Sebastiano,, con Ì Rocco Santi e Girolamo, Visitazione ... · IIa Pinett una sessantini a di opere...

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Considerazioni sulla cronologia di CARLO CERESA Tenuto conto delle verifiche eseguite sui quadri ecclesiastici dal Pinetti (1931), nonché delle date sin qui rilevate sui singoli ritratti pubblicati dal Testori, dal Longhi, dall'AIgranti, e delle molte altre inscritte sui ritratti inediti che qui si pubblicano; oppure calcolate in base alle frasi dedicatorie con i documenti degli archivi di Casa Agliardi, si è oggi in grado di stabilire una cronologia più folta ed estesa ormai lungo tutto l'arco della vita di Carlo Ceresa, permettendo induzioni verosimili per i quadri non datati. L'elenco che segue equivale perciò a una prima biografìa artistica. 1609 20 gennaio, nasce a San Giovanni Bianco in Val Brembana, in una contradella chiamata Grabhia. da Caterina e Ambrogio Ceresa, provenienti dalla Valsassina. L'atto di nascita non si trova più negli archivi della parrocchiale. La data è riferita dal Tassi (1793) e accolta da tutti gli scrittori antichi. 1629 Viaggio a Milano (Tassi, 1793). 1630 Pala di Pianca, con Ì Santi Sebastiano, Rocco e Girolamo, firmata «Carlo Ceresa - 1630 » e con la scritta: «Ex voto comunitatis » per la peste scampata (non citata dal Tassi, ma dal Pinetti, 1931 ), tavola 1. Pala con la Visitazione e Santi Rocco e Sebastiano, nella parrocchiale di San Gallo (San Giovanni Bianco); inedita. Pala con Sacra Famiglia e ss. Giovannino, Sebastiano, Rocco e Alessandro, cm. 200 x 120, firmata « Carolus Ceresa P », nella parrocchiale di San Pietro d'Orzio, circondario di San Giovanni Bianco (Pinetti, 1931). Pala con Madonna e ss. Caterina, Nicola da Tolentino, Apollonia, cm. 250 x 180, firmata « Carolus Ceresa (Pinetti, 1931). Secondo il Tassi ( 1793), sarebbe la prima opera compiuta dopo il ritorno da Milano; ma essa è preceduta dalle due opere sopra citate, come indica chiaramente il loro arcaismo. La Madonna ritrae il volto di Caterina Zignoni. II quesito che ne segue è questo: quando avvenne il matrimonio con Carlo Ceresa? Il Locatelli (1869) dice verso il 1642, ma non indica da dove prese tale data e nessuno degli autori antichi vi accenna. Forse il Locatelli l'ha dedotta, considerando la data di nascita del primogenito, avvenuta nel 1643, come afferma il Tassi. Ma la pala, benché già sciolta nei riferimenti culturali, si differenzia molto dalle opere sicure del 1640, specie dai ritratti. Si deve concludere che il Ceresa la dipinse verso il 1633, quando Caterina gli era fidanzata o che, sposatala, il matrimonio diede tardi i suoi frutti. 1633/5 A questi anni circa il Ceresa dovette scendere a Bergamo, protetto dai Boselli, che avevano casa a San Giovanni Bianco a picco sul fiume, e dai Zignoni, divenutigli parenti, una famiglia illustre per uomini d'arme: un Vistallo Zignoni (monumento in piazza) nel 1485 alla battaglia del Taro uccise il Bastardo di Borbone; un Francesco Zignoni architetto militare, nel 1640 ebbe parte notevole all'assedio di Torino durante la lotta civile fra Madama Reale e il Principe Tommaso per la reggenza del fanciullo Carlo Emanuele I I ( P. Locatelli 1869 p. 412, e Caversazzi 1927 p. 146). Con simili appoggi e col suo bel tatento pittorico, il Ceresa, sui venticinque anni, dovette racco- gliere subito commissioni da chiese e da privati. II Pinetti (1931) elenca una sessantina di opere ecclesiastiche sparse un po' dovunque al piano e al monte. Qualcun altra però sfuggì al suo inventario, pur così attento e meritevole, come la pala di Serina pubblicata dopo il restauro da Franco Mazzini (1960, n. 22) e le palette di San Gallo e di San Pietro d'Orzio. Ma parecchie altre sono citate dal Pasta (1775) e dal Tassi (1793) come presenti in chiese e conventi {ora da tempo soppressi ) e finora non ritrovate.

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Considerazioni sulla cronologia di C A R L O C E R E S A

Tenuto conto delle verifiche eseguite sui quadri ecclesiastici dal Pinetti (1931) , nonché delle date sin qui rilevate sui singoli ritratti pubblicati dal Testori , dal Longhi , dall'AIgranti, e delle molte altre inscritte sui ritratti inediti che qui si pubblicano; oppure calcolate in base alle frasi dedicatorie con i documenti degli archivi di Casa Agliardi, si è oggi in grado di stabilire una cronologia più folta ed estesa ormai lungo tutto l'arco della vita di Carlo Ceresa, permettendo induzioni verosimili per i quadri non datati. L'elenco che segue equivale perciò a una prima biografìa artistica.

1609 — 20 gennaio, nasce a San Giovanni Bianco in V a l Brembana, in una contradella chiamata Grabhia. da Caterina e Ambrogio Ceresa, provenienti dalla Valsassina. L'atto di nascita non si trova più negli archivi della parrocchiale. L a data è riferita dal Tassi (1793) e accolta da tutti gli scrittori antichi.

1629 — Viaggio a Milano (Tassi , 1793).

1630 — Pala di Pianca, con Ì Santi Sebastiano, Rocco e Girolamo, firmata « C a r l o Ceresa - 1630 » e con la scritta: « E x voto comunitatis » per la peste scampata (non citata dal Tassi , ma dal Pinetti, 1931 ), tavola 1.

— Pala con la Visitazione e Santi Rocco e Sebastiano, nella parrocchiale di San Gallo (San Giovanni Bianco) ; inedita.

— Pala con Sacra Famiglia e ss. Giovannino, Sebastiano, Rocco e Alessandro, cm. 200 x 120, firmata « Carolus Ceresa P », nella parrocchiale di San Pietro d'Orzio, circondario di San Giovanni Bianco (Pinetti , 1931).

— Pala con Madonna e ss. Caterina, Nicola da Tolentino, Apollonia, cm. 250 x 180, firmata « Carolus Ceresa P » (Pinetti , 1931). Secondo il Tassi ( 1793), sarebbe la prima opera compiuta dopo il ritorno da Milano; ma essa è preceduta dalle due opere sopra citate, come indica chiaramente il loro arcaismo. L a Madonna ritrae il volto di Caterina Zignoni. II quesito che ne segue è questo: quando avvenne il matrimonio con Carlo Ceresa? I l Locatelli (1869) dice verso i l 1642, ma non indica da dove prese tale data e nessuno degli autori antichi vi accenna. Forse il Locatelli l'ha dedotta, considerando la data di nascita del primogenito, avvenuta nel 1643, come afferma il Tassi . Ma la pala, benché già sciolta nei riferimenti culturali, si differenzia molto dalle opere sicure del 1640, specie dai ritratti. Si deve concludere che il Ceresa la dipinse verso il 1633, quando Caterina gli era fidanzata o che, sposatala, il matrimonio diede tardi i suoi frutti.

1633/5 — A questi anni circa i l Ceresa dovette scendere a Bergamo, protetto dai Boselli, che avevano casa a San Giovanni Bianco a picco sul fiume, e dai Zignoni, divenutigli parenti, una famiglia illustre per uomini d'arme: un Vistallo Zignoni (monumento in piazza) nel 1485 alla battaglia del Taro uccise il Bastardo di Borbone; un Francesco Zignoni architetto militare, nel 1640 ebbe parte notevole all'assedio di Torino durante la lotta civile fra Madama Reale e il Principe Tommaso per la reggenza del fanciullo Carlo Emanuele I I ( P. Locatelli 1869 p. 412, e Caversazzi 1927 p. 146). Con simili appoggi e col suo bel tatento pittorico, i l Ceresa, sui venticinque anni, dovette racco­gliere subito commissioni da chiese e da privati. I I Pinetti (1931) elenca una sessantina di opere ecclesiastiche sparse un po' dovunque al piano e al monte. Qualcun altra però sfuggì al suo inventario, pur così attento e meritevole, come la pala di Serina pubblicata dopo il restauro da Franco Mazzini (1960, n. 22) e le palette di San Gallo e di San Pietro d'Orzio. Ma parecchie altre sono citate dal Pasta (1775) e dal Tassi (1793) come presenti in chiese e conventi {ora da tempo soppressi ) e finora non ritrovate.

A San Giovanni Bianco e frazioni c e un gruppo di pale d'altare di un periodo maturo e molto belle. I l riferimento che ne ha tratto la critica moderna, senza che fosse conosciuto il gruppo primitivo di Pianca, di San Gallo e di San Pietro d'Orzio, ha spostato di parecchio i termini cronologici, e di conseguenza quelli dell'evoluzione pittorica. C'è da pensare che il Ceresa ritornò più volte al paese, per eseguire verso il 1650/5 le due pale del Santuario della Costa e la Madonna del Carmine di San Pellegrino; oppure, già pittore celebre, le mandò ai richiedenti.

La cronologia può continuare con le opere seguenti:

1633 circa, Sacra Famiglia, coli. Malaguti, Milano, cm. 1 1 2 x 8 5 , inedita, ispirata da un'intimità contadina, senza fregi che non sia la sua schiettezza popolana; tavola 2.

— Ritratto dì bambino col cedro, cm. 62 x 50, coli, privata, Bergamo, inedita, tavola 3.

1633 — Ritratto di giovinetto, cm. 1 4 9 x 9 0 , Musei Civic i di Milano; reca la data 1633 e la scritta « Aetatis suae V i l i ». Esposto alla mostra « Pittori della realtà in Lombardia », Milano 1953. I l processo di rinnovamento stilistico avviato sugli esempi di Daniele Crespi è pienamente compiuto, con i carat­teri tipici della ritrattistica ceresiana; tavola 4.

— Ritratto di famiglia, cm. 190 x 104, coli. F . Zer i , Mentana. Se si deve parlare di certo rigore alla Zurbaran, questo e il quadro che più lo suggerisce. Inedito, tav. 5.

1635 — Ritratto di bambino col cane, cm. 1 0 0 x 7 6 , coli, privata, Roma. E ' da avvicinare non solo come data al « G i o v i n e t t o » di Milano. Reca in basso a sinistra: Anno M D C X X X V A p . X X I I - Aetat. A n n . I I mcn. 1 ». Inedito, tav. 6.

— Gentiluomo col bimbo che tiene una rosa, Auckland Art Gallery , Australia, tav. 7.

— èsobildonna col libro sul tavolo, inedito, vedi scheda catalogo n. I a colori.

— Armigero, inedito, vedi scheda catalogo n. I I a colori.

1640 — Laura Zignoni Boselli, vedi scheda catalogo n. I I I a colori.

— San Vincenzo in gloria, pala d'altare della cappella omonima a destra del presbiterio del Duomo di Bergamo. Opera celebre presso tutti gli scrittori antichi: Pasta ( 1775, p. 2 0 ) , Tassi (1793, I , 241) , Maironi D a Ponte (1819/20) , Marenzi ( G u i d a di Bergamo, Ms . Bibl . Civica , Bergamo), Locatelli (1869) , Pinetti ( 1 9 3 1 ) ; tavola n. 8.

— Madonna col Bambino e ss. Alessandro e Luigi re di Francia, cm. 104 x 86, coli, privata, Milano. Inedito. L'attribuzione di S. Alessandro, veneratissimo a Bergamo, e non a San Giorgio, appoggia sulla palma del martirio e la mancanza dell'attributo del drago. Quella di San Luigi sull'ermel­lino e lo scettro posato in terra, annuncio di natura morta. L o schema piramidale e la sobrietà del colore portano a collocare questo quadro attorno al 1640/45, tra i l San Vincenzo del Duomo e la pala di Almè 9.

— Madonna con bambino e S. Giovannino, cm. 1 1 7 x 1 0 0 , coli, privata, Bergamo; inedita, tav. 10.

— Madonna del Rosario coi ss. Domenico e Teresa, cm. 250 x 135, nella parrocchiale di Almè (Pinetti , 1931 ) . Venne pubblicata dal Mazzini ( 1960, n. 3 ) , che la colloca a « poco dopo il '30, dati i riferi­menti evidentemente crespiani ». La pala è di un decennio dopo circa, di composizione a piramide. I bianchi e i neri dei due santi in basso ricordano la simmetria della « Madonna del Rosario » del Cerano, che il pittore potè vedere quando era ancora in San Lazzaro a Milano, dal 1805 a Brera; tav. 11.

— Ritratto di madre e figlio, inedito, vedi scheda catalogo n. I V a colori.

— Madonna con Bambino, inedito, vedi scheda catalogo n. V a colori.

— Ritratto di Marcello Cavalieri, inedito, vedi scheda catalogo n. V I a colori.

1640-1645 circa — Donna col ventaglio, cm. 1 8 6 x 9 7 , coli, privata; inedito, tav. 12. F a coppia col seguente:

— Gentiluomo col fazzoletto, cm. 1 8 6 x 9 7 , coli, privata. A evidenza sono marito e moglie. Su ritratti così torniti, asciutti e quasi inamidati nei loro costumi preziosi, si può giustamente pensare, come

fece il Longhi ( 1953) alla mistione personalissima tra maniera e realtà, perseguita negli stessi anni anche da Zurbaran. Bisognerà esplorare in campo spagnolo per chiarire tanti rapporti con l'arte italiana e in questo caso tra Milano e Madrid, per ora soltanto intuiti. Inedito, tav. 15.

— Dama col fazzoletto bianco, cm. 9 8 x 8 8 , già in coli. Sala e pervenuto a Brera; opera celeberrima da quando venne esposta alla Mostra fiorentina della « Pittura italiana del Seicento e Settecento » del 1922; esposta anche alla mostra « P i t t o r i della realtà in L o m b a r d i a » a Milano (1953, n. 4 0 ) ; tavola 14.

1643 — Nasce Giuseppe, figlio primogenito, divenuto pittore; muore nel 1683, oppure nel 1685 se a 42 anni, come dice il Tassi ( 1793, I , 247) .

1644 — San Felice Cappuccino, cm. 250 x 190, parrocchiale di Nese; reca stemma del donatore e la scritta « C a r l o Ceresa F . M D C V I L » (Pinetti 1931), Maironi da Ponte (1819/20, I I , p. 194).

— Bambina con la rosa, cm. 98 x 68, coli, privata. Appartenne anch'esso al gruppo di quadri di Casa Sala, con la « Dama del fazzoletto bianco » ora a Brera; venne esposta alla mostra « Pittori della realtà in L o m b a r d i a » a Milano (1953, n. 4 1 ) ; tavola 15.

— Natura morta della filanda, inedito, vedi scheda, catalogo n. V I I a colori.

— Ritratto di famiglia, inedito, vedi scheda catalogo n. V i l i a colori.

— Natura morta con strumenti musicali, inedito, vedi scheda catalogo n. I X a colori.

— Ritratto di gentiluomo, cm. 1 1 8 x 9 0 , coli, privata. Nel novembre 1969 apparve alla mostra mila­nese « Seicento arte moderna, arte di domani » con prefazione di Gilberto Algranti.

— Ritratto di gentildonna, cm. 1 1 8 x 9 0 , coli, privata, in coppia col precedente alla mostra «Seicento arte moderna, arte di domani », prefazione di Gilberto Algranti.

1646 — Ritratto di Bernardo Grilli, pro-prefetto di Bergamo, cm. 112 x 100; in alto Io stemma dei Grit t i veneziani datato 1646; esposto a Parigi dil la G a l e n e Heim e pubblicato nel « Bulletin » del Rijksmuseum di Amsterdam (1965, n. 3) nelle cui collezioni è entrato; tavola 16.

1647 — Ritratto di Francesco Boselli, inedito, vedi scheda catalogo n. X a colori.

1649 — Madonna col Bambino e ss. Carlo, Antonio da Padova, Rocco e Antonio abate, nell'oratorio di S. Pantaleone a Ponteranica (Pinetti 1931 ), Maironi D a Ponte (1819/20, I I I , 8 ) ; reca la scritta « Carlo Ceresa F . M D C I L ».

1650 — Ritratto di Battista Pesenti, cm. 1 0 2 x 8 6 , coli, privata. Reca in alto la scritta: « Baptista filìus Ioannis de Pesentis Aetatis annor L X X ». Secondo gli archivi Agliardi, è figlio di Giovanni che in prime nozze sposa Antonia Belli e ne ha quattro figli: Battista, Caterina, Maria, Elisabetta, e dalle seconde nozze con Elisabetta Pietrogalli ha tre figli: Antonia, Orsola, Nastasia. II personaggio del ritratto, Battista, nacque il 16 ottobre 1580 e visse ottant'anni. Poiché figura in età di set­tant'anni, il ritratto è stato eseguito nel 1650; inedito, tavola 17.

1650 — Ritratto di Giovanni Pesenti, cm. 1 0 2 x 8 6 , coli, privata. Reca in alto la scritta: « Iovannes filius Francisci de Pesentis Anno A . Nativitate D.ni M D C L . Aetatis suae L X I I ». Secondo gli archivi Agliardi, è figlio di Francesco che in prime nozze sposa Madonna Medolasa e ne ha tre figli: G i u ­seppe, G i o . Paolo, Giovanni , morto infante, e dalle seconde nozze con Elena Carcggi ne ha due figli; Giovanni e Gerolamo. I I personaggio del ritratto, Giovanni , nacque nel 1588 e poiché figura di sessantadue anni, il quadro è stato eseguito nel 1650, come del resto è attestato dalla data inscritta dal pittore. Reca Io stemma dei Perenti. Inedito, tavola 18.

— Gentiluomo col fazzoletto, inedito, vedi scheda catalogo n. X I a colori.

— Ritratto d'uomo, cm. 1 1 4 x 9 1 , Pinacoteca Carrara (1141) , legato Marenzi; porta spada e quindi è nobile o cavaliere; tavola 19.

1650 — 17 Conte Vittorio Lupi in piedi, cm. 2 1 8 x 1 4 1 , coli, privata. Venne esposto alla mostra fiorentina del 1911 « I l ritratto i ta l iano» , riprodotto nel volume « I l ritratto italiano dal Caravaggio al Tie-polo » ( 1927, p. 147, tav. V I ) . Reca sul tappeto Io stemma dei L u p i e la scritta « Victorius Lupus

• 1 6 5 0 » . Per il Caversazzi (1927, p. 1-47) « l'at t ribuzionc a Carlo Ceresa è da ritenersi inesat ta» . Paragonandolo ai diversi ritratti in piedi, l'attribuzione diventa sicura. Tavola 20.

— Gentiluomo seduto, ubicazione ignota; esposto al Courtauld Institute of Art , che lo indica come uno dei conti Boselli; segnalato da Mina Gregori , tavola 21.

Ritratto di Lorenzo Ghirardello, a Boston, Museum of Fine Arts, cancelliere e scrittore a Bergamo, è autore della « Historia del memorabile contagio del 1630 » edito a Bergamo dal Rossi nel 1681. Sul tavolo c'è un librone e un sigillo; inedito, segnalato da Mina Gregori , tavola 22.

1650 — Giovanni Paolo Pesenti, inedito, vedi scheda catalogo n. X I I a colori.

— Dama seduta, cm. 1 0 0 x 8 0 , reca in alto la scritta « A n n o D . n i M D C L »; inedito, tavola 23.

— Ritratto di dama, cm. 95 x 78, coli Suida, New York . Esposto alla mostra « Pittori della realtà in L o m b a r d i a » ( 1953), n. 4 1 ) , vi è giudicata « b e l l i s s i m a » opera. Prima che in collezione Suida, si trovava a Vienna e il Longhi avanzò l'ipotesi che si trattasse di uno dei ritratti dipinti a Venezia, quando l'artista fu ospite in Casa Baffo; tavola 24.

— Gentiluomo con i guanti, vedi scheda catalogo n. X I I I a colori.

— Gentiluomo con buffetti, tondo, cm. 7 8 x 6 6 , coli, privata, Bergamo. Inedito, tavola 25.

— Galeazzo II Secco Suardo, cm. 108x 74, coli, privata. Reca una scritta in alto a sinistra: « Galea-tius I I fìlius Ioannis - Sicci Suardi comes et eques - Muaschae Dotninus aetat. I l i - Anno D.ni M D C L I I I ». F u esposto alla mostra del « Ritratto italiano » a Firenze nel 1911 (sala X X V I , n. 12) e schedato da Ciro Caversazzi (1927, p. 146, tav. V ) ; tavola 26.

— Ritratto di giovane dama, cm. 115 x 90, coli, privata, Bergamo. I n alto a destra la scritta « Aetatis Annor X X I I ». Venne esposto alla mostra « Pittori della realtà in L o m b a r d i a » ( 1953, n. 4 2 ) , databile al sesto decennio; tavola 27.

1653 - Madonna e Bambino coi ss. Francesco, Giuseppe, Carlo, cm. 300 x 190, in Santa Caterina in Borgo, Bergamo, primo altare a destra; reca la scritta « Carlo Ceresi F . 1653 ». Opera molto bella per armonia di composizione e di colori, di maturità splendente (Pinetti , 1931); tavola 28.

1653 — San Narno vescovo, cm. 190x1 00 circa, parrocchiale della frazione di Ogna di Vi l la d 'Ogna; reca la scritta: « Petrus fìlius Francisci D e Regibus opus prò voto faciendum curavit. A n n o Domini M D C L I I I » (Pinetti 1931), citato anche dal Maironi D a Ponte (1819/20, I I , 197). Per affinità stilistica, a questo periodo si scalano le già citate pale di V a l Brembana, e cioè:

— Madonna con Bambino e ss. Antonio abate, Giuseppe, Teresa e Giovannino, cm. 250 x 150, al San­tuario della Costa. Opera elegantissima, da cui si può presumere che l'artista, durante il viaggio a Milano del 1929, abbia dato uno sguardo anche a G i u l i o Cesare Procaccini. Citata dal Pinetti (1931) e dal Maironi D a Ponte (1819/20, I I I , 6 2 ) .

— Crocifisso e ss. Francesco, Pietro, Battista, cm. 2 5 0 x 150, al Santuario della Costa, opera affollata di figure, tuttavia meditata e dai colori ricercati in accordi rari. Citata dal Pinetti (1931) e dal Maironi Da Ponte (1819/20, I I I , 6 2 ) .

— Madonna con Bambino e ss. Anna e Francesco, con due offerenti in basso, una signora anziana velata e un vecchio con pizzetto bianco, rivolto verso l'esterno del quadro, forse uno dei Boselli, nella parrocchiale di San Pietro d'Orzio, non citata dal Pinetti , inedita.

— Madonna del Carmine coi ss. Sebastiano, Rocco e Pellegrino vescovo, cm. 240 x 140, nella parroc­chiale di San Pellegrino Terme. I l Maironi D a Ponte (1819/20, I I I , 71) dice: « N e l l a chiesa pre-positurale di San Pellegrino vi è benissimo conservato un quadro del Ceresa fra i belli che ha dipinto ». Opera complessa di atteggiamenti e proporzioni, è ben articolata e intonata di colori freschi: soprattutto il rosso del piviale vescovile e il pallore rosato di San Sebastiano. Citata dal Pinetti (1931) e dal Galizzi (1971, p. 216) , che indica la sua provenienza dalla vecchia chiesa.

1656 — Sant'Antonio di Padova col Bambino, cm. 200 x 160, nella parrocchiale di Piazzatorre. Reca Io stemma degli Arioli e la scritta: « Iosephi Arivori quondam Petri e Ioannes Petrus suus fìlius -A n . M D C I V L X »; citata dal Pinetti (1931) .

— Madonna del Rosario coi ss. Domenico, Pietro ed Elisabetta, cm. 255 x 135, nella parrocchiale

sul Monte di Breno, che è frazione di Paladina. Posta all'altare del Rosario, la pala è accompa­gnata da altre due tavole con Santi e da 15 ovati con i Misteri del Rosario. L a Santa Elisabetta alla quale il Bambino dà una rosa, è a evidenza un ritratto, tanto è colta sul vivo. Sull'arconc del presbiterio sono inserite due tele con l'Angelo e con l 'Annunziata, con lo stemma dei Pesenti. Citata dal Pinetti ( 1931 ), tavola 29.

— Sacra Famiglia con San Lorenzo e donatore, resa nota dal Longhi negli «Scri t t i giovanili » (1961, p -493), come frammento di una pala d'altare. Tavola. 30.

— Madonna e Bambino coi ss. Giuseppe, Domenico, Agata, Apollonia e Giovannino, cm. 365 x 200, nella parrocchiale di Nese (Pinetti 1931), Maironi D a Ponte (1819/20, I I , 194). Pubblicata da! Mazzini (1960, n. 16) come appartenente « a un periodo non molto posteriore al 1630 », e da collocare per affinità stilistiche al periodo intorno al 1656. Venne esposta anche alla Mostra dioce­sana di Arte Sacra a Bergamo nell'agosto/settembre 1898, n. 116, con la singolare definizione del Ceresa come « seguace di G u i s o Reni », forse suggerita dal decoro compositivo del quadro e dalla delicata intonazione coloristica; tavola 31.

— Giovane gentiluomo, cm. 9 6 x 8 7 , coli, privata, Bergamo. E ' stato citato dal Testori (1953, p. 27, tav. 1) come ritratto tipicamente crespiano; ci sembra tuttavia che la sua collocazione cronologica risponda meglio a questo periodo avanzato; tavola 32.

— Gentiluomo in nero, cm. 9 6 x 8 7 , coli, privata, Bergamo. Citato dal Testori, vedi al numero pre­cedente; tavola 33.

1656 - Madonna con Bambino e ss. Bernardino, Rocco, Carlo e Sebastiano, cm. 200 x 160, nella parrocchiale di Isola di Fondra. E ' firmato « C a r l o Ceresi F . 1656 » e riprodotto dal Pinetti (1931, p. 309) .

1657 - Ritratto di Maria Passi, cm. 102 x 8 6 , coli, privata. Reca la scritta: « M a r i a Filia illust. Al ­berti Passi et Uxor Petti M.ie D e Pisentis ». Secondo la cronologia Agliardi, Maria Passi sposa il 22 maggio 1656 Pietro Maria Pesenti, nato il 29 aprile 1629. Reca in alto a destra lo stemma inquartato dei Passi e dei Pesenti. I n basso a sinistra la firma «Carlo Ceresa E.». Inedito, tavola 34,

1657 — Pietro Maria Pesenti, cm. 98 x 85, collezione privata. Reca la scritta « Petrus M.ia F i l . Hyero. D e Pisentis Aetat. Annor X X V I I I ». Nasce il 29 aprile 1629 (vedi numero precedente) e sposa Maria Passi. E ' figlio di Gerolamo e quindi nipote del nonno Francesco, che in seconde nozze ha sposato Elena Careggi. H a per fratelli E lena (nata il 21 ottobre 1625), Margherita (nata il 29 aprile 1627), Caterina (nata il 23 aprile 1631), Bartolomeo (nato il 29 giugno 1633) e Anna Maria (nata l ' i l febbraio 1636). Poiché Pietro Maria nasce nel '28 e il ritratto è in età di 28 anni, esso è stato eseguito nel 1657. Reca anche lo stemma dei Pesenti. Inedito, tavola 35.

1657 — Anna Maria Pesenti, inedito, vedi scheda catalogo n. X I V a colori.

— Gentiluomo in nero, vedi scheda catalogo n. X V a colori.

— Ritratto di Lorenzo Sala, vedi scheda catalogo n. X V I a colori.

1658 - Sant'Antonio da Padova, cm. 175 x 115, nella parrocchiale di Mczzoldo; reca la scritta « Ioannes Petrus et Iacobus Fratres Salvini - M D C L V I I I ». (Pinetti 1931 ).

— Ritratto di cavaliere, inedito, vedi scheda catalogo n. X V I I a colori.

— Gentildonna col libro aperto in mano, cm. 94 x 70, coli, privata, Bergamo. L a forte caratterizza­zione avviene con un colore pastoso e acceso. Inedito, tavola 36.

— Gentildonna con rose e garofani tra i capelli, cm. 56 x 48, coli, privata, Bergamo; il realismo del volto non cede al virtuosismo del collare di pizzo e dei fiori. Inedito, tavola 37.

— Gentildonna col libro chiuso in mano, coli, privata, Roma. Inedito, tavola 38.

— L'uomo grasso, cm. 104x 85, coli, privata, Bergamo, databile verso il 1660 per l'infoltirsi del colore. Inedito, tavola 39.

1662 — Sant'Antonio da Padova col Bambino, cm. 190 x 100, nella parrocchiale di Ogna, che è frazione di Vil la d'Ogna. Reca uno stemma araldico e la scritta: « E x munificentia Petrii fìlii q. Francisci

De Regibus et Maria uxoris • Anno Domini M D C L X I I ». (Pinetti 1931). Citato anche dal Mai­roni Da Ponte (1819/20, I I , 197).

— Caterina Gironda, inedito, vedi scheda catalogo n. X V I I I a colori.

1664 — Nasce il figlio Antonio, pittore. Muore a 18 anni nel 1682. Ebbe altri tre tìgli, due dei quali divenuti preti e un nipote di nome Carlo, figlio del primogenito Giuseppe, divenne parroco di Vil la d'Almè.

— Jacopo Tiraboschi, cm. 1 1 0 x 9 0 , Pinacoteca Carrara n. 14. Reca la scritta « Iacobus Tiraboscus de Fad. • Aetatis A n . L X X I I I ». Si accentua il contrasto di luce e ombra a tutto profitto di un vigore drammatico. L a composizione del quadro è simile a quella di un ritratto di vecchio del Moroni, alla Carrara. Ciò dimostra quanto il Ceresa amasse restare nella tradizione bergamasca, pur infondendole di continuo innovazioni interpretative. Tavola 40.

— Vecchio gentiluomo in poltrona, cm. 98 x 82, Fondazione Roberto Longhi , Firenze. E ' riprodotto nel volume « L a collezione di Roberti) L o n g h i » (1971, tav. 111). Come ha detto l'illustre critico scomparso, questo ritratto rappresenta l'anello di congiunzione con Ghislandi e Ceruti inteso se­condo « u n caravaggismo integrale che è solo l o m b a r d o » . Tavola 41.

— Ritratto di dama di casa Benaglia, cm. 140 x 111, collezione privata, Bergamo. Sullo stemma reca la scritta « Lucretia Benaglia Banniata ». Per la prima volta in un ritratto del Ceresa un perso­naggio sta accanto al basamento di una colonna, segno di un apparato più aulico e adorno. Espo­sto alla mostra « P i t t o r i della realtà in L o m b a r d i a » a Milano (1953, n. 47, tav. 47). Tavola 42.

— Ritratto di gentiluomo in piedi, vedi scheda catalogo n. X I X a colori.

— Ritratto di gentiluomo in nero in piedi, inedito, vedi scheda catalogo n. X X .

— Ritratto di gentiluomo in piedi, cm. 1 8 9 x 9 8 , coli, privata. Pubblicato dall'Algranti per la mostra « 33 opere del Seicento »; dopo di aver indicato un « accordo di stile col Baschenis », colloca il dipinto fra il 1650 e il '53. Data l'imponenza teatrale del ritratto, mi sembra stia più in concordia con le opere dopo il 1665.

— Ritratto di gentiluomo, di proprietà G e n . Siotto Pintor-Gorlago, pubblicato dal Bassi-Rathgeb nel «Bol le t t ino del Museo Civico di P a d o v a » , 1965, tav. 3, fase. 1/2.

1669 — Sant'Antonio da Padova e busto dell'offerente conte Giovanni Boselli, cm. 200 x 160, nella parroc­chiale di Madone, che è frazione di Centrisola. Reca la scritta: « Ioannes Bosselus Comes - Iuris utriusque doctor - A n n u m Agens. L X I I I - E x devotionis P. - A n n o Domini M D C L X I X ». Citato dal Maironi Da Ponte (1819/20, I I , 162) e dal Pinetti (1931) . Dalla dedica si deduce che il Ceresa mantenne fino all'ultimo buoni rapporti con i Boselli, che furono i suoi primi mecenati.

— Madonna del Rosario e ss. Domenico, Teresa, Eterno Padre e Angeli, cm. 246 x 193, chiesa della SS. Trinità di Serina. E ' pubblicata dal Mazzini (1960, n. 22 ) , che vi riconosce giustamente una composizione affollata, fin troppo ricca a impasti densi, a dissolvenze, e pertanto Ìndica un'evidente esperienza veneziana e da riferire al breve soggiorno veneziano di cui poco si sa e che deve essere indagato. C i sembra tuttavia che quel viaggio, da collocare presumibilmente a poco dopo il 1650, cioè al tempo del « Ritratto di dama » della coli. Suida, non abbia sortito subito i suoi effetti. 11 venezianismo rilevato nella pala di Serina dal Mazzini è innegabile. E s s o è ravvisabile nel gruppi) ultimo delle opere, ritratti e quadri sacri, in cui le ligure, persa la compostezza levigata, sono come prese da un moto agitato o quanto meno da una tensione espressiva che affoca il colore, drammatizza le luci, anima gli atteggiamenti. Nella pala di Serina si giunge a una rotazione frene­tica di angeli e di santi in un'aria rotta da continui bagliori. Forse per questa pala il Ceresa ha tenuto d'occhio il Maffei, che per un decennio dal 1645 ha collocato in Brescia e dintorni almeno una decina di quadri del tutto nuovi; e Brescia è contigua a Bergamo. Tavola 43.

1674 — Annunciazione della Vergine e ss. Lorenzo, Giorgio, e l'Angelo custode col bimbo, cm. 230 x 160, parrocchiale di Ardesio; in basso appare la testa del donatore Cacciamalis, come appare dalla scritta « M D C L X X I V E x divotione R. P. Georgii D e Cacciamalis Rec( tor is ) H u i u s Ecclesiae et Vicari F o r a n e i » (Pinetti 1931). Finora è l'ultima opera datata che si conosca, e vi si riscontra quell'affollamento, quella vivacità di moti che si è detto per la pala di Serina. Tavola 44.

— Giovane con l'armatura, inedito, vedi scheda catalogo n. X X I a colori.

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Atto di morte di Carlo Ceresa nel « Liber Mortuorum » di S. Alessandro in Croce, Bergamo

1679 — 10 febbraio, « il Ceresa giunto all'età di 70 anni, con dolore de' suoi e degli amici di sua virtù, terminò il corso di sua v i t a » (Tassi , 1793). E ' stato fatto il riscontro sul Libro dei Morti della chiesa di Sant'Alessandro della Croce in Bergamo e trovata l'iscrizione: « Adì 20 Febraro 1679 -Sr. Carlo Ceresa hauti (avuti) li s. Sacr.eti morì et fu sepellito in s.to Ales.dro ».

L'iscrizione appare inserita a inchiostro posteriormente, però non sussistono dubbi; essa sta nella pagina tra un defunto del 24 Genaro 1679 (Christoforo Guarneri ) e un altro defunto del 9 Marzo 1679 (Mad. Cattarina Nicol ina) .

E ' stato pure riscontrato l'atto di morte della moglie e nello stesso Libro dei Morti si è trovata l'iscrizione: « Adì 14 Luglio 1679 - La s.ra Cattarina relita (cioè derelitta, vedova) del q. (quon­dam) S.r Carlo Cerasa hauti li s.ti Sacramenti morì fu sepellita in S.to Aless.ro». Si può correg­gere perciò il Tassi , che la disse morta il 4 luglio {Vite, 1793, I , p. 246) . Furono sepelliti ambedue in Sant'Alessandro della Croce, e non come scrisse il Locatelli (1869, p. 416) in Sant'Alessandro in Colonna.

A l fine di aiutarne il ritrovamento, si trascrive qui la minuziosa descrizione dell'Armigero e dell'Autoritratto, ricavata dal manoscritto del conte Carrara.

y / fra,. s Atto di morte di Caterina Ceresa nel « Liber Mortuorum » di S. Alessandro in Croce, Bergamo.

L 'Armigero è un ritratto in piedi, grande al naturale, « in età di circa trentanni , il di cui corpo fino a' calzoni « è coperto di dande, le maniche e calzoni sono di un drappo minutamente rigato a due colori, e « stivali fino a mezza gamba forniti di speroni lunghi più di un palmo; due tracolle gli attraver-« sano il petto, delle quali a quella pendente a sinistra tutta ricamata d'oro è appesa la spada, e « da quella volta a destra allacciata con due fibie d'argento pende la manetta ossia chiave per mon-« tare un antico pistoiese a ruota che tiene a Iato sopra di una tavola, della quale qualità di arme « con I'accialino a ruota col progresso del tempo diverrà curiosa la figura ».

Per l'Autoritratto il conte Carrara scrisse: « T r e ritratti di Carlo Ceresa: uno a mezza vita di circa settant'anni in abito scuro con collare a « bardelle all'ago di que' tempi, e con capelli del tutto canuti e incolti, tenente il cappello con la « sinistra mano, e con la destra indicante una statuetta di gesso, il tutto espresso con la sua solita « maniera. L i altri due sono di Giuseppe di lui figlio, il primo de' quali di circa cinquant'anni « dipinto con armonica finitezza rappresenta la sola testa coll'indicato collare esiste presso li Conti « Ragazzoni, alii quali fu donato da quel suo figlio, che fù Paroco della V i l l a d 'Alme, sul dorso « del quale ritratto sta scritto di mano del detto suo figlio Paroco ' Ritratto di Carlo Ceresa dipinto « dal suo figlio Giuseppe ', nel che ha errato il C o . Tassis credendolo di Carlo Ceresa stesso per « aver prestato fede ad un abiatico figlio di Giuseppe, la cui asserzione nulla pesa a confronto di « quella del detto Paroco suo figlio, oltre che la maniera, colla quale è dipinto tutto che alquanto « partecipi del gusto di Carlo, ciò non ostante da C h i intende patentemente si conosce non essere « di Carlo. L'altro dipinto dal istesso Giuseppe di circa eguale grandezza con simile colare, e con « capelli che principiano ad incanutire indicante poco meno di anni sessanta è dipinto con molta « vivacità, e forza di chiaro scuro ».

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/« risposta delle sue gentilissime gli diebo che dal Sig. Cagnei non o potuto aver niente stante che gli sono intravenute disgrazie che ne sentirà hancora per Vavenire. Dubito che bisognerà pigliar altro espediente poiché li ho parlato più volte senza efetto. Circha de li quadri che VS mi acena vedo il suo pensiere, sono diverse istorie copiose di figure vedo la grandezza dove che il pezzo sarà due doble per il di mandarli, a fare che VS beva con la perotta e non con il bochale questo è quanto le posso sogerirgli; se per addente VS capitasse o che vedesse il reverendo padre priore di S. Faustino che si dimanda padre fustino Broletti VS mi faorischa di salutarlo a nome mio e mi perdoni della briga mentre per fine la riverisco. Di Sant Gio Bianco il di 24 magio 1667 D.VS. M.o I re

Aff.mo e D.mo S.re Carlo Ceresa

Lettera di Ceresa a Marno Tassis di Brescia, {Accademia Carrara - cart. I V , 1050/1), trascritta dall'originale da don Chiodi .