Seconda Lettura per l’Ufficio delle letture nel Tempo ...

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1 Chiesa di Bologna Seconda Lettura per l’Ufficio delle letture nel Tempo Ordinario II Da lunedì 14 gennaio a martedì 12 febbraio 2013 BOLOGNA 2012

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Chiesa di Bologna

Seconda Lettura per

l’Ufficio delle letture

nel Tempo Ordinario

II

Da lunedì 14 gennaio a martedì 12 febbraio 2013

BOLOGNA 2012

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PRESENTAZIONE In occasione dell’Anno della Fede il Cardinale

Arcivescovo, tenendo presente la possibilità offerta dal n.

248 delle Premesse e norme per la Liturgia delle Ore, ha

desiderato venisse offerta a sacerdoti, religiosi e laici che

celebrano l’Ufficio delle Letture la possibilità di sostituire

il testo patristico con una lettura alternativa di commento al

Simbolo di fede, sempre dalla tradizione patristica.

Si intende così aiutare la preghiera personale e

comunitaria a sintonizzarsi e ad accompagnare il cammino

ecclesiale, come già accaduto nell’Anno Paolino e

dell’Anno Sacerdotale, con buoni frutti.

La proposta prevede l’interruzione solo nelle

memorie obbligatorie, feste e solennità, così come avviene

nel calendario della Liturgia delle Ore.

In questa seconda parte, fino all’inizio della

Quaresima, vengono offerti testi dalle opere di

sant’Ambrogio e sant’Agostino.

Per chi lo desidera è possibile avere copia del

fascicolo presso il C.S.G., al terzo piano della Curia.

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Lunedì 14 gennaio

SECONDA LETTURA

Da «La spiegazione del Credo» di sant’Ambrogio, vescovo 1-4

Il simbolo custodisce tutte le verità della nostra fede

Fino a questo momento si sono celebrati i misteri degli scrutini. Si è

fatta un’indagine per avere la certezza che nessuna impurità restasse

attaccata al corpo di qualcuno. Per mezzo dell’esorcismo si è cercata

e comunicata la santificazione non solo del corpo ma anche

dell’anima. Ora è il tempo e il giorno di trasmettere il simbolo, il

simbolo che è un sigillo spirituale, il simbolo che è la meditazione

del nostro cuore e ne è come una difesa sempre presente: senza

dubbio, è il tesoro che custodiamo nel nostro petto.

Anzitutto dobbiamo conoscere la spiegazione del nome stesso. In

greco si dice «simbolo», in latino «contributo».E soprattutto sono

soliti parlare di contributo i commercianti, quando mettono in

comune il loro denaro, e questo, per così dire, riunito in un unico

mucchio formato dal contributo dei singoli, si conserva intatto ed

inviolabile, in modo che nessuno tenta di frodare nella contribuzione,

nessuno nel rapporto d’affari. Perciò tra gli stessi commercianti c’è

l’abitudine di respingere come disonesto chi commette frode.

I santi apostoli, dunque, radunatisi insieme compilarono un

compendio della fede, perché noi possiamo conoscere in breve tutte

le verità della nostra fede. La brevità è necessaria per poterle

conservare sempre nella memoria e nel ricordo. So che, soprattutto

nei Paesi Orientali, alcuni per frode, altri per zelo – per frode gli

eretici, per zelo i cattolici – gli uni, tentando d’insinuarsi con

l’inganno, aggiunsero ciò che non si doveva alle verità tramandate

primieramente dai nostri padri, gli altri, per l’impegno d’evitare la

frode, superarono manifestamente per una specie di pietà e di

leggerezza i limiti stabiliti dagli antichi.

I santi apostoli dunque, radunatisi insieme, compilarono in breve un

simbolo.

Fatevi il segno della croce! (Fatto il segno della croce e recitato il

simbolo)

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In questo simbolo è espressa in modo chiarissimo la divinità della

Trinità eterna: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Dove infatti non

c’è distinzione di maestà, non ci deve essere nemmeno distinzione di

fede. Vi ho poi frequentemente ricordato che nostro Signore Gesù

Cristo, Figlio di Dio, ha assunto egli solo questa carne con un’anima

umana, razionale perfetta, e una forma corporea. Per la realtà di

questo corpo è diventato come un uomo, ma conserva il privilegio

esclusivo della sua generazione divina. Non è nato infatti dal seme di

un uomo, ma è stato generato di Spirito Santo da Maria Vergine,

come dice. Conosci il privilegio del divino creatore? Certamente è

diventato come un uomo per prendere nella sua carne le nostre

infermità, ma è venuto col privilegio della sua eterna maestà.

Recitiamo dunque il simbolo! (E, dopo averlo recitato, continuò:)

Questo è il contenuto della scrittura divina. Dobbiamo forse

audacemente oltrepassare i limiti stabiliti dagli apostoli? Siamo noi

forse più prudenti degli apostoli?

Ma tu mi dici: « Dopo sono venute a galla le eresie ». Infatti anche

l’Apostolo afferma: « Bisogna che ci siano eresie, perché i buoni

siano messi alla prova ». Che dunque? Quale semplicità, quale

purezza! Quando si fecero avanti i Patripassiani, anche i cattolici in

questo paese credettero di dover aggiungere «invisibile» e

«impassibile», come se il Figlio di Dio fosse stato visibile e

passibile! Se fu visibile nella carne, visibile fu quella carne, non la

divinità, fu passibile la carne, non la divinità. Ascolta perciò che cosa

dice: Dio mio, Dio mio, guardami, perché mi hai abbandonato?

Ammettiamo pure che i nostri padri abbiano agito da medici, abbiano

voluto recare dalla malattia la salute: non si cerca un rimedio, se non

fosse stato necessario in quel tempo in cui taluni eretici erano affetti

da una grave malattia spirituale. E se allora si doveva cercare, ora

non si deve cercare più. Per quale motivo? Contro i Sabelliani la fede

è rimasta intatta, i Sabelliani sono stati cacciati specie dalle regioni

d’Occidente. Da quel « rimedio » gli Ariani hanno ricavato a loro

vantaggio una specie di tranello, cioè, siccome noi seguiamo il

simbolo della Chiesa romana, essi ritenevano invisibile e impassibile

il Padre onnipotente e dicevano: « Vedi che il simbolo dice così? »

per definire il Figlio visibile e passibile. Che dunque? Quando la fede

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è integra, bastano gli insegnamenti degli apostoli, non si cerchino

garanzie, sia pure dai vescovi. Perché? Perché al buon grano si è

mescolata la zizzania.

RESPONSORIO

R. Ora è il tempo e il giorno di trasmettere il simbolo, il simbolo che

è un sigillo spirituale, il simbolo che è la meditazione del nostro

cuore e ne è come una difesa sempre presente. * Senza dubbio è il

tesoro che custodiamo nel nostro petto.

V. I santi apostoli, dunque, radunatisi insieme compilarono un

compendio della fede, perché noi possiamo conoscere in breve tutte

le verità della nostra fede.

R. Senza dubbio è il tesoro che custodiamo nel nostro petto.

Tutto prosegue come nella Liturgia delle Ore del giorno.

Martedì 15 gennaio

SECONDA LETTURA

Da «La spiegazione del Credo» di sant’Ambrogio, vescovo 5-6

Il simbolo ci presenta il Creatore e la sua opera di salvezza

Il simbolo comincia così: CREDO (in Dio Padre onnipotente e in

Gesù Cristo, suo Figlio) UNICO, NOSTRO SIGNORE. Dite così:

SUO FIGLIO UNICO, non «unico Signore»; c’è un solo Dio e anche

un solo Signore. Ma perché non tendano tranelli e dicano che noi

diciamo che il Figlio è una sola persona, aggiungiamo: E in (Gesù

Cristo, suo Figlio) unico, nostro Signore!

Poiché ho parlato della divinità del Padre e del Figlio, si viene

all’incarnazione di questo: CHE È NATO (di Spirito Santo da Maria

Vergine; sotto Ponzio Pilato ha patito, è morto) ED È SEPOLTO.

Hai qui sia la sua passione sia la sua sepoltura. IL TERZO GIORNO

(è risorto) DAI MORTI. Hai anche la sua risurrezione. SALÍ (al

cielo), SIEDE ALLA DESTRA DEL PADRE. Vedi dunque che la

carne non poté togliere niente alla divinità, anzi dalla incarnazione

Cristo ottenne un grande trionfo. Per quale ragione, infatti, dopo

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essere salito al cielo dalla morte, «siede alla destra del Padre»?

Perché, per così dire, recava al Padre il frutto della buona volontà.

Hai qui due fatti: «È risorto da morte, siede alla destra del Padre ».

Dunque la carne non poté recare alcun danno alla gloria della

divinità. Hai due spiegazioni: nostro Signore Gesù Cristo o « siede

alla destra », « è risorto da morte » secondo il privilegio della sua

divinità oppure, quale eterno trionfatore che « aveva procurato a Dio

Padre un buon regno », rivendicò per sé il privilegio dovuto alla sua

vittoria.

SIEDE ALLA DESTRA DEL PADRE (donde verrà a giudicare i

vivi) E I MORTI. Ascolta, uomo! Devi credere senza indugio. La

stessa fede derivi dalla carità. Chi ama, non sottrae nulla. L’amico

che ama l’amico, non gli toglie nulla. Chi ama il Signore, a maggior

ragione non deve togliergli nulla. Perché dico « siede »? Chi ama, ha

motivo anche di temere. Donde (verrà a giudicare i vivi) e i morti.

Egli in persona ci giudicherà. Guardati dunque dal togliere qualcosa

a colui che avrai per giudice. Perché questo mistero? Forse non è uno

solo il giudizio del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo? Forse non

è una sola la volontà, non è una sola la maestà? Per quale motivo ti si

dice che il Figlio ti giudicherà, se non perché tu comprenda che al

Figlio non si deve togliere nulla? Vedi dunque: credi nel Padre, credi

anche nel Figlio. E in terzo luogo? E NELLO SPIRITO SANTO.

Qualunque sacramento tu riceva, lo riceverai nel nome di questa

Trinità. Nessuno t’inganni. Vedi dunque che nella adorabile Trinità

c’è una sola operazione, una sola azione santificatrice, una sola

maestà.

Comprendi esattamente il modo con il quale crediamo nel Creatore, e

quindi non dire: «Ma c’è anche nella Chiesa, c’è anche nella

remissione dei peccati, c’è anche nella risurrezione». Che significa?

Il motivo è uguale: così crediamo in Cristo, così crediamo nel Padre,

come crediamo «nella Chiesa», «nella remissione dei peccati», «nella

resurrezione della carne». Quale ne è la ragione? Perché chi crede nel

Creatore, crede anche nell’opera del Creatore. D’altronde, perché

non crediate che si tratti di un parto della nostra mente, eccovene una

testimonianza: Se non credete a me, credete almeno alle mie opere!

Sai dunque questo. Ora la tua fede splenderà maggiormente, se

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penserai che la fede autentica e senza riserve si deve estendere

all’opera del tuo Creatore, alla «santa Chiesa» e alla «remissione dei

peccati». Credi dunque che per la fede ti sono rimessi tutti i tuoi

peccati. Per questo hai letto nel Vangelo le parole del Signore: La tua

fede ti ha salvato. LA REMISSIONE (dei peccati), LA

RISURREZIONE (della carne). Credi che risorgerà anche la carne!

Infatti perché fu necessario che Cristo s’incarnasse? Perché fu

necessario che Cristo salisse sulla croce? Perché fu necessario che

Cristo soggiacesse alla morte, ricevesse la sepoltura e risorgesse, se

non per la tua risurrezione? Tutto questo mistero è quello della tua

risurrezione. Se Cristo non è risorto, la nostra fede è vana. Ma

siccome è risorto, la nostra fede è fondata.

RESPONSORIO

R. Ascolta uomo! Devi credere senza indugio. La stessa fede derivi

dalla carità. Chi ama, non sottrae nulla. L’amico che ama l’amico,

non gli toglie nulla. Chi ama il Signore, a maggior ragione non deve

togliergli nulla. * Se Cristo non è risorto, la nostra fede è vana. Ma

siccome è risorto, la nostra fede è fondata.

V. Ora la tua fede splenderà maggiormente, se penserai che la fede

autentica e senza riserve si deve estendere all’opera del tuo Creatore,

alla “santa Chiesa” e alla “remissione dei peccati”.

R. Se Cristo non è risorto, la nostra fede è vana. Ma siccome è

risorto, la nostra fede è fondata.

Tutto prosegue come nella Liturgia delle Ore del giorno.

Mercoledì 16 gennaio

SECONDA LETTURA

Da «La spiegazione del Credo» di sant’Ambrogio, vescovo 7-9

Al simbolo non va aggiunto o tolto nulla perché espressione

della fede comune

Ho detto che gli apostoli hanno composto il simbolo. Se dunque i

commercianti che esercitano il traffico delle merci terrene e coloro

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che vi contribuiscono con il loro denaro hanno la norma che, se uno

viene meno ai suoi impegni contributivi, viene considerato disonesto

e indegno di fiducia, tanto più dobbiamo guardarci dal togliere

qualcosa al simbolo degli antichi, dal momento che trovi

nell’Apocalisse di Giovanni – libro che è considerato canonico e che

giova in sommo grado al fondamento della fede; in esso

manifestamente egli chiama «onnipotente» nostro Signore Gesù

Cristo, benché anche in altri luoghi – dunque in questo libro: « Se

uno, dice, aggiunge o toglie, stabilisce per sé il giudizio e la pena ».

Se non si deve togliere nulla agli scritti di un solo apostolo e nulla si

deve aggiungere, come potremo noi contaminare il simbolo che

abbiamo ricevuto, trasmesso e composto dagli apostoli? Nulla

dobbiamo togliere, nulla aggiungere. Questo è il simbolo accolto

dalla Chiesa di Roma, dove ebbe la sua sede Pietro, il primo tra gli

apostoli, e là egli portò l’espressione della fede comune.

Dunque, come vi sono dodici apostoli, vi sono anche dodici articoli.

Fatevi il segno della croce! (Fatto il segno della croce:)

CREDO (in Dio Padre onnipotente e in Gesù Cristo suo Figlio unico,

nostro Signore, che è nato di Spirito Santo da Maria) VERGINE: hai

la divinità del Padre, la divinità del Figlio, hai l’incarnazione del

Figlio, come ho detto.

SOTTO (Ponzio Pilato ha patito, è morto ed è stato) SEPOLTO: hai

la passione, la morte e la sepoltura. Ecco qui quattro articoli!

Vediamone altri: IL TERZO GIORNO (è risorto dai morti, è salito al

cielo, siede alla destra del Padre, donde verrà a giudicare i vivi e) I

MORTI. Ecco altri quattro articoli, cioè, in totale, otto articoli.

Vediamo ancora altri quattro articoli:

E NELLO SPIRITO SANTO, (la santa Chiesa, la remissione dei

peccati) LA RISURREZIONE (della carne). Ecco in corrispondenza

con i dodici apostoli, sono stati definiti anche dodici articoli.

Desidero che voi siate chiaramente ammoniti che il simbolo non

deve essere scritto, perché lo dovete restituire. Ma nessuno lo scrive.

Per quale motivo? Lo abbiamo ricevuto alla condizione che non

debba essere scritto. Ma che si deve fare? Saperlo a memoria. Ma tu

obietti: «Come può essere ricordato, se non si scrive?». Si può

ricordare di più, se non si scrive. «Perché mai?». Ascoltate! Ciò che

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scrivi, non cominci a ripassarlo meditandolo ogni giorno, perché non

ti preoccupi, pensando di poterlo rileggere. Al contrario, ciò che non

scrivi, temi di dimenticarlo, cominci a ripassarlo ogni giorno.

È poi una grande difesa. Capitano intorpidimenti dell’animo e del

corpo, la tentazione del nemico che non concede mai tregua, qualche

tremito del corpo, il male di stomaco. Ripassa il simbolo e scruta

dentro di te. Perché? Per farne un’abitudine e, ripetendolo da solo ad

alta voce, dove ci sono dei fedeli, non cominciare a ripeterlo tra i

catecumeni e gli eretici.

RESPONSORIO

R. Se non si deve togliere nulla agli scritti di un solo apostolo e nulla

si deve aggiungere, come potremmo noi contaminare il simbolo che

abbiamo ricevuto, trasmesso e composto dagli apostoli? * Nulla

dobbiamo togliere, nulla aggiungere. Questo è il simbolo accolto

dalla Chiesa di Roma.

V. Ascoltate! Ciò che scrivi, non cominci a ripassarlo meditandolo

ogni giorno, perché non ti preoccupi, pensando di poterlo rileggere.

Al contrario, ciò che non scrivi, temi di dimenticarlo, cominci a

ripassarlo ogni giorno.

R. Nulla dobbiamo togliere, nulla aggiungere. Questo è il simbolo

accolto dalla Chiesa di Roma.

Tutto prosegue come nella Liturgia delle Ore del giorno.

Venerdì 18 gennaio

SECONDA LETTURA

Da “La fede e il simbolo” di sant’Agostino, vescovo 1,1-4

Il Simbolo aiuta a custodire le verità della fede

È stato scritto ed è stato confermato dalla saldissima autorità

dell'insegnamento apostolico che il giusto vivrà in virtù della fede.

Tale fede richiede da parte nostra l'impegno conforme sia del cuore

che della lingua. L'Apostolo infatti dice: Con il cuore si crede per

ottenere giustizia, con la bocca si fa la professione di fede per avere

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la salvezza. Occorre pertanto che ci ricordiamo sia della giustizia sia

della salvezza. Dal momento che siamo destinati a regnare in una

giustizia eterna, non riusciamo ad essere immuni dalla malizia

dell'età presente se non ci adoperiamo anche per la salvezza del

prossimo, professando con la bocca la fede che coltiviamo con il

cuore. Dobbiamo provvedere con pia e prudente vigilanza perché tale

fede non ci venga intaccata in qualche punto dalle ingannatrici

sottigliezze degli eretici. Per questo la fede cattolica è fatta conoscere

ai fedeli per mezzo del Simbolo, ed è affidata alla loro memoria, per

quanto la materia lo consenta, in un testo molto breve. In tal modo i

principianti e i lattanti, cioè coloro che sono rinati da poco in Cristo e

che non sono ancora fortificati da una frequentazione assidua e

spirituale delle Sacre Scritture e dalla loro conoscenza, sono posti in

condizione di credere, con l'aiuto di poche formule, ciò che dovrà poi

essere loro esposto con ampi discorsi mano a mano che

progrediranno e si disporranno a comprendere la dottrina divina sulla

solida base dell'umiltà e della carità. La maggior parte degli eretici,

dunque, hanno cercato di nascondere il loro veleno sotto le stesse

brevi formule contenute nel Simbolo; ma ai loro tentativi la divina

misericordia ha resistito e resiste mediante l'opera di uomini

spirituali, i quali si sono resi meritevoli non solo di ricevere e di

credere alla fede cattolica espressa in quelle formule, ma anche,

grazie alla rivelazione di Dio, di comprenderla e di conoscerla. È

stato scritto infatti: Se non crederete, non comprenderete. Dunque, la

chiarificazione della fede serve a difendere il Simbolo, però non nel

senso che essa, per il fatto che deve essere appresa e mandata a

memoria, sia destinata a prendere il posto del Simbolo in coloro che

ricevono la grazia di Dio, ma nel senso che possa custodire le verità

contenute nel Simbolo contro le insidie degli eretici con l'autorità

della Chiesa cattolica e con una difesa più solida.

RESPONSORIO

R. L'Apostolo dice: Con il cuore si crede per ottenere giustizia, con la

bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. * Per questo

la fede cattolica è fatta conoscere ai fedeli per mezzo del Simbolo.

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V. Dal momento che siamo destinati a regnare in una giustizia eterna,

non riusciamo ad essere immuni dalla malizia dell'età presente se non

ci adoperiamo anche per la salvezza del prossimo, professando con la

bocca la fede che coltiviamo con il cuore.

R. Per questo la fede cattolica è fatta conoscere ai fedeli per mezzo

del Simbolo.

Tutto prosegue come nella Liturgia delle Ore del giorno.

Sabato 19 gennaio

SECONDA LETTURA

Da “La fede e il simbolo” di sant’Agostino, vescovo 2.2-5

Dio Padre onnipotente

Alcuni hanno cercato di persuadere che Dio Padre non è onnipotente;

non perché hanno osato affermarlo apertamente, ma perché nel loro

insegnamento lasciano ritenere che così pensino e così credano.

Quando, infatti, sostengono l'esistenza di una realtà che Dio

onnipotente non avrebbe creato, dalla quale tuttavia avrebbe formato

questo mondo, a cui concedono che sia magnificamente ordinato,

finiscono con il negare l'onnipotenza di Dio al punto di escludere che

abbia potuto creare il mondo se, per formarlo, si fosse servito di

un'altra realtà che esisteva già e che egli non aveva creato. In ciò

naturalmente si adeguano all'abitudine carnale di vedere i manovali, i

muratori e gli operai di ogni genere, i quali non possono rendere

operativa la loro arte senza l'aiuto di materiali già pronti. Così

pensano che il creatore del mondo non sia onnipotente, dal momento

che non avrebbe potuto creare il mondo, se non fosse ricorso, come

materia, ad una realtà da lui non creata. D'altro canto però, se

concedono che Dio onnipotente è l'artefice del mondo, devono

necessariamente ammettere che ha fatto dal nulla ciò che ha creato.

Infatti, dato che è onnipotente, non ci può essere nulla di cui non sia

stato creatore. Poiché, anche se ha fatto qualcosa da qualcos'altro,

come è il caso dell'uomo dal fango, non lo ha assolutamente fatto da

ciò che egli stesso non aveva creato, perché la terra da cui proviene il

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fango l'aveva creata dal nulla. E se avesse fatto il cielo stesso e la

terra, vale a dire l'universo con ciò che ne fa parte, ricavandolo da

qualche materia, come sta scritto: Tu che hai fatto il mondo da una

materia invisibile oppure " informe ", come riportano alcuni

manoscritti, in nessun modo si deve credere che quella stessa

materia, da cui è stato tratto il mondo, anche se informe, anche se

invisibile e di quale che fosse la sua natura, abbia potuto essere per

se stessa, come se fosse coeterna e coesistente con Dio. Al contrario,

la sua natura, quale che fosse la condizione in cui si trovava per poter

essere in qualunque modo e poter assumere forme di cose ben

distinte, l'aveva solo in quanto ricevuta da Dio onnipotente, grazie al

quale esiste non solo ogni cosa che è formata, ma anche ogni cosa

che può divenire tale. Tra ciò che è formato e ciò che può divenire

tale c'è questa differenza, che quello formato ha già ricevuto una

forma e quello che può divenire tale invece può riceverla. Ma colui

che garantisce alle cose la loro forma è lo stesso che garantisce loro

la possibilità di essere formate, poiché da lui procede e in lui risiede

la forma bellissima ed immutabile di tutti gli esseri. Per questo,

appunto, egli è l'unico che consente a qualsiasi cosa non soltanto di

essere bella, ma anche di poter essere tale. Di conseguenza, a pieno

diritto noi crediamo che Dio ha creato tutte le cose dal nulla, poiché,

anche se il mondo è stato tratto da qualche materia, questa stessa

materia è stata creata dal nulla, in modo che, per un dono

perfettamente ordinato di Dio, dapprima essa divenisse capace di

ricevere le forme e poi fossero formate tutte le cose che furono

formate. Abbiamo detto ciò perché nessuno pensi che le sentenze

delle divine Scritture siano tra loro in contraddizione, poiché vi è

scritto sia che Dio ha creato tutte le cose dal nulla sia che il mondo è

stato tratto da una materia informe.

RESPONSORIO

R. Dio onnipotente è l'artefice del mondo, che ha fatto dal nulla ciò

che ha creato. * Di conseguenza, a pieno diritto noi crediamo che

Dio ha creato tutte le cose dal nulla.

V. Se Dio è onnipotente, non ci può essere nulla di cui non sia stato

creatore.

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R. Di conseguenza, a pieno diritto noi crediamo che Dio ha creato

tutte le cose dal nulla.

Tutto prosegue come nella Liturgia delle Ore del giorno.

Domenica 20 gennaio

SECONDA LETTURA

Da “La fede e il simbolo” di sant’Agostino, vescovo 2,3-3,4

Il Verbo di Dio è della stessa sostanza del Padre

Dunque, in quanto crediamo in Dio Padre onnipotente, dobbiamo

pensare che non esiste nessuna creatura che non sia stata creata

dall'Onnipotente. Ora, Dio ha creato tutte le cose per mezzo del

Verbo, e il Verbo è chiamato anche Verità, Potenza e Sapienza di

Dio. È chiamato con molti altri nomi, che fanno pensare che il

Signore Gesù Cristo, cioè il nostro liberatore e guida, che è proposto

alla nostra fede, è il Figlio di Dio. Infatti, quel Verbo per mezzo del

quale tutte le cose sono state create, non l'avrebbe potuto generare se

non colui che ha creato tutte le cose per mezzo suo.

Noi crediamo anche in Gesù Cristo, Figlio unigenito di Dio Padre,

cioè Figlio unico, nostro Signore. Non dobbiamo tuttavia intendere

tale Verbo alla maniera delle nostre parole, le quali, una volta

proferite dalla nostra bocca mediante la voce, passano attraverso

l'aria percuotendola e non permangono più a lungo del tempo in cui

risuonano. Quel Verbo invece rimane sempre, senza mutare; di lui

infatti, allorché si parlava della Sapienza, fu detto: Pur rimanendo in

se stessa, tutto rinnova. D'altra parte però è detto Verbo del Padre

perché il Padre si manifesta mediante lui. Come dunque noi, con le

nostre parole, facciamo in modo che, quando diciamo qualcosa di

vero, il nostro animo si manifesti a chi ci ascolta e qualunque segreto

nascondiamo nel nostro cuore, mediante tali segni, sia portato alla

conoscenza altrui, così quella Sapienza che Dio Padre ha generato,

poiché per mezzo suo vengono rivelati alle anime che ne sono degne

i segreti più intimi del Padre, in modo del tutto appropriato è

chiamata il suo Verbo.

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C'è comunque una grandissima differenza tra il nostro animo e le

parole mediante le quali cerchiamo di mostrare l'animo stesso. Invero

noi non generiamo le parole che risuonano, ma le proferiamo e nel

far ciò il corpo funge da strumento. Ora, c'è una grandissima

differenza tra l'anima e il corpo: Dio invece, nel generare il Verbo,

generò quello che è egli stesso, e non già dal nulla o da qualche

materia già creata e costituita, ma generò da se stesso quello che è

egli stesso. E questo è quanto anche noi cerchiamo di fare quando

parliamo, se consideriamo attentamente l'inclinazione della nostra

volontà; però non quando mentiamo, ma quando diciamo il vero. A

che altro, infatti, aspiriamo se non a trasferire la nostra stessa anima,

se fosse possibile, nell'anima di chi ci ascolta perché la conosca e la

osservi bene, cioè a far sì che, pur rimanendo in noi stessi e senza

distaccarci da noi stessi, tuttavia forniamo un indizio tale per cui

l'altro faccia la nostra conoscenza e, per quanto ci è consentito, dalla

nostra anima sia prodotta, per così dire, un'altra anima con la quale si

riveli? Facciamo ciò adoperandoci con le parole, con il suono stesso

della voce, con l'espressione del volto e con i gesti del corpo; sono

tanti, infatti, gli espedienti ai quali ricorriamo quando desideriamo

mostrare ciò che è dentro di noi. Ma poiché non siamo in grado di

produrre un tale effetto, e quindi l'animo di chi parla non riesce a

farsi conoscere completamente, per questo in noi resta aperta la porta

perfino alle menzogne. Dio Padre invece, che voleva e poteva

mostrarsi in tutta la sua verità alle anime destinate a conoscerlo, per

mostrare se stesso generò un essere che fosse identico a se stesso: e

questo essere viene anche chiamato la sua Potenza e Sapienza,

perché è per mezzo di Lui che ha fatto e disposto tutte le cose. È per

questo che di Lui si dice: Si estende da un confine all'altro con forza,

e governa con soavità tutte le cose .

RESPONSORIO

R. Dio ha creato tutte le cose per mezzo del Verbo, e il Verbo è

chiamato anche Verità, Potenza e Sapienza di Dio. * Il Signore Gesù

Cristo, cioè il nostro liberatore e guida, che è proposto alla nostra

fede, è il Figlio di Dio.

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V. Dio nel generare il Verbo, generò quello che è egli stesso, e non

già dal nulla o da qualche materia già creata e costituita, ma generò

da se stesso quello che è egli stesso.

R. Il Signore Gesù Cristo, cioè il nostro liberatore e guida, che è

proposto alla nostra fede, è il Figlio di Dio.

Tutto prosegue come nella Liturgia delle Ore del giorno.

Martedì 22 gennaio

SECONDA LETTURA

Da “La fede e il simbolo” di sant’Agostino, vescovo 4,5-6

Tutto è stato fatto per mezzo del Figlio generato dal Padre

Il Figlio unigenito di Dio non è stato fatto dal Padre, perché, come

dice l'Evangelista: Tutto è stato fatto per mezzo di lui; neppure è

stato generato nel tempo perché, essendo eternamente sapiente, Dio

ha con sé eternamente la sua sapienza; e neppure è diseguale dal

Padre, cioè inferiore a Lui in qualche cosa, poiché anche l'Apostolo

afferma: Pur essendo di natura divina, non pensò che fosse

un'usurpazione l'essere uguale a Dio. Da questa fede cattolica

pertanto sono esclusi anche coloro che dicono che il Figlio è il

medesimo del Padre. Essi non tengono presente il fatto che il Verbo

non potrebbe essere presso Dio se non fosse presso Dio Padre: chi è

solo, infatti, non è uguale a nessuno. Sono esclusi anche coloro che

dicono che il Figlio è una creatura, sebbene non come le altre. Per

quanto eminente concepiscano questa creatura, se è una creatura, è

stata prodotta e fatta. Produrre, infatti, è la medesima cosa che

creare; sebbene nell'uso della lingua latina si adoperi talora creare per

generare, invece non è così in quella greca, in cui essi sono distinti.

Noi latini, infatti, chiamiamo creatura quella che i greci chiamano

“essere creato” o “creazione” e, quando vogliamo esprimerci in

modo chiaro, non diciamo " creare " ma " produrre ". Se dunque il

Figlio è una creatura, per quanto eminente sia, è stato fatto. Noi,

invece, crediamo in colui per mezzo del quale tutte le cose sono state

fatte e non in colui per mezzo del quale sono state fatte le altre cose:

Page 16: Seconda Lettura per l’Ufficio delle letture nel Tempo ...

16

in questo caso, infatti, non possiamo prendere "tutte le cose" in un

senso diverso da quello di " qualunque cosa che è stata fatta ".

Ma poiché il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi,

la stessa Sapienza, che è stata generata da Dio, si è degnata anche di

farsi uomo tra gli uomini. A questo evento si riferisce quella famosa

sentenza: Il Signore mi ha creato all'inizio delle sue vie. L'inizio delle

sue vie, infatti, è il capo stesso della Chiesa, cioè Cristo, che si è

rivestito di umanità perché, attraverso Lui, ci fosse dato un modello

per la nostra vita: questo modello è la via sicura per giungere a Dio.

Noi, infatti, non potevamo farvi ritorno che attraverso l'umiltà, dal

momento che eravamo caduti a causa della superbia, come era stato

detto ai nostri progenitori. Mangiate [il frutto] e sarete come dèi. Di

questa umiltà, cioè della via attraverso la quale avremmo dovuto

ritornare, il nostro stesso Redentore si degnò di mostrarci l'esempio

in se stesso, lui che non pensò che fosse un'usurpazione l'essere

uguale a Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di

servo, al punto che fu fatto uomo all'inizio delle sue vie, Lui, il

Verbo, per mezzo del quale tutte le cose furono fatte. Per la qual

cosa, in quanto è unigenito, non ha fratelli; invece, in quanto è

primogenito, si è degnato di chiamare fratelli tutti coloro che, in

seguito e in virtù della sua primogenitura, rinascono nella grazia di

Dio che li adotta come figli, come dà in custodia l'insegnamento

apostolico. Così il Figlio è, per sua natura, l'unico nato dalla stessa

sostanza del Padre, che è quello che è il Padre: Dio da Dio, Luce da

Luce. Noi invece non siamo luce per natura, ma siamo illuminati da

questa luce perché possiamo risplendere di sapienza. Egli era, dice

l'Apostolo, la vera luce che illumina ogni uomo che viene in questo

mondo. Alla fede nelle realtà eterne, perciò, noi aggiungiamo anche

la vita e l'azione temporale che nostro Signore si è degnato di

sostenere per noi e di portare a compimento per la nostra salvezza.

Infatti, per quello che è, in quanto è unico Figlio di Dio, di Lui non si

può dire: Egli fu, oppure: Egli sarà, ma soltanto: Egli è; poiché ciò

che è stato ormai non è più e ciò che sarà ancora non è. Egli pertanto

è immutabile, senza origine o variazione nel tempo. Del resto, penso

che non abbia altra provenienza il fatto che suggerì tale nome a Mosè

suo servitore. Infatti, quando gli chiedeva da chi dovesse dire che era

Page 17: Seconda Lettura per l’Ufficio delle letture nel Tempo ...

17

mandato, qualora il popolo al quale era inviato lo accogliesse con

disprezzo, ricevette questa risposta da colui che gli stava parlando: Io

sono colui che sono; quindi aggiunse: Questo dirai ai figli di Israele:

Colui che è mi ha inviato a voi.

RESPONSORIO Cfr Ez 44, 2; Lc 1, 1, 31.34.35; Mt 1, 21

R. Noi crediamo in colui per mezzo del quale tutte le cose sono state

fatte. * Spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo, Lui, il

Verbo, per mezzo del quale tutte le cose furono fatte.

V. Alla fede nelle realtà eterne noi aggiungiamo anche la vita e

l'azione temporale che nostro Signore si è degnato di sostenere per

noi e di portare a compimento per la nostra salvezza.

R. Spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo, Lui, il

Verbo, per mezzo del quale tutte le cose furono fatte.

Tutto prosegue come nella Liturgia delle Ore del giorno.

Mercoledì 23 gennaio

SECONDA LETTURA

Da “La fede e il simbolo” di sant’Agostino, vescovo 4,7-8

Il Verbo di Dio si è incarnato per la nostra salvezza

Da ciò (che è già stato esposto), confido (che) ormai apparirà ben

chiaro alle anime spirituali che nessuna natura può essere contraria a

Dio. Se infatti egli è, e questa parola si può dire in modo appropriato

soltanto di Dio, egli non ha nulla che gli sia contrario. Infatti ciò che

veramente è, resta tale in modo immutabile, poiché ciò che è

suscettibile di mutamento è stato qualcosa che non è più e in seguito

sarà ciò che ancora non è. Se, appunto, ci venisse chiesto che cosa sia

contrario al bianco, risponderemmo: il nero; se ci venisse chiesto che

cosa sia contrario al caldo, risponderemmo: il freddo; se ci venisse

chiesto che cosa sia contrario a ciò che è veloce, risponderemmo: ciò

che è lento, e così per qualunque cosa. Ma, se ci viene chiesto che

cosa sia contrario a colui che è, la risposta corretta è: ciò che non è.

Ma, come ho già detto, in virtù della bontà di Dio, la nostra natura,

soggetta a mutamenti, fu assunta dalla Sapienza immutabile di Dio,

Page 18: Seconda Lettura per l’Ufficio delle letture nel Tempo ...

18

mediante una missione temporale, per la nostra salvezza e

redenzione. Per questo noi aggiungiamo la fede negli atti salvifici

compiuti per noi durante la vita terrena, credendo nel Figlio di Dio

che è nato dalla Vergine Maria per opera dello Spirito Santo. Per il

dono di Dio, cioè per lo Spirito Santo, infatti ci è stata elargita

un'umiltà così grande da parte di un Dio così grande, al punto che si è

degnato di assumere tutta intera la natura umana nel seno della

Vergine: egli dimorò nel corpo materno conservandolo intatto; ne

uscì lasciandolo incontaminato. A questa sua missione temporale gli

eretici tendono insidie in molti modi. Ma colui che si rimetterà alla

fede cattolica in modo da credere che la natura umana tutta intera -

vale a dire corpo, anima e spirito - è stata assunta dal Verbo di Dio,

sarà abbastanza premunito contro di loro. Dal momento infatti che

questa assunzione fu compiuta per la nostra salvezza, bisogna

guardarsi dal pensare, qualora si credesse che qualche aspetto della

nostra natura non sia incluso in questa assunzione, che non rientri

nella nostra salvezza. Ora l'uomo, all'infuori della disposizione delle

membra, che è assegnata in modo diverso alle diverse specie di esseri

viventi, non differisce dall'animale se non perché possiede un'anima

razionale, che è chiamata anche mente. Come, dunque, potrebbe

essere sana una fede per la quale si crede che la sapienza di Dio ha

assunto quello di nostro che abbiamo in comune con l'animale,

mentre non ha assunto quello che in noi è illuminato dalla luce della

sapienza, e che è proprio dell'uomo?

RESPONSORIO

R. In virtù della bontà di Dio, la nostra natura, soggetta a mutamenti,

fu assunta dalla Sapienza immutabile di Dio, mediante una missione

temporale, per la nostra salvezza e redenzione. * Per lo Spirito Santo,

ci è stata elargita un'umiltà così grande da parte di un Dio così

grande, al punto che si è degnato di assumere tutta intera la natura

umana nel seno della Vergine.

V. Colui che si rimetterà alla fede cattolica in modo da credere che la

natura umana tutta intera - vale a dire corpo, anima e spirito - è stata

assunta dal Verbo di Dio, sarà abbastanza premunito contro gli

eretici.

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R. Per lo Spirito Santo, ci è stata elargita un'umiltà così grande da

parte di un Dio così grande, al punto che si è degnato di assumere

tutta intera la natura umana nel seno della Vergine.

Tutto prosegue come nella Liturgia delle Ore del giorno.

Domenica 27 gennaio

SECONDA LETTURA

Da “La fede e il simbolo” di sant’Agostino, vescovo 4,9-10

Cristo nacque dalla Vergine Maria

Sono ugualmente da detestare coloro che negano che nostro Signore

Gesù Cristo abbia avuto Maria per madre in terra. La sua missione ha

reso onore ad entrambi i sessi, quello maschile e quello femminile, e

ha mostrato come appartenesse a Dio prendersi cura non soltanto del

sesso che ha assunto, ma anche di quello per mezzo del quale lo ha

assunto, prendendo la natura dell'uomo e nascendo da una donna. Né

ci deve indurre ad escludere l'apporto della madre di Cristo quello

che da lui fu detto: Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora

giunta la mia ora! Voleva farci comprendere che, in quanto Dio non

aveva madre, si preparava a mostrare la persona della maestà divina

col mutare l'acqua in vino. Invece, per quello che riguarda la sua

crocifissione, egli fu crocifisso in quanto uomo. Ed era quella l'ora

che non era ancora giunta, quando fu detto: Che ho da fare con te, o

donna? Non è ancora giunta la mia ora, quella cioè nella quale ti

riconoscerò. Fu allora infatti che, come uomo crocefisso, riconobbe

sua madre nella sua natura di uomo e la affidò in modo del tutto

umano al suo dilettissimo discepolo. E non spinga a pensare

diversamente il fatto che, quando gli fu annunziata la venuta della

madre e dei suoi fratelli, egli rispose: Chi è mia madre e chi sono i

miei fratelli? Ma piuttosto ci insegni quale è il nostro ministero, con

il quale offriamo la parola di Dio ai nostri fratelli, e che non

dobbiamo riconoscere i parenti, se la loro presenza ci è di

impedimento. Se qualcuno, infatti, ritenesse che non abbia avuto una

madre su questa terra per il fatto che disse: Chi è mia madre?,

dovrebbe essere costretto anche ad escludere che gli Apostoli

abbiano avuto dei padri in questa terra, poiché li ammaestrò dicendo:

Page 20: Seconda Lettura per l’Ufficio delle letture nel Tempo ...

20

Non chiamate nessuno 'padre' sulla terra, perché uno solo è il Padre

vostro, quello che è in cielo.

E non indebolisca in noi questa fede il pensiero che sia nato da

viscere femminili, di modo che sembri che una siffatta generazione,

poiché è ritenuta spregevole da uomini spregevoli, si dovesse evitare

a nostro Signore. Non per nulla, infatti, l'Apostolo dice in modo

molto giusto: Ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini e

tutto è puro per i puri. Coloro che la pensano così dovrebbero dunque

osservare i raggi di questo sole, che di certo non considerano come

una creatura di Dio ma che adorano come Dio stesso: vedrebbero che

essi si diffondono dappertutto sopra i fetori delle cloache e su

qualunque oggetto ripugnante, operando secondo la propria natura e

senza restarne affatto contaminati, malgrado che la loro luce visibile

sia per sua natura in più stretta relazione con le lordure visibili. A

maggior ragione, dunque, il Verbo di Dio, che non è né corporeo né

visibile, non poteva essere contaminato col nascere da un corpo

femminile, nel quale, insieme all'anima e allo spirito, aveva assunto

la carne umana, congiunzione che comunque non vieta alla maestà

del Verbo di abitare ben in disparte rispetto alla fragilità del corpo

umano! Da ciò deriva con evidenza che in nessun modo il Verbo di

Dio avrebbe potuto essere macchiato dal corpo umano dal quale non

è macchiata la stessa anima dell'uomo. L'anima, infatti, è macchiata

dal corpo non quando lo guida e lo vivifica, ma quando si abbandona

al desiderio dei suoi beni mortali. Se, dunque, essi volessero evitare

all'anima le macchie, dovrebbero temere piuttosto queste sacrileghe

menzogne.

RESPONSORIO

R. Quando a Gesù fu annunziata la venuta della madre e dei suoi

fratelli, egli rispose: Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?

Voleva farci comprendere che, in quanto Dio non aveva madre.

* Non per nulla l'Apostolo dice in modo molto giusto: Ciò che è

stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini e tutto è puro per i puri.

V. Il Verbo di Dio, che non è né corporeo né visibile, non poteva

essere contaminato col nascere da un corpo femminile, nel quale,

insieme all'anima e allo spirito, aveva assunto la carne umana.

Page 21: Seconda Lettura per l’Ufficio delle letture nel Tempo ...

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R. Non per nulla l'Apostolo dice in modo molto giusto: Ciò che è

stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini e tutto è puro per i puri.

Tutto prosegue come nella Liturgia delle Ore del giorno.

Martedì 29 gennaio

SECONDA LETTURA

Da “La fede e il simbolo” di sant’Agostino, vescovo

5,11-12; 6,13; 7,14; 8,15

Gesù morì, fu sepolto, risore dai morti, ascese al cielo,

siede alla destra del Padre e tornerà nella gloria

Sarebbe stata ben poca l'umiltà di nostro Signore se si fosse risolta

nel nascere per noi: vi aggiunse anche che si degnò di morire per noi

mortali. Umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla

morte di croce, affinché nessuno di noi, pur potendo non temere la

morte, non avesse orrore di un genere di morte ritenuto dagli uomini

sommamente disonorevole. Noi perciò crediamo in colui che fu

crocifisso e sepolto sotto Ponzio Pilato: il nome del giudice andava

aggiunto per l'individuazione delle date. In verità, quando si pensa a

quella sepoltura, si evoca anche quel monumento sepolcrale del tutto

nuovo, che doveva fornire la testimonianza della sua resurrezione ad

una vita nuova, come il seno verginale lo aveva fatto per la sua

nascita. Infatti, come in quel monumento sepolcrale non era stato

sepolto nessun altro morto né prima né dopo di lui, così in quel seno

nessuna creatura mortale era stata concepita né prima né dopo di lui.

Crediamo anche che il terzo giorno egli resuscitò dai morti,

primogenito dei fratelli che lo seguiranno e che egli adottò come figli

di Dio, e si degnò di renderli suoi compartecipi e suoi coeredi.

Crediamo che è salito al cielo, in quel luogo di beatitudine che

promise anche a noi quando disse: Essi saranno come gli angeli nel

cielo, in quella città che è madre di tutti noi, la Gerusalemme eterna

del cielo. D'altra parte, capita spesso che alcuni, o empi pagani o

eretici, si urtino perché crediamo che un corpo terreno sia stato

assunto in cielo. I gentili, per lo più, cercano di opporsi a noi con gli

argomenti dei filosofi, sostenendo che è impossibile per un oggetto

Page 22: Seconda Lettura per l’Ufficio delle letture nel Tempo ...

22

che appartiene alla terra essere in cielo. Ma questo avviene perché

non conoscono le nostre Scritture e non sanno che fu detto: Si semina

un corpo animale, risorge un corpo spirituale. Infatti, non è stato

detto così come se il corpo si tramuti in spirito e diventi esso stesso

spirito; poiché anche il nostro corpo attuale, per il fatto che è detto

"animale", non è stato tramutato in anima e non è diventato anima.

Ma con corpo spirituale si deve intendere un corpo che è così

sottomesso allo spirito da essere adatto per la dimora celeste non

appena ogni fragilità e bruttura terrena si saranno trasformate e

mutate in purezza e stabilità celeste. Questa è la trasformazione della

quale parla anche l'Apostolo: Risuscitiamo tutti, ma non tutti saremo

trasformati. E questa trasformazione avverrà non in peggio ma in

meglio, come insegna ancora l'Apostolo quando dice: E noi saremo

trasformati. Cercare però dove e come si trovi in cielo il corpo del

Signore è una curiosità del tutto vana: si deve soltanto credere che è

in cielo. Non si addice alla nostra fragilità dissolvere i segreti del

cielo; invece si addice alla nostra fede coltivare sentimenti alti e

nobili intorno alla dignità del corpo del Signore.

Noi crediamo anche che siede alla destra del Padre. Non per questo,

tuttavia, bisogna immaginare Dio Padre delimitato quasi in forma

umana, di modo che a coloro che riflettessero su di lui venga in

mente un lato destro o un lato sinistro; e neppure bisogna ritenere,

per il fatto che si dice che il Padre siede, che lo faccia ripiegando i

ginocchi, per non incappare in quell'atto sacrilego, condannato

dall'Apostolo in coloro che hanno cambiato la gloria del Dio

incorruttibile con l'immagine dell'uomo soggetto a corruzione. È cosa

empia, infatti, introdurre simili rappresentazioni di Dio in un tempio

cristiano; perciò lo è molto di più introdurle nel cuore, in cui risiede

il vero tempio di Dio, se è purificato dalle cupidigie terrene e

dall'errore. Quando, dunque, si dice " alla destra " di Dio si deve

intendere nella suprema beatitudine, dove regnano la giustizia, la

pace e la gioia; così come quando si dice che " i capri sono posti alla

sua sinistra ", si deve intendere nell'infelicità a causa delle iniquità,

che hanno procurato loro sofferenze e tormenti. Di conseguenza,

quando si dice che Dio siede, non si allude ad una posizione delle

membra, ma al suo potere di giudice supremo, di cui non è mai priva

Page 23: Seconda Lettura per l’Ufficio delle letture nel Tempo ...

23

la sua maestà nell'attribuire sempre la giusta ricompensa secondo i

meriti, anche se nel giudizio finale sarà il Figlio unigenito di Dio nel

suo irresistibile splendore che apparirà molto più manifestamente

davanti agli uomini, in qualità di giudice dei vivi e dei morti.

Infine crediamo che ritornerà a tempo opportuno per giudicare i vivi

e i morti. Con questi termini si possono intendere i giusti e i

peccatori; ma sono anche chiamati vivi coloro che troverà in terra

ancora in vita e morti invece coloro che risusciteranno al momento

della sua venuta. Questa disposizione dei tempi non vale soltanto per

il presente, come avviene per la sua generazione in quanto Dio, ma

anche per il passato e per il futuro. Infatti nostro Signore fu in terra,

ora è in cielo e apparirà nel suo splendore come giudice dei vivi e dei

morti. Ritornerà, infatti, così come ascese al cielo, secondo la

testimonianza autorevole degli Atti degli Apostoli. Di questa

disposizione si parla nell'Apocalisse, dove sta scritto: Queste cose le

dice colui che è, che fu e che verrà.

RESPONSORIO

R. Sarebbe stata ben poca l'umiltà di nostro Signore se si fosse risolta

nel nascere per noi: vi aggiunse anche che si degnò di morire per noi

mortali. Umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla

morte di croce. * Crediamo anche che il terzo giorno egli resuscitò

dai morti, primogenito dei fratelli che lo seguiranno e che egli adottò

come figli di Dio.

V. Nel giudizio finale sarà il Figlio unigenito di Dio nel suo

irresistibile splendore che apparirà molto più manifestamente davanti

agli uomini, in qualità di giudice dei vivi e dei morti.

R. Crediamo anche che il terzo giorno egli resuscitò dai morti,

primogenito dei fratelli che lo seguiranno e che egli adottò come figli

di Dio.

Tutto prosegue come nella Liturgia delle Ore del giorno.

Mercoledì 30 gennaio

SECONDA LETTURA

Da “La fede e il simbolo” di sant’Agostino, vescovo 9,16-17

Page 24: Seconda Lettura per l’Ufficio delle letture nel Tempo ...

24

La Trinità è un solo Dio

Esposte e affidate alla nostra fede, sia la generazione divina di nostro

Signore che la sua missione umana, si aggiungono alla nostra

professione, per rendere perfetta la nostra fede intorno a Dio, lo

Spirito Santo, che non è di natura inferiore al Padre e al Figlio, ma,

per così dire, consustanziale e coeterna, poiché questa Trinità non è

che un solo Dio. E questo non va inteso nel senso che il Padre è il

medesimo del Figlio e dello Spirito Santo, ma nel senso che il Padre

è il Padre, il Figlio è il Figlio e lo Spirito Santo è lo Spirito Santo e

questa Trinità è un solo Dio, come sta scritto: Ascolta, Israele: il

Signore è il tuo Dio, il Signore è uno solo. Tuttavia, se fossimo

interrogati su ciascuno di essi e ci fosse domandato: "Il Padre è

Dio?", risponderemmo: "Sì, il Padre è Dio". Se ci venisse chiesto se

il Figlio è Dio, risponderemmo di sì. E qualora la stessa domanda ci

venisse rivolta sullo Spirito Santo, dovremmo rispondere che non è

altro che Dio. Dobbiamo comunque guardarci bene dal prendere tutto

ciò nel senso in cui fu detto degli uomini: Voi siete dèi. Non sono

infatti dèi per loro natura coloro che sono stati fatti e creati dal Padre

per mezzo del Figlio con il dono dello Spirito Santo. È proprio la

Trinità che viene designata dall'Apostolo quando dice: Poiché da lui,

grazie a lui e per lui sono tutte le cose. Pertanto, se saremo interrogati

su ciascuno di essi, risponderemo che è Dio colui su cui la domanda

verte, che si tratti del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo. Nessuno

tuttavia dovrà pensare che noi adoriamo tre dei.

Non c'è da meravigliarsi che si dicano tali cose sulla natura

ineffabile, dal momento che anche per le cose che osserviamo con gli

occhi del corpo e che discerniamo mediante i sensi del corpo accade

qualcosa di simile. Infatti, qualora fossimo interrogati sulla sorgente,

non potremmo rispondere che è essa stessa il fiume; come pure,

qualora fossimo interrogati sul fiume, non potremmo chiamarlo

sorgente. Inoltre: l'acqua da bere, attinta dalla sorgente o dal fiume,

non potremmo chiamarla né sorgente, né fiume; tuttavia l'acqua

costituisce il nome comune di questa trinità e, se siamo interrogati

sui singoli, per ciascuno rispondiamo che è acqua. Infatti, se chiedo

se nella sorgente ci sia l'acqua, mi si risponderà che c'è l'acqua. E

ancora: se chiediamo se nel fiume ci sia l'acqua, ci si risponderà che

Page 25: Seconda Lettura per l’Ufficio delle letture nel Tempo ...

25

non vi è altro che l'acqua. Come pure non potrà essere diversa la

risposta relativamente all'acqua da bere. Pur tuttavia non parliamo di

tre acque, ma di una soltanto. Senza dubbio, occorre guardarsi bene

dal pensare l'ineffabile sostanza della maestà divina alla stessa

maniera di questa sorgente visibile e corporea del fiume e dell'acqua

da esso attinta. In questi casi infatti quell'acqua, che ad un dato

momento è nella sorgente, si riversa nel fiume senza restare in se

stessa e quando poi, attinta dal fiume o dalla sorgente, diviene

bevanda, non rimane più nella sede da cui viene attinta. Così può

accadere che la stessa acqua serva a designare ora la sorgente, ora il

fiume, ora l'acqua da bere; nella Trinità invece abbiamo detto che

non può accadere che il Padre sia talora il Figlio e talora lo Spirito

Santo. È come nell'albero dove la radice non è altro che la radice, il

tronco non altro che il tronco e i rami non possiamo chiamarli che

rami; infatti, ciò che chiamiamo radice non può essere chiamato

tronco o rami, e neppure il legno che appartiene alla radice può

trovarsi, con qualche passaggio, ora nella radice, ora nel tronco, ora

nei rami, ma soltanto nella radice. Pertanto, rimane valida la regola

del denominare, per la quale legno è la radice, legno è il tronco e

legno sono i rami, senza che tuttavia si parli di tre legni ma di uno

soltanto. È un caso simile a quello in cui, se tra questi tre elementi si

riscontra una qualche difformità, si può parlare senza alcuna

assurdità di tre legni, in considerazione della loro diversa solidità. Di

certo, invece, tutti concludono che, se si riempiono tre tazze con

acqua attinta da una sola sorgente, si può parlare di tre tazze, ma non

di tre acque. L'acqua, infatti, è una soltanto, malgrado che, qualora tu

sia interrogato sul contenuto delle singole tazze, risponderesti che in

ciascuna di esse c'è l'acqua, senza che, in questo caso, sia avvenuto

alcun passaggio dall'una all'altra, come quello dalla sorgente al

fiume, di cui abbiamo parlato in precedenza. Sono stati proposti

questi esempi del mondo fisico non per una loro conformità alla

natura divina, ma per mostrare che l'unità esiste anche nelle realtà

visibili, di modo che si comprenda che può accadere che tre oggetti,

non soltanto considerati singolarmente ma anche insieme, siano

chiamati con un solo ed unico nome. Nessuno quindi si meravigli e

reputi cosa assurda che noi diciamo Dio il Padre, Dio il Figlio, Dio lo

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Spirito Santo, senza intendere tuttavia che in questa Trinità vi siano

tre dei, ma un solo Dio ed un'unica sostanza.

RESPONSORIO

R. La Trinità è un solo Dio non nel senso che il Padre è il medesimo

del Figlio e dello Spirito Santo, ma nel senso che il Padre è il Padre,

il Figlio è il Figlio e lo Spirito Santo è lo Spirito Santo. * Il Signore è

il tuo Dio, il Signore è uno solo.

V. Può accadere che la stessa acqua serva a designare ora la sorgente,

ora il fiume, ora l'acqua da bere; nella Trinità invece non può

accadere che il Padre sia talora il Figlio e talora lo Spirito Santo.

R. Il Signore è il tuo Dio, il Signore è uno solo.

Tutto prosegue come nella Liturgia delle Ore del giorno.

Venerdì 1 febbraio

SECONDA LETTURA

Da “La fede e il simbolo” di sant’Agostino, vescovo 9,18-19

Il Figlio di Dio e lo Spirito Santo

Del Padre e del Figlio si sono occupati uomini dotti e spirituali in

molti libri. In tali libri, per quanto è consentito di farlo da parte di

uomini ad altri uomini, si sono sforzati di mostrare in che modo il

Padre e il Figlio non sono un solo individuo ma una sola realtà, che

cosa è propriamente il Padre e che cosa è il Figlio: l'uno è colui che

genera, l'altro colui che è generato; l'uno non proviene dal Figlio,

l'altro proviene dal Padre; l'uno è il principio dell'altro per cui è detto

anche capo del Cristo, sebbene anche Cristo sia principio, ma non del

Padre, e l'altro è la sua vera immagine, benché in nulla dissimile e

assolutamente eguale, cioè senza alcuna differenza. Questa dottrina è

trattata da costoro più ampiamente di quanto non facciamo noi, in

quanto si ripromettono di illustrare la professione della fede cristiana

nella sua interezza. Pertanto, poiché è il Figlio, dal Padre ha ricevuto

di essere tale, mentre il Padre non ha ricevuto da Lui di esser tale. In

quanto poi ha assunto la natura umana suscettibile di mutare, vale a

dire la condizione di creatura capace di cambiare in meglio, lo ha

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27

fatto nel corso della sua missione temporale, per un'ineffabile

misericordia. Su di Lui nelle Sacre Scritture si trovano molti testi

formulati in modo che hanno indotto in errore le empie menti degli

eretici, bramosi di insegnare prima ancora di conoscere, al punto da

ritenere che egli non è uguale al Padre e neppure della stessa

sostanza. Tali passi, per esempio, sono: Perché il Padre è più grande

di me, e: Capo della donna è l'uomo, capo dell'uomo è Cristo, capo di

Cristo è Dio; oppure: Allora anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a

Colui che gli ha sottomesso ogni cosa; come pure: Io salgo al Padre

mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro, e alcuni altri dello stesso

genere. Ma tutti questi testi non sono stati scritti per significare

un'ineguaglianza di natura e di sostanza, altrimenti sarebbero falsi

questi altri: Io e il Padre siamo una cosa sola, Chi ha visto me, ha

visto anche mio Padre, inoltre: Il Verbo era Dio: non fu creato,

infatti, colui per mezzo del quale furono create tutte le cose; e

ancora: Non pensò che fosse un'usurpazione l'essere uguale a Dio, e

altri simili. Questi testi sono stati scritti, in parte, per indicare la sua

condizione dopo l'assunzione della natura umana; per questo è detto:

Spogliò se stesso, tuttavia non già perché la divina Sapienza sia

mutata, dal momento che è assolutamente immutabile, ma perché

volle manifestarsi agli uomini in tanta umiltà. Questi testi dunque,

sulla base dei quali gli eretici tessono calunnie, sono stati scritti, in

parte, per mostrare la sua condizione, in parte, per indicare che,

siccome il Figlio deve al Padre ciò che è, deve senz'altro a Lui anche

che è uguale o pari al Padre, mentre il Padre non deve a nessuno

quello che è.

Intorno allo Spirito Santo invece ancora non si è ricercato da parte

dei dotti e dei grandi commentatori delle divine Scritture con tanta

ampiezza e profondità, che si possa facilmente comprendere ciò che

è suo proprio, e in virtù di cui avviene che non possiamo chiamarlo

né Figlio né Padre, ma soltanto Spirito Santo. Di lui non affermano

altro che è il dono di Dio, ma in modo che crediamo che Dio non può

fare un dono inferiore a se stesso. Pur tuttavia sono attenti a

dichiarare che lo Spirito Santo non è generato dal Padre, come invece

avviene del Figlio - Cristo infatti è unico -; né dal Figlio, come fosse

il nipote del sommo Padre. Non per questo si può dire che ciò che è

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28

non lo debba a nessuno, ma lo deve al Padre dal quale tutto proviene.

Occorre dire tutto ciò per non ammettere due principi senza

principio, cosa che è assolutamente falsa e del tutto assurda, e che

non va imputata alla fede cattolica, ma all'errore proprio di alcuni

eretici. Alcuni di quei dotti, tuttavia, hanno spinto la loro indagine

fino a credere che lo Spirito Santo sia lo stesso elemento comune che

intercorre tra il Padre e il Figlio. E così, poiché il Padre è Dio e il

Figlio è Dio, la divinità stessa in virtù della quale essi sono tra loro

uniti - il Padre in quanto genera il Figlio e il Figlio in quanto resta

congiunto al Padre - lo renderebbe uguale a colui dal quale egli è

generato. Questa divinità dunque, che essi vogliono che sia intesa

anche come l'amore e la carità che hanno l'uno per l'altro, dicono che

viene chiamata Spirito Santo. A sostegno della loro opinione portano

molte testimonianze delle Scritture sia quella per cui fu detto: Perché

l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello

Spirito Santo che ci è stato dato, sia molte altre dello stesso genere.

E, per il fatto stesso che siamo riconciliati con Dio per mezzo dello

Spirito Santo, per cui questo è chiamato anche dono di Dio, essi

esigono come definizione adeguata che la carità di Dio è lo Spirito

Santo. In effetti, noi non siamo riconciliati con lui se non per mezzo

dell'amore, grazie al quale siamo chiamati anche figli di Dio: non

siamo più sotto il timore come degli schiavi, perché l'amore perfetto

scaccia via il timore; e abbiamo ricevuto lo Spirito della libertà, nel

quale gridiamo: Abbà, Padre. E, una volta riconciliati e riammessi

nell'amicizia di Dio mediante la carità, potremo conoscere tutti i

segreti di Dio. Appunto perciò dello Spirito Santo è detto: Egli vi

guiderà alla verità tutta intera. Per lo stesso motivo la fermezza nel

predicare la verità, della quale furono riempiti gli Apostoli nella

discesa dello Spirito Santo, è giustamente attribuita alla carità; la

sfiducia infatti proviene dal timore, che invece è escluso dalla

perfetta carità. Lo Spirito Santo, dunque, è pure detto dono di Dio,

perché nessuno può godere di quello che conosce se anche non lo

ama. Ora, godere della sapienza di Dio non è niente altro che essere

unito a Lui attraverso l'amore. Pertanto, lo Spirito è detto Santo

perché tutto ciò che viene sancito lo è in modo irrevocabile, e non vi

è dubbio che il termine " santità " deriva da sancire. Ma i sostenitori

Page 29: Seconda Lettura per l’Ufficio delle letture nel Tempo ...

29

di questa concezione si servono soprattutto di quel passo in cui è

scritto: Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo

Spirito è Spirito, perché Dio è Spirito. In questo passo, infatti, è

affermata la nostra rigenerazione, la quale non proviene dalla carne

secondo Adamo, ma dallo Spirito Santo secondo Cristo. Per questo

motivo, dal momento che nel passo citato viene fatta esplicita

menzione dello Spirito Santo in quanto è detto: poiché Dio è Spirito,

quei dotti fanno osservare che non è detto poiché lo Spirito è Dio, ma

poiché Dio è Spirito, di modo che, a loro avviso, in questo testo la

stessa divinità del Padre e del Figlio, vale a dire lo Spirito Santo, è

chiamata Dio. A questa si aggiunge un'altra testimonianza, offerta

dall'apostolo Giovanni: poiché Dio è amore. Anche in questo caso,

infatti, non è detto: l'amore è Dio, ma Dio è l'amore, perché si

comprenda che la stessa divinità è amore. È indubbio che, in quella

enumerazione di argomenti tra loro connessi, dove si dice: Tutto è

vostro, ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio, e ancora: Capo della

donna è l'uomo, capo dell'uomo è Cristo, capo di Cristo è Dio, non si

fa alcuna menzione dello Spirito Santo. Ma ciò dipende, dicono quei

dotti, dal fatto che, per così dire, in quegli argomenti, che pure sono

tra loro connessi, non si è soliti enumerare l'elemento stesso che fa la

connessione. Per questo, appunto, sembra che i lettori più attenti

riconoscano un'indicazione della Trinità stessa anche in quel passo in

cui è detto: Poiché da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose: da

lui, come da colui che a nessuno deve quello che è; grazie a lui, come

per indicare un mediatore; per lui, come per richiamare colui che li

contiene, ovvero che li congiunge unendoli insieme.

RESPONSORIO

R. In certi libri, per quanto è consentito di farlo da parte di uomini ad

altri uomini, alcuni si sono sforzati di mostrare in che modo il Padre

e il Figlio non sono un solo individuo ma una sola realtà, che cosa è

propriamente il Padre e che cosa è il Figlio: l'uno è colui che genera,

l'altro colui che è generato. * Di lui non affermano altro che è il dono

di Dio, ma in modo che crediamo che Dio non può fare un dono

inferiore a se stesso.

Page 30: Seconda Lettura per l’Ufficio delle letture nel Tempo ...

30

V. Questa divinità dunque, che essi vogliono che sia intesa anche

come l'amore e la carità che hanno l'uno per l'altro, dicono che viene

chiamata Spirito Santo, che è pure detto dono di Dio, perché nessuno

può godere di quello che conosce se anche non lo ama.

R. Di lui non affermano altro che è il dono di Dio, ma in modo che

crediamo che Dio non può fare un dono inferiore a se stesso.

Tutto prosegue come nella Liturgia delle Ore del giorno.

Domenica 3 febbraio

SECONDA LETTURA

Da “La fede e il simbolo” di sant’Agostino, vescovo

9,20-21; 10,21-22

Crediamo nelle tre persone della stessa sostanza,

la Chiesa cattolica, la remissione dei peccati

A questa concezione (della consustanzialità delle tre Persone) si

oppongono coloro i quali ritengono che questa comunione, che

chiamiamo sia divinità, sia amore, sia carità, non è di tipo

sostanziale. Richiedono pertanto che lo Spirito Santo sia loro esposto

secondo le modalità proprie della sostanza, e non comprendono che

non si sarebbe potuto dire "Dio è amore" qualora l'amore non fosse

una sostanza. Di certo, costoro nel loro giudizio sono guidati da ciò

che di solito avviene con le realtà fisiche: infatti, se due corpi sono

uniti in modo da essere vicendevolmente l'uno accanto all'altro, il

legame che li unisce non è di per sé un corpo, poiché, una volta

separati i corpi che erano uniti, non resta nulla, né si capisce come i

corpi in questione, per così dire, si sono separati e allontanati. Ma

costoro piuttosto dovrebbero purificare i loro cuori, per quanto è

possibile; solo allora saranno in grado di vedere che nella sostanza

divina non c'è nulla di simile, come se in essa una cosa sia la

sostanza e un'altra ciò che si aggiunge alla sostanza senza essere tale,

ma che è sostanza tutto ciò che in essa può essere compreso. In

verità, tutte queste cose sono facili a dirsi e a credersi, mentre non è

affatto possibile vedere come effettivamente stiano, se non si ha il

cuore puro. Perciò, che sia questa la concezione vera oppure un'altra

Page 31: Seconda Lettura per l’Ufficio delle letture nel Tempo ...

31

ancora, occorre mantenere una fede salda, in modo da poter dire che

Dio è il Padre, Dio è il Figlio, Dio è lo Spirito Santo, che non sono

tre dèi ma che questa Trinità è un solo Dio, che non sono diversi per

natura ma di una medesima sostanza, né che il Padre talora è il Figlio

e talora lo Spirito Santo, ma che il Padre è sempre il Padre, il Figlio è

sempre il Figlio e lo Spirito Santo sempre lo Spirito Santo. Inoltre,

sulle verità invisibili guardiamoci dal fare sconsideratamente

affermazioni come persone che sanno; facciamole piuttosto come

credenti. Infatti, tali verità possono essere viste soltanto con il cuore

purificato e colui che le vede in questa vita, come fu detto, in parte e

in modo confuso, non può far sì che le veda anche il suo

interlocutore, se è impedito dalle impurità del cuore. Beati i puri di

cuore, perché essi vedranno Dio. Questa è la nostra fede riguardo a

Dio, nostro creatore e nostro rinnovatore.

Quando è stato detto: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo

cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente, non ci è stato

comandato di amare Dio soltanto, ma anche il prossimo, perché è

detto: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Se, dunque, questa fede

non comprende anche un'assemblea e una società degli uomini in cui

la carità fraterna possa operare, essa darà meno frutti.

Noi crediamo pure nella Santa Chiesa, indubbiamente in quella

cattolica. Anche gli eretici e gli scismatici chiamano chiese le loro

assemblee. Ma gli eretici, poiché hanno idee errate intorno a Dio,

tradiscono la fede stessa; gli scismatici a loro volta, con le loro

ingiuste separazioni, rompono con la carità fraterna, benché credano

le stesse verità che noi crediamo. Perciò la Chiesa cattolica non

comprende né gli eretici, perché ama Dio, né gli scismatici, perché

ama il prossimo. E perdona facilmente i peccati del prossimo, perché

implora per se stessa il perdono da parte di colui che ci ha riconciliati

con Lui, cancellando tutte le nostre colpe passate e chiamandoci ad

una vita nuova. Ora, però, fino a che non possederemo questa vita nel

suo grado perfetto, non possiamo essere immuni dai peccati. È

importante, peraltro, sapere di quali peccati si tratti.

Non è comunque ora che si deve trattare della differenza fra i peccati;

occorre piuttosto assolutamente credere che in nessun modo ci

saranno perdonati i peccati, se saremo stati inflessibili nel non

Page 32: Seconda Lettura per l’Ufficio delle letture nel Tempo ...

32

concedere il perdono agli altri. È per questo che crediamo anche

nella remissione dei peccati.

RESPONSORIO

R. Occorre mantenere una fede salda, in modo da poter dire che Dio

è il Padre, Dio è il Figlio, Dio è lo Spirito Santo, che non sono tre dèi

ma che questa Trinità è un solo Dio, che non sono diversi per natura

ma di una medesima sostanza. * La Chiesa cattolica ama Dio e ama

il prossimo.

V. Tali verità possono essere viste soltanto con il cuore purificato:

Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio.

R. La Chiesa cattolica ama Dio e ama il prossimo.

Tutto prosegue come nella Liturgia delle Ore del giorno.

Lunedì 4 febbraio

SECONDA LETTURA

Da “La fede e il simbolo” di sant’Agostino, vescovo 10,23-25

Crediamo la resurrezione della carne

Tre sono gli elementi di cui l'uomo è costituito: lo spirito, l'anima e il

corpo. Si dice anche che siano due, perché l'anima è spesso nominata

insieme con lo spirito; infatti la sua parte razionale, di cui sono privi

gli animali, si chiama spirito ed è per noi la cosa principale. Il

principio vitale che ci unisce al corpo, invece, si chiama anima.

Infine, il corpo di per sé è il nostro ultimo elemento, poiché è

visibile. Ora questo insieme di elementi creati geme e soffre fino ad

oggi nelle doglie del parto; lo spirito, tuttavia, ha già dato i primi

frutti mediante la fede in Dio e ha dimostrato di essere di buona

volontà. Lo spirito è chiamato anche mente, quando di lui l'Apostolo

dice: Con la mente servo la legge di Dio; o, parimenti, in un altro

passo: Dio stesso mi è testimone, al quale rendo culto nel mio spirito.

L'anima invece, fino a che desidera i beni carnali, è chiamata carne:

una parte di essa, infatti, fa resistenza allo spirito, non per sua natura,

ma per la consuetudine che ha con i peccati. È per questo che è detto:

Con la mente servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del

Page 33: Seconda Lettura per l’Ufficio delle letture nel Tempo ...

33

peccato. Questa consuetudine si è poi trasformata in una tendenza

naturale in seguito alla generazione mortale che dobbiamo al peccato

del primo uomo. Per questo è scritto: Un tempo anche noi siamo stati

per natura figli d'ira, vale a dire sotto la sanzione che ci ha fatto

servire la legge del peccato. L'anima, invece, conserva la perfezione

della sua natura quando è sottomessa al suo spirito e lo segue come

esso segue Dio. Per questo è detto: L'uomo animale non comprende

le cose dello Spirito di Dio. Tuttavia l'anima, ai fini delle buone

azioni, non si sottomette allo spirito con la stessa sollecitudine con

cui lo spirito si sottomette a Dio ai fini della vera fede e della buona

volontà; inoltre, talora assai lentamente è frenato l'impulso per cui si

perde nei legami carnali e temporali. Ma, dal momento che anch'essa

si purifica, riacquistando la stabilità della propria natura sotto il

dominio dello spirito, che è per essa il suo capo come lo è Cristo per

lui, non si deve disperare che anche il corpo sia restituito alla propria

natura; senza dubbio, però, non altrettanto sollecitamente dell'anima

e neppure per quest'ultima altrettanto sollecitamente dello spirito, ma

nel tempo opportuno, cioè al suono dell'ultima tromba, quando i

morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. Crediamo

anche nella resurrezione della carne, non soltanto perché sarà

rinnovata l'anima, la quale ora, per effetto degli appetiti carnali, è

chiamata " carne ", ma anche perché questa carne visibile che è tale

per natura e dalla quale l'anima prese il nome non per la sua natura,

ma per gli appetiti carnali, questa carne visibile dunque, che è

propriamente detta carne, si deve credere senza dubbio che risorgerà.

Sembra infatti che l'apostolo Paolo la mostri quasi con il dito, quando

dice: È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di

incorruttibilità. Quando infatti dice "questo" è come se tendesse il

dito verso di esso: in realtà, ciò che è visibile può essere mostrato

mediante il dito. L'anima, del resto, potrebbe anche essere detta

corruttibile, poiché si corrompe per effetto dei suoi perversi costumi.

È necessario che questo corpo mortale si vesta di immortalità: nel

leggere queste parole ci si riferisce alla stessa carne visibile, perché è

come se il dito dell'Apostolo fosse di continuo teso verso di essa.

L'anima infatti, come può essere detta corruttibile a causa dei suoi

perversi costumi, per lo stesso motivo può essere detta mortale. Di

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34

certo, la morte dell'anima consiste nell'allontanarsi da Dio e questo,

secondo le Sacre Scritture, fu il suo primo peccato commesso in

Paradiso.

Dunque, secondo la fede cristiana che non può trarre in inganno, il

corpo risorgerà. E se a qualcuno la cosa sembra incredibile, vuol dire

che pone attenzione alla condizione attuale della carne e non

considera invece quella futura; infatti, nel tempo della trasformazione

angelica, essa non sarà più carne e sangue, ma soltanto corpo. Nel

parlare della carne, in effetti, l'Apostolo dice: Altra è la carne degli

animali, altra quella degli uccelli, altra quella dei pesci, altra quella

dei serpenti. Vi sono corpi celesti e corpi terrestri. In verità, non ha

detto: " carne celeste ", ma: corpi celesti e corpi terrestri; ogni carne,

infatti, è anche corpo, ma non ogni corpo è anche carne. Lo si vede in

primo luogo nelle realtà terrestri; il legno, infatti, è un corpo, ma non

è carne; invece il corpo dell'uomo o dell'animale è sia corpo che

carne. Nelle realtà celesti, invero, non c'è affatto carne, ma corpi

semplici e lucidi, che l'Apostolo chiama spirituali e che altri invece

chiamano eterei. Non per questo è in contraddizione con la

resurrezione della carne ciò che dice quando afferma: La carne e il

sangue non possederanno il regno di Dio; ma preannuncia quale sarà

in futuro ciò che ora è carne e sangue. Chiunque non crede che

questa carne possa trasformarsi nella natura descritta, dovrà esser

condotto alla fede per gradi. Se, infatti, gli chiedi se la terra può

trasformarsi in acqua, data la vicinanza che c'è tra i due elementi, la

cosa non gli sembrerà incredibile; ancora, se gli chiedi se l'acqua può

trasformarsi in aria, risponderà che neppure questo è assurdo, poiché

si tratta di elementi vicini. E se gli si chiede se l'aria può trasformarsi

in un corpo etereo, cioè celeste, sarà la vicinanza stessa tra gli

elementi che lo indurrà ad assentire. Se, dunque, per gradi concede

che possa avvenire che la terra si trasformi in un corpo etereo, perché

non dovrebbe credere che, con la partecipazione della volontà di Dio,

per la quale un corpo umano poté camminare sulle acque, questa

trasformazione può aver luogo molto rapidamente, in un batter

d'occhio, come è scritto, senza alcuno di tali gradi, al modo stesso in

cui per lo più il fumo si trasforma in fiamma con straordinaria

rapidità? La nostra carne in effetti viene certamente dalla terra; ma i

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35

filosofi, i cui argomenti sono assai spesso usati per opporsi alla

resurrezione della carne, in quanto asseriscono che non vi può essere

nessun corpo terreno in cielo, ammettono che qualsiasi corpo può

trasformarsi e mutarsi in qualsiasi altro. Una volta avvenuta questa

resurrezione del corpo, noi, liberati dalla condizione del tempo,

godremo di una vita eterna in una carità ineffabile e in una duratura

stabilità. Allora, infatti, avverrà quanto è scritto: La morte è stata

ingoiata per la vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o

morte, il tuo pungiglione?

Questa è la fede che, con brevi formule, è offerta dal Simbolo ai

nuovi cristiani perché la conservino. Queste brevi formule sono

presentate ai fedeli affinché, credendo, si sottomettano a Dio,

sottomessi a lui vivano rettamente, vivendo rettamente purifichino il

loro cuore e, una volta purificato il cuore, comprendano ciò che

credono.

RESPONSORIO

R. Una volta avvenuta questa resurrezione del corpo, noi, liberati

dalla condizione del tempo, godremo di una vita eterna in una carità

ineffabile e in una duratura stabilità. * La morte dell'anima consiste

nell'allontanarsi da Dio e questo, secondo le Sacre Scritture, fu il

primo peccato commesso in Paradiso.

V. Queste brevi formule sono presentate ai fedeli affinché, credendo,

si sottomettano a Dio, sottomessi a lui vivano rettamente, vivendo

rettamente purifichino il loro cuore e, una volta purificato il cuore,

comprendano ciò che credono.

R. La morte dell'anima consiste nell'allontanarsi da Dio e questo,

secondo le Sacre Scritture, fu il primo peccato commesso in

Paradiso.

Tutto prosegue come nella Liturgia delle Ore del giorno.

Giovedì 7 febbraio

SECONDA LETTURA

Dal “Discorso sul Simbolo, rivolto ai catecumeni” di sant’Agostino,

vescovo 1,1-3

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La formula della fede

Ricevete la formula della fede che è detta Simbolo. E quando l'avete

ricevuta imprimetela nel cuore e ripetetevela ogni giorno

interiormente. Prima di dormire, prima di uscire, munitevi del vostro

Simbolo. Nessuno scrive il Simbolo al solo scopo che sia letto, ma

perché sia meditato. E perché la dimenticanza non distrugga ciò che

la diligenza ha tramandato, funzioni da libro per voi la vostra

memoria. Ciò che udrete sarà l'oggetto della vostra fede e quello che

crederete lo ripeterete anche con la lingua. Ha detto infatti

l'Apostolo: Con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la

bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. Questo è il

Simbolo che ripasserete e che ripeterete. Le parole che avete sentito

recitare si trovano qua e là nelle Scritture divine, ma da lì sono state

raccolte e riassunte in un unico testo per evitare fatica alla memoria

degli uomini più lenti e perché ogni uomo possa dire, possa ritenere

quello che crede. Non avete proprio appena adesso sentito che Dio è

onnipotente? Ebbene voi cominciate ad averlo anche come Padre, dal

momento in cui foste nati da quella Madre che è la Chiesa.

Così dunque avete già imparato, avete meditato, avete ritenuto il

concetto, siete nella situazione di poter dire: Credo in Dio Padre

onnipotente. Dio è onnipotente. Essendo tale, non può morire, non

può ingannarsi, non può mentire, e, come dice l'Apostolo: Non può

rinnegare se stesso Quante cose non può fare pur essendo

onnipotente, anzi proprio perché non le può fare è onnipotente!

Infatti se potesse morire, non sarebbe onnipotente; così se potesse

mentire, ingannarsi, ingannare, agire ingiustamente, non sarebbe

onnipotente; se tali possibilità ci fossero in lui, ciò non

corrisponderebbe alla onnipotenza. Indubbiamente il nostro Padre

onnipotente non può peccare. Può fare quel che vuole perché è la

onnipotenza stessa. Fa qualunque cosa voglia di bene, di giusto; una

cosa che sia male a farsi non la vuole. Nessuno resiste

all'Onnipotente così da non fare quello che egli vuole. Egli fece il

cielo, la terra, il mare e tutto quello che essi contengono, realtà

invisibili e realtà visibili. Invisibili come, nei cieli, i Troni, le

Dominazioni, i Principati, le Potestà, gli Arcangeli, gli Angeli, i

nostri concittadini, se vivremo bene. Creò nel cielo anche realtà

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visibili: il sole, la luna, le stelle. Ornò la terra dei suoi animali

terrestri, popolò l'aria di volatili; popolò la terra di esseri che

camminano e di esseri che strisciano, il mare di esseri che nuotano.

Tutto popolò di creature appropriate. Fece anche l'uomo, con la

mente a sua immagine e somiglianza. Nella mente infatti c'è

l'immagine di Dio, perciò la mente non può essere compresa neppure

da se stessa, in quanto c'è in essa l'immagine di Dio. Noi siamo stati

fatti per aver dominio sulle altre creature, ma per il peccato siamo

caduti, nel primo uomo, e divenuti tutti partecipi di un'eredità di

morte. Siamo divenuti poveri mortali, siamo pieni di timori, di errori,

e questo a causa del peccato: con questo demerito e questa colpa

nasce ogni uomo. Perciò, come avete visto oggi, come sapete, anche i

bambini vengono purificati col soffio, ed esorcizzati per scacciare da

loro il potere nemico del diavolo, che inganna l'uomo per possedere

gli uomini. Nei bambini non viene esorcizzata e purificata col soffio

la creatura di Dio, ma colui sotto il potere del quale si trovano tutti

coloro che nascono nel peccato: [Satana] è infatti il capo dei

peccatori. Perciò a causa di uno che cadde nella colpa e mandò tutti

alla morte fu inviato Uno senza colpa per condurre alla vita tutti

quelli che credono in lui, liberandoli dal peccato.

Perciò crediamo anche nel suo Figlio, Figlio cioè del Padre

onnipotente, unico Signore nostro. Quando senti "Unico Figlio di

Dio" riconosci che è Dio. Non potrebbe infatti l'Unico Figlio di Dio

non essere Dio. Quello che egli è questo generò, anche se non

s'identifica col generato. Se è vero Figlio, è quello che è il Padre. Se

non è quello che è il Padre non è vero Figlio. Guardate nel campo

delle creature terrene e mortali: ogni essere genera quello che è lui

stesso. L'uomo non genera il bue, la pecora non genera il cane, né il

cane la pecora. Di qualunque specie sia chi genera, non può che

generare ciò che è lui stesso. Ritenete dunque con certezza,

fortemente, fermamente, fedelmente, che Dio Padre generò quello

che è lui stesso, l'Onnipotente. Queste creature mortali generano sul

piano della corruttibilità. Forse che Dio genera così? Chi è nato

mortale genera come è lui stesso, l'immortale ugualmente, quello che

è. Il corruttibile genera il corruttibile, l'incorruttibile genera

l'incorruttibile; ciò che è soggetto a corruzione, sul piano della

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38

corruttibilità, ciò che non vi è soggetto sul piano della incorruttibilità,

al segno che uno è quello che è l'altro, un tutto unico. Sapete che

quando ho premesso la recitazione del Simbolo, così ho detto e così

dovete credere: Crediamo in Dio Padre onnipotente e in Gesù Cristo,

Unico suo Figlio. Già quando dico Unico dovete intenderlo

onnipotente; non avviene infatti che Dio Padre fa quello che vuole e

Dio Figlio non fa quello che vuole. Unica è la volontà del Padre e del

Figlio perché unica è la natura. Non si può infatti fare una

separazione neanche minima tra la volontà del Figlio e la volontà del

Padre, come da Dio a Dio: sono ambedue lo stesso Dio. Non c'è un

Onnipotente e un altro Onnipotente. Sono ambedue lo stesso

Onnipotente. Il Padre e il Figlio sono un solo Dio.

RESPONSORIO

R. Dio essendo onnipotente non può morire, non può ingannarsi, non

può mentire. * Credo in Dio Padre onnipotente.

V. Indubbiamente il nostro Padre onnipotente fa qualunque cosa

voglia di bene, di giusto; una cosa che sia male a farsi non la vuole.

R. Credo in Dio Padre onnipotente.

Tutto prosegue come nella Liturgia delle Ore del giorno.

Venerdì 8 febbraio

SECONDA LETTURA

Dal “Discorso sul Simbolo, rivolto ai catecumeni” di sant’Agostino,

vescovo 2,4-5

Il Padre e il Figlio sono un unico Dio

Non introduciamo certo due dèi [nella fede], come alcuni [eretici] li

introducono e dicono: "Dio Padre e Dio Figlio: il Dio Padre è

maggiore, il Dio Figlio minore". Come è possibile "due"? Due dèi?

Vergògnati a dirlo, vergògnati a crederlo! Tu dici: "Signore Dio

Padre", e dici anche: "Signore Dio Figlio". Lo stesso Figlio dice:

Nessuno può servire a due padroni. Nella famiglia di Dio ci

troveremmo forse come in una grande casa dove c'è un padre di

famiglia che ha un figlio e possiamo dire: "Il padrone più grande, il

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padrone più piccolo"? Lungi da noi tale pensiero. Se voi ammettete

qualcosa di simile, ponete idoli nell'anima. Respingete del tutto

questa opinione. Prima credete, poi cercate di capire. È un dono di

Dio, non certo prerogativa dell'umana fragilità, poter capire subito,

appena creduto. Tuttavia se ancora non capite, credete: In Dio unico

Padre, in Cristo Dio, Figlio di Dio. Forse due? No, un solo Dio. E

come due possono essere detti: un solo Dio? In che modo? Te ne

stupisci? Negli Atti degli Apostoli è scritto: Coloro che erano venuti

alla fede avevano un cuore solo e un'anima sola. Molte erano le

persone ma la fede le aveva rese tutte una sola. Migliaia erano: si

amavano ed è allora che i molti sono [divenuti] uno. Amavano Dio

con fuoco di carità e, da una moltitudine che erano, raggiunsero la

bellezza dell'unità. Se la carità rese una tale pluralità di anime

un'anima sola, quale mai sarà la carità in Dio, dove non c'è alcuna

disparità, ma una totale uguaglianza? Se tra gli uomini sulla terra ci

poté essere tanta carità, così da fare di tante un'anima sola, lì dove il

Padre fu sempre inseparabile dal Figlio e il Figlio dal Padre non

potevano essere, di due, che un solo Dio. Quelle anime, che erano

molte, poterono essere chiamate un'anima sola. Dio, dove c'è la

somma, ineffabile unione, può essere detto un solo Dio e non due

dèi.

Il Padre fa quello che vuole, il Figlio fa quello che vuole. Non

pensate che il Padre sia onnipotente e il Figlio no. Sarebbe un errore.

Cancellatelo, si stacchi dalla vostra mente. Non sia bevuto con la

bevanda della fede, e, se qualcuno di voi lo avesse bevuto, lo rigetti.

È onnipotente il Padre, è onnipotente il Figlio. Se l'Onnipotente non

generò un Onnipotente, non generò un vero Figlio. E che diremo,

fratelli, di una condizione di superiorità del generante rispetto al

generato? Che cosa vuol dire: "generò"? È un fatto che un uomo più

grande genera un figlio più piccolo e, come quello invecchia, costui

cresce e giunge, solo col crescere, all'aspetto del padre. Il Figlio di

Dio invece, dal momento che non cresce perché Dio non può

invecchiare, è nato perfetto. Se dunque è nato perfetto, e non è stato

mai minore, è uguale. Perché sappiate che dall'Onnipotente è nato

l'Onnipotente, ascoltate lui stesso che è la Verità. Ciò che la Verità

dice di se stessa, questo è il vero. Che cosa dice la Verità? Che cosa

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dice il Figlio, che è la Verità? Dice: Quel che fa il Padre, anche il

Figlio lo fa. Il Figlio è onnipotente, dal momento che fa tutto ciò che

vuole. Se il Padre facesse qualcosa che il Figlio non può fare, il

Figlio avrebbe affermato il falso quando disse: Quello che fa il

Padre, anche il Figlio lo fa. Ma poiché il Figlio disse il vero, credete

alle parole: Quello che fa il Padre, anche il Figlio lo fa. E avete

creduto nel Figlio onnipotente. Non avete pronunziato questa parola

nel Simbolo, tuttavia è ciò che avete espresso quando avete

professato di credere in un unico stesso Dio. Ha forse qualcosa il

Padre che non abbia anche il Figlio? Questo lo affermano gli eretici

blasfemi ariani, non io. Io invece vi sto dicendo che se il Padre

avesse qualche attributo che non ha anche il Figlio, il Figlio

mentirebbe quando dice: Tutto quello che il Padre possiede è mio.

Molte, innumerevoli sono le testimonianze dalle quali scaturisce che

il Figlio, vero Dio, è Figlio del Padre, e che Dio Padre generò un

Figlio vero Dio, e che il Padre e il Figlio sono un unico Dio.

RESPONSORIO

R. È un dono di Dio, non certo prerogativa dell'umana fragilità, poter

capire subito, appena creduto. * Prima credete, poi cercate di capire.

V. Perché sappiate che dall'Onnipotente è nato l'Onnipotente,

ascoltate lui stesso che è la Verità. Ciò che la Verità dice di se stessa,

questo è il vero.

R. Prima credete, poi cercate di capire.

Tutto prosegue come nella Liturgia delle Ore del giorno.

Sabato 9 febbraio

SECONDA LETTURA

Dal “Discorso sul Simbolo, rivolto ai catecumeni” di sant’Agostino,

vescovo 3,6-9

L’opera del Figlio unico di Dio

Vediamo ora che cosa ha fatto per noi questo Figlio unico di Dio

Padre onnipotente, che cosa ha sopportato per noi. Egli è nato dallo

Spirito Santo e dalla Vergine Maria. Egli, così grande Dio, uguale al

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Padre, è nato dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria: umile per

risanare i superbi. L'uomo volle esaltarsi e cadde. Dio si abbassò e lo

risollevò. Che cos'è l'umiltà di Cristo? È Dio che diede la mano

all'uomo caduto. Noi siamo caduti, egli si è abbassato [fino a noi].

Noi giacevamo a terra. Egli si è chinato su di noi. Aggrappiamoci a

lui e rialziamoci, per non incorrere nella punizione. Dunque il suo

abbassarsi consiste in questo: che è nato dallo Spirito Santo e dalla

Vergine Maria. La stessa sua natività umana è al tempo stesso umile

e sublime: umile perché è nato uomo da uomini; sublime perché dalla

Vergine. Vergine concepì, Vergine partorì, e dopo il parto rimase

Vergine.

Segue: Patì sotto Ponzio Pilato. Quando Cristo patì, Ponzio Pilato

teneva il governo della regione ed era giudice. Col nome di quel

giudice venne indicato il tempo in cui Cristo patì: sotto Ponzio

Pilato. Quando si dice: patì, si aggiunge: fu crocifisso e sepolto. Ma

chi patì? E che cosa patì e per chi? A patire fu il Figlio di Dio unico,

il nostro Signore. E patì questo: fu crocifisso e sepolto. Per chi? Per

empi e peccatori. Grande condiscendenza e grazia. Che cosa renderò

al Signore per tutto quello che mi ha dato?

È nato prima del tempo, prima di tutti i secoli. Nato prima. Ma prima

di che cosa, dove non c'è un prima? Certo non vorrete pensare che ci

sia stata una porzione di tempo prima della nascita di Cristo dal

Padre. Parlo di quella nascita per cui è Figlio di Dio onnipotente, è

unico Signore nostro; di questa parlo. Non pensate che l'inizio del

tempo sia in questa nascita. Non pensate che ci sia stato un

intermezzo di eternità in cui c'era il Padre e non c'era il Figlio. Da

quando c'è il Padre, da allora c'è il Figlio. E come si può dire: "da

quando" se non c'è inizio? Dunque: il Padre da sempre, senza inizio,

il Figlio da sempre, senza inizio. E allora "Come può essere nato - mi

potresti ribattere - se non ha inizio?". Dall'eterno, coeterno. Non ci fu

mai il Padre senza che ci fosse il Figlio, e tuttavia il Figlio è generato

dal Padre. Dove possiamo trovare qualche paragone? Siamo tra cose

terrene, tra creature visibili. Provi la terra a darmi un paragone. Non

me lo dà. Provino le onde del mare. Nulla. Provi qualche animale.

Non lo può neppure lui. Nel regno animale c'è bensì chi genera e chi

è generato, ma prima, nel tempo, c'è il padre e poi nasce il figlio.

Page 42: Seconda Lettura per l’Ufficio delle letture nel Tempo ...

42

Cerchiamo qualcosa di coevo e consideriamolo coeterno. Se

potessimo per assurdo trovare un padre coevo di suo figlio e un figlio

coevo di suo padre, potremmo pensare a Dio Padre, coevo di suo

Figlio e a Dio Figlio, coeterno a suo Padre. Sulla terra possiamo

trovare qualcuno di cui si possa dire "coevo", non possiamo trovare

nessuno di cui si possa dire "coeterno". Intendiamo "coevo" e

crediamo "coeterno". State bene attenti, qualcuno può dire: "Come si

può trovare un padre coevo del suo figlio o un figlio coevo del suo

padre?". Per poterlo generare il padre lo precede nell'età; perché

nasca il figlio lo segue nell'età. E qui invece abbiamo il Padre coevo

al Figlio, e il Figlio al Padre. Come può essere? Vi proporrò

un'analogia: il fuoco come padre, lo splendore di luce che ne emana,

come figlio; ecco trovati i coevi. Da quando il fuoco ha cominciato

ad essere fuoco, subito ha generato la luce, né ci fu il fuoco prima

della luce, né la luce dopo il fuoco. E se ci interroghiamo chi sia il

generante, se è il fuoco che genera la luce o la luce il fuoco, subito,

per istinto naturale e per l'intelligenza che è nelle vostre menti,

proclamereste: "È il fuoco che genera la luce, non la luce il fuoco".

Ecco un padre che dà inizio, ecco un figlio insieme, né precedente,

né seguente. Ecco dunque un padre all'inizio, e un figlio ugualmente

all'inizio. Se vi ho mostrato che un padre è all'inizio e un figlio pure

all'inizio, ebbene credete che il Padre non ha inizio, e con lui neppure

il Figlio ha inizio; l'uno eterno, l'altro coeterno. Se voi seguirete il

progresso del ragionamento, capirete. Fate in modo di seguirlo. Voi

dovete nascere, ma poi dovete crescere, perché nessuno all'inizio è

perfetto. E invece al Figlio di Dio fu lecito nascere perfetto, perché è

nato al di fuori del tempo, coeterno al Padre, anteriore non di un

periodo di tempo, ma dall'eternità a tutte le cose. Questo nato

coeterno al Padre della cui generazione il profeta disse: Chi narrerà la

sua generazione? è nato fuori del tempo dal Padre ed è nato dalla

Vergine nella pienezza dei tempi. Questa nascita sì era stata

preceduta da un periodo di tempo. Egli nacque in un tempo

opportuno, quando volle lui, quando sapeva di voler nascere. Senza

dubbio non è nato senza volerlo. Nessuno di noi nasce in quanto lo

vuole, e nessuno di noi muore quando lo vuole. Egli invece nacque

quando volle, morì quando volle; nacque nella maniera in cui volle,

Page 43: Seconda Lettura per l’Ufficio delle letture nel Tempo ...

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da una Vergine, morì nella maniera in cui volle, su una croce. Fece

qualunque cosa volle: perché era tale uomo che era anche Dio, ma

Dio celato. Dio aveva assunto l'umanità, l'umanità era stata assunta,

un solo Cristo Dio e Uomo. Alla morte segue la resurrezione.

Della sua croce come parlerò, che cosa dirò? Scelse il peggiore

genere di morte perché i suoi martiri non temessero appunto alcun

genere di morte. Rivelò la sua dottrina facendosi uomo, mostrò un

esempio di pazienza sulla croce. Qui, nella croce, consiste la sua

opera perché lui crocifisso è l'esempio dell'opera; il premio poi

dell'opera è la risurrezione. C'insegnò, sulla croce, che cosa

dobbiamo giungere a sopportare; c'insegnò, nella risurrezione, che

cosa dobbiamo sperare. In una parola, con il suo esempio ci ha detto,

come un sommo presidente dei giochi: "Fa' e prendi, compi l'opera

ed abbi il premio, combatti nella gara e avrai la corona di vittoria".

Che cosa è l'opera? L'ubbidienza. Qual è il premio? La risurrezione

senza più morte. Perché ho aggiunto: "senza più morte"? Perché

anche Lazzaro risorse e poi morì [di nuovo]. Cristo invece è

risuscitato e non muore più, la morte non ha più potere su di lui.

RESPONSORIO

R. Il Figlio, così grande Dio, uguale al Padre, è nato dallo Spirito

Santo e dalla Vergine Maria: umile per risanare i superbi. * È Dio

che diede la mano all'uomo caduto.

V. Il Figlio di Dio unico, il nostro Signore scelse il peggiore genere

di morte perché i suoi martiri non temessero alcun genere di morte.

R. È Dio che diede la mano all'uomo caduto.

Tutto prosegue come nella Liturgia delle Ore del giorno.

Domenica 10 febbraio

SECONDA LETTURA

Dal “Discorso sul Simbolo, rivolto ai catecumeni” di sant’Agostino,

vescovo 3, 10

La pazienza senza calcolo di Giobbe

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La Scrittura dice: Avete udito parlare della pazienza di Giobbe e

avete visto la sorte finale che gli riservò il Signore. Quando si legge

quante pene ha dovuto sopportare Giobbe, si inorridisce, ci si

spaventa, si trema. Ma quale fu il suo premio? Il doppio di quello che

aveva perduto. Tuttavia l'uomo non eserciti la pazienza in vista di

beni temporali, dicendo a se stesso: "Coraggio, sopporto il danno. Il

Signore mi ricompenserà così come ha restituito il doppio dei figli a

Giobbe. Giobbe ricevette il doppio di tutto e generò tanti figli quanti

ne aveva seppelliti. Non gli furono forse raddoppiati?". Certo, perché

anche questi vivevano [nella vita eterna]. Nessuno dica: "Sopporterò

le tribolazioni e il Signore mi restituirà i beni come ha fatto con

Giobbe". Non sarebbe qui in gioco la pazienza, ma il calcolo

dell'avidità. Se quel santo infatti non avesse avuto la pazienza non

sarebbe riuscito a sopportare con fortezza le avversità che gli

piombavano addosso. Non avrebbe avuto dal Signore la

testimonianza che invece ebbe. Disse di lui il Signore: Hai posto

attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra,

uomo irreprensibile, il vero devoto a Dio. Quale testimonianza,

fratelli, ricevette da Dio questo uomo santo! E tuttavia la cattiva

moglie cercava, con i suoi malvagi argomenti, di trarlo in errore ed

era simile a quel serpente che nel paradiso terrestre ingannò il primo

uomo creato da Dio. Così ora, suggerendo bestemmie, credeva di

poter far cadere quell'uomo caro a Dio. Quanti mali sopportò

quell'uomo, fratelli! Chi ne potrebbe sopportare di uguali? Nella sua

sostanza, nella sua casa, nei figli, nel suo fisico, nella sua stessa

moglie tentatrice che gli era rimasta. [Il diavolo] a un certo punto gli

avrebbe tolto anche costei, che gli era rimasta, se non se la fosse

serbata come aiutante, in quanto era riuscito a debellare anche il

primo uomo per mezzo di Eva. Aveva serbato Eva. Quante cose

soffrì! Perse tutto quello che aveva. La sua casa crollò e magari essa

sola! Essa schiacciò i figli sotto le macerie. Ma poiché in lui la

pazienza aveva grande spazio, sentite quale fu la sua risposta: Il

Signore ha dato, il Signore ha tolto. Come al Signore piacque, così è

avvenuto; sia benedetto il nome del Signore. Gli tolse quel che gli

aveva dato. Forse che perì lui che aveva dato? Giobbe ammise che

Dio gli aveva tolto i beni, ma si comportò come se dicesse: "Mi ha

Page 45: Seconda Lettura per l’Ufficio delle letture nel Tempo ...

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tolto tutto, mi tolga pure tutto, mi lasci nudo ma si serbi lui per me.

Che cosa mi mancherà infatti se avrò Dio, o che cosa mi giovano

tutte le altre cose se non avrò Dio?". Fu colpita la sua carne, fu

colpito con ulcere dalla testa sino ai piedi, colava giù l'umore

corrotto, formicolava di vermi ed egli si mostrava saldo nel suo Dio,

in lui era fisso. Quella moglie, aiutante del diavolo, non consolatrice

del marito, voleva persuaderlo alla bestemmia: Fino a quando vorrai

sopportare questo e quello? Di' qualcosa contro Dio e muori. Giobbe

dunque, poiché era stato umiliato, doveva essere esaltato. E così fece

il Signore per dare un esempio agli uomini. In cielo, poi, al suo servo

destinò premi maggiori. Dunque esaltò Giobbe umiliato e umiliò il

diavolo che si era esaltato perché egli abbatte l'uno ed innalza l'altro.

Fratelli carissimi, quando qualcuno qui patisce qualcuna di tali

tribolazioni, non si aspetti la ricompensa qui e se patisce qualche

danno non abbia intenzione di ricevere il doppio, quando dice: Il

Signore ha dato, il Signore ha tolto. Come al Signore piacque, così

avvenne; sia benedetto il suo nome. Dio loda la pazienza non il

calcolo dell'avidità, perché se vuoi ricevere il doppio di quello che

hai perduto e per questo lodi Dio, lodi non per amore ma per

cupidigia. Non puoi in partenza portare davanti l'esempio di quel

sant'uomo. Ti inganneresti. Quando Giobbe sopportava tutti quei

dolori, non contava sulla ricompensa del doppio di quello che aveva.

Si può notare quello che dico sia nella sua prima testimonianza,

quando subì danni e fece i funerali ai figli, sia nella seconda quando

già pativa tormenti nella sua carne. Queste sono le parole della sua

prima testimonianza: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto. Come al

Signore piacque, così è avvenuto; sia benedetto il nome del Signore.

Avrebbe potuto dire: "Il Signore ha dato, il Signore ha tolto; può

darmi di nuovo quello che mi ha tolto, può ridarmi più di quel che mi

ha tolto". Ma non disse così. Disse: Come al Signore piacque, così

avvenne. Cioè: "Poiché piace a lui, deve piacere anche a me; ciò che

piacque al padrone buono non dispiaccia al servo a lui sottomesso;

ciò che piacque al medico non dispiaccia al malato". E nel secondo

caso sentì la sua testimonianza. Disse alla moglie: Hai parlato come

una donna stolta. Se da Dio accettiamo il bene perché non dovremmo

accettare il male? Non aggiunse quello che, se l'avesse detto, era pur

Page 46: Seconda Lettura per l’Ufficio delle letture nel Tempo ...

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vero: "Il Signore può far ritornare come prima la mia carne, può

moltiplicare quello che ci ha tolto", per non sembrare che sopportasse

quei mali in vista di questa speranza. Queste cose non disse, queste

cose non sperò. Ma il Signore le diede ugualmente a lui che non ci

contava perché noi fossimo ammaestrati; perché imparassimo che il

Signore gli era vicino. Perché se non gli avesse restituito quei beni,

noi non saremmo riusciti a vedere la ricompensa che gli teneva

nascostamente in serbo. Perciò la sacra Scrittura dice, esortando alla

pazienza e all'aspettativa di ricompensa per la vita futura, non per la

presente: Avete udito parlare della pazienza di Giobbe, e avete visto

la fine del Signore [sulla terra]. Perché sottolinea la pazienza di

Giobbe, e non dice: "Avete visto la fine dello stesso Giobbe"?

Avresti rinfocolato la tua avidità nella prospettiva di avere il doppio.

Avresti detto: "Sopporto, grazie a Dio. Avrò il doppio come Giobbe".

La pazienza di Giobbe, la fine del Signore [sulla terra]. Conosciamo

la pazienza di Giobbe, conosciamo la fine del Signore. Parole del

Signore sulla croce furono: Dio mio, Dio mio, perché mi hai

abbandonato? Sono le parole del Signore sulla croce. Lo abbandonò

riguardo alla presente felicità, non lo abbandonò in quanto all'eterna

immortalità. La fine del Signore è questa: i Giudei lo arrestano, i

Giudei lo insultano, lo legano, lo coronano di spine, lo imbrattano di

sputi, lo flagellano, lo coprono di scherni, lo crocifiggono, lo

trapassano con la lancia, e infine lo seppelliscono; ed è quasi

abbandonato. È mai possibile? Si facevano beffe di lui. Perciò abbi

pazienza per poter risorgere e non morire, come Cristo non morire

più. Così infatti noi leggiamo: Cristo, risuscitato dai morti non muore

più.

RESPONSORIO

R. Se il santo Giobbe non avesse avuto la pazienza non sarebbe

riuscito a sopportare con fortezza le avversità che gli piombavano

addosso. * Perciò abbi pazienza per poter risorgere e come Cristo

non morire più.

V. La fine del Signore è questa: i Giudei lo arrestano, i Giudei lo

insultano, lo legano, lo coronano di spine, lo imbrattano di sputi, lo

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flagellano, lo coprono di scherni, lo crocifiggono, lo trapassano con

la lancia, e infine lo seppelliscono; ed è quasi abbandonato.

R. Perciò abbi pazienza per poter risorgere e come Cristo non morire

più.

Tutto prosegue come nella Liturgia delle Ore del giorno.

Lunedì 11 febbraio

SECONDA LETTURA

Dal “Discorso sul Simbolo, rivolto ai catecumeni” di sant’Agostino,

vescovo 4,11-12; 5,13

Il Signore Gesù nella gloria e lo Spirito Santo

[Il Signore Gesù] ascese al cielo. Credetelo. Siede alla destra del

Padre. Credetelo. Per sedere intendete abitare, così come quando

diciamo di un uomo: "Ha risieduto in quel luogo per tre anni". Lo

dice anche la Scrittura: che è risieduto un tale in città per un

determinato tempo. Vuol dire forse che sedeva e che mai si alzò?

Anche le abitazioni degli uomini sono dette "sedi", ma non per

questo vi si sta seduti. Ci si alza, si cammina. Non si sta seduti e

tuttavia si chiamano "sedi". Così intendete l'abitare di Cristo alla

destra del Padre: è lì. Ma non andate pensando: "Che cosa fa?". Non

cercate quello che non si può trovare. È lì. Vi basti questo. È beato e

per la sua beatitudine gli viene il nome di "destra del Padre", per il

fatto che appunto "destra del Padre" significa felicità. Se noi

volessimo intendere in modo materiale dovremmo dire che se egli

siede alla destra del Padre, il Padre sarà a sinistra. È mai lecito che ce

li figuriamo così? Il Figlio a destra, il Padre a sinistra? Là è tutto

destra perché non c'è alcuna infelicità.

Da lì verrà a giudicare i vivi e i morti: i vivi, cioè coloro che siano

allora ancora in vita; i morti, cioè quelli che sono morti prima [del

giudizio]. Si potrebbe anche interpretare così: vivi, i giusti; morti, gli

iniqui. Dio infatti giudica ambedue le categorie, dando ad ognuno la

retribuzione dovuta. Ai giusti dirà nel giudizio: Venite, benedetti del

Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla

fondazione del mondo. A questo preparatevi, questo sperate, per

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questo vivete e vivete così perché credete, perché siete stati

battezzati, perché vi si possa dire: Venite, benedetti del Padre mio,

ricevete il regno che è stato preparato per voi dalla fondazione del

mondo. E a quelli che stanno alla sua sinistra che dice? Andate nel

fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Così

saranno giudicati da Cristo i vivi e i morti. Abbiamo parlato della

prima nascita di Cristo, quella fuori del tempo e di quella avvenuta

dalla Vergine nella pienezza dei tempi; abbiamo parlato della

passione di Cristo, abbiamo parlato del giudizio finale di Cristo.

Abbiamo svolto tutti gli argomenti riguardo a Cristo, unico Figlio di

Dio, nostro Signore. Ma la Trinità non è ancora stata esposta

completamente.

Segue nel Simbolo: E nello Spirito Santo. Questa Trinità è un solo

Dio, una sola natura, una sola sostanza, una sola potenza: somma

uguaglianza con nessuna divisione, nessuna diversità, perpetuo

amore. Volete sapere quale Dio è lo Spirito Santo? Battezzatevi e

sarete il suo tempio. L'Apostolo dice: Non sapete voi che il vostro

corpo è tempio in voi dello Spirito Santo, che avete da Dio? Dio ha

un tempio. Infatti a Salomone, re e profeta, fu comandato di costruire

un tempio a Dio. Se avesse innalzato un tempio al sole o alla luna o a

qualche stella, o a qualche angelo, Dio lo avrebbe condannato. Ma in

quanto egli edificò un tempio a Dio mostrò di venerare Dio. Con che

materiali lo costruì? Con legno e pietre, perché Dio volle, per mezzo

del suo servo, farsi un'abitazione in terra, per esservi pregato, per

dimorarvi. Per cui disse il beato Stefano: Salomone gli edificò una

casa, ma l'Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d'uomo.

Se dunque i nostri corpi sono tempio dello Spirito Santo, quale Dio

ha costruito il tempio allo Spirito Santo? Ma si tratta di Dio! Se

infatti i nostri corpi sono tempio dello Spirito Santo, chi ha costruito i

nostri corpi ha costruito anche il tempio allo Spirito Santo. Osservate

che cosa dice l'Apostolo: Dio ha composto il corpo conferendo

maggior onore a ciò che ne aveva di meno, parlando delle diverse

membra, affinché non vi fossero divisioni nel corpo. Dio ha creato il

nostro corpo. Come potrebbe non averlo creato lui se ha creato anche

l'erba? Come ci teniamo sicuri che ha creato l'erba? Chi veste, crea.

Leggi il Vangelo: Se Dio veste così l'erba del prato che oggi c'è e

Page 49: Seconda Lettura per l’Ufficio delle letture nel Tempo ...

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domani è buttata nel forno. Chi veste, crea dunque. E senti

l'Apostolo: Stolto, ciò che tu semini non prende vita, se prima non

muore; e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un

semplice chicco, di grano per esempio o di altro genere. Dio gli dà un

corpo come ha stabilito e a ciascun seme il proprio corpo. Se Dio

dunque costruisce i nostri corpi, se Dio costruisce le nostre membra e

se i nostri corpi sono tempio dello Spirito Santo, non dubitate che lo

Spirito Santo è Dio ma non aggiungetelo come un terzo dio, perché il

Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un unico Dio. Così dovete

credere.

RESPONSORIO

R. A questo preparatevi, questo sperate, per questo vivete e vivete

così perché credete, perché siete stati battezzati, perché vi si possa

dire: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno che è stato

preparato per voi dalla fondazione del mondo. * Là è tutto destra

perché non c'è alcuna infelicità.

V. Se dunque i nostri corpi sono tempio dello Spirito Santo, quale

Dio ha costruito il tempio allo Spirito Santo? Ma si tratta di Dio! Se

infatti i nostri corpi sono tempio dello Spirito Santo, chi ha costruito i

nostri corpi ha costruito anche il tempio allo Spirito Santo.

R. Là è tutto destra perché non c'è alcuna infelicità.

Tutto prosegue come nella Liturgia delle Ore del giorno.

Martedì 12 febbraio

SECONDA LETTURA

Dal “Discorso sul Simbolo, rivolto ai catecumeni” di sant’Agostino,

vescovo 6,14; 7,15; 8,16; 9,17

Credo la Chiesa, la remissione dei peccati,

la risurrezione della carne

Alla proclamazione di fede nella Trinità segue: La santa Chiesa. È

stato detto così di Dio e del suo tempio. Il tempio di Dio, che siete

voi - dice l'Apostolo - è santo. Ma la stessa Chiesa è santa, una, vera,

cattolica, che combatte contro tutte le eresie; combattere può, ma non

essere vinta. Tutte le eresie sono uscite da lei ma come gli inutili

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tralci tagliati via dalla vite. Essa rimane sulla sua radice, nella sua

vite, nella sua carità. Le porte degli inferi non prevarranno su di lei.

La remissione dei peccati. Realizzate in voi in modo completo le

verità del Simbolo, quando vi battezzate. Nessuno dica: "Ho

commesso la tal colpa. Forse non mi sarà perdonata". Pensi così

perché l'hai commessa e perché è grave? Ma dimmi pure che hai

compiuto qualcosa di mostruoso, di grave, di orrendo, che faccia

inorridire il solo pensarlo. Che cosa puoi aver fatto? Forse hai ucciso

Cristo? Non c'è nulla di peggio di questo misfatto, perché non c'è

nulla di meglio di Cristo. Nefanda enormità uccidere il Cristo.

Tuttavia i Giudei lo uccisero e molti di loro poi credettero in lui e

bevvero il suo sangue: fu loro perdonato il peccato che avevano

commesso. Quando sarete battezzati, mantenete una vita buona nei

precetti di Dio, per custodire il Battesimo sino alla fine. Non vi dico

che sia possibile vivere qui senza peccato: vi sono i peccati veniali,

di cui non è priva questa vita [mortale]. Per tutti i peccati c'è il

Battesimo, per quelli leggeri, dai quali non possiamo essere esenti,

c'è la preghiera. Come dice la preghiera? Rimetti a noi i nostri debiti

come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Se una volta sola siamo

purificati dal Battesimo, ogni giorno possiamo essere purificati dalla

preghiera. Ma non vogliate commettere di quelle colpe che

inevitabilmente vi separano dal Corpo di Cristo; lungi da voi! Coloro

che voi vedete fare pubblica penitenza, hanno commesso delitti:

adultèri o altri grossi misfatti, perciò fanno penitenza. Se infatti

avessero commesso colpe leggere, basterebbe a cancellarli la

preghiera quotidiana.

Dunque in tre modi nella Chiesa vengono rimessi i peccati: nel

Battesimo, nella preghiera e nell'umiltà, maggiore, della [pubblica]

penitenza. Tuttavia Dio non perdona che ai battezzati. Quando? Al

momento del Battesimo. Quando poi i peccati sono perdonati a chi

prega e a chi fa penitenza, si tratta di gente che ha già ricevuto il

Battesimo. Diversamente è come se si dicesse: Padre nostro da chi

non è ancora nato. Nei catecumeni, finché sono tali, restano tutti i

loro peccati. Se così avviene per i catecumeni, quanto più per i

pagani! Quanto più per gli eretici! E tuttavia non rinnoviamo il

Battesimo agli eretici. Perché? Perché essi hanno il Battesimo come

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il disertore ha un marchio. Come un marchio hanno il Battesimo, ma

per la condanna, non per la vittoria. E se il disertore pentito

ricomincia a fare il suo servizio militare, nessuno penserebbe di

rinnovargli il marchio.

Crediamo anche nella risurrezione della carne, di cui c'è il precedente

in Cristo, perché il corpo speri che avvenga quello che è avvenuto nel

suo capo. Il capo della Chiesa è Cristo, la Chiesa è il corpo di Cristo.

Il nostro Capo è risorto, è asceso al cielo; dove è il capo lì ci sono

anche le membra. Come sarà questa risurrezione? Perché non creda

qualcuno che sia come quella di Lazzaro, perché ben si sappia che

non è così, è stato aggiunto: nella vita eterna. Vi rinnovi Dio, Dio vi

mantenga e vi custodisca; Dio vi conduca a lui, che è la Vita eterna.

Amen.

RESPONSORIO

R. Tutte le eresie sono uscite dalla Chiesa, ma come gli inutili tralci

tagliati via dalla vite. Essa rimane sulla sua radice, nella sua vite,

nella sua carità. Le porte degli inferi non prevarranno su di lei. * Dio

ci rinnovi. Dio ci mantenga e ci custodisca, ci conduca a lui, che è la

Vita eterna. Amen.

V. Manteniamo una vita buona nei precetti di Dio, per custodire il

Battesimo sino alla fine.

R. Dio ci rinnovi. Dio ci mantenga e ci custodisca, ci conduca a lui,

che è la Vita eterna. Amen.

Tutto prosegue come nella Liturgia delle Ore del giorno.

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Pro manuscripto

a cura dell’Ufficio Liturgico Diocesano e del Centro Servizi Generali dell’Arcidiocesi

Via Altabella, 6 - 40126 Bologna - tel. 051.64.80.777 - fax 051.235.207

posta elettronica: [email protected]

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