanto unendo sia la sensibilità verso le particolarità locali sia eventuali competenze che candidati indigeni non possiedono o garanzie di indipendenza che essi non possono sempre offrire. A giudizio di chi scrive, questo è in effetti lo scenario più verosimile.

La sezione seguente mette a fuoco i principali problemi riscontrabili nei moderni sistemi democratici nonché le loro cause principali, corroborando pertanto i motivi alla base della presente proposta. La sezione 3 presenta alcune esperienze concrete vissute in altri Cantoni che già da anni conoscono una deregulation elettorale nell'ambito dell'elezione degli esecutivi comunali. Tali racconti, di natura aneddotica, permettono al lettore di meglio immaginare quali dinamiche la presente proposta intende permettere anche all'interno del Canton Ticino. La sezione 4 passa in rassegna in modo sistematico gli effetti di una deregulation elettorale per l'elezione dei municipali, in parte già incontrati in occasione dei casi reali presentati in precedenza. La sezione 5 risponde a possibili obiezioni contro l'apertura del mercato dei municipali, mentre la sezione 6 conclude. 2. PROBLEMI NEI SISTEMI DEMOCRATICI ATTUALI

Secondo Reiner Eichenberger e Michael Funk,6 oggigiorno la politica è caratterizzata da quattro tratti salienti:

i. le promesse fatte durante la campagna elettorale non sono vincolanti e generalmente non vengono mantenute;

ii. i gruppi sociali non hanno tutti la stessa capacità di organizzarsi per promuovere i propri bisogni;

iii. i politici si occupano dei propri interessi, i quali spesso differiscono da quelli dei cittadini;

iv. l'informazione dei cittadini circa le attività ed i risultati conseguiti dai politici, nonché l'informazione dei politici circa le preferenze dei cittadini, sono tutt'altro che perfette e complete.

Da queste quattro carenze risultano due effetti principali: a. Politici e partiti deviano sistematicamente dalle preferenze dei cittadini

Le elezioni democratiche così come concepite oggigiorno non sono un modo effettivo per impedire ai politici in carica di deviare dalle preferenze dei cittadini. Se i cittadini si ritengono insoddisfatti delle politiche autoreferenziali del proprio governo [incluso quello comunale, n.d.a.], i primi non votano automaticamente per il partito di opposizione perché sono coscienti che, una volta al potere, anche i politici di opposizione saranno soggetti agli stessi incentivi e vincoli che influenzavano il comportamento dei politici precedentemente in carica. Per tale motivo, i cittadini non si aspettano ragionevolmente che un politico d'opposizione governerebbe in modo

6 Reiner EICHENBERGER e Michael FUNK: The deregulation of the political process. Towards an international market for good politics. In Geoffrey BRENNAN e Giuseppe EUSEPI (a cura di). The Economics of Ethics and the Ethics of Economics: Values, Markets and the State. Cheltenham (2009), Elgar. 131-144.

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sensibilmente diverso da quelli attuali. Ne consegue che i politici in carica dispongono di un determinato margine discrezionale per promuovere politiche a proprio vantaggio e secondo le proprie sensibilità che risultano nella promozione di rendite di posizione, in maggior spesa pubblica, in una minor efficienza nei servizi pubblici, in maggiori disavanzi, in maggior debito pubblico e generalmente in più regolamentazione di quanto i cittadini preferirebbero.

Inoltre, nel sistema elettorale attuale i politici prediligono proposte a corto termine perché ogni quattro anni sono confrontati con l'alto rischio di non rielezione, con la conseguenza di perdere il proprio lavoro senza riuscire a trovarne uno equivalente e di perdere i benefici personali delle proprie proposte politiche. All'interno dell'assetto istituzionale odierno, per un politico in carica la continuità dei progetti su più anni ha poca importanza ed egli non ha particolari incentivi ad investire nella propria reputazione a lungo termine. Si comprende pertanto perché né i politici né i partiti abbiano alcun incentivo ad aumentare e formalizzare la responsabilità di chi è al potere, per esempio penalizzandolo per le conseguenze negative delle sue politiche passate (si pensi solo all'aumento del debito pubblico per il semplice finanziamento della spesa corrente) o al contrario premiandolo per i benefici di lungo termine che egli ha saputo generare grazie a progetti di riforma. A maggior ragione, politici e partiti tendono costantemente a ridurre il grado di competizione politica cercando di armonizzare e centralizzare la discrezionalità politica delle giurisdizioni, erigendo barriere contro l'entrata di nuovi concorrenti sulla scena politica e per esempio proponendo leggi sul finanziamento dei partiti e sulla commistione di interessi che favoriscono i partiti già al potere penalizzando al contempo potenziali nuovi politici.

b. L'influsso politico di diversi gruppi sociali è asimmetrico

Alla luce di quanto precede, non è una sorpresa constatare che oggigiorno la politica serve in particolare gli interessi dei gruppi ben organizzati mentre gli interessi di gruppi di cittadini non particolarmente ben organizzati passano in secondo piano, per esempio quelli dei consumatori o dei contribuenti che vengono sistematicamente ignorati. Ne consegue che nella maggioranza dei sistemi politici democratici moderni, tra i quali anche molti Cantoni e Comuni svizzeri, la politica è miope, prevalentemente orientata allo statu quo e focalizzata su questioni redistributive, anziché mirare al miglioramento dell'efficienza nell'allocazione delle risorse e nella produzione di ricchezza.

Queste constatazioni introduttive, tanto vere nei Paesi a noi confinanti quanto, sebbene in minor misura, purtroppo anche a casa nostra, costituiscono oggigiorno il maggior peso sui cittadini produttivi ed il maggior freno allo sviluppo della società causato dal sistema politico-istituzionale. Lo scontento nei confronti dell'appartato pubblico (comunale, cantonale e federale) generalmente percepibile in vaste fasce della cittadinanza e la mancanza di fiducia sul fatto che i politici democraticamente eletti davvero intendano fare qualcosa per fermare il declino controllato ed invertire la rotta trovano conferma e spiegazione nelle analisi della Nuova economia istituzionale e della Scuola delle scelte

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pubbliche.7 Le tesi di tali scuole di pensiero, che contano al loro interno diversi Premi Nobel, sono state largamente validate da analisi empiriche. La presente iniziativa si inserisce in questo filone di pensiero secondo il quale le attuali inefficienze e distorsioni del sistema politico, prime fra tutte l'aumento incontrollato della spesa e del debito pubblico, non sono frutto della malizia dei politici in carica quanto degli incentivi posti dalle istituzioni all'interno delle quali questi operano. Basta pertanto modificare in parte le regole del gioco per ragionevolmente attendere cambiamenti di atteggiamento. Prova ne è nell'ambito svizzero, se confrontato con gli Stati a noi circostanti, la benefica dinamica causata dalla concorrenza istituzionale e fiscale tra Cantoni e Comuni. Poiché con costi relativamente ridotti sia imprese sia persone fisiche possono spostare il proprio domicilio da un Comune o da un Cantone all'altro, decidendo pertanto dove farsi imporre, i politici locali sono confrontati con una grande pressione e la prospettiva di perdere le proprie rendite di posizione e la propria discrezionalità qualora calcassero esageratamente la mano nell'implementazione delle proprie proposte. Anziché favorire ulteriormente la mobilità dei "consumatori" nel mercato politico-istituzionale, come è il caso della libera scelta di domicilio alla base della concorrenza fiscale, la presente proposta si focalizza sulla promozione dell'offerta di politici locali con l'intento di aumentare gli incentivi affinché chi si candidi e venga eletto alla carica di municipale tenga ancor più in considerazione le preferenze dei cittadini elettori e contribuenti rispetto a quanto avviene oggi. 3. ESPERIENZA PRATICA

Già oggi vari Cantoni hanno aperto il mercato politico dei municipali. La pratica è consolidata nel Canton San Gallo, nel Canton Turgovia, nel Canton Soletta, nel Canton Svitto e nel Canton Vallese. Le sottosezioni seguenti riportano le basi legali ed alcune vicende aneddotiche che mostrano le dinamiche messe in moto da riforme istituzionali quali la presente. A dipendenza del Cantone, l'apertura del mercato politico è più o meno marcata. I casi più moderati si limitano a permettere l'eleggibilità di candidati non ancora residenti nel Comune, ma chiedono che nel caso di avvenuta elezione questi vi si trasferiscano prima di assumere la carica o entro un ragionevole tempo stabilito dalla legge. In tali casi, candidati esterni possono esercitare una benefica concorrenza sui candidati uscenti e quelli indigeni senza la necessità di sostenere un cambio di domicilio preliminare alla candidatura. Tuttavia, l'avvenuta elezione implica uno spostamento del proprio domicilio, il che potrebbe trattenere alcuni profili dal candidarsi. Un mercato elettorale regolato in tal modo va a beneficio di grandi Comuni, ma non permette di dinamizzare le elezioni di piccoli Comuni né di mettere loro a disposizione un maggior numero di candidati. Per questo motivo, a giudizio degli iniziativisti una regola del genere poco si adatterebbe agli specifici bisogni dei Comuni ticinesi, in particolare quelli dove la carenza di politici porta regolarmente all'organizzazione di elezioni tacite.

7 Per maggiori informazioni si veda https://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_della_scelta_pubblica e ancor meglio la versione inglese accessibile su https://en.wikipedia.org/wiki/Public_choice, pagine consultate il 2 aprile 2016.

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Nonostante il vincolo dello spostamento di domicilio, oggigiorno il mercato elettorale più dinamico lo si vive nel Canton San Gallo e nel Canton Turgovia, soprattutto nei Comuni medio-grandi e nelle città. Per tale ragione sono riportate sotto le esperienze anedottiche di Rapperswil (SG) e di Arbon (TG). I Cantoni con i mercati politici più deregolamentati sono decisamente Svitto e Vallese. Nel primo, qualsiasi cittadino domiciliato nel Cantone può candidarsi ed esercitare una carica pubblica in qualsiasi Comune svittese. Nel caso del Vallese è addirittura eleggibile qualsiasi cittadino svizzero, anche fuori Cantone come la legge sui diritti politici esplicitamente attesta. Il Vallese è stato il più recente Cantone svizzero ad aver liberalizzato, poco più di 10 anni or sono, il proprio mercato politico. Al contrario dei Cantoni romandi, che hanno aperto i mercati politici comunali agli stranieri ivi residenti, il Vallese lo ha aperto ai cittadini svizzeri anche fuori Comune e fuori Cantone, esattamente come la presente iniziativa propone di fare in Ticino. La tabella allegata in coda alla presente iniziativa, tratta da un lavoro di seminario di Andreas Egli presso la Facoltà di Economia dell'Univeristà di Friborgo, fornisce la visione d'insieme delle disposizioni in materia di mercato elettorale comunale in tutti i Cantoni e Semicantoni svizzeri. La tabella si riferisce al 2002 e nel frattempo il Vallese ha deregolamentato il proprio sistema elettorale. Canton San Gallo

Secondo l'art. 33 cpv. 1 Cost./SG,8 sono eleggibili a membri di un'autorità coloro i quali hanno capacità di voto. Giusta l'art. 31 Cost./SG, hanno capacità di voto gli Svizzeri d'ambo i sessi che (a) hanno compiuto i 18 anni; (b) non sono interdetti per infermità o debolezza mentali. Pertanto, in generale l'eleggibilità non prevede il vincolo del domicilio. Tuttavia, poiché il domicilio è rilevante per determinare il diritto di voto in materia comunale, esso potrebbe pregiudicare l'eleggibilità di un non-residente. Infatti, ai sensi dell'art. 32 cpv. 1 lett. b) Cost./SG chi ha la capacità di voto ha diritto di voto in materia comunale, se è domiciliato nel Comune interessato. La legge può prevedere eccezioni. L'apertura del mercato politico comunale sangallese poggia effettivamente sulla disposizione di legge che la costituzione cantonale rende possibile. Giusta l'art. 84 cpv. 1 Gemeindegesetz,9 una volta eletta ad una funzione in ambito comunale, una persona può esercitare il proprio ufficio unicamente se abita nel Comune. In altre parole, nel Canton San Gallo chiunque può candidarsi alla carica politica, purché ad elezione avvenuta soddisfi i criteri di eleggibilità, ossia sia cittadino svizzero, di almeno 18 anni, non interdetto e residente nel Comune.

8 RS 131.225, https://www.admin.ch/opc/it/classified-compilation/20012631/index.html, pagina consultata il 2 aprile 2016. 9 Raccolta sistematica cantonale sangallese 151.2, http://gesetzessammlung.sg.ch/frontend/ versions/1798, pagina consultata il 2 aprile 2016.

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Canton Turgovia

Le basi legali a supporto della liberalizzazione del mercato politico turgoviese sono molto simili a quelle viste nel caso del Canton San Gallo. Secondo l'art. 18 cpv. 2 Cost./TG,10 è eleggibile a membro di un'autorità chi ha diritto di voto; giusta il cpv. 1 dello stesso articolo, ogni cittadino svizzero residente nel Cantone ha diritto di voto se ha compiuto i 18 anni e non è interdetto per infermità o debolezza mentali; la legge disciplina l'esercizio del diritto di voto. L'art. 6 cpv. 1 StWG11 prevede che persone elette dal popolo possano assumere un ufficio unicamente se risiedono nella giurisdizione (Amtsgebiet). Tuttavia, l'art. 6 cpv. 2 StWG prevede che in casi fondati l'autorità preposta a validare l'elezione possa autorizzare l'entrata in carica anche prima dello spostamento del domicilio, prevedendo un'adeguata proroga del termine e le conseguenze in caso di inosservanza. Ne risulta pertanto la possibilità che candidati non-residenti partecipino alle elezioni municipali senza la necessità di spostare preventivamente il proprio domicilio. Canton Soletta

Secondo l'art. 25 cpv. 1 Cost./SO,12 ha diritto di voto [ed eleggibilità, nota del primo firmatario] ogni abitante del Cantone che abbia la cittadinanza svizzera e abbia compiuto i 18 anni. Giusta il cpv. 2 dello stesso articolo, il diritto di voto [ed eleggibilità, nota del primo firmatario] si esercita nel luogo di domicilio. Da questa formulazione non è chiaro se il mercato elettorale sia aperto a non-residenti o meno, cosa che invece la fonte legislativa specifica. L'art.32 cpv. 1 GG13 specifica che il Gesetz über die politischen Rechte determina chi ha diritto di voto ed è eleggibile nel Comune. L'art.7 cpv. 1 GpR14 precisa che è eleggibile chi ha diritto di voto, e l'art. 5 cpv. 1 GpR definisce coerentemente con la Cost./SO che ha diritto di voto chi è capace di votare, abita effettivamente nel Comune e non è iscritto in un altro catalogo elettorale. Il mercato elettorale solettese è tuttavia aperto sulla base dell'art. 32 cpv. 2 GG, secondo il quale è eleggibile anche chi si impegna a soddisfare, prima dell'entrata in carica, le condizioni di eleggibilità e di diritto di voto nel Comune. Le stesse conclusioni sono confermate alla cifra 3 dell'allegato 2 del Leitfaden für Gemeindeverwaltungen zur Durchführung von Urnenwahlen und Abstimmungen15 che il Canton Soletta ha prodotto

10 RS 131.228, https://www.admin.ch/opc/it/classified-compilation/19870035/index.html, pagina consultata il 2 aprile 2016. 11 Gesetz über das Stimm- und Wahlrecht, raccolta sistematica cantonale turgoviese 161.1, http://www.rechtsbuch.tg.ch/frontend/versions/1022, pagina consultata il 2 aprile 2016. 12 RS 131.221, https://www.admin.ch/opc/it/classified-compilation/19860122/index.html, pagina consultata il 2 aprile 2016. 13 Gemeindegesetz, raccolta sistemantica cantonale solettese 131.1, http://bgs.so.ch/frontend/ versions/ 4475, pagina consultata il 2 aprile 2016. 14 Gesetz über die politischen Rechte, raccolta sistematica cantonale solettese 113.111, http://so.clex. ch/frontend/versions/4393?locale=de, pagina consultata il 2 aprile 2016. 15 https://www.so.ch/fileadmin/internet/staatskanzlei/stk-regierungsdienste/pdf/abstimmungen/ 2014/Leitf-GemeindenneuesRecht_A5_Stand.pdf, pagina consultata il 2 aprile 2016.

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come guida pratica proprio in occasione delle ultime elezioni comunali tenutesi nel Cantone. Canton Svitto

Come si è anticipato sopra, il Canton Svitto ha da molti anni un mercato elettorale comunale aperto all'interno dei propri confini cantonali. Il principio è tanto saldo da essere ancorato addirittura nella costituzione cantonale. Secondo l'art. 26 cpv. 1 Cost./SZ,16 hanno diritto di voto i cittadini d'ambo i sessi domiciliati nel Cantone che hanno compiuto 18 anni e hanno diritto di voto in materia federale. Il cpv. 2 dello stesso articolo precisa che chi ha diritto di voto può partecipare alle votazioni ed elezioni cantonali, distrettuali e comunali, nonché firmare domande di referendum e iniziative. La legge elettorale ribadisce il principio all'art. 7 cpv. 1 WAG,17 dove si conferma che quale membro [...] di un'autorità [...] comunale è di principio eleggibile qualsiasi persona con diritto di voto nel Cantone. Canton Vallese

Da poco più di 10 anni anche il Canton Vallese ha deciso di aprire il mercato politico dei municipali. Le basi legali sono poste dall'art. 30 cpv. 1 Cost./VS,18 il quale stabilisce molto genericamente che oltre alle competenze in materia di elezioni, votazioni e referendum obbligatorio in materia costituzionale, i cittadini dispongono dei diritti d'iniziativa e di referendum facoltativo. L'art. 15 della LDP19 specifica che, fatte salve disposizioni contrarie della Costituzione e della legge, qualsiasi cittadino svizzero è eleggibile alle cariche pubbliche. Lo stesso principio è ribadito in materia di eleggibilità alla carica di municipale all'art. 173 LDP, secondo il quale qualsiasi cittadino svizzero è eleggibile alla carica di consigliere municipale; non si esige il domicilio nel cantone o nel comune. La legislazione vallesana afferma addirittura in forma esplicita che il domicilio, né cantonale né comunale, non è condizione di eleggibilità.

16 RS 131.215, https://www.admin.ch/opc/it/classified-compilation/20121414/index.html, pagina consultata il 2 aprile 2016. 17 Wahl- und Abstimmungsgesetz. raccolta sistematica cantonale svittese 120.100, http://www.sz.ch/ documents/120_100.pdf, pagina consultata il 2 aprile 2016. 18 RS 131.232, https://www.admin.ch/opc/it/classified-compilation/19070006/index.html, pagina consultata il 2 aprile 2016. 19 Raccolta sistematica cantonale vallesana 160.1, in francese Loi sur le droits politiques, https://apps.vs.ch/legxml/site/search.php?Language=fr&MenuID=4609&norm_language=FR&norm_status=1 e in tedesco Gesetz über die politischen Rechte, https://apps.vs.ch/legxml/site/search.php?Language=de&MenuID=4609&norm_language=DE&norm_status=1, pagine consultate il 2 aprile 2016.

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Il caso di Rapperswil (SG)

Il mercato politico è particolarmente attivo nel Canton San Gallo, dove è ormai assolutamente abituale che candidati esterni partecipino alle elezioni e vengano pure scelti dai cittadini di un determinato Comune. Emblematico è il caso di Erich Zoller, sindaco di Rapperswil (SG).20 Eletto come candidato del PPD, Erich Zoller vanta un curriculum vitae politico che mostra in modo esemplare le dinamiche che possono instaurarsi con un cambio di legge come quello oggetto della presente iniziativa. Prima di assumere il sindacato di Rapperswil (SG) nel 2011, Erich Zoller è stato sindaco di Sargans (SG) dal 2003 al 2011 e prima ancora sindaco di Weesen (SG) dal 1997 al 2003. Non è una sorpresa che sulla pagina web personale del signor Zoller21 figuri dettagliatamente il suo curriculum politico, il che comprensibilmente va a sostegno della sua buona reputazione. Nel corso della campagna elettorale del 2011, Erich Zoller è infatti riuscito a convincere l'elettorato del Comune di Rapperswil (SG) di essere un candidato capace di occuparsi in modo credibile delle specificità di quel Comune, benché egli stesso non fosse né nato, né cresciuto, né domiciliato in quel luogo.22

L'esperienza di Rapperswil (SG) non si limita al sindaco Erich ZOLLER. In gennaio 2013, il solettese Thomas Furrer è entrato nel Municipio della città sangallese sul lago di Zurigo assumendo il comando del dipartimento che si occupa di edilizia, traffico ed ambiente. Prima dell'elezione, Thomas Furrer abitava a Grenchen (SO) e lavorava nell'amministrazione di Köniz (BE) come pianificatore comunale. Anche in questo caso, la popolazione di Rapperswil (SG) ha deciso di affidare una carica esecutiva ad una persona non domiciliata nel Comune.23 Il caso di Arbon (TG)

Nel Canton Turgovia è noto il caso del Comune di Arbon (TG), che mostra in forma ancor più estesa le dinamiche proprie di un mercato dei municipali senza il vincolo del domicilio. Negli anni '80 e '90, Christoph Tobler (UDC) è stato per ben 14 anni Stadtammann, guidando il terzo Comune turgoviese per dimensione in modo solido ma poco spettacolare. Fu così che nel 1998 Giosch Antoni Sgier (PPD), localmente molto noto perché da 45 anni cittadino di Arbon (TG) e da 25 anni maestro nella locale scuola elementare, si candidò selvaggiamente a sorpresa all'ultimo giorno e contro ogni previsione venne plebiscitato a ruolo di sindaco dalla cittadinanza, la quale dopo tanti anni di conduzione Tobler voleva finalmente un cambiamento.

La "rivoluzione" di Sgier scatenò immediatamente una continua faida all'interno dell'Esecutivo cittadino. Sgier entrò in conflitto anche con l'Amministrazione, tanto che il segretario comunale, il contabile comunale, il responsabile del dicastero socialità e la capo-segretaria dimissionarono. Le tensioni proseguirono nel corso della legislatura e nel

20 Si veda http://www.rapperswil-jona.ch/de/politik/behoerden/behoerdenmitglieder/?personen id=70289, pagina consultata il 2 aprile 2016. 21 Il sito web personale di Erich ZOLLER è consultabile all’URL http://erichzoller.ch/online/?page_id=2, pagina consultata il 2 aprile 2016. 22 Si veda per esempio la seguente intervista, risalente alla menzionata campagna elettorale: http://erichzoller.ch/online/wp-content/uploads/2011/11/RJournal_Nr._14_-_September_2011-Seite-8-12.pdf, pagina consultata il 2 aprile 2016. 23 Si veda l’articolo di giornale del 6 maggio 2013 apparso sulla Berner Zeitung, consultabile online all’URL http://www.bernerzeitung.ch/region/bern/Der-Fremde-den-RapperswilJona-gewaehlt-hat/ story/18702809? track, pagina consultata il 2 aprile 2016.

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mese di marzo 2002 quattro municipali abbandonarono la riunione in segno di protesta. Fu quello il momento scatenante per la costituzione del Comitato "Pro Arbon" che unì rappresentanti di PS, PLR e UDC in chiave anti Sgier.

Fin qui nulla di differente rispetto a molte dinamiche simili nei litigiosi Comuni ticinesi. Tuttavia, al tempo dei dissidi il Canton Turgovia permetteva l'eleggibilità di candidati non domiciliati nel Comune, il che aprì notevolmente le possibilità strategiche e di coalizione dei partiti che si erano costituiti nel Comitato "Pro Arbon" con l'intenzione di risolvere i problemi causati dal contestato tribuno.

Il Comitato diede infatti mandato ad un'agenzia esterna di trovare un candidato alternativo a Sgier, idealmente qualcuno non di Arbon (TG) con reali possibilità di vincere le elezioni. Venne pubblicato un annuncio di lavoro sulla NZZ che portò ben 30 donne e uomini da tutta la Svizzera ad avanzare la propria candidatura per l'ambito posto di lavoro con un salario annuo di CHF 190'000. Tra i candidati, un "Consiglio dei 33" costituito da 11 rappresentanti di ogni partito della coalizione (PS, PLR, UDC) scelse Lydia Buchmüller, fino allora funzionaria quadro nell'ufficio di pianificazione edilizia di Basilea Città (BS).24 La scelta della candidata condusse nel 2003 ad un successo elettorale e alla sua nomina quale nuova sindaca, detronando il contestato Sgier.25 Il mandato di Lydia Buchmüller sarebbe dovuto durare come d'abitudine quattro anni fino a fine maggio 2007. La basilese dovette tuttavia far fronte a vari disaccordi con gli altri municipali, che nell'autunno 2004 le tolsero la responsabilità decisionale sul personale amministrativo. La Buchmüller accusò i colleghi di incompetenza e di immischiarsi nei propri affari e si arrivò ad un duro confronto pubblico al quale da novembre 2004 seguì l'assenza per malattia della basilese, la quale non aveva precedente esperienza politica. Alla luce di tale episodio si potrebbe essere tentati di affermare che la possibilità di eleggere candidati non domiciliati conduca potenzialmente a questo genere di problemi. Questa non è tuttavia l'opinione pubblica maturata attraverso la pluriennale esperienza di un mercato politico aperto. Un articolo del 19 febbraio 2005 apparso sulla NZZ26 proprio in relazione alle dimissioni di Buchmüller esplicita i vantaggi offerti da candidature esterne al Comune, rese possibili da un mercato politico aperto come quello oggetto della presente iniziativa. Stando alla NZZ, in Svizzera tedesca la ricerca di buoni candidati tramite annuncio sui giornali è un'abitudine crescente più che sensata. In tal modo si riesce a sopperire alla carenza di buoni candidati locali, dal momento che sempre meno persone sono disposte a profilarsi pubblicamente con il rischio di essere messe alla gogna mediatica. Il fatto che un candidato provenga da fuori Comune non è decisivo, bensì semplicemente aumenta le possibilità di scelta dei cittadini. L'importante è che il candidato abbia un savoir fair politico e una competenza sociale che gli permetta di relazionarsi con gli elettori ed in particolare di adattarsi alle esigenze locali, senza pretendere di calare lezioni dall'alto stravolgendo tutte le dinamiche del Comune nel quale verrebbe eletto. Durante la prolungata assenza di Lydia Buchmüller per malattia, la funzione di sindaco fu assunta ad interim da Veronika Merz (PS) fino al 2006. Le elezioni di quell'anno

24 L’articolo del 15 settembre 2002 apparso sulla NZZ espone i retroscena riassunti nel testo, si veda l’URL http://www.nzz.ch/article8EBQV-1.423965, pagina consultata il 2 aprile 2016. 25 Si veda l’articolo accessibile all’URL http://www.nzz.ch/article8O6X3-1.211685 apparso sulla NZZ del 10 febbraio 2003, pagina consultata il 2 aprile 2016. 26 Accessibile tramite l’URL http://www.nzz.ch/articleCLUGA-1.95545, pagina consultata il 2 aprile 2016.

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rappresentarono tuttavia di nuovo una sorpresa, poiché né Merz né altri candidati locali riuscirono a conquistare la poltrona di sindaco. Il vincitore fu invece Martin Klöti (PLR)27, di origini zurighesi e per anni municipale di Rapperswil (SG) dove per esempio aveva lanciato il Festival blus'n'jazz Rapperswil, il cui posto era diventato vacillante a seguito della fusione con il Comune di Jona (SG). Ancora una volta pertanto, un candidato proveniente addirittura da fuori Cantone (il quale per di più già aveva maturato un'esperienza politica non nel suo Cantone di origine) era riuscito a scalzare i candidati indigeni per l'importante poltrona di sindaco di Arbon (TG). Esemplare ai fini delle dinamiche qui descritte è che l'11 marzo 2012 Klöti venne eletto ben al primo turno nel Consiglio di Stato del Canton San Gallo (pur essendo di origini zurighesi e un sindaco in carica di una città turgoviese), lasciando pertanto di nuovo vacante il posto di sindaco di Arbon (TG).28 Altri esempi svizzeri

L'articolo del 19 febbraio 2005 apparso sulla NZZ e citato nel caso delle dimissioni di Lydia Buchmüller riporta ulteriori storie di successo dove l'elezione di candidati esterni è andata a buon fine. A Sirnach (TG), il sindaco Kurt Baumann fu in effetti trovato tramite annuncio sui giornali. A Widnau (SG) la popolazione apprezza da svariati anni il lavoro di Christa Köppel, di provenienza zurighese. Come Lydia Buchmüller, anche la signora Köppel non era affiliata ad alcun partito. Nel Canton Turgovia il mercato dei sindaci ha raggiunto un livello di serietà e professionalizzazione tale che, in occasione delle elezioni, i Comuni preparano un vero e proprio cahier des charges che descrive dettagliatamente il profilo richiesto. Per esempio, nel 2015 il Comune di Uttwil (TG), sul Lago di Costanza, scriveva [traduzione del primo firmatario]: Elezione del sindaco 2015 - Criteri - 1. Situazione di partenza - In data 31 maggio 2015 il sindaco del Comune di Uttwil, Brigitte Kaufmann, non si ripresenterà in occasione della fine dell'attuale mandato. Nell'ambito dell'assunzione del suo successore dovrà essere posto particolare valore su una personalità indipendente con competenza sociale e qualità di condotta.29 La descrizione dell'attività corrispondeva a quella comunemente osservabile nel caso di posti di lavoro e dettagliava in modo preciso le competenze che il candidato doveva possedere. Baden-Württemberg e esperienze estere

Nel Land tedesco del Baden-Württenberg non esistono restrizioni geografiche per le candidature politiche.30 In particolare, il mercato politico dei sindaci è completamente

27 L’articolo accessibile tramite l’URL http://www.toponline.ch/thurgau/detail/artikel/arbon-sucht-einen-neuen-stadtammann/ apparso il 12 marzo 2012 sul portale svizzero nordorientale www.toponline.ch riassume gli sviluppi del sindacato di Arbon, pagina consultata il 2 aprile 2016. 28 Si veda all’URL https://de.wikipedia.org/wiki/Martin_Kl%C3%B6ti la scheda Wikipedia su Martin KLÖTI, pagina consultata il 2 aprile 2016. 29 L’intero documento è accessibile all’URL: http://www.uttwil.ch/documents/Anforderungen_Gemeindeammann_Uttwil.pdf, pagina consultata il 2 aprile 2016. 30 Si vedano in particolare gli §§ 9-10 Kommunalwahlgesetz (KomWG) del Land del Baden-Württenberg, che non prevedono alcuna restrizione. La legge è accessibile tramite l’URL

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aperto e qualsiasi cittadino tedesco si può candidare. Ai sensi dell'art. 10 KomWG, qualora il Comune abbia meno di 20'000 abitanti non è neppure necessario un proponente e la candidatura è pertanto totalmente libera. Più dell'80% dei sindaci dei Comuni del Baden-Württenberg sono esterni. Alla prova dei fatti, i cittadini sembrano essere molto soddisfatti di tale modello. Il sistema è stato progressivamente accolto in tutta la Germania, ma con meccanismi che lo castrano. Tra questi, il vincolo di avere proponenti di lista o liste presentate da partiti locali limitano notevolmente le candidature selvagge di politici esterni agli schemi che apertamente si candidano contro le logiche partitiche oppure che attacchino di petto deboli candidati proposti dall'establishment locale. Il mestiere di sindaco viene preso molto sul serio da chi si candida a tale funzione. Spesso i candidati seguono corsi di formazione per futuri sindaci in una scuola universitaria professionale di amministrazione pubblica, ossia imparano il proprio mestiere alla stessa stregua di quanto avviene in qualsiasi ambito professionale. A giudizio di Reiner Eichenberger,31 quello nel Baden-Württenberger è l'unico mercato politico puro al mondo attualmente in essere. Ad esso affine è quello dei cosiddetti City Manager di alcune città statunitensi,32 i quali tuttavia non sono dei politici bensì degli amministratori eletti dal Legislativo comunale. Un ulteriore noto caso internazionale di personaggio cresciuto in un mercato politico aperto è quello dell'attuale presidente indonesiano Joko Widodo,33 che prima di diventare presidente nazionale fu sindaco sia della città di Surakarta sia della città di Jakarta.34 4. EFFETTI DELL'APERTURA DEL MERCATO DEI MUNICIPALI

I casi aneddotici presentati nella sezione precedente tratti dall'esperienza nei Cantoni della Svizzera nordoccidentale lasciano intendere molto bene quali siano le dinamiche che la presente proposta intende rendere possibili anche nel contesto ticinese. Le seguenti sottosezioni passano in rassegna i principali aspetti che secondo la teoria e l'esperienza pratica ci si può ragionevolmente attendere dall'abolizione del vincolo del domicilio per l'eleggibilità dei municipali in Ticino.

http://www.landesrecht-bw.de/jportal/?quelle=jlink&query=KomWG+BW&psml=bsbawueprod.psml&max=true&aiz=true, pagina consultata il 2 aprile 2016. 31 Scambio e-mail del 14 gennaio 2016. 32 Si veda per esempio l’URL https://it.wikipedia.org/wiki/City_manager, pagina consultata il 2 aprile 2016. 33 Si veda la scheda personale (in inglese) accessibile all’URL https://en.wikipedia.org/wiki/Joko_Widodo, pagina consultata il 2 aprile 2016. 34 Formalmente Joko WIDODO è stato governatore di Jakarta, il che tuttavia equivale alla funzione di sindaco della metropoli indonesiana. Si veda l’URL (in inglese): https://en.wikipedia.org/wiki/Jakarta#Administration, pagina consultata il 2 aprile 2016.

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La possibilità di scelta dei cittadini aumenta

Ai cittadini del Comune viene aggiunta la possibilità di eleggere anche persone provenienti da fuori dal Comune, con buona probabilità con profili differenti da quelli dei candidati residenti nel Comune. Come si è visto nel caso di città quali Rapperswil (SG) e Arbon (TG), il vantaggio per i cittadini consiste chiaramente nella maggior possibilità di scelta. Nel caso di piccole realtà comunali inoltre, l'eleggibilità di candidati esterni al Comune potrebbe scardinare eventuali situazioni di stasi pluriennale, talvolta quasi affini al nepotismo. Spesso infatti, è la mancanza di candidati che limita le scelte dei cittadini elettori e che favorisce il perdurare di situazioni con commistioni di interessi. In tali situazioni, un municipale esterno al Comune non solo costituirebbe una nuova e differente scelta, ma sarebbe pure meno soggetto alla pressione da parte di alcuni concittadini perché, per esempio, difficilmente deterrebbe proprietà immobiliari sul territorio che potrebbero diventare oggetto di minacce più o meno esplicite, fossero solo connesse alla concessione di permessi di edificazione. Con buona probabilità, la "politica del muretto" e le lotte tra famiglie storiche verrebbero limitate rispetto ad oggi, a tutto vantaggio di una gestione più ragionata del Comune. Si osservi che, se i cittadini lo desiderano, lo statu quo (ossia unicamente municipali domiciliati nel Comune) è comunque preservato. Pertanto, la proposta in analisi sicuramente non danneggia i cittadini del Comune, nel cui interesse la scelta dei municipali deve in ultima istanza avvenire. Saranno infatti i cittadini del Comune a determinare se sia opportuno che tra i municipali ve ne siano uno o più domiciliati fuori Comune. L'offerta di candidati aumenta

L'abolizione del domicilio quale barriera "protezionistica" per potersi candidare aumenta di principio il numero di candidati che si mettono a disposizione per una carica, dato che queste persone possono candidarsi anche fuori dal proprio Comune di domicilio. Senza il vincolo della residenza, si potrebbe candidare anche un cittadino svizzero residente fuori Cantone o addirittura all'estero. Egli si sposterebbe verosimilmente nel Comune solo in caso di avvenuta elezione. Potrebbe inoltre succedere che un candidato si presenti contemporaneamente in più Comuni, e in caso di elezione plurima scelga quale mandato accettare. In questo scenario sarebbe anche ipotizzabile la possibilità che il candidato accetti contemporaneamente più mandati. Si rimanda alle considerazioni sotto relative a questa ulteriore possibilità. In entrambi i casi (candidatura multipla o candidatura di un cittadino fuori Cantone), a prescindere dall'accettazione o meno del mandato si ha un effetto positivo già solo sulla qualità della campagna elettorale stessa, poiché si introduce una maggiore concorrenza tra le proposte che i candidati metteranno sul tavolo. In particolare, i candidati di provenienza esterna sottostaranno all'onere della prova di aver compreso le specificità del Comune per il quale intendono mettersi a disposizione, un aspetto che le fonti d'informazione citate nella narrativa dei casi turgoviesi e sangallesi pure confermavano corrispondere alla prassi abituale in tali Cantoni. Grazie alla volontà dei candidati esterni di

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mostrare le proprie competenze, verrebbero messe in circolazione idee innovative all'interno della discussione politica di quel Comune. I candidati residenti sarebbero di conseguenza obbligati a fornire risposte e controproposte credibili, pena la loro eventuale non elezione. L'aumento dell'offerta di candidati alla carica esecutiva mitiga inoltre la cronica carenza di municipali registrata in alcuni Comuni periferici. Si riduce in tal modo il rischio di ricorrere a fusioni coatte per questo unico motivo. La qualità dei curricula dei municipali aumenta

Una volta che il mercato dei municipali è aperto e libero da qualsiasi vincolo di residenza,35 ai municipali di tutti i Comuni ticinesi si aprono nuove possibilità di carriera, come gli esempi della Svizzera nordorientale hanno evidenziato. Si osservi che tali dinamiche già esistono anche nel contesto ticinese, ma solo in particolari occasioni e non in modo sistematico. Si pensi infatti alle dinamiche personali scaturite dalla fusione della Città di Lugano con i Comuni della cintura, a partire dal 2004. Precedenti municipali dei Comuni periferici hanno avuto la possibilità di entrare nell'Esecutivo di un Comune ben maggiore, non da ultimo facendo leva sulla lunga esperienza personale accumulata negli anni precedenti. Nel corso degli anni successivi alle fusioni di Lugano e cintura, i cittadini dell'agglomerato hanno pertanto potuto scegliere tra profili che si candidavano all'Esecutivo cittadino vantando già un'esperienza simile maturata in contesti più piccoli. Nel quadro legale attuale, questa rimane tuttavia una contingenza sporadica connessa alla fusione di Comuni. Se il diritto di eleggibilità nel Municipio venisse slegato dal domicilio politico del candidato, sarebbe possibile che una persona inizi a maturare un'esperienza in piccoli Comuni, per poi affrontare l'elezione in un Comune più grande, come quello di una città. Considerate le aggregazioni degli agglomerati di Mendrisio, Lugano e Bellinzona, fare in modo che i municipali possano con il tempo giocare in leghe diverse aumenterebbe notevolmente la qualità della loro funzione pubblica. Inoltre, oggi un municipale in carica si impegna fondamentalmente a svolgere bene le proprie mansioni e a farsi rieleggere al termine della legislatura. Tuttavia, la suddetta norma legale gli preclude qualsiasi possibilità di carriera politica a livello comunale, se egli non intende cambiare domicilio. Spesso, la carriera politica può solo trovare uno sbocco in un mandato a livello cantonale, che ha tuttavia ben altre dinamiche. Grazie all'apertura dell'eleggibilità dei municipali anche a candidati non residenti, al municipale di un piccolo Comune si apre invece la nuova ed interessante prospettiva di riuscire ad entrare nell'Esecutivo di un Comune più grande, fino addirittura a quello di una città. Esattamente come da sempre è il caso nel mercato del lavoro, anche in politica diventerebbe importante il curriculum del candidato e le esperienze maturate in consessi minori. Il sito web personale di Erich Zoller, sindaco di Rapperswil, evidenzia proprio tale logica. 35 Si osservi che nella presente iniziativa parlamentare si propone in ogni caso di mantenere l’attuale vincolo della cittadinanza svizzera per l’eleggibilità a municipale.

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Una volta maturata l'esperienza politica nell'Esecutivo di una città, il municipale potrebbe candidarsi in un'altra città, proprio come è stato il caso di Martin Klöti, che dal Municipio di Rapperswil (SG) ha proseguito la propria carriera politica come sindaco di Arbon (TG) ed infine come Consigliere di Stato del Canton San Gallo. Rapportato al contesto ticinese, cosa vi sarebbe di tanto strano e negativo se il sindaco pluriennale di una città diventasse municipale o sindaco di un'altra città ticinese, mettendo a disposizione di quest'ultima la lunga esperienza ed i molti contatti (istituzionali e non) maturati negli anni precedenti? Nel caso specifico di Lugano, l'attuale sindaco Marco Borradori, già per molti anni Consigliere di Stato, può sicuramente affermare di incorporare tale logica e di portare con sé una vasta rete di contatti utile alla Città. È utile sottolineare che le conseguenze delle dinamiche esposte sopra non toccano solo le grandi città, i cui candidati dovrebbero di principio avere profili molto solidi, ma anche i piccoli Comuni. Infatti, poiché al bravo municipale di un piccolo Comune si aprirebbero nuove possibilità di carriera e soddisfazione personale che lo porterebbero con gli anni ad ottenere mandati in Comuni maggiori, egli sarebbe ancor più incentivato a curare un'ottima reputazione personale sin dal primo mandato politico. Pertanto, dell'apertura del mercato dei municipali non godrebbero solo i cittadini dei grandi Comuni nei cui esecutivi molti politici ambiscono entrare, ma pure i cittadini del piccolo Comune nel quale il politico in erba sta muovendo i primi passi. Diventa possibile assumere più mandati a tempo parziale

Nei Comuni ticinesi, l'attività di municipale è ovunque svolta a tempo parziale. Il vincolo del domicilio implica che la professionalizzazione di tale attività non è oggi possibile. Semmai, solo le grandi città hanno ipotizzato tale possibilità. Nel Ticino odierno, le poche persone che fanno della politica una professione ricoprono molteplici mandati a differenti livelli federativi, per esempio come municipali di una Città e parlamentari cantonali o federali. L'abolizione del vincolo di domicilio apre anche su tale piano nuovi orizzonti. Trattandosi di occupazioni a tempo parziale, è ipotizzabile che un candidato si presenti in più Comuni e venga eletto in più Comuni. Qualora egli accettasse più mandati al contempo, ne potrebbe complessivamente risultare un'attività anche a tempo pieno. Nel caso di piccoli Comuni, sarebbe in tal modo possibile appoggiarsi ad un municipale attivo anche in altri Comuni, il che faciliterebbe in modo informale la collaborazione tra varie giurisdizioni e soprattutto faciliterebbe lo scambio di esperienze. Inoltre, piccoli Comuni si troverebbero improvvisamente nell'apprezzata situazione di poter accedere a profili con competenze - per esempio in materia di risanamento finanziario - che i soli politici indigeni difficilmente potrebbero acquisire limitandosi all'attività politica locale. Con buona probabilità, la remunerazione di un municipale non permetterebbe una vera e propria professionalizzazione del mandato, soprattutto nei piccoli Comuni. Tuttavia, è lecito ipotizzare che un cinquantenne o sessantenne decida di ridurre sensibilmente il proprio carico professionale ed iniziare una fase della propria vita (che potrebbe durare dieci o venti anni) dedicata alla politica in una serie di piccoli Comuni. Si tratterebbe di uno scenario dove persone con lunga esperienza professionale si metterebbero a disposizione della cosa pubblica a salari probabilmente non di mercato. Un misto tra volontariato e lavoro che li gratificherebbe valorizzando la loro lunga esperienza.

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A prescindere dalle dinamiche di dettaglio che qui possiamo solo ipotizzare, si può affermare che con grande probabilità l'Esecutivo dei Comuni periferici si comporrebbe di un mix tra municipali semiprofessionisti o professionisti (ossia attivi anche in altri Comuni e non residenti localmente) e municipali indigeni radicati sul territorio. La coesistenza nell'Esecutivo di profili variegati permetterebbe di mantenere il legame con le specificità del territorio e al contempo di aprirsi all'esperienza e alle dinamiche maturate altrove. Naturalmente, saranno i legislativi comunali ed i cittadini a scegliere quale via percorrere. 5. POSSIBILI OBIEZIONI

Contro la qui proposta deregulation elettorale per i municipali possono essere sollevate molte obiezioni, a partire da quelle formulate da chi vedrebbe drasticamente ridimensionate le rendite di posizione che oggigiorno gravano i contribuenti ed i cittadini. Le sottosezioni seguenti, che traggono ispirazione dai lavori36 del prof. Reiner Eichenberger dell'Università di Friborgo, affrontano le critiche più frequenti formulate sia nel dibattito politico sia in ambito accademico e danno loro risposta. I politici esterni non vengono eletti

A sostegno di tale critica non vi è alcuna evidenza empirica. Come si è avuto modo di vedere nel caso di Rapperswil (SG) o di Arbon (TG), i cittadini sono stati al contrario ben felici di poter nominare candidati esterni al Comune che fossero estranei alle commistioni di potere tipiche delle piccole realtà locali. Inoltre, non si capisce perché debba essere assolutamente accettabile che impiegati comunali, anche con funzioni dirigenziali, possano risiedere fuori Comune mentre in Ticino i municipali debbano categoricamente essere domiciliati all'interno dei confini comunali. Quasi nessuno oggi è realmente convinto che il domicilio fuori Comune debba essere un motivo per non sposare una persona, per non concludere un contratto di lavoro, per non acquistare del cibo e per migliaia di altre occasioni. Tuttavia, mentre scriviamo l'articolo 10 della LEDP afferma testualmente che tale condizione è necessaria per l'eleggibilità di chi sarà chiamato ad eseguire sul piano comunale le decisioni dei cittadini o dei loro rappresentanti che siedono in Consiglio comunale.37 La presente iniziativa non pretende neppure di introdurre la condizione del non-domicilio locale per essere eletto nell'Esecutivo comunale.38 In altre parole, è più che verosimile che i Municipi si comporrebbero sia di politici locali sia di politici non residenti, con il beneficio di riunire sia competenze tecniche e di indipendenza sia competenze relazionali sul territorio.

36 Si veda in particolare Reiner EICHENBERGER: Bessere Politik dank Deregulierung des politischen Prozesses. Analyse und Kritik, 23 (2001), pagine 43-60. 37 A giudizio degli iniziativisti, il vincolo di domicilio per l’eleggiblità dei consiglieri comunali è di tutt’altra natura e va mantenuto, giacché essi agiscono in rappresentanza dei cittadini elettori e non sono sei semplici amministratori della cosa pubblica come i membri dell’Esecutivo, che ai cittadini o ai loro rappresentanti devono appunto rendere conto. 38 Storicamente proprio questa era invece la condizione necessaria per diventare Podestà di molti comuni medievali italiani. Si veda sotto per ulteriori commenti al riguardo.

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La proposta danneggia il rapporto di fiducia tra cittadini e Stato

Chi sostiene questa posizione sottolinea l'importante ruolo ricoperto dalla fiducia dei cittadini nei confronti dei politici. Secondo Bruno Frey39, se i cittadini si fidano dei propri politici ne consegue un atteggiamento positivo nei confronti della mano pubblica ed in particolare un'alta morale fiscale, ossia un basso tasso di sottrazione d'imposta. Geoffrey Brennan e Alan Hamlin40 hanno pure mostrato che un'alta fiducia dei cittadini verso i politici modifica il comportamento elettorale dei primi. Secondo i critici di una deregulation elettorale sull'onda dell'argomento della fiducia, candidati provenienti dall'esterno del Comune non condividono lo stesso retroscena culturale e personale degli elettori, i quali non si possono identificare con tali politici e pertanto non si fidano più di loro. Innanzitutto va detto che la liberalizzazione del mercato dei politici intende al contrario esattamente porre degli incentivi affinché la reputazione personale dei municipali acquisti ancor più rilievo. Si è già avuto modo di sottolineare teoricamente ed osservare nei casi aneddotici riportati sopra che in un mercato politico aperto i candidati fanno molta attenzione ad assumere atteggiamenti che siano credibili e a mantenere le proprie promesse, giacché tale atteggiamento aumenta le proprie possibilità future di successo politico. Ne consegue che - a causa della concorrenza e dei confronti che vengono resi possibili in un mercato politico aperto - tutti i candidati, indigeni ed esterni, sono incentivati ad aumentare la propria credibilità, il che generalmente aumenta la fiducia dei cittadini nei confronti dei politici della propria giurisdizione. In secondo luogo, candidati esterni avranno tante maggiori possibilità laddove la fiducia dei cittadini-elettori nei confronti della classe politica locale è già oggi bassa ed il desiderio di cambiamento alto. Pertanto, l'apertura del mercato politico non diminuirà, ma anzi aumenterà il generale livello di fiducia verso i politici eletti. In terzo luogo, politici esterni non sufficientemente credibili semplicemente non verranno eletti. I politici indigeni sono soggetti a maggiori incentivi

Taluni oppositori di una deregulation elettorale sostengono che politici indigeni abbiano maggiori incentivi ad occuparsi del bene del Comune rispetto a candidati esterni perché il valore del proprio patrimonio - in particolare della propria casa - dipende dal benessere della propria giurisdizione ed in caso di cattiva gestione non potrebbero abbandonare velocemente il Comune. Entrambi gli argomenti vanno confutati con convinzione. Se essi fossero veri, ne conseguirebbe logicamente che politici indigeni che vivono in affitto sono più tentati a gestire male la cosa pubblica di politici indigeni proprietari di casa, un argomento che non a caso nessuno solleva. Si potrebbe invece sostenere che è vero proprio il contrario: un politico indigeno proprietario di casa ha ancor più l'incentivo a privilegiare se stesso, per esempio

39 Bruno S. FREY: A Constitution For Knaves Crowds Out Civic Virtue. Economic Journal. (1997) 107, 1043-1053. 40 Geoffrey BRENNAN e Alan HAMLIN: Democratic Devices and Desires. Cambridge (2000), Cambridge University Press.

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dichiarando zona a traffico limitato le strade di accesso alla sua proprietà, oppure dando priorità al suo quartiere qualora siano necessari investimenti nelle infrastrutture di base, quali fognature, condotte d'acqua, allacciamenti elettrici. In verità gli incentivi materiali dei politici possono essere stabiliti in modo ben più effettivo contrattualmente, ossia per esempio aumentando la paga per un mandato politico. Se davvero i prezzi immobiliari sono un indicatore credibile del benessere di una comunità, si può anche ipotizzare una remunerazione variabile dei municipali sulla base dell'evoluzione del mercato immobiliare locale. Si tratta solo di ipotesi, che tuttavia evidenziano i margini di manovra che possono essere presi in considerazione. L'argomento relativo alla minore mobilità attuale dei politici indigeni, che non potrebbero abbandonare rapidamente il Comune, è pretestuoso. Già all'interno delle regole che pone oggi la LEDP, bastano pochi mesi per spostare il proprio domicilio politico e poter iniziare una carriera politica in un altro Comune. Inoltre, in realtà poco mobili sono oggi politici in carica che sottostanno al vincolo del domicilio per esercitare la propria funzione, mentre cattivi politici che non sono stati rieletti possono liberamente cambiare domicilio. Pertanto, se l'argomento del domicilio come barriera all'uscita del Comune è vero, esso vale esattamente nel senso opposto a quanto menzionato dai critici di una deregulation elettorale perché blocca buoni politici e promuove la circolazione sul territorio di quelli che non sono stati rieletti. La proposta è utopica

I concreti casi contemporanei esposti sopra alla sezione 3 dovrebbero da soli mostrare come già oggi in Svizzera e all'estero la deregulation elettorale proposta nella presente iniziativa sia ben collaudata ed apprezzata sia dai cittadini-elettori sia dai mass media. Tuttavia, a ulteriore sostegno di un mercato politico aperto si consideri per esempio il contributo scientifico degli studiosi Reiner Eichenberger e Michael Funk41, i quali portano molteplici esempi su come nel passato fosse assolutamente la regola e non un'eccezione avere addirittura un mercato internazionale dei politici con funzione esecutiva. Si badi sempre ad osservare la distinzione tra politici di governo e parlamentari, poiché i primi sono incaricati di gestire la cosa pubblica e possono di principio essere mobili anche sul piano internazionale, mentre i secondi rappresentavano prima i contribuenti e poi nei secoli i cittadini, funzione per la quale il criterio di domicilio ha un altro senso. Nei secoli passati la maggior parte dei Paesi permetteva a stranieri di assumere funzioni politiche ben più di quanto sia stato il caso nel XX secolo e ancora oggi. Nell'età moderna e contemporanea, aristocratici stranieri diventavano regolarmente re o principi di uno Stato attraverso matrimonio o successione. Ben più interessante ai fini della presente iniziativa è osservare che talvolta aristocratici stranieri venivano addirittura volontariamente eletti al ruolo di re. Per esempio, nel 1573 l'aristocrazia polacca nominò come re della Polonia l'allora 23enne Enrico III di Francia42, fratello di Carlo IX re di Francia. Tuttavia, poiché già nel 1574 Enrico III ritornò in Francia per diventare re al posto del defunto fratello, i polacchi

41 Si veda il loro capitolo Towards an international market for good politics pubblicato nel 2009 nel libro di Geoffrey BRENNAN e Giuseppe EUSEPI, op. cit. 42 Si veda la scheda di Wikipedia accessibile tramite l’URL https://it.wikipedia.org/wiki/Enrico_III_di_Francia, pagina consultata il 2 aprile 2016.

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dovettero cercare un nuovo re. Il successore di Enrico III fu un ulteriore aristocratico straniero, l'allora principe di Transilvania Stefano I Bathory43 che fu eletto a re il 1575, stette al trono fino al 1586 ed è noto per essere stato uno dei re polacchi di maggior successo. Un altro esempio storico più recente è fornito dal maresciallo francese Jean-Baptiste Bernadotte,44 eletto nel 1810 a re di Svezia e Norvegia con il nome di Carlo XIV. In effetti, fino al XIX secolo inoltrato, non era affatto raro che stranieri venissero chiamati al trono, come per esempio illustrano molto bene i casi dei re di Grecia45, Romania46 e Bulgaria47, tutti nati in Germania. La mobilità internazionale non riguardava solamente i regnanti, ma pure i più alti ministri. Un esempio molto noto è il caso di Klemens Wenzel Metternich, il potente ministro austriaco che gestì il Congresso di Vienna in seguito alla disfatta napoleonica il quale non solo nacque in Germania, ma pure iniziò la propria carriera politica in Germania. 48 Malgrado gli esempi finora esposti, che già basterebbero a mostrare come addirittura a livello di Stati nazionali la ricerca di profili adeguati anche al di fuori della giurisdizione fosse in passato la norma, ai fini della presente iniziativa l'esempio storico di gran lunga più interessante e più rilevante è rappresentato dai podestà dei liberi Comuni dell'Italia del XII e XIII secolo. In tale contesto, il potere esecutivo veniva deliberatamente messo nelle mani di cittadini forestieri, nominati dopo un'attenta selezione, affinché essi si mantenessero super partes nei dissidi delle famiglie del Comune e promovessero il bene del Comune. Tali mandati erano di durata abbastanza limitata nel tempo, generalmente dai sei mesi ad un anno, e normalmente precludevano la rielezione per parecchio tempo. A causa di tali restrizioni, ne emerse un autentico mercato dei podestà, nel quale varie centinaia di candidati si contendevano gli ambiti mandati, la cui remunerazione poteva essere molto generosa. Ecco come Wikipedia descrive il sistema dei podestà dei Comuni italiani medievali.49

43 Si veda la scheda di Wikipedia accessibile all’URL https://it.wikipedia.org/wiki/Stefano_I_di_Polonia, pagina consultata il 2 aprile 2015. 44 Si veda la scheda di Wikipedia accessibile tramite l’URL https://it.wikipedia.org/wiki/Jean-Baptiste_Jules_Bernadotte, pagina consultata il 2 aprile 2016. 45 Il moderno Regno di Grecia fu condotto tra il 1832 ed il 1862 dalla dinastia dei Wittelsbach e tra il 1862 ed il 1973 dalla dinastia dei Glücksburg; si veda la scheda di Wikipedia (in inglese) accessibile tramite l’URL https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_kings_of_Greece, pagina consultata il 2 aprile 2016. 46 I Re di Romania (1881-1947) appartennero alla dinastia degli Hohenzollern-Sigmaringen; si veda la scheda di Wikipedia accessibile tramite l’URL https://it.wikipedia.org/wiki/Re_di_Romania, pagina consultata il 2 aprile 2016. 47 Il terzo Stato Bulgaro (1878-1946) fu retto dalla dinastia dei Battenberg e poi dalla dinastia dei Sassonia-Coburgo-Gotha; si veda la scheda di Wikipedia accessibile all’URL https://it.wikipedia. org/wiki/Sovrani_di_Bulgaria, pagina consultata il 2 aprile 2016. 48 Klemens Wenzel Nepomuk Lothar von Metternich-Winneburg-Beilstein, prima conte e poi principe di Metternich-Winneburg, nacque a Coblenza nel 1773, servì l’arcivescovo di Treviri, poi passò al servizio della corte del Sacro Romano Impero, ricoprendo per esempio il ruolo di maestro delle cerimonie in occasione dell’incoronazione di Leopoldo II a Sacro Romano Imperatore nel settembre 1790. Passò al servizio degli austriaci quando nel 1794 accompagnò in Gran Bretagna il tesoriere generale dei Paesi Bassi Austriaci per negoziare un prestito. 49 Si veda la scheda di Wikipedia accessibile tramite l’URL https://it.wikipedia.org/wiki/ Podest%C3%A0, pagina consultata il 2 aprile 2016.

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La figura politica del podestà sostituì quella del consiglio dei consoli che governava i Comuni medievali a partire dalla fine del XII secolo. Tale carica, contrariamente a quella di console, doveva essere ricoperta da una persona non appartenente alla città che andava a governare (per questo era detto anche podestà forestiero), in modo da evitare coinvolgimenti personali nelle controversie cittadine e garantendo quindi l'imparzialità nell'applicazione delle leggi.

Il podestà veniva eletto dalla maggiore assemblea del Comune (Consiglio generale) e durava in carica, di solito, sei mesi o un anno. Doveva giurare fedeltà agli statuti comunali, dai quali era vincolato, e alla fine del mandato il suo operato era soggetto al controllo da parte di un collegio di sindaci.

Nella pratica il podestà esercitava i poteri esecutivo, di polizia e giudiziario divenendo di fatto il più importante strumento di applicazione e controllo delle leggi, anche amministrative. Non aveva, invece, poteri legislativi né il comando delle milizie comunali che veniva affidato al capitano del popolo.

Con il passare degli anni la carica di podestà divenne un vero e proprio mestiere esercitato da professionisti che cambiavano spesso sede di lavoro e ricevevano un regolare stipendio. Questo continuo scambio di persone e di esperienze, con il passare del tempo, contribuì a fare in modo che le leggi e la loro applicazione tendessero a diventare omogenee in città anche distanti tra loro, ma nelle quali avevano governato gli stessi podestà. Anche lo storico Massimo Montanari fornisce simili dettagli.50 Si notino, a distanza di 900 anni, le molte similitudini con le dinamiche proprie dei piccoli Comuni ticinesi, spesso caratterizzate da tensioni tra clan politici orientate sia sugli assi partitici sia sugli assi famigliari.

Tra XII e XIII secolo entrò in crisi il sistema basato sul consolato che aveva funzionato all'inizio dell'esperienza comunale. Si trattava nei fatti di una sorta di accordo tra le famiglie più ricche e potenti della città, che, alternando i propri membri alla carica di console, trasformavano la loro egemonia informale in una prevalenza riconosciuta e legittima. Le decisioni prese dai consoli dovevano talvolta essere ratificate dal parlamento o arengo, l'assemblea generale di tutti i cittadini maschi adulti, che tuttavia si limitava a dare il proprio consenso per acclamazione, senza intervenire veramente nel processo decisionale. L'immigrazione di famiglie ricche dalla campagna e l'ascesa sociale di famiglie di provenienza rurale e urbana ampliarono il vertice sociale della città e resero sempre più difficile trovare accordi in merito alla politica da adottare e allo sfruttamento delle risorse: il ceto consolare si cominciò a dividere in fazioni in lotta tra loro. La presenza di conflitti interni al ceto consolare, che si intensificarono dopo la pace di Costanza, una volta finita la guerra con Federico Barbarossa, spinse i cittadini a intervenire sul sistema sperimentando varie soluzioni.

In quasi tutte le città si crearono nuovi consigli più larghi del consolato, ma più stretti dell'arengo, poiché formati attraverso elezioni e soprattutto dotati del potere di prendere decisioni, non più semplicemente di accogliere proposte. Molto battuta fu la

50 Massimo MONTANARI: Storia medievale. Laterza, Roma-Bari, 2002, pp. 204-210.

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strada di conferire poteri supremi di coordinazione a singoli individui: con il termine generico di "podestà" (in latino potestas = potere), lo stesso che aveva usato Federico per indicare i propri funzionari inviati a governare e a riscuotere le tasse, si chiamarono i magistrati a cui per periodi variabili fu affidato il compito di reggere la città. All'inizio i modi in cui questi magistrati agirono furono molteplici; i podestà furono uno, due o più: furono scelti tra i cittadini o chiamati da fuori. Nei primi decenni del Duecento tutte Ie città si trovarono a convergere verso un medesimo sistema: I'affidamento della massima magistratura cittadina per un periodo limitato (di solito un anno, che alla fine del secolo si ridurrà a soli sei mesi) a un unico personaggio, forestiero affinché fosse al di sopra delle parti. Il podestà, una volta scelto, firmava con il Comune un vero e proprio contratto, che lo impegnava a portare con sé i propri giudici, che avrebbero amministrato la giustizia, i propri notai, addetti alla registrazione degli atti pubblici in accordo con i notai locali, e talvolta anche i propri birri o berrovieri, cioè le guardie. Tra i suoi compiti vi erano la presidenza del consiglio comunale (nel quale venivano proposte e votate a maggioranza le leggi), la direzione dei tribunali cittadini, la conduzione dell'esercito in guerra, il mantenimento dell'ordine e della pace interna. Al termine del proprio incarico il podestà era sottoposto a un processo amministrativo che stabiliva se aveva esercitato correttamente le sue funzioni: solo in caso affermativo gli veniva versato il salario, di solito piuttosto consistente.

Il podestà forestiero era dunque un professionista della politica, un esperto che - si supponeva - con la sua stessa presenza era in grado di separare il governo della cosa pubblica dagli interessi dei cittadini più potenti e di perseguire con il necessario distacco quello che la letteratura dell'epoca definiva bene comune. Assieme a questo sistema di governo altri elementi si affermavano, segni tangibili della medesima necessità di assicurare la trasparenza del governo e la sua separazione dagli interessi privati. In questa direzione andavano la sempre più estesa produzione di documentazione scritta, capace di garantire i diritti del Comune rispetto ad altre autorità o a privati cittadini; la tenuta ordinata di queste scritture in volumi e poi in archivi pubblici; la costruzione dei palazzi comunali che rappresentavano materialmente, al centro della città, la presenza del governo.

I primi podestà furono soprattutto milanesi e cremonesi, ossia cittadini di quelle città che dominavano i due principali sistemi di alleanze in cui era divisa l'Italia comunale di inizio Duecento. La magistratura podestarile costituì in questa fase soprattutto un sistema messo in atto dalle città-leader per controllare gli alleati meno potenti. In seguito alcune città, come Bologna, si specializzarono nella formazione di questi ufficiali, che partivano per governare Comuni vicini e lontani rispondendo alla nuova richiesta di un podestà forestiero, esperto nel diritto, nell'amministrazione della giustizia e - non da ultimo - nella retorica, che consentiva di tenere discorsi dentro e fuori dai consigli cittadini. Dopo la metà del secolo, mentre andavano cristallizzandosi i fronti guelfo e ghibellino, si cominciò a scegliere i podestà all'interno del proprio schieramento. Ciononostante al podestà si continuò a richiedere una certa equidistanza tra i gruppi che lottavano in città. Nella pratica, non sempre ciò avveniva: le cronache del Duecento sono piene di casi in cui i podestà forestieri vengono cacciati o uccisi per aver preso iniziative impopolari; questo originale sistema di governo si rivelò comunque in grado di mantenere a un livello accettabile i conflitti di una società sempre più complessa e sopravvisse nelle città italiane per più di un secolo e mezzo.

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Il caso dei podestà è, come si ha avuto modo di leggere nei passaggi che precedono, un esempio molto ben documentato di come il perseguimento del bene comune venga incentivato e reso possibile proprio dall'apertura del mercato elettorale anche a cittadini non residenti nel Comune. L'opposizione alla deregulation elettorale pertanto è con buona probabilità conseguenza del tentativo di difendere rendite di posizione e privilegi personali che finora sono andati a costo dei cittadini e dei contribuenti. Vi è infine un ultimo esempio ben noto a tutti di come l'apertura di un mercato delle persone abbia aumentato la qualità: quello del mercato degli sportivi professionisti. Fino a qualche anno fa, prendendo l'esempio dell'hockey su ghiaccio o del calcio, molte voci si opponevano all'apertura del mercato la quale intendeva permettere anche a giocatori stranieri di essere ingaggiati dalle squadre locali. Le associazioni dei giocatori nazionali difendevano rigide quote indigene con l'argomento che altrimenti i fan non si sarebbero più identificati con la squadra. L'esperienza che è seguita all'apertura del mercato sportivo è tuttavia di ben altro tenore. Con l'aumentare del numero di giocatori stranieri, il livello sportivo è progressivamente aumentato, così come l'entusiasmo dei fan. Oggigiorno, addirittura nelle squadre nazionali spesso è uno straniero l'uomo più importante: l'allenatore. 6. CONCLUSIONI

A causa della lunga tradizione istituzionale in tal senso, oggigiorno si dà per scontato che il municipale di un Comune debba risiedere nello stesso. Eppure, nel mondo del lavoro fortunatamente non vi è alcuna restrizione del genere, ed è regola anziché eccezione cercare i profili professionali più adatti anche lontano dalla sede dell'azienda. Anche l'esempio del mercato dei giocatori sportivi, come nel caso di calcio e hockey su ghiaccio, mostra l'aumento di livello allorquando si cercano i migliori profili anche fuori della giurisdizione di riferimento. Si osservi che il Municipio ha funzioni esecutive e non di rappresentanza della cittadinanza, pertanto il vincolo della residenza per i municipali risulta meno fondato rispetto a quello relativo all'eleggibilità del legislativo comunale. Qualora si togliesse la barriera di entrata alla funzione di municipale per candidati residenti al di fuori del Comune, ci si può aspettare una serie di conseguenze a vantaggio della scelta dei cittadini e del modo con cui le loro preferenze verranno prese in considerazione nell'azione politica. In generale, è ragionevole aspettarsi un aumento della qualità del dibattito politico comunale, determinato da una maggiore mobilità dei candidati che hanno interesse ad investire nella propria reputazione di buoni amministratori della cosa pubblica, perché ciò permetterebbe loro di ambire all'elezione futura in Comuni più grandi. A sostegno di tali aspettative vi sono numerose e concrete esperienze, sia del giorno d'oggi in quei Cantoni che già conoscono un mercato aperto dei municipali (si vedano gli aneddoti riportati sopra relativi a Rapperswil (SG) e Arbon (TG) per comprendere le dinamiche innescate dal presente cambio normativo), sia storici con particolare riferimento alle esperienze dei Comuni medievali italiani che nel XII e XIII secolo decisero di affidare il proprio governo al ruolo del podestà forestiero. Di una deregularion elettorale beneficerebbe pertanto la qualità con cui è gestito il Comune ticinese, che verrebbe preservato nella sua importantissima funzione istituzionale all'interno della sussidiarietà del federalismo svizzero.

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Per le ragioni esposte sopra, i sottoscritti deputati chiedono che si abolisca, limitatamente alla carica di municipale, il vincolo territoriale secondo cui è eleggibile solo chi sia domiciliato nel Comune. Nell'intenzione degli iniziativisti, si potrebbero modificare l'art. 29 Cost./TI e l'art. 10 LEDP nel seguente modo. Articolo 29 Cost./TI – Diritti politici / 3. eleggibilità

cpv. 1 (modificato): È eleggibile a membro di un'autorità cantonale e comunale chi ha il diritto di voto a livello federale.

cpv. 2 (stralciato): È eleggibile a membro di un'autorità comunale chi è domiciliato nel Comune.

cpv. 3: I motivi di esclusione sono stabiliti dalla legge.

cpv. 4 (modificato): La legge stabilisce entro quali termini l'eletto non domiciliato nel Cantone o nel Comune deve prendervi domicilio. Articolo 10 LEDP

cpv. 1: Nelle elezioni popolari comunali è eleggibile ogni cittadino svizzero di diciotto anni compiuti domiciliato da tre mesi nel Comune.

cpv. 2 (nuovo): Per la carica di municipale è eleggibile ogni cittadino svizzero di diciotto anni compiuti, indipendentemente dal domicilio. Nell'ambito delle modifiche legislative collaterali, i sottoscritti deputati suggeriscono che sono inoltre ipotizzabili degli emendamenti nella legislazione fiscale o finanziaria cantonale affinché al Comune per il quale un cittadino assume la carica di municipale senza ivi spostarvi il domicilio vada una parte del gettito d'imposta del municipale. Per esempio, si potrebbe introdurre nella Legge tributaria il seguente nuovo articolo. Articolo 284bis (nuovo) – Municipali domiciliati fuori Comune

Il reddito da attività lucrativa dipendente che un contribuente consegue in qualità di membro di uno o più esecutivi di Comuni nei quali non è già imposto per appartenenza personale è attribuito al rispettivo Comune. Paolo Pamini Sergio Morisoli L'assegnazione dell'iniziativa a una Commissione ai sensi dell'art. 103 cpv. 2 LGC è rinviata a una prossima seduta.

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INIZIATIVA PARLAMENTARE

presentata nella forma generica da Matteo Quadranti "Imposte di successione e donazione al passo con la realtà delle nuove famiglie - Esenzione d'imposta o riduzione significativa di coefficienti e aliquote per partner di fatto e figliastri"

del 18 aprile 2016 Nel suo rapporto del 25 marzo 2015 sulla modernizzazione del diritto della famiglia, il Consiglio federale ha rilevato che le norme vigenti del diritto della famiglia non sono sufficientemente adeguate all'attuale realtà sociale, familiare e demografica. Al giorno d'oggi esistono forme di partenariato e vita familiare molto diverse rispetto a quelle praticate 100 anni fa. Si pensi ad esempio all'istituto del "pacte civile de solidarité" che in Francia è scelto da molte coppie quale alternativa al matrimonio o altri modelli proposti dalla dottrina svizzera denominati "Opt-in" o "Opt-out" (cfr. Rapporto 25 marzo 2015, pag. 26-27, del Consiglio federale). Anche per il diritto successorio, entrato in vigore nel 1912 e che da allora è stato modificato soltanto in singoli punti, vi è quindi una necessità di adeguamento.

Pertanto, il Consiglio federale intende ammodernare il diritto successorio, quale "prima costola" della più ampia modernizzazione del diritto di famiglia anche su altri punti. Ad inizio marzo 2016 il Consiglio federale ha avviato in tal merito una consultazione su modifiche del CC che durerà fino al 20 giugno 2016 (Avamprogetto e rapporto esplicativo della modifica del Codice civile (diritto successorio).

Il Governo federale propone, oltre ad alcune modifiche non di poco conto in caso di decesso pendente causa di divorzio, tra l'altro: Riduzione della porzione legittima

Attualmente il disponente ha possibilità limitate di decidere il destino del suo patrimonio dopo il suo decesso. I figli, il coniuge e in alcuni casi i genitori hanno infatti diritto a una porzione legittima della successione, che il disponente non può lasciare ad altre persone nemmeno redigendo un testamento. Per aumentare la libertà di disporre, il Consiglio federale intende ridurre queste cosiddette porzioni legittime.

La base per il calcolo della porzione legittima rimane la quota ereditaria legale, cioè la parte del patrimonio a cui, in assenza di testamento, gli eredi hanno diritto per legge. Se il defunto lascia dei figli e un coniuge, metà del patrimonio va ai figli e metà al coniuge. In virtù delle nuove disposizioni sul diritto successorio la porzione legittima dei figli e del coniuge verrà ridotta rispettivamente da tre a due quarti e da due a un quarto. La porzione legittima dei genitori verrà eliminata del tutto.

Queste proposte permettono al disponente di disporre liberamente di una parte maggiore del suo patrimonio. In tal modo non si creano soltanto nuove opzioni interessanti per la successione delle imprese, ma si possono in particolare beneficiare in misura maggiore i conviventi di fatto o i figliastri che continuano a non godere di un diritto successorio legale.

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Rafforzamento della protezione dei partner non coniugati

Il progetto prevede ulteriori miglioramenti per il convivente di fatto. Per proteggere il convivente superstite dai rigori finanziari, il Consiglio federale vuole introdurre una pretesa a un cosiddetto legato di mantenimento. Per esempio nei casi in cui il partner ha fornito ragguardevoli prestazioni nell'interesse del defunto, sotto forma di cure o di prestazioni finanziarie, deve poter beneficiare di una parte dell'eredità per il proprio mantenimento. Altrettanto deve valere per i figliastri e altri minori che vivono nell'economia domestica del defunto e avevano bisogno del suo sostegno finanziario. La parità di trattamento in materia successoria non è sufficiente per realizzare un'effettiva parità di trattamento tra matrimonio e partenariato di fatto. La revisione proposta dal Governo federale intende almeno accrescere le possibilità per l'ereditando di attribuire al partner di fatto superstite, con una disposizione a causa di morte, una parte della successione maggiore di quella che può attribuirgli oggi. Spetta all'ereditando decidere quale importanza dare al partenariato e in quale misura il partner di fatto debba partecipare alla successione. Trattamento successorio dei figliastri

Il diritto successorio intende anche trattare in futuro le relazioni con i figliastri. Il loro numero è aumentato soprattutto in seguito all'aumento del numero dei divorzi negli ultimi anni. Fino a quando non vi è un'autentica adozione del figliastro, il CC non riconosce l'esistenza di un legame di diritto di famiglia tra il figliastro e il patrigno o la matrigna. Di conseguenza, in caso di decesso del patrigno o della matrigna, il figliastro non ha alcun diritto ereditario legale. In alcuni casi, questa situazione giuridica può avere risultati insoddisfacenti, per esempio nel caso in cui al figliastro, che è cresciuto a lungo con il figlio biologico dell'ereditando e ha di fatto un legame di intensità analoga con l'ereditando, non spetta alcuna quota ereditaria legale e quindi nemmeno una porzione legittima.

La relazione e la qualità della relazione tra figliastro ed ereditando è individuale e, a seconda dei casi, può prendere forme molto diverse. Dovrebbe essere decisiva anche in questo contesto la volontà dell'ereditando e dovrebbe così essergli permesso di far partecipare alla successione con una disposizione a causa di morte il figliastro che intende beneficiare per la sua prossimità personale. L'aumento della porzione disponibile proposto dall'avamprogetto facilita soluzioni di questo genere. Precisazioni circa i risparmi LPP e privata (secondo pilastro e pilastro 3a)

Il Consiglio federale vuole inoltre precisare esplicitamente nel diritto successorio che i risparmi della previdenza professionale e privata (secondo pilastro e pilastro 3a) non entrano nella massa ereditaria e continuano a essere versati esclusivamente ai beneficiari della previdenza definiti dalla legge. Invece, gli importi pagati a un'assicurazione sulla vita devono entrare nella massa ereditaria. In questo caso, l'importo ricevuto dal beneficiario dell'assicurazione sulla vita del defunto va imputato sulla sua parte alla successione. Le questioni fiscali in questo contesto

Le norme fiscali sono fonte di un'ulteriore disparità di trattamento tra matrimonio e partenariato di fatto.

Secondo il diritto vigente la competenza di prelevare un'imposta sulle successioni e sulle donazioni spetta ai Cantoni. Eccetto il Cantone di Svitto, tutti i Cantoni hanno fatto uso di questa competenza (il Cantone di Lucerna preleva un'imposta di successione, ma non un'imposta sulle donazioni). L'imposta sulle successioni prende di regola la forma di

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un'imposta a carico degli eredi, nel senso che il singolo erede è assoggettato all'imposta per la sua parte di eredità. Per quanto riguarda le donazioni, è il donatario a dovere l'imposta. Il coniuge superstite (in tutti i Cantoni), i discendenti (salvo nei Cantoni di Appenzello Interno, Neuchâtel e Vaud), i poteri pubblici e le organizzazioni di pubblica utilità sono esentati dall'imposta. Le normative cantonali divergono per quanto riguarda le franchigie, le aliquote fiscali e le speciali normative per le imprese.

Le liberalità fatte al coniuge nell'ambito del regime matrimoniale dei beni e in ambito successorio sono esenti da imposte in tutti i Cantoni, ma le liberalità successorie tra partner di fatto sono oggetto di un'importante imposta di successione nella maggior parte dei Cantoni. Negli ultimi anni molti Cantoni hanno ridotto le loro aliquote fiscali ma, come in passato, i partner di fatto rimangono seriamente svantaggiati sotto il profilo fiscale rispetto ai coniugi e infine, anche in condizioni equivalenti sotto ogni altro punto di vista, ottengono una parte della successione nettamente inferiore.

Ciò detto, se il diritto e la realtà non sono in sintonia, l'ordinamento giuridico non è più in grado di svolgere correttamente i propri compiti. Colmare questo divario e far confluire i citati sviluppi sociali nell'alveo del diritto sono pertanto esigenze centrali di ogni revisione.

Pertanto, sia che la proposta di riforma del diritto successorio posta in consultazione dal Consiglio federale venga accolta sia che venga respinta, resta il fatto che la realtà sociale, familiare e demografica descritta nei vari studi e rapporti confederati è mutata.

Si chiede quindi che il Cantone Ticino, avendo comunque la competenza in ambito fiscale per poter adeguare la propria LEGGE TRIBUTARIA, provveda alle modifiche necessarie e in particolare che: - l'art. 154 cpv. 1 lett. f) preveda l'esenzione fiscale anche per i partner di fatto e i figliastri

designati dal testatore quali suoi eredi (legatari,…) al pari di quanto è previsto oggi per coniugi e figli superstiti,

e/o

- in via però subordinata, l'art. 164 preveda coefficienti e aliquote nettamente più

agevolate per queste due categorie di eredi.

- Modificando tali norme, evidentemente e per le medesime ragioni di fondo andranno esentate, o ridotte, le imposte dovute da partner di fatto o figliastri in caso di donazioni tra vivi.

Matteo Quadranti L'assegnazione dell'iniziativa a una Commissione ai sensi dell'art. 103 cpv. 2 LGC è rinviata a una prossima seduta.

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MOZIONE

Ripristiniamo il Repertorio toponomastico ticinese

del 18 aprile 2016 Il 17 novembre 2015 il granconsigliere Walter Gianora - primo firmatario unitamente a ben 37 deputati di vari partiti - ha inoltrato al Consiglio di Stato l'interrogazione Repertorio Toponomastico Ticinese: quo vadis? (n. 176.15, v. allegato 1). La stessa mirava a far chiarezza su ruolo e attività del Repertorio toponomastico ticinese (RTT) dopo il trasferimento dall'Archivio di Stato al Centro di dialettologia e di etnografia (CDE). La risposta del Consiglio di Stato, datata 17 febbraio 2016 (n. 556, v. allegato 2), giunge invero dopo quasi due anni da detto trasferimento (il "poco più di un anno" con cui inizia la risposta è fuorviante; in effetti il trasferimento è avvenuto il 1o marzo 2014, su decisione dello stesso Consiglio di Stato, RG n. 1031 del 26.2.2014, v. allegato 3). A seguito di tale decisione del 2014, l'attività del RTT è stata parecchio ridimensionata, come dimostra la drastica riduzione delle pubblicazioni. Certo, il lavoro culturale non può essere valutato "a peso", ma siccome dal 2011 al 2013 erano stati pubblicati 8 volumi per un totale di oltre 1'500 pagine, mentre nei due anni successivi (ovvero dopo il trasferimento), è stato "prodotto" un solo volumetto di 88 pagine, qualcosa che "non giova" dev'esservi. Anche sotto questo profilo la risposta governativa appare deludente poiché, invece che affrontare i dati oggettivi sul drastico calo della raccolta dati e conseguente attività di pubblicazione, si diffonde piuttosto fumosamente su altre questioni sostenendo "ri-orientamenti, ampliamenti del campo di azione, coinvolgimento di collaboratori esterni dell'Università di Torino, di un informatico messo a disposizione dal Centro sistemi informativi (ndr. il cui rapporto d'impiego al CSI è nel frattempo peraltro terminato), linee scientifiche nuovamente adottate,…". Deludente anche perché consta che gli stessi collaboratori del RTT avevano trasmesso, in data 9 settembre 2015, alla Direzione del DECS un documento articolato e con dati statistici relativi alle problematiche sollevate già con la precedente interrogazione parlamentare e che purtroppo si debbono ora ribadire con questa mozione visto la che risposta governativa non le affronta. Sia come sia, il congelamento delle ricerche sul territorio e il rallentamento delle pubblicazioni sta producendo un diffuso malcontento anche fra gli enti locali (v. allegati 4 e 5 che attestano la scelta di far fronte in proprio a delle pubblicazioni di toponomastica vista la lentezza assunta dal RTT dopo l'accorpamento al CDE). Fino al 2014, le collaborazioni con le realtà locali erano per contro attive e non di rado entusiaste per entrambe le collane curate allora dal RTT. Preso atto della risposta del 17 febbraio 2016, i sottoscritti deputati ritengono che:

l'attuale impostazione del RTT comporta la perdita grave e irrimediabile di un patrimonio toponomastico oggi in parte ancora disponibile, ma che sta scomparendo per evidenti ragioni anagrafiche delle fonti;

la ricerca e la raccolta di informazioni dirette dagli informanti viventi deve quindi avere l'assoluta precedenza sulla ricerca di archiviazione;

la valenza scientifica dell'impostazione attuale non giustifica la scarsa produttività del CDE, che costa al contribuente più di 3'600'000.- franchi all'anno, di cui circa i 2/3, più

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esattamente franchi 2'300'000.-, per stipendi (v. dati dal consuntivo 2014 - allegato 6);

le scelte e le strategie del CDE, peraltro già sperimentate con risultati controversi (v. Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana, che finora ha prodotto in media le ricerche su una lettera d'alfabeto ogni vent'anni!), non sono compatibili con le mansioni e i compiti del RTT;

il servizio fino a inizio 2014 raccoglieva ampi consensi, produceva risultati tangibili (le pubblicazioni) e sapeva gestire le numerose iniziative e le collaborazioni con gli enti locali, malgrado le risorse limitate;

il servizio fino a inizio 2014 funzionava adeguatamente sia sotto l'aspetto amministrativo che scientifico, come comprovato dalla ripetuta certificazione ISO 9001 imposta dall'Archivio di Stato e dalle competenze del precedente responsabile (linguista e professore universitario, titoli che nessuno al CDE può vantare);

le ragioni dell'attuale "malfunzionamento" del RTT potrebbero essere messe in relazione a problemi di gestione interna, del resto già oggetto dell'interrogazione n. 89.07 del 28 marzo 2007 (Quadri e Bergonzoli) circa possibili casi di mobbing all'interno del CDE, interrogazione rimasta inevasa (v. allegato 7).

Tutto ciò premesso, i sottoscritti deputati chiedono al Consiglio di Stato di:

trasferire il RTT al di fuori del CDE, in una sede più consona all'attività svolta fino a inizio 2014 (Documentazione regionale ticinese della Biblioteca cantonale?, ritorno all'Archivio di Stato?, Istituto di studi italiani – ISI – dell'USI?, …);

mettere il RTT nelle condizioni di poter svolgere il proprio lavoro trasferendo dal CDE a costo zero nella nuova collocazione i collaboratori già attivi nel servizio in precedenza, assieme a un linguista;

riconsegnare al RTT, nella nuova collocazione, la documentazione, gli archivi, la biblioteca, le pubblicazioni e gli strumenti informatici acquisiti dal trasferimento del 2014.

Matteo Quadranti Badaracco - Bergonzoli - Crugnola - De Rosa - Ferrara Micocci - Ferrari - Galusero - Ghisla - Ghisletta - Gianora - Guerra - Käppeli - Mattei - Peduzzi - Pini - Schnellmann - Terraneo - Zanini Allegati: 1. Interrogazione RTT n. 176.15 del 17.11.2015 2. Interrogazione RTT n. 176.15, risposta RG n. 556 del 17.02.2016 3. Risoluzione del Consiglio di Stato n. 1031 del 26.02.2014 sul trasferimento del RTT dall'Archivio

di Stato al CDE 4. Disdetta Coglio del 29.07.2015 5. Disdetta Brione s. Minusio del 14.09.2015 6. Consuntivo CDE del 2014 7. Interrogazione RTT n. 89.07 del 28 marzo 2007

Ai sensi dell'art. 105 cpv. 2 LGC, la mozione è trasmessa al Consiglio di Stato.

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MOZIONE

Lavori di pubblica utilità in caso di necessità, un'opportunità per persone in assistenza o in disoccupazione

del 18 aprile 2016 La neve caduta nel weekend del 5/6 marzo ha messo a dura prova molti uffici tecnici comunali e diversi marciapiedi, anche nei giorni seguenti, sono rimasti ghiacciati o con ancora grandi quantità di neve da spalare, ciò che ha comportato diversi disagi a molti cittadini. Questa situazione è lo spunto per valutare un maggiore coinvolgimento di persone disoccupate o in assistenza nello svolgimento di lavori di pubblica utilità in caso di necessità. È per esempio ipotizzabile che le persone interessate a svolgere questo tipo di lavori si annuncino ai rispettivi Comuni di residenza i quali, in caso di necessità, potrebbero fare capo a delle forze supplementari rispetto a quelle che compongono le squadre degli uffici tecnici. Un simile dispositivo avrebbe un duplice vantaggio:

1. i Comuni disporrebbero di una migliore capacità di intervento, soprattutto in casi di necessità improvvise o straordinarie, ciò che potrebbe limitare gli inconvenienti per la cittadinanza confrontata con simili situazioni;

2. le persone coinvolte avrebbero la possibilità di mantenere una forma di contatto con il mondo del lavoro, svolgendo inoltre un'attività a favore delle collettività;

3. le persone coinvolte avrebbero inoltre la possibilità di integrare le loro indennità con dei contributi supplementari.

Per questi motivi, prendendo spunto da una proposta di Giovanni Albertini (membro di comitato Generazione Giovani Ticino) e di Alessandro Spano (Presidente Giovani Liberali Radicali Ticinesi), chiediamo al Consiglio di Stato di valutare, in collaborazione con i Comuni, l'introduzione di progetti pilota negli agglomerati urbani che prevedano il coinvolgimento (remunerato) di persone disoccupate o in assistenza nello svolgimento di compiti di pubblica utilità in casi di necessità. Maurizio Agustoni Bang - Bignasca - Fonio - Frapolli - Gaffuri - Gendotti - Ghisla - Käppeli Rückert - Schnellmann Ai sensi dell'art. 105 cpv. 2 LGC, la mozione è trasmessa al Consiglio di Stato.

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MOZIONE

Adesione dell'EOC al programma federale "Swiss Hospitals for Equity"

del 18 aprile 2016 Introduzione

La popolazione ticinese negli ultimi anni ha conosciuto una crescita importante e si trova ora a quota 350'363 persone (+3.824 individui rispetto al 2013). La crescita è caratterizzata da un ulteriore aumento della quota di stranieri (il 27,6%) e di ultrasessantacinquenni (il 21,6%). Da rilevare sono l'importanza e l'eterogeneità della popolazione straniera: delle 157 nazionalità censite in Ticino nel 2014, le nove principali sono quelle italiana, portoghese, tedesca, serba, croata, spagnola, bosniaca, kosovara e brasiliana. I cittadini italiani sono i più numerosi (58.218 persone, il 60,2% degli stranieri) mentre quelli degli altri otto paesi rappresentano complessivamente il 23,2% degli stranieri. Le restanti 148 nazionalità (il 16,6% del totale) sono piccole comunità nazionali che nella maggior parte dei casi contano poche decine d'individui. (Dati dal comunicato stampa dell'Ufficio di statistica del 27 agosto 2015) Ma anche a livello federale, la quota degli stranieri rappresenta oltre un quinto degli abitanti della Svizzera e un quarto della popolazione lavorativa. Gli stranieri cofinanziano quindi in misura determinante la nostra sanità pubblica – tuttavia, lo stato di salute di queste persone è meno buono rispetto a quello degli autoctoni. Il Programma nazionale «Migrazione e salute», attuato su incarico del Consiglio federale, rappresenta il contributo dell'Ufficio federale della sanità pubblica a favore dei migranti nel campo della sanità pubblica. Il programma nazionale "Migrazione e salute"

"Il 100% dell'anamnesi si basa sull'interazione linguistica e il 75% di una diagnosi corretta si basa sull'anamnesi" – Bernard Lown, cardiochirurgo

"Il 60% della terapia è comunicazione" – BéatriceStrüby, caporeparto all'Inselspital Quando si tratta di salute, comprendere ed essere compresi è cruciale. Competenze comunicative sono richieste al personale sanitario a tutti i livelli, al fine di evitare fraintendimenti con i pazienti, fare le domande giuste e poter ascoltare in modo efficace. Comunicare con i pazienti migranti è particolarmente complesso. In Svizzera vivono circa 200'000 persone che non parlano nessuna delle lingue nazionali né l'inglese. Inoltre, molti pazienti provenienti da un contesto migratorio hanno difficoltà a gestire le normali conversazioni e necessitano di assistenza per comprendere spiegazioni complesse riguardanti la salute. I pazienti con scarsa padronanza della lingua del Paese ospitante o con conoscenze limitate del sistema sanitario sono più esposti a incomprensioni, utilizzo inappropriato di medicamenti, errori medici o altre situazioni sfavorevoli. È essenziale quindi promuovere una comunicazione efficace e la partecipazione del paziente al processo decisionale, soprattutto per quel che riguarda il consenso informato o gli interventi chirurgici. Lo stesso vale per altri aspetti riguardanti le cure, in particolare la gestione di malattie croniche (p. es. il diabete). Per questo motivo, i pazienti e i loro familiari necessitano di informazioni

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adeguate per comprendere le malattie e partecipare alle decisioni e alla pianificazione della terapia. Essere informati meglio e in misura maggiore contribuisce alla sicurezza dei pazienti, promuove le scelte consapevoli e ragionate e consente ai pazienti di collaborare con successo con il personale ospedaliero. Anche il nostro Cantone ha contribuito, già a partire dalla fine degli anni '90, ad affrontare il tema dell'accesso alla salute da parte della popolazione migrante con diversi interventi (http://www4.ti.ch/dss/dsp/upvs/settori-di-attivita/migranti). Nel 2011 su mandato dell'Ufficio Promozione e Valutazione Sanitaria del DSS è stato realizzato anche il rapporto "Promozione della salute e prevenzione adattati alla popolazione migrante: Analisi dei bisogni dei programmi e dei progetti di salute pubblica nel Cantone Ticino" e in seguito a questo rapporto il Consiglio di Stato Stato ha istituito il gruppo di lavoro "Migrazione e salute" che ha elaborato delle raccomandazioni in sintonia con quanto previsto anche dalla strategia federale. Swiss Hospitals for Equity

Con il progetto "MigrantFriendly Hospitals" l'Uffico federale della sanità pubblica promuove dal 2010 l'istituzione di centri di competenza che tengano conto delle esigenze dei migranti. Questi centri, ribattezzati in "Swiss Hospitals for Equity", presentano su un sito web comune i loro programmi e le loro misure. La missione della rete "Swiss Hospitals for Equity" è di promuovere un'assistenza sanitaria di alta qualità per tutti i pazienti a prescindere dalla loro origine, nazionalità, lingua, religione, situazione socioeconomica e competenza sanitaria. I seguenti ospedali e gruppi ospedalieri fanno parte della rete "Swiss Hospitals for Equity" e fino alla fine del 2017 saranno sostenuti dall'UFSP nelle misure finalizzate alla promozione delle pari opportunità per la popolazione migrante: ospedali universitari di Basilea, Ginevra e Losanna, ospedali pediatrici di Zurigo, Basilea e San Gallo, ospedali di Soletta e ospedale cantonale di Aarau. Per rafforzare il lavoro già attuato in Ticino in questo ambito e per le ragioni esposte, si chiede al Consiglio di Stato di istituire nell'ambito del programma federale "Migrazione e salute", in almeno uno degli ospedali pubblici dell'EOC, un centro di competenza legato alle esigenze dei migranti, con lo scopo di:

migliorare la qualità delle cure sanitarie per i migranti;

favorire la salute pubblica;

garantire l'accessibilità alle cure sanitarie in modo paritario a tutta la popolazione. Inoltre si chiede al Consiglio di Stato, alla luce di quanto già fatto e della best practice nel settore della salute pubblica cantonale, di elaborare una strategia sul tema dell'accesso alle informazioni e delle pari opportunità anche nel settore sociale ed educativo. http://www.hospitals4equity.ch/index.php/it/home-it http://www.bag.admin.ch/themen/gesundheitspolitik/07685/12522/13674/index.html?lang=it

Gina La Mantia Bang - Corti - Crivelli Barella - Ducry - Durisch - Kappenberger - Quadranti Ai sensi dell'art. 105 cpv. 2 LGC, la mozione è trasmessa al Consiglio di Stato.

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MOZIONE Sussidiarietà nella Costituzione

del 18 aprile 2016 In data 24 settembre 2012 presentai un'iniziativa parlamentare volta a modificare la Legge cantonale sui sussidi dal titolo "Modifica della Legge sussidi: non solo sussidi ma anche sussidiarietà". La proposta non è accolta dal Governo che l'11 febbraio 2014 presenta un messaggio (controprogetto) con cui tiene buoni e validi i principi dell'iniziativa ma si oppone alla modifica della Legge sui sussidi. Abbondanzialmente scrive e anticipa che si dovrebbe inserire il principio a livello di Costituzione, ma suggerisce e lascia il tema al Parlamento. Il 26 agosto 2014 la Commissione della gestione e delle finanze del Gran Consiglio, di propria iniziativa fa suo il suggerimento del Governo e presenta un Rapporto contrario all'inserimento del principio nella Legge sussidi ma è favorevole al principio dell'Iniziativa proponendo al Gran Consiglio di fissarlo nella Costituzione cantonale. Il 22 settembre 2014 il Gran Consiglio, con 56 voti favorevoli e 1 contrario, decide di non inserire la sussidiarietà nella Legge sussidi ma accoglie la proposta di inserire il principio nella Costituzione cantonale. Chiede quindi formalmente al Governo di attivarsi per iscrivere il principio nella Costituzione facendo proprie le conclusioni del rapporto di maggioranza della Commissione della gestione e delle finanze che recitano:

[…] la Commissione della gestione e delle finanze invita il Parlamento: - ad archiviare l'iniziativa parlamentare elaborata del 24 settembre 2012 del deputato Sergio

Morisoli "Modifica della Legge sui sussidi cantonali: non solo sussidi ma anche sussidiarietà", dando seguito unicamente al suo principio di fondo e quindi agli auspici governativi;

- incaricando, ai sensi dell'articolo 96 della Legge sul Gran Consiglio e sui rapporti con il Consiglio di Stato, il Governo di elaborare una proposta di revisione parziale della Costituzione cantonale che, come auspicato dallo stesso Governo nelle conclusioni del messaggio n. 6909, codifichi a livello costituzionale il principio della sussidiarietà, «trattandosi di un elemento fondamentale che sta alla base della ripartizione dei compiti tra Cantone e Comuni, da un lato, ed enti pubblici ed enti privati, dall'altro».

A oltre 3 anni e 6 mesi dall'iniziativa e a 1 anno e 6 mesi dal voto del Gran Consiglio, chiedo al Governo:

1. di intraprendere i lavori per attuare la decisione parlamentare, quindi demandare al Dipartimento competente il compito indicato dal Gran Consiglio di "elaborare una proposta di revisione parziale della Costituzione cantonale";

2. di indicare un piano temporale per i lavori preparatori e di attuazione del principio;

3. di allestire un testo di modifica costituzionale conforme che tenga conto dei contenuti del testo dell'iniziativa ed emersi nel dibattito parlamentare del 22 settembre 2014;

4. di inserire la modifica costituzionale nel piano delle modifiche legislative delle LD 2016-2019.

Sergio Morisoli Ai sensi dell'art. 105 cpv. 2 LGC, la mozione è trasmessa al Consiglio di Stato.

Allegati: - estratto verbale Gran Consiglio

- estratto rapporto Commissione della gestione e delle finanze - estratto messaggio governativo

Ai sensi dell'art. 105 cpv. 2 LGC, la mozione è trasmessa al Consiglio di Stato.

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INTERPELLANZA

Questione di rispetto, educazione e sani costumi

del 16 aprile 2016 Spesso noi Gran Consiglieri siamo troppo indulgenti nei confronti del Consiglio di Stato e sorvoliamo su tante manchevolezze nei nostri confronti. Accettando queste modalità si finisce poi col legittimare un atteggiamento di eccessiva sicurezza del Consiglio di Stato e sappiamo che troppa sicurezza spesso porta a errori. È pertanto un compito di noi Gran Consiglieri vegliare affinché le regole previste vengano rispettate. Siamo un Parlamento di milizia confrontato con una macchina amministrativa impressionante. Un divario di mezzi in campo assolutamente sproporzionato. Con questi rapporti di forza dobbiamo assolutamente fare in modo che le regole del gioco vengano rispettate altrimenti creiamo le premesse per una deriva del sistema e tollerando questi modi non faremmo di certo l'interesse pubblico. La Legge sul Gran Consiglio e i rapporti con il Consiglio di Stato all'art. 97 prevede:

Art. 97

1L'interpellanza è la domanda formulata per iscritto da uno o più deputati, rivolta al Consiglio di Stato, su un oggetto d'interesse pubblico generale, che deve essere indicato nel testo.

2L'interpellante può sviluppare oralmente la sua domanda per un massimo di 5 minuti.

3Il Consiglio di Stato risponde pubblicamente per un massimo di 10 minuti, seduta stante o nella seduta successiva.

4Se l'interpellanza è presentata almeno 10 giorni prima della seduta, è tenuto a rispondere nella seduta stessa.

5Con il consenso dell'interpellante, il Consiglio di Stato può presentare una risposta scritta, distribuita in aula ai deputati presenti, o trasformare l'interpellanza in interrogazione.

6L'interpellante si dichiara soddisfatto o non soddisfatto; sono consentite una breve replica dell'interpellante e la breve duplica del rappresentante del Consiglio di Stato.

7Dopo la risposta a un'interpellanza, vi può essere una discussione generale, se il Gran Consiglio lo decide. Un Gran Consigliere consapevolmente ha la possibilità di scegliere tra interrogazione e interpellanza. In data 9 giugno 2015 avevo inoltrato l'interpellanza AlpTransit - comunichiamo attraverso il nostro territorio e i nostri prodotti (http://www4.ti.ch/user_librerie/php/ GC/caricaAllegato.php? allid=80203). Obiettivo era marcare una presenza importante del Ticino nei festeggiamenti di AlpTransit e di farne parlare il più presto possibile per creare le condizioni ideali e favorevoli alla riuscita.

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La scelta della forma dell'interpellanza era quindi voluta da parte mia per accelerare l'incisività dell'operazione su questo tema. La risposta l'ho ricevuta non entro i dieci giorni o nella seduta seguente bensì a dicembre. Sei mesi dopo. Abbiamo visto anche tutti quanti come è poi andata a finire. L'assegnazione dell'appalto è andato a una ditta svizzero tedesca. Sembra che le nostre ditte si siano fatte trovare impreparate e/o che la nostra Amministrazione non abbia contribuito all'elaborazione di concorsi con criteri rispettosi della realtà del nostro Cantone. Occasione persa! In data 17 febbraio 2016 rilancio. Altra interpellanza: Festeggiamenti AlpTransit e interessi del Ticino: DATEC, UFT, FFS, AlpTransit,… come mai tutti uguali? (http://www4.ti.ch/user_librerie/php/GC/ caricaAllegato. php?allid=100187).

Senza mettere in discussione la valenza dell'opera AlpTransit con l'interpellanza metto in primo piano vari aspetti in cui ad oltralpe si è inadempienti nei confronti del Ticino. Festeggiamenti, compenso agricolo, merci pericolose. Anche in questo caso la forma scelta dell'atto di mia competenza non è a caso. Sono del parere che prima di procedere a festeggiare si metta in regola il dovuto. E visto che i festeggiamenti sono imminenti, i tempi stringono. Ci sono poi cifre milionarie che "spasseggiano" e da tempo. Sarò altezzoso ma nei miei principi un Consiglio di Stato che tutela gli interessi cantonali dovrebbe agire anche in questo modo. Scelgo pertanto la forma dell'interpellanza per sollecitare una risposta a breve. Anche in questo caso ad oggi nessuna risposta e sono passati due mesi e ne mancano meno di due ai festeggiamenti AlpTransit. Chiedo pertanto nuovamente al Consiglio di Stato con la forma dell'interpellanza, visto che la buona educazione dovrebbe regnare sempre: 1. dove si sono fermati questi atti parlamentari? 2. Il mancato rispetto dei termini di legge previsti nei nostri atti parlamentari comporta

conseguenze legali all'interno dell'esecutivo? 3. Cosa intende fare il Consiglio di Stato per assicurare che in futuro la situazione rientri

nelle regole? Cleto Ferrari L'eventuale sviluppo e la risposta saranno presentati nel corso di una prossima seduta.

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INTERPELLANZA

Esiste un controllo incrociato numero nuovi cani dall'entrata in vigore obbligatoria dei corsi OPAn - frequenza di questi cani ai corsi OPAn - entrate fiscali?

del 18 aprile 2016 L'art. 68 dell'Ordinanza federale sulla protezione degli animali (OPAn) del 23 aprile 2008 obbliga i proprietari di cani a frequentare dei corsi di diverso tipo a dipendenza dei casi, al termine dei quali dovrebbe essere consegnato un certificato di frequenza. 1. Esiste un controllo di chi ha frequentato i corsi in base al rilascio dei certificati? 2. Esiste un controllo certificati-nuovi cani sul territorio cantonale? 3. Esiste un controllo corsi-nuovi cani-entrate fiscali? E sì, perché, lasciando da parte i

corsi specifici per i cani delle trenta razze soggette ad autorizzazione, ogni corso pratico o teorico per cani "normali" costa almeno fr. 120.- ciascuno?

Patrizia Ramsauer L'eventuale sviluppo e la risposta saranno presentati nel corso di una prossima seduta.